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Autore: Pasquale Santedicola    01/06/2017    0 recensioni
com'è nata la Vita? e la Morte? sono davvero nemiche o sono qualcosa di diverso, qualcosa di più? nelle storie di Vita e Morte i due esseri si intrecciano si separano e collidono in storie romantiche, fantasy ed horror.
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Vita e Morte crescevano bene e in salute. lei ogni giorno apprendeva le meraviglie della natura e imparava anche come interagire con loro, con la loro energia, mentre lui apprendeva come resistere al freddo e alla nuda terra arida. vita era ormai diventata una fanciulla bellissima e prosperosa e portava i suoi quattordici anni rispecchiando la rigogliosità di giorno. anche Morte era cresciuto e nonostante il suo fisico scarno era diventato un alto ragazzo agile come il migliore dei felini. Rispecchiava ormai la durezza di quella terra dove viveva. Già da qualche tempo, dove c'era stata prima la culla, tra le radici della quercia e nei cerchi concentrici si era formata una sfera. Non era niente di particolare, solamente una piccola sfera luminosa sospesa poco più in alto dal piedistallo che la reggeva. Come per i bambini, anche la sfera portava un'iscrizione che in entrambi gli emisferi portava scritto: Questa è la voce di Natura. Usate la sfera per apprendere. *** Quando Vita notò la sfera fu appena dopo essersi riposata tra le fronde di un possente melo. La fanciulla fu svegliata dal cinguettare ossessivo di un piccolo pettirosso. "Cosa c'è piccolo?" Disse la fanciulla tirandosi in su timidamente. L'uccellino prese a beccarle i capelli e a tirarla come a dire dai Vita, scendi! E lei, capito il messaggio, seguì il suo amico pennuto. Scese dall'albero dondolandosi tra i rami e con il passo delicato come una piuma si diresse alla quercia. Il pettirosso la precedette e si andò a poggiare su ciò che l'aveva spinto a svegliare la fanciulla. Vita, arrivata, piegò la testa da un lato e si scostò i capelli guardando la strana palla fluttuante con un misto di dubbio e forte curiosità. Cos'è questa novità ora? Di sicuro non è un animale. Presa dalla curiosità mise le mani sulla parte bassa della sfera e l'uccellino, chiaramente indispettito, volò via. La fanciulla sentì un tepore prenderle prima le braccia e poi tutto il corpo. Era qualcosa di piacevole, quasi materno. D'un tratto vide tutto ciò che non aveva conosciuto, un mondo buio e desolato fatto di ombre, freddo, quasi glaciale. Vide lo scorrere del tempo e capì che forse c'era qualcun altro. Capì cos'era la vita, quale magnificenza essa portava e dentro di sé, in un minuto seppe cosa fare e quale fosse il suo scopo: quello di creare. Ciò mise del dubbio nell'animo della dolce Vita. Essa d'altronde era una creatura normale che, sì capiva gli animali, ma come poteva crearne degli altri? Si sedette a terra e si lasciò andare a un sospiro che le fece rigare il volto. Nello stesso momento, anche Morte scoprì la sua sfera. Era in piena scalata quando, improvvisamente nel vento senti un sospiro. Cos... cos'è questo suono? Tale cosa lo mise sul "chi va là" in quanto, oltre al vento, non esistevano suoni nella notte. Subito scese dalla montagna. Quella sera la notte era stranamente più buia e paradossalmente splendente, perché illuminata da una sfera posizionata lì dove c'era un tempo la sua culla. Seguendo il sibilo nel vento giunse al centro del suo vecchio giaciglio. La voce cullata nella tempesta sembrava dire "avvicinati. Vieni" ed era una voce quasi irresistibile. Morte si avvicinò a passo lento, costante, con gli occhi rossi che rilucevano di curiosità nel suo pallido volto. Quando si trovò faccia a faccia con quella che pensava fosse l'origine della voce rimase immobile a fissarla. Sapeva bene, che oltre all'albero, ogni cosa che nasceva in quel luogo era fatta per essere sua nemica. Allungò timidamente la mano e ne sentì l'energia. Quello strano calore lo spaventò e per un attimo gliela fece ritirare. Però poi la toccò e vide tutto. Vide la prateria e gli animali, lo splendere del sole e conobbe la felicità. Insieme ad essa però si faceva più pesante la notte ed il buio, comprendeva che la luce del giorno appena mirata era effimera, fugace, destinata a spegnersi. Lì comprese che il suo scopo consisteva nel far sì che ciò si realizzasse. Il giovane cadde in ginocchio, preso da una fitta allo stomaco di un sentimento che fin ora non aveva mai provato: tristezza. Nei giorni successivi, sia Vita che Morte cercarono di sviluppare i compiti che la sfera aveva dato loro, ma mentre lei era già riuscita a far sbocciare nuove specie di piante, lui non poteva fare nulla, perché era circondato dal nulla. Entrambi i ragazzi però provavano una forte attrazione per quello che avevano visto in quel sogno ad occhi aperti, sentivano una forte spinta di scoprire quella luce o ombra che non avevano mai visto, raggiungere l'altra faccia della medaglia. Non è da me rivelarvi i segreti degli dei, ma quello che cercavano era un punto di contatto. Il giorno e la notte non erano nettamente divisi. Esisteva tra loro una striscia di terra dov'era al contempo giorno e notte detta tra i Sommi Crepuscolo. Qui la natura cedeva il posto alla terra arida perdendosi tra impervie montagne e fossati rocciosi, e vice versa. Nonostante fosse accessibile dagli animali... no, ho detto troppo. Morte rimase lì a lungo. Passava mentalmente davanti ai suoi occhi quelle immagini meravigliose. Esisteva qualcosa dunque. Doveva scoprire cosa fosse, ma non oggi, spossato com'era. Intanto Vita s'era ripresa, consolata da due marmotte e una suricata, anche se nel suo animo voleva conoscere quel mondo tenebroso e capire perché lì non crescesse nulla. Decise però di pensarci più tardi e si occupò di due gatti che si litigavano un succoso pompelmo. *** Il tempo passò e i due fanciulli finirono di crescere e, con loro, le loro abilità – o per lo meno quelle di Vita -. La fanciulla era ormai riuscita a dare vita a qualsiasi altra forma animale, dalle rane agli uccelli agli insetti e ogni volta che qualche cucciolo prendeva forma da quella sfera ballonzolante di energia tra le sue mani il cuore le si riempiva di gioia. Un giorno Vita diede vita ad un piccolo gattino, a macchie bianche e nere, che non appena posò a terra aprì i suoi dolci occhi e cominciò a zampettare timidamente qua e là per capire bene come si facesse a camminare. "Oh, che piccolo batuffolo tenero!" esclamò la fanciulla appena lo vide e gli diede una grattatina in mezzo le orecchie. Il gatto sembrò apprezzare sulle prime e poi si mise a correre via. "Ehi! Dove vai? Fermati!" disse lei ridendo e lo seguì. Corsero a lungo per le vaste praterie e le distese di fiori, fece slalom tra i leoni e i panda, corse insieme alle gazzelle, ma nonostante ciò il gatto la distanziava. Dopo tanto correre il gatto si fermò e lei con un salto riuscì ad acciuffarlo, ma solo alzandosi vide ciò che aveva fermato il gatto. La terra si era fatta secca, e le piante erano molto diradate, nonché la luce del sole che era drasticamente diminuita. Davanti a sé vide quel posto che la sfera gli aveva mostrato e ne rimase a bocca aperta. Lasciò la presa ed il gatto continuò a correre avanti, impavido di quella terra sconosciuta. "Fermati! Potrebbe essere pericoloso quel posto!" gridava lei, ma nulla servì a far cambiare idea al gatto che, nel frattempo era già scappato tra le rocce. Vita, in pena per quella creatura appena nata, si sedette su una sporgenza ad aspettarlo, proprio come una madre, proprio come una madre in pena per il proprio figlio. Morte si trovava sulla cima di un monte a contemplare l'infinito davanti ai suoi occhi, o meglio quello che aveva dentro. Nonostante fosse passato del tempo tutto ciò che aveva visto toccando la sfera ancora non lo aveva metabolizzato. Da lì poteva vedere tutta l'immensità e la desolazione della notte, tutto quello spazio immenso e vuoto. O così credeva. Il giovane fu destato dai suoi pensieri a causa di una figura alla base del piccolo monte. Era a quattro zampe, apparentemente peloso e stranamente per nulla minaccioso. Morte scese esitante e si avvicinò alla creatura senza però toccarla "cosa...cosa sei? Chiese lui e il gatto lo guardo fisso, per poi girarsi e iniziare a camminare. Il ragazzo sulle prime non lo capì e rimase fermo a vedere le movenze del felino che, nel frattempo si era fermato e muovendo la testa sembrava dire dai, seguimi, e si rimise in cammino. Alla fine Morte lo seguì da una distanza di sicurezza per un bel tragitto. A quel punto, con una punta di dubbio, chiese "dove mi stai port..." ma non riuscì a finire la frase che lì vide Vita. Era la rappresentazione di tutto ciò che, da molto tempo, gli vorticava nei pensieri. "Allora esiste qualcuno, oltre me".
   
 
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