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Autore: Chainblack    02/06/2017    0 recensioni
In fuga dalla disperazione dilagante della Hope's Peak Academy, sedici talentuosi studenti vengono rapiti e rinchiusi in una località sconosciuta, costretti a partecipare ad un nuova edizione del Gioco al Massacro senza conoscerne il motivo.
Ciò che sanno è che, per scappare da lì, dovranno uccidere un compagno senza farsi scoprire.
Guardandosi le spalle e facendo di tutto per sopravvivere, i sedici ragazzi tenteranno di scoprire la verità sul loro imprigionamento sapendo che non tutti potrebbero giungere illesi fino alla fine.
Ambientata nell'universo narrativo di Danganronpa, questa storia si svolge tra i primi due capitoli della saga.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Quindici persone erano riunite davanti alla sala della caldaia, oramai divenuta una scena del crimine.
Il corpo di Refia giaceva inerte sul pavimento, esattamente nella stessa posizione in cui Xavier e Pierce lo avevano trovato.
Nessuno ebbe il coraggio di pronunciare una parola.
L'unico suono era il singhiozzare di Hayley, incapace di trattenere le lacrime. Pierce si teneva la testa tra le mani, evitando di guardare il corpo.
Sul volto di ognuno vi era un misto di orrore, paura e sospetto.
- Lo sapevo... - gemette Michael - Sapevo che non bisognava fidarsi...! -
- Michael, non è il momento - lo rimproverò Karol - Capisco che è una situazione difficile da accettare, ma una nostra compagna è morta. Mostriamo un po' di rispetto... -
- Rispetto!? - il ragazzo occhialuto ribatté con forza - E' questo ciò a cui stai pensando!? Refia non è "morta"! E' stata assassinata! E l'unica possibilità è che a farlo sia stato uno di noi! -
Elise tentò di rammentare la descrizione del regolamento di Monokuma.
- In pratica... - disse con un filo di voce - Se non riusciamo a capire chi è stato, saremo tutti giustiziati tranne il colpevole? -
- E se lo individuiamo... - continuò Pearl - Solo quel qualcuno verrà eliminato -
Ad un tratto, la combriccola fu sorpresa da un annuncio vocale. Gli altoparlanti disseminati per l'istituto si attivarono all'unisono.
- Il ritrovamento di un cadavere è stato confermato - disse la squillante voce di Monokuma - Avete un'ora di tempo prima dell'inizio del processo. Allo scadere, riunitevi al piazzale dei dormitori! Usate saggiamente il vostro tempo! -
E con quelle parole, la voce svanì.
- Un'ora di tempo... - sussurrò Judith - Abbiamo un'ora soltanto per svolgere le indagini -
- Allora sarà meglio sbrigarci... - la voce di Xavier era stanca.
- M-ma qui stiamo parlando di... un omicidio! - sorprendentemente fu Hillary a parlare - E se l'assassino continuasse a...? -
- Non dobbiamo abbassare la guardia - continuò Alvin - Indagate con la massima cura guardandovi le spalle. Non sappiamo con chi abbiamo a che fare -
Rickard avvertì le proprie gambe tremare.
- Cristo santo... - biascicò il doppiatore - Perché dobbiamo fare tutto questo...? -
Hayley Silver mosse alcuni passi verso il cadavere della ciclista. Le si accasciò di lato, allungando la mano verso la sua guancia.
- Refia... - singhiozzò.
- Ferma! - Xavier le bloccò la mano prima che potesse sfiorarle la pelle ormai fredda.
- Cosa...!? - sussultò l'avventuriera, trattenendo a stento le lacrime - Cosa vuoi!? Non ho nemmeno il diritto... di darle un ultimo addio? -
- Il suo corpo è una prova, e non va inquinata - il suo unico occhio fissava Hayley con rimprovero - Non vorrei dover sospettare di te, Hayley -
La ragazza scattò in piedi; le sue mani erano strette a formare dei pugni.
- Prova... a ripeterlo! -
- Ora basta - Vivian si frappose tra i due - Refia sarebbe addolorata se vi vedesse così... -
- Già, datevi una calmata, voi due! - la spalleggiò Lawrence - Cavolo, litigare davanti ad una poveretta deceduta! -
June tirò Hayley da parte, aiutandola a calmarsi. Quando l'atmosfera fu ristabilita, Judith prese la parola.
- D'accordo, so che è una domanda un po' azzardata ma... - cercò le parole giuste - Dobbiamo analizzare il cadavere... per caso c'è qualcuno in grado di eseguire... un'autopsia? -
Non aveva molta fiducia in un responso positivo, ma con sua enorme sorpresa una mano fece capolino in mezzo alla folla.
Si girarono tutti: era Michael.
- Sì... - sbuffò lui - Ne sono capace... -
- Questa non me l'aspettavo...! - esclamò Kevin - Sei un medico? -
L'altro si sistemò gli occhiali.
- Bah, no. Non sono che un chimico... - rispose - "Ultimate Chemist", ma conosco benissimo l'anatomia umana e le scienze generali. Ho anche nozioni mediche sul curriculum... -
- Alla fine hai deciso di rivelare il tuo talento, eh? - lo punzecchiò Pearl.
- Tsk! Che cosa credi, che me ne sarei stato zitto e lasciassi che si sospettasse di me!? - le sbottò contro - Una ragazza è morta! Non c'è più nulla da nascondere, a questo punto! -
- Molto bene, Michael - asserì Xavier, infine - Judith, vorrei che controllassi il suo operato. Accertati che non combini nulla di sospetto mentre esegue l'autopsia -
La ragazza dai capelli corvini si voltò verso il compagno. Era la prima volta che si sentiva interpellata da Xavier. 
Le fece una strana impressione.
- Io? -
- Sei l'Ultimate Lawyer, no? - spiegò lui - Avrai avuto a che fare con qualche caso di omicidio, prima d'ora. Sei un minimo più esperta di tutti noi, in questa circostanza, mi sbaglio? -
- Non nego di aver gestito alcuni casi del genere... - deglutì - Anche se mai che mi riguardassero direttamente -
- Contiamo su di te, Judith - la voce possente di Alvin tentò di spronarla.
A quel punto, Xavier si voltò fissando negli occhi ognuno dei propri compagni.
Passò da Kevin ad Elise, da Hillary ad Alvin, da June a Pearl, da Rickard a Michael.
Da Judith a Karol, da Vivian a Pierce, da Lawrence a Hayley.
E, infine, voltò lo sguardo per un'ultima volta verso Refia.
"L'Ultimate Cyclist ha partecipato alla sua ultima gara, oggi..." pensò "E chi le ha spezzato le ali... è in mezzo a queste persone"
- Molto bene, ragazzi - annunciò Xavier - Abbiamo meno di un'ora. Diamoci da fare -
Tutti e quattordici annuirono. Le indagini cominciarono in quel fatidico momento.


Michael estrasse con estrema cura l'oggetto grondante di sangue dal corpo di Refia.
Fluido sanguigno ancora fresco sgorgò dalla ferita; Judith trattenne un conato di vomito.
Michael ripassò più volte l'arma tra le mani; era uno strumento lungo e sottile con un'estremità appuntita.
Non gli ci volle molto per decretare cosa fosse con estrema sicurezza.
- E' un freccia - affermò.
- Una freccia, dici...? - Judith tentò di ricordare - Ma non mi pare che qualcuno avesse trovato frecce nel corso delle indagini -
Hayley si fece avanti, timidamente.
- Ecco, a dire il vero... - esordì lei.
- Ti prego, dimmi che non ci hai tenuto nascosto un dettaglio talmente importante! - la voce di Michael era più che infastidita.
Hayley deglutì. Stava per rispondergli, ma June lo fece per lei.
- Io, Hayley e Refia abbiamo trovato un arco e una faretra in palestra - spiegò - Abbiamo celato l'informazione per non destare preoccupazioni -
- Oh, molto comodo! - sbraitò Michael - L'Ultimate Archer trova un arco, lo nasconde, e un cadavere sbuca magicamente con una freccia nell'addome! -
- E io avrei usato un'arma talmente ovvia!? - June era indignata - Avrei fatto prima a scrivere una confessione! -
Judith li separò.
- June, non intendo accusarti senza prove concrete - le disse la giovane legale - Ma se è vero che tu ed Hayley siete le uniche persone, in teoria, a sapere dell'esistenza dell'arco, allora dovrò trattarvi come principali sospettate -
June Harrier strinse i pugni con fermezza. L'accusa rivolta non le piaceva nemmeno un po', ma lasciò correre.
Sapeva di non avere elementi per discolparsi.
- Vi prego di rimanere assieme a me fino alla fine delle indagini - le rassicurò Judith - Così nessuno potrà aggiungere uteriori sospetti -
- Chiaro... -
- Va bene... -
Michael Schwarz mostrò un'espressione di disgusto nei confronti di June; poi tornò al cadavere.
- La freccia ha inflitto il danno fatale - confermò.
- C'è altro? -
- Sto controllando... - passò la mano lungo il corpo della ragazza. Il suo sguardo guizzò nella zona della testa - Un momento. Forse sì -
L'avvocatessa si chinò assieme a lui.
- Dove? -
- C'è un segno flebile sul collo - disse lui, con voce incerta - Come se qualcosa avesse fatto pressione -
- E' stata strangolata? -
- No, non credo - Michael ci ragionò su - E' lievemente arrossata; potrebbe essere stato il laccio del suo casco, per quanto ne so -
Judith Flourish annuì e si alzò in piedi. Passò in rassegna l'intero perimetro della zona.
- Il pavimento è sporco di sangue - disse - Ma non ci sono altri indizi. Il resto della zona è immacolata -
- Nessuna prova? - chiese June - Nessuna traccia dell'assassino? -
- Niente di niente... -
Il gruppetto andò ad ispezionare la bicicletta. Il mezzo era a pochi metri dal cadavere, lungo il corridoio.
Quando il chimico andò a controllare ogni singolo dettaglio della bici, il suo volto parve perdere fiducia.
- Niente di interessante neanche qui... - la sua voce era sconsolata - La bici sembra aver preso un urto, ma le dinamiche sono impossibili da decifrare -
- Un vicolo cieco, per il momento - osservò Judith, sempre più apprensiva - Refia è stata uccisa sulla sua bici, credo. Oppure potrebbe essere scesa -
- Ha davvero importanza? -
La ragazza si lisciò una ciocca di capelli scuri.
- Beh, l'arma del delitto è un arco, giusto? - constatò - Potrebbe fare la differenza -
- Va bene, va bene... meglio ricontrollare - Michael Schwarz sbuffò per l'ennesima volta - Mandiamo qualcuno a cercare questo dannato arco, nel frattempo -


Xavier allungò la mano verso il ripiano rialzato del colonnato.
Con un po' di fatica, riuscì a raggiungere la videocamere posizionata sopra di esso. Si tolse la polvere dalle mani e controllò che fosse ancora in funzione.
- Avrei bisogno di un chiarimento riguardo queste - 
Alvin ed Elise si fecero avanti.
- Siamo stati noi a posizionarle - affermò il bodyguard.
- Quando, dove e perché? - chiese imperterrito Xavier.
Elise abbassò lo sguardo.
- Volevamo... volevamo solo rendere la zona più sicura... -
- Elise, non dobbiamo giustificarci - la rassicurò l'imponente ragazzo - Le nostre intenzioni erano buone -
Xavier sospirò.
- Voglio solo capire tutti i dettagli della situazione -
- Io, Elise ed Hillary abbiamo preso le videocamere in eccesso dalla sala computer del primo piano - spiegò Alvin in maniera chiara e concisa - Volevamo creare un piccolo sistema di sicurezza fatto in casa. Io ed Elise ci siamo organizzati per farle funzionare e posizionarle -
- Hai detto che Hillary vi ha aiutati? - Xavier era sorpreso - Curioso -
- E' pur sempre l'Ultimate Clockwork Artisan - annuì Elise - Ha utilizzato i pezzi di ricambio per crearne un paio nuove. Rudimentali, ma funzionali -
- Non credevo che il suo talento ricoprisse anche il settore tecnologico -
Alvin sorrise.
- Non ti aspetteresti mai di cosa è capace una persona timida, ma talentuosa -
- Bando alle ciance, abbiamo del lavoro da fare - disse, afferrando tre delle videocamere - Queste tre erano le uniche attorno alla scena del crimine. Se c'è qualche indizio, lo troveremo qui -
Alvin fece un cenno ad Elise; quest'ultima azionò la prima videocamera, selezionando i video registrati.
Una clip di diverse ore era stata salvata come la più recente.
Elise mandò avanti veloce fino a quando non trovarono ciò che cercavano.
Il video mostrava Refia Bodfield in groppa alla sua bicicletta. Apparve sulla pellicola per appena un momento, poiché stava sfrecciando a gran velocità lungo i corridoi.
- Ok, dalla prima è tutto - disse Xavier - Guardate l'orario. Alle sei e trenta Refia ha imboccato il corridoio nel quale è stata trovata morta -
- Dobbiamo presupporre che il decesso è avvenuto a quell'ora? - chiese Elise.
- Lo capiremo con il secondo video. Stavolta è la videocamera posizionata all'uscita del corridoio, appena dopo svoltato l'angolo -
La registrazione andò avanti in maniera fluida. Anche stavolta, l'unica scena degna di interesse si manifestò verso la fine del video.
Durante lo scorrimento della clip, un freccia comparve sullo schermo. Pareva scagliata dalla posizione opposta a quella di Refia, viaggiando verso il punto in cui si trovava il corpo. Xavier trovò la cosa piuttosto scontata.
- E' una freccia... -
- E' LA freccia - corresse Alvin - Deve essere il momento in cui è morta -
- Non si vede chi la scaglia... - sospirò Xavier - Sarebbe stato troppo comodo -
- Non c'è nient'altro nel video? - Elise controllò una seconda volta.
- Niente. Compare solo la freccia - il ragazzo controllò nuovamente l'orario - Dunque... il dardo appare circa venti secondi dopo l'orario della clip precedente -
Elise ed Alvin si squadrarono.
- In pratica: Refia arriva al corridoio, e venti secondi dopo una freccia la uccide. Giusto? - Alvin tentò di dare ordine alla cronologia degli eventi.
- Non può che essere così. Controlliamo l'ultima videocamera -
Stavolta il processo fu più breve. Elise settò la registrazione all'orario che stavano investigando, e la cerchia di eventi si restrinse.
I tre ragazzi sgranarono gli occhi.
Appena pochi minuti dopo la presunta ora del delitto, June Harrier fece capolino dalla porta del bagno situato poco distante.
La figura della ragazza scomparve appena al di sotto della videocamera, muovendosi in direzione opposta alla caldaia.
Cadde un silenzio pesante.
- Mhh... - mugugnò Elise - June era lì... -
- Sarà opportuno rivolgerle qualche domanda .
Xavier annuì, ma con la testa era completamente altrove. 
Qualcosa di strano era appena avvenuto sotto i suoi occhi, ma il ragazzo non sapeva definire con esattezza cosa fosse.
Ricontrollò una seconda volta tutte le clip, per scrupolo.
Sentiva che il suo lavoro, lì, non era ancora giunto al termine.


Rickard e Kevin aprirono la porta in fondo alla palestra, sollevando un grosso strato di polvere.
Lawrence stette attento a non toccare nemmeno con un dito qualunque cosa fosse custodita lì dentro.
- Allora, Lawrence? - chiese Rickard - Trovato nulla? -
- C'è... di certo molta roba... sporca - esordì, infastidito - Ma credo anche di aver trovato ciò che cercavamo -
I tre si diressero all'interno dello sgabuzzino. Sul pavimento, assieme a diversi attrezzi e sporcizia, vi era un grosso arco professionale.
Kevin lo sollevò, avvertendone la pesantezza.
- Uno strumento imponente... - constatò.
- Hayley e June dicevano la verità: l'arco era qui - Rickard si massaggiò il mento - Ma io sono venuto qui un paio di volte, e non ho visto l'arco. Tanto meno non lo ho visto sul pavimento, così in bella vista -
I tre stettero in silenzio a riflettere per alcuni attimi.
- Il colpevole lo avrà preso e riportato qui - ipotizzò Kevin - Magari aveva fretta e lo ha lasciato cadere -
- Ma solo June ed Hayley, oltre a Refia, sapevano della sua esistenza. Giusto...? - si chiese Lawrence.
Nessuno seppe darsi risposta.
- Diamine, mi ricorda una delle mie interpretazioni di un paio di anni fa... - rimembrò Rickard con nostalgia - Un thriller investigativo. Alla fine il colpevole era la spalla del detective -
Lawrence scosse il capo con veemenza.
- N-non dire queste cose...! - lo rimproverò il musicista - E' già difficile riuscire a fidarsi delle persone che abbiamo accanto senza dover aggiungere altri dubbi! -
- Chiedo venia... -
- Però è davvero strano, non trovate? -
Fu Kevin a parlare.
Gli altri due lo fissarono, incuriositi.
- A cosa ti riferisci? -
- Al fatto che l'assassino abbia scelto di uccidere Refia... - osservò Kevin - Tra noi ci sono dei bersagli decisamente più abbordabili di una ciclista che scorrazza a tutta birra per i corridoi. Ad esempio... beh: noi tre... -
Lawrence ebbe un mancamento.
- Noi tre!? -
- Diciamocelo, se dovessi uccidere qualcuno, chi sarebbe? - si chiese Kevin - Un botanico magrolino, un musicista oppure un doppiatore, magari. Nessuno andrebbe dietro gente come Pearl o Alvin -
Rickard tremò.
- Mi stai inquietando, Kevin... -
- Hai ragione, perdonatemi... - disse, con rammarico - E' solo che... ho paura -
Lawrence gli elargì una pacca amichevole.
- E' vero, è una situazione in cui è normale avere paura - disse il musicista - Ma le paure possono essere superate, con una buona forza di volontà. E' ciò che il mio maestro mi diceva sempre, quando mi aiutò a superare il mio timore del pubblico -
- Tu? Ansia da palcoscenico? - ridacchiò Rickard - Stento a crederci! -
- Non ne dubito -
- E come hai fatto a superarla? - Kevin era molto incuriosito.
Lawrence fece uno sforzo di memoria.
- Beh, c'erano diversi stratagemmi... - Lawrence iniziò a fare un elenco - Il più famoso è di immaginarsi la platea in mutande, o di fingere che sia vuota -
- Metodi piuttosto noti, sì - asserì Rickard.
- Oppure il mio preferito: immaginare che il pubblico non abbia la faccia! -
Gli altri due rabbrividirono.
- Ma così è inquietantissimo! -
- Forse. Ma se non hanno un volto non puoi avvertire i loro sguardi giudicarti, no? -
Kevin Claythorne e Rickard Falls decisero di tornare a fare rapporto prima che la discussione degenerasse ulteriormente.
Non trovarono di loro gusto i bizzari metodi che l'Ultimate Musician aveva coniato per superare il panico da prestazione.


Un gruppetto composto da Vivian, Hillary, Pierce e Karol, e capitanato da quest'ultimo, stava esaminando la stanza della caldaia.
Era una sala rettangolare con un gigantesco impianto meccanico.
Il fulcro era la caldaia stessa, costituita da un imponente macchinario alto almeno tre metri e largo cinque.
Per quanto i quattro si sforzassero, non riuscivano a trovare niente che sembrasse vagamente essere un indizio.
- L'atto è stato compiuto qui davanti - osservò Karol - Possibile che non ci sia niente, qui dentro? -
- Forse dovremmo controllare gli alibi di tutti... - disse Pierce, esponendo la sua idea - Magari riusciremo a trovare qualche prova... -
Vivian scosse il capo.
- Abbiamo meno di mezz'ora rimasta per cercare indizi - disse la pittrice - Inoltre l'annuncio è stato chiaro: si terrà un processo. Avremo modo di deliberare sugli alibi più tardi, con tutti gli altri -
Pierce vide la sua idea venire garbatamente cestinata, e tirò un sospiro.
A quel punto, Vivian si voltò verso Hillary; la ragazzina si era appoggiata con la schiena al muro e si era seduta per terra.
Il suo volto era stanco.
- Va tutto bene, Hillary!? -
- E' tutto ok, grazie... -
Karol mostrò apprensione a sua volta.
- Vuoi che ti portiamo qualcosa da bere? O magari vuoi stenderti e riposare un po'? - disse, porgendole la mano - Oggi ci siamo svegliati tutti presto, quando ci sono venuti a chiamare per... -
Di tutta risposta Hillary la scostò, attaccandosi con le piccole mani al braccio di Vivian.
Karol tentò di velare la propria delusione.
- Hillary! Karol vuole solo aiutarti - le disse Vivian.
- Ma non sappiamo se Karol ha ucciso Refia... giusto? -
Quelle parole colpirono l'insegnante come un colpo di pistola al cuore.
La piccola parlava poco, ma quelle poche volte che apriva bocca di certo non risparmiava i colpi.
- Dubiti di me, Hillary? -
- Non vorrei, ma non so chi è stato... - disse - Potrebbe essere stato chiunque. Tu, Pierce, persino Hayley. E io... io non voglio morire... -
- E di me? Non ti fidi nemmeno di me? - le parole di Vivian erano colme di dispiacere.
Hillary arrossì brevemente, scuotendo il capo.
- No... - sussurrò - Non sei stata tu, ne sono sicura. Con te mi sento... più al sicuro -
Vivian Left sentì un peso sollevarsi dal suo cuore, ma la cosa ancora non le andava a genio.
- Sono certa che, prima o poi, potrai fidarti anche di Karol e Pierce - sorrise lei - Loro non ti farebbero mai del male. Dico bene, ragazzi? -
Gli altri due, colti vagamente alla sprovvista, annuirono all'unisono.
- C-certo...! - balbettò il tessitore - L'ultima cosa che voglio è altra violenza -
- Non farei mai niente che possa nuocerti, Hillary. Te lo dimostrerò con i fatti - fu la chiara risposta del professore.
E, nel pronunciarla, Karol non riuscì a fare a meno di incontrare lo sguardo vagamente nervoso di Vivian.
Aveva detto a Hillary di fidarsi di loro, probabilmente per rassicurarla e non darle ulteriori preoccupazioni.
Ma Karol Clouds era convinto che, dietro le parole della pittrice, vi fosse un sentimento di dubbio e paura altrettanto forte.
Nemmeno Vivian Left, così calda e materna, si fidava di loro.
L'Ultimate Teacher si sentì come chiuso in una gabbia dalla quale non vi era uscita.


Elise Mirondo osservò il peculiare comportamento del compagno, al quale non riusciva a dare un senso.
Xavier stava agitando una mano davanti ad una delle videocamere, sbracciandosi nei modi più strani. Un atteggiamento bizzarro che Elise decise di rispettare, ma che la incuriosiva non poco.
- Xavier...? - domandò lei - Cosa stai facendo? -
- Un esperimento -
- E' per questo che mi hai chiamata in disparte? -
Xavier si guardò in giro per assicurarsi che non vi fosse nessun altro nei paraggi. 
- Sì, vorrei il tuo aiuto per capire una cosa, Elise - le spiegò lui - Il modo in cui sono disposte le videocamere... non permette loro di vedere tutto, no? -
- Cosa intendi? -
- Voglio dire: l'obiettivo è fisso davanti a loro - osservò Xavier - Magari ci sono dei punti che non riesce ad inquadrare. Qualcosa fuori portata -
- Dei... punti ciechi? -
- E' esattamente quello che intendevo -
Elise parve riflettere per qualche attimo. Passò un buon mezzo minuto, e Xavier si chiese se non si fosse addormentata come suo solito.
Tutto ad un tratto, la ragazza parve realizzare qualcosa.
- Oh, già - gli disse - Beh, l'inquadratura racchiude quasi tutto ciò che c'è davanti, ma una minima porzione rimane fuori -
- Quale? -
- Appena sotto la videocamera -
Lui si mise a pensare intensamente.
- Quindi basterebbe passare da sotto per non venire ripresi? -
- Oh, no, non è così semplice - sorrise lei - Lo spazio residuo è minimo. Per non essere visto dovresti accovacciarti e attaccarti al muro -
- Capisco - annuì lui - Vorrei fare una prova, se non ti dispiace. Potresti controllare il dispositivo? -
Lei corrugò la fronte. Gli disse di sì, anche se non sapeva esattamente dove voleva andare a parare.
Xavier appoggiò lo stomaco al pavimento ed iniziò a strisciare; ad Elise sembrava un soldato semplice in addestramento.
Quando ebbe finito, il ragazzo ripercorse lo stesso spazio in posa diversa: stavolta si mise a gattoni.
Rifecero l'esperimento per un numero di volte sufficiente a soddisfare i dubbi di Xavier.
- Uhm... abbiamo finito? - chiese Elise, vagamente imbarazzata.
- Sì, ti ringrazio -
Una voce alle loro spalle li richiamò.
- Quindi è questo che ti piace fare nel tempo libero? Una sorta di hobby? -
Era Pearl; sul suo volto era comparso un ghigno beffardo.
Xavier arrossì flebilmente e le diede le spalle.
- Cosa vuoi, tu...? - sbottò il ragazzo.
- Solo sapere cosa stavi facendo sul pavimento negli ultimi cinque minuti -
- Da quanto stavi osservando...!? -
- Da abbastanza tempo -
Elise riprese la videocamera tenendola tra le mani.
- La terrò io, per il momento - disse la ragazza.
- Certo, tienila al sicuro - annuì Xavier - E tu, Pearl? Sono certo che hai di meglio da fare che starmi a fissare -
- Oh, non in questo momento - disse lei - Ho concluso le mie indagini personali e stavo ingannando il tempo -
Lui alzò un sopracciglio.
- Non posso fare a meno di notare che la presenza di un cadavere non ti turba, Pearl -
- Disse il tizio che strisciava sul pavimento -
- Touchè, ma non cambiare discorso - la ammonì lui - Il tuo sguardo, tra tutti, è l'unico a non aver battuto ciglio alla vista di Refia. Hai già avuto a che fare con la morte, non è così? -
Pearl Crowngale fissò Xavier nel suo unico occhio, tentando invano di comprendere dove questi volesse arrivare.
- Sei un tipo sveglio - rispose - No, non è la prima volta. E nemmeno per te, immagino -
- Chissà? -
- Ci risiamo... - sospirò Pearl - Vai in giro a prendere informazioni su tutti, ma sei l'unico di cui nessuno sa nulla. Nemmeno il tuo talento è noto. Piuttosto ipocrita, non trovi? -
- Non intendo negarlo - rispose, inflessibile - Ma sono semplicemente fatto così. Ho commesso imprudenze, in passato, e questo è il risultato -
Aprì leggermente la pupilla sinistra. Sotto non vi era niente che funzionasse come un occhio normale. Sull'iride vi era uno sottile sfregio che combaciava con la cicatrice.
Pearl ne rimase vagamente colpita.
- Da allora sono divenuto più... cinico - disse, infine - Non ti auguro di ritrovarti come me. Sii sempre prudente, a prescindere se sei una ninja o meno -
- Apprezzo la tua apprensione nei miei confronti - ironizzò lei - Ma so badare a me stessa -
La discussione terminò lì.
- Allora, scoperto qualcosa di utile? - domandò Xavier.
Lei ci pensò su.
- Beh, forse. Ma una cosa è decisamente appurata - gli disse, con una strana scintilla negli occhi - Refia non era la traditrice -
Xavier esitò.
- La traditrice... - mormorò - Intendi la talpa di cui...? -
- Sono certo che nessuno si è dimenticato di ciò che ha detto Monokuma. Io non ci dormo la notte, personalmente - spiegò Pearl - Se la talpa muore, allora noi tutti veniamo liberati. Beh, Refia è deceduta, e noi siamo ancora qui. Ergo... -
Lui si massaggiò il mento.
- Mi chiedo fino a quanto possiamo fidarci di queste informazioni... -
- Immagino lo scopriremo a tempo debito. Guarda che ore sono -
Istintivamente, Xavier controllò l'orologio affisso sulla parete. Era appena scoccato il sessantesimo rintocco.
Era trascorsa un'ora.
 

 
   
 
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