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Autore: Heyale    02/06/2017    0 recensioni
Ghoul ha ventidue anni, un nome che non gli piace rivelare, un piccolo appartamento, una promettente carriera da mercenario e una vecchia Desert Eagle.
Boogeyman ha sedici anni, un nome che non è il suo, un coinquilino assegnatogli dai piani alti, una leggera tendenza infantile e un pugnale che sa usare meglio di qualsiasi altra arma.
Entrambi mercenari, con degli scheletri dell'armadio per cui hanno iniziato a lavorare in questo ambito e con una strana paura e strana voglia di sapere con chi hanno a che fare.
Dal testo
– Sei un idiota. – mormoro, preso dal momento, guardandolo velocemente negli occhi arrossati.
Il moccioso sorride piuttosto faticosamente, ma riesce in qualche modo a stringere la mia maglietta con la mano che prima teneva appoggiata sul suo stomaco: – Eppure mi stai portando tu.
Ah, fa ironia adesso? Giusto, mi sembra il momento adatto per fare una battutina divertente! Complimenti al genio! Se vuole la guerra, comunque, si accomodi: – Solo perché lasciarti là avrebbe inquinato l'ambiente.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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Chaos Theory cap.2 - Shooting?

CHAOS THEORY
02
Are you afraid of shooting?



Sei e un quarto di mattina, occhiali da sole per nascondere le occhiaie, un cappuccino gigante in mano e un'aria da zombie.
Sì, sono io.
Giustamente i colloqui si fanno alle sei e un quarto, no? Chi sarebbe mai quella persona stupida che decide di farli a metà mattina, con calma, magari con un po' di sole fuori, senza avere bisogno degli occhiali scuri? Buffoni, dico io! Il punto è che Markus è convinto che meno movimenti si vedano in giro e meglio è, ma forse trascura il fatto che mezza città ormai mi conosca dato che bazzico di bar in bar ogni sera. O, perlomeno, bazzicavo finché un certo ragazzino non è entrato a far parte della mia quotidianità: ora è un po' diverso, non ho più la libertà che avevo prima dato che devo badare anche al moccioso. E' già passata una settimana da quando sono costretto a convivere con Boogeyman, e non mi sono ancora del tutto abituato. Insomma, ho vissuto da solo per cinque anni e di punto in bianco mi sono ritrovato un ragazzino di sedici anni tra i piedi per ordini dall'alto a cui non ho potuto disobbedire in alcun modo. Ora come ora cerco di prendere le stranezze di Louis con quanta più filosofia possibile, anche se a volte risulta più difficile del previsto considerando che non mi vuole dire niente in merito all'inizio della sua carriera da mercenario e in merito a quel pugnale dall'elsa d'argento che ha fatto magicamente sparire dalla camera. Non ho attualmente idea di dove possa averlo nascosto, giuro.
In ogni caso, tralasciando questi scomodi dettagli, finalmente la porta davanti a me viene aperta permettendomi di accedere a quello che mi piace chiamare 'quartier generale'. Niente di sontuoso stile mafia, si tratta solo della casa di Markus, ma è comunque bello entrare nell'atrio e vedere le foto di ognuno di noi appese al muro come se fosse un'onorificenza di stimata importanza. Beh, certo, ogni mercenario qui nei dintorni ambisce ad avere la sua foto appesa su queste pareti, ma non è un obbiettivo condiviso da molte persone fortunatamente. Troppa concorrenza se no, questo campo necessita di un po' di tranquillità.
– Ghoul!
Markus mi saluta con un sorriso da padre che accoglie il figlio a casa, facendomi segno di entrare nel suo studio. I due maggiordomi mi fanno un cenno e ci lasciano da soli, chiudendo la porta mentre si allontanano. Ecco, questo studio è molto stile mafia, lo ammetto. La sedia di velluto rosso fa molta atmosfera però, dai, bisogna dirlo.
– Che orario infame per convocarmi. – commento ricambiando il saluto, stringendogli la mano. – Come fai a non avere sonno?
– Tutto sta nel non lasciarlo trasparire. – mi confessa lui facendomi l'occhiolino, sedendosi dietro la scrivania. Giuro che sembra di stare in un film poliziesco. – Ti chiedo scusa, ma è l'unico momento libero che ho. Tutti chiedono colloqui su colloqui, tu sei uno dei pochi che si fa desiderare a dirla tutta. Questo lo apprezzo.
Credo sia qualcosa del genere “meno vado in cerca dei problemi, meno sono nei guai”, ma è meglio lasciargli credere che la mia sia una strategia di buisness. Il buisness fa sempre bene, anche negli omicidi premeditati.
– Ti ringrazio, faccio il possibile.
Mamma mia, che attore gente, che attore! Dovevo stare a Hollywood, io, non di certo qui. A Hollywood!
– Ti ho convocato per darti due lavoretti. – l'uomo sulla cinquantina davanti a me appoggia sul tavolo due buste probabilmente contenenti soliti spostamenti, indirizzi e foto delle vittime. – Uno oggi e uno domani, scusa il poco preavviso ma la mia agenda è sempre piena.
– Oggi? – ripeto, aprendo la busta con la data di oggi scritta sopra. Le foto ritraggono un uomo che ad occhio e croce deve avere quarant'anni o giù di lì, probabilmente un criminale a sua volta dato lo sguardo inquietante. Quello che mi dispiace è che avevo promesso a Boogey che l'avrei portato a fare la spesa dato che dice che tutto ciò che cucino io fa schifo anche ai sassi. – Veramente poco preavviso. Non ho molte armi pronte.
Markus mi porge un ulteriore documento, sorridendomi appena: – Per questo volevo dirti di portare anche Boogeyman con te. Ti sarà di grande aiuto se non sei ben attrezzato. – Indica poi il foglio che ha appena appoggiato sul tavolo, a prima vista una lista infinita di nomi.
– E chi sono questi? – domando, mettendo da parte per un momento il discorso di Louis.
– Questi, – ripete Markus con un tono divertito. – Sono tutti coloro che sono stati uccisi dal ragazzino.
Sgrano gli occhi, mi sembra impossibile. A sedici anni io avevo appena appena iniziato a capire cos'era una pistola, come può quel moccioso aver già fatto fuori qualcosa come cento o duecento persone? Insomma, la cadenza con cui lavoro io sono quattro o cinque incarichi al mese, a questo punto mi chiedo a che età abbia cominciato lui.
– Non ha nemmeno un'arma da fuoco! – obbietto infine, leggendo velocemente tutti i nomi nella lista. – Finora ho visto solo un pugnale impossibile da trovare in giro, con l'elsa-
– Argentata e inserti d'oro. – Markus completa la frase con facilità, sospirando pesantemente. – E' la sua unica arma, infatti. I suoi omicidi sono strettamente corpo a corpo, quando occorre lancia il pugnale a distanza e va dritto a segno. Non ti ha detto nulla a riguardo?
– Zero. – borbotto, anche se la cosa ammetto che mi dà parecchio fastidio. – Gli dirò di fare chiarezza prima di andare oggi, allora, giusto per avere una buona strategia se dobbiamo lavorare insieme.
– Buona idea. – Markus mi sorride, appoggiando una mano sulla mia spalla mentre si alza dalla sedia e mi accompagna all'uscita. – Bisogna temprare bene quel ragazzino, ha del talento ma potrebbe perdersi facilmente. Usa ogni tuo mezzo a disposizione, va bene?
Annuisco, stringendogli nuovamente la mano mentre esco dall'edificio con un amaro in bocca che non vedo l'ora di togliere. Se quel moccioso crede che a me basti sapere che usa un pugnale dell'accidenti per uccidere perché è stato il suo battito d'ali che ha causato l'effetto farfalla e tante belle cose a seguito si sbaglia di grosso, questa storia deve finire. Ho vissuto praticamente con un estraneo nell'ultima settimana, e non intendo andare oltre.


Sbatto la porta d'entrata, appoggiando sul tavolo le chiavi della macchina e la colazione. Non so come iniziare il discorso, da una settimana a questa parte Louis non ha parlato de fatti suoi nemmeno una volta per cui deduco che non sia molto propenso a farlo, e allo stesso modo non posso prevedere la sua reazione. Se voglio però che nessuno dei due ne esca ferito devo assolutamente sapere qualcosa in più, non posso lavorare con qualcuno di cui non conosco praticamente nulla. Le caratteristiche di combattimento, se così lo possiamo chiamare, devono essere chiare come la luce del sole. Non ci sono giustificazioni a riguardo, questa è una delle regole se si mira alla propria sopravvivenza.
Louis esce dallo scanso di quella che potrebbe essere la camera da letto ancora in pigiama, sorridendomi appena mi vede: – Buongiorno. Com'è andato il colloquio?
– E' andato bene. – rispondo, porgendogli però poi il foglio che Markus mi ha dato in merito ai suoi assassinii.
Il moccioso passa in rassegna i nomi, sbiancando improvvisamente. Bene, ecco la prova che lui è effettivamente colpevole. Felice che l'abbia ammesso senza dire una parola.
– Cosa... – è palesemente confuso, probabilmente la causa è il fatto che io sia in possesso di quella lista. Eccoci al momento della verità, insomma. – Come fai ad averlo?
– Markus mi ha detto che dovrai aiutarmi negli omicidi di oggi e di domani e per farlo ho bisogno di sapere come e perché tu uccidi. – Gli faccio cenno di sedersi di fronte a me, prendendo le altre due buste. – Ho portato la colazione, perciò ora con calma mi racconti tutto mentre mangiamo. Va bene?
Il ragazzino si guarda velocemente intorno, non so cosa stia cercando ma poco importa dal momento che sembra sedersi per contribuire a mantenere calma la situazione senza farla degenerare come succede di solito quando cerchiamo di parlare. Una sera l'ho mandato fuori di casa, pochi giorni fa, ma poi mi sono sentito talmente tanto in colpa che sono andato a cercarlo - senso del dovere, comunque, nient'altro. Ad ogni modo, Louis addenta la sua brioche e distoglie lo sguardo da me, appoggiando con nonchalance la lista vicino alle buste come se fosse un foglio qualsiasi.
– Allora? – lo incito, sperando che non finisca tutto in una scenata.
– Allora, beh... – fa decisamente fatica a guardarmi dritto in faccia, ma poco male. E' pur sempre un ragazzino di sedici anni, no? – Uccido con un pugnale avvicinandomi più che posso alla vittima e lo faccio perché è attualmente ciò che mi mantiene. Fine della storia.
– Mi prendi in giro? – Alzo le sopracciglia, sperando vivamente che comprenda il mio disappunto. Forse mi ha scambiato per un idiota se pensa che a me vada bene sentire queste stupidaggini.
Scuote vigorosamente la testa, continuando a mangiare indisturbato: – Ti dico di no.
– Senti, – cerco di mantenere la calma, estraendo dalla busta con la data di oggi una foto della nostra - enorme - vittima. – Lo vedi questo tizio che somiglia più a King Kong che ad una persona? Io ho solo una Magnum di trecento anni fa con giusto due proiettili da poter usare, le altre sono o in riparazione o senza munizioni. Se la mia mira non è buona e i due proiettili non lo colpiscono nei punti giusti quello lì mi fa a pezzi, perciò dobbiamo studiare una buona strategia se vogliamo evitare questo. E, per farlo, mi spiace tanto ma tu devi dirmi come e perché ammazzi la gente. I ragazzini della tua età dovrebbero andare a scuola, sai?
– Lo so bene. – borbotta lui abbassando lo sguardo, stringendo le mani attorno al suo bicchiere contenente il caffellatte proprio come un bambino in difficoltà. – Ma, insomma...perché devo proprio dirtelo? Non ti basta sapere qual è il mio stile?
Devo ammettere che mi fa non poca compassione se usa quel suo tono da moccioso, ma allo stesso modo so che dovrei rispettare la volontà di Markus e per questo farlo parlare a tutti i costi. Tutti noi abbiamo dei segreti, per carità, ma se diventa questione di vita o di morte si può anche fare un piccolo sforzo. Alla fine siamo tutti sulla stessa barca: ammazziamo gente per soldi, quindi ciò che è successo in passato importa relativamente a me personalmente, piuttosto serve ad una buona riuscita della missione.
Sta di fatto che non sopporto i suoi occhioni da cucciolo.
– E' per il tuo bene. – concludo alla fine, riprendendo tranquillamente a mangiare. – Avevi detto che avresti fatto qualsiasi cosa per aiutarmi a sopportarti, no? Questa potrebbe rientrare in quella categoria.
Il moccioso sbuffa, alzando gli occhi celesti con molta fatica verso di me: – Va contro la mia etica morale scendere a compromessi se una cosa può essere perfettamente evitata.
Okay, posso dire addio alla calma e alle buone maniere. Come dice il moccioso, va contro la mia etica morale anche il restare tranquillo davanti ad un rifiuto di collaborazione. Mi dispiace risultare sempre il cattivo della situazione, ma cosa ci posso fare se sembra che il suo passatempo preferito sia portarmi al limite ogni volta?
– Sei un assassino, – inizio cercando di risultare il meno psicopatico possibile. – Tu, un'etica morale, non sai nemmeno cosa sia. Non si può nemmeno dire che tu ed io abbiamo una dignità, figuriamoci una morale! E, per tua informazione, questo non può essere evitato. Avrai anche fatto fuori decine di persone, ma altrettanto ho fatto anche io e so che per farlo ho bisogno delle caratteristiche di chi è con me. Personalmente farei a meno della storia, ma oggettivamente non posso. Mi dispiace se tutto questo non ti piace, ma devi dirmelo.
Il ragazzino sbuffa sonoramente, finendo di mangiare la sua brioche in silenzio. Se non vuole parlare lo costringerò anche a costo di usare le maniere forti: preferisco essere io a fargli male piuttosto che vederlo ammazzato per una missione andata male.
– Allora? – chiedo, di nuovo, ma spero che capisca che io ho perso completamente la pazienza.
Louis alza gli occhi verso di me, scuotendo la testa: – Non voglio.
Okay, adesso ne ho abbastanza.
Mi alzo velocemente dalla sedia raggiungendo il suo posto in due falcate, afferrando il colletto della sua maglietta fino ad alzarlo quasi all'altezza dei miei occhi: – Questo è un ultimatum: parla adesso o non aspettarti un bel trattamento.
Di nuovo, sebbene ora con un'espressione spaventata dipinta in volto, il moccioso si ostina a negare. Il lato divertente di tutto ciò è che a quanto ho capito lui avrebbe perfettamente tutte le carte in regola per respingere quello che possiamo chiamare il mio 'attacco', eppure se ne resta fermo e subisce ciò che decido di fargli. Quando inizierò a capire il perché delle sue azioni mi considererò Dio sceso in Terra. Non mi lascia altra scelta comunque, obbligandomi a portarlo fino al muro al punto di avere la sua schiena completamente appoggiata alla parete. Come forza fisica sicuramente vinco io, ma ciò non toglie che lui riuscirebbe tranquillamente a togliersi da questa situazione piuttosto stretta.
– Non lo capisci che si tratta di vita o di morte?! – sbotto, tenendo stretto il suo colletto. Non sono uno molto propenso alla violenza se c'è un'altra strada disponibile, ma qui io non vedo altre strade dopo averle già provate tutte. – Cosa ti costa dirmi perché cazzo tu sei diventato un assassino?
– Mi costa perché sono affari miei! – replica lui usando un tono sostenuto, puntando i suoi occhi azzurri su i miei senza timore. – Deve bastarti sapere come ammazzo, non perché.
– Ti faccio presente che vivi in casa mia già da una settimana, la tua cara etica morale non ti suggerisce il fatto che io voglia sapere con chi accidenti sono costretto a condividere il mio spazio vitale? – Nonostante io assomigli ad una specie di Jack Torrence di 'The Shining' la sua espressione non cambia di una virgola. Impressionante.
– Posso anche andarmene da qui se tanto ti disturbo! – ribatte, dovendosi mettere sulle punte per avere i suoi occhi alla stessa altezza dei miei. – Adesso che Markus è convinto che vada tutto bene non c'è alcun problema, no? Mi cercherò un alloggio dove non è necessario che tutti sappiano i cazzi miei!
Cerco disperatamente di abbassare la voce per non rompere troppo alla signora Pepperman, la vicina, ma la cosa riesce ben poco: – Ma si tratta solo di me!
– Per l'appunto! – il moccioso appoggia la sua mano sulla mia che attualmente tiene ancora stretto il suo colletto. – Non voglio che tu ti faccia strane idee su di me, ci hanno già pensato in passato a farmi il lavaggio del cervello.
– Non cercherei di fare un bel niente. – insisto, prendendo un respiro. – Voglio solo sapere per salvaguardarti, tutto qui. In fondo siamo costretti a convivere, no? Tanto vale conoscerci dato che sarà solo per due mesi.
Louis sbuffa, stringendo leggermente la presa sulla mia mano. Ammetto che a volte mi ricorda proprio un bambino.
– Mi dispiace. – mormora, abbassando lo sguardo a terra. – Sei l'unico che ho attualmente al mio fianco, non posso rischiare di rovinare tutto.
Pare che questa sia una battaglia persa, allora.
Allento la presa sulla sua maglietta fino a far scivolare il braccio lungo il mio fianco, strofinandomi la mano sul viso per la stanchezza. Non so cos'abbia mai dovuto passare questo ragazzino, ma finché non me lo dice non posso nemmeno tentare di essergli d'aiuto.
– Fa un po' come ti pare. – concludo, dandogli le spalle. – Se vengo ammazzato poi hai le chiavi della casa, ricordati di chiudere il chiavistello quando vai a dormire. Le pentole sono sull'anta a destra in cucina.
– Ghoul... – Probabilmente ora ha l'espressione tipica da teenager depresso consapevole di aver commesso un errore dipinta in volto, ma non potrò mai averne le certezza in quando afferro velocemente le chiavi della macchina insieme al portafogli e varco l'uscio di casa, chiudendomi la porta alle spalle. Non ho nemmeno molti soldi con me, ma la banca sta così distante per prelevarne che immagino mi farò bastare quelli che ho già. Se il moccioso non vuole dirmi niente allora devo almeno attrezzarmi con quante più munizioni che posso se voglio almeno sperare di avere una chance contro King Kong. Sento che non andrà bene come al solito, purtroppo.


Ora X, posto X.
Mission Impossible.
Tolgo la sicura alla Magnum e alla Desert Eagle, riponendole poi nella loro fodera. Controllo anche che la lama del mio pugnale sia ben affilata e ripongo anch'esso nella sua fodera, cercando di riprendere un po' di fiato. Lancio un'occhiata a Boogeyman, lui se ne sta buono buono al mio fianco non dando il minimo segno di agitazione, a quanto ho capito è munito solo del suo pugnale misterioso - tra l'altro lo tiene nella tasca, spero che i pantaloni reggano una lama di quel calibro. Non abbiamo più parlato da stamattina, gli ho detto solo il posto e l'ora in cui si sarebbe dovuto far trovare per messaggio. A quanto ho capito troveremo King Kong dentro questa fabbrica deserta, a conti fatti si sentono anche dei rumori provenire dall'interno. Non so come andrà a finire, ma spero che nessuno venga ferito. E con 'nessuno' intendo il moccioso.
– Chi entra per primo?
Mi giro verso di lui, guardandolo male: – La tua strategia era entrare così allo sbaraglio con un pugnale contro un bestione del genere? Wow, che piano infallibile. – Scuoto la testa, tornando a guardare dritto davanti a me. – E' chiaro che vada avanti io dato che ho un'arma da fuoco. Tu intervieni come ti pare senza farti colpire.
Il ragazzino sbuffa, annuendo solamente. Bene, felice che il mio piano gli stia bene.
A tal proposito, gli faccio un cenno e spalanco poi la porta di ferro con un calcio, tanto con le buone non si sarebbe mai aperta. Subito vedo che King Kong sta in piedi di fronte a noi e spalanca gli occhi, allarmato, ma non è il punto peggiore.
A quanto pare c'era una riunione di scimmioni della quale non ero stato avvisato.
Che cosa carina.
– Merda. – sbotto, restando sull'uscio in modo da bloccare a Louis l'accesso e quindi impedendogli di essere visto. – Signori! – Mi rivolgo poi alle mie prossime vittime con un sorriso, estraendo la Desert Eagle dalla fodera. – E' un gran piacere vedervi. – commento prima di aprire il fuoco, abbattendo subito quello che poteva sembrare più innocuo date le dimensioni ridotte dei suoi muscoli. Passo poi al secondo e al terzo, finendo in fretta il blocco di munizioni. Considerando che King Kong sta correndo contro di me non ho molte speranza di poter ricaricare la pistola, perciò la rimetto nella fodera e mi vedo costretto a cercare di aumentare le distante tra me e King Kong-capo più altri tre scimmioni. Se avessi saputo che avrei dovuto sudare almeno mi sarei messo una maglietta a maniche corte, così finisco per sembrare un reduce di guerra quando avrò finito qui...se finirò, ovviamente.
Lasciando la porta aperta vedo Boogey entrare in fretta e furia mentre si avventa contro uno dei tre che teoricamente mi stanno rincorrendo, e quasi non credo a ciò che vedo. Senza usare forza fisica o altro, al moccioso è bastato correre col pugnale in mano e colpire esattamente il collo per far collassare uno dei tre, finendolo con due o tre colpi dritti alla schiena. E' forse questo il suo stile? Lavora sulla velocità? No, è impossibile, quella non è solo velocità. Anche io posso essere veloce quanto voglio, ma per sapere precisamente dove il mio colpo andrà a parare ci vuole una tecnica infinita, difficilissima da sviluppare. Quel moccioso ha sedici anni, com'è possibile che possa muoversi in questo modo?
Riporto la mia attenzione su King Kong, mancandolo però sia col primo che col secondo colpo della Magnum. Non sono molto concentrato, diciamolo. Ho talmente tanta paura che il ragazzino si faccia male che non tengo nemmeno conto del fatto che sia veramente un assassino a sangue freddo nonostante tutti i miei dubbi a riguardo e finisco per confondere perfino la mia mira. Okay, Ghoul, concentrati. Solo cinque metri mi separano dal bestione e se continuo a mancarlo non so quanto bene potrà finire. Salgo su una pedana abbastanza velocemente, riprendendo la mira e riuscendo finalmente a colpirlo alla spalla. Mentre lui arranca rivolgo uno sguardo veloce a Boogey che, intanto, ha già ucciso il secondo scimmione e con una freddezza impressionante che giace sul suo viso inizia ad attaccare anche il terzo. Non appena rivolgo nuovamente il volto verso King Kong qualcosa mi colpisce dritto in faccia, prendendomi sostanzialmente la parte destra del viso. Ahia, questo ha fatto male. Ad occhio e croce King Kong deve avermi lanciato addosso un'arma scarica, ma finora non ero mai stato colpito in questo modo. Forse Boogey ha appena cercato di chiamarmi, ma non è che riesca molto a capirlo dato che comincio a vedere triplo. Mancano solo gli occhiali 3D, giuro. Credo fermamente che l'arma mi abbia colpito la tempia dato che sento un dolore atroce, ma non appena provo a toccarla non realizzo nemmeno di essere rimasto fermo e di avere King Kong davanti a me che, con estrema facilità, mi colpisce con ben poca gentilezza dritto sullo stomaco, mandandomi k.o.
Comunque non si accontenta e, una volta che giaccio inerme al suolo, inizia a riempirmi di amorevoli pugni in qualsiasi punto vitale io possegga.
Spero vivamente che il moccioso si ricordi di chiudere il gas.


Incredibilmente sono vivo.
Non me lo sarei aspettato considerando che ero praticamente certo di aver sentito il mio cuore smettere di battere, eppure sto sentendo dei suoni attorno a me. Non so bene di cosa si tratti dal momento che se non ho alcun osso rotto credo comunque di avere giusto una o due contusioni in giro che mi impediscono di essere lucido. Da ragazzino ho fatto parecchie risse, ma non credo di essere mai stato pestato in questo modo. Il mio orgoglio maschile sta decisamente scendendo in picchiata, che tristezza.
Lentamente sento meno suoni ma dalle mie palpebre chiuse filtra più luce, come se stessi lentamente prendendo più conoscenza. Mi chiedo come, ma la risposta probabilmente dipende da chiunque stia cercando di rianimarmi in questo momento. Non sono molto delicate le spinte che ricevo giusto al centro del mio petto, ma se non altro è il segno che il mio cuore sta finalmente battendo di nuovo, che bello. Sono vivo, gente! Mezzo distrutto, okay, ma vivo. Sento finalmente l'aria entrare nelle mie narici, ma allo stesso tempo sento qualcosa di caldo appoggiarsi sulle mie labbra. Non distinguo bene cosa sia finché non riesco a trovare la forza di aprire appena un po' le palpebre, anche se la luce mi dà non poco fastidio. E... Oh Signore.
Spalanco gli occhi, capendo che ho scordato una parte fondamentale della rianimazione: la respirazione bocca a bocca. E chi mi sta salvando è attualmente chi mi ha cacciato in questa situazione perché non mi ha fornito le informazioni che volevo. Non avevo mai visto gli occhi di Louis da così vicino ma, se la mia vista offuscata non mi inganna, oltre ad essere quasi trasparenti da quanto sono chiari sono anche lucidi. Ora che ci penso non credo di aver mai nemmeno sfiorato le labbra di un ragazzo, ma in questo momento è anche l'ultima cosa a cui sto pensando considerando che si tratta del moccioso. Forse la cosa può anche andarmi bene.
– Ehi... – cerco di farmi sentire senza sembrare mezzo morto e farlo preoccupare ancora di più, ma non appena i suoi occhi si spalancano capisco di aver ottenuto l'effetto contrario.
Merda.
– Sei vivo! – esclama, prendendo velocemente le distanze da me per lasciarmi respirare. Ora che lo vedo chiaramente posso confermare che i suoi occhi siano lucidi, e noto che la sua maglietta è completamente insanguinata. Non sembra essere sofferente perciò grazie a Dio il sangue non è il suo, ma non si fa nemmeno tanti scrupoli ad abbracciarmi come se fossi appena risorto...beh, in effetti è così. Ma poco importa, ciò che conta al momento è che non è che il suo peso mi sia molto d'aiuto in questo momento per quanto affetto questo gesto possa dimostrare.
– Boogey, mi stai soffocando. – borbotto, vedendolo finalmente allontanarsi con uno sguardo colpevole dipinto in volto. Questo ragazzino ha dei lati decisamente infantili, ma sotto sotto è anche carino quando fa così, lo ammetto.
– S-Scusa... – balbetta, diventando rosso pomodoro. Non ci credo. Ho a che fare con un assassino o con un bambino, dannazione? – Come ti senti?
– Rotto. – rispondo, facendo il possibile per mettermi seduto anche se non sono nelle condizioni ideali. – Ma grazie a te sono vivo, no? Quindi non serve preoccuparsi più di tanto.
Louis cerca di sorridere, tirando poi un sospiro di sollievo mentre si siede a gambe incrociate proprio di fronte a me. Ammetto che non so da dove venga tutta questa sua improvvisa allegria se stamattina l'ho appeso al muro e non ci siamo più parlati, ma immagino che lo scoprirò solo chiedendoglielo, ormai mi sono arreso all'idea che difficilmente capirò un moccioso di sedici anni.
– Bel lavoro. – mormoro, anche se è solo per adesso. Le chiacchiere importanti immagino che le rimanderò a quando saremo a casa, al sicuro. – Te la cavi bene.
Boogey sorride ridacchiando proprio come un imbecille, alzandosi poi in piedi e tendendomi la mano: – Non te lo aspettavi, eh? Andiamo a casa, dai.
Ah, ora è lui che dice a me di tornare a casa...mia, tra l'altro. Che barzelletta. Quanto vorrei che tutto questo fosse un emerito scherzo, considerando che ha appena fatto fuori tre uomini senza essere minimamente scosso e che continua a sorridere come se niente fosse.


– Non ci credo.
– La smetti di lamentarti?
– No...insomma, è ridicolo.
Il moccioso rotea gli occhi verso di me, sfoderando un sorrisetto odioso: – Sì, più o meno come te.
– E' il giorno peggiore della mia vita. – appoggio la fronte al poggiolo del divano, sbuffando. – Prima rischio la vita e tu fai fuori un branco di scimmioni senza la minima fatica, poi guidi al mio posto e infine mi medichi pure. Hai idea di cosa stia succedendo al mio orgoglio?
Il ragazzino annuisce, divertito, ridendo: – Sì, sì...ma meglio non avere orgoglio che essere morti, non credi?
Sbuffo, sentendo il batuffolo di cotone imbevuto di alcool passare più volte sul graffio che percorre tutto il mio fianco destro, facendomi fare delle smorfie a dir poco orribili. Del resto non sono così abituato a sopportare il dolore, in media la vittima è solo una, non un branco di bestie. Il fatto di non avere la maglietta, ora come ora, mi riporta alla scena di poco fa, quando sono stato rianimato proprio da Louis. Non è stato niente di così eclatante, per carità, ma voglio comunque ringraziarlo come si deve e provare a capire cosa si nasconde dietro la facciata da bravo bambino che mostra ogni volta.
– Piuttosto, senti... – volto il viso verso di lui, vedendolo assorto nella medicazione di una delle tante ferite che ho sulla schiena. – ...chi ti ha insegnato a rianimare le persone? Hai fatto un buon lavoro con me.
Mi rivolge uno sguardo veloce, sorridendomi cordialmente: – Intuito?
– Bugiardo. – scuoto la testa, tanto sono sicuro che stia mentendo alla grande. – Non so se tu ti sia reso conto di come la tua ostinazione mi abbia ridotto così.
Mh. – il moccioso sospira, continuando però a spalmare non so quale strana crema per tutta la mia schiena facendomi provare le pene dell'inferno. Credo che al posto di un unguento ci abbiano messo del cherosene qui dentro, non c'è altra spiegazione. – Ecco... – Il movimento della sua mano si fa più lento, così come il tono della sua voce si abbassa. – Mi dispiace per ciò che è successo, Skyler.
Volto di nuovo il viso verso di lui, e sì che dovrebbe sapere che non mi piace essere chiamato per nome, glielo avrò detto una cinquantina di volte almeno. In ogni caso però non me la sento di rimproverarlo dato che la sua espressione è veramente dispiaciuta, e anche se continuo comunque a pensare che sia una seccatura sorprendentemente anche io ho un cuore che mi porta a stare al suo gioco: – Per cosa in particolare?
– Per non averti permesso di elaborare un piano fatto meglio per evitare tutto ciò. – mormora, tenendo gli occhi celesti fissi sulla mia schiena. – Vorrei parlartene, ma come ti ho già detto penseresti sicuramente male di me. Non è la storia di un elfo felice.
– Ti ho chiesto la storia, non se sei mai stato in trip e hai mai visto un elfo. – ironizzo, ridacchiando appena. – Ho capito che non me ne vuoi parlare perché pensi che possa criticarti o simili, ma non lo farei. Non è che io sia un santo, credo di essere la persona meno indicata per poter giudicare.
E credo sinceramente in ciò che dico, mamma mia. Figuriamoci se potrei mai mettermi a decretare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, parliamo di uno che fino ad una settimana fa passava la sua vita tra l'armeria e i bar sempre con tre quarti del corpo composto da alcool! In fondo cosa può mai aver passato questo moccioso per fare ogni volta la parte del disperato da soap opera argentine? Dov'è Patty quando serve una protagonista brutta ma che sa cantare come Céline Dion?
– Facciamo che studiamo una strategia senza scendere nei dettagli? – propone il moccioso con tono speranzoso, cercando di cavarsela con un sorrisetto.
– Facciamo che non voglio essere ridotto così? – ribatto, guardandolo male. – Non capisco perché tu ti faccia tutti questi problemi. Sono solo io, in fondo.
Louis finisce di fissare la garza tutt'intorno al mio bacino, sospirando subito dopo: – Egoisticamente parlando sei l'unica persona su cui io possa fare affidamento e se ti perdessi per me sarebbe la fine.
– Perché pensi che ti potrei giudicare? – mi metto seduto, appoggiando i gomiti sulle ginocchia e puntando lo sguardo nel suo.
Non so se questo genere di conversazione possa essere qualcosa di molto simile ad un confronto di problemi di coppia, ma ora come ora a me sta a veramente cuore sapere cosa mai gli sia successo. Non che possa fare qualcosa a riguardo, del resto ciò che è stato non si può cambiare, ma se può essere utile a rendere il nostro lavoro insieme più semplice o addirittura aggevolato allora non vedo cosa ci sia di male nel voler cercare di aiutarlo.
– Perché, beh... – il moccioso fa fatica a guardarmi negli occhi, arrossendo sempre di più. – A tutte le persone a cui ho raccontato tutta quella roba non sono più andato bene e mi hanno lasciato da solo.
– E chi sarebbero tutte queste altre persone? – borbotto, intrecciando le mani. Non so se la vicinanza dei nostri volti lo renda più o meno ansioso, fatto sta che riesce appena ad alzare lo sguardo.
– Persone. – conclude, alzandosi di fretta dalla sedia per evitare il discorso. Ah, quindi questo è il suo modo maturo di affrontare una discussione? Prende la sua roba e se ne va? Se si aspetta la cena, stasera, sappia che è solo una fantasia! In parte perché non mi reggo in piedi, e va bene, ma anche perché non accetto tutte queste storie per qualcosa che sono sicuro non sarà niente di così sconvolgente.
– Un'ultima cosa. – lo fermo, sfoderando uno dei miei sorrisetti peggiori. Mi dispiace ma il colpo di grazia sarò io a darlo. – Baci bene, lo sai?
Il suo viso diventa più rosso del sangue che ha sulla maglietta, mentre tenta di balbettare qualcosa che però non riesco a capire. Se ha intenzione di rendermi la vita difficile è bene che sappia che voglio fare la stessa identica cosa. Perciò gli faccio l'occhiolino, sorridendogli nuovamente prima di trascinarmi fino al letto e buttarmici su a peso morto senza badare al male che sento. Al momento non ho più voglia di parlare quindi proverò semplicemente a dormire e a mettermi in forze per domani, sperando che il ragazzino si dia una mossa a decidere di raccontarmi cosa diavolo gli ha fatto intraprendere questa strada.


– Ghoul?
– Mmh... – Oh Cielo, adesso non posso dormire? Cos'ha questo moccioso che non va?!
– Hai visite.
Spero vivamente che non sia mia sorella o mia madre, a quanto ne sanno loro io sono fidanzato e vivo insieme alla mia ragazza e ad un cane di nome Ernesto. In effetti il cane che avevo l'anno scorso si chiamava Ernesto, ma come secondo nome aveva Billy, che era decisamente più normale. Ernesto Billy, originale vero?
– Chi è? – borbotto, girandomi verso di lui. Mi venga un colpo se i miei occhi mi ingannano e lui non sta indossando una mia maglietta. Da quando si prende queste libertà?
Louis però alza le spalle con nonchalance: – Uno che dice di chiamarsi Kraken. Ha detto che ti conosce.
– Quindi se dice di conoscermi tu lo fai entrare come se niente fosse? – gli rivolgo un sorriso sinceramente divertito, vedendo il suo viso assumere un'espressione seccata.
Rotea gli occhi verso di me, facendo anche lui il mio stesso sorrisetto: – La prossima volta ti butto giù dal letto a calci in culo, va bene?
– E calmati, Cenerentola. – sbuffo, levandomi di dosso le coperte e alzandomi senza badare troppo agli acciacchi che sento in tutto il corpo. Mi chiedo sinceramente cosa voglia Kraken da me di mattina, ma immagino che potrò scoprirlo solo chiedendo al diretto interessato.
Boogey però cerca di fermarmi trovando come unico appiglio l'elastico del miei boxer - e doppi sensi a go go!, ritraendo la mano subito dopo e sedendosi a gambe incrociate sul letto: – Non vorrai andare di là mezzo nudo, vero?
"Kraken mi ha già visto così." mi giustifico, appoggiando le mani ai fianchi, sentendo la garza sfregare contro la mia pelle. – Una volta mi sono beccato una pallottola sulla spalla e lui mi ha medicato.
– Okay, però... Beh, sei in convalescenza!
Alzo le sopracciglia, fissandolo divertito. Quando capirò finalmente cosa pensa questo moccioso quando dà aria alla bocca potrei anche mettere un manifesto fuori dalla porta.
– Sta' tranquillo. – alzo le spalle, sistemandomi velocemente i capelli allo specchio. – Comunque al contrario tuo non ho tempo per prendere maglie altrui e vestirmi, mi dispiace.
– Ero in mutande e quello lì ha suonato. – si difende il moccioso, mettendo il broncio come un bambino a cui sono state rubate le caramelle. – E' stata la prima cosa che ho trovato.
Ridacchio per l'espressione del ragazzino, evitando però la risposta e dirigendomi invece da Kraken che, da bravo ficcanaso, sta guardando l'unica foto di famiglia che ho sulla mensola della cucina nonostante sia la stessa che ho da cinque anni e che lui ha visto almeno diciassette volte. Devo ammettere che per essere un ragazzo della mia età sembra addirittura più piccolo data l'espressione assorta da deficiente.
– Devi rompere anche a quest'ora? – gli chiedo, salutandolo con un cenno mentre mi avvicino a lui.
Kraken mi squadra da capo a piedi con un'aria divertita: – Sì, devo andare ad aprire l'armeria tra poco. Piuttosto, che hai combinato?
Alzo le spalle, sedendomi sul tavolo: – Ho giocato un po' a nascondino.
Il rosso ride sommessamente, scuotendo la testa: – Giochi pericolosi, eh?
– Da morire. – ribatto, trovando per la prima volta questo soggetto davanti a me appena appena simpatico. "Cosa ti serve?"
– Volevo fare due chiacchiere con Boogeyman e portarti altre foto del tipo che devi ammazzare oggi...che dobbiamo ammazzare, mi correggo. Il ragazzino non mi sembrava molto disposto a fare amicizia, comunque.
Aggrotto le sopracciglia. Cos'era quel “dobbiamo”? Credevo di dover andare solo con Louis come da programma, non mi era stato accennato alcun supporto... Specialmente che si trattasse di Kraken, poi. Chissà cosa mai andrebbe a pensare dei battibecchi che abbiamo usualmente io e il moccioso. E chissà cosa direbbe in giro, soprattutto!
Porto così una mano sul retro del collo, tossicchiando appena: – Uhm, ieri sera abbiamo litigato e forse non è molto dell'umore. Ma, comunque, verrai con noi? Markus non mi ha detto nulla.
– E' tutto improvvisato, infatti, mi ha appena chiamato e mi ha fatto recapitare le foto a casa e ha detto che ci sarà anche Lockness con noi. E' per questo che volevo conoscere il ragazzo.
Ragazzino, vorrei correggerlo.
Non capisco tutto questo gran bisogno di fare amicizie a destra e a manca, l'amicizia col mio cane per me era più che sufficiente, ad esempio. Non dico che sia sbagliato, anzi, ma che bisogno c'è se facciamo questo lavoro? Dovremmo essere la peggior specie sulla Terra e invece sembriamo tutti delle teenager in fase premestruale.
– Te lo chiamo. – concludo, scendendo dal tavolo per dirigermi nello scanso che porta alla cosiddetta camera da letto. Louis è steso sul letto e tiene semplicemente la testa appoggiata sulle mani intrecciate, mi dispiace anche disturbarlo ma so già che nel caso in cui non lo faccia Kraken finirebbe per rompere i coglioni a mezzo mondo. Così appoggio un ginocchio sul materasso e mi sporgo verso di lui, scuotendolo per la spalla: – Vieni a fare amicizia?
– No. – E' il suo borbottio incomprensibile, accompagnato da una smorfia. – Quello lì non mi piace.
– Mica lo devi mangiare. – ribatto, scuotendolo allora più forte. – Ti prego, tenta di essere gentile. Si può sapere che hai?
Il moccioso gira il viso dall'altra parte, lasciandomi a fissare i suoi capelli mentre sbuffa come un cretino: – Niente.
Il Signore o qualcun altro mi dia la forza di non prendere il dizionario che usavo alle medie, sistemare tutte le orecchie che ho fatto alle pagine nel corso delle lezioni, e di spiaccicare quel tomo da tre chili ripetutamente in testa a questo moccioso petulante e rognoso. Cosa vuole che faccia? Non sono di certo uno psicologo, ma di sicuro non mi bevo quel “niente” detto tanto per darmi un contentino. Cos'ho detto di male durante la notte da renderlo ancora più suscettibile e acido di quanto non sia di norma?
– Senti, Boogey, – Appoggio la mano sulla sua schiena, notando che ha ancora la mia maglietta addosso. – Si tratta solo di andare di là, fingere che vada tutto bene e recitare la parte dell'assassino a sangue freddo che se ne infischia del mondo intero, poi parleremo dei tuoi problemi quando se ne andrà.
– Non ho alcun problema. – ringhia allora il moccioso tornando a guardarmi dritto negli occhi, anche se le se guance sono rosse come se qualcuno gli avesse appena dato uno schiaffo. – E non ho voglia di parlare con te, perciò non stressarmi.
Detto questo prende su e si alza di gran carriera andando verso la cucina e salutando Kraken usando un tono anche cortese, ma non fa una sola altra parola e sbatte la porta uscendo di casa. Bene, ho fatto scappare l'idiota!
Kraken mi raggiunge in camera da letto, guardandomi mentre trattiene una risata: – Devo sapere cos'è successo o meglio di no?
– Diciamo che non sono un buon babysitter. – concludo, facendo sprofondare la mia testa nel cuscino.
Facendo mente locale, cosa posso aver mai detto qualcosa di così sconvolgente da rendere il moccioso una ragazzina irritante e irritata?
Abbiamo parlato delle solite cose, del fatto che lui non vuole parlarmi della sua storia e del fatto che lui è convinto che io possa pensare male, ma oltre a questo non c'è stato niente di più. E' uscito con la mia maglietta addosso anche dopo avermi fatto chiaramente capire che ha qualcosa - stranamente vorrei aggiungere - contro di me, continuo a pensare che quel moccioso sia una contraddizioni vivente. O che il suo secondo nome sia “Incoerenza”, dipende da quale punto di vista si vuole scegliere. Insomma, non è che mi faccia felice avere un ragazzino per casa ma comunque non voglio ferire nessuno - psicologicamente, s'intende, il mio lavoro non mi permetterebbe di dire questo nel senso pratico della parola, anche se sembra che io continui a farlo anche senza volerlo. Penso sia un effetto farfalla, basta una sola parola e si scatena una serie di reazioni a seguito, e a volte è incredibile come pensando di cambiare il primo battito d'ali sarebbe potuto cambiare anche l'uragano. Se non avessi fatto l'ultima frecciatina sul bacio al moccioso, ora sarebbe qui a parlare con Kraken?





  
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