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Autore: Domenico_12    02/06/2017    0 recensioni
Caleb Laxalt è un adolescente come molti altri, vive a Garaway, una ridente cittadina nello stato del Maine degli Stati Uniti d'America. conduce una vita come quella di un qualsiasi ragazzo americano. È all'ultimo anno della High Frank Highler School, non è un alunno eccellente ma si distingue come musicista dei vari corpi musicali della città. Nel corso degli anni ha instaurato un rapporto profondo con i suoi più cari amici: Andrew, Matthew, Kaelee e Samantha. Dietro una maschera fredda e distaccata, a tratti apatica, si nasconde la particolare personalità di un ragazzo forte, coraggioso e altruista. 
Insomma, si direbbe che la vita di Caleb non ha niente per cui valga la pena di essere raccontata. Eppure la scomparsa improvvisa di un caro innesca nella vita del giovane una spirale di avvenimenti destinati a cambiarne per sempre l'esistenza. 
Un mix di colpi di scena, ricerche, scoperte, tradimenti, bugie, avventura e pericoli di diverso genere saranno alla base della trama della sua nuova vita, che avrà inizio con la scoperta di un misterioso libro. 
Non resta altro che scoprire la serie di eventi che, nel primo episodio della serie "Weiers", cambierà la vita del ragazzo.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2 - Ouverture.

"Mamma!" la voce risuonò giù per le scale in una delle villette bianche della periferia di Garaway, "mamma, dannazione!".

Era una delle villette più curate, la facciata si distingueva per una tonalità di bianco più opaco che, vicino ai balconi, assumeva una tonalità marroncina anch'essa opaca. Il prato era molto curato delimitato nel suo perimetro laterale, che confinava con altre due grandi villette, da una bassa staccionata in legno chiaro. Sulla destra dell'edificio c'era il garage annesso alla casa, a collegare la strada asfaltata e il garage c'era un vialetto di piccole pietre grigie, tutto molto ben curato e sistemato. Un'Audi nera era parcheggiata fuori dal garage con il muso rivolto verso la strada. A parte qualche auto parcheggiata vicino ai marciapiedi, in corrispondenza delle abitazioni, la strada era libera e vuota, vuoto interrotto dal passaggio di qualche autovettura. Un uomo, due case più a destra, era intento a leggere il giornale in veranda fumando la pipa, quando vide una signora con un passeggino uscire dalla casa di fronte le si avvicinò. I due iniziarono a parlare sorridenti. Era ancora molto presto.

"Mamma!" riprese a echeggiare la voce di un ragazzo dai capelli corti, scuri e occhi marroni, "dove diamine è il mio Trilby nero?". Il ragazzo era ben vestito, aveva un completo scuro, una camicia bianca e una cravatta a strisce rosse e bianche.

"Caleb?! Non ho capito cosa tu stia..." la madre del ragazzo aveva più o meno quarantacinque anni ma era molto giovanile. Aveva i capelli scuri e gli occhi chiari. Portava una gonna lunga, e una camicia scura come la gonna, appeso alla camicia c'era un cartellino.

"Il cappello mamma, quello scuro" riprese il ragazzo scendendo le scale. Il suo intento era quello di raggiungere la madre in salotto. La casa era spaziosissima e molto luminosa.

"Non è di sopra?" chiese la madre diminuendo poco a poco il tono della voce accorgendosi che il figlio si stava avvicinando.

"No, quelli non sono quello che cerco" disse Caleb passando direttamente in cucina per prendersi un bicchiere di latte. La madre lo seguì.

"Che siamo agitati stamattina" disse sedendosi di fronte al figlio. Lui si era appoggiato a uno dei banconi in marmo scuro della cucina, dietro di lui c'era il tostapane.

"Scusami è che stanotte ho avuto una discussione con..." parlando diminuì il ritmo delle parole e assottigliò lo sguardo, vide il cappello nel ripiano in marmo di fronte a lui. Girò attorno al tavolo in legno nel centro cucina e andò a prenderlo. "Beh, come ci è arrivato in cucina?".

"Questo sarebbe Telleby?" chiese la madre addentando una fetta biscottata.

"Trilby mamma, Trilby" corresse la madre tornando in salotto.

Il ragazzo si mise le scarpe velocemente, dalla poltrona in cui era seduto si potevano benissimo vedere le scale che portavano al piano superiore. Da lì il ragazzo vide scendere il padre.

Anche lui era ben vestito, aveva i capelli scuri, leggermente brizzolati come la corta barba, era un bell'uomo nonostante i suoi quasi quarantasette anni. Portava gli occhiali ma nonostante ciò gli si intravedevano gli occhi di un marrone penetrante.

"Oggi vado a lavoro in moto, vuoi che ti accompagni io?" chiese Elijah al figlio. Effettivamente la giornata era fresca ma parecchio soleggiata, almeno a giudicare dalle prime ore del mattino.

"Prendo la macchina, avevo promesso a Andrew che sarebbe venuto a scuola con me oggi" disse rifiutando educatamente l'invito, senza però mai rivolgergli direttamente lo sguardo.

"E' in strada, mi annoiavo a posare l'altra macchina in garage ieri sera" confessò Elijah.

"Ogni volta sempre la stessa scusa" intervenne Laura, "mi passa a prendere una collega stamattina, sarei venuta volentieri io con te" dopo essersi infiltrata nella discussione diede una pacca sulla spalla del marito prima di recuperare la borsa, pronta per uscire.

Laura salutò il marito e il figlio dunque uscì di casa. Caleb stava sistemando le sue ultime cose al piano di sopra quando la voce del padre prese ad echeggiare su per le scale.

"Sto andando, mi raccomando" disse, "e non fate troppo tardi".

Caleb non disse nulla, sentì il rumore della porta di casa che andava a chiudersi. Nell'arco di pochi minuti uscì di casa anche lui e raggiunse la Volkswagen Polo bianca davanti al marciapiede di casa. Prese il telefono, aprì Whatsapp e inviò un messaggio vocale a colui che era registrato come Andrew Hughas.

"Sto partendo ora da casa, dammi cinque minuti" disse avvicinando il cellulare alla bocca. Prima di mettere in moto la macchina ricevette un pollice in su.

Le strade andavano lentamente a prendere vita ma non sarebbero mai diventate troppo trafficate, almeno non in quella zona residenziale. Caleb si fermò a tre Stop, prima di girare a destra e subito dopo a sinistra prima di Queen's Park. Dopo due incroci svoltò a sinistra e in dieci minuti raggiunse casa dell'amico.

Quella zona era molto simile alla zona in cui Caleb abitava, tranne che per la presenza di qualche negozio vicino il parco e per le colorazioni che andavano su un bianco più chiaro e un blu notte.

Dopo qualche istante un ragazzo dai capelli neri e dagli occhi azzurri salì in macchina. Caleb non gli rivolse lo sguardo neanche quando l'amico lo salutò, era intento a guardare due ragazze che per poco non investivano un anziano con il bastone. La casa di Andrew era recintata da un grande cancello nero e dei rampicanti verdi non permettevano di vedere oltre, doveva essere una casa molto grande, Caleb non oltrepassò mai il cancello.

"Buongiorno!" esclamò nuovamente e con più veemenza il giovane dagli occhi azzurri. Si allacciò la cintura e la macchina partì. L'altro era un ottimo pilota.

"Sì, buongiorno..." sospirò Caleb intento a praticare un'inversione a u.

"Non tutta quest'allegria" disse Andrew prendendo una cicca dal portaoggetti.

"Ho avuto una discussione con Kay ieri sera, le solite stronzate, a volte credo che non sia capace di badare a sé stessa".

"A volte credo che tu debba smetterla di preoccuparti così per lei" intervenne Andrew.

"E' la mia migliore amica" aggiunse Caleb.

"Sì, e basta. E' solo la tua migliore amica. Potrei anche invidiare il vostro rapporto ma non puoi sempre esserci tu a 'proteggerla', insomma... Questa è la sua vita, smettila di impicciarti" concluse il passeggero.

Caleb non fu in grado di replicare, si limitò a fare un segno di dissenso con la testa e Andrew sorrise sarcastico. I due impiegarono venti minuti prima di raggiungere un grande parcheggio prima del centro. Lì avrebbero lasciato l'auto e proseguito a piedi. In centro non si potevano percorrere le strade in auto a meno di una qualche speciale autorizzazione quindi occorreva spostarsi a piedi o in bici.. La scuola comunque non distava molto dal parcheggio. Una ragazza dagli occhi e dai capelli scuri che tendevano al castano vide Caleb e Andrew e si avvicinò. Lì salutò entrambi, ma Caleb venne trattato con molta più freddezza.

"Kaelee Watson!" esclamò Andrew tra le sue braccia, "che piacere passeggiare con te" guardò Caleb che aveva lo sguardo basso e disinteressato, "beh, il piacere è sicuramente mio".

"Dovrebbero essere tutti gentili come te" ammiccò Kay.

Capitolo 3 - Frank Highler.

I tre amici si incamminarono verso la scuola, erano i primi giorni del loro ultimo anno. Percorsero una serie di stradine in pietra lavica prima che le vie si aprissero in un lungo viale asfaltato che conduceva verso la scuola, sembrava una reggia.

Circondata dal verde la High Frank Highler School si sviluppava su tre piani, non sembrava affatto una scuola bensì la dimora di un qualche uomo famoso e potente. Ed effettivamente lo era. Era - appunto - la reggia del signor Frank Highler, uno dei signori più influenti degli Stati Uniti D'America nel ventesimo secolo. Egli partecipò alle due grandi guerre del Novecento assumendo, per i suoi successi militari e soprattutto morali, un qualche titolo nobiliare che faceva di Garaway una città sotto la sua custodia. Egli era particolarmente ben visto e stimato, su di lui circolavano molte storie che riguardavano la guerra. Si racconta che abbia visto morire sotto i suoi occhi tre dei suoi quattro figli durante un attacco tedesco e che sia stato in grado di riprendere il controllo di una città fondamentale per la successiva vittoria, da solo, il giorno dopo. Divenuto il custode di Garaway cercò di controllare la politica cittadina intervenendo frequentemente e diventando consigliere a vita. Fece crescere Garaway a livello esponenziale fino a quando la moglie e il suo ultimo figlio morirono in modo inspiegabile. Circolano molte leggende anche su questa pagina della sua vita, alcune storie raccontano che sia stato proprio Sir Highler ad uccidere la moglie dopo esser venuto a conoscenza dei suoi frequenti tradimenti durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. Secondo la stessa storia l'ultimo figlio, tentando di uccidere il padre, rimase mortalmente ferito. Altre leggende raccontano storie molto fantasiose, magia, incontri del terzo tipo o contatti con lo spirito del fondatore. Secondo queste ultime, per colpa dello spirito, Highler perse la testa, uccise la sua famiglia e scomparve nel nulla. Di vero c'è che Sir Highler scomparve davvero a metà degli anni sessanta, di lui non si ebbe più alcuna notizia. Nel testamento c'era riportato che egli avrebbe donato ogni suo bene alla città di Garaway e ai suoi cittadini e che della sua reggia avrebbe voluto farne una scuola per - come riportato - coltivare e rendere grandi le giovani e incredibili menti della città, affinché possano combattere le assurdità e le ingiustizie del vecchio mondo. Paranoie di un vecchio pazzo.

I tre amici raggiunsero così la scuola. Erano in perfetto orario. Kay guardò Caleb che sembrava ancora intento ad evitare il suo sguardo. Lei era tranquilla. Lui era agitato e intimorito dal fatto che i loro sguardi avrebbero potuto incontrarsi.

"Non c'è modo migliore di iniziare la giornata se non con il tuo migliore amico che evita il tuo sguardo, probabilmente consapevole di essere solo uno stupido" così Kaelee si espresse su Caleb guardando però Andrew. Quest'ultimo accennò un sorriso e rivolse lo sguardo verso Caleb che saliva le scale davanti a loro, si aspettava una qualche risposta. Ma lui rimase in silenzio, si sentì probabilmente in qualche modo colpito. Ma Kaelee evitò una qualsiasi ripresa della discussione, aveva già vinto con quegli attimi di silenzio. Un ragazzo e una ragazza si fiondarono su di loro, sorridenti.

"Kay, non puoi capire quanto mio padre sia ottuso" esordì la ragazza con i capelli scuri.

"Sam, non vuole mandarti alla festa?" chiese Kaelee, la ragazza annuì.

La ragazza dai capelli neri e dagli occhi azzurri era Samantha Walker, la migliore amica di Kaelee. Il ragazzo che era venuto incontro a Andrew e Caleb era invece Matthew Jonas, il loro migliore amico.

Samantha era una ragazza carina, a modo, consapevole di se stessa e con una parlantina invidiabile. Matthew invece aveva gli occhi verdi e i capelli di un biondo spento, e solo questo spiegava il perché parecchie ragazze gli corressero dietro. Il cappellino tra i capelli biondi era immancabile nel suo outfit. I cinque erano un bel gruppo di amici.

"Non so sinceramente cosa passi per la sua testa" riprese Samantha, "fino a ieri sembrava tutto apposto...".

I cinque arrivarono così al loro piano, infondo al corridoio, arredato da grandi armadietti e scaffali, un ragazzo fece un cenno a qualcuno. Kay si voltò in fretta dopo aver ricambiato il saluto.

"E' arrivato" sussurrò sorridendo ai suoi amici.

"Che allegria!" Bisbigliò spento Caleb. Abbastanza forte però da essere sentito. Kay che stava facendo per andarsene gli si avvicinò e gli puntò due dita al petto.

"Non so che razza di problema tu abbia, anzi..." Kay piegò la testa di lato, "lo so qual è! Le tue assurde paranoie! Dovresti essere contento se la tua migliore amica ha trovato il ragazzo giusto".

"Se il suo ragazzo non fosse quella specie di rifiuto della società potrei anche esserlo" disse Caleb agitato, come se le parole fossero state pesate, pensate e finalmente pronunciate.

Kay esitò, lo guardò negli occhi, fu evidentemente colpita ma non ebbe la forza di rispondere. Senza aggiungere altro raggiunse il suo ragazzo in pochi secondi, il giovane muscoloso dai capelli biondi venne preso per mano e trascinato via. Caleb osservò tutta la scena.

"Che espressione da vecchio bradipo ritardato che si ritrova, dovrebbero picchiarlo, magari lo aiutano" disse sottovoce Caleb. I suoi due amici e Samantha riuscirono comunque a sentirlo. August Forbben, il ragazzo di Kaelee, era il classico ragazzo palestrato, amante del look e fanatico dell'apparire.

Caleb rivolse lo sguardo ai suoi amici, ancora contrariati per le parole dette pochi istanti prima.

"Ma..." balbettò, "nessuno di voi ama quel ragazzo, anzi credo che lo odiate un po' tutti, perdonatemi se sono l'unico capace di esporsi". Così Samantha lo guardò negli occhi avvicinandosi.

"Noi non amiamo Gus..." venne interrotta.

"Gus..." Caleb iniziò a ridere sottovoce scuotendo la testa.

"Noi non amiamo Gus" riprese Sam più convinta e ferma, "noi amiamo Kay e siamo con lei, qualsiasi cosa scelga di fare. Anche se sceglie di frequentare un ragazzo che non approviamo ma che la fa stare bene" sospirò, "è quello che dovresti fare anche tu".

Caleb spalancò gli occhi e scostò la testa, visibilmente irritato.

"Quello che dovrei fare non è affar tuo, a quanto pare non sono abbastanza carismatico per essere vostro amico" sorrise sarcastico, rivolse così lo sguardo verso Andrew e Matthew alla ricerca del supporto che cercava. Nessuno dei due parve approvare le sue parole.

"Andate tutti quanti al diavolo" Caleb andò via, dando una leggera spallata a Matthew superandolo.

Il ragazzo era su tutte le furie, migliaia di pensieri affollavano la sua testa, non erano solo Gus e Kay, non era solo la coppia, era tutto ciò che ci girava intorno. Augustus era molto conosciuto all'interno della scuola, frequentava la gente 'giusta' nei posti 'giusti'. Quella fra Caleb e Kaelee era un'amicizia particolare, per anni era sembrato che non riuscissero a fare a meno l'uno dell'altra.

E forse era proprio questo, Caleb teneva a Kay più di quanto tenesse a se stesso.

Nel tragitto verso la classe, percorso da solo, Caleb riprese a pensare a quello che gli aveva detto poco prima Andrew. Quella era la vita di Kaelee, aveva diritto a prendere le sue scelte, giuste o sbagliate, l'unico compito di Caleb sarebbe stato quello di esserci, di starle accanto nei momenti più brutti, per quelli belli c'era già gente che - lui ne era sicuro - quando le cose si sarebbero complicate l'avrebbero lasciata di nuovo sola.

Entrato in classe si sedette al suo posto, quel lunedì avrebbe seguito la prima lezione, storia, insieme a Matthew.

Pochi secondi dopo arrivò proprio l'amico che, con calma e tranquillità, andò a sedersi nel banco accanto a Caleb. Quest'ultimo si girò verso di lui, Matthew fece l'occhiolino, come a dire che era tutto apposto.

Pochi secondi dopo entrò in classe il professor Alan Thompson, docente di Storia. Era giovane ed esperto, misterioso ed affascinante. Un bel tipo secondo le ragazze della scuola. Sicuramente a Caleb non faceva lo stesso effetto che sulla ragazza in prima fila, emozionata come nel vedere uno degli elementi di un'amata boyband.

Il professor Thompson si avvicinò alla cattedra, aveva una strana espressione. Aveva sempre avuto quel fascino misterioso ma quel giorno era diverso, sembrava perso nei suoi pensieri, lo sguardo però era fermo e duro.

"Ragazzi..." esordì schiarendosi successivamente la voce, "oggi parleremo della prima guerra mondiale" fissava il vuoto. Come se le parole uscissero automaticamente dalla sua bocca, come se non volesse essere lì, come se fosse successo qualcosa.

Caleb lanciò immediatamente un occhiata a Matthew, anche l'amico sembrava colpito dall'atteggiamento del professore, ben distante dal suo modo di fare convinto, sicuro e capace di rendere qualsiasi argomento interessante.

A dire il vero tutta la classe era rimasta colpita, tutti, chi da più tempo di altri, avevano imparato a conoscerlo.

Le lezioni di quel giorno finirono alle quattordici.

"Stasera come andate alla festa?" chiese Matthew, erano tutti riuniti all'ingresso della scuola, anche Kaelee con Augustus.

"Io sono con Augustus..." disse Kaelee prima di essere interrotta.

"Con la splendida Porsche di papà, ancora funziona?" intervenne Caleb. Era la prima volta che Augustus si trovava insieme agli amici di Kay, nelle relazioni precedenti sembrava voler prendere le distanze.

"Certo Laxalt, tuo nonno ha fatto un lavoro straordinario potenziandola, mio padre lo ha pagato molto bene" Gus sorrise, Kaelee era quasi incredula.

"Ma voi due vi conoscete?" chiese.

"Probabilmente da prima che ci conoscessimo noi tesoro" rispose Augustus anticipando Caleb che, invece di parlare, sospirò. Notando la sua espressione Kaelee continuò a parlare.

"Se qualcuno vuole venire con noi" propose, "Matthew, Gus passerà a prendermi alle nove questa sera, poi andiamo da Samantha, considerando che abitate a due isolati di distanza possiamo passare a prenderti noi" così Matt annuì.

"E io passo a prendere Andrew" aggiunse sottovoce Caleb.

"A dire il vero non credo di poter venire stasera, ho una faccenda da sbrigare con mio zio" si scusò il diretto interessato.

"Splendido, ci andrò da solo" disse Caleb stizzito.

"Possiamo darti un passaggio noi, Caleb" tentò Kaelee, forse sembrava voler riallacciare i rapporti dopo la litigate della notte passata o forse voleva far finta che nulla fosse successo.

"E farvi attraversare tutta la città? Non fate tardi, ci vediamo lì" fece per andarsene.

"Ma che razza di problemi ha il tuo amico?" chiese Augustus alla sua ragazza senza assicurarsi che Caleb fosse abbastanza distante, infatti lo sentì ma non si voltò.

"Probabilmente manie di protagonismo" concluse Kaelee. Caleb sentì anche questo ma non si voltò, era stato colpito ancora una volta. Proseguì dritto, verso il parcheggio.

 

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