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Autore: Rohhh    02/06/2017    2 recensioni
La ventunenne Ashley, dopo essere stata cacciata via da casa da sua madre ed essersi ritrovata completamente sola in una città a lei sconosciuta, ha riscoperto la serenità che cercava nel suo nuovo gruppo di amici, conosciuto grazie al fortunato incontro con Terence, un ragazzo gentile e premuroso e sua sorella minore Michelle, che le ha offerto una stanza nell'appartamento che condivide con altre tre ragazze. Con un lavoro che le permette di mantenersi gli studi che ha sempre desiderato e la vicinanza delle amiche, tutto sembra procedere liscio per Ashley, ma il ricordo del suo triste passato arriva spesso a tormentarla e l'unico che misteriosamente riesce a darle sollievo da quei pensieri è Matt, un ragazzo odiato dai suoi nuovi amici per motivi non ben chiari e considerato da loro come un vero e proprio nemico da cui stare alla larga. Ashley, nonostante sia conscia della fama del ragazzo nel suo gruppo, in un momento di disperazione e debolezza, finisce per cedere e commettere con lui un errore che la perseguiterà e che presto finirà per pagare caro.
Ma, forse, non tutto ciò che sembra perduto per sempre lo è davvero...
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Ciao a tutte!
Ho avuto un po' di giorni di tregua finalmente e così ho deciso di approfittarne e pubblicare subito, con i miei vecchi tempi di aggiornamento! Spero di avervi fatto cosa gradita e ringrazio come sempre chi mi segue e le nuove che si sono aggiunte!
A presto!

Cap. 15 Scambio equo

 

«Sento che la mia testa sta per esplodere!» si lamentò Michelle, piegata sul tavolo della cucina, con la faccia spiaccicata sulla tovaglia e gli occhi chiusi in un'espressione sofferente.

«Ieri hai proprio esagerato con l'alcool!» constatò piatta Beth, continuando placida a rigirare la cannuccia dentro al suo thè freddo.

«Tranquilla, tesoro, ho qui un rimedio che ti rimetterà subito in sesto!» cinguettò Colleen, dirigendosi verso il tavolo e piazzando davanti alla faccia di Michelle una tazza colma di una sostanza di incerta identificazione.

«Che cos'è?» biascicò disgustata la destinataria di quell'intruglio, facendo una smorfia sdegnata dopo averlo annusato e lasciando intuire la sua perplessità.

«Non si chiede il contenuto, è un segreto! Ma fidati, mi ha salvato il culo un sacco di volte durante le mie sbronze adolescenziali, quindi bevilo e poche storie!» la incoraggiò sua cugina, ostentando la sua esperienza sul campo.

Michelle fissò con poca voglia la tazza, poi sbuffò, capendo di non avere molta scelta e ingoiò tutto d'un fiato il contenuto.

«Va meglio?» chiese Ashley alla sua sinistra, impegnata a sorreggersi la testa con una mano. Aveva dormito più o meno tre ore quella notte, era distrutta e aveva delle occhiaie terribili.

Dopo il piccolo incidente di Terence causato da Matt, gli eventi avevano preso una piega inaspettata e lei era passata dall'essersi ripromessa di evitare il biondo per non tradire il suo gruppo di amici, al ritrovarsi ad assaporare il bacio che lui le aveva scoccato quella stessa notte.

Davvero un salto molto coerente.

«Mi viene da vomitare» mugolò Michelle, portandosi istintivamente una mano alla bocca, mentre Melissa osservava la scena stranita, Beth soffocava di nascosto una risata e Colleen sospirava rassegnata.

«Quanto sei esagerata! Dalle tempo, funzionerà!» insistette l'artefice della bevanda prodigiosa, prendendosi una serie di improperi poco carini da Michelle.

«Che serata del cazzo! Ho solo rimediato qualche numero di telefono e mio fratello si è beccato un drink in testa! - esclamò la mora, poi si volse verso la rossa al suo fianco - A proposito Ashley, tu eri con lui, hai per caso visto chi è stato quell'idiota?» le domandò, facendole perdere un battito.

«No, non sono riuscita a vedere. C'era così tanta gente in giro, era impossibile capirlo!» mentì, salvandosi la pelle e salvandola anche a quel cretino e incosciente di Matt. Trattenne a stento un sorriso che voleva imporsi sul suo viso al ricordo di quel momento.

«Sapete chi ha visto Dean, quella sera, in mezzo alla confusione? - intervenne allora Beth, riaggiustando la sua crocchia di capelli tenuta sù solo da una matita – Matt! Mi ha detto che era lì da solo, senza i suoi amici. Non è strano?» continuò, mentre Ashley sentì i muscoli irrigidirsi e le viscere attorcigliarsi e tuttavia si sforzò di mantenere l'aria annoiata e stanca con cui si era alzata quella mattina.

«Certo che è strano! Cioè, stiamo parlando di quello scapestrato di Matt in un locale chic e frequentato da gente di un certo tipo. Cosa diavolo ci faceva lì dentro? Non è un posto che frequenta abitualmente, avrà avuto qualche buon motivo a portarlo lì!»» fece notare Colleen, i pettegolezzi la facevano accendere più del rosso fuoco della tinta dei suoi capelli.

«Di che vi meravigliate? - si intromise Michelle, che sembrava lentamente riprendersi dai postumi della sbronza – evidentemente andava dietro qualche troietta sofisticata!» precisò, col solito simpatico disprezzo che colorava la sua voce quando parlava di lui.

Ashley ascoltò in silenzio la conversazione surreale che si stava consumando davanti a lei, mentre vari interrogativi si susseguivano nella sua testa.

Che ci era andato a fare Matt in quel posto? Se aveva ragione Michelle ed era in compagnia di qualche ragazza, come mai era finito a toglierla da quella situazione imbarazzante con Terence, per poi baciarla in giardino?

Possibile si trovasse lì proprio per cercare lei? E come faceva ad essere sicuro di trovarla lì?

La risposta le arrivò subito dopo, quando il suo sguardo cadde proprio su Melissa, che stranamente la fissava leggermente preoccupata.

Poteva essere stata lei a informare Luke e il resto era facile da immaginare, o forse si stava solo facendo troppe paranoie e doveva smetterla di pensare che le scelte di Matt ruotassero dietro alla sua vita.

Ok, si erano scambiati quel bacio che l'aveva fatta sentire per un attimo sgombra da ogni tipo di pensiero e anche piuttosto sù di giri, ma quello non significava proprio nulla, nessuna farfalla nello stomaco o sentimento romantico in corpo.

La gente si baciava in continuazione nel mondo, per migliaia di motivi diversi, e lei aveva ormai ampiamente superato l'età in cui un bacio bastava a far sognare già una lunga storia d'amore.

La prima e ultima volta che era successo era una quindicenne spensierata e poi non era finita esattamente rose e fiori.

Semplicemente in quel momento si erano sentiti in vena di farlo ed era accaduto, tutto molto bello ed eccitante ma amen, pace, finito.

E poi Ashley era convinta che Matt una ragazza l'avesse già, l'aveva più volte visto tra le braccia di una bionda molto carina e il fatto che l'avesse baciata non significava proprio nulla. Con il fascino che si ritrovava quel ragazzo, non si sarebbe meravigliata a scoprire che era sua abitudine giocare con più mazzi di carte. Non le piaceva trarre conclusioni affrettate, farcite da pregiudizi basati solo sulle apparenze, quindi le sue erano solo logiche supposizioni, che tra l'altro non le interessavano visto che la situazione sentimentale di Matt era l'ultima cosa che la preoccupava in quel momento.

In ogni caso quelle chiacchiere poco gentili su di lui la misero di cattivo umore e la infastidirono, così pensò bene di tornare in camera per riprendere le forze. Tra qualche giorno avrebbe iniziato l'università, e non poteva arrivarci in condizioni pietose.

«Io vado a riposare un po', ragazze, a dopo!» si congedò, sparendo subito nel corridoio.

Michelle la osservò con una punta di sospetto sul volto, poi guardò le altre e manifestò i suoi dubbi.

«Ashley non vi sembra strana, ultimamente?» domandò, cercando conferme dalle altre coinquiline, che si scambiarono qualche sguardo incerto.

Beth scrollò le spalle, facendo capire che a lei sembrava tutto normale, Colleen assottigliò gli occhi, nel tentativo di ricordare qualche comportamento anomalo, visto che in casa passava poco tempo e non aveva avuto modo di osservare Ashley a lungo.

«Ma no, a me non pare. É solo un po' nervosa per l'università, è tutto nuovo per lei ed è una cosa che aspetta da tempo, quindi è normale che sia in ansia.» corse in sua difesa Melissa. Per quanto anche lei non fosse troppo convinta della trasparenza di Ashley, la ragazza si era dimostrata un'amica con lei e non aveva intenzione di tradirla, dando man forte ai sospetti di Michelle.

Fu contenta quando il discorso cadde miseramente ed Ashley smise di essere l'oggetto principale della discussione.

 

 

Ashley si affacciò dalla finestra della sua camera, poggiò i gomiti sul davanzale e puntò lo sguardo al cielo nero che sovrastava i tetti. Qualche stella pulsante intermezzava l'oscurità e rendeva meno opprimente perdersi in mezzo a quel mare nero. Ashley sorrise, nonostante l'ansia che le rendeva pesante il respiro, nel pensare che lei, lassù, aveva la propria stella a proteggerla e farla sentire meno sola.

Suo padre era da qualche parte là sopra, ne era sicura, e vegliava su di lei, anche se a volte le sue scelte erano un completo disastro e non la rendevano fiera di sè stessa.

' Chissà se riuscirò a renderti orgoglioso di me' pensò intensamente, giungendo le mani e chiudendo gli occhi, come in preghiera.

Lui sarebbe stato felice di vederla realizzare le sue passioni e non voleva deluderlo, non se lo sarebbe mai perdonato.

Gli occhi le si riempirono di lacrime, l'incertezza cercò di avere la meglio e un forte senso di inadeguatezza le serrò la gola.

Il rumore del cellulare la ridestò; un messaggio lampeggiava ed Ashley si affrettò a controllare; sospirò quando capì che si trattava di Matt e le sue dita tremanti di sensi di colpa lessero il testo.

«Terence alla fine è riuscito a riprendersi dallo shock subito ieri sera?» recitava.

Ashley sorrise, si allontanò dalla finestra e si sedette sul letto per rispondere. Matt aveva rotto il silenzio per primo e la rossa ripensò a tutti i discorsi del mattino e alla sua presenza in quel locale, senza comunque riuscire a comprendere.

«Sì, ma se l'avesse scoperto gli avresti dato un altro buon motivo per odiarti» rispose lei, digitando velocemente le lettere.

Non si aspettava un'ulteriore risposta ma Matt la smentì.

«Ieri credo di avergli dato più di un nuovo motivo per farlo» scrisse, misterioso, ma Ashley non faticò più di tanto per cogliere quell'allusione. Se solo Terence avesse saputo del bacio tra loro probabilmente la sua reazione non sarebbe stata tanto pacifica.

«Già» tre sole lettere, nessuna in più ne serviva per confermare quello che era successo.

Tutto tacque dopo quel breve scambio di battute, Ashley si mise a letto, riflettè su quegli eventi, sulle sue sensazioni, sul peso che si portava sul cuore e, prima di addormentarsi, decise che Matt l'aveva fatto una volta in quel locale che probabilmente non sopportava, ma adesso toccava a lei andarlo a cercare.

 

 

Matt non si sorprese più di tanto quando, il giorno dopo, dietro la porta del suo studio malmesso, trovò Ashley ad attenderlo, il viso serio che non faceva trapelare alcun nervosismo, le braccia incrociate strette al petto e un piede che tamburellava, impaziente.

Si prese un momento per osservarla e memorizzare quel momento, lei, testarda e orgogliosa, in piedi dietro la sua porta, in barba a qualunque rischio o preconcetto.

Sorrise compiaciuto, poi diede uno sguardo al lavoro sul tavolo e decise che poteva aspettare.

«Ti prendo il casco, ci facciamo un giro» le disse soltanto, nessun saluto tra loro, nessuna inutile parola di circostanza. Si capivano già così, senza fronzoli superflui e frasi fatte.

 

La terrazza su cui, solo qualche tempo prima, avevano consumato il ghiacciolo che per la prima volta li aveva convinti a scoprirsi, quel pomeriggio era più deserta del solito, complice la fine della bella stagione e l'inizio delle scuole.

Pochi ragazzi qua e là e il solito sole meno acceso che si preparava per sprofondare all'orizzonte.

Ashley puntò lo sguardo su Matt, lo sorprese intento a guardare un punto indefinito, come assente o distratto, e scorse nei suoi occhi blu qualcosa di strano, una venatura triste e un'espressione pensierosa così impercettibile da risultare invisibile per chi non lo conoscesse a fondo.

Non che lei fosse sua amica o una sua confidente intima, ma la loro strana empatia aveva fatto il resto, dandole quel 'superpotere' per il quale entrambi sembravano capirsi al volo, sebbene i loro mondi si fossero incrociati da poco piú che un mese.

Aprì bocca per chiedere, ma lui, per casualità o per una prontezza di riflessi, l'anticipò.

«Scommetto che stai a tormentarti per l'inizio delle lezioni» disse all'improvviso, leggendo le sue paure.

Ashley abbassò lo sguardo, diede le spalle al cielo e cercò di respirare. Non aveva nessun motivo plausibile per mentire, così decise di farlo per l'ennesima volta, di spogliarsi davanti a lui e vaffanculo a tutto.

«In questo periodo ho così tanti pensieri. Non che sia stato diverso negli ultimi mesi ma adesso si è aggiunta anche questa! Ho paura di non essere all'altezza, di non farcela, di deludere mio padre anche se non c'è più e inoltre ci sono Terence, Michelle e il gruppo, il fatto che non ti sopportano – confessò, includendolo nel mucchio - cazzo a volte vorrei solo non dovermi piú sentire di continuo macigni addosso, vorrei poter essere leggera, solo per un attimo, chiedo troppo?» domandò stanca, rivolgendosi a lui come in cerca di un aiuto implicito.

Matt venne rapito dai suoi occhi castani così belli e in tempesta e decise che qualcosa doveva pur farla, utilizzando i suoi metodi.

Si avvicinò ad Ashley con passo felpato e si posizionò di fronte a lei, poi lanciò un'occhiata veloce dietro il parapetto della terrazza.

«Se è questo che vuoi, ci penso io» dichiarò sicuro e senza lasciarle il tempo di obiettare o chiedere spiegazioni le posò le mani sui fianchi e la spinse indietro, fino a portarla con la schiena contro il muro.

Ashley si fidava di lui ma quei suoi movimenti strani e la sua frase misteriosa la misero comunque in agitazione, così cercò di svincolarsi, almeno per sapere quale altra diavoleria gli stesse passando per quella testa imprevedibile.

«Che cosa...che fai? Matt..si può sapere cosa diavolo stai combinando?» si ribellò, facendo resistenza come poteva contro la presa del biondo attorno ai suoi fianchi.

«Ehi, vuoi stare calma? Ashley, guardami! - la riprese lui, tenendola gentilmente ferma per le braccia e ottenendo finalmente la sua attenzione – voglio solo aiutarti a stare meglio, se solo me ne dessi la possibilità» le spiegò, avvicinandosi e incatenando i suoi occhi a quelli di lei, nel tentativo di farla calmare.

Parve riuscirci perché Ashley rilassò i muscoli e si arrese sotto il tocco delle sue mani, lo fissò e tirò un lungo sospiro esasperato, senza interrompere neanche per un attimo il contatto visivo con Matt.

Lui, lo specchio dei suoi dolori, senza più un passato esattamente come lei, l'unico capace di comprendere il suo disastroso stato d'animo e di darle sollievo, fosse anche solo per un'ora o due, con i suoi modi non ordinari e spesso incomprensibili.

Non poteva più ignorare quel filo ingarbugliato e ancora piuttosto fragile che ormai la teneva unita a lui come un cordone ombelicale invisibile, che entrava fin dentro le loro anime e le metteva in comunicazione. Il suo sguardo si addolcì di fronte all'azzurro sconfinato degli occhi di Matt che, quel giorno, dietro alla loro solita sfrontatezza nascondevano una sfumatura diversa, un'inquietudine che faceva male ad Ashley, come se fosse direttamente lei a provarla, anche se non riusciva a capire di cosa si trattasse.

Distratta dal suo volto, lentamente, lasciò che le braccia di lui le circondassero i fianchi prima di stringerli forte e sollevarla da terra fino a metterla a sedere sul bordo del muretto di cemento, spezzando quello stato di estasi e scatenando nuovamente il suo panico più incontrollato.

Emise un urlo e istintivamente si sporse in avanti, gettandosi contro Matt e aggrappandosi alle sue spalle, in preda al terrore.

«Il tuo aiuto consiste nel buttarmi di sotto?» gli chiese allarmata, facendo l'errore di dare un'occhiata veloce al vuoto alle sue spalle e finendo così per attaccarsi ancora più violentemente a Matt, l'unico appiglio che in quel momento, dal suo punto di vista catastrofico, la teneva lontana da una fine orribile, spiaccicata sull'asfalto.

Matt scoppiò a ridere per il modo estremamente drammatico ed esagerato con cui la ragazza aveva esternato quel pensiero assurdo, ma continuò a tenerla abbracciata per tranquillizzarla.

«Ashley, ero convinto avessimo ormai superato la fase in cui mi credevi uno spietato serial killer» – le disse ironico, inarcando un sopracciglio con una finta aria offesa mentre, con un notevole sforzo, riuscì a farle allentare la sua presa da piovra assassina in modo da poterla guardare in viso.

«Non sei nella posizione di poter fare dell'umorismo!» borbottò Ashley, con un'espressione a metà tra il furioso e il terrorizzato, impegnandosi di risultare minacciosa mentre tremava come una foglia.

«Prova a fidarti di me, vedrai, ne vale la pena! Devi solo lasciarti andare» le sussurrò all'orecchio, solleticandole il collo coi capelli e inebriandola col suo respiro caldo.

La voce rassicurante del ragazzo unita ai brividi, causati dalle carezze involontarie che la vicinanza del suo viso all'orecchio le aveva provocato, placarono il suo nervosismo ed Ashley, seppur con una buona dose di riluttanza ancora in corpo, decise di fidarsi di lui e scoprire cosa aveva in serbo per lei e se avrebbe funzionato come continuava a ripetere.

«Allarga le gambe» le suggerì piano, facendole strabuzzare gli occhi.

«Cosa? Puoi ripetere?» gli domandò incredula e sconvolta, o l'udito cominciava a farle cilecca, o i desideri più nascosti e proibiti del suo subconscio avevano ben pensato di farsi vivi proprio in quel momento inopportuno, mentre stava seduta sospesa a un paio di metri dal terreno.

Le labbra di Matt si piegarono in un sorriso sbilenco fin troppo ambiguo.

«Non ti facevo così maliziosa – la provocò, facendola arrossire violentemente – ho detto di allargare le gambe perché dovresti farlo per scavalcare il muro, anche se... » lasciò appositamente la frase a metà in modo che l'immaginazione di Ashley potesse galoppare fin dove aveva intenzione di spingersi, in quel sottile gioco di seduzione che imperversava tra loro in maniera sempre più evidente.

«'Anche se' cosa, idiota?!» raffreddò subito l'atmosfera Ashley, indispettita e fiera, senza la minima intenzione di fargli trapelare quanto, in realtà, quella sua allusione velata le avesse stuzzicato la fantasia e una serie di immagini poco caste che la turbarono non poco.

Quella situazione non poteva - e non doveva- complicarsi più di quanto già non fosse per colpa dell'attrazione fisica che ormai era innegabile esistesse tra loro; era proprio fuori discussione.

Si accorse troppo tardi che, pur di non vedere quel viso tentatore, aveva obbedito ciecamente alle sue indicazioni e si era girata dalla parte opposta a quella di Matt, portando le gambe penzoloni dall' altra parte del parapetto.

Le mancò l'aria quando abbassò lo sguardo sotto di lei e realizzò di essere ad un passo da un volo potenzialmente mortale.

La sua fobia delle altezze si manifestò più forte di prima ed Ashley prese a dimenarsi e strillare ma Matt, prevedendo quella reazione da parte della rossa, l'aveva anticipata e adesso la stava abbracciando da dietro, tenendola saldamente a lui per impedire alla sua agitazione di metterla a rischio.

«Fammi subito scendere da quassù, subito! Non sto scherzando Matt, non è divertente, sono terrorizzata!» si lamentò Ashley, in preda a una crisi isterica e col respiro affannato.

«Calmati e ascoltami! Se continui a muoverti peggiorerai le cose! Ci sono io qui che ti tengo, non ti succederà nulla, ok? - cercò di rassicurarla, col viso sporto in avanti da sopra la sua spalla mentre Ashley smise di urlare e si limitò a emettere qualche mugolio di insofferenza – Brava, così va meglio! Cerca di rilassarti, ci sono io con te, non puoi cadere, non lo permetterei mai, perciò adesso respira e concentrati su altro, prova per una volta a osare, a rischiare!» le propose, la sua voce era calma e controllata, contro ogni previsione riuscì a ispirarle sicurezza ed Ashley provò a seguire i suoi consigli, respirò più volte, il battito del suo cuore rallentò e almeno un po' di ansia la abbandonò.

Dovette però dargli torto per la parte in cui la invitava a osare: continuare a frequentarlo e addirittura averlo baciato rappresentavano già qualcosa per cui rischiava abbastanza, ad essere onesti pensava non fosse necessario aggiungere altro per aumentare il livello di adrenalina nella sua vita.

«Concentrarmi su cosa? Tipo su quanto sei fuori di testa? - sbottò con poca gentilezza, dimostrando di avere di nuovo fiato per parlare e addirittura la forza di fare dell'ironia, nonostante il panico – e io sono ancora più pazza a continuare a darti ascolto!»

Matt sorrise sulla guancia di Ashley, troppo impegnata a farsi prendere dalla paura per accorgersene, poi mosse le mani sulla pancia della ragazza e la strinse ancora di più a sè.

«Dicevi di averne abbastanza dei pensieri e di volerti sentire leggera? Beh, ti farò provare quella sensazione, ma ho bisogno della tua collaborazione. Se continui a insultarmi e ad agitarti sarà tutto inutile e non sai cosa ti perderesti» continuò a incoraggiarla, sentendo il torace di Ashley che si alzava e abbassava contro di lui, sempre più lento e regolare.

«Se ne esco viva, giuro che è l'ultima volta che mi coinvolgi nelle tue follie!» lo minacciò mentre teneva la testa in alto per evitare accuratamente di guardare anche solo per sbaglio il vuoto sotto le sue gambe.

Bugiarda.

«Sì, si, ok, la prossima volta puoi mandarmi affanculo all'istante ma adesso...per favore...basta parlare – le intimò Matt, abbassando il tono della sua voce – innanzitutto respira profondamente, tante volte...inspira...espira, coraggio!» cominciò a darle delle istruzioni, che Ashley eseguì anche se con qualche perplessità. In ogni caso da quella posizione non aveva scelta, quindi era meglio assecondarlo e porre fine al più presto a quella tortura.

«Adesso chiudi gli occhi e concentrati solo sulle sensazioni attorno a te, non pensare a nient'altro. Va tutto bene, ci sono io qui e non ti lascio, ok? Non ti abbandono, Ashley» bisbigliò Matt al suo orecchio, le sue parole si conficcarono nel cuore di Ashley e le rimbalzarono in testa, riempiendola di una sensazione bella e dolce, che sapeva quasi di...casa, di protezione, di amore, tutte cose a cui pensava di non poter più avere diritto.

Di colpo realizzò di avere la schiena premuta contro il petto di Matt, caldo e confortante, le sue spalle solide le fungevano da rifugio così come era già successo altre volte duranti gli abbracci che si erano scambiati; il viso del ragazzo era proprio di fianco al suo, così vicino da poterlo sfiorare con la guancia e le provocava un piacevole solletico perché la sua era un po' ispida; poteva sentire i capelli piuttosto lunghi di lui carezzarle il collo e, prendendo un lungo respiro, percepì il suo odore, lo stesso che aveva sentito quel pomeriggio sdraiata sull'erba e che le riaccese d'improvviso i ricordi e le meravigliose sensazioni cristallizzate nella sua anima.

Incredibile come la paura e l'ansia provate fino a quel momento avevano avuto la capacità di soffocare e oscurare quasi completamente quell'infinità di meravigliose emozioni. Erano state sempre lì, accanto a lei, eppure non se ne era nemmeno accorta e fu così che Ashley scoprì una verità difficile da comprendere ma altrettanto banale e ovvia.

Tutto ciò che di più positivo la circondava, i teneri ricordi, le speranze, l'affetto di chi le rimaneva accanto, in realtà non la abbandonavano mai e, ogni volta che permetteva al buio e all'angoscia di prevalere, queste riuscivano ad occultarle ma non potevano eliminarle, non la potevano privare di tutto ciò che di bello la vita le avesse già offerto e dovesse ancora donarle.

Sì, era vero, non poteva evitare di lasciarsi andare allo sconforto in certo momenti ma, forse, la ferma certezza di avere sempre con sè un'aura di luce a proteggerla, l'avrebbe autata a far sì che quelle orrende ombre svanissero il più presto possibile.

Era sempre stato tutto a portata di mano e lo scopriva solo adesso, sopra un parapetto, sostenuta da quel ragazzo, che il destino pareva averle buttato addosso proprio per darle una lezione di vita o qualcosa del genere.

Annullate le brutte sensazioni tutto apparve più chiaro, Ashley si concesse al vento tiepido, lo sentì accarezzarle la pelle come un dolce amante mentre le gambe, che dondolavano libere nel vuoto, le trasmisero una forte sensazione di libertà, come se si trovasse fluttuante in aria e niente di ciò che appartenesse alla terra potesse scalfirla.

Chiuse gli occhi e finalmente la provò quella sensazione di leggerezza tanto decantata da Matt, non le aveva mentito, la sentiva chiaramente, le pareva di volare, di essere sospesa su una nuvola, distante da tutte le preoccupazioni, i problemi e lo schifo che le era toccato, col cuore lieve nel petto e il respiro lento e profondo, che ad ogni boccata le regalava ossigeno nuovo.

«Sembra...sembra di volare» mormorò d'istinto, con ancora gli occhi chiusi, completamente persa in quel viaggio.

Matt sorrise, si fece più vicino al suo orecchio, le scostò con una mano i capelli, facendo attenzione con l'altra di tenerla ben salda a lui.

«Infatti lo stai facendo, sei leggera e non esiste più nulla che possa farti del male, tu...sei meravigliosa, Ashley» sussurrò, e il suono delicato ma profondo della sua voce, aggiunse nuove sensazioni in lei.

Si concentrò sulle sue mani che le accarezzavano il ventre, sul suo petto che sentiva distintamente contro la schiena e all'estrema leggerezza di prima si unì un piacere fortissimo che le invase tutto il corpo, di natura molto meno spirituale ma ugualmente efficace.

Di colpo si ricordò che su quella nuvola non era sola, si voltò, aprì gli occhi e vide quello che poteva più o meno andare bene come angelo custode senza ali, con quei capelli chiari, gli occhi del cielo e il potere di creare la magia che stava vivendo e così, travolta da quello tsunami di emozioni, non resistette.

Portò indietro un braccio, intercettò la testa di Matt, insinuò una mano fra i suoi capelli, lunghi come piacevano a lei, li afferrò con forse un po' troppa irruenza, e spinse il viso di lui contro il suo, alla ricerca disperata della sua bocca, che trovò poco dopo, dischiusa e già pronta per perdersi in un bacio diverso da quello quasi innocente, sperimentato in quel locale solo pochi giorni prima.

Le loro labbra si rincorsero, in quella posizione forse un pizzico scomoda per baciarsi in maniera ordinaria, poi anche le loro lingue si sfiorarono e continuarono a farlo per minuti e, ad ognuno di quei tocchi intimi, un'ondata di fuoco pareva avvolgere ogni centimetro del corpo di Ashley. Inconsciamente la rossa portò l'altra sua mano a incontrare quelle di Matt, sempre impegnate a tenerla per la vita, e intrecciò le dita alle sue, muovendogli la mano in modo da trarne ancora più piacere, procurandosi delle carezze sempre più infuocate tanto che, ad un certo punto, si chiese se non fosse passata dal salire in paradiso allo sprofondare verso un meraviglioso inferno.

Esistevano solo loro due, stretti dinanzi a quel baratro, intenti ad alleviarsi il dolore a vicenda, a succhiarselo via ad ogni bacio, in quel modo forse scorretto ma perfetto per quello scopo.

Tutto funzionava, Ashley dimenticò ogni cosa, il fango nella sua vita non c'era più, sostituito da un benessere così intenso da stordirla e ubriacarla.

Matt era il suo anestetico per ogni tipo di sofferenza e paura perché lui le aveva provate in prima persona e sapeva come trattarle, era l'oppio, la panacea di ogni male, le faceva bene ed era tossico allo stesso tempo e si chiese se, ogni volta che si fosse sentita crollare, avrebbe potuto servirsene a suo piacimento.

Fino a che punto poteva essere così egoista da usarlo per quello scopo, da abbandonarsi a lui senza pensare alle conseguenze?

Forse, se avesse saputo che anche lui traeva il suo stesso sollievo quando i loro corpi si cercavano, allora si sarebbe sentita meno in colpa, sarebbe stato uno scambio equo, a quel punto.

Intanto la bocca di Matt lasciò la sua dopo un'ultima carezza umida, ma la sua delusione venne presto cancellata quando avvertì quelle labbra miracolose passare al suo orecchio e scendere per il collo, procurandole una serie di scosse piacevoli che le fecero inarcare la schiena e piegare indietro la testa, mentre le mani si intrecciarono nuovamente tra i capelli di lui, per trattenerlo ed esortarlo a non smettere.

Non voleva che smettesse anche se sapeva che sarebbe successo presto e che, anzi, sarebbe stata proprio lei a mettere fine a quell'idillio straordinario.

Da quanti mesi, anni, secoli, non si sentiva così bene e libera, da quanto non aveva desiderato togliersi i vestiti senza programmare e farlo con qualcuno così intensamente come in quel momento, come con lui.

Poi arrivò anche il momento in cui desiderò che Matt potesse essere qualcun altro e non il ragazzo che presto l'avrebbe costretta a una scelta che non voleva fare.

Bastò un attimo di esitazione, la nuvola si dissolse ed Ashley precipitò, schiantandosi al suolo, per fortuna solo metaforicamente.

Sgranò gli occhi, si irrigidì e la realtà e le vertigini si impadronirono di lei.

«Basta, ti prego, basta! - si lamentò, con un fil di voce, allertando Matt, che smise con i suoi baci e rafforzò la stretta ai suoi fianchi – voglio scendere, ti prego, mettimi giù!» gli ordinò nervosamente e stavolta lui non si oppose, la prese delicatamente in braccio e la tirò giù, Ashley sospirò di sollievo quando sentì di nuovo i suoi piedi toccare il pavimento.

Diede le spalle al panorama e portò indietro le braccia per aggrapparsi al muro e sentirsi al sicuro.

Era di nuovo stabile ma aveva perso ogni traccia di quella stupenda sensazione di leggerezza e non poteva evitare di sentirne già una certa nostalgia.

«Stai bene?» le domandò Matt, di fronte a lei, serio e vagamente preoccupato. Ashley aveva cambiato atteggiamento troppo repentinamente e si stava chidendo quale orribile pensiero fosse stato capace di svegliarla dal sogno in cui galleggiava.

«Sì, andava tutto bene ma poi... beh forse troppe emozioni in una volta sola» si giustificò, tremando e con lo sguardo che vagava in giro, per riprendere il contatto con la realtà.

Matt annuì, e rimase a fissarla, facendola sentire in imbarazzo per quello che c'era stato tra loro giusto qualche secondo prima e che bruciava ancora sulle sue labbra e sulla pelle.

Ashley si passò veloce una mano sul collo, dove era rimasta traccia dei segni umidi lasciati da Matt, poi si accigliò e riprese la sua posizione tipica sulla difensiva.

«Si può sapere come ti è saltato in mente di baciarmi di nuovo?» sbottò, nervosa e fingendo un'aria sconvolta e schifata, davvero poco credibile.

Matt si avvicinò e scrollò le spalle «Veramente sei stata tu a tirarmi per i capelli - facendomi anche male, tra l'altro - e a baciarmi. - le precisò, ricordandole l'esatta dinamica dell'evento – e poi mi sei sembrata molto partecipe alla cosa. Hai un buon sapore, sai?» la provocò infine, il suono forte della verità colpì ogni frammento della sua ostinazione e la sconfisse.

«Beh, in ogni caso non succederà mai più, è colpa tua e dei tuoi giochetti di illusione, la leggerezza e tutte quelle stronzate!» gli rinfacciò, con la sua tipica voglia di cadere sempre in piedi, facendogli inarcare le sopracciglia per lo stupore.

«Se qui c'è qualcuno che riesce a fare sortilegi sei tu e ne avrei anche le prove – ribattè, contraendo la fronte nel ripensare al fatto che, da quando conosceva lei, gli era stato praticamente impossibile accostarsi a nessun'altra ragazza – e comunque puoi lottare quanto vuoi, ma non puoi ignorare la tensione sessuale che aleggia tra noi, sprecheresti solo forze» aggiunse sfacciato, sorridendo malizioso e tremendamente sicuro di ciò che diceva.

Difficile smentirlo ma Ashley doveva farlo, non era ancora il momento di arrendersi.

«L'unica tensione che vorrei adesso, sarebbe una bella scossa elettrica che fulminasse la tua enorme arroganza!» provò a difendere il suo orgoglio, provocando però solo una bella risata al biondo davanti a lei.

«Ok, questa era pessima, devi ammetterlo! Ti tocca lavorare di più sulle tue battute, è un suggerimento da amico! – le consigliò, strappandole un sorriso sincero, nonostante tutto – e poi impara a mentire, non lo sai fare per niente» concluse infine, smontando qualunque suo tentativo di resistere alla verità.

Ashley incassò il colpo, incapace di contrastare ciò che anche lei, in fondo, sentiva e non poteva ignorare, poi lo vide voltarle le spalle per accingersi ad andare via e si ricordò che c'era ancora qualcosa che non le quadrava quel giorno e che non voleva lasciare in sospeso.

«Aspetta! - urlò, facendolo arrestare – Che hai, Matt?» gli chiese, facendogli spalancare gli occhi.

Il ragazzo si girò verso di lei e, dopo un primo momento di meraviglia, assottigliò subito lo sguardo, come se stavolta fosse lui a mettersi sulla difensiva e questo particolare non fece che rafforzare la convinzione di Ashley di averci visto giusto.

In fondo, stava imparando dal maestro a utilizzare quello strano collegamento tra loro due.

«In che senso?» chiese lui, perplesso.

«Sei diverso, oggi. E non negare, so che è così...io...te lo leggo negli occhi – mormorò Ashley, quasi vergognandosene – guarda che non sei solo tu l'unico sensitivo qui, capace di fare quei trucchetti da mentalista con la presunzione di leggermi dentro. Sto imparando anche io con te e... so che oggi c'è qualcosa che non va, non fingere con me.» affermò con sicurezza, lasciando a bocca aperta Matt, per una volta.

Anni passati a cercare di mascherare le sue emozioni e ora quella maghetta pretendeva di riuscire a decifrare le sue emozioni?

«Anche se fosse, non credo che dirtelo cambierebbe qualcosa» disse schietto, indossando una maschera di indifferenza.

No, Ashley non poteva permettere che se la cavasse così, non dopo tutto quello che stava accadendo tra loro, non dopo tutte le volte che l'aveva aiutata, adesso toccava a lui aprirsi e lasciarsi tendere una mano.

Strinse i pugni, serrò le labbra per la rabbia e aggrottò le sopracciglia.

«Ma certo che fa differenza! Cazzo, perché non lo capisci?» sbraitò a voce alta, col viso rosso e stravolto dal nervoso.

«Capire cosa?» insistette lui, niente più sfrontatezza sul suo volto, solo una innocente curiosità.

«Che è questo che facciamo noi due! Ci aiutiamo a vicenda, ci facciamo carico l'uno di un po' del dolore dell'altra e così facendo buttiamo fuori parte del nostro! É così che funzioniamo! Ed è per questo che ti sarò per sempre grata per oggi, mi sentivo un palazzo di dieci piani sul petto e adesso va molto meglio, per un attimo ho persino creduto di essere una piuma e...non mi capitava da anni. - esclamò Ashley con tono esasperato e gesticolando troppo, perché quel cocciuto sembrava non voler capire un concetto così ovvio, poi fece una pausa e si avvicinò a lui, prendendogli una mano e addolcendo la voce – perciò Matt, lascia che adesso sia il mio turno con te, dammi un po' del tuo peso. Prendila come un patto tra di noi, un accordo, qualunque cosa!» disse finalmente, con gli occhi lucidi.

Matt la scrutò attentamente, il suo sguardo si accigliò un poco mentre ascoltava le parole di Ashley e cercava di capire se potessero davvero avere un senso, se potessero spiegare quello che da qualche tempo lui non riusciva a fare.

E poi decise che sì, era stata piuttosto brava a tradurre a parole lo strano rapporto che si era creato tra loro e a lui poteva anche stare bene, tutto sommato.

Anche se...

«Questo patto, come lo chiami tu, potrebbe avere degli effetti collaterali – le fece notare, enigmatico come sempre e senza specificare di cosa potesse trattarsi – credi di essere pronta ad affrontarli o ad accettarli?» le domandò, fissandola, con la mano ancora nella sua, a sancire quell'intesa tra loro.

Ashley ci pensò sù un attimo, con lui si era ormai spinta oltre, era successo prima, nel momento in cui gli aveva permesso di farsi strada nella parte più vulnerabile di lei, infilandosi in un groviglio di bugie, e soprattutto ora, con il sapore dei suoi baci ancora sulle labbra.

Finchè sarebbe rimasto solo un accordo tra loro, uno scambio di favori, un segreto assoluto, nessuno si sarebbe fatto male.

Nessuno doveva venirne a conoscenza, niente sentimenti, niente casini e nessun coinvolgimento emotivo.

«Sì, sono pronta» disse diretta, senza alcuna esitazione a incresparle la voce.

Matt non rispose, non le fece nessun cenno affermativo ma, quando ricominciò a parlare, Ashley capì che anche lui aveva accettato quelle condizioni.

«Mio fratello vuole vedermi – spiegò di getto, senza tradire nessuna emozione – ogni tanto ci siamo incontrati in questi anni ma adesso è un po' che non succede. Lui dice che avrebbe piacere a farmi conoscere mio nipote, che adesso ha quasi due anni e che io non ho mai visto, ma la verità è che...per quanto io gli voglia bene, vederlo mi fa stare male ogni volta, mi ricorda quello che non ho mai avuto e che non potrò mai avere. - ammise, mantenendo la promessa e rivelando il suo lato più fragile e umano – Non posso fare a meno di pensare che, magari, poco prima di incontrarmi ha discusso tranquillamente con mio padre di sport o di politica, e forse mia madre gli ha dato un forte abbraccio prima di salutarlo. Mi pare quasi di sentire il profumo che lei usava sempre e l'odore delle sigarette che fumava mio padre. Lui si porta addosso le tracce di quella casa che non mi appartiene più e mi ferisce, non lo fa volontariamente ma di fatto è così» dichiarò Matt, lo sguardo basso e diretto distrattamente alla sua destra, il viso tirato e la fronte increspata da varie pieghe. L'immagine di un ragazzo diverso da quello solito, spezzato e segnato dal passato.

Ashley esitò qualche secondo, spiazzata da quella versione nuova di Matt e indecisa su quanto potesse intromettersi nei giudizi, poi pensò a lei, a ciò che le era capitato e decise di affidarsi a quello che la sua esperienza le consigliava.

Cioè che l'affetto di qualcuno che tiene ancora a noi è così raro e prezioso che non bisogna sprecarlo quando esiste ed è vero e sincero.

«Capisco quello che intendi, credo sia legittimo e normale...ma vedi, sono convinta che non dovresti allontanare tuo fratello e creare un vuoto inutile tra di voi. Non lasciare che la paura scavi altro odio, che riesca a distruggere anche questo rapporto. E poi quel bambino, tuo nipote, non ha nessuna colpa e un giorno potrebbe chiedersi perché suo zio non ne ha mai voluto sapere di conoscerlo, non credi anche tu?» gli illustrò il suo punto di vista, poi aspettò paziente una reazione, in piedi davanti a lui, senza perdersi nemmeno una delle sfumature del viso di Matt che, coperto da quella lieve inquietudine, aveva una bellezza diversa.

Matt rimase in silenzio, sembrava assorto ma distante ed Ashley si chiese se l'avesse ascoltata e avesse capito. Quando lo sentì schiarirsi la voce sussultò e si preparò a udire il responso.

«E tu verresti con me?» fu la domanda che però la lasciò perplessa, i suoi occhi di nuovo più trasparenti e sereni la misero in crisi inaspettatamente.

«Eh? Dove?» chiese, confusa.

«All'incontro con mio fratello. Non mi va di andarci solo, sai...non ci so fare molto coi bambini, una spalla femminile mi sarebbe utile, magari» chiarì, ma la sua voce era esitante, non sicura come al solito, ed Ashley capì che quella era stata solo una scusa, la copertura per non esporsi troppo e confessarle che avrebbe avuto bisogno di lei nel caso in cui, al termine di quella visita, ne fosse uscito in condizioni pessime.

Perché loro funzionavano così, ormai.

«Va bene, vengo. Solo...fammelo sapere prima...sai tra il negozio e le lezioni sono piuttosto impegnata, ho bisogno di organizzarmi per tempo» lo informò pacata, sorridendo quel tanto che bastava.

«Grazie, Ashley» disse piano lui, addolcendo lo sguardo, si scambiarono un sorriso che parlava più di migliaia di parole contorte, poi Matt si congedò da lei con un semplice cenno della mano e i due si divisero, prendendo strade diverse e confondendosi tra i passanti.

Ashley accelerò il passo per non tardare a casa; se si sforzava riusciva quasi a sentire ancora un po' dell'effetto di quel pomeriggio sospesa sul muro e, a ripensarci, non era stato così folle seguire le stranezze di quel ragazzo.

Forse doveva solo rassegnarsi al fatto che lui le faceva bene, senza chiedersi il motivo, senza chiedersi se fosse giusto o sbagliato.

Un'ombra le oscurò il viso quando, di fronte alla porta di casa, si ricordò che avrebbe dovuto usare nuove menzogne, quelle che aveva imparato a dire con naturalezza, come fossero i suoi nuovi abiti.

'Chissà quali erano gli effetti collaterali a cui alludeva Matt prima', si chiese per un secondo, ferma con le chiavi nelle mani.

In fondo loro due si scambiavano solo dei favori reciproci, cosa poteva andare storto?

 

 

 

 

  
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