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Autore: I_love_villains    03/06/2017    1 recensioni
Un nuovo survival game sta per iniziare.
Chi diventerà Dio stavolta?
[Storia ad OC. Iscrizioni chiuse]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Altri, Deus Ex Machina, Murumuru
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Ryo si cambiò, pronto a tornare a casa. Anche per quel giorno il suo lavoro l’aveva fatto. Era quasi uscito dal quartiere quando, infilandosi la mano in tasca, si accorse che era bucata. E che mancava il cellulare. Tornò trafelato al cantiere. Tutti gli altri operai erano andati via, ma non era solo. Si nascose dietro un’impalcatura per osservare meglio un ragazzo che si allenava con la katana. Non era la prima volta che lo notava, tuttavia adesso costituiva un problema. Attento a non farsi vedere, il rosa raggiunse gli spogliatoi, trovando il suo cellulare sotto la panca vicina al suo armadietto. Sollevato, lo mise nell’altra tasca. Appena uscì gli si parò davanti il ragazzo. Era basso ed esile, con la pelle scura, occhi verdi e lunghi capelli rossi. Indossava un abito da monaco, cosa che in parte rassicurò Ryo.
“Scusa se ti ho disturbato, amico” fece il rosa.
“Amico?” ripeté l’altro confuso.
“È più educato di tizio, no?” scherzò Ryo.
“Tizio?” Stavolta il tono era stridulo.
“Ehi, sta’ calmo. Adesso me ne vado a …”
“Tu credi che io sia un uomo?!” urlò Naoko al limite dell’indignazione.
“Oh …”
A Ryo le parole morirono in gola. Non era mai stato capace di trattare con le ragazze. Arrossì imbarazzato, mentre la rossa stringeva i pugni, visibilmente alterata.
“B- beh, scusa, ma se indossi certi abiti è normale fare confusione” disse infine lui cercando di darsi un contegno.
Gli arrivò un pugno sul braccio, che gli procurò un bel livido.
“Ma sei scema?!”
“Sei tu lo scemo! Credevo che potessi esserci utile, invece …”
“Utile? Per cosa?”
Una risata attirò la sua attenzione. Naoko invece non ci fece caso, ancora delusa. Aya corse da lei, sorridente.
“Dai, amichetta, non fare quella faccia. Penserà che hai un bel culo” tentò di consolarla.
A quelle parole sia Ryo che Naoko avvamparono. La rossa tolse repentinamente il cellulare dalla mano della mora.
“Dovevi tenermelo! Non leggerlo!” la rimproverò.
Aya si limitò a ghignare. Naoko si rivolse furente a Ryo.
“E tu …”
“I- io non ho detto niente! Voi … voi siete proprietarie, vero?”
“Azzeccato, bello. Io sono Fourth e lei First, piacere.”
“Seventh …” si presentò Ryo, confuso.
Non se li immaginava così gli altri proprietari. Quando ci pensava, vedeva sempre uomini e donne adulti, senza scrupoli, non ragazzine delle superiori.
“Come mi avete trovato?” domandò.
“Beh, io mi alleno spesso da queste parti” iniziò a spiegare Naoko. “Il mio diario mi dice cosa pensa di me la gente, e comprende anche te. Così …”
“Ma tu non mi conosci” la interruppe Ryo.
“No, infatti non appare il tuo nome. Ho capito che sei un proprietario per quello che stai pensando ora …”
“Questa è una fottutta violazione della mia privacy!” gridò lui arrabbiato.
La rossa fece un passo indietro. Toccò la katana per rassicurarsi.
“Tutto il gioco è una fottuta violazione della privacy, fenicottero” osservò Aya, sorridente.
Ryo si voltò lentamente verso di lei, con un’espressione feroce.
“Come mi hai chiamato?” ringhiò.
“Fenicottero. Sai, perché hai i capelli rosa.”
“Chiamami un’altra volta così e giuro che …”
“Tu non ci farai proprio nulla” lo bloccò Naoko, la mano sempre sulla federa della katana. “Noi siamo venute a proporti un’alleanza. Non so se sei stato da Deus ultimamente ...”
“Una volta.”
“Allora avrai notato che alcune postazioni sono cancellate. Se ti unisci a noi abbiamo maggiori probabilità di sopravvivere.”
“E se mi rifiuto?” le sfidò Ryo.
“Ma per chi ci hai preso? Non siamo assassine” si offese la rossa.
“No, ma nemmeno brave ragazze” fece Aya. “Quindi potremmo, che so, lasciarci sfuggire ad una riunione dove lavora Seventh.”
“Non oseresti …”
“Sì, invece. Voglio vivere, bello, e non mi dispiacerebbe neanche diventare una dea.”
Il rosa spostò su sguardo su Naoko per guardarla negli occhi. La mora portava gli occhiali, ma lei no. La rossa lo guardò esitante, ma poi assunse una posa da dura. Candace aveva ragione: se volevano sopravvivere, non dovevano farsi scrupoli.
“È come dice lei.”
“Minacciato da due ragazzine … Mi alleo, ma solo perché lo decido io. Non mi fate paura” puntualizzò lui.
Naoko esultò internamente. Non era un caso se si allenava spesso in quel cantiere. Ryo era un bel ragazzo, attirava lo sguardo del sesso femminile. Chissà se grazie a quella storia …
“Sei arrossita” osservò Aya.
“N- non è vero.”
“Sì, invece, hai le guance …” fece Ryo, per poi ricevere un altro pugno.
“Ho detto che non è vero!”
Naoko si voltò, ancora più rossa. Si rese conto di come facilmente si stava fidando a dare le spalle a quei due, che in fondo erano ancora due sconosciuti. Ma resistette alla tentazione di girarsi. Poteva dubitare del suo istinto, ma non del suo Mirai Nikki. Si incamminò verso l’uscita del cantiere, decisa a mostrarsi fredda con quei due testoni.
“Ve ne andate così ora?” chiese Ryo, in quanto Aya stava seguendo l’amica.
“Sì. Ci vediamo domani al bar all’angolo, bello. Alle diciassette.”
La mora corse via. Il rosa si accese una sigaretta. Quelle due gli servivano, dopotutto. Nel malaugurato caso che lui ci rimettesse la pelle, loro potevano occuparsi di Shiki. Uscì dal cantiere e vide che non si erano allontanate molto. Stavano giocando con un randagio. Ryo sorrise per come ora anche Naoko apparisse rilassata.

Caleb guardò tristemente la piccola Seiko che giocava con Koichi. O meglio, il bambino costruiva un castello di lego in giardino e lei fingeva di interessarsi. Da quando il suo fratellino era morto la bambina era stata quasi sempre a casa e non parlava con nessuno che non fossero i suoi genitori o i Leclerc. Lui aveva promesso di aiutarla, era vero, però non sapeva come. Per il momento si limitava a sorvegliarla e Koichi, il suo caro ragazzo, gli dava una mano. Nessuno di loro aveva informato Lucy del survival game.
“Seiko, Koichi, ecco la merenda” fece la donna, posando un vassoio con biscotti e limonata accanto ai due bambini.
“Grazie, mamma. Assaggiali, Seiko, sono i migliori del mondo!”
La piccola li mangiò per fargli piacere. Lucy le scompigliò i capelli per poi andarsi a sedere sul dondolo, vicino a Caleb. Lui le strinse automaticamente la mano, facendola sorridere.
Un uomo, coperto da un pastrano scuro e da un passamontagna, entrò nel vialetto. In un lampo estrasse la pistola prima che qualcuno potesse agire in qualche modo. Lucy impallidì e avrebbe urlato se lo stesso Caleb non le avesse tappato la bocca. Koichi guardò con occhi sgranati lo sconosciuto che puntava la pistola fra lui e Seiko, che rimase impassibile.
“Sei un proprietario, vero?” domandò freddamente Caleb, simulando una calma che non provava.
“Sapevo di averci visto giusto” commentò l’altro. Sembrava ghignare.
“Parliamone altrove, ti seguo dove vuoi, ma lascia stare loro.”
“Perché dovrei abbandonare il mio vantaggio?”
“Loro sono innocenti! Non puoi fargli del male!”
“Posso, ma ciò non significa che voglio. Dipende da te, Leclerc.”
“C- cosa vuoi?”
“Il tuo diario.”
Lucy passò lo sguardo dall’uno all’altro, inebetita. Chi era quell’uomo? Cosa le aveva nascosto Caleb? Non riusciva a credere che il suo irreprensibile fratello si fosse cacciato nei guai con quel malvivente.
“D’accordo, te lo prendo” sospirò Caleb.
“Attento a non fare mosse avventate.”
Lui annuì. Si alzò lentamente, tentando di rassicurare Lucy con lo sguardo. Lei gli strinse forte la mano, impaurita, ma lui gliele accarezzò dolcemente con l’altra.
“Andrà tutto bene, te lo giuro. Torno presto.”
“M- ma che succede?” domandò la donna iniziando a piangere.
“Te lo spiego dopo.”
Caleb guardò nervoso l’uomo, che aspettava paziente. Entrò in casa, diretto alla libreria. Doveva assolutamente fare qualcosa, ma temeva che ci rimettessero Lucy o i bambini. Quel tizio poi sembrava non avere idea che anche Seiko possedesse un Mirai Nikki. Caleb si diresse alla scrivania, con il diario in mano, aprì un cassetto e nascose la pistola sotto la maglia. Si augurava che quel tizio non notasse nulla, altrimenti ...
Tornò fuori. Lucy era ancora sul dondolo e parlava ai bambini, consolandoli come poteva.
“Possono venire da me?” si decise a chiedere all’uomo.
Lui ci pensò su, poi annuì. Koichi, a quel cenno, prese per mano Seiko ed avanzò verso la madre, camminando piano. La bambina, quando passò vicino all’uomo, si voltò a guardarlo. Dalla direzione della sua testa, probabilmente la stava fissando. Di certo la pistola non li abbandonava, quasi fosse una telecamera che li stesse riprendendo. Si accorse che Caleb era fuori, con un diario blu in mano. Tornò a guardare lo sconosciuto. Anche lui era cattivo. Avrebbe ucciso Ayato come aveva fatto la preside Ume.

Osamu sorrise alla bimba, anche se lei non poteva saperlo. Quando Caleb uscì però distolse lo sguardo da lei. Si aspettava problemi ed il suo istinto non si sbagliava mai. Ciò che avvenne però non avrebbe potuto prevederlo in alcun modo. Vide Leclerc spalancare gli occhi e udì sua sorella urlare qualcosa, poi una fitta alla gamba gli fece vedere le stelle. Abbassò lo sguardo: un coltellino svizzero sporgeva dalla sua coscia. Lo estrasse grugnendo di dolore.
Koichi intanto aveva trascinato Seiko da Lucy e Caleb aveva estratto la sua pistola. Osamu sparò qualche colpo alla cieca verso di lui, più per impedirgli di prendere la mira che per cercare realmente di colpirlo. Agli spari Lucy strillò e strinse a sé i bambini, che ora piangevano. Osamu si voltò per scappare, sparando finché non esaurì le munizioni. Riparò dietro alcune auto parcheggiate. Caleb tenne sotto tiro la zona con la pistola, pronto a sparare nel caso si fosse sporto. Ma Osamu era un esperto. Caleb lo vide scomparire dietro una casa. Abbassò l’arma, nervoso. Temeva che quel tizio tornasse e uccidesse i suoi cari. Si rilassò solo quando udì le sirene della polizia. Evidentemente un vicino aveva avvertito le autorità. Caleb posò la pistola e abbracciò la sua famiglia più Seiko.
“Sei stata coraggiosa, piccola” mormorò facendole una carezza.
“Devo esserlo” singhiozzò lei. “Era un uomo cattivo.”
“Sì … sì e mi dici che voleva da te?” domandò Lucy quasi arrabbiata.
“Te lo spiego appena se ne va la polizia, ma ti giuro che io non ho fatto nulla di male” rispose Caleb guardandola negli occhi.
“È vero, mamma, lo zio è stato incastrato.”
“Il signor Leclerc è buono, voleva salvarci.”
“Loro lo sanno …” fece ironica la donna, ma poi sorrise stancamente. “Ok, aspetto. Ma dopo pretendo le mie spiegazioni.”
Si avviò verso gli agenti, pallida e con gli occhi rossi. Caleb si attardò un attimo accanto ai bambini.
“Signor Leclerc, quante persone cattive ci sono?”
“Non lo so, cara. Tu tieni pure la tua arma, se vuoi, ma usala solo se sei molto sicura di volerlo fare.”
“Certo, signore. Non volevo che l- lui …”
“No, ehi, sei meravigliosa. Riusciremo a cavarcela, vedrai.”
Seiko gli sorrise timidamente.
“E riporteremo in vita tuo fratello” aggiunse Koichi.
Di questo Caleb non era per niente sicuro. Ripulì il coltellino della bambina e glielo restituì, sussurandole di non dire niente al riguardo. Poi li prese per mano e raggiunse Lucy.



***Angolo Autrice***
Un incontro amichevole ed uno molto più teso. Quanto mi sta antipatico Osamu ...
Nel prossimo chappy vedremo come va l'appuntamento fra Yuu e le ragazze. E Mur Mur ci metterà il suo zampino.
Alla prossima!
   
 
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