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Autore: Mitsunari    04/06/2017    0 recensioni
Ciao! Mi chiamo Fortuna è sono il demone dell'omonimo peccato. Vivo nella Karat, una scuola dove le tre razze, demoni, umani e angeli, convivono pacificamente. Credevo che la mia vita giú all'Inferno fosse monotona -che è una delle ragioni per le quali ho deciso di frequentare la scuola- ma subirà una forte scossa. Tutta una serie di eventi inaspettati mi segneranno per sempre.
Questa è una storia YAOI se non siete fan del genere non leggete!
Per gli altri, invece, buona lettura! o(^O^)o
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo sesto

La mattina dopo, mi sveglio e Nieninque non c’è più. Metto il broncio, ma vedo sul comodino un biglietto: “Ci vediamo stanotte mi dolce amore dalle ali nere”.
Sorrido dolcemente e mi scappa una risata un po' malinconica; come vorrei che io e Nieninque fossimo liberi di amarci.
Mi alzo e mi vesto per andare in classe; oggi Calen non c’è e prevedo che questa sarà una giornata maledettamente noiosa, anche perché non ho nessuna voglia di seguire le lezioni.
Imbocco controvoglia il corridoio principale del dormitorio demoniaco diretto alla mia aula quando all’improvviso qualcuno mi viene addosso facendomi cadere rovinosamente a terra.
“S-scusami! Sono davvero mortificato!”
Sento una voce soave e fievole. Alzo lo sguardo e riconosco quel ragazzino biondo con gli occhi cremisi che ho visto qualche giorno fa. Mi blocco a vederlo, ora che è così vicino riesco a sentire la sua aurea.
“Piacere, mi chiamo Firin” sorride e mi porge la mano per aiutarmi a rimettermi in piedi.
“Milek, piacere…” Appena mi alzo e gli stringo la mano vengo attraversato da una miriade di brividi. “No, non è possibile… no… un mezzosangue… mezzo demone e… no, è impossibile non esistono incroci tra demoni e angeli!” Penso sconvolto.
“Tutto bene?” La deliziosa voce di Firin mi riporta all’attenzione.
“S-sì tutto bene… Ora è meglio che vada” sussurro e vado in classe. Cerco di dimenticare ciò che è successo ma invano. Subito dopo le lezioni corro in camera, ho bisogno di parlare con Nieninque. Apro la finestra e prendo la piuma bianca che un giorno lui aveva lasciato e che avevo riposto nel mio personale portagioie e inizio ad accarezzarla chiamando il nome del suo proprietario. Dopo pochi minuti Nieninque entra dalla finestra e mi guarda agitato.
“Che succede? Qualche emergenza? Non stai bene? Mi vuoi lasciare?” Fa un milione di domande.
“No. No, nulla di tutto questo… In giro c’è un ragazzino, un mezzosangue…” inizio e lui mi guarda confuso.
“Fortuna, qui a scuola ci sono migliaia di mezzosangue, non vedo quale sia il problema” alza un sopracciglio.
“Non capisci! Non è un normale mezzosangue! E’ un incrocio tra un demone e un angelo!” Dico sconvolto.
“Cosa?” Vedo lo splendido viso di Nieninque impallidire per lo shock.
“Sì, è così! Credimi! Ho sentito la sua aura ed è impossibile che l’istinto di un demone sbagli!”
“Sì, ma com’è possibile che nessuno se ne sia accorto? Un incrocio tra un demone e un angelo non può andarsene tranquillamente in giro senza scatenare il caos!” Esclama sconvolto, poi fa un respiro profondo e mi guarda serio “Che facciamo ora? Dovremmo parlarne con qualcuno? Oppure è meglio ignorare tutto?” Scoppia a piangere per l’agitazione “Qual è la cosa giusta da fare? E se ci separassero se ne parliamo con qualcuno?”
Lo abbraccio forte cullandolo un po' per calmarlo “Shh, va tutto bene, ci penso io, parlerò con quel ragazzo o con mio padre. Troverò una spiegazione. Magari riusciamo a trovare un compromesso e ci lasceranno stare insieme” lo bacio sulla fronte “Ti prometto che andrà tutto bene”
Si asciuga le lacrime e mi bacia sussurrando poi: “Grazie, amore mio. Non so cosa farei senza di te”
Sorrido e lo bacio ancora. E’ strano, da quando ha lasciato il suo marchio su di me ogni volta che mi accarezza, bacia o abbracci ami sento diverso. Sento il suo amore pervadermi il corpo da un intenso calore. Cos’avrei fatto se non avessi mai incontrato Nieninque? Niente, non sarei stato nessuno, solo un giocattolo nelle mani del primo che passava.
Mi stacco dalla sua bocca e gli sorrido calorosamente e gli accarezzo la guancia “Scusami se ti ho fatto agitare e preoccupare”
Mi bacia sul palmo della mano “Se non mi avessi detto niente mi sarei preoccupato di più” mi guarda con dolcezza e mi stringe a sé allacciando le braccia ai miei fianchi mentre io lego le mie attorno al suo collo “Quindi ora che si fa? Parlerai con tuo padre?”
Nego con la testa “Non ancora. Parlerò prima con Firin poi inventerò una scusa per chiedere al preside di farmi vedere mio padre, altrimenti scendo direttamente giù all’Inferno”
Lui annuisce “Mi prometti di stare attento?”
“Sì, te lo prometto” sorrido e lo bacio sulla guancia.
“Non so cosa farei senza di te” sussurra e mi bacia con amore.
Ricambio il bacio senza accorgermi che entrambi abbiamo spiegato istintivamente le ali. Mi stacco dalla sua bocca e fissando le sue ali di un candido bianco, noto che hanno qualcosa di strano.
“Amore… hai una piuma nera” osservo parlando piano e accarezzo la sua ala destra dove spicca quella “macchia”.
“Lo so” dice mugolando alle mie carezze “E’ perché siamo compagni. Anche tu hai una piuma bianca, amore”
Sbatto le palpebre due volte ed esamino le mie ali “Davvero?” Setaccio ogni punto con lo sguardo fino a trovare una piccola piuma bianca all’altezza della spalla sinistra “Hai ragione… Per fortuna è ad entrambi nella parte interna e riusciamo a coprirla… se qualcuno la vedesse” tremo un po’.
Sento le forti braccia di Nieninque stringermi a sé da dietro e poggio la testa sul suo petto rilassandomi completamente.
“Andrà tutto bene, te lo prometto, amore mio. Ti proteggerò da tutto e tutti” sussurra e mi bacia ancora e ancora.
Ci allontaniamo quando sento bussare. Richiudiamo entrambi le ali e faccio nascondere Nieninque nel bagno per poi andare ad aprire.
Calen entra di scatto richiudendo velocemente la porta dietro di lui “Siamo nei guai” mi guarda serio e sconvolto.
“Come nei guai? Che sta succedendo?” Chiedo allarmato iniziando a spaventarmi.
“Quel ragazzo… quel mezzosangue di cui mi hai parlato e che mi hai detto di tenere d’occhio… Ha attaccato il padiglione degli angeli che ora se la stanno prendendo con noi demoni” sussurra tremando.
“Cosa? Vi stanno attaccando?” Sussulto sentendo la voce di Nieninque appena uscito dal nascondiglio.
“Chi sei? Che ci fai qui, infimo angelo? Volevi ucciderlo? Ti ammazzo” minaccia Calen, pronto ad usare i suoi poteri.
“No! Ti prego Calen, lui è Nieninque, l’angelo di cui sono innamorato, non vuole farmi del male, è dalla nostra parte!” Mi metto in mezzo a loro con le braccia aperte per proteggere il mio amato.
“Avrei voluto conoscerti in un’altra circostanza, ma ora dobbiamo risolvere questo casino” dice Nieninque rivolto a Calen che si calma e ghigna leggermente.
“Sei tu che devi risolvere con i tuoi amici putti. Per una volta che siamo innocenti potreste lasciarci in pace. E poi come possiamo essere sicuri che tu non sia una spia?”
“Sono stato qui con Milek fino ad adesso. Mi ha detto che quel tizio è un incrocio tra un angelo e un demone. So soltanto questo” spiega.
“Dovevo dirglielo… per ovvie ragioni, Calen” sussurro piano.
“Non ha importanza. Nieninque devi andare, non puoi farti vedere insieme a noi”
Lui annuisce e io lo guardo spaventato “E se ti chiedessero dove sei stato? Ti prego, sta attento” preoccupato.
Lui sorride e mi bacia dolcemente a fior di labbra “Te l’ho promesso, no? Andrà tutto bene”
Lo abbraccio forte “Ti prego, torna tutto intero” sussurro.
“Sì, tranquilli piccioncini, nessuno si farà male se vi muovete!” Esclama Calen e mi tira per un braccio.
Nieninque mi manda un bacio e va via dalla finestra, mentre io seguo Calen nel cortile del padiglione dove dire che si è scatenato il caos è un eufemismo.
Si vedono angeli che picchiano demoni e vice versa mentre al centro del cortile, seduto sulla statua più alta della fontana, vedo Firin con gli occhi luccicanti di un rosso cremisi simile a sangue e le due ali, una nera e una bianca, spiegate.
“Calen… che facciamo? Come fermiamo tutto questo?” Chiedo quasi tremando “Si è letteralmente scatenata una guerra” sussurro e Calen sta per ribattere ma si blocca sentendo la voce di Firin che non è più soave e calma come stamattina, ma greve e severa.
“Fratelli angeli e fratelli demoni, è quindi questa l’unica cosa che sapete fare? Combattervi a vicenda? Non è per creare il caos che ho attaccato gli angeli. Come vedete io sono nato dall’unione tra tenebre e luce, quindi perché dovrebbe essere proibito il mescolamento delle nostre due razze?”
Rimasi ad ascoltarlo, colpito dalle sue parole; ha ragione… Del resto io e Nieninque non vogliamo, forse, la stessa cosa?
Percorso da questi pensieri non mi accorgo che un angelo mi ha catturato dopo aver steso Calen stordendolo. Cerco di divincolarmi ma l’angelo mi blocca e mi stringe una mano alla gola. Per un attimo credo davvero che per me sia finita quando il mio aggressore è volato via colpito da un Nieninque alquanto arrabbiato.
“Stai bene?” Mi abbraccia forte, preoccupatissimo.
“S-si… sto bene” sussurro riprendendo fiato.
“Vieni. Dobbiamo andare via di qui, il preside penserà a tutto” mi prende per mano.
“Aspetta” lo fermo “Dobbiamo portare Calen con noi” supplico.
Annuisce e prende Calen sulle spalle “Torniamo nella tua camera, lì è sicuro”
“Sì” mugolo. Sto per seguirlo quando, di nuovo, sento la voce di Firin che, sorprendentemente, questa volta è rivolta proprio a me.
“Fortuna, fratellone, so che tu sei diverso. Unisciti a me e rendiamo questo mondo un posto migliore”
Mi mordo il labbro inferiore e sto per ribattere quando il cielo viene squarciato da un fulmine che colpisce Firin in pieno.
“No!” Urlo e mi avvicino al biondino che cade al suolo agonizzante.
“A-a quanto pare… m-mio padre non mi a-accetterà mai…” sussurra debolmente.
Gli tengo la testa sulle mie gambe accarezzandogli i capelli “Non sforzarti di parlare, ora ti soccorriamo e starai di nuovo bene!” Esclamo con le lacrime agli occhi.
“Milek… lascialo… non può farcela…” sento la voce di Nieninque dietro di me.
“F-Fortuna… f-fratellone… voglio che tu sappia la verità… i-io sono figlio di L-Lucifero e…” non riesce a finire la frase che esala l’ultimo respiro.
In quel momento tutto torna calmo e gli angeli e i demoni tornano nei loro rispettivi territori. Restiamo solo io, Nieninque, Calen che non ha ancora ripreso conoscenza e il corpo senza vita di Firin.
“Voleva solo… un mondo migliore in cui le razze vivessero in pace… volevo solo essere accettato…” sussurro incredulo iniziando a piangere “Era solo un ragazzino…” singhiozzo e Nieninque si inginocchia dietro di me poggiando la testa sulla mia spalla “Avrei potuto salvarlo se avessi reagito prima” piango.
“No, Fortuna, non lo avresti salvato” sento la voce di mio padre e alzo la testa a guardare quella nube nera che poi rivela il signore degl’inferi ma le lacrime mi annebbiamo la vista.
“Purtroppo non c’è modo per noi demoni di curare le ferite inferte da suo padre e il tuo amico angelo dovrebbe saperlo bene” spiega e lo guardo confuso spostando più volte lo sguardo da lui a Nieninque e vice versa.
“Non volevo crederci… possibile che il padre di Firin sia…?” Chiede Nieninque incredulo e scioccato.
“Sì, Lucien, signore dei cieli” conferma mio padre e sgrano gli occhi.
“Perché?! Perché lo ha ucciso?! E perché tu non l’hai salvato?!” Mi scaglio contro di lui.
“Ci ho provato! E’ mio figlio! Credi che sono perché è un mezzosangue io non gli voglia bene?! Avrei fatto qualcosa se Lucien non mi avesse fermato!”
Abbasso lo guardo stringendo i pugni “Almeno ripara i danni riportati alla scuola…” sussurro non guardandolo.
Lui annuisce “Sì… E porterò Firin con me… magari riesco a riportarlo in vita…” sussurra e prende tra le braccia il corpo esanime di Firin per poi schioccare le dita riparando la scuola con i suoi poteri e scompare.
In silenzio sveglio Calen e ritorniamo nelle nostre camere. Non ho neanche guardato in faccia Nieninque, ho bisogno di stare da solo per schiarirmi le idee.
Quella notte resto sveglio a riflettere su tutto quello che è accaduto. Se un solo mezzosangue è capace di far scoppiare una lotta, cosa succederebbe se io e Nieninque avessimo figli? Ormai è tardi per tornare indietro, sento già il mio corpo mutare. Non posso… non posso più stare con lui… è impossibile, ogni speranza è vana, ma lo amo così tanto… non ce la farei senza di lui, morirei.
Con questi pensieri scoppio a piangere in silenzio mentre sento il mio corpo cambiare, mi formicola tutto. Mi alzo e raggiungo il bagno per guardarmi allo specchio. A parte gli occhi terribilmente rossi e gonfi, ho i lineamenti ancor più femminili di prima, il corpo più esile ma i fianchi leggermente più larghi. Sgrano gli occhi spaventato, di solito la muta avveniva più lentamente e prevedeva dei sintomi, invece a me… è successo tutto all’improvviso e così in fretta. Forse è perché ho già un legame? Mi lascio invadere dall’esasperazione e le lacrime scendono più numerose.
Mi butto di nuovo sul letto addormentandomi in preda alla tristezza e alla disperazione. Per un attimo mi è sembrato come se tutto stesse andando bene e invece… non mi pento di essere diventato il compagno di Nieninque, lo amo, non lo lascerei mai eppure… ogni speranza mi sembra morta.

 
  
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