Stars from the heart
[E
se stanotte una stella mi cadesse dal cuore, saresti tu]
Kirishima
Touka è quel genere di ragazza che crede in poche
cose ma ci crede fino in fondo.
Crede che ghoul
e umani possano convivere in pace ed evitare di uccidersi a vicenda senza
motivo, che avrebbe fatto meglio ad ascoltare i consigli di Yoriko
anche quando le sembrava non avessero senso, che il caffè preparato da Yoshimura era il migliore in assoluto e che nessun evento
futuro potrà mai battere la sensazione che le aveva stretto in una dolce morsa
il cuore quando Kaneki l’aveva baciata con così tanta
foga da farle sbattere la schiena contro il pavimento solo la sera prima.
E crede che non permetterà mai a
nessun altro al mondo di vederlo così – sorridente,
esausto, indifeso – mentre gli accarezza dolcemente i capelli, quegli stessi
capelli chiari che più volte le avevano provocato leggeri spasmi di solletico
ma che aveva adorato vedere sparsi sul proprio petto quando lui aveva
appoggiato la testa sui suoi seni, e lo lascia dormire: le sembra un bambino,
non lo spietato e spaventoso Re con un Solo Occhio che la CCG ha imparato a
temere, mentre si chiude sempre di più in posizione fetale e sfrega il naso
contro la sua coscia per accoccolarsi meglio sulle sue gambe.
L’aria che le sfiora la schiena
appena coperta dalla camicetta leggera le fa venire la pelle d’oca e il
pavimento è duro contro le ginocchia doloranti anche con quella coperta scovata
per caso a proteggerla, ma Touka resterebbe in quella
posizione per un’altra ora – e forse anche dieci, cento, mille altre ore, solo
per avere la certezza di sentire ancora Kaneki così
vicino, per non essere lasciata di nuovo indietro, per essergli da supporto e
fargli capire che non è solo. Si è sentita messa da parte, quasi dimenticata,
ogni volta che l’ha visto andare via, ma ha continuato ad aspettarlo e a
sperare che prima o poi sarebbe apparso sulla soglia del :re e le avrebbe sorriso - e lei
l’avrebbe preso a pugni per liberarsi di tutta la preoccupazione che ha
accumulato col tempo, lui avrebbe piagnucolato tenendosi la testa dolorante e
poi le avrebbe sorriso di nuovo e lei da brava stupida l’avrebbe perdonato un’altra
volta.
Ed è esattamente quello che ha
fatto. Perché è una stupida innamorata di uno stupido senza spirito di
autoconservazione che alle volte crede di essere un eroe di un qualche romanzo
che ha letto in passato – “Ah, che
fatica.”.
Continua ad accarezzargli
dolcemente i capelli, intrecciando distrattamente quei fili candidi e sottili
per poi scivolare dolcemente verso la nuca e giù lungo la spalla – i
polpastrelli che paiono scorrere sulla sua pelle pallida senza quasi toccarla,
saltellando da una vertebra all’altra, da un osso sporgente all’altro e da una
cicatrice all’altra fino alla piega del gomito, poi il polso e infine le dita: solo
allora Kaneki si muove e le stringe la mano nella
propria con dolcezza e Touka si scioglie in un
sorriso quasi commosso, si piega in avanti e lo bacia sulla testa con fare
materno e inspira a pieni polmoni il suo profumo.
Kaneki
si sposta, scoordinato, uggiola stancamente e socchiude un poco un occhio.
-…Touka?- la voce raschia contro
la sua gola e Touka è quasi certa di riuscire a
intravedere un velo di paura nei suoi occhi plumbei annebbiati dal sonno.
-Sssh.- mormora con dolcezza,
riprendendo a coccolarlo. Con il pollice compie dei piccoli cerchi sullo zigomo
e riesce ancora a percepire i solchi ora asciutti delle sue lacrime. –Dormi
ancora, Ken, sei al sicuro qui.-
Ed è vero: sono al sicuro perché
lui è lì, provato da tutto ciò che ha passato ma vivo, tra le sue braccia, e
lei non lo lascerà più.
Lo sguardo viola della ragazza
corre verso destra, dove aveva lanciato i pantaloncini e le calze qualche ora
prima, attratto da un bagliore dorato: da una delle piccole tasche
dell’indumento esce una sottile catenina d’oro. Touka
fissa per qualche istante quella catenina, poi sposta di nuovo lo sguardo su Kaneki che pare si sia riaddormentato.
Touka
è sicuramente una di quelle ragazze che crede in poche cose ma ci crede fino in
fondo.
Crede che qualcuno debba fare una
lavata di capo come si deve a quel ribelle di suo fratello, che il :re debba
essere un posto sicuro per tutti i ghoul che cercano
un riparo dalle colombe come lo era l’Anteiku, che Hinami sia diventata
una bellissima ragazza e che Yomo sarebbe inquietante se mai dovesse sorridere.
E crede che forse è arrivato il
momento dargli quell’anello – e, chissà, magari un giorno ne avrà uno con i
loro nomi incisi all’interno.
I
think we deserve a soft epilogue, my love.
We are kind people
and we have suffered enough.
D.P.P.: Deliri Post Partum
…sgrat.
Sì,
lo so. Avete ragione. Avreste fatto volentieri a meno della Maki anche qui,
scusate. Ma la Maki si espande come neanche un’epidemia e quindi vi toccherà
sorbirvela per un po’, I think.
Beh,
che dire, ho questa – hum – cosa pronta da quasi due
settimane, ma tra la scuola e altri impegni non sono mai riuscita a finirla e
mi sentivo un pochino in colpa. Dovevo esprimere i miei pensieri sul capitolo
125, perdonatemi.
Il
titolo fa un po’ schifo, ma non sono riuscita a pensare nulla di meglio. Scusate
ancora se vi invado con le mie insensataggini.
Ah,
le recensioni sono sempre benaccette, che siano positive, negative, neutre,
costruttive, blu, gialle, rosse o a pois arancioni! :D
Live
long and prosper!
Maki