Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: KiarettaScrittrice92    05/06/2017    0 recensioni
Anerion.
La terra dove risiede il male.
Vi sono tante storie e tante vicende che riguardano questa terra infestata da spettri, demoni, vampiri e licantropi.
Ma io ve ne voglio raccontare una in particolare.
Una che parla della vicenda di un gruppo di Stenzl nella loro prima missione assieme.

La storia della Luna di Sangue.
Questa storia è tratta da una campagna di Dungeons&Dragons.
Genere: Drammatico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il risveglio di Superbia

Erano le quattro del mattino quando Varlinox, che aveva l’ultimo turno di guardia, decise di svegliare i suoi compagni. Se volevano seriamente infiltrarsi nel castello era meglio farlo il prima possibile, in modo che ci fosse meno gente in giro.
Dopo aver fatto un’abbondate colazione e aver ripreso energie e lucidità, si radunarono sotto la piccionaia e con un sussurro il druido si rivolse alla giovane maga.
“Kirka riesci a rendere voi tre invisibili?” chiese.
“Certo! L’importante è che rimangano abbastanza vicini a me.” rispose lei decisa.
“Perfetto! Allora io userò di nuovo la metamorfosi in ragno e voi tre sfrutterete la sua magia.” concluse risoluto.
Dopodiché si chinò un po’ e mise le mani poco sopra il ginocchio, intrecciando le dita. Incitò Korhan che era la più vicina a lui a salire per prima. Lei mise un piede sulle mani che aveva preparato e l’altro sulla sua spalla e con una spinta si issò per poi aggrapparsi alla finestrella che dava sulla piccionaia. Quando fu su, toccò a Kirka ed infine a Stor, dopodiché la barbara e il ladro aiutarono anche l’uomo a salire.
Non appena furono nella piccionaia, bastò un cenno di testa di tutti per comprendere che era ora di mettere in atto il piano che avevano escogitato.
Kirka chiuse gli occhi per qualche secondo, concentrandosi profondamente, dopodiché pronunciò alcune parole e subito lei, Stor e Korhan sparirono alla vista del druido. Quando non li vide più e fu sicuro che l’incantesimo avesse funzionato bene, assunse di nuovo le sembianze del piccolo ragnetto e si arrampicò sul muro proprio di fianco a loro.
Arrivati alla prima stanza, trovarono la stessa guardia che il giorno prima aveva trovato Varlinox, probabilmente era di nuovo il suo turno. Se ne stava tranquillamente seduto su una sedia in legno, dall’aria alquanto scomoda e sembrava guardare attentamente un libro illustrato. I tre ragazzi invisibili rimasero fermi cercando di capire il da farsi, anche se non potevano essere visti era possibile che facessero rumore e in una stanza così piccola sarebbero stati scoperti subito. Varlinox invece, che non aveva avuto problemi nemmeno il giorno prima, superò la stanza andando verso la solita fessura della porta e notò dal lato opposto di essa altre due guardie. Tese le orecchie, nonostante i ragni non ne avessero alcune capacità da umano per fortuna gli erano rimaste, per cercare di capire cosa stessero dicendo e comprese che già erano stati scoperti. Muovendo il più velocemente possibile le zampette pelose, tornò indietro e si appoggiò sulla spalla di Stor. Era sicuro che fosse lui, perché quel sesto senso che aveva guadagnato nel diventare ragno percepiva perfettamente la sua presenza.
“Ascolta… Ora controllo se questa guardia qui è un semplice essere umano, se lo è credi di essere in grado di eliminarlo?” gli chiese in un sussurro.
Percepì appena un lievissimo sì, da parte del ladro e quando fu sicuro che avesse capito si diresse di nuovo verso l’uomo, ancora intento ad ammirare il suo libro illustrato che in questo momento si trovava su una pagina che rappresentava un bel paesaggio innevato.
Creando una solida ragnatela iniziò a scendere fino a posizionarsi sul collo della guardia. Doveva vedere la sua reazione, un normale essere umano avrebbe tentato di scacciarlo o una cosa simile, e se fosse stato umano Stor l’avrebbe potuto far fuori senza nessun problema. Come si aspettava non appena zampettò per qualche secondo sul collo dell’uomo, questi tentò di levarselo di dosso con una manata. Per un attimo, mentre la mano calava inesorabilmente verso di lui, gli sembrò di sentire come qualcuno che trattiene il fiato, sicuramente era Kirka. Lui però scansò agilmente quella manata, zigzagando tra le dita adunche, dopodiché tentò di arrampicarsi verso la testa, ma la mano piombò di nuovo, prendendogli questa volta una delle otto zampe. A quel colpo la trasformazione finì seduta stante e il druido, ritrovatosi praticamente sulle spalle dell’uomo, ebbe l’unica idea di coprirgli gli occhi con la mano in modo che non vedesse il suo viso, dopodiché si trasformò di nuovo nel piccolo insetto e uscì subito dalla porta, nel tentativo di capire se il trambusto che aveva fatto si era sentito anche da fuori.
In quello stesso istante, non appena Varlinox riprese le sembianze da insetto, Kirka pronunciò alcune parole estendendo il suo potere anche oltre la porta e sia la guardia che era in quella stanza, che si era alzata in piedi allarmata, sia una delle due che c’erano fuori, caddero a terra addormentate.
Non appena il soldato fuori dalla porta vide il suo compagno cadere a terra come un sacco di pietre, questi iniziò a preoccuparsi e a chiedergli se stesse bene, scuotendolo energicamente, ma l’altro sembrava non potergli rispondere, mentre i tre si avvicinarono alla porta cercando di ascoltare e capire se potessero uscire o no.
Il piccolo ragno, ancora rintanato nel suo nascondiglio sulla parete del corridoio vide le guardie aumentare, prese quasi da un moto di frenesia, come se fossero alquanto preoccupate. Decise così di proseguire all’interno del palazzo, per vedere se c’erano davvero altri pericoli, oltre a tutti quegli uomini armati. In fondo conosceva bene la strada, visto che l’aveva già visitata tutta il giorno prima, nelle stesse sembianze, ed era sicuro che i suoi compagni se la sarebbero cavata per un po’ senza di lui, aveva fiducia in loro. Andando avanti, vide molti altri soldati, immobili, come fossero delle statue. Avevano stampata sul viso la stessa aria preoccupata di quelli che correvano, ma rimanevano fermi, come se avessero avuto l’ordine di non muoversi da lì. Decise d’ignorali, non aveva senso continuare a fissarli, non ce n’era nessun motivo. Iniziò a muovere velocemente le zampette pelose e si diresse verso la stanza in cui si trovava il braciere. I sacerdoti erano ancora lì, a cantare quella cantilena, come se non si fossero mossi per tutta la notte e, probabilmente, era così. Non sapeva per quale motivo stavano lì notte e giorno e non comprendendo la cantilena non sapeva neanche che incantesimo stessero pronunciando e a quale scopo, ma decise che non potevano andare avanti così. Non solo perché sicuramente era qualcosa di oscuro e misterioso, ma anche perché avevano ormai l’aria stanca, affaticata, quasi malata e avevano bisogno di riposo. Doveva fermarli, ma come?
Intanto nella stanza subito dopo la piccionaia i tre giovani non sapevano più cosa fare, fuori ormai si sentiva un vociare insistente, non sapevano quante guardie si erano radunate, ma sicuramente erano più di due. Fu Korhan a prendere l’iniziativa, stanca di rimanere ferma lì ad aspettare. Insomma, lei era una barbara, una guerriera, non poteva rimanere ferma a non fare nulla.
“Ascoltate, io torno indietro e cerco un diversivo, visto che ancora non hanno capito che siamo qui dentro rimarrete al sicuro.” disse, dopodiché si voltò e ripercorrendo la scala della piccionaia sparì dalla loro vista.
A quel gesto il ladro sospirò, come se fosse esasperato dal carattere impulsivo della ragazza, ma non riuscisse comunque a resisterle.
“Kirka, tu rimani qui, cerca di nasconderti. Non uscire finché non sei sicura che non ci sia niente di strano.” disse, dopodiché aprì la porta, ma essendo ancora sotto l’incantesimo d’invisibilità della maga nessuno lo vide.
Le guardie ebbero appena il tempo di avvicinarsi dubbiose e stupite verso la porta che si era spalancata, quando la barbara con un urlo disumano, buttò giù la porta più in basso sul lato ovest del palazzo. Aveva già ucciso le due guardie che si trovavano in quella stanza e che aveva sorpreso a giocare tranquillamente a carte. Le guardie che si trovavano nel corridoio in quel momento, già stupite dalla porta di fronte a loro che si era misteriosamente aperta, si voltarono ancora più sconvolti verso Korhan, allo stesso modo di come fecero i suoi due compagni, ancora invisibili.
Mentre nella zona ovest dell’edificio il caos regnava già da padrone, nel lato est, dove si trovava Varlinox tutto sembrava scorrere come se non fosse successo nulla. Varlinox aveva ripreso le sue sembianze, eppure i sacerdoti attorno all’enorme braciere sembravano non curarsene affatto e continuavano imperterriti il loro rito. Il druido decise di tentare il tutto per tutto, lanciò un’incantesimo, facendo innalzare un muro di fuoco che circondasse completamente il braciere e i sacerdoti stessi, ma quelli non mossero un dito nemmeno in quel caso. Decise così di non avere altra possibilità che eliminarli. Non appena lo fece, il suo muro di fuoco, che fino a quel momento aveva divampato ruggente venne risucchiato dallo stesso braciere al centro della stanza, come fosse stato assorbito e dopo qualche secondo di scoppiettii, in un lampo apparì una colonna di fuoco che tocco il tetto del torrione. La cosa fu talmente improvvisa che Varlinox indietreggiò di qualche passo. Dopo pochi secondi, però, come apparì, la colonna di fuoco scomparve e il braciere si spense con uno sbuffo, facendo tornare il più assoluto silenzio. Un silenzio che ora, senza la cantilena dei sacerdoti e senza il fuoco scoppiettante, era quasi inquietante. L’uomo si trasformò di nuovo in ragno, avvicinandosi al braciere, per cercare di capire meglio cosa era successo e cosa significasse veramente tutto quello che aveva appena visto. Tutto quello che vide però fu solo l’alone che avevano lasciato nel pavimento i sacerdoti, rimanendo lì in piedi attorno al focolare, da quelle tracce, sembrava fossero lì praticamente da sempre. Comprese che sebbene fermarli aveva interrotto qualcosa, forse era stato anche un errore, perché sicuramente quella colonna di fuoco aveva attivato qualcos’altro.

Di fronte alla piccionaia, in quella piccola stanzetta, con la porta spalancata sul corridoio e ancora sotto l’incantesimo dell’invisibilità, Kirka non poté far altro che addormentare altre due guardie, mentre le prime due che aveva fatto svenire iniziavano a riprendersi, un po’ intontite. Intanto Korhan sembrava non curarsi affatto del sostegno che le stava dando la sua compagna di avventure, mentre continuava a sfondare porte e mietere vittime. Stor guardava il tutto allibito, senza sapere precisamente cosa fare, se dare una mano alla barbara o rimanere ancora sotto l’incantesimo dell’invisibilità della giovane maga e pensare a una strategia.
All’improvviso dalle due stanze antistanti l’una dall’altra uscirono le due nobildonne che il gruppo aveva incontrato nel villaggio abbandonato. Da quella di destra ne uscì Mary che, non potendo accorgersi di Stor per via dell’incantesimo, proseguì dritta, dirigendosi verso l’altro corridoio e fermandosi a guardare. Dall’altra, invece, ne uscì la bruna, Gené, che sembrava essersi completamente ripresa sia dallo shock che dalle ferite infertegli dai lupi e senza nessun preavviso, si avventò su Korhan, tirando fuori dalla sottoveste un pugnale. La giovane barbara però, schivò senza alcun problema l’attacco. Nello stesso istante dalla stanza a fianco uscì anche un uomo, sembrava molto più adulto e maturo delle due donne, forse era il padre, vestito in modo distinto e con un aria serissima e disinvolta. Non si preoccupò affatto della battaglia che stava ormai incombendo anzi ignorò completamente tutti.
In quello stesso istante, mentre vedeva la sua compagna e, ormai poteva dire anche, la sua donna, combattere contro la più giovane delle sorelle Lacourier, sentì la voce dell'altra. Non echeggiava fuori, non veniva da fuori, facendogli vibrare i timpani. No. Era una voce che sentiva in testa, proprio come quando il Triste nella foresta aveva parlato ad ognuno di loro. Percepii quella voce suadente e melodiosa e non poté fare a meno di ascoltarla.
“Tu ora sei mio… Soltanto mio… Devi uccidere i tuoi compagni, mio adorato… Fallo per me…”
Qualcosa dentro di lui stava ancora cercando di lottare, di protestare, di dire che non era giusto, che il suo compito era un’altro, ma la voce insisteva e aveva tutta l’aria di essere un’incantesimo d’infatuazione molto potente. Con l’unico briciolo di volontà che gli era rimasto, mentre la voce armoniosa di Mary continuava ad assillarlo, decise di cominciare da Varlinox, magari allontanandosi dalla fonte del sortilegio, sarebbe riuscito a tornare un po’ più lucido.
Kirka vide Stor allontanarsi e perdere la protezione della magia dell’invisibilità, senza dare nessuna spiegazione. Si sarebbe aspettata che andasse ad aiutare Korhan, che stava combattendo contro Gené, invece proseguì dritto per poi svoltare l’angolo. Lo seguì con lo sguardo, finché l’urlo del padrone del palazzo, non la fece voltare di nuovo dal lato opposto.
“Chi è il pazzo che ha spento l’unica cosa che lo teneva imprigionato!?” tuonò furioso, facendo riecheggiare la sua voce per tutto il corridoio.
Non ebbe il tempo di dire altro, perché una delle pareti ovest che dava sul corridoio si frantumò in mille pezzi. L’aura che ne fuoriuscì fu talmente potente che ruppe anche la parete di fronte a Kirka che rimase tremante e basita di fronte a ciò che era accaduto.
In realtà tutti si erano ammutoliti a quell’evento inaspettato. Dalla frattura che si era creata nel muro ne uscì quello che pareva a tutti gli effetti uno Stenzl. Indossava un’armatura e portava una spada al fianco, ben sistemata nel fodero, che emanava una strana luce bluastra. I suoi capelli biondi ricadevano un po’ sul viso, mentre due occhi di un viola accesso sondavano tutto intorno, come se volessero scrutare ognuno dei presenti. Quando quegli occhi color ametista si posarono su di lei, nonostante avesse ancora l’incantesimo dell’invisibilità addosso, Kirka provò un brivido, come se lui avesse potuto vederla. Il suo simbolo, identico a quello che aveva un qualsiasi Stenzl era però rosso e, all’interno della stella centrale, vi era scritto superbia.
In un attimo Korhan percepii il suo simbolo di Stenzl che aveva sull’avambraccio formicolare fastidiosamente e si allontanò di qualche passo. Chi era quell’uomo? Era amico o nemico? E se era nemico cosa voleva?

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: KiarettaScrittrice92