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Autore: Haruno_Shiobana98    05/06/2017    0 recensioni
La vita di Joshodu Hojo non potrebbe essere più semplice: non è di nobili origini, vive nel Rukongai, ama da gran parte della vita la sua migliore amica, non venendone ricambiato. Il giorno in cui si Diploma all'Accademia degli Shinigami, però, segna il punto di svolta nella sua vita: dolorose e scomode verità verranno fatte emergere dal corso degli eventi, facendo capire a Joshodu di non potersi fidare di nessuno attorno a lui, nemmeno di se stesso.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Byakuya Kuchiki, Kuchiki Rukia, Zaraki Kenpachi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un boato svegliò Josh, facendolo sobbalzare.

“Siamo… siamo sotto attacco?” pensò in un primo momento, ma poi si guardò attorno: in effetti, non era alla Soul Society. Affatto. Un vento secco spirava con forza, scompigliandogli i capelli e trasportando quella che sembrava… sabbia?

Josh provò ad allungare la mano, ma quelli che restavano tra le sue dita non erano granelli di sabbia, bensì cenere. In quell'esatto momento, un altro boato altrettanto forte scosse nuovamente l'aria, facendolo voltare: la vista che gli si aprì davanti agli occhi lo fece barcollare un secondo; si trovava sulla sommità di un vulcano, vicinissimo al cratere, dove una voragine enorme si apriva lasciando intravedere la lava che borbottava sul suo fondo. Non ebbe il tempo di chiedersi cosa ci facesse in un luogo simile, che una voce proruppe dalle sue spalle; aveva un timbro leggermente gracchiante ed acuto.

 

-Yo, Oja.9-

Sentendola, Josh si voltò di scatto. Non molto lontano da lui, seduto su una roccia e col volto rivolto al cielo, stava una persona; la cenere che svolazzava impediva una corretta visione, anche a breve distanza, ma a Josh parve di vedere dei bagliori rossastri vicino alle sue spalle.

 

-Puoi avvicinarti, non mordo. O almeno, non il “me” attuale.-

Sebbene quelle parole gli fossero sembrate strane, Josh decise di muovere qualche passo in avanti. Dopo poco, si arrestò trasalendo: sulle spalle dell'individuo, all'altezza delle scapole, si aprivano due grandi ali, completamente avvolte in un fuoco di un rosso acceso ed intenso; inoltre, la sua pelle era estremamente pallida, attraversata da venature che lasciavano filtrare una debole luce arancione scuro, come se provenisse dal suo interno. Sebbene avesse lo sguardo e il volto rivolti al cielo, i suoi occhi azzurri trasmettevano una tristezza infinita, tanto che Josh dovette distogliere lo sguardo. Il petto era completamente nudo e l'unica parte coperta era dal bacino in giù, dove un lungo panno fatto di un tessuto estremamente raffinato scendeva fino a quasi le ginocchia, fermato in vita da due spille, una su ogni lato, adornate con un motivo complicato. Quello parlò di nuovo, ma questa volta la sua voce parve normale.

 

-Sono un paio di giorni che è così, sai? Il cielo, dico. Così buio, continuamente scosso da tempeste e devastato dalle eruzioni di questo vulcano. Io sono arrivato solo da poco, ed era già tutto… in questo stato. Ma pare che prima, fosse completamente diverso. O almeno, così mi è stato riferito.- fece una pausa, sospirando leggermente e abbassando lo sguardo su Josh. Sul suo volto si aprì un sorriso sincero, ma anche questo estremamente triste ed abbattuto.

 

-Mi sarebbe piaciuto conoscerti prima, Josh. Quando il cielo era solcato da fiere aquile e questo era un monte alto ed impervio. Oramai, non è più così però.-

A quelle parole, Josh non seppe trattenersi.

 

-Scusami ma… come fai a conoscere il mio nome? E dove sono attualmente?-

In pochi secondi, gli si erano formate così tante domande da confonderlo.

A sentire cosa gli era stato appena chiesto, l'essere ridacchiò leggermente, tornando a scrutare il cielo.

 

-E per quale motivo non dovrei sapere il tuo nome, Joshodu? Inoltre, è ironico che tu stesso mi chieda dove siamo in questo momento, visto che tu più di tutti dovresti sentirti a casa qua dentro.-

 

-Casa…? Io non…-

 

-Josh, questa è la rappresentazione mentale della tua anima e io sono lo spirito della tua Zanpakuto. Più chiaro adesso?-

Josh rimase per un secondo senza parole. Lo spirito della sua Zanpakuto…?

Il cuore prese a battergli forte nel petto.

 

-E-Ehm… spirito-sama10… uhm, forse no. Come dovrei chiamarti?-

Lo spirito, a quelle parole, esitò un attimo. Poi riprese a parlare.

 

-Ma sì, proviamoci. Il mio nome è…- quando arrivo a pronunciarlo, Josh non capì: sembrava che quella parola fosse avvolta in un brusio che la rendeva irriconoscibile ed indistinguibile. Al suo sguardo perplesso, lo spirito ridacchiò e scosse la testa.

 

-Come pensavo, ancora non sei pronto. Il nostro rapporto non è consolidato. Anche se ti ho salvato la vita, qualche ora fa… beh, tecnicamente non proprio io, ma fa lo stesso…-

A Josh tornò in mente il combattimento contro Zaraki e la voce che aveva sentito… che fosse il suo spirito? Ma allo stesso tempo aveva detto di non essere stato lui… iniziava ad essere davvero confuso. Prima che potesse dire altro, però, lo spirito tornò a rivolgere gli occhi al cielo, come se cercasse qualcosa. Passarono diversi secondi prima che intervenisse di nuovo.

-Tu... non ricordi nulla di tuo padre, vero? Intendo, tuo padre biologico, terreno. Non quello adottivo nel Rukongai.-

In effetti, Josh non aveva il minimo ricordo della sua vita da umano.
 

-No... sinceramente no... tu lo conoscevi?-

Si accorse solo dopo di aver fatto una domanda stupida: quello spirito era nato solo da poco tempo, grazie al contatto della Zanpakuto con la sua anima. Non poteva in nessun modo conoscerlo. Quello però, non parve sorprendersi più di tanto.

-...Io no, ma... me ne hanno parlato. ...Sicuramente, il suo nome lo conosci molto bene. Ma... non sta a me dirti chi sia. S-Sappi solo... che in effetti vedo molto di lui dentro di te. Sei proprio uguale a lui. Un frignone che non riesce a prendere in mano le situazioni. Mi sbaglio?-
Mentre pronunciava quella frase, la voce dello spirito iniziò a cambiare. Sembrava più acuta, quasi distorta. E in effetti, anche le parole si fecero molto più dure; incrociando per un secondo il suo sguardo, a Josh parve che gli occhi dell'altro brillassero di una cupa luce gialla.

-Cosa stai dicendo...? Perché dovrei essere...-

-Bla, bla bla. Sempre scuse. Anche tuo padre lo faceva sai? Ogni volta, aveva una scusa. A volte era troppo debole, altre aveva pietà del nemico...- mentre parlava, lo spirito scese dalla roccia e si avvicinò a Josh. Il fuoco delle ali ora pareva riflettere una luce di un rosso molto più scuro, quasi nero. - La verità è che entrambi volete essere vincitori senza sporcarvi le mani. Invece, è necessario colpire senza pietà. Uccidere. Mutilare. Ma no, a voi non piace. Pensate che i vostri nobili sentimenti bastino ad atterrare un avversario. E finite per essere voi quelli che vengono quasi ammazzati. Ciononostante, in entrambi i casi io mi sono trovato a farvi da Cavallo, mentre voi svolgete i compiti del Re, usando i miei poteri con tranquillità e battendo i vostri nemici i solo grazie a me.-
Adesso, lo spirito era vicinissimo a Josh, e poteva vedere chiaramente che nei suoi occhi di un azzurro cristallino brillava effettivamente un bagliore giallastro, quasi di follia.

-Cosa... stai dicendo? Tu sei il mio spirito, non quello di mio padre... tra l'altro, mi stai dicendo che anche lui era uno Shinigami?-
Un sorriso inquietante si aprì sul volto dello spirito.

 

-Esatto, voglio dire proprio questo. E inoltre, voglio dirti un'altra cosa. Mi sono stancato di stare qua. Almeno prima questo era un posto pieno di ambizioni e potenzialità. Ora, guardati attorno. GUARDA!- l'ultima parola fu proprio urlata dallo spirito, che aprì le braccia e fece un breve giro su se stesso, come ad enfatizzare il suo discorso. -Questo non è altro che il sepolcro di ciò che era un tempo. Tutto per quella puttana, eh Josh? Sai cosa avrei fatto io?- si avvicina ulteriormente al ragazzo, poggiandogli una mano sul petto. -Fosse stato per me, le avrei strappato il cuore dal petto senza esitazioni. Come lei ha fatto col tuo, no? ...Tsk, sei davvero senza speranza, Joshodu Hojo.-

Adesso, Josh iniziava davvero ad essere inquietato. Non capiva. Il tono e i discorsi del suo interlocutore erano cambiati radicalmente in nemmeno un minuto, quasi fosse del tutto un'altra persona. Persino i contenuti e le informazioni che gli stava dando glielo facevano pensare. Ma di fatto, gli pareva impossibile. Ogni Shinigami poteva avere un solo spirito e una sola Zanpakuto... no?
I suoi pensieri vennero interrotti da una sensazione di calore nel petto, così intensa da essere quasi dolorosa. Lo spirito lo guardò, sogghignando.

-Vai pure, pare proprio che ti stiano "chiamando". Qualcuno si è preso la briga di curarti. Stai per riprendere conoscienza, pare. La tua presenza qua non è più possibile. Ma ricorda, io terrò sempre un occhio su di te. E al prossimo passo falso...-
Lo spirito non ebbe il tempo di finire la frase che la vista di Josh iniziò ad offuscarsi. Nemmeno un secondo dopo, si ritrovò in un letto, ansimante. Guardandosi attorno, si accorse di non essere nel suo dormitorio da studente. Il sole filtrava dalle finestre poco lontane, facendogli capire che era ancora mattina. Non era stato privo di sensi a lungo, allora.

-Ehi, la recluta si è svegliata!- una voce dalle sue spalle lo fece trasalire e poco dopo un vocio sommesso invase la stanza. Un po' a fatica, Josh provò a voltarsi e vide un piccolo gruppo di Shinigami, ancora sulla porta, parlottare tra loro e cercare di entrare. A tenerli fuori c'era una sola persona, apparentemente calva, mentre un altro Shinigami stava poco più in là, appoggiato al muro, mentre ridacchiava con una mano davanti alla bocca.

-Forza! Andatevene! È ancora debole. Non vorrete mica minarne le condizioni fisiche, eh?-

urlò il calvo, solo per essere schernito da un'altra risata del suo compagno, quello poggiato al muro.

 

-Andiamo, Ikkaku, certo che sei un gran guastafeste. Questi ragazzi vorranno solo complimentarsi col nostro Josh. Cosa c'è di male?-

-Grrrr... Yumichika. Lo sai benissimo. Il Capitano Kenpachi e la squadra medica hanno dato preciso ordine di... Ehi tu! Non provarci nemmeno!- mentre parlava, un ragazzo aveva provato a svicolare dentro, ma Ikkaku lo fece tornare fuori con un calcio ben assestato. Dopo un altro minuto di sforzo, finalmente lo Shinigami calvo riuscì a chiudere la porta scorrevole.

-Uff... non vorrei davvero essere in te, quando dovrai uscire da qua. Pare che tu sia diventato una specie di celebrità, Josh. Ferire in quel modo il Capitano... un'impresa non da poco.- disse poi, avvicinandosi al letto dove ancora giaceva il ragazzo. -Oh, scusa la maleducazione, il mio nome è Ikkaku Madarame, ufficiale di Terzo Seggio dell'11esima Divisione. Eheheh.-
Detto questo, afferrò la mano di Josh, ancora a mezz'aria, per stringerla, strappando un gemito di dolore al ragazzo.

-Hai ragione hai ragione, non sei ancora guarito...-

-Ehi, lasciane un po' anche a me. Sei davvero scortese, Ikkaku. Nessuno ti ha insegnato le buone maniere?- l'altro Shinigami si era staccato dal muro e si era avvicinato anche lui al letto. Josh poteva notare quelle che sembravano due sottili piume colorate, fissate una alle ciglia dell'occhio destro e l'altra al sopracciglio del solito occhio. Dopo aver fatto un sorriso, si presentò anche lui.

-Piacere di conoscerti, Joshodu Hojo. Sono Yumichika Ayasegawa, ufficiale di Quinto Seggio…
Era davvero un po' che in questa Divisione non arrivava qualcuno carino come te, sai? Sono tutti dei bruti qua dentro... a volte davvero perdo le speranze riguardo al loro senso estetico…-
Ikkaku a quelle parole saltò su:

 

-A chi hai dato del bruto? - sibilò tra i denti, avvicinando il suo volto a quello di Yumichika in modo minaccioso. Quello, invece, si limitò a ridere.

-Dai, mi fai arrossire così. Non è che vuoi baciarmi, eh?-

-Ma cosa...!? Giuro che un giorno di questi te le faccio pagare tutte, Ayasegawa.-
Josh rimase a guardare il loro diverbio, ridacchiando leggermente. Per quanto discutessero, era evidente che fossero grandi amici: in battaglia probabilmente si erano sempre guardati le spalle a vicenda e si fidavano ciecamente l'uno dell'altro. Un secondo dopo, Ikkaku si voltò di nuovo verso Joshodu:

-Oh, tra l'altro una ragazza era venuta a farti visita, sai Josh? Essendo ancora incosciente, ho dovuto mandarla indietro. Mi pare si chiamasse... uhm...-

 

-Ma dai, come fai a non ricordarti di una creatura incantevole come quella, Ikkaku? Il suo nome era Helen Agasa, Josh. Sicuramente è la tua ragazza, eh? Beh, come potresti non averla, col bel faccino che ti ritrovi...-

Al sentire la parola "ragazza", il volto di Josh si rabbuiò e Yumichika se ne accorse.

-Oh, pare che abbia toccato un tasto dolente... ti chiedo perdono.- gli disse, poggiandogli una mano sulla spalla. -Sono stato davvero indelicato... Comunque, se te lo stai chiedendo, sei stato incosciente una giornata intera; lo scontro tra te e Kenpachi è avvenuto esattamente ieri.-

A quelle parole, Josh sussultò. Eppure durante il dialogo col suo spirito gli era parso che fosse passato molto meno. Magari era semplicemente stato incosciente la gran parte del tempo e solamente alla fine aveva avuto abbastanza forza da materializzarsi inconsciamente in quel luogo.
Vedendo che il ragazzo non rispondeva e pensando che qualcosa lo turbasse, Yumichika sospirò e fece un cenno ad Ikkaku.

-Su, andiamo. Lasciamo riposare Josh. Pare che abbia molto su cui pensare... Se hai bisogno di noi, saremo qua fuori ragazzo. Non esitare a chiamarci.-
Facendogli l'occhiolino e sorridendo, Ayasegawa si avviò alla porta, quasi trascinandosi dietro Ikkaku. Una volta che entrambi furono usciti, Josh si distese nuovamente sul letto. In effetti, la sua mente era piena di pensieri che vorticavano freneticamente. Gettando uno sguardo di lato, il ragazzo vide che la sua Zanpakuto era proprio lì, appoggiata al letto; per istinto, allungò una mano per stringerne l'elsa, come per rassicurarsi e schiarirsi le idee. Al contatto con essa, in effetti, gli parve di rilassarsi un poco. Erano successe così tante cose, in così poco tempo... la sua mente e il suo cuore erano un vortice di emozioni diverse che esplodevano scontrandosi tra loro. A quel pensiero, Josh forse capì cosa intendesse il suo spirito: se quel luogo era la rappresentazione della sua anima, allora il suo stato emotivo doveva influenzarlo nell'apparenza; probabilmente era proprio a causa di tutte le preoccupazioni che aveva che alla fine era diventato uno scenario depresso e desolato.
Con un sospiro, Joshodu decise di chiudere gli occhi. Era davvero difficile mettere ordine nella sua mente, e al momento non ne aveva nemmeno le forze. Qualche minuto più tardi, infatti, il ragazzo era già caduto in un sonno profondo, senza però lasciare l'elsa della sua Zanpakuto.

 

NOTE:
 

9 = Yo, Oja (trad.: Ehilà, campione)

 

10 = -sama (suffisso onorifico giapponese)

   
 
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