Serie TV > Merlin
Segui la storia  |       
Autore: KingPrat    05/06/2017    1 recensioni
Ambientato dopo l'ultimo capitolo della prima stagione.
Quando Artù scopre di essere nato grazie alla magia decide che è tempo di crescere al di fuori dell'ombra di suo padre. Segreti sono rivelati e Artù impara fino a che punto Uther è disposto ad arrivare nella sua guerra contro la stregoneria. Con Merlino al suo fianco puù costruire il regno che è destinato a creare?
Genere: Angst, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
NA: Ciao a tutti! scusate per l'attesa, eccovi un nuovo capitolo di Born of Magic!
Farò il possibile per postare il prossimo capitolo entro questa settimana, la storia stà cominciando ad arrivare alla fine, questo è l'ultimo capitolo prima della battaglia finale!
Voglio ringraziare tutti quelli che hanno commentato la storia, e tutti quelli che l'hanno solo letta ..... PERCHè NON AVETE ANCORA COMMENTATOOOOOOOOO!!!!!! Fatelo, vi prego, è sempre bello leggere le recensioni di voi lettori anche solo 'Ciao' significa che vi importa. se pensate possa essere migliorata o avete qualcosa da farmi notare FATELO, io avrò anche accettato il meraviglioso aiuto di elokid come beta ( ti amo, mi stai rendendo la vita moolto più facile), ma voglio sapere l'opinione anche di tutti voi.
Concludo questo sproloqui di cui a voi forse non importerrà nulla dicendo ...

GODETEVI QUESTO CAPITOLO!!!!

Capitolo 7 : I cavalieri della Tavola Rotonda
 


 
“Sapevo di aver riconosciuto quegli zigomi,” ringhiò Tristano.
Artù alzò le mani. “Questo è un tantino inquietante.”
Gwaine fece un passo indietro, il dolore gli si leggeva negli occhi. “Tu sei … il Principe di Camelot?”
“E tu ambisci al trono,” disse Tristano ad Artù. “Per quale altro motivo il Re ti starebbe dando la caccia per tradimento?”
Artù sbuffò. Non aveva motivo di spiegare le sue motivazioni. Nulla di quello che avrebbe detto avrebbe cambiato la loro opinione su di lui. Lo giudicavano senza conoscerlo. Magari Artù meritava quel giudizio, ma non era dell’umore adatto in quel momento.
“Fermi,” disse Merlino.
Apparentemente, nemmeno Merlino.
“Non abbiamo tempo per questo, dobbiamo continuare a muoverci e trovare un nascondiglio sicuro. Voi ragazzi potete ucciderlo più tardi,” disse Merlino.
Artù voltò la testa verso il servitore. “Grazie Merlino, non essere così rapido nel difendermi,” disse con tono pieno di sarcasmo.
Merlino roteò gli occhi.
“Ha ragione,” disse Isotta. “Non possiamo permetterci di perdere tempo. Dobbiamo cercare un rifugio.”
Percival studiò gli spazi circostanti. “Seguitemi,” disse.” Conosco un posto.”
Tristano ringhiò mentre toglieva la spada dal collo di Artù e la rinfoderava. Ingaggiarono una gara di sguardi prima che Artù seguisse Percival e gli altri.
Non poteva biasimarli per essere arrabbiati con lui. Era colpa sua se erano in questo pasticcio ed erano braccati. Non importava cosa Artù facesse, la sua vita portava problemi e morte in quella degli altri.
Tutti e sei corsero per la foresta. Si fermarono per l’acqua in un piccolo ruscello, riempirono le loro borracce, e continuarono a muoversi.
Le ombre delle foglie si muovevano intorno a loro mentre correvano per i boschi.
Artù teneva d’occhio Merlino, che non si era ancora del tutto ripreso dal suo sacrificio contro le Ombre che gli era quasi costato la vita.
Merlino ansimava vistosamente e la sua corsa era barcollante. Eppure lo stregone continuava a muoversi, a tenere il passo.
Artù era coperto di sudore e la sua tunica s’incollava alla pelle. Si versò l’acqua sulla testa, bagnandosi i capelli per rinfrescarsi.
Era passato ormai da tempo il tardo pomeriggio quando Percival li guidò in una stretta valle. Girarono l’angolo ed Artù fissò sbalordito il panorama davanti a lui.
All’entrata della Valle dei Re Caduti c’erano due antiche statue, rovinate nel loro aspetto e l’edera li avvolgeva tutto intorno. Entrambe le statue tenevano una pergamena contro il petto, i loro mantelli sventolavano contro le gambe.
Artù e Merlino le fissarono con meraviglia mentre camminavano.
Percival li notò. A bassa voce disse, “Questo era conosciuto come il Cancello di Camelot. Marcava il confine a sud-est di Camelot a quei tempi. Fu rinominato perché la leggenda narra che qui fu dove gli antichi re caddero.”
Artù aveva letto una storia simile quando era ragazzo. Uther era responsabile dell’espansione di Camelot. Anni fa, Camelot era più piccola, al centro di cinque regni, quella che manteneva la pace.
“Attento ragazzino,” bisbigliò Tristano dietro di lui. “Questo può essere il luogo dove incontrerai la tua fine.
Artù si girò e guardò male l’uomo più vecchio che ricambiò lo sguardo prima di superarlo.
“Siamo quasi arrivati.” Disse Percival.
In quasi mezz’ora arrivarono ad un fiume che tagliava la valle, traeva origine da una cascata, che si rovesciava da una fessura nel muro della valle. Rocce e felci contornavano la cascata mentre l’acqua si scontrava sulle rocce coperte dal muschio sottostanti.
Camminarono cautamente sulle rocce mentre si dirigevano sulla piccola collinetta.
Artù e gli altri seguirono Percival oltre la cascata scrosciante. Camminarono lungo una breve caverna che li portò dall’altra parte. Entrarono nello spiazzo, circondato da spesse felci, alberi e fiori viola. Una porzione della valle li sovrastava come una madre protettiva.
“Possiamo passare qui la notte. Quella cascate è l’unica entrata a questo posto. Se continuate a camminare, cadrete da uno strapiombo.” Disse Percival.
Tristano ed Isotta esplorarono più a fondo lo spiazzo, osservando il nascondiglio.
Gwaine si scrollò come un cane per togliersi l’acqua di dosso. “Come hai trovato un posto così, amico?”
Percival fece spallucce.
“Durante i tuoi giorni da mercenario eh?” Gwaine battè scherzosamente la mano sul petto dell’amico.
Artù si ritrovò a ridacchiare. “Bella pensata, non avremmo mai pensato di guardare qui.”
“Questo è perchè i cavalieri mancano di pensiero creativo,” scherzò Gwaine.
“Oh, veramente è perché abbiamo paura dell’acqua,” gli rispose a tono Artù. “Pensaci meglio, con tutta quell’armatura che indossiamo, sprofonderemmo fino alle chiappe”
Gwaine tirò la testa all’indietro e rise. Poi si fermò improvvisamente come se avesse realizzato di chi stesse ridendo. “Ci troverò della cena.” Disse prima di andarsene rapidamente.
Percival strinse la spalla di Artù. “Dagli tempo.  Si abituerà presto.”
Artù alzò un sopracciglio. “Tu non hai un problema con i nobili?”
“Non ho problemi di fiducia come loro,” disse Percival. “Inoltre, rivela molto sul carattere di una persona il fatto di essere così pronti a sacrificarsi per un amico ed un gruppo di sconosciuti.”
Le orecchie di Artù bruciavano. “Uh, chiunque lo avrebbe fatto- “si schiarì la gola. “Vado a trovare della legna per il fuoco. Merlino!”
Merlino si girò dal fissare l’entrata della piccola caverna da dove erano entrati. Si affrettò verso Artù.
Artù scoprì che Percival non stava scherzando. Dopo due minuti di cammino, trovò la fine della ‘montagna’ e che era un grosso precipizio. Fissò la vasta foresta sotto lo strapiombo, sentendosi come se stesse in piedi alla fine del mondo.
“Artù?”
Artù si girò e vide Merlino che teneva un fascio di rami tra le braccia.
“Cosa c’è?”
“Hanno ragione, Merlino. Perché dovrebbero riporre speranza in me?” si girò verso la bellissima vista, la luce del sole brillava sui bordi delle foglie.
Merlino sospirò. “Artù …. Non ti conoscono.”
“Non ha importanza. Ho fatto quelle cose. Io … ho dato la caccia i druidi. Non sono diverso da chiunque di quelli al potere. Sono stato uno stolto a pensare che sarei stato un re saggio, giusto ed equo. Come può il mio popolo seguire un re che un tempo uccideva gli innocenti?” Artù sbuffò. “Non sono nemmeno re, solo un principe con illusioni di grandezza.”
Merlino lasciò cadere i rami spezzati che aveva raccolto. “Se credi a questo, come puoi aspettarti che il popolo ti segua?”
“Merlino …”
“No, Artù. Posso avere tutta la fiducia e speranza del mondo in te, ma non ha importanza se non ne hai in te stesso.” Sospirò. “Qualcuno una volta mi disse, il passato è passato, nulla può essere fatto per cambiarlo.”
Artù sapeva che era la verità. Nulla che avrebbe fatto avrebbe mai riportato indietro le vite che aveva distrutto.
“Puoi cambiare il futuro, Artù. Quello che eri non ha alcun valore. Tutto ciò che hai fatto è stato formarti per essere il degno re che Camelot merita. Cosa tu fai adesso, chi tu sei adesso, questo è più importante.”
Artù scosse la testa. “No … non lo è. Guarda cosa ha portato la mia vita a Camelot. La mia nascita, ha causato la morte di migliaia di persone. La mia spada quella di molti altri. Sono sporco del sangue del mio popolo. Non sarò responsabile di altro.” Artù camminò via, allontanandosi da Merlino. “Le persone dovranno trovarsi un nuovo re.”
“Artù …” lo chiamò Merlino, ma Artù continuò a camminare.
Non poteva più sentire parlare Merlino. Aveva quasi fatto uccidere Tristano e gli altri semplicemente incontrandoli. Tutte le vite che toccava le distruggeva.
Tristano aveva ragione.
Artù non era migliore di suo padre.
Era peggiore.
 
 
 
 
Dopo una cena tesa a base di coniglio bruciato ed il dibattito di che cosa avrebbero dovuto fare in seguito (in cui Tristano precisò che non sarebbero stati in questo pasticcio se non fosse stato per Artù, il che mandò il principe giù in una spirale di depressione ancora più profonda.), Merlino decise di avere il primo turno di guardia.
Era esausto e totalmente senza forze.
Più di tutto, era frustrato perché non riusciva ancora a chiamare a sé la propria magia. Solo scintille.
Passò molto del suo turno a pensare ad un piano su come riportare Artù a Camelot per cominciare il suo regno come il Re del Passato e del Futuro. Tutto ciò che riusciva a ideare era pieno di falle e ridicolo.
Così come Artù aveva perso la speranza come il Re del Passato e del Futuro, Merlino stava cominciando a perdere la speranza di essere Emrys, destinato ad essere il più potente mago di Albion che avrebbe aiutato ad unire la terra e riportare l’Antica Religione.
Come poteva essere il più potente stregone quando non riusciva a sfruttare il suo totale potenziale magico? Odiava sentirsi così, così debole ed indifeso. Senza la sua magia, Merlino non era nulla. Era inutile.
Merlino gemette e si lasciò cadere all’indietro, fissando ai luccicanti diamanti nel cielo scuro.
Aveva avuto ragione, Artù era prigioniero di Uther da sempre, e adesso Artù era nella lista ‘da uccidere’.
Merlino non sarebbe mai dovuto andare a Camelot. Sarebbe dovuto rimanere ad Ealdor.
”Emrys …”
Merlino sobbalzò.
Ancora quella voce. L’aveva sentita quando era entrato per la prima volta nella valle, poi di nuovo quando attraversò la cascata.
Emrys, vieni a cercarmi …”
Se ti farà stare zitto, pensò acidamente Merlino mentre si alzava in piedi. Se era un altro druido che gli profetizzava il suo grande destino, lo avrebbe mandato al diavolo.
“Emrys ...”
Merlino si trovò improvvisamente ipnotizzato e una forza invisibile lo guidò in avanti. Camminò indietro, attraversò la cascata, le rocce che spuntavano dal fiume e tornò alla valle.
Camminò per diversi minuti prima di sentirsi spinto a camminare attraversando il muro della valle. Appoggiò una mano contro la parete di roccia e il muro si colorò di bianco. Merlino fece un passo indietro dalla sorpresa mentre veniva rivelata l’entrata di una caverna.
“Cosa? ...“
“Emrys …”
 Merlino fece un respiro profondo ed oltrepassò l’entrata. Salì le scale di fango asciutto e duro, quando entrò nel cuore della caverna. Rimase a bocca aperta.
La caverna era circondata e decorata da cristalli di tutte le forme e dimensioni. La luce della luna rimbalzava contro i contorni di tutti i cristalli, illuminando fiocamente la caverna.
“È passato molto tempo, Emrys.”
Merlino voltò di scatto la testa e vide uno spirito luminoso camminare giù da una discesa dietro una composizione di cristalli.
“Chi sei tu?” chiese Merlino.
La figura si avvicinò. Indossava una corona a otto punte ed un mantello rosso svolazzava sopra la sua armatura in pelle. Era probabilmente vecchio di cinquant’anni, con capelli lunghi fino alle spalle ed un fisico agile.
Merlino fece un passo indietro. Non fu esattamente la stretta somiglianza, ma il luccichio negli occhi dell’uomo, il sorriso e la postura, erano così simili ad Artù.
“Artù?” esalò Merlino. “Non può essere …” il completo non andava bene.
“Sono Bruta, sono sicuro ti siano familiari le storie su di me?” disse Bruta, appoggiando una mano sul pomo della spada. Era una strana spada, non aveva un’impugnatura.
“Bruta?” Merlino cercò nelle sue memorie. “Il fondatore di Camelot ed il primo re. Hai fermato la guerra civile che sembrava non avesse fine, hai fondato i Cinque Regni tu …”
“Ho unito la terra di Albion. Sì, ma non avrei potuto farlo senza il mio più caro amico ed incantatore, Horus, anche conosciuto come Emrys.”
Il cuore di Merlino mancò un battito. “Cosa? Di che cosa stai parlando? Il destino di Emrys era di …”
“Proteggere ed aiutare il Re del Passato e del Futuro di Albion,” disse Bruta con un sorriso che era così simile ad Artù. “Lo fece, e lo sta rifacendo di nuovo.”
Merlino tentò di organizzare i suoi pensieri davanti questa nuova rivelazione. “Aspetta … significa che ...”
“Perché credi che Artù abbia già le potenzialità di essere un grande re? È il Re del Passato e del Futuro.
Merlino balbettò sorpreso. “È …. La tua reincarnazione?” indicò lo spirito di Bruta, “ma come sei tu ….”
“Non sono veramente qui. Il mio spirito è nel passato e sono in grado di comunicare con te adesso con l’aiuto di questi cristalli.”
“Spirito?”
“La mia anima ha deciso di riposare qui nella Caverna dei Cristalli dopo la mia morte nella valle, così che io potessi avere l’opportunità di comunicare con te, Emrys.”
Merlino osservò meglio i bellissimi cristalli appesi al soffitto, che uscivano dalle pareti di roccia e dal pavimento. “Dove siamo?”
“Qui è dove è nata l’Antica Religione, il cuore della magia esiste proprio in questa stanza. Solo pochi possono utilizzare questi cristalli per vedere nel passato, nel futuro, guardare cose che furono o forse non saranno mai,” disse Bruta, indicando la caverna che li circondava. Abbassò le braccia. “Sei uno dei pochi che la può utilizzare.”
“Non posso guardare nel futuro, è troppo pericoloso … nessun uomo …”
“Non importa quanto grande,” recitò Bruta, “può conoscere il suo destino. Non può guardare la sua parte nella grande storia che si sta svolgendo. Come tutti deve vivere ed imparare. Perché altro credi che tu ed Artù siete stati tenuti al’oscuro del vostro destino per la maggior parte delle vostre vite? Dovevi prima trasformarti e crescere per diventare lo stesso uomo del destino.”
Merlino sbuffò seccato. “Quale destino? Non posso accedere alla mia magia, ed Artù non doveva avere la magia … almeno ….”
Bruta sorrise pazientemente. “Qualche volta un uomo crea da sé il proprio destino, altre volte, il destino sceglie l’uomo. Albion ha scelto Artù come suo re, e lei ha scelto te, Merlino, per gestire tutta la magia della terra, del mare, del cielo. La magia è nella creazione del mondo, e quella magia scorre nelle tue stesse vene. Non l’hai persa, e non può mai prosciugarsi da te. Devi realizzare che sei magia.”
Merlino si fissò i palmi delle mani e chiuse gli occhi. Si sforzò di sfiorare la magia dentro di lui.
Bruta rise. “Non posso credere di dare a te consigli sulla magia. Pensa, idiota, non devi attingere la magia come farebbe un contadino con l’acqua da un pozzo. Tu sei il mare della magia, non c’è nulla da cui attingere. Devi solo lasciarla fuoriuscire.”
Merlino inalò un profondo respiro e si rilassò. Ok. Non arrivarci da dentro. Lascia che esca naturalmente. Ci fu un intenso formicolio nel suo petto e poi il calore fuoriuscì tutto intorno a lui e Merlino poteva sentire la sua magia pulsare attraversandolo tutto, nelle sue vene, la sua pelle, il suo cuore, le braccia, le gambe, la testa, e ogni piccola parte di lui fu inondata di magia.
Aprì lentamente gli occhi ed alzò la mano. “Forbearnan.”  Una grande palla di fuoco roteante si formò sul palmo.
Merlino rise di gioia e di sollievo.
Bruta appoggiò le nocche sulla guancia e ridacchiò.
“Grazie,” esclamò Merlino. Si sentiva diverso. Più forte. Più potente. In cima al mondo. La magia ruggiva e cantava sotto la pelle.
“Non perdere la fiducia in te stesso, Emrys. Quando sentirai di aver perduto la strada, ti troverai nuovamente in questa stessa caverna.”
“Come faccio a fare in modo cha Artù ritrovi se stesso?” disse Merlino, disperdendo la palla di fuoco.
Bruta strofinò il pollice sul pomolo della spada. “Ricordagli il suo cuore. Il dubbio è sempre stato un veleno mortale per i Pendragon.” Indicò uno dei cristalli che si colorò di un rosso vermiglio scuro. “C’è un’altra ragione per cui ti ho chiamato qui. Guarda in quel cristallo. Non avere paura.”
Eppure il cuore di Merlino cominciò a battere sempre più veloce mentre si avvicinava al cristallo. Allungò una mano ed avvolse le mani intorno ad esso. Una scossa lo attraversò e il colore cremisi gli coprì la visione.
Camelot era sotto attacco. Uomini in nero assalivano la città. Fyn sedeva sul trono con Uther immobilizzato dagli uomini in nero. La sua corona era caduta sui corpi dei cavalieri che giacevano ai suoi piedi.
Un lampo di rosso ed improvvisamente Merlino stava guardando ai cancelli dove aveva aiutato Artù a scappare col bambino, Mordred. Vide Sir Leon indicare oltre la sua spalla a coloro nel tunnel ed uno per uno molti dei cittadini di Camelot scivolare fuori dal cancello, vide di sfuggita Ginevra e Sir Kay. Cercò di trovare gli altri, ma la visione cambiò nuovamente.
I campi i Camelot stavano bruciando, era una terra ridotta in cenere, gialla e grigia. I cieli erano neri, coprivano il sole. La vera essenza della magia in questo mondo era sparita.
Un altro lampo e Merlino vide una visione di se stesso, pallido e malato, piegato sulle ginocchia. Dietro di lui stava Morgana, vestina di neri stracci e coi capelli scompigliati. Gli spedì uno sguardo velenoso. “Tu ed Artù avete abbandonato me e Camelot. Perché dovrei mostrarvi pietà?”
Il colore vermiglio gli coprì la visuale. Artù si materializzò davanti agli occhi di Merlino indossando un mantello nero ed una corona di spine sulla testa. Si alzò lentamente in piedi e sembrò fissare direttamente Merlino. La sua pelle era di un grigio malato e Merlino non aveva mai vista una tale malvagità negli occhi di Artù. Un gruppo di uomini in vesti nere apparirono dietro ad Artù, gli occhi di uno scuro oro. “Che problema c’è Merlino?”  disse crudelmente. “Sto riportando indietro la magia nel regno e stiamo per uccidere tutti coloro che non la posseggono.”
 La paura riempì il cuore di Merlino. No! Quello non era Artù!
Il sorriso malvagio di Artù lo bloccò. “Unirò Albion con il sangue.”
“NO!”  urlò Merlino. Saltò indietro, allontanandosi dal cristallo, e cadde sulla schiena. Ansimava pesantemente. Alzò una mano tremante alla faccia. “Non è Artù. Non può essere.”
“I cristalli sono pericolosi, Emrys. Ricordati che mostrano cosa è e cosa non sarà mai,” lo avvertì Bruta.
Merlino abbassò le mani e lottò per riprendere il controllo. “Quello non è Artù.”
“Possiedi una grossa fiducia in lui,” disse Bruta. “Bene. Ne avrà bisogno. Solo tu puoi riportare indietro la fiducia di Artù.”
“Come?”
“Ricordandogli del suo cuore.”
Merlino gemette e si alzò in piedi. “Questo è così criptico. Non mi aiuta affatto.” Alzò la testa di scatto. “Aspetta. Fyn. Sta accadendo adesso a Camelot, vero?”
“Stanno assalendo Camelot questo stesso istante.” Disse Bruta.
Merlino iniziò a correre inciampando sui suoi piedi. “Devi avvertire Artù e gli altri. Non c’è modo che possiamo arrivare a Camelot in tempo.”
“No. Ma può essere ancora salvata.”
Merlino annuì. “Sì.”
Bruta sorrise. “La storia si dimenticherà di Bruta ed Horus, ma sarete tu ed Artù ad essere ricordati negli anni a venire.”
Con queste ultime parole, Bruta scomparì lasciando Merlino nella caverna con nuovi e reali incubi che gli tornavano alla mente.
 
 
 
 
 
Artù fissò la luna piena che illuminava con una luce blu la foresta sotto di lui. Le sue gambe dondolavano oltre il limite dello strapiombo mentre ascoltava i grilli e guardava le lucciole danzare.
La bellezza di Camelot non smetteva mai di stupirlo.
Magari doveva soltanto correre via.
“Artù!”
Artù girò di scatto la testa per guardare dietro di lui.
Merlino spuntò dagli alberi a crollò in avanti, afferrandosi le ginocchia. “Oh! Eccoti!”
Artù si alzò in piedi. “Merlino? Cosa c’è?”
Merlino afferrò entrambi gli avambracci di Artù. “Dobbiamo tornare indietro a Camelot. Fyn ha preso il trono. Penso …. I Southrons? Un assalto.”
Artù aggrottò le sopracciglia. “Come lo sai?” se Merlino se lo stava inventando …. Ma non lo avrebbe mai fatto. Sapeva che Artù amava troppo Camelot.
“L’ho visto. Tuo padre è stato detronizzato. Forse morto.”
“Cosa?”
Era il piano perfetto. Prendere il controllo della città nel bel mezzo di una ribellione.
Gwaine apparve dietro a Merlino con Percival. “Cos’è tutto questo baccano?” si strofinò assonnato gli occhi.
Merlino lo ignorò. “Artù dobbiamo andare.”
Come poteva Merlino aspettarsi che Artù salvasse il regno con solo loro due? Era finita, Camelot era caduta.
“Cos’è che sento?” Tristano li approcciò con Isotta al suo fianco. “Ci state abbandonando, lasciandoci indietro da esca per i cacciatori?”
Erano ancora vivi gli uomini di Artù? E cosa era stato di Morgana e Ginevra? Geoffrey e Gaius? Audrey? Cian ed Anna? Artù si odiava in quel momento. Li aveva lasciati alla loro morte. Il suo popolo era morto e perchè Artù era caduto nella trappola di Fyn. Perché Artù aveva deciso che era pronto ad essere re. Che idiota che era stato!
“Merlino … non c’è nulla che io possa fare adesso. È finita.”
Merlino lasciò cadere le braccia e spalancò gli occhi. “Ti stai arrendendo?”
Il cuore di Artù si ruppe. Alla fine, aveva deluso Merlino.
Merlino scosse la testa sconvolto. “No. Non dirmi questo.”
“Eh, amici … può uno di voi ….” Iniziò Gwaine prima di essere interrotto.
Merlino spinse un dito contro il petto di Artù. “Ti sei arreso quando hai attraversato la Foresta di Balor per prendere il fiore che salvò la mia vita?”
Artù battè le palpebre. No. Arrendersi non era un’ opzione. Era la vita di Merlino, per l’amor del cielo.
“Ti sei arreso quando hai salvato quel bambino druido da tuo padre?” continuò Merlino.
Era un bambino! Artù non avrebbe fatto lo stesso sbaglio.
Merlino battè contro il petto di Artù. “Ti sei arreso quando hai incitato le persone di Ealdor a combattere contro Kanen?”
Artù deglutì, a disagio.
“Ti sei arreso quando la maledizione dell’unicorno causò la carestia a Camelot e il tuo popolo quasi morì di fame?”
“Merlino …”
“No! Sei uscito ed hai offerto la tua vita per proteggerli, per proteggere me! Non ti sei arreso quando la magia più nera minacciava di crescere dentro Cian, sei uscito e gli hai promesso una terra dove sarebbe vissuto senza paura per essere ciò che era! Stai rinunciando ai tuoi sogni di una Camelot migliore? Ad una terra di uguaglianza, una terra che è giusta per tutti, una terra dove la magia può essere praticata liberamente ancora una volta? Hai rinunciato a tutto questo?” Merlino battè la mano contro il petto di Artù. “Hai rinunciato a me?”
Il cuore di Artù sobbalzò. “No, Merlino. Mai … non potrei …”
“Allora finiscila di deprimerti e diventa il re che sei destinato ad essere, Artù.”
Artù inghiottì il groppo formatosi nella sua gola. Un re destinato a fallire, a deludere il suo popolo?
Merlino lo fissò e realizzò qual’era il problema. “Dei, nulla che io possa dire ti farà cambiare idea vero?”
“Merlino …”
Merlino scosse la testa e afferrò le mani di Artù. Spinse due dita contro il palmo di Artù. La loro connessione magica brillò ed Artù sobbalzò al forte formicolio della magia nel suo petto che rispose.
“Senti questo, Artù? La magia che è dentro di te?”
Un bagliore luminoso fuoriuscì e coprì la pelle di Artù.
Gwaine, Percival, Tristano ed Isotta fecero un passo indietro quando la luce di Artù brillò sopra di loro.
Le lucciole iniziarono a volare intorno ad Artù. Un gufo volò fino ad appoggiarsi alla sua spalla.
Artù lo fissò sconvolto.
Le foglie degli alberi si protesero verso di lui e gli scoiattoli squittivano mentre correvano da lui.
Merlino sorrise. “Albion ti ha scelto per essere il suo re. Lei conosce il tuo cuore meglio di chiunque altro, meglio di te stesso. Sei stato scelto per essere il Re del Passato e del Futuro che unirà la terra di Albion. La terra di Albion crede in questo, ma non significa niente se non ci credi tu stesso.”
Artù sospirò e chiuse gli occhi.
Perché era così difficile credere in se stesso? Ogni volta che si riempiva di sicurezza in se stesso, i suoi dubbi ritornavano con più forza di prima. Perché era così determinato a fallire? Non era ciò che voleva.
Tutti quei sogni di cui Merlino aveva parlato, Artù continuava a volerli. Non aveva mai rinunciato a quei sogni … ma aveva rinunciato con se stesso.
Cos’è che aveva detto di recente a Sir Kay? Oh, giusto. Aveva detto al giovane cavaliere: “Conosci la tua forza, le tue debolezze, ma cosa più importante, devi avere fiducia in te stesso. Una spada non possiede alcuna forza a meno che la mano che la regge non abbia coraggio.”
Che razza di esempio avrebbe dato Artù se non avesse seguito i suoi stessi consigli?
Io credo in me stesso.
La voce negativa nella sua testa sbuffò crudelmente, pronta a dargli tutti gli esempi sul perché Artù non avrebbe dovuto.
“Ci devi credere. Artù.” Gli ricordò Merlino.
Artù tentò nuovamente.
Io sono un guerriero, un cavaliere ed un protettore di Camelot. Mi accingo a creare una terra migliore per il mio popolo. Sono degno di loro e sarò un grande re.
Sono il Re del Passato e del Futuro.
Io credo in me stesso.
Nulla mi impedirà di proseguire.
Unirò Albion e porterò la pace, giuro solennemente di farlo.
Una coppia di uccellini cinguettò in alto.
Improvvisamente un oggetto cadde sulla testa di Artù.
Artù aprì di scatto gli occhi e colse Merlino sforzarsi di non ridere.
Artù alzò lentamente lo sguardo ed ispezionò il bordo di una corona simile all’alloro appoggiata vicino al suo sopracciglio, decorata con foglie d’oro che brillavano di magia.
Il gufo sulla sua spalla tubò.
Le foglie frusciarono la loro approvazione.
Le lucciole danzavano in su e in giù.
Merlino ridacchiò, i suoi occhi brillavano di divertimento. “Lunga vita al Re.”
 
 
 
Non importava quante volte Artù cercasse di gettarla via, in qualche modo, la corona d’alloro tornava indietro sulla sua testa. La strappo via con forza e la buttò nel fiume.
Artù borbottò mentre gli uccelli facevano cadere una corona fresca su di lui. La fissò con odio.
Gwaine rise.” Meglio farci l’abitudine, Principessa.”
“Gli sta così bene, non è vero?” scherzò Merlino,
“La corona o il broncio?” disse Isotta.
Le risate crebbero.
“Sto per uccidervi tutti, fino all’ultimo.” Mormorò Artù.
“Ah, non essere avventato,” Percival schiaffeggiò la schiena di Artù facendolo quasi crollare in avanti,” ti stai divertendo in fondo.”
Le orecchie di Artù si infiammarono.
Quando Merlino aveva finalmente detto agli altri che era incappato in una Caverna di Cristallo e aveva visto Camelot circondata da Southrons, Gwaine e Percival offrirono velocemente il loro aiuto. Artù aveva il presentimento che Gwaine non si fidasse ancora di lui, ma era onorato che fosse disposto ad andare così avanti per aiutare Camelot.
Isotta riuscì a convincere Tristano ad unirsi al gruppo.
Il più anziano del gruppo ciondolava in coda al gruppo ed ogni volta che Artù incrociava il suo sguardo, coglieva un luccichio di incertezza e …. Speranza.
Si stavano dirigendo seguendo il fiume controcorrente, vicino alla diramazione dove una di essa li avrebbe portati attraverso le Montagne Bianche fino a Camelot. Eppure se continuassero a camminare verso nord? Artù pensò a questo.
“Merlino? Hai per caso visto Morgana scappare?” chiamò Artù.
Merlino si irrigidì. Si sforzò di deglutire e si girò verso Artù. “È stato solo un flash, non potevo vedere nello specifico chi era riuscito a scappare.”
Sta nascondendo qualcosa, ha visto qualcos’altro che non mi sta dicendo. “Ma hai visto Ginevra.”
“Di questo sono certo.” Merlino aggrottò le sopracciglia.” Perché?”
“Ha servito per anni Morgana come sua servitrice personale. Morgana deve averle rivelato dei segreti.” Si picchiettò la guancia. “Mi chiedo se potrebbe convincere Sir Leon e gli altri a nascondersi laggiù.”
“Dove?”
“In un castello abbandonato,” disse Artù.” Il Castello degli Antichi Re.”
“Non potrebbe conoscerlo anche Fynn?” chiese Merlino.
Artù scosse il capo. “Nessuno ci ha messo piede da anni. Morgana ed io eravamo soliti cavalcare laggiù quando eravamo più piccoli.”

“E come credi di poter riprendere Camelot?” rise amaramente Tristano, dietro di lui. “Sei in inferiorità numerica.”
Artù smise di camminare e si girò. “Hai mai sentito della storia del Lord Nero?”
Tristano scosse la testa.
“Una storia famosa tra i cavalieri. Lord Eddard ed i suoi uomini avevano terminato di recente una battaglia contro il popolo della Mercia. Erano malandati e scossi, troppo esausti per muoversi. La divisione del Re si allineò sulla collina, freschi ed a cavallo, pronti a sterminare quei pochi uomini di Eddar rimasti. Eddard non perse la speranza, raccolse i pochi uomini che aveva, montò su un cavallo prima che collassasse e caricò il Re della Mercia e la sua armata.”
Artù notò che Tristano ascoltava attentamente eppure incrociava le braccia, come a fingere disinteresse.
“Eddard ed i suoi uomini tagliarono attraverso le fila dell’armata di Mercia finchè non ci fu nessun’altro in piedi e presero il Re di Mercia prigioniero. Sconfissero l’armata di Mercia con fegato e sangue freddo.
In guerra non sono i numeri che inclinano la sorte a tuo favore, talvolta basta soltanto avere fegato ed un briciolo di genio.”
Gwaine rise tristemente vicino ad Artù. “Il Lord di Manau. Conosci quella storia?”
Artù sorrise dolcemente. Amava quella storia quando era un bambino. Crescendo, sognava ad occhi aperti di guidare i suoi uomini in una situazione simile, essere l’eroe del suo popolo, ed avere suo padre fiero di lui. “Un leader deve avere qualcuno da emulare.”, disse prima di raggiungere Merlino in testa.
“Divertente, non hai mai raccontato quella storia ad Ealdor,” disse Merlino.
Artù lo guardò di sottecchi. “Questo perché credevo che fosse soltanto una storia, finchè non ne ho visto la prova ad Ealdor.” Artù notò che i passi di Merlino avevano uno scopo, sembrava robusto ed in salute. “Puoi invocare la tua magia nuovamente.”
“Ancora meglio,” disse Merlino.” So come brandirla.”
“Ti dispiace utilizzare quella magia quando ci riprendiamo Camelot?” chiese Artù.
Merlino arricciò le labbra come se pensasse. “Naaa, non ne ho voglia.”
Artù spinse leggermente Merlino di lato. “Peccato. Non hai scelta.”
“E tu che volevi un regno giusto ….” Sbuffò scherzoso Merlino.
Artù sorrise.
Gli occhi di Merlino si spalancarono ed illuminarono d’oro.
Una freccia scoccata contro Artù si fermò d’improvviso davanti al suo petto e cadde a terra.
Grida di battaglia si alzarono nell’aria e la piccola banda intorno ad Artù, escluso Merlino, sguainarono le spade.
Banditi. Perché c’erano sempre banditi nella Valle dei Re Caduti?
Un’ accozzaglia di uomini corse loro incontro, armati con asce, mazze, e spade.
Artù evitò uno con la mazza, ed abbassò la sua spada.
Merlino alzò il braccio contro sei dei banditi che vennero fatti volare contro le rocce.
“Dobbiamo muoverci!” urlò Percival, “Ci stanno circondando!”
Artù notò un gruppo di uomini venire da entrambi i lati della stretta valle. Non avrebbero avuto via di uscita.
“Merlino!” abbaiò.
“Sono davanti a te!” ribattè il suo stregone. Alzò il palmo, gli occhi brillarono d’ oro, ed un’ondata di roccia crollò, bloccando i banditi dietro di essa.
Isotta colpì un bandito e si spostò la coda di cavallo dall’altro lato del collo. “I problemi vi seguono da vicino a voi due, non è vero?” disse facendo l’occhiolino.
I banditi che attaccavano da davanti si avvicinarono.
Merlino alzò il palmo e poi si fermò.
Due figure saltarono giù dai muri contro gli uomini. Tutti e dieci i banditi furono buttati a terra. Le due figure si alzarono, spade alla mano, entrambi ansimanti.
“Fiù, non chiedermi mai più di farlo.”
“Aspetta. Quella non era idea tua?” la figura si girò ed Artù rilasciò un sospiro di sollievo.
“Lancillotto!” l’altra figura si girò a guardarlo. “Elyan!”
Merlino corse avanti ed abbracciò Lancillotto. Artù ingoiò l’amaro sapore della gelosia.  Non riesco ancora a credere che Lancillotto conoscesse il tuo segreto prima di me.
“Felice che tu abbia ascoltato il consiglio di Ginevra e ti sia messo in affari con Elyan come fabbro a Haldor,” disse.
Artù approcciò i due uomini e battè su entrambi una mano sulla schiena. “Cosa ci fate voi qui?”
“Ti stavamo cercando,” rispose Elyan. Picchiettò con la spada un soldato incosciente per verificare il proprio lavoro. “Ginevra mi ha mandato un messaggio. Ha scritto che eri in pericolo. Ricercato per tradimento?”
Merlino ed Artù si scambiarono uno sguardo preoccupato.
Lancillotto guardò oltre le loro spalle.” Sembra che abbiate già trovato aiuto.”
“Ah, beh, abbiamo bisogno di una mano nel trasportare l’ego della Principessa,” disse Gwaine.
Elyan lesse il linguaggio del corpo di Artù. “Cosa c’è?”
“Camelot è stata invasa da truppe nemiche.”
Il volto di Elyan si scurì. “Ginevra?”
“Pensiamo ce l’abbia fatta ad andarsene,” disse Artù.” Siamo diretti a raggiungere chi è fuggito.” Strinse la spalla di Elyan. “Apprezzo che siate venuti per me.”
“Hai tenuto d’occhio Ginevra quando nostro padre è stato ucciso. Dovevo restituirti il favore e guardarti le spalle.”
 Dovevo impedire che accadesse, pensò Artù con rimorso.
“Verremo con voi,” disse Lancillotto. “Ci sono più banditi lungo la strada. L’intera Camelot è stata in subbuglio quando si è sparsa la voce della tua condizione di ricercato.”
Perfetto. È divertente come ogni cosa cambi nell’arco di soli due giorni.
Elyan alzò un dito ad Artù. “Perché stai indossando delle foglie attorno alla testa?”
“Andiamo,” disse Merlino. “Il tempo non è dalla nostra parte.”
 
 
 
Artù si ricordò alla fine perché il castello era abbandonato. Molte delle strade per arrivarci erano impossibili da utilizzare.
Era quasi arrivata la notte quando Artù tagliò finalmente una grossa radice dal suo cammino. Camminò nello spiazzo davanti al grande castello di pietra, le prime stelle brillavano dietro di esso. Liane stritolavano il bordo di una delle torrette, ed un’altra aveva un muro sbriciolato, con un giovane albero che cresceva al suo centro.
Il fiato si fermò nella gola di Artù. Aveva sempre avuto l’impressione di esserci già stato, come un ricordo di un sogno.
Gli altri trotterellarono dopo di lui, graffiati in faccia, spine e foglie impigliati nei capelli.
Gwaine indicò tutto Artù. “Non hai nemmeno un graffio, come diavolo hai fatto?” sbuffò.
“Perché ha avuto il buon senso di non buttarsi in avanti dentro ai rovi.” Disse Percival.
“Il Re di Albion,” disse Merlino come se spiegasse ogni cosa. “Meglio farci l’abitudine.”
Tutti si allinearono accanto a lui per osservare il castello che li sovrastava.
“È magnifico,” disse Isotta. Strinse la mano di Tristano e gli diede un sorriso stretto.
Tristano sorrise a sua volta e ricambiò la stretta.
Artù guardò la luce delle stelle che si rifletteva negli occhi di Merlino, la bocca spalancata alla vista del castello.
“Proprio quando ero sicuro di aver visto tutto di Camelot.” Mormorò Merlino.
Artù sorrise. “Era un posto neutrale dove i re antichi si incontravano.” Li incitò con un gesto della testa. “Coraggio, andiamo a vedere se gli altri sono qui.”
Artù prese il comando e si affrettò lungo gli alberi davanti al castello. Corse giù dalla collina ed arrivò all’entrata principale. Il ponte levatoio era alzato, distrutto e consumato, con un foro grande abbastanza da farci passare una persona. Il fossato davanti si era riempito durante gli anni ed era ricoperto di alghe.
“Chi va là?”
Artù incespicò nel fermarsi come fecero gli altri dietro di lui. Riconosceva quella voce.
“Sir Leon?”
Sir Leon camminò fuori dall’ombra, coperto di sangue. “Artù?” corse avanti e afferrò l’uomo in uno stretto abbraccio.
Artù tremò a disagio. “Sono contento di vederti sano e salvo.”
Leon lo lasciò ed alzò un dito serio. “Se mi ordini di nuovo di stare indietro quando sto cercando di salvarti la vita, per amore di Camelot, ti trapasserò con la mia stessa spada.” Artù alzò una mano. “Siamo d’accordo.”
Sir Leon si girò verso Merlino e lo strinse in un altro abbraccio spacca-ossa. “Merlino! Artù non è riuscito a farti uccidere!”
Grazie della fiducia.
Un’altra persona gli corse incontro, Artù riconobbe la figura mentre veniva stritolato in un secondo abbraccio.
“Sir Kay,” salutò Artù.
“Sei vivo,” Sir Kay lo liberò e fece un passo indietro. “Sei tornato indietro per noi.”
“Non sono venuto da solo,” disse Artù. Si girò verso il gruppo dietro di lui e li presentò a tutti gli altri. Quando finirono le presentazioni e scambiati a disagio i saluti, Artù iniziò a parlare con Sir Leon. “Che cosa è successo?”
“È stato il caos dopo che il drago ti ha salvato. Uther ha rinchiuso nei sotterranei la maggior parte di noi cavalieri. Cavolo, ha persino rinchiuso Gaius e Morgana. Le persone protestavano alla tua quasi esecuzione. Uther ha lasciato Fyn al comando quando ha condotto la caccia contro di te.”
“Già, l’ho incontrato,” disse Artù amaramente.
Leon sussultò a quello e si schiarì la gola. “Nel bel mezzo della notte, Fyn ha dato ai Southrons accesso a Camelot e da quel momento ...”
“Artù! Merlino!” gridò  una voce familiare.
“Ginevra,” esclamò Artù.
Gli corse accanto, lo superò e strinse in un forte abbraccio Merlino. Artù arricciò le labbra ed abbassò le braccia. Lei vide Elyan, e il fratello abbracciò la sorella.
“Lo hai trovato,” sospirò di sollievo.
“E lui ha trovato te.” Disse Eylian.
“Sono contento che Morgana ti abbia rivelato di questo posto,” disse Artù. “Dov’è?”
La faccia di Ginevra si incupì. “Ancora a Camelot.”
Artù strinse la mano contro il braccio di Ginevra, forte. “Cosa?”
Ginevra gli sorrise debolmente. “La conosci. Ha distratto le guardie così che potessimo tutti fuggire. È al sicuro al momento. Lei, Gaius e Geoffrey si sono chiusi in un nascondiglio nella biblioteca. Nessuna via di uscita. Comunichiamo coi corvi. Ha detronizzato Uther.”
“Il popolo?”
Ginevra sospirò e si girò verso Leon.
Sir Leon abbassò la testa. “abbiamo portato fuori tutti quelli che potevamo, ma temo che i Southrons erano troppi. Mi dispiace, sire. Molti sono rimasti indietro.”
“Sei riuscito ad uscire ed hai aiutato tutti quelli che potevi. Non c’è nulla di cui essere dispiaciuti. Dove sono gli altri?”
Ginevra indicò con la testa.” Da questa parte,” disse.
Lei ed Artù si strinsero nella stretta apertura del ponte levatoio. Una torcia fu accesa dietro di loro dandogli un po’ di luce mentre camminavano nei corridoi di pietra, con cespugli che erano cresciuti nelle fessure dei muri.
Entrarono nella Sala Grande, alcune candele erano accese su ogni finestra e dei fuochi erano stati accesi al centro della sala, contenuti da delle pietre. I popolani ed i cavalieri, la plebe ed i nobili, tutti raccolti come eguali. Qualcuno serviva il pane, altri raccontavano storie, e pochi si confortavano l’un l’altro.
Uno per uno guardarono in alto all’arrivo di Artù.
Nella sala calò il silenzio.
“Artù!” esclamò la voce di un bambino. Cian apparve improvvisamente correndo giù dalle scale. “Sei venuto per noi!”
“Sempre,” disse Artù. Tirò su Cian e lo cullò sul suo fianco. “Sono contento di vedere che stai bene.”
“Donna aveva ragione. Ti importa di Camelot.”
“Sì, aveva ragione.” Disse Artù. Cian toccò la corona sulla testa di Artù. “Una corona d’alloro?”
Artù fu improvvisamente pieno d’imbarazzo. Avrebbe dovuto probabilmente levarsela.
Cian ridacchiò. “Sei diventato il re della foresta o qualcosa di simile?”
Artù arrossì. “Qualcosa del genere.”
“Per Amore di Artù!” urlò il bambino a squarciagola.
Artù girò improvvisamente indietro la testa alla dimostrazione di lealtà. Cosa …. Pensava che il bambino lo odiasse.
In un grande coro, i sopravvissuti nella Sala Grande levarono un grido. “Per Amore di Artù! Per Amore di Artù!”
Gli occhi di Artù si colmarono di lacrime. Il suo popolo non aveva perso la fiducia in lui. Artù era il solo a ritenersi sconfitto.
Mise giù Cian.
“Ho utilizzato la mia magia per accendere i falò … questo è giusto, vero?” chiese.
Artù prese la mano del bambino. “Hai salvato le loro vite, Cian.”
Cian sorrise apertamente.
Artù, insieme a Cian, scese le scale e salutò ogni persona della sala. Si riunì con Audrey, con Ben e Donna, così come Anna e alcuni dei suoi cavalieri. Offrì parole di incoraggiamento a coloro che ne avevano il bisogno, gesti silenziosi di supporto ad altri, e ricevette incoraggiamenti a sua volta.
Artù ringraziò ognuno di loro per la lealtà dimostrata. Perché senza di loro, Artù non sarebbe stato re.
 
 
Era ormai notte fonda quando Artù trovò la sala del consiglio. Ci impiegò molto tempo, ma alla fine, Artù riuscì ad aprire la porta. La polvere volò nell’aria e ricoprì la stanza. Un grosso telo nascondeva il tavolo al centro.
La Tavola Rotonda.
Le storie erano vere.
La stanza era più grande della sala del consiglio di Camelot, decorata con tele di ragno. Un candeliere era appeso sopra il tavolo e qualche colonna, ormai distrutta, sorreggeva candele. Un focolare era al centro del muro scuro, con due armature da entrambi i lati.
Artù camminò verso il tavolo, allungò le mani oltre le sedie e tirò via il telo.
Ancora più polvere ricoprì la stanza ed Artù tossì.
Quando l’aria si ripulì, ispezionò il tavolo di fronte a lui. Un tavolo di pietra indurito da strati di polvere accumulati negli anni. Trascinò il dito sui ricami intarsiati designati ad indicare ogni posto al tavolo. Ne contò undici. Sul bordo del tavolo, per ogni persona seduta, erano incise antiche parole che Artù non riconosceva.
Artù toccò quella davanti a lui e sentì una scintilla di connessione mentre le sue dita tracciavano le parole intarsiate. Percepì una sensazione di rispetto ed orgoglio. Sorrise. Doveva creare una tavola rotonda per Camelot quando la città sarebbe stata salvata.
E lo sarebbe stata.
“La leggendaria tavola rotonda.”
Artù si girò su se stesso per guardare Merlino, che era appena entrato.
Merlino era appoggiato allo stipite della porta. Arricciò il naso. “Avrebbe bisogno di una spolverata.” Frustò il palmo della mano all’infuori. Il camino e le candele si accesero luminosi, le regnatele scomparirono in uno sbuffo di polvere d’orata, la polvere cadde sul pavimento e passò attraverso le fessure.
Artù alzò un sopracciglio. “ Ti piace fare sfoggio della tua magia in ogni occasione, non è vero?”
“Beh, quando l’hai nascosto per così tanto tempo ...” Disse Merlino, incrociando le mani dietro la schiena. Osservò bene Artù. “Stai pianificando di marciare contro Camelot domani, non è così?”
“Devo colpire adesso prima che Fyn se lo aspetti. In questo momento, crede che mi stia dirigendo ad est con l’intento di scappare.”
Merlino strofinò un dito sul tavolo per essere sicuro non ci fosse più polvere. “Sono sorpreso che Fyn si sia mosso così rapidamente.”
“Mio padre mi ha sempre detto di stare attento ai lord ed i nobili perché bramano il potere del re più dei paesani. Fyn mi ha usato per accecare mio padre.” Artù sospirò. “Magari tutto ciò che Fyn voleva era di essere ascoltato, e noi lo abbiamo ridotto a questo.”
“Non puoi ritenerti colpevole delle azioni degli altri, Artù.”
“No,” disse Artù. “Ma lo posso comprendere.” Fissò le fiamme nel fuoco bruciare.
“Hai un cuore buono Artù. Non perderlo mai.” Disse Merlino.
Artù si girò a guardarlo. “Sei un idiota, come posso perderlo quando è proprio di fronte a me?”
Le guance di Merlino si arrossarono. Si guardò i piedi.
“Tu sei quello con il cuore grande, Merlino. Sei l’uomo più coraggioso ed altruista che io conosca. Sei colui che mi ha insegnato che è giusto essere me stesso,” disse Artù. Camminò in avanti ed afferrò la nuca di Merlino. “Grazie.”
Merlino girò lo sguardo lentamente e fissò Artù negli occhi, i suoi occhi di un blu profondo. Merlino si schiarì la gola e fece un passo indietro.
Artù allungò la distanza e si grattò il bordo del collo. “Um, già ...”
“Qual è il piano?” chiese Merlino.
Artù fissò la tavola rotonda. “Non sono sicuro. Eppure so come iniziare.”
Sapeva chi voleva al suo fianco.
Ci impiegarono del tempo, ma Artù e Merlino raccolsero le altre nove persone nella stanza.
Artù aspettava dietro una sedia al tavolo. Guardò mentre le dieci persone che aveva scelto entrarono nella stanza: Merlino, Sir Leon, Sir Kay, Ginevra, Gwaine, Percival, Tristano, Isotta, Lancillotto ed Eylian.
“Venite, unitevi a me.” Li incoraggiò Artù.
Si posizionarono tutti dietro le rispettive sedie, Merlino alla destra di Artù e Ginevra alla sua sinistra.
“Questo tavolo apparteneva agli antichi re di Camelot. Una tavola rotonda permetteva che nessun uomo avesse più importanza di un altro. Un posto dove chiunque aveva potere di parola fosse di egual valore, un posto dove ogni voce aveva importanza senza guardare il titolo o la posizione. Ho giurato di creare una terra di uguaglianza ed oggi ne marcherò l’inizio.”
Artù si prese il tempo per osservare ogni persona al suo tavolo e li misurò come se stesse analizzando il loro valore. “Senza ognuno di voi, non sarei qui.” Ciascuno di loro gli aveva insegnato e aveva influenzato il sogno di Artù di costruire un futuro migliore. “Noi non saremmo qui. Camelot è stata usurpata dai Southrons. Domani, farò un tentativo di salvare il regno dalle mani di un uomo guidato solo da avarizia e risentimento. Camelot non sarà più guidata da quei tratti. È l’alba di una nuova era. C’è qualcuno di questo tavolo che si unirà a me?”
I ceppi scoppiettavano e sfrigolavano nel camino dietro di lui.
Sir Leon fu il primo a rispondere. Sollevò in alto le spalle. “Ho combattuto al vostro fianco molte volte. Non c’è nessun’altro per cui darei volentieri la vita.”
Artù sorrise dolcemente a quelle parole.
Sir Kay fu il prossimo, “La prima volta che arrivai a Camelot, mi trattasti da eguale, avevi fiducia nell’uomo dentro di me che non avevo ancora visto. Lasciami ricambiare con la mia più assoluta fiducia in te.”
Lancillotto guardò prima Artù, poi Merlino. “Per quel poco tempo in cui sono stato lì, voi due mi avete insegnato i valori di un cavaliere ed un codice che un uomo dovrebbe seguire tutta la vita. Combattere con onore, per la giustizia, la libertà, e tutto ciò che è buono. Credo nel mondo che voi due costruirete.”
Elyan inclinò la testa. “Anche se era soltanto una serva, hai assicurato che Ginevra fosse trattata bene. Mio padre, Tom, credeva in voi, e così io.”
Percival incrociò le braccia. “I tuoi nemici sono i miei nemici,” disse. Semplicemente questo.
Isotta rigirò la treccia. “Hai riportato in me la scintilla di speranza che credevo di aver perso. Ci puoi scommettere che mi unirò a te.”
Tristano si girò verso di lei e le afferrò la mano. “Compagni per la vita, amore.” La sollevò e la baciò sulle nocche. Si girò verso Artù. “Artù, per la maggior parte della mia vita ho evitato le guerre degli altri e detestato il potere e le ricchezze che i re ottengono con le vite degli uomini, ma tu mi hai mostrato di essere diverso.”
Le lacrime si raccolsero negli occhi di Artù.
Gwaine ridacchiò. “Ha ragione. Voglio dire, voi ragazzi non avete speranza, ma non me lo perderei per niente al mondo.” Strizzò l’occhio. “Magari sei degno di sacrificare la vita.”
Artù si concesse una debole risata.
Ginevra lo guardò negli occhi. “Vedo una Camelot che è giusta ed equa. Vedo un re che le persone ameranno e saranno fieri di chiamare regnante. Conosci la mia risposta.”
Finalmente Artù guardò verso Merlino, che era in piedi con le lacrime agli occhi. “Tu, idiota, io credo in te. L’ho sempre fatto.”
Artù strinse le labbra, sforzandosi di contenere le emozioni. Era toccato da ogni singola parola di ciascuno di loro.
“Grazie,” disse, la sua voce si ruppe leggermente.” Non c’è nessun’altro che vorrei avere al mio fianco. Mi avete dimostrato la forza del vostro carattere, e le vostre convinzioni. Stanotte farò qualcosa che mio padre non approverà sicuramente.”
Indicò il camino dietro di lui.
“Allineatevi, in ginocchio:” disse Artù.
“Non stai per giustiziarci, vero?” ribattè scherzoso Gwaine.
Artù sorrise.
Tutti e dieci si allinearono, con le ginocchia sul pavimento.
Artù sfoderò la spada e cominciò con quello all’estrema sinistra. Battè il piatto della lama sulla spalla destra di Lancillotto. “Alzatevi, Sir Lancillotto,” disse, prima di procedere con il battere la lama sulla spalla sinistra dell’uomo, “Cavaliere di Albion.”
Poi continuò con gli altri e ripetè.
“Alzatevi, Sir Elyan, Cavaliere di Albion.”
“Alzatevi, Sir Leon, Cavaliere di Albion.”          
“Alzatevi, Sir Kay, Cavaliere di Albion.” 
“Alzatevi, Sir Percival, Cavaliere di Albion.”     
“Alzatevi, Sir Gwaine, Cavaliere di Albion.”     
“Alzatevi, Sir Tristano, Cavaliere di Albion.”     
“Alzatevi, Sir Isotta, Cavaliere di Albion.”          
“Alzatevi, Sir Ginevra, Cavaliere di Albion.”     
E alla fine, il più coraggioso di tutti gli altri.
“Alzatevi, Sir Merlino, Cavaliere e Stregone di Albion.”         
Merlino sorrise mentre si alzava in piedi.
Artù ricambiò il suo sorriso e guardò ai suoi nuovi cavalieri con orgoglio. “Domani, quando combatterete, potete essere orgogliosi sapendo di essere membri della più nobile armata che il mondo abbia mai conosciuto, i Cavalieri della Tavola Rotonda.”
   
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: KingPrat