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Autore: Marge    05/06/2017    1 recensioni
Questa è una storia particolare, diversa dalle solite, un’idea che mi è venuta qualche anno fa ma solo ora ha trovato la via della luce.
L’umanità – o almeno quel che ne resta – vive in Navi organizzate in una grande Flotta spaziale. La Terra è perduta per sempre a seguito di una grande Catastrofe Naturale, e il Gran Consiglio controlla e coordina la vita delle persone, portandole alla ricerca di un nuovo pianeta dove vivere. Ma questo succede ormai da quattrocento anni, e Shui è depresso e triste di questa vita; Mahi invece sogna la terra e l’erba e il sole sulla pelle, con testarda speranza; oltre a loro una professoressa single quarantenne che forse ne sa un po’ di più degli altri, una quindicenne in piena crisi adolescenziale, navi spaziali, universo profondo, lotte di potere, e, ovviamente, i Domini. Ma che fine ha fatto l’Avatar? Come mai da secoli nessuno ne sente più parlare?
Una storia particolare per la quale serve un po’ di fiducia iniziale; non so dove arriverò, ma vi prometto un autentico stile Avatar; pubblicherò un capitolo a settimana e offro biscotti pieni d’amore a chi vorrà farmi avere il suo parere :)
Genere: Avventura, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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LIBRO PRIMO: ACQUA



XII
Fuga - Parte seconda



Mahi aspettava appoggiata al parapetto di uno dei corridoi centrali, le braccia incrociate davanti al petto. Rifletteva, come sempre. Si fidava molto di Rin, perché era una donna intelligente e che aveva studiato a lungo, e il suo timore nei confronti del Gran Consiglio la inquietava, così come la ritrosia istintiva di Shui di rivelare al mondo cosa avevano scoperto.
Sulle Navi delle Flotte viveva circa un milione di persone; erano poche, considerando i numeri della popolazione originaria terrestre nel momento del suo massimo sviluppo. Rin le aveva spiegato che inizialmente le ricerche si erano rivolte al cielo proprio per trovare nuovi pianeti da colonizzare, nella stessa galassia in cui si trovavano, per non sovrappopolare il loro. Da sola, Republic City, una delle metropoli più grandi del pianeta, poteva contare su almeno cinque milioni di abitanti.
Quel numero faceva girare la testa a Mahi. Quanta gente era scomparsa, nella Catastrofe, senza riuscire a mettersi in salvo?
Provò a mettere a fuoco qualcuna delle persone che passava sotto di lei, nel livelli inferiori. Conosceva praticamente tutti, se non di nome di vista, perché quella Nave era il suo piccolo mondo, dov’era nata e cresciuta assieme ai suoi genitori, prima che scomparissero. Shui invece proveniva da un’altra Nave e si era spostato lì per lavoro; aveva ancora famiglia, sull’altra.
Sorrise al ricordo del loro primo incontro, ma in quel momento due braccia la immobilizzarono alle spalle.
“Catturata” sussurrò Shui al suo orecchio.
“Idiota!” esclamò lei divincolandosi. “Credevo che…”
Scosse le spalle; non aveva voglia neanche di parlare di cosa avesse temuto. Shui annuì, poi spalancò le braccia ancora. “Un uomo merita un bacio della propria compagna dopo una dura giornata di lavoro, non credi?”
Mahi si rifugiò volentieri nel suo abbraccio; alzò il viso e non dovette far altro che aspettare che le labbra di lui la trovassero. Il ventre le strinse in una piacevole morsa.
“Se andiamo a casa subito, abbiamo un paio d’ore prima che io debba uscire per il turno di notte” mormorò senza staccare la bocca dalla sua.
Cominciarono a camminare abbracciati.
“Il mio Pass per la Nave Universitaria funziona benissimo” esordì. Gli raccontò brevemente le riflessioni che aveva fatto con Rin e in solitaria.
“È impossibile che nessun altro si sia accorto del proprio dominio, in tutti questi anni” sussurrò poi. Stretta sotto al suo braccio protettivo, parlava pianissimo al suo orecchio. “Un milione di persone che giornalmente utilizza l’acqua, respira. Pensa a noi giù alle cucine, con i fuochi sempre accesi. Solo i dominatori della Terra sono in difficoltà, su queste navi d’acciaio. Ma tutti gli altri?”
“Gli altri non praticano arti marziali in vecchi scantinati” rispose Shui pensieroso. “Se io non fossi stato così concentrato, e non avessi conosciuto le mosse, probabilmente in quel momento non avrei dominato alcuna goccia d’acqua…”
Mahi scosse la testa. “Sono convinta che ci siano” disse. “Forse dovremmo indire un raduno.”
“Oh, ottima idea. Vogliamo mettere dei cartelli in giro?”
Lei storse la bocca. “Qualcosa in codice, magari. Qualcosa che un dominatore possa capire, ma gli altri no.”
Utilizzò il proprio Pass per aprire il Varco tra la zona pubblica e quella dei dormitori della loro ala.
“O potremmo cominciare a testare gli altri de Il sole nascente, Goya, Miyu, Xiao… del resto conoscono la teoria.”
Le sembrò una buona idea e sorrise soddisfatta a se stessa; Shui se ne accorse e le posò un bacio sui capelli, divertito.
A quell’ora c’era già poca gente in giro. Incrociarono una coppia di vicini e si salutarono con un cenno del capo; oltre a loro, Mahi notò distrattamente solo un paio di militari fermi accanto al Varco in fondo al corridoio. E non ne aveva intravisti altri due nel corridoio precedente, prima di entrare…?
Si irrigidì e lanciò un’occhiata a Shui.
“Sai” disse ad alta voce sciogliendosi dal suo abbraccio. Lui la guardò confuso. “Credo di aver dimenticato il mio tablet giù a lavoro” continuò allo stesso volume, decisamente elevato. Shui aggrottò le sopracciglia nel tentativo di capire.
Lo fissò intensamente. Ti prego, pensò, questo è quel momento in cui una coppia di innamorati come noi deve comprendersi al volo. Comprendimi.
“Forse è meglio se andiamo a prenderlo. Ci vorrà solo un attimo, ma non fido a lasciarlo là.”
Shui finalmente annuì. Assottigliò gli occhi, ma non osò guardarsi intorno.
Si voltarono e mossero i primi passi, l’uno accanto all’altra. Mahi sentiva il proprio cuore nelle orecchie batterle furioso, e le gambe di gelatina. Doveva concentrarsi per metterle una avanti all’altra. Scattò a prendere una mano di Shui e la strinse convulsamente.
“Non preoccuparti” disse lui. “Vedrai che sarà ancora dove l’hai lasciato”. Ma la voce gli tremava e Mahi vide il suo pomo d’Adamo andare su e giù, nervoso.
Passò il Pass sul rilevatore e le porte si aprirono obbedienti. La coppia di militari era là, a metà corridoio, rigidi. Si scambiarono un’occhiata quando li videro.
“Ci mettiamo un secondo per andare a prenderlo” disse Mahi, ancora a voce alta. “Come ho fatto a dimenticare proprio il mio tablet a lavoro, chissà!”
La sua interpretazione era talmente penosa da poter risultare ridicola, se non fossero stati entrambi così tesi.
“Saremo a casa tra cinque minuti, tesoro, non ti preoccupare” aggiunse Shui, e lui sembrava più sincero: stava veramente cercando di rassicurarla.
Magari non sono qui per noi, si diede la speranza di pensare.
Passarono sotto lo sguardo dei militari tesi, tenendosi stretti. I due soldati, a loro volta, sembravano incerti: probabilmente non rientrava nei piani che potessero tornare indietro e non sapevano cosa fare.
Ridicolo. È un caso, pensò ancora.
Percorsero il corridoio nel silenzio più totale, solo il rumore dei passi stentati.
“L’ascensore” sussurrò Shui e voltarono insieme. Nel momento in cui le porte si aprirono davanti a loro, con la coda dell’occhio Mahi vide uno dei due militari portare alla bocca il comunicatore.
“Prossima mossa?” le sembrò di leggere dalle sue labbra, ma non fece in tempo a vedere di più che Shui la spinse dentro e spinse veloce il pulsante per il piano dei bus.
“Cosa facciamo ora?” le uscì con tono strozzato. Respirava affannosamente.
Shui aveva le sopracciglia incurvate, la bocca stretta in una linea sottile; era concentrato.
“Andiamo da Rin” disse. “Con il tuo Pass possiamo prendere il prossimo Bus. Ce ne sono ancora, a quest’ora?”
“Credo di sì.”
“Perfetto. Andremo da lei e vedremo insieme cosa fare. Magari ci stiamo preoccupando per niente e domani torneremo qui.”
Lei annuì, ma continuò a tremare.
Shui si voltò verso di lei e le strinse le spalle con entrambe le mani. Si guardarono negli occhi lucidi per tutta la discesa.


  
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