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Autore: sakura182blast    07/06/2017    5 recensioni
Raccolta di OS, tutte rigorosamente WildeHopps. Perchè mai Disney ideò pairing migliore di questo!
3 - Stars
Tu, appartenente ad una razza che agli albori dei tempi prediligeva la notte come dimora, riesci a vedere tutto di me in questo buio pesto? Il tuo respiro sa ancora fiutare questa paura che mi inghiotte? Il terrore di una preda colta in scacco?
Sei proprio un predatore, Nicky, degno figlio dei tuoi padri: con passi silenziosi, all'erta, hai seguito un tracciato sinuoso che ti ha condotto a ghermire il mio cuore; ed ora che, diligente, te lo sto per servire sul vassoio dell'argento più fine e fulgido che tu abbia mai visto, che cosa ne farai? Serrerai le fauci aguzze sopra questo muscolo pulsante o lo conserverai con devozione?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judy Hopps, Nick Wilde, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hey there, mammals!
It's been a while, isn't it?
Sono scandalosa... Lo so. Sparisco per mesi, non recensisco più... Sono una persona orribile!
Alla base della mia latitanza vi sono, essenzialmente, due motivi: l'indecente mole di lavoro che mi è caduta tra capo e collo da dicembre in poi è fonte di mancanza di tempo/ispirazione (trovare il tempo anche solo per leggere era un'impresa degna da epopea greca!); il secondo motivo è, invece, meno "lieto": la scomparsa di due amici, la loro prematura morte, mi ha lasciato un grande, grandissimo vuoto sia nella testa che nel cuore.
C'è un po' di confusione in questa mente, e ciò, temo, si prende anche gran parte di quello che ho cercato di scrivere in questi mesi...
Passiamo ad altro. Non sono granchè convinta della shot che segue, ma ci ho lavorato per talmente tanto tempo (lottando contro la mancanza di ispirazione!) che mi dispiaceva lasciarla ammuffire in una cartella. Prendetela un po' così come viene, purtroppo :| io ho fatto altrettanto!



Prejudices.

Quando Judy Hopps quella mattina varcò la soglia dell'ufficio del capitano Bogo, non era pronta ad affrontare ciò che stava per vedere.
Le sue nocche indugiarono prima di battere su quel vetro spesso oltre il quale, lo sapeva bene, la sua sagoma già si stagliava agli occhi del capitano Bogo ed agli altri due ospiti manifestando la sua presenza.
Inghiottì un magone dall'acre retrogusto di fiele e bussò. Non aspettò risposta alcuna: già sapeva di essere attesa.
Il capitano, seduto alla scrivania, la osservò con cipiglio severo mentre prendeva posto accanto ai due mammiferi che avevano chiesto espressamente di lei.
Li conosceva molto bene: si trattava di una coppia, amici di lunga data di Nick, con cui aveva avuto modo di sviluppare un rapporto di sincera amicizia nel corso del tempo.
Lei, Vanessa, era una dolcissima ed esuberante castorina; lui, John, un lupo grigio con uno spiccato senso dell'umorismo ed un sopraffino gusto artistico. Erano una coppia piacevole; uscire in loro compagnia era sempre gradevole: si intavolavano interessanti conversazioni sui più svariati argomenti senza scadere mai nell'ovvietà, tranne quando scattavano le derisioni mirate esclusivamente alla persona di Finnick.
In quel momento, però, sapeva bene che non si trattava di una visita di cortesia. Nick le aveva spiegato tutto poco prima: John e Vanessa erano stati aggrediti la sera prima mentre rientravano da una tranquilla serata trascorsa al cinema; il pelo plumbeo del lupo era ancora secco sotto la morsa del sangue rappreso, un occhio ancora semichiuso a testimoniare la violenza dei colpi sotto il quale era caduto senza opporre resistenza alcuna.
<< Non ha alcun senso rispondere all'ignoranza. >>
Glielo aveva detto una volta John stesso, a cena, quando una delicata questione era stata tirata in ballo e buttata sul tavolo come un argomento qualsiasi quando invece, lo sapeva bene, si trattava di una questione tanto delicata quanto a lei prossima.
E quello stesso argomento aleggiava quel giorno in quell'aria che si era inspessita nrll'ufficio del capitano Bogo, saturando quei pochi metri cubici dal pavimento fino al soffitto di un gas venefico e malsano.
Judy tirò la piccola bocca in un sorriso comprensivo cercando di sopire la Judy che dentro di lei urlava e si strappava a ciocche il pelo color piombo.
<< John, Vanessa. Buongiorno. >>
La castorina sorrise appena mentre le zanne di John si mostrarono in tutto il loro splendore in un sorriso aperto e gioviale.
<< Judy, sono molto felice di vederti. >> gorgheggiò soddisfatto.
La coniglietta assentì con un cenno del capo e sfogliò distrattamente il fascicolo scarno sul caso che aveva fra le mani; non che avesse bisogno di riguardarlo, in realtà - oh, l'aveva già letto almeno una decina di volte quella mattina - ma era conscia di non sapere in quale anfratto dell'ufficio buttare gli occhi per ingoiare quel disagio che le si era annodato in gola.
<< Allora, john... >> cominciò Judy, occhi fissi su quegli orribili fogli in formato A4, cuore stretto in una morsa di filo spinato << Abbiamo abbastanza informazioni per cominciare, ma Vanessa ha detto che non vuoi sporgere denuncia... >>
<< Oh, Judy >> esordì il lupo << Avresti dovuto vedere quale aborto cinematografico Vanessa mi ha costretto a guardare ieri sera. >>
Non le rispose di proposito, e la coniglietta questo lo sapeva bene.
Serrò il fascicolo e trovò il coraggio di guardarlo dritto in quegli occhi inspiegabilmente sereni. << Perchè non vuoi denunciare quanto accaduto? >>
<< Doveva essere una sorta di commedia con un cast mal raffazzonato >> continuò imperterrito l'altro sventolando una zampa per aria << Ma l'unica cosa che mi ha fatto ridere è stata quella presunta recitazione messa in scena da un regista da quattro soldi. >>
<< John? Mi stai ascoltando? >>
<< Si vocifera che ne trarranno un sequel... Con che coraggio, mi chiedo io? >>
<< John! >>
Judy lanciò la sottile carpetta sulla scrivania laccata di Bogo in un impeto d'ira; la superficialità con la quale il lupo stava trattando la questione la stava mandando in bestia.
Il predatore strinse il capo fra le possenti spalle e mal soffocò una risata di scherno. << Stiamo perdendo tempo, Judy. >>
<< Sei stato aggredito e dobbiamo catturare i colpevoli! >> gli rispose risoluta la coniglietta con le orecchie che guizzavano frementi fendendo l'aria << Non stiamo affatto perdendo tempo! >>
John si alzò ed avanzò zoppicando verso di lei; ogni passo era un'agonia, ogni muscolo contratto tradiva un dolore sordo che riecheggiava nel suo corpo e nella sua anima.
Quando le fu abbastanza vicino, le si inginocchiò dinnanzi e posò le grandi zampe artigliate sulle sue piccole spalle tese.
<< Agente Hopps, che potere ha lei per fermare tutto questo? >>
Le sorrise mentre parlò, ma i suoi occhi lucidi tradivano un dolore che si portava dentro da molto tempo, un dolore simile - se non uguale - a quello di quella tenera femmina di castoro che ora saggiava la schiena del suo compagno con rassegnazione.
<< Combattere il crimine è il mio compito... >> uscì detto in un soffio a Judy, ma stavolta in quello che diceva non credeva nemmeno lei.
<< Appunto, Judee >> la schernì il lupo << Sei qui per assicurare i delinquenti alla giustizia. Non è il tuo compito quello di combattere il razzismo o l'ignoranza. >>
Le zampe di lui lasciarono la presa ed il corpo della coniglietta ricadde mollemente contro lo schienale della seggiola consunta. Quello che le sue lunghe orecchie da leporide avevano appena sentito l'aveva completamente svuotata.
Si trattava di questo, dunque, e lo sapeva bene.
<< Lo sai come ci chiamano in gergo, Judy? >> continuò John mentre camminava faticosamente senza meta per l'ufficio di Bogo << Freaks. Fenomeni da baraccone. Ci trattano come reietti ai margini di una societá pseudo-perfetta. >>
Le coniglietta abbassò lo sguardo fingendo interesse per un vecchio pavimento che aveva visto passare di lì un mucchio di mammiferi sofferenti.
Il lupo le stava sciorinando una questione scomoda quanto la seggiola su cui era seduta. << Si può dare una colpa all'amore? L'essermi innamorato di un mammifero di una specie diversa dalla mia non fa di me l'attrazione di un circo. È squallido. >>
Estrasse dalla tasca dei pantaloni un rovinatissimo pacchetto morbido di sigarette leggere; quando se ne accese una inspirò profondamente serrando le palpebre sugli occhi bui e Bogo non gli ricordò che fosse vietato fumare negli edifici pubblici. Quel giorno un Bogo amareggiato non aveva voglia di ricordare niente a nessuno.
<< Chiunque può essere quello che vuole, eh? >> soffiò il lupo amareggiato sbuffando una nuvola panna di fumo denso << Zootropolis è una stronzata. I suoi dogmi lo sono altrettanto. >>
Judy non se la sentì di ribattere in nessuna maniera, nonostante quanto stesse ascoltando andasse contro tutto quello in cui credeva. Il suo discorso, quello che aveva tenuto davanti ad una folla festante il giorno in cui appuntò sul petto di Nick uno scintillante distintivo dorato, aveva lo stesso odore squallido dell'aria fritta in quel momento e lo stesso valore iniquo.
<< Fai uno sbaglio, John >> azzardò dunque Judy in un tentativo di salvare il salvabile, di ricostruire un minimo di fiducia nella parte buona di quella citta che lei idolatrava ed amava << Lascia che ci pensi io, che ci pensi il distretto. >>
Il lupo le sorrise; la brace della sigaretta che assumeva un colore rosso cupo ogni volta che inspirava. << C'è poco a cui pensare, tesoro mio. Continueranno a lanciarci occhiate oblique quando ci guarderanno passeggiare mano nella mano; scoccheranno frasi ingiuriose come dardi avvelenati nei nostri confronti; ci giudicheranno; ci additeranno come bestie feroci indicando ai loro figli come il diverso da loro sia sbagliato e cresceranno altri mammiferi bigotti che a loro volta partoriranno altri mammiferi prevenuti in un loop vizioso che trascenderà il tempo. >>
La coniglietta boccheggiò un paio di volte come un pesciolino spaesato in una boccia troppo piccola; il suo sguardo indaco vagò inconsciamente verso quello ceruleo di Vanessa in un moto implorante forse voluto, forse no.
Aiutami, sembrava dire, tu che hai un ascendente non indifferente su di lui, aiutami a spiegargli quel punto di vista che al momento non vuole capire.
Vanessa le lanciò quel salvagente che andava cercando in quell'oceano di amarezza e rassegnazione.
<< Suvvia, John, parli come se fosse il giorno del giudizio >> lo rimbeccò la castorina sventolando una zampa davanti al suo musetto << non è tutto bianco o tutto nero; guarda le sfumature: ci sono molti mammiferi assennati a Zootropolis. Prendi la nostra Judy, per esempio: è adorabile. >>
La coniglietta si rilassò in un principio di sorriso che John, purtroppo, smorzò subito.
<< Esempio azzeccato, eh Vanessa? >> la rimbeccò subito il lupo puntandole una zampa accusatoria al petto << Lei ci tratta come mammiferi normali perchè è di parte. E tu lo sai meglio di me. >>
La castorina serrò le palpebre e prese a massaggiarsi una tempia con leggere pressioni circolari della zampa. << Ora basta, John. Questi non sono affari che riguardano te o me. Sei sconveniente. >>
Un mezzo ringhio vibrò nel profondo della gola del lupo, ma non articolò nessuna risposta di senso compiuto mentre improvvisava un posacenere nel portapenne trovato sulla scrivania di Bogo; questa era una delle sue caratteristiche che più detestava: tratto in scacco, non sapeva fare null'altro se non appellarsi ai suoi istinti primordiali e reagire di conseguenza. Così come un lupo primitivo avrebbe ringhiato a qualsiasi altro animale che avesse puntato il pezzo di carne cruda che serrava fra i denti, così John non fece altro che far vibrare le corde vocali quando si vide vinto.
Le iridi indaco della coniglietta guizzavano vaghe in cerca di qualsiasi appiglio, qualsiasi distrazione per dissimulare quella sensazione di disagio assoluto che l'aveva colta appena sopra la bocca dello stomaco. Sembrava che un rapace avesse arpionato il suo cuore con degli artigli affilatissimi ed ora stesse affondandoli all'interno del suo muscolo cardiaco lentamente, subdolo e crudele.
Sapeva ed allo stesso tempo ignorava cosa John stesse insinuando con quell'affermazione sibillina; d'istinto avrebbe desiderato colpirlo seduta stante con un vibrante scacco delle sue gambe muscolose ed energiche, ma ebbe un lampo di lucidità a favore del suo raziocinio e piantò salde le piante delle zampe sul pavimento mentre, lungo tutti i nervi del suo corpo, scariche elettriche mandavano impulsi facendo fremere impercettibilmente ogni singolo muscolo.
Stirò le labbra in un forzatissimo mezzo sorriso di circostanza senza avere nulla da aggiungere alla digressione appena conclusa. La conversazione continuó fra gli altri tre interlocutori, ma alle lunghe orecchie di Judy Hopps non giunse altro che un ronzio sommesso, un rumore bianco strascicante nel background del suo cervello traboccante di pensieri che si rincorrevavano, salivano gli uni sugli altri cercando di prevaricarsi, di incontrare la sua fuggente attenzione.
<< Dai, Judy >> sembravano dirle << Siamo qui per affrontare una spinosa questione. LA spinosa questione. >>

Picchiettava il cappuccio della penna su quei fogli da mezz'ora ormai.
Aspettava un segno divino, forse, la discesa di un niveo raggio di luce sul suo capo che avrebbe dissimulato la fitta nebbia che lo abitava e le avrebbe indicato il giusto cammino da percorrere.
Peccato che dio quel giorno avesse altri problemi a cui pensare: nessuna divinazione giunse a dissipare i dubbi dalla sua mente.
Si portò la penna alle labbra con un gesto pressoché meccanico mentre i suoi pronunciati incisivi iniziarono a torturare la plastica che avvolgeva quell'inchiostro che troppo spesso era andato a macchiarle la lingua rosea.
Una zampa fulva fece improvvisamente capolino mentre le nocche picchiarono delicatamente sul legno dello stipite della porta dell'ufficio che condivideva con Wilde.
<< Toc toc. Si può? >>
Judy si rilassò in un sorriso. << Non devi bussare, Nick: l'ufficio è anche tuo. >>
La volpe scrollò le spalle mostrandole un sorriso sghembo ed affilato.
<< Sembravi così immersa in qualche questione da coniglietta emotiva. Ho preferito annunciarmi. >>
Hopps scoccò un'occhiata acida verso il suo partner e migliore amico, un dardo che voleva zittire ogni suo tentativo di sdrammatizzazione; non le sembrava il caso, non dopo l'amaro epilogo che i suoi tentativi di persuadere John avevano scritto nero su bianco.
Nick recepì la velata minaccia; schioccò la lingua contro il palato ruvido e mosse qualche passo scoordinato in quell'angusto cubicolo con le mani affondate nelle ampie tasche della divisa.
Focalizzò l'attenzione un po' qua ed un po' là, su oggetti conosciuti che riempivano da mesi la sua quotidianità come se li stesse vedendo per la prima volta in quel preciso momento.
A Judy parve di osservare una sciocca mosca chiusa dentro un barattolo di vetro: cozzava zelante contro la stessa superficie in un perseverante tentativo di fuga senza rendersi conto dell'ovvio ostacolo che le si parava dinnanzi ogni volta. Nick passeggiava ora a destra, ora a sinistra, senza sapere come affrontare quell'argomento sospeso nel vuoto.
<< È finita come temevo. >>
La volpe sussultò rischiando di lasciar cadere nel vuoto il delicato soprammobile che si rigirava fra le zampe da cinque minuti buoni.
Judy, in compenso, assaporò piano l'amaro che quelle parole sfuggitele dalle labbra le avevano lasciato in bocca.
<< John ha lasciato perdere tutto >> sussurrò ruotando appena il busto verso di lui << Ed io che pensavo di poter fare qualcosa per lui... Per loro. >>
Nick si strinse nelle spalle arricciando appena la sottile linea nera del labbro superiore. << Non ti crucciare per loro, carotina: staranno benone. >>
Con un sonoro sbuffo, Judy riguadagnò la scrivania e focalizzò completamente l'attenzione sui fogli che la occupavano.
La frustrazione che provava era una sensazione quasi fisica, vera e tangibile tanto quanto il pizzicare dei suoi grandi occhi indaco prossimi alle lacrime.
No, pensò, era tutto sbagliato quello che stava accadendo. Tutto.
Quando aveva cominciato la sua utopia a trasformarsi in una distopica realtà?
Era come se per tutto quel tempo avesse visto Zootropolis, la sua amata città, attraverso un filtro: collezionava solo il meglio di quanto vedeva scartando senza soffermarsi infinite molteplicità di particolari distorti.
<< In fondo, John ha ragione >> azzardò la volpe in un sussurro, lo sguardo perso nel vuoto.
Judy tremò. Una scarica elettrica percorse dolorosamente la sua breve spina dorsale facendole rizzare il pelo plumbeo. << Non ha alcun senso che debbano entrambi soffrire così. >>
<< Dichiarare guerra ad un mulino a vento: questo non ha senso. >>
Le membra di Judy si irrigidirono; la sua mente, oltremodo provata, partita per un'ascissa tutta sua su chissà quale piano cartesiano, vomitava cattiverie che faceva fatica a non far vibrare fra le sue corde vocali.
Un silenzio grave inspessì l'aria dell'ufficio; la rese torbida e difficile da filtrare nei polmoni.
Judy si sentiva come se stesse lentamente affogando in un'acqua paludosa e melmosa, talmente densa da non consentirle nemmeno una breve bracciata, un unico, rigido colpo di zampa che avrebbe potuto trarla in salvo, o almeno darle l'illusione di tornare verso una riva sicura, un porto felice.
Il bastimento stava lentamente affondando con il suo capitano, ma Judy avrebbe trascinato nell'oblio dell'abisso qualcun altro con lei.
<< Forse non ha senso per te, Nick. Ma se si tratta di un qualcosa che non ti riguarda, meglio lasciar correre giusto? >>
Il peso di quell'enorme bugia le rovinò addosso, come un macigno tra capo e collo, con una violenza tale da farla gemere. Era un'accusa pesante, priva di prove oggettive - e Judy stessa sapeva bene quanto il suo partner fosse in grado di entrare in empatia con i problemi altrui; non ne aveva dato prova anche con lei? -; quelle parole scivolarono lente lungo il suo soffice pelo lasciando dietro di loro un sentore venefico, una vergogna difficile da scacciare.
Lo sentì emettere un ringhio sommesso, una breve vibrazione che risuonò nella sua gola, appena prima che le sue zampe artigliassero la seggiola sulla quale era seduta costringendo la medesima a girare verso di lui.
Lo scatto fu veloce, quasi impercettibile, e la foga che Nick aveva messo in quell'unico, disperato tentativo di poterla guardare nuovamente in quegli enormi occhi viola era stata tale che il contraccolpo la spinse con violenza contro il grande schienale imbottito della sedia girevole.
Judy squittì appena per l'improvviso spavento e raccolse le gambe al petto in un gesto involontario, forse pronta a vibrare una forte zampata in direzione di quel predatore in escandescenze che ora la stava guardando dritta in quelle pupille dilatate per la paura. Il nasino rosa tremava insistentemente sotto la morsa del suo respiro corto, il cuore galoppava come volesse saltar fuori dalla sua gabbia toracica in qualsiasi momento, pronto a quella vile fuga che la sua stessa padrona stava meditando di perpetrare in un moto dettato unicamente dal suo istinto di preda.
Era pur sempre un coniglio. Un coniglio messo alle strette da una volpe.
Le mascelle serrate di Nick malcelavano ancora quel suono gutturale che si innalzava lento e ronzante dalla sua gola, da quel collo teso, e che raggiungeva le orecchie di Judy ovattato attraverso quelle zanne affilate che le sue sottili labbra nere mostravano, nivee e perfette nella loro intimorente affilatezza.
Ma il viso del predatore si palesava in un ossimoro perfetto: se le fauci sembravano bramare le carni tenere e dolci di Judy, gli occhi, così verdi e spalancati su quel mondo imperfetto, tradivano un sentimento diverso: a Judy parve di guardare nuovamente negli occhi quella castorina rassegnata che, quella stessa mattina, aveva incontrato nell'ufficio del capitano.
<< Pensi che sia davvero questo il punto, Judy? >> sibilò a denti stretti Nick rinvigorendo la presa sul tessuto sottile dello schienale; i suoi artigli sprofondarono nel ventre molle e giallo della gommapiuma, ma non sembrò curarsene. << Lo sai perchè a John va bene cosi? Perchè Vanessa lo ama, e lui ama lei. Loro si amano e questo va al di là di ogni insulto, al di là di ogni provocazione e, sì, anche al di là di ogni violenza fisica. >>
Le parole di Nick affondarono come lame nelle carni molli di Judy, coltelli roventi che incidevano nei suoi muscoli e nelle sue viscere il concetto che il predatore voleva rimanesse impresso per sempre. E forse anche di più.
<< Sai cosa pensa, John? Io ho lei, ed il resto non conta. Fintantochè ho lei a darmi forza, posso sopportare il marcio in cui prima o poi annegheremo. >>
Il tono di voce della volpe scemò così come le sue zampe, lentamente, calarono al di là della stoffa, sopra le spalle tremanti di Judy.
<< Ho lei, e lei ha me >> sussurrò appena, così debolmente che a malapena la frase risuonò nelle lunghe orecchie cineree della partner << Il resto non conta. >>
Una piccola lacrima peccatrice si abbandonò oltre l'occhio indaco di Judy, lambendole il muso lungo tutta la sua lunghezza e fermandosi sul collo, là dove il pelo appena più folto la inghiottì facendola sparire per sempre, come se non fosse mai caduta; l'unico testimone del suo passaggio discreto era il vello appena umido che l'aveva accolta poc'anzi, subito dopo che si fu palesata senza che la coniglietta potesse fare nulla per fermarla.
Nick, accigliato, spazzò via quel velo umido dalla gota paffuta della partner con un leggero tocco della sua zampa fulva; fece sparire quel fastidioso sentore bagnato come se fosse indesiderato, una cosa fuori posto, una brutta piega scovata su una delle sue camicie hawaiane.
Schioccò la lingua ruvida contro il palato con una nota di soddisfazione quando anche l'ultima perla di quella stilla salata andò perdendosi fra il manto di Judy, dando l'idea di non aver mai solcato quella guancia.
Dal canto suo, Hopps non capì appieno il motivo di quella sua reazione al dolore che Nick malcelava sotto una maschera iraconda, di quel dolore che sentiva anche suo in qualche anfratto del suo essere.
Era solo per il fatto di essere un coniglio, e dunque emotivo ed empatico per antonomasia? O c'era dell'altro?
Qualcosa suonava nella testa di Judy, note dissonanti che cercavano di comporre una melodia già ascoltata da qualche parte; ma le note non trovavano lo spazio che loro spettava in quello spartito: si buttavano a casaccio su un rigo o sull'altro, dando luogo ad una sinfonia stridente che non riusciva ad armonizzarsi nel suo insieme. Avrebbe voluto darle un nome - per tutti i cracker al formaggio, era sicura di sapere di cosa si trattasse! -, ma c'erano dei significati che ancora le sfuggivano, e, da brava coniglietta sciocca, non riusciva a serrare le zampe affusolate attorno a quel concetto perentorio che sembrava si divertisse a sfuggire alla sua presa.
Se due mammiferi di specie diverse non erano liberi di esternare il loro amore dinnanzi al mondo intero, come e perchè questo concetto amaro ed indigesto la saturava fino alla nausea? Sotto quale vessillo l'intrepida Judy Hopps di Bunny Burrow si schierava: la poliziotta integerrima pronta a difendere gli innocenti in scacco? O la prossima co-protagonista del secondo atto della tragedia a cui aveva assistito quella mattina?
Non sapeva fornire risposta a nessuna di quelle domande che frullavano veloci, come ali di colibrì, nella sua testa affollata di sentimenti e verità.
Con un grosso sospiro, nascose il musino tremante nel collo di Nick, appena sopra la sua clavicola; lì, era sicura, la folta pelliccia color crema della volpe l'avrebbe nascosta, avrebbe ovattato per qualche istante il clangore di un mondo spesso ostile. Avrebbe voluto sparirci, in mezzo a quel pelo: era senza ombra di dubbio il porto sicuro che andava cercando una manciata di discorsi prima. Sentiva il cuore del partner pulsare a fondo nella gola e lì si ritenne soddisfatta; niente più melodie disarmoniche: il sangue pompava veloce e regolare seguendo alla perfezione un tracciato già scritto, dandole quasi l'impressione di aver varcato una soglia benevola e famigliare.
Come se fosse una diretta conseguenza, la meta prestabilita di un viaggio impervio, anche le sue braccia cercarono conforto in mezzo a quel pelo vermiglio, cingendo il sottile busto di Nick in una salda presa alla Hopps.
Resta, resta qui e lotta con me, pareva urlare quell'abbraccio, ma Judy non diede voce a quel grido silenzioso. Non ne avrebbe avuto il coraggio.
Nick Wilde, piacevolmente sorpreso da tanta presa d'iniziativa, spianò finalmente la fronte e non pensò più a nulla, se non a bearsi di quel contatto inaspettato, quel calore inatteso, quel cuoricino galoppante che scalpitava contro il suo torace, quel lieve sentore di erba fresca che s'irradiava dal pelo di Judy.
<< Carotina, carotina >> mugugnò dunque appena sopra la sua testa << Se mi vizi così, dovrai prepararti a dispensare abbracci del genere più spesso. >>
Judy ammassò una manciata indistinta di bofonchii e mugugni; non era in grado di articolare alcuna risposta sensata in quel momento.
Aveva la testa nella medesima bolla di sapone febbricitante che la colpiva quando le capitava di contrarre l'influenza: quando la temperatura corporea saliva, i pensieri fluivano lisci e setosi, ricoprivano la sua mente con un velo leggero, e non era in grado di esternarli con chiarezza al mondo che svettava al di fuori dalla sua nuca.
<< ... Mi comporterei esattamente come John. >> sospirò Nick mentre ricambiava quell'abbraccio nella maniera più delicata che gli era concessa - quella carotina era talmente minuta che aveva paura di poterla sgretolare!
<< Mh? >>
<< Ho detto che mi comporterei esattamente come lui. Non mi importerebbe nulla di quello che il mondo potrebbe pensare. >>
<< Se si trattasse di te... ? >>
Judy allontanò appena la testolina grigia quel tanto che le bastò per poter scrutare quelle pozze verde speranza e leggere se vi fosse scritto o meno il vero, se le parole che uscivano dalla bocca della volpe trovavano riscontro nella sincerità dei suoi occhi.
Quello sguardo fiero ed un po' beffardo che vi trovò la rincuorò come la migliore delle notizie.
Non mentiva.
Qualcosa di buono ne sarebbe sicuramente uscito, prima o poi.



Mah... Non sono soddisfatta al 100%. Mi pare un minestrone un po' confuso... Ma non riesco ad adattarla in nessun altro modo.
Io ci provo ad affrontare questo blocco dello scrittore... Prima o poi lo supererò. Vi ringrazio infinitamente per essere giunti fino a qui. Siete dolcissimi!
Alla prossima... Spero!
   
 
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