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Autore: Journey    07/06/2017    1 recensioni
Mi mancano i suoi baci proprio sopra l'orecchio appena sveglia. Mi mancano le sue dolci parole sussurrate al mio orecchio prima di addormentarci. Stretti. Come cucchiai.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: April Kepner, Jackson Avery
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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HIM


Alle volte mi sento così sola.
Soprattutto di notte, quando tutto si fa più chiaro. Quando non c'è altro ad occupare la mia mente che i miei pensieri. Mi sento così nuda. È come se fossi davanti ad uno specchio e riflessa ci fosse la mia stessa anima. Guardo la parte vuota del letto e riesco a sentire quanto mi manca. Quanto mi mancano le sue forti braccia, quanto mi manca il calore del suo corpo a riscaldarmi nelle notti d'inverno. Mi mancano i suoi baci proprio sopra l'orecchio appena sveglia. Mi mancano le sue dolci parole sussurrate al mio orecchio prima di addormentarci. Stretti. Come cucchiai. So che per lui era scomodissima come posizione, eppure aspettava che mi addormentarsi per liberare il suo braccio sepolto sotto il peso del mio corpo. Alle volte fingevo di dormire e mi piaceva ascoltare le sue timide dichiarazioni d'amore. È sempre stato un tipo da gesti eclatanti. Basti pensare a quella volta in cui ho quasi sposato un altro. Eppure, nell'intimità del nostro rapporto, certe cose non riusciva a dirle. E così, quando credeva che dormissi, si apriva completamente, spogliandosi di ogni maschera e rivelandosi a me. Ed era bello sentire la sua voce pronunciare quelle parole. Era bello sapere che c'era qualcuno disposto a perdere la sua stessa vita per salvare la mia. Era così bello sapere che l'unica persona che avresti potuto mai amare era lì, stesa proprio accanto a te. Ora è tutto cambiato, cerco una sagoma che non c'è. Nel letto mi giro e mi volto. Le lenzuola seguono il mio movimento e mi intrappolano. Vorrei poter smettere di pensare alle volte. Vorrei poter riuscire a dire basta. Vorrei poter andare avanti, prendere tutto e sparire. Lo so che "animum debes mutare non caelum", ma tutto ciò a cui riesco a pensare è lui. I suoi occhi riflessi in quelli di lei, le sue mani sulle sue guance, le sue labbre su quelle di un'altra donna. E subito una valanga di lacrime mi bagnano il viso. Lui mi ha regalato la cosa più importante della mia vita: i miei figli. Harriett è tutto ciò che mi rimane. Mi sento come Didone, solo che il mio Enea mi ha lasciato un'eredità. Ormai la nostra relazione si riduce a questo: è un'azione di cooperazione per crescere nostra figlia.
Ogni notte, quando rientra a casa, spero che sia solo. E quando torna con lei, è come se il mio cuore fosse pugnalato contemporaneamente da più lame. E vorrei urlare e piangere e urlare ancora, ma non posso. Quando mi chiede se va tutto bene, devo rispondere di si. Quando mi chiede perché ho disdetto un appuntamento, non posso rispondergli che la sola idea di frequentare qualcun'altro mi nausea. Così invento qualche emergenza, un finto raffreddore, i dolori del ciclo, un caso all'ospedale... qualunque cosa pur di non dire ciò che provo veramente. Non potrei sopportare il dolore di un rifiuto. E lo vedo nei suoi occhi, guarda Maggie come una volta guardava me. E odio vedere quello sguardo quanto odio la consapevolezza. Lo so che non è più riservato a me. Alle volte sono anche uscita con altri uomini. Ma nessuno è alla sua altezza, nessuno è lui. Non c'è nessun'altro che vorrei al mio fianco. Così quando cala la notte e lui non c'è, entro di nascosto nella sua stanza e indosso le sue camice e d'un tratto mi sembra di sentire le sue braccia attorno a me. E mi sembra di appoggiare la testa sulle sue spalle. Quando so che non tornerà prima che io sia uscita, dormo con indosso le sue magliette. Mi sembra di dormire tra le sue braccia. Il suo odore inconfondibile mi culla la notte. Poi, però, il mattino arriva e realizzo quanto sono patetica. Così mi tolgo ciò che ho addosso e ripongo tutto al suo posto prima che lui torni a casa. Mi infilo nella doccia e cerco di lavare via i miei pensieri. E per un po' funziona, per un po' non ci penso. Ma poi guardo il viso della mia bambina e gli somiglia così tanto. Mi sento ancora più stupida. Perché sono io che l'ho spinto tra le braccia di Maggie, sono io quella che gli ha fatto aprire gli occhi. Perché sono stata così stupida? Perché non mi sono stata semplicemente zitta? Perché ho dovuto perderlo in questo modo? Ero sicura che ci saremmo ritrovati. Ero sicura che avremmo speso il resto della nostra vita insieme. Ero sicura che lui fosse la mia anima gemella. Ma la sicurezza ci fotte alle volte. E così mi ritovo per l'ennesima volta a fissare la foto del nostro matrimonio, mentre asciugo qualche lacrima con il dorso della mano. Vorrei poter tornare indietro, vorrei poter modificare delle cose. Ma indietro non si torna ed io sono bloccata. Ferma. Sola.
Jackson, credevo che saremmo stati insieme per sempre.

 
   
 
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