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Autore: Sakii    07/06/2017    7 recensioni
Emma, 21 anni.
Giovane ladra di giorno, esperta puttana di notte.
Questo sarebbe il curriculum della mia vita, se solo non fosse stata stravolta.
Un viaggio tra passato e presente, tra amore e delusioni, tra confusione e felicità.
Dalla storia:
“Buongiorno, principessa” ammicca. Sorrido, senza però dargli corda. Si avvicina per darmi un bacio ma mi scanso.
“Ieri notte non ti ho fatto parlare però… sai… era solo…”
Per un attimo i suoi occhi perfetti si incupiscono, poi annuisce, ridendo.
“Ovvio, era solo sesso” ammette con una nota di sarcasmo nella voce, riferendosi alla mia affermazione della notte passata.
“Non voglio i tuoi soldi, lo desideravo… tutto qui.”
Si riveste, lo osservo in silenzio un’ultima volta. Non doveva succedere e lo sappiamo entrambi ma non ho voglia di pentirmene. Non ne ho intenzione, è stato quasi magico.
“È chiaro Emma, non devi giustificarti. Non ne parlerò.”

I primi dodici capitoli risalgono a due anni fa.
La descrizione è stata modificata.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 1
 
Past – 7 years ago
 
“Dai Emma, soffia!”, mi incita la mia amica Elizabeth.
 
E così faccio, chiudo gli occhi, trattengo il fiato e poi soffio sulle mie 14 candeline esprimendo un desiderio.
 
“Vorrei che qualcuno mi amasse…”
 
Riapro gli occhi, sorridendo alla mia amica e al mio fratellone che applaudono contenti. Non ho mai avuto molti amici, Elizabeth e Nathan mi sono sempre bastati. Mio padre non c’era, come ad ogni mio compleanno… ho pensato per tutta la mia vita che fosse impegnato per lavoro però, quando sono cresciuta, ho imparato a riconoscere la puzza dell’alcool e i suoi occhi rossi non per la stanchezza, ma per la dipendenza. Mio fratello, Nathan, provava ogni anno a tranquillizzarmi e a dirmi che prima o poi sarebbe riuscito ad uscirne grazie a noi due. Non la pensavo così da quando avevo trovato un album di famiglia due anni fa: c’erano foto del mio papà, della mia mamma e di Nate. Non c’erano tracce di foto mie. Da quel momento avevo capito che mio padre mi odiava. Mi odiava perché ero la causa della perdita del suo amore, di mia madre. Scuoto la testa cacciando via questi pensieri, è il mio giorno e devo godermelo. Nathan si avvicina per darmi un bacio sulla guancia e il suo regalo, io arrossisco e lo ringrazio sottovoce. Scarto entusiasta una scatolina contenente un grazioso bracciale azzurro, con solamente un piccolo ciondolo a forma di cuore. Apprezzo le cose semplici e Nate lo sa bene, gli sorrido come segno di ringraziamento.
 
“Ora vado a studiare, fate le brave” ci raccomanda mio fratello.
 
Nathan è più grande di me di 4 anni, va a scuola la mattina, studia il pomeriggio e lavora la notte per provvedere alle mancanze d’interesse nei miei confronti da parte di mio padre. Ammiro mio fratello, è il mio eroe e senza di lui sarei persa. E’ un ragazzo alto, con dei profondi occhi verdi che spiccano rispetto ai capelli castani e scuri, come tutta la famiglia. Adoro perdermi nei suoi abbracci, per questo prima che vada via corro tra le sue braccia e lo ringrazio nuovamente. Lui, da parte sua, mi dà una piccola pacca sulla testa e va nella mia camera, che diventa nostra quando lui ha bisogno di studiare.
Io e Beth passiamo tutto il pomeriggio a giocare in giardino, è poco curato e i fiori sono secchi però Nathan ha costruito per me, quando ero bambina, un’altalena ed è l’unico elemento che ravviva un po’ l’aria austera che si respira guardando il resto del giardino dimenticato. La nostra casa non è grande ma a me piace, è semplice ed accogliente. Entrando ti ritrovi subito nella sala da pranzo, con un angolo cottura per niente male, a volte mi piace cimentarmi in qualche ricetta di dolci o pasticcini per mio fratello quando in casa non c’è nessuno, per non far scoprire i guai che posso combinare. I toni sono tutti tendenti al giallo e all’arancio, ricordo che Nathan una volta mi disse che era il colore preferito dalla mamma, le trasmetteva allegria. Inoltre, grazie alle numerose finestre, tutto appare il doppio più luminoso, completamente in contrasto con la vita che va avanti in questo piccolo angolo di paradiso. I mobili seguono uno stile antico ma affascinante, lungo il breve corridoio che porta alla mia camera c’è un’ampia libreria a muro, ricca dei classici più amati dai miei genitori, entrambi appassionati di letteratura. Non ho mai apprezzato molto leggere, sono troppo complessi per la mia età, preferisco i fumetti. Purtroppo abbiamo solo un piccolo bagno, io e Nathan dobbiamo rispettare i turni e gli orari l’uno dell’altra. Per quanto riguarda la camera del mio papà non saprei cosa dire, non l’ho mai vista e non ho mai avuto il coraggio di entrarci.
Beth inizia a parlare della scuola mentre la spingo sull’altalena e salta fuori il suo argomento preferito: Thomas, un nostro compagno di classe per cui lei si è presa una cotta dall’inizio dell’anno.
 
“Invece di continuare a prendere in giro me, perché non mi parli un po’ di qualche ragazzo che ti interessa, eh Emma?”, mi punzecchia la mia amica.
 
Prima di risponderle per l’ennesima volta che non mi è mai piaciuto nessuno, questa volta ci penso un po’, tanto da sorgermi spontanea una riflessione, tipica dei ragazzini della mia età.
 
“Non so cosa sia l’amore, non ho mai provato né quello di un padre, né quello di una madre… né tantomeno quello di un ragazzo.”
 
Elizabeth mi guarda dispiaciuta, mi abbraccia e passa dolcemente le mani tra i miei capelli.
 
“Emma, io ti amo, tuo fratello ti ama… guarda quanto si impegna per te”, scioglie l’abbraccio e mi sorride.
 
A questa sua affermazione il mio cuore fa una piccola capriola, facendomi provare una strana emozione mai sentita prima. Sospiro e riprendo il controllo di me stessa e dei miei pensieri.
 
“Beh, sì, hai ragione”, accenno un sorriso “e tu, quando ti dichiarerai?” aggiungo.
 
Scoppiamo entrambe a ridere. Beth è una bellissima ragazza, ha un fisico da invidiare grazie alle ore che passa a danzare, i capelli sono corti, biondi e super luminosi. Al contrario, gli occhi sono di un nero pece, a volte riesco a perdermi nella profondità di quel colore. Non rispecchiano per niente il carattere spontaneo ed energico della mia amica.
 
Poco dopo la mamma di Elizabeth suona alla porta e la mia amica va via, lasciandomi sola sul divano, continuando a ripensare alle sue parole e alla sensazione che mi avevano trasmesso. Senza neanche accorgermene, mi addormento.
 
Un tonfo mi sveglia di soprassalto, facendomi girare verso la porta d’ingresso. Mio padre è tornato prima del solito, barcollante e puzzolente. Mi alzo, aspettando che mi rivolga anche solo un piccolo sguardo, ma non lo fa. Va verso il lavandino della cucina e svuota il suo stomaco da tutto lo schifo ingerito. Trattengo le lacrime e, prima che possa rendermene conto, una sola e semplice domanda fuoriesce dalle mie labbra.
 
“Perché mi odi?”
 
Si gira, mi si avvicina guardando dietro di me, come se io fossi un fantasma, come se non esistessi. Stringo forte i pugni per non tremare, in attesa di una risposta.
 
“Spostati, voglio sdraiarmi”, rabbrividisco al suono della sua voce impastata e stanca. Non riesco a replicare, mi sposto e corro in camera mia, nascondendo le mie lacrime tra le coperte.

Dopo quella che mi sembra un’eternità Nate entra in camera per salutarmi e dirmi che va a lavoro, pensando che io stia dormendo, socchiude la porta della mia camera. Mi giro, spostando lo sguardo verso il soffitto, dipinto di un cielo stellato. Il mio piccolo rifugio attuale apparteneva a Nathan, me l’aveva ceduto dopo che avevo rischiato di rimanere chiusa nello sgabuzzino, la mia vecchia stanza. Ovviamente mio padre non si è mai preoccupato di organizzare uno spazio tutto per me, il minimo che aveva potuto fare era stato comprare un piccolo letto che aveva sistemato nel ripostiglio, poco prima che cadesse nel pozzo senza fondo dell’alcool. Da neonata Nate mi teneva a dormire nel suo stesso letto, una sola volta ho provato a stare sola nella mia “camera”, il tentativo ha fallito ed il mio fratellone ha voluto fare a cambio. Sorrido al pensiero delle sue premure nei miei confronti, da sempre, nonostante fosse di poco più grande di me. Sento la porta aprirsi e mi metto a sedere, pensando che sia Nate, rimango sconvolta quando riconosco la figura di mio padre.
Cammina verso il letto, si inginocchia davanti a me, i suoi occhi fissi nel vuoto. Da questa posizione per una volta riesco ad osservarlo meglio. Ha i capelli quasi tutti bianchi, malgrado abbia solo 40 anni. Ha gli stessi occhi di Nate, verde smeraldo, l’unica differenza è che sono sbiaditi, privi di ogni gioia di vivere. La barba è lunga, la pelle poco curata, non ricordo di averlo mai visto sorridere… immagino fosse stato un bell’uomo, Nathan ha preso molto da lui ed è un bel ragazzo. Smetto di guardarlo quando lo vedo aprire e chiudere la bocca più volte, quasi a voler dire una parola dopo molti anni di solitudine. Rimango in silenzio, dandogli il tempo necessario, comprendendo che per lui può essere difficile tutto ciò.
 
“Non ti odio”, lo sento sussurrare. Finalmente mi guarda, con gli occhi lucidi che sembrano quasi tornare allo splendore della sua gioventù, continua.
 
“Il tuo nome lo scelse lei. Quando scoprì che la gravidanza avrebbe potuto porre fine alla sua vita mi disse che il mondo avrebbe sempre preferito una giovane combattente piuttosto che una povera signora ormai giunta al limite delle sue forze, aveva già rinunciato a questa battaglia sin dall’inizio”.
 
Mio padre si siede sul letto, io gli faccio spazio un po’ timorosa, è la prima volta che lo sento parlare così tanto. Mi stupisce che sia riuscito ad eseguire un discorso diretto senza interruzioni e con una logica. Forse oggi aveva bevuto di meno.
 
“Sai una cosa però, Emma? Nonostante tu l’abbia uccisa io non posso odiarti, hai i suoi occhi”
 
Prende una ciocca dei miei capelli tra le mani, la annusa.
 
“Il suo profumo, la sua morbida e candida pelle…”
 
Le sue mani ora sono sulle mie gambe. Inizio ad avere paura ma sono come immobilizzata. Mi ha detto che ho ucciso mia madre ed è questo a turbarmi, tanto quanto le sue parole seguenti e i suoi tocchi delicati, nonostante la pelle ruvida.
 
“Oh piccola mia… non devi avere paura di me… io posso darti l’amore che hai sempre desiderato e che non ho mai saputo darti…” si allontana, lo sento andare in cucina a prendere un bicchiere d’acqua.
Mi raggomitolo nell’angolo tra il letto e il muro, torna da me e mi porge l’acqua. La bevo lentamente, le sue mani poco dopo tornano su di me ed io inizio a sentire i miei pensieri rallentare, la stanza girare attorno a me, sono confusa…
A malapena riesco a percepire le sue labbra umide sul mio collo, non capisco cosa voglia fare…
 
“Non dovrai parlare a nessuno di questo Emma… sarà il nostro piccolo segreto, ora sei grande…”
 
Mi strappa di dosso i vestiti, riesco solo a piangere, non so cos’altro fare… vorrei gridare ma non ho più la voce… vorrei vedere ma è tutto offuscato…
Un dolore lancinante tra le gambe è tutto ciò che riesco a provare. Il suo respiro forte, il peso del suo corpo sudato sul mio, piccolo ed indifeso.
 
“Oh Emma… apri… apri gli occhi, goditi questa profonda… mh… dimostrazione d’amore…”
 
Tutto attorno a me svanisce, non so quanto tempo passi prima che lo senta alzarsi e sospirare soddisfatto… se ne va, lasciandomi sola e disperata in un letto colmo di lacrime e confusione.
 
Mi sveglio la mattina dopo con un forte mal di testa, brevi ricordi di quanto successo… mi guardo attorno, la camera è in ordine, niente è fuori posto.
 
“Sarà il nostro piccolo segreto”, mi ha detto… “dimostrazione d’amore…”
 
Finalmente mio padre mi amava e me l’aveva dimostrato, accenno un sorriso. Quando provo ad alzarmi una sensazione di nausea mi blocca, cado in ginocchio sul pavimento freddo quanto il mio cuore, le lacrime sgorgano dai miei occhi senza volerlo.
 
Così tutto ebbe inizio.

Angolo Autrice
Non so bene cosa dire su questo capitolo, vorrei che tutto si scoprisse lentamente, in modo che Emma resti nel suo un personaggio un po' misterioso e un po' intrigante. Penso che la storia stia proseguendo bene, seguendo la piega che volevo prendesse. Ringrazio Benedict00 per la sua critica costruttiva che mi ha aiutata a migliorare (o almeno spero) le descrizioni in questo capitolo. L'ho corretto molto prima di pubblicarlo e spero si noti. Se c'è qualche altro lettore che pensi ci siano altri aspetti da migliorare, è ben accetto. Grazie per l'attenzione, vado a lavorare al prossimo capitolo, a presto :)
   
 
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