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Autore: Ormhaxan    07/06/2017    4 recensioni
«I am the son and the heir of a shyness that is criminally vulgar, I am the son and heir of nothing in particular.»
È il 1985 a Londra e tra le strade della City si propaga la musica degli Smiths, simbolo di una generazione incasinata, affamata di vita, di riscatto e successo.
È il 1985 e Andrea fa del suo meglio per arrivare a fine mese, destreggiarsi tra un lavoro in un pub a Camden Town, pagare le bollette entro la scadenza e non finire fuori corso. La sua vita da ragazza di ventidue anni procede tranquilla, tra un turno di lavoro estenuante e una birra tra amici, fino a quando una serata come tante la sua migliore amica, Zoe, non fa un annuncio che lascia tutti di stucco: è finalmente entrata a far parte di una rock band, di cui diventerà la cantante, grazie a un annuncio trovato in un negozio di musica. Da quel momento, nulla sarà più come prima e il destino di Andrea deciderà di intrecciare i propri fili con quelli di altre persone quasi del tutto dimenticate, con la vita di un ragazzo scostante e apparentemente insignificante che vive esclusivamente per la musica.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Una massa di capelli arruffati fa capolino nell’ingresso non appena Ned si chiude la porta alle spalle.
Il maggiore dei fratelli incrocia immediatamente lo sguardo color cioccolato del minore, intuendo che qualcosa di nuovo bolle in pentola, una qualche stramba idea che Lip gli sta anticipando con uno dei suoi soliti ghigni furbi.
«Sei tornato! – esclama Lip, passandosi una mano tra i capelli ribelli — Solitamente non torni così tardi: altre noiose scartoffie universitarie?»
Ned annuisce distrattamente mentre si toglie l’impermeabile e lo posa sull’attaccapanni alla sua destra; quella appena passata è stata una giornata davvero stressante e non ha alcune voglia di parlare dell’università e delle stramberie che ogni giorno è costretto ad affrontare.
«Credimi, nulla che tu voglia ascoltare. Piuttosto, dalla tua faccia direi che devi dirmi qualcosa, una qualche novità che probabilmente non mi piacerà.»
Il ghigno di Lip diventa più ampio e, facendo un cenno con la testa, invita il fratello a seguirlo nel soggiorno e sedersi sul divano.
«Ti ricordi Leslie? – chiede una volta che entrambi si sono seduti — Andavamo a scuola insieme quando mamma e papà erano ancora insieme e ogni tanto suonavamo insieme.»
«Intendi dire la ragazzina con i capelli corti e l’aria da maschiaccio? – chiede retoricamente, mentre nella sua mente affiorano ricordi sfocati di quella bambinetta rumorosa ma indiscutibilmente spassosa — Sì, certo che me la ricordo. Anche volendo, sarebbe impossibile dimenticarsi di un tipetto come lei.»
«Sapevo di poter contare sulla tua memoria infallibile. — Lip si sistema meglio sul divano e poi continua — Sai, non pensavo di rivederla, anche se non posso negare di aver pensato a lei qualche volta nelle ultime settimane, quindi quando me la sono ritrovata in negozio puoi immaginare la mia grande sorpresa.»
«Londra è più piccola di quanto uno possa pensare. — scherza Ned, buttando la testa all’indietro e chiudendo per un istante gli occhi stanchi — Come se la passa Lex?»
«Bene, in gran forma. Credo sia fidanzata, anche se il tipo che frequenta non mi sembra tutta questa simpatia; però ha una band, un gruppo rock e mi ha chiesto se suono ancora. Ovviamente, io le ho detto di sì e lei mi ha detto che cercano un chitarrista e…»
«Fammi indovinare: ti ha chiesto di unirti a loro, di suonare insieme come ai vecchi tempi?»
«Ha detto che le farebbe piacere, sì, ma prima ne avrebbe parlato con il resto del gruppo. A quanto capito hanno fatto da poco qualche cambiamento, trovato una nuova cantante dalla voce graffiante e potente, ma Lex mi è sembrata abbastanza positiva: domani pomeriggio farò la mia strabiliante audizione e sono sicuro che, per la fine della settimana, entrerò a far parte di un vero e proprio gruppo. Con un po’ di fortuna, presto potremmo farci notare e sfondare nell’ambiente.»
«E tanti cari saluti alla stabilità e al voler costruire qualcosa di serio. – Ned sospira e si alza dal divano – Lip, so quanto la musica conti per te, ma tra poco avrai ventiquattro anni ed è il caso di iniziare a pensare a un’alternativa seria.»
Lip si acciglia, preparandosi ad incassare i colpi e rispondere: «E finire a vestire come un pinguino, diventare uno dei tanti impomatati sempre in giacca e cravatta? No, grazie.»
«Che tu ci creda o meno, io amo il mio lavoro.»
«Per lavoro intendi essere l’assistente sottopagato e schiavizzato di una vecchia mummia che oramai non riesce neanche più a tenere una lezione senza rischiare l’embolia polmonare? — il tono di Lip è aspro mentre si alza dal divano — Io voglio vivere Ned, voglio vivere a pieno, non arrivare a quasi ventisei anni e vedere nel riflesso dello specchio qualcosa che non sono, qualcuno di triste senza alcun interesse o vita sociale, che passa il suo tempo a…»
«Qualcuno come me, dici? — Ned sorride amaramente e, alzatosi anche lui in piedi, si porta a pochi centimetri dal fratello minore, più basso di qualche centimetro dispetto a lui — Lo so che mi compatisci, lo hai sempre fatto, fin da quando eravamo ragazzini. Tu sei sempre stato quello più interessante, con carisma e tante storie da raccontare, mentre io ero quello che passava le giornate in biblioteca, a studiare, con pochi amici e taciturno.»
«Ti prego, risparmiami il monologo sul cane bastonato…»
«Vuoi dire che non è vero? Vuoi forse dire che non mi ritieni una persona noiosa, monotona, schematica; una persona come nostro padre?»
«Questo lo dici tu, non io.»
Ned scuote la testa e si lascia scappare un’amara risata: «Fottiti, Lip.»

Lip deglutisce a fatica, si sente davvero uno stronzo per ciò che ha appena insinuato, ma lui è fatto così: quando si sente minacciato attacca, diventa un bastardo insensibile, si prende gioco degli altri e delle loro passioni, del loro essere o pensare diverso dal suo.
Un movimento d’aria dice che suo fratello sta lasciando la stanza, che ne ha abbastanza per quella sera di stronzate, di litigare come due bambini che si contendono un gioco o creano la bugia più fantasiosa pur di incolpare l’altro per qualche disastro causato in giardino o nel salone pieno di oggetti preziosi e fragili dentro il quale loro sono entrati senza permesso.
«Non volevo finisse così, lo sai? – gli urla praticamente dietro il minore, seguendo i passi del maggiore fuori dal soggiorno e verso le stanze da letto — Volevo solo che tu condividessi la mia felicità, che fossi contento per me e…»
«Vuoi che ti dica che sono contento e che ti auguro buona fortuna? – Ned si volta bruscamente, la mano ferma sulla maniglia della porta della sua stanza — Bene, allora: buona fortuna, fratello.»
«Ora, se vuoi scusarmi, sono molto stanco. — continua aprendo la porta — Buona notte.»


In un attimo, la porta si richiude alle sue spalle, davanti a Lip che, frustrato, ha le mani serrate a pugno e la mascella contratta: quella che è iniziata come una bella giornata è finita come una giornata da dimenticare; una parte di lui vorrebbe solo prendere a pugni Ned, urlargli insulti e tutta la sua frustrazione, anche se sa che c’è verità nelle parole del fratello. Eppure…
Sospira. Non darà a nessuno la soddisfazione di vederlo vacillare, insicuro; non cederà adesso, non ora che è tanto vicino dal costruire qualcosa, dal sentirsi realizzato. Arriverà fino in fondo a quella storia, raggiungerà il suo obbiettivo e dimostrerà a suo fratello che si sbaglia, che la vita può essere diversa da quella che la società insegna, un viaggio che vale la pena essere vissuto.
 

**
 
Nello stesso momento, in un quartiere distante da quello in cui abitano i fratelli, Zoe è appena rientrata a casa dopo una serata trascorsa in compagnia dei suoi amici. È piuttosto tardi, domani si dovrà alzare presto per lavorare, ma non si pente della scelta del pub e delle due pinte e mezza che ha bevuto.
Lascia cadere la borsa vicino all’appendiabiti in legno e si toglie le scarpe prima di buttarsi a peso morto sul divano e schiacciare il pulsante della segreteria telefonica che le annuncia, attraverso una piccola spia rossa lampeggiante, che qualcuno le ha lasciato un messaggio.


Zoe, sono Lex. Ho delle notizie importanti, grandi novità, quindi appena torni richiamami. Non importa l’orario, anche se è tardi e pensi che io stai dormendo chiamami, okay? A dopo. —



Lancia un’occhiata all’orologio a muro: sono le 11:36 di sera, forse con la sua chiamata rischia di svegliare Lex e anche Jeff se quest’ultimo si è fermato da lei com’è solito fare. Però, si dice, è stata lei per prima a dirla di richiamarla a qualsiasi ora, quindi non ci sono motivi per farsi scrupoli.
Alza la cornetta, compone il numero e, sistemandosi i capelli scarmigliati in una coda morbida, attende che qualcuno dall’altra parte risponda.

«Sono io, Zoe.»
«Zoe? – la voce di Lex è impastata di sonno e una piccola parte della rossa si sente in colpa — Come mai chiami a quest’ora e perché… ma certo!»
Zoe cerca di sopprimere una risata quando nota la voce della bionda farsi improvvisamente più squillante e dalla sfumatura di entusiasmo che ha colto può quasi certamente sostenere che la notizia che sta per comunicarle è alquanto importante.
«Abbiamo trovato un chitarrista! – esclama ad alta voce, forse troppo alta, perché Zoe giura di sentire in sottofondo una voce maschile, probabilmente Jeff, che borbotta qualcosa di incomprensibile — O meglio, spero di averlo trovato, perché come sai siamo un gruppo e non mi sognerei mai di prendere una decisone così importante da sola; però devo dirti che è davvero molto bravo, uno che ci sa fare, che suona da anni e anni.»
«Da come ne parli sembri conoscerlo piuttosto bene.»
«È un mio amico d’infanzia, uno dei primi con cui ho suonato da adolescente. Si chiama Lip, è appena tornato a Londra dopo una vita in giro per il mondo e suona la chitarra come se ne dipendesse la sua vita.»
«Una persona interessante: quando pensi di farmelo conoscere?»
«Domani. – risponde la bionda — Domani pomeriggio, in effetti: tu sei libera, vero?»
«Lavoro solo la mattina, quindi sì, nessun problema.»
«Perfetto! Ho già avvisato Mike, ci vediamo al garage per le cinque e se tutto va bene domani a quest’ora staremo festeggiando l’entrata nel gruppo dell’ultimo membro degli Helter Skelters.»
«Lo spero vivamente. – Zoe sorride anche se l’altra non può vederla — Ci vediamo domani, quindi. Buona notte, Lex.»
«Buona notte, Zoe.»

 


**



 
«Io ti conosco! — esclama Zoe non appena Lip arriva al garage con una chitarra chiusa in una custodia in pelle nera tra le mani — Lavori al negozio di musica, da Pete.»
Il moro studia la figura davanti a lui, il fisico nello, la carnagione lattiginosa e gli occhi che sfumano dal marrone al verde scuro a seconda della luce che li permea. Non è molto alta, anzi è abbastanza bassina, ma la sua figura è forte, anche grazie ai lunghi capelli ramati: un viso così, si ritrova a pensare Lip, non lo si dimentica così facilmente.
«La ragazza dell’annuncio. – Lip ghigna avvicinandosi a lei — Anche io mi ricordo di te, sai? È un piacere rivederti, Zoe.»
«Ricordi il mio nome?» chiede la rossa, piacevolmente stupita.
«Io non dimentico mai nulla, specialmente il viso e il nome di una bella ragazza.»
«Bene, bene, bene, a quanto vedo non dovrò neanche fare le presentazioni. – interviene Lex, portandosi le mani sui fianchi e sorridendo sghemba nel notare lo scambio di sguardi tra i due e il leggero rossore che imporpora le gote della cantante  — Jeff, il mio ragazzo, lo hai già conosciuto, mentre l’orso dietro le pelli è Mike, il nostro ombroso batterista.»
I due ragazzi si scambiano un cenno di saluto, ritenendolo abbastanza per i loro caratteri; Mike, di primo impatto, potrebbe quasi intimorire con quelle ampie spalle e quelle braccia muscolose tatuate con dell’inchiostro nero che risalta sulla pelle pallida. Da quello che ha capito quella mattina, parlando con Lex al telefono, il batterista ha ventisei anni e per vivere tatua la gente in un negozio della periferia Nord di Londra gestito da alcuni suoi amici. Non ha ben capito come la bassista lo abbia conosciuto, ma si fida di lei e del suo giudizio, quindi si fiderà di conseguenza di Mike.
«Che ne dite di iniziare ora che le presentazioni sono fatte?» chiede Jeff, alle prese con la chitarra che sta accordando minuziosamente.
«Quando volete.» risponde Lip con una scrollata di spalle.
«Conosci Miss you dei Rolling Stones?» chiede Zoe, che ha scelto quella canzone insieme agli altri poco prima.
«I’ve been hanging on the phone, I’ve been sleeping all alone. I want to kiss you! – canticchia Lip, ammiccando spudoratamente nella direzione della rosa e facendola leggermente arrossire per la seconda volta nel giro di cinque minuti — Sì, direi che la conosco.»
«E io direi che, senza perdere ulteriore tempo, possiamo iniziare! — Lex sorride entusiasta e, scambiata un’occhiata complice con Jeff, trotterella come una bambina verso il suo basso — Ai posti di combattimento, ciurma!»

Due minuti dopo, Mike dà il tempo agli altri e il garage si riempie delle note della canzone dei Rolling Stones e della voce calda ma graffiante di Zoe.
Quando, quattro minuti più tardi, la musica termina è chiaro a tutti che tra loro cinque c’è una particolare alchimia, un feeling che pochissime volte hanno provato e che dà la pelle d’oca; quando, quattro minuti dopo, la musica si ferma, è chiaro a tutti che loro cinque sono ufficialmente una band e che la loro musica li condurrà lontano.
  
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