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Autore: Gem    08/06/2017    0 recensioni
Questa è una raccolta di storie slegate tra loro e scritte per Promptember. Appariranno molti personaggi, ma la maggior parte delle fanfic sono AU e dedicate a Milo e Camus. Moltissimi generi presenti: storico, commedia, fantascienza etc.

«Vedi Cappuccetto?» il cacciatore, vestito interamente di nero, si sistemò un’arma in spalla spostando i lunghi capelli biondi dietro la schiena. Poi si avvicinò verso la creatura senza vita. «Tutti i bambini vogliono diventare cacciatori, non corrieri…»
«Smettila di chiamarmi Cappuccetto, Milo.» sentenziò severamente il corriere. «Non ho tempo per te. Il locandiere mi aspetta a Newark.»
Il bambino sbirciò il cacciatore.
Quel Milo si chinò accanto al corpo e, prese delle funi dalla cinta, iniziò a legare gli arti al corpo. Non si degnò di rispondere.
Il corriere allora avanzò di un passo. «Ci vediamo.»
«Se ti chiamo Camus resti?»
«Quando lavoro sono Corriere Rosso 11.»
«Dai, Cappuccetto è più simpatico.» il cacciatore iniziò a trascinare il corpo della bestia.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Shonen-ai | Personaggi: Aquarius Camus, Gold Saints, Scorpion Milo, Un po' tutti
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Un gradito incontro
Rating: verde.
Tipologia: one-shot.
Genere: generale, commedia.
Pairing: //
Personaggi: Milo, Camus, Aiolia.
Avvertimenti: POV di Aiolia, AU.
Parole: 950
Note dell’autore: metto il prompt alla fine…
 
«Allora Aiolia, devi farmi un favore – mi hanno chiamato per risolvere un problema in ortopedia ma aspetto una persona.»
Aiolia staccò le mani dalla tastiera e alzò gli occhi. «Un paziente?»
«Forza Milo, sbrigati, là sotto è tutto bloccato!» vociò una donna dall’ascensore.
«Aspetta!» replicò Milo facendo segno di aspettare con la mano. Poi si voltò ancora verso la scrivania di Aiolia. «No, è un amico di scuola, non lo vedo da anni… si chiama Camus Soufiane. Tienigli compagnia se non arrivo in tempo.»
«Ah, va bene.» rispose l’altro. «Lo porto nella sala del caffè.»
«Grazie. Farò il prima possibile! Non vedo l’ora di incontrarlo!» Milo alzò entrambi i pollici mentre si allontanava e sorrise. «Si è appena trasferito ad Atene.»
Aiolia fece un cenno con la mano, poi tornò a fissare il monitor davanti a sé. Un lungo documento attendeva solo di essere completato, ma con un sospiro di stanchezza l’uomo chiuse la finestra e appoggiò la schiena alla sedia. Qualsiasi cosa per una pausa da quell’inferno!
L’atrio del servizio ticket dell’ospedale era vuoto. Beh, certo: la chiusura al pubblico era già avvenuta, altrimenti il posto sarebbe stato pieno come al solito. Aiolia notò che c’erano solo alcuni pazienti, forse allontanatisi troppo dal loro reparto per una passeggiata, e qualche infermiere che come Milo correva qua e là.
Gettò un’occhiata all’ora: erano da poco passate le undici. Si alzò dalla scrivania e si avvicinò a una macchinetta automatica, controllando i cibi all’interno. Lasciò cadere degli spicci nell’apposito vano e raccolse un pacchetto di biscotti.
Mentre tornava verso la propria scrivania, tuttavia, scorse con la coda dell’occhio una ragazza vicino agli ascensori. Era molto alta e i suoi capelli rossi non passavano di certo inosservati in quell’ambiente ospedaliero tanto bianco e sterile.
Si risedette, senza staccarle gli occhi di dosso, e mangiò un biscotto. La ragazza camminò prima verso una porta di un ufficio medico, poi diede un’occhiata lungo un corridoio. Aiolia pensò che fosse disorientata.
«Signorina, posso aiutarla?» chiese poi, alzandosi.
Quella si voltò con evidente riconoscenza. «Sì, grazie.»
Si avvicinò in fretta al bancone di Aiolia. «Sto cercando un infermiere, si chiama Milo Stamatos.»
Aiolia rimase un attimo perplesso. Milo stava aspettando una persona, quante possibilità c’erano che anche un’altra cercasse proprio lui, quel giorno? In tutta la sua vita non aveva mai visto nessuno chiedere di Milo, lì.
Milo aveva parlato di un amico, ma Aiolia decise di provare ugualmente.
«Lei è Camus Soufiane?» chiese dubbioso.
«Sì.» la ragazza annuì. «Pensavo di aver sbagliato posto. Non sono mai stata in questo ospedale.»
Il viso perplesso di Aiolia si trasformò in un sorriso raggiante. Milo, che razza di canaglia! Voleva forse nascondere di avere un’ospite molto carina? Il problema in ortopedia aveva vanificato tutti i suoi sforzi di celare un segreto così interessante.
«Milo mi ha detto che la stava aspettando, ma si è dovuto assentare un attimo.» disse, porgendo la mano, poi aggiunse: «Possiamo darci del tu? Mi chiamo Aiolia.»
«Certamente.» rispose lei ricambiando la stretta. «Camus. Sono arrivata da poco ad Atene.»
Aiolia sgusciò da dietro la scrivania e indicò un corridoio col braccio. «Vieni. Aspettiamo Milo da un’altra parte.»
La ragazza annuì e lo seguì.
Aiolia ebbe modo di notare che era davvero molto, molto alta. Sebbene non indossasse tacchi i due potevano guardarsi negli occhi.
«Sei qui per lavoro?» chiese, per spezzare il ghiaccio.
«Esatto.» rispose lei. «Sono stata assunta in una azienda farmaceutica come ricercatrice nanotecnologica. Finalmente si è liberato un posto.»
Aiolia entrò nella stanza del caffè e sorrise.
«Quindi anche tu lavori in ambito sanitario» commentò. «Vuoi un caffè?»
Camus si sedette su un divanetto. «No, grazie. E sì, effettivamente il dipartimento ha contatti proprio con questo ospedale.»
Anche Aiolia si sedette. «Quindi tu hai avuto modo di conoscere Milo quando eravate ancora ragazzini, vero?»
Camus alzò un sopracciglio e dapprima sembrò parecchio confusa. Aiolia non comprese il perché, ma sorrise per rassicurarla.
«Non mi aveva parlato mai di te.» spiegò. «In realtà, non parla mai del passato.»
«Eravamo migliori amici…» osservò Camus, con un’occhiata persa nel vuoto. Aiolia non poté fare a meno di trovarla molto malinconica.
«Non pensavo che Milo sarebbe diventato un infermiere, alla fine.» proseguì lei. «Era bravissimo in lettere e faceva corsi privati di greco e latino.»
«Ti ha detto che frequenta un corso di lingua ittita la sera?» esclamò Aiolia, quasi elettrizzato. «Lo parla. Ha passato un esame la scorsa settimana.»
Camus abbozzò un sorriso. «Allora non è cambiato molto.»
In quel momento Aiolia fu attratto da una macchia di capelli biondi davanti alla porta. Chi altri, se non Milo, sarebbe potuto comparire in quel momento?
«Eccolo.» sorrise Aiolia, alzandosi. «Il nostro linguista antico.»
Aiolia cercò di sondare l’espressione di Milo. Migliori amici, eh? Per qualche motivo, si sentiva pronto a giurare sull’esistenza di qualche vecchia cotta da adolescenti… con fiamma mai spenta.
Anche Camus si alzò.
«Milo?» fece, quasi con riserbo. «Sono io, Camus.»
Il viso di Milo si sciolse e un sorriso iniziò a dipingersi sulle labbra.
«Oh mio Dio.» disse con un tono di voce decisamente incuriosito. «Hai ancora più lentiggini di quante ne ricordassi.»
Aiolia sorrise a sua volta. Milo si avvicinò a Camus e, dopo un attimo di esitazione, i due si abbracciarono per qualche secondo.
«Io… non te l’ho detto perché temevo che mi avresti trattato diversamente. Per questo ho tagliato ogni contatto.» mormorò poi Camus all’improvviso, rompendo l’abbraccio. «Ma credo di aver sbagliato.»
«Come ti passano per la testa certe cose…» la voce di Milo suonò quasi risentita. «Dobbiamo recuperare tutto questo tempo.»
Aiolia alzò le spalle, senza comprendere il filo dei loro discorsi, e si avviò verso la porta.
«Beh, vi lascio soli. Avrete molto da dirvi!»
 
Prompt:
 
i didn’t want to tell you i was trans because i was afraid that you’d treat me differently but you didn’t even bat an eye
by @ shittyaus
  
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