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Autore: Flaesice    08/06/2017    1 recensioni
Penelope Penthon è una ragazza bella, sfacciata ed intraprendente; una ragazza che non si è mai arresa alle difficoltà della vita, che si è fatta da sola ed odia i pietismi.
Nel suo mondo non esistono le mezze misure: tutto deve essere necessariamente o bianco o nero, giusto o sbagliato.
Ma nella vita - prima o poi - si è sempre obbligati a scontrarsi col grigio, ed è proprio allora che tutte le certezze crollano e bisogna mettersi in discussione.
E' ancora una ragazzina quando per gioco decide di sedurre un suo compagno di scuola, il riservato Nathan Wilkeman, per poi allontanarlo definitivamente.
Il destino li farà incontrare cinque anni dopo nella meravigliosa Los Angeles; Penelope sempre più votata al suo stile di vita, ma Nathan?
Decisamente più esperto e meno impacciato cercherà di prendersi una piccola rivincita per il passato, ma si sa che la passione non è un'emozione facile da gestire nemmeno per una come Penelope.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Capitolo XXIII

Un lieve formicolio al naso mi ridestò dal tepore del sonno, liberai la mano incastrata sotto il cuscino per scacciare il fastidio che tornò qualche secondo dopo, più insistente, a solleticarmi la punta del naso.
Mi mossi appena, lamentandomi, fino a sentire uno strano suono simile ad una risata soffocata.
Aprii gli occhi irritata ritrovando il volto di Jamie a pochi centimetri dal mio, tra le mani una ciocca dei miei capelli con la quale mi stava solleticando.
«Tu» dissi come un’accusa, lo sguardo minaccioso per quanto gli occhi assonnati mi permettessero.
«Buongiorno splendore» mi sorrise.
Il sonno era così tanto che anche il bianco dei suoi denti contribuiva ad accecarmi, oltre ai raggi del sole che filtravano dalle imposte.
«Perché mi hai svegliata?» il mio tono era lamentoso, laconico.
Posai una mano sul suo bel viso sorridente per allontanare sia lui che il suo buon umore, per tutta risposta il suo sorriso si trasformò in una risata divertita.
«Sei sempre così intrattabile appena sveglia?» domandò accarezzandomi i capelli dietro la nuca.
«Solo quando sono in ferie ed ho la possibilità di dormire fino a tardi»
Le parole erano biascicate, distorte a causa della bocca appiattita sul morbido cuscino.
«Dai alzati, ho voglia di uscire»
Non desistette, il suo palmo si posò in un sonoro schiaffo sul mio sedere; fu talmente forte che sussultai per il dolore, finalmente del tutto sveglia.
«Cazzo Jamie. Se ti prendo sei morto»
Mi alzai di scatto al centro del letto facendolo allontanare da me, il suo volto riposato incrementava ancor di più la mia rabbia omicida. Jamie era un tipo estramamente “fastidioso”, o lo amavi o lo odiavi, ma dubito sarei mai riuscita a trovare qualcuno che davvero non lo sopportasse.
«Suvvia, quante storie. Ti aspetto di là, sbrigati»
Uscì dalla stanza e, nonostante avessi tutta la voglia di tornare ad imbrigliarmi tra le lenzuola, mi alzai e presi a prepararmi.
Quando entrai in soggiorno trovai Jamie e Tanya a fare colazione chiacchierando amorevolmente, non appena avvertirono la mia presenza si voltarono nella mia direzione.
«Buongiorno Penny» Tanya mi sorrise, anche lei già sveglia e radiosa «Tieni. Ne hai bisogno, credimi» disse porgendomi una mega tazza di caffè.
Guardai di sbieco la mia amica e poi Jamie la cui risata gli morì in gola non appena lo fulminai con lo sguardo.
«Grazie» dissi iniziando a bere avidamente la mia dose di caffeina «Programma della giornata?» presi posto ed iniziai a mangiare le uova con bacon che Tanya aveva preparato.
«Parlavamo giusto di questo» irruppe Jamie «Tanya ha preso una mattinata libera in palestra così potremo andare a fare un giro per Los Angeles, mentre nel pomeriggio tu ed io andremo alla Sun House ed accompagneremo Beth a ritirare le bomboniere»
«Wow» dissi ammirata guardando il mio pazzo amico «Sei qui da meno di ventiquattro ore e già parli come se conoscessi tutti da una vita. Non mi sorprenderei se fossi tu a fare da guida turistica a me»
Presi una briciola dal piatto e gliela lanciai, osservai mentre compiva un perfetto arco nell’aria per poi atterrare sugli adorati capelli di un Jamie quasi in preda ad una crisi isterica.
«Penny se mi hai sporcato i capelli giuro che io…»
«Tu cosa, amore?» lo cantilenai, addentando un pezzo di pane tostato e guardandolo con aria di sfida.
Tanya soffocò discretamente una risata fingendo di bere il suo caffè «Allora» disse per stemperare la tensione «Siete pronti per uscire?» si alzò e posò i piatti nella lavastoviglie.
«Prontissimo» Jamie si raddrizzò in tutto il suo metro e novanta d’altezza e, come sempre, si passò le dita tra i capelli d’oro.
«Pronta» dissi a mia volta, preparandomi ad una mattinata – letteralmente – di fuoco.
 
«Adesso andiamo da Beth e Tom?»
Dopo cinque ore in giro per le strade di Los Angeles e per i vari negozi, dopo aver perso mezza giornata ad asciugare la bava di Jamie nel vedere i ragazzi super palestrati ed abbronzati andare in giro in calzoncini e canottiera, finalmente ci eravamo fermati ad un bar per un panino al volo, Tanya era andata via per il turno di lavoro in palestra ed io cercavo di placare l’iperattività del mio amico.
«Jamie dammi cinque minuti di tregua» sospirai, rassegnata.
«Dai Penny, hai finito il tuo sandwich già da dieci minuti che senso ha rimanere seduti qui?»
«Mai sentito l’espressione “riprendere fiato”? Eh?»
«Ok, però domani andiamo al mare»
Lo guardai con occhi vitrei e mi beccai un suo sguardo divertito e perplesso.
«Hai le tue cose?» domandò ridacchiando e mordicchiando un grissino.
«Cosa te lo fa credere?» ringhiai irascibile.
«Uh-uh tasto dolente»
«Sì, ok, stamattina mi è venuto il ciclo» dissi imbronciata.
Posai pesantemente le mani sui braccioli della sedia per darmi lo slancio necessario ad alzarmi, il clima di Los Angeles era sempre afoso ed io un po’ ci avevo perso l’abitudine.
«Adesso andiamo, le uniche persone che possono risollevarmi il morale sono quelle piccole pesti» lasciai una manciata di banconote sul tavolo ed esortai Jamie a seguirmi.
Prendemmo il bus che data l’ora era strapieno, trovammo un unico posto a sedere così decisi di mettermi comoda sul suo grembo. Dagli sguardi delle persone intorno a noi capii che potevamo tranquillamente sembrare una coppia di fidanzati, giovani e complici, anche perché effettivamente Jamie aveva un vero e proprio istinto protettivo nei miei confronti.
“Se solo sapessero” pensai divertita.
Ricordo ancora la prima volta che l’avevo incrociato nello studio di Darla, subito mi era saltata all’occhio quella sua aria spigliata e simpatica. Io, invece, dovevo essergli sembrata una povera disperata dato il modo in cui mi aveva sorriso e aveva cercato di convincermi ad andare a prendere un caffè con lui.
Non so dire di preciso perché avessi accettato subito di buon grado, forse era soltanto dovuto a quel feeling che subito si era instaurato tra di noi.
Mi ritrovai a pensare che qualcosa di buono nella vita dovevo averlo fatto per essere circondata da così tante persone speciali, come Jamie o Tanya.
Quando arrivammo alla Sunshine house fu nuovamente Emily a venire ad accoglierci, mi soffermai a chiacchierare qualche istante con lei, colsi l’occasione per presentarle Jamie e quando la salutammo non potei fare a meno di notare le sue guancie arrossate e lo sguardo languido alla volta di quest’ultimo.
«Non dovresti essere così bello, le ragazze ci mettono il pensiero» gli sussurrai all’orecchio.
«C’est la vie» rispose facendo spallucce mentre ci avviavamo verso l’ufficio.
Bussai alla porta ma entrai senza aspettare una risposta.
«Eccomi qui» esclamai entusiasta.
Quattro sguardi curiosi si puntarono su Jamie e me, e non appena mi resi conto della situazione rimasi come paralizzata. Elisabeth e Thomas erano seduti dietro le loro scrivanie e chiacchieravano tranquillamente con Noemi e… Nathan.
Nessuno disse una parola, Jamie si portò al mio fianco e dopo avermi riservato uno sguardo fugace cercò di rompere il ghiaccio.
«Ciao, sono Jamie. Piacere» porse la mano a Nathan che gliela strinse continuando a guardarmi.
«Nathan Wilkeman» disse semplicemente «Ciao» disse poi rivolto a me.
«Ciao Nathan» gli sorrisi e mi avvicinai a salutare gli altri.
«Credevo arrivassi più tardi» mi disse Beth all’orecchio, poi si alzò e si diresse verso la porta «Caffè per tutti?» chiese prima di uscire, evidentemente a disagio.
«Aspetta che ti aiuto a portarli» Thomas la seguì a ruota.
Nathan ed io continuammo a guardarci come se nella stanza non ci fosse nessun altro oltre noi, Jamie fece un colpetto di tosse imbarazzato poi si rivolse a Noemi.
«Che ne dici di farmi fare un giro?» le propose.
«Bella idea» esordì lei «A dopo» disse rivolta al fratello, poi mi sorrise.
«A dopo tesoro» Jamie mi baciò una guancia prima di uscire.
Scossi la testa sorridendo appena alla volta di Nathan.
«Dici si sentano a disagio?»
«Ma dai, cosa te lo fa credere?» rispose ironico anche se era evidente che non fosse per nulla divertito.
Era strano riaverlo davanti dopo tutti i mesi trascrorsi; i suoi occhi sembravano più verdi di sempre, i capelli un po’ più corti rispetto a come li ricordavo, le labbra invitanti, era come se il tempo non fosse mai trascorso e, al tempo stesso, come se fosse passato un secolo.
«Come stai?» gli chiesi avvicinandomi.
La sua postura era rigida, lo sguardo sospettoso, distaccato.
«Bene, grazie. Anche tu mi pare che non te la passi male»
«No, infatti» infilai le mani nelle tasche degli shorts, lievemente in difficoltà.
Lo vidi annuire, sovrappensiero.
«Ho saputo che vieni spesso qui» dissi per parlare, incapace di sostenere il suo silenzio.
Mi sembrava tutto così surreale, Nathan era estremamente riflessivo e non contribuiva a mettermi a mio agio; una forte tensione aleggiava tra noi, al punto che quasi sembrava potesse tagliarsi col coltello.
«Questo posto mi aiuta, mi mette di buon umore»
Annuii, sapevo esattamente cosa volesse significare, era sempre stato lo stesso anche per me. Fare del bene a quei bambini che mi ricordavano un po’ me stessa era un modo per espiare le mie colpe, per mantenere il contatto con quel pizzico di umanità che avvertivo nel profondo.
«Come va il lavoro?»
«Da quando sei andata via non ho più rivali, Bill mi ha detto che sei stata tu a proporgli di darmi il tuo posto»
«Credevo che nessuno lo meritasse più di te» dissi sincera.
«Già» esclamò amareggiato, come se ci fosse dell’altro ma non volesse dirlo.
Mi appoggiai lievemente contro il bordo della scrivania mentre Nathan restava rigido nella sua posa, le spalle diritte, la mascella contratta come se fosse stato in collera. «E’ strano vederti» esordì un paio di respiri profondi più tardi.
«Sì… anche per me» ammisi.
Dio se era strano. Gli otto mesi di distanza non avevano placato la voglia e la passione che avvertivo nei suoi confronti, tantomeno la marea di sentimenti che mi suscitava il solo vederlo o parlargli.
«Lui… sembra simpatico»
«Chi Jamie? Eccome se lo è»
«Da quanto tempo state insieme?» chiese.
«Insieme? Oh no, noi…»
«Ecco i caffè»
Beth e Tom fecero irruzione nella stanza, interrompendoci.
Nathan mi guardò intensamente, in fondo ai suoi occhi pareva vi fosse una scintilla di rabbia.
«Scusate» si diresse svelto verso la porta «Devo andare, ho un appuntamento»
Mi lanciò un ultimo, intenso sguardo prima di andare via.
Restai a fissare l’uscio della porta dietro la quale era appena scomparso, il cuore martellava nel petto e fin nella gola, sentii una mano posarsi delicatamente sulla mia spalla.
«Ho interrotto qualcosa?»
La voce di Elisabeth era quasi un sussurro, sul volto corrucciato potevo avvertire tutta la sua preoccupazione. Dopotutto lei sapeva, tutti sapevano.
«Tranquilla, nulla di importante» le sorrisi.
Noemi e Jamie ci raggiunsero subito dopo, anche i loro sguardi erano gravi.
Roteai gli occhi al cielo spazientita dalla loro apprensione, non avrei potuto sopportare diceci giorni in queste condizioni; ero tornata a Los Angeles con l’entusiasmo di rivedere i miei amici, ma se avessero continuato a trattarmi come una persona a cui restavano pochi mesi di vita avrebbero reso il mio soggiorno un inferno.
«Dove sono i bambini?» domandai nella speranza di evadere.
«In giardino» rispose Tom.
«Bene, li raggiungo»
Mi avviai all’uscita in fretta, come se nella stanza improvvisamente fosse stata tirata via tutta l’aria.
«Vuoi compagnia?»
Jamie mi raggiunse mentre gli altri restavano chiusi in un pesante silenzio.
«Come preferisci» feci spallucce.
Iniziai a camminare lungo il corridoio, Jamie alle mie spalle mi seguiva come un’ombra silenziosa, mi voltai di scatto così all’improvviso che ci scontrammo rovinosamente.
«Ti prego dì qualcosa» sbottai esasperata.
«Io… cavolo Penny, io…» si passò una mano tra i capelli, sbuffando «E’ strano che uno come me non abbia niente da dire, ma questa è una di quelle rare volte in cui anch’io mi sento inopportuno»
Inaspettatamente mi attirò a se in un abbraccio, mi sentivo minuscola tra le sue braccia grandi ma anche protetta, poggiai la testa sul suo petto ampio e lui mi posò un bacio sulla testa.
«Come stai?» mi sussurrò tra i capelli.
«Sono stata anche peggio, sopravvivrò»
«Come fai ad essere sempre così forte?» domandò allontanandomi per guardarmi negli occhi.
Già, come? Non volevo fingere coi miei amici, fargli credere di stare bene quando in verità sentivo che qualcosa nella mia vita mancava; eppure sapevo quanto sarebbe stato inutile farli stare in pena più di quanto fossero per un male che mi ero procurata con le mie stesse mani.
«Anni ed anni di allenamento» risposi semplicemente sorridendo appena «Vieni, ti presento quelle piccole gioie»
Arrivammo al giardino sul retro dove i bambini più piccoli giocavano sorvegliati da alcuni assistenti, chi si lanciava dall’alto scivolo, chi era in attesa di salire sull’altalena o, ancora, chi si divertiva a seguire un pallone di pezza.
In lontananza scorsi Daniel e Lilian seduti sotto un albero concentrati a leggere su un unico libro, li guardai intenerita avvicinandomi a loro.
«Posso disturbare la vostra lettura?» mi accovacciai per raggiungere la loro altezza.
«Penny?»
Lily mi guardò coi suoi grandi occhi scuri e per la prima volta da quando la conoscevo vidi nascere un sorriso radioso e spontaneo sul suo volto.
«Ciao tesoro» le dissi abbracciandola.
Negli otto mesi trascorsi era estremamente cambiata, iniziava a somigliare ad una donna: i capelli lunghi, il seno più grande e lo sguardo, privato dell’ingenuità e del dolore che l’avevano da sempre contraddistinta, era diventato più arguto e malizioso.
«Ehi campione, non mi saluti?» chiesi poi rivolta a Daniel che non esitò un istante a mandare alle ortiche la sua aria da duro per stringermi in un abbraccio.
«Ciao Penny, ci sei mancata tanto»
Presi posto accanto a loro, così come anche Jamie, ed iniziammo a chiacchierare alla fresca ombra dell’albero. Ascoltai rapita i sogni e i progetti di Daniel per quando sarebbe uscito dall’istituto, voleva lavorare e crearsi una solida posizione per poter accogliere al meglioLilian quando anche lei sarebbe stata finalmente grande abbastanza da andar via.
Mi godetti quei pochi istanti di tranquillità e spensieratezza come se fossi l’adolescente che non ero mai stata in vita mia, assicurai ad entrambi che per qualsiasi problema si sarebbero potuti sempre rivolgere a me e li avrei aiutati senza esitazione.
Dopo circa un’ora Elisabeth venne a reclutarmi per andare a ritirare le bomboniere, passai il resto del pomeriggio cercando di evitare di restare sola con Jamie le cui occhiate lasciavano presagire che non aspettava altro che il momento adatto per riprendere il “discorso Nathan”.
Quando finalmente tornammo a casa ero sfinita; Marc ci accolse con una bottiglia di buon vino rosso e Tanya preparò degli sfiziosi antipasti da sgranocchiare prima della cena.
Prendemmo posto sui divani nel soggiorno chiacchierando del più e del meno, poi ci spostammo al tavolo per mangiare un magnifico arrosto in crosta di pane con salsa di funghi, patate al forno aromatizzate al rosmarino e pannocchie grigliate.
«Tanya sei una vera maga della cucina» disse Jamie con la bocca ancora piena.
«Lo puoi dire forte» irruppe Marc «Penny, non mi trovi ingrassato? La tua amica mi vizia» disse indicandosi buffamente la pancia.
Scoppiai a ridere, divertita «Beh, in effetti…»
«Dai Penny, non mettergli strane idee in testa. E’ in gran forma»
«Tanya non ti vorrei come mia personal trainer, sai?» le disse Jamie.
«Perché mai?»
«Perché non sei obiettiva»
Nella stanza ci fu uno scoppio di ilarità mentre Marc guardava il mio amico di sottecchi accusandolo di avergli dato del grassone.
Poco più tardi, mentre i due uomini erano nel soggiorno a parlare di football, Tanya ed io eravamo occupate a sistemare la cucina quando iniziò il suo discorso.
«Sai Penny…»
«Nessun bel discorso inizia con un misterioso “Sai Penny”» la interruppi prima che continuasse.
La mia amica roteò gli occhi al cielo, poi riprese.
«Mi hai chiesto di non compatirti e non lo sto facendo, però non posso far finta di nulla per non irritarti» disse spazientita «Ho sentito Noemi ed ho saputo che oggi Nathan era alla Sun House»
«Le belle notizie girano in fretta» dissi pungente mentre asciugavo una pentola.
«Non essere sciocca, sai che non è facile per noi»
«Oh ma davvero?» mi portai una mano al fianco ridendo amaramente «Invece per me è una passeggiata, sai?» dissi ironica pentendomene all’istante.
Parlare di Nathan mi rendeva nervosa e di conseguenza non riuscivo a mantenere il controllo, sentivo il bisogno di scacciare il peso che avvertivo nel petto ed il più delle volte lo facevo diventando aggressiva.
«Non è facendo la stronza che le cose cambieranno» Tanya mi inchiodò col suo sguardo di ghiaccio ed io mi sentii infinitamente piccola per il mio comportamento.
«Scusami, vorrei dirti che non so perché reagisco in questo modo ma la verità è che…» feci spallucce «Lo so fin troppo bene»
Alzai lo sguardo sulla mia amica sentendo che era arrivato il momento di lasciarmi andare «E’ che… tornare qui mi provoca delle forti emozioni» mi poggiai coi fianchi contro il lavello come per sorreggermi «Voi mi mancate terribilmente, e Nathan… non ero pronta a vederlo così»
«Dubito ci sarebbe stato un momento in cui ti saresti sentita pronta»
«Probabile» riflettei qualche istante prima di tornare a parlarle «Quando ho deciso di andare via è perché avevo paura, mi sentivo estremamente vulnerabile dopo aver capito di essermi innamorata di Nate. Ma poi... quando il momento di partire è arrivato non ne ero più così sicura, ma era troppo tardi per tirarmi indietro» sentii gli occhi pizzicarmi appena ma mi rifiutai di versare delle inutili lacrime.
Tanya si avvicinò con cautela e mi prese le mani.
«Adesso non è tardi, potresti tornare e…»
«No, non sono ancora pronta» dissi categorica «Ancora non riesco a fidarmi cecamente di qualcuno, ancora cerco di reprimere le mie emozioni e credimi se ti dico che… mi costa una gran fatica mostrarmi così debole, in questo momento»
«Ehi tu non sei affatto debole» le sue mani strinsero la presa sulle mie «Devi smetterla di voler tenere sempre tutto sotto controllo»
«Infatti è quello che sto cercando di fare» le risposi sicura «Cerco di lasciare andare le mie emozioni e di non sfruttare il mio corpo come protezione, come ho fatto per anni»
«Vuoi dire che…?» Tanya mi guardò sorpresa «Insomma in questi mesi non mi è sembrato opportuno chiedertelo, ma…»
«Sì Tanya, voglio dire che dopo di Nathan non sono più stata con nessun uomo. Cavolo se ci fosse stato qualcuno te l’avrei detto» le dissi offesa guardandola di sbieco.
«Scusa Penny io… io credevo…» iniziò a balbettare in difficoltà.
«Io credevo. Io pensavo» le feci il verso roteando le mani in aria con disinvoltura «Sai cosa credo io?»
«Cosa?» chiese con timore.
«Che ho una amica zuccona, ecco cosa credo» le diedi un lieve buffetto dietro la testa «Adesso perdonami, ma vorrei proprio andare a letto. Sono sfinita»
«Và pure, finisco io qui» disse prendendomi lo strofinaccio dalle mani.
«Grazie mille, per tutto» le baciai una guancia e mi diressi stanca e pensosa verso la mia camera.

***
NdA: Buonasera a tutti, era tanto tempo che a fine capitolo non spendevo due parole. Ho ripreso a scrivere dopo un lungo tempo, ho passato dei momenti davvero brutti e questo mi ha allontanato da quello che amo di più: leggere e scrivere.
Volevo ringraziare tutti i lettori, ed in particolar modo Marienne_love e 6asi98 per l'entusiasmo che mi hanno dimostrato nelle ultime recensioni facendomi ricordare perché ho sempre amato tanto scrivere. Spero di continuare a farvi sognare insieme a me, con affetto Ice.

 
   
 
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