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Autore: _Kurai_    10/06/2017    2 recensioni
Le specialità di Lance McClain erano due: le armi a lungo raggio e celare le proprie reali preoccupazioni, anche se per quest'ultima nessuno alla Garrison rilasciava diplomi o valutazioni di merito.
Non ci aveva più pensato, e anche se non avere più qualcuno che portasse più in alto l'asticella dell'obiettivo da raggiungere aveva fatto scendere leggermente il suo rendimento e gli aveva fatto prendere dolorosamente coscienza di essere un pilota tutto sommato mediocre, aveva continuato ad essere lo stesso di sempre.
Non c'era nessun bisogno di lasciare il suo vero io, quello alla costante ricerca di sè stesso e in preda al terrore di essere lasciato indietro, alla mercè degli sguardi altrui.
La sua maschera era brillante, affascinante, alla lunga era diventata anche comoda.
E se fosse riuscito a renderla impermeabile ai sentimenti (almeno a quelli che non poteva controllare) sarebbe stato perfetto. Una perfetta opera di autoconvincimento.
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kogane Keith, McClain Lance, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Loop of Mistakes

 

The brightness of the sun will give me just enough
To bury my love in the moon dust
I long to hear your voice, but still I make the choice
To bury my love in the moon dust

Nothing can breathe in the space
Colder than the darkest sea
I have dreams about the days driving through your sunset breeze
But the first thing that I will do
Is bury my love for you

(Jaymes Young - Moondust)

 

Le stelle silenziose lo guardavano come a giudicarlo, per ricordargli con quella notte infinita che anche i suoi errori continuavano a ripetersi, così come l'orbita dei pianeti ricalca sempre lo stesso percorso.

Le notti insonni per Lance erano un'enorme seccatura.

Non che fosse così appropriato definirle "notti", ma con buona approssimazione Coran aveva adeguato le luci circadiane del castello astronave al fuso orario al quale i paladini erano abituati sulla Terra, il che per un po' gli aveva permesso di portare avanti la sua routine e i suoi sonni di bellezza, tra un combattimento e l'altro.

Poi era cambiato qualcosa.

Una sensazione strisciante, subdola, che gli spalancava le palpebre nel buio di una camera non sua, a una distanza da casa così immensa da dargli le vertigini ogni volta che i suoi pensieri scivolavano sui binari della nostalgia.

 

Del resto il suo sogno era sempre stato quello di diventare un pilota, ma uno degli aspetti di quel lavoro che gli piaceva di più era quello del ritorno a casa, nel vedere l'orgoglio negli occhi dei suoi genitori e l'ammirazione negli sguardi dei suoi fratelli; non l'aveva mai confidato a nessuno, ma la mancanza di quell'approvazione, il fatto che probabilmente i suoi l'avevano già dato per morto e l'improbabilità di un ritorno sulla Terra in tempi brevi gli provocavano quasi ogni notte bruschi risvegli e lunghe ore di insonnia. Ancora cercava di tenere stretti i ricordi di quella che quasi gli sembrava una vita precedente, sforzandosi al di fuori di sembrare lo stesso Lance di sempre.

 

Ma non era quello che lo turbava, almeno non solo quello.

Quella nuova sensazione era diversa, come se stesse per accadere qualcosa.

Qualcosa che aveva già vissuto, un errore che aveva già compiuto in passato.

 

Aveva sognato di essere ancora alla Garrison. Gli succedeva spesso, e ormai ci aveva fatto l'abitudine, ma era la prima volta che nel sogno appariva solo Keith.

Solo Keith, che semplicemente camminava per i corridoi, mentre lui cercava disperatamente di restare al passo, per poi vederlo sparire dietro un angolo.

Era così strano che non ci fosse Hunk, che era sempre stato la sua spalla in quegli anni; non era troppo strano non vedere Pidge, visto che era sempre al lavoro su qualche nuovo dispositivo, ma era decisamente un fatto eccezionale che apparisse Keith proprio in quel posto, visto che da tempo Lance aveva cercato di chiudere fuori dalla mente quel periodo della sua vita, quel periodo in cui avevano frequentato la Garrison insieme prima che quell'idiota si facesse espellere.

 

Certo, dall'esterno nessuno si era accorto di nulla, tantomeno Keith stesso, e magari le cose sarebbero andate diversamente se Lance avesse giocato a carte scoperte fin dall'inizio.

Fin dal primo giorno del primo anno alla Garrison lo aveva visto come un rivale, in tutto e per tutto.

Tutto sommato si era affezionato a quel clima di competizione, anche se Keith aveva quasi sempre più successo di lui (almeno aveva sempre mantenuto imbattuto il suo record di precisione con le armi a lunga gittata, anche se era una magra consolazione).

Quel clima lo aveva stimolato a migliorare, a cercare di fare passi sempre più lunghi per raggiungere il suo rivale (del resto inconsapevole di esserlo), a impegnarsi sempre di più per raggiungere il suo obiettivo.

Lo odiava e lo ammirava, lo detestava fino all'osso perchè riusciva ad ottenere senza sforzo gli sguardi delle poche ragazze della scuola (perfino con quell'assurdo mullet!) e... ad un certo punto, si era reso conto che provava anche qualcosa di diverso, un sentimento estraneo a cui non poteva e non voleva dare un nome. Non perchè lo considerasse sbagliato, ma perché ne aveva preso coscienza troppo tardi.

Keith si era fatto espellere dall'oggi al domani, e lui era rimasto lì come un idiota, con le sue domande, i suoi sogni di gloria e i suoi stupidi sentimenti interrotti.

 

Le specialità di Lance McClain erano due: le armi a lungo raggio e celare le proprie reali preoccupazioni, anche se per quest'ultima nessuno alla Garrison rilasciava diplomi o valutazioni di merito.

Non ci aveva più pensato, e anche se non avere più qualcuno che portasse più in alto l'asticella dell'obiettivo da raggiungere aveva fatto scendere leggermente il suo rendimento e gli aveva fatto prendere dolorosamente coscienza di essere un pilota tutto sommato mediocre, aveva continuato ad essere lo stesso di sempre.

Non c'era nessun bisogno di lasciare il suo vero io, quello alla costante ricerca di sè stesso e in preda al terrore di essere lasciato indietro, alla mercè degli sguardi altrui.

La sua maschera era brillante, affascinante, alla lunga era diventata anche comoda.

E se fosse riuscito a renderla impermeabile ai sentimenti (almeno a quelli che non poteva controllare) sarebbe stato perfetto. Una perfetta opera di autoconvincimento.

 

Poi era tornato Shiro, era riapparso Keith (che aveva ammesso di non ricordarsi chi lui fosse, ma ormai non aveva più importanza) e aveva trovato il Blue Lion.

Era cambiato tutto, e la sua vita di prima era ormai lontana quanto la Terra.

La sua maschera però aveva iniziato lentamente a creparsi, a poco a poco.

Aveva trovato il suo posto, anche se il vero Lance era ancora lì sotto, insieme a tutte le sue paure. Di rimanere indietro da solo, di non essere abbastanza, di capire di nuovo troppo tardi ciò che era davvero importante. Di lasciar trasparire i suoi veri sentimenti, che forse erano ancora lì sotto da qualche parte.

 

Il suo posto preferito ogni volta che non riusciva a dormire era una cabina di osservazione in disuso poco distante dalla sua camera, con una grande finestra che dava sull'immensità dello spazio. I suoi stupidi problemi sembravano così piccoli di fronte a quello spettacolo, e a volte si addormentava appoggiato alla parete, cullato dalle stelle.

Evidentemente non sarebbe stato quello il caso, visto che una volta aperta la porta aveva scoperto che nella stanza c'era già qualcuno, e che era troppo tardi per tornare indietro perché Keith si era già accorto della sua presenza.

"Non riesci a dormire nemmeno tu?" lo aveva anticipato l'altro, dopo qualche istante di esitazione che si era riflesso in quegli imperscrutabili occhi viola.

"Niente da fare, sapevo che non avrei dovuto mangiare quella sbobba verde di Coran... mi è rimasta sullo stomaco" aveva risposto, glissando.

"Mh, anche a me" aveva annuito Keith, non troppo convinto di ciò che diceva.

Erano rimasti in silenzio per qualche minuto, seduti a contemplare l'immensità del cosmo ma in realtà persi nei propri pensieri.

"Pensi mai al periodo della Garrison?" gli aveva chiesto, per riempire quello strano silenzio.

"Sì, a volte... e non ci tornerei" aveva risposto Keith, senza guardarlo negli occhi e stringendo i pugni. Ovviamente non voleva tornarci, visto come l'avevano trattato.

"Beh, nemmeno io se è per quello... sicuramente quello stronzo di Iverson non mi manca"

"Però ci sarà un motivo se hai sollevato l'argomento".

"Non lo so nemmeno io in realtà... ho sognato di essere ancora alla Garrison e mi è tornato in mente, ma probabilmente è perché ho mangiato pesante".

 

Ottimo, Lance. Inizia la conversazione e poi batti in ritirata. Ottima strategia.

 

"Di solito quando si sogna qualcosa vuol dire che la tua mente sta cercando di sollevare un problema che tu non vedi" disse Keith, alzando lo sguardo.

All'espressione attonita di Lance che non riusciva a credere di aver sentito una frase simile uscire da quelle labbra, Keith abbozzò: "O almeno così mi ha detto Shiro tempo fa, l'ultima volta che mi ha incontrato insonne per i corridoi"

"C'è sempre grande traffico di notte in questi corridoi, a quanto pare" Lance fece un mezzo sorriso, segretamente contento che quella conversazione non fosse ancora degenerata come al solito.

"Vabbè, io penso che tornerò in camera mia adesso... 'notte Lance" sbadigliò Keith, alzandosi in piedi e voltandogli le spalle, lasciandolo solo con le stelle e le parole di Shiro che gli riecheggiavano ancora in testa.

"Aspetta" gli disse, sfiorandogli un braccio.

Perchè lo stava facendo?

Perchè voleva fermarlo?

Perchè voleva tirare fuori proprio in quel momento quello che aveva nascosto per tutto quel tempo?

 

Non ebbe comunque l'occasione di farlo.

L'allarme che indicava l'avvicinamento delle armate Galra iniziò a suonare prepotentemente, ricordandogli che il lavoro di paladino non ha orari. Prese mentalmente nota di farla doppiamente pagare a Zarkon per il suo pessimo tempismo.

"Porco di quel quiznak!" imprecò, mentre con Keith correva verso i leoni.

 

Ormai quella routine era diventata parte di lui.

Blue era diventato una parte di lui, e si muoveva alla perfezione in armonia con la sua volontà. In un attimo era fuori dal suo hangar, con gli altri quattro leoni in formazione al suo fianco.

Davanti a loro, in rapido avvicinamento, l'enorme astronave dell'imperatore dei Galra, ammantata di un oscuro bagliore sinistro.

"E rieccoci qui" sentì la voce di Hunk nelle cuffie, seguita da un lungo sospiro. Dal suo tono percepiva chiaramente la paura dell'amico, la cui voce tremava leggermente ma si sforzava di mantenersi salda e sicura.

"Niente di meglio che rompere i culi a un po' di Galra per conciliare il sonno" commentò, ritenendo che fosse il momento di donare all'universo un nuovo eccezionale contributo del suo sarcasmo.

Keith tossicchiò nell'interfono.

"A un po' di Galra di quelli brutti e incazzati, chiaramente" aggiunse, considerando la precisazione necessaria.

"Ok ragazzi, restate all'erta! Rileviamo un movimento da uno degli hangar della nave di Zarkon!" la voce di Allura, forte e chiara nelle cuffie, senza un briciolo di esitazione.

 

Si trattava evidentemente di una nuova creatura di Haggar.

"Qui qualcuno dovrebbe decisamente migliorare il proprio senso estetico" commentò Lance, alla vista della nuova minaccia che in pochi istanti si era materializzata davanti a loro, dandogli appena il tempo di mettersi in formazione.

Il mostro riluceva del solito bagliore viola che si irradiava più intenso dalle giunture della sua enorme coda corazzata simile all'esoscheletro di uno scorpione, terminante con una sorta di pungiglione metallico affilatissimo e ricoperta di punte acuminate. Anche il resto del corpo ricordava uno scorpione, con due enormi chele metalliche che si aprivano e richiudevano ritmicamente: avevano l'aria di essere in grado di tranciare il metallo come fosse burro, e Lance rabbrividì nella sua tuta spaziale. Non gli erano mai piaciuti gli scorpioni, e lo sguardo di quella mezza dozzina di occhietti rilucenti di un viola sinistro di sicuro non glieli faceva apparire più simpatici.

"Formiamo Voltron!" la voce di Shiro risuonò nei caschi degli altri quattro paladini, ma le parole erano superflue: in un battito di ciglia Voltron era già pronto e operativo per rimandare al mittente quel nuovo abominio di Haggar.

 

Scoprirono in fretta che il mostro si trovava perfettamente a suo agio nello spazio profondo, e che era molto più veloce di Voltron negli attacchi.

Utilizzava le chele con destrezza come se fossero armi bianche, agitandole per contrastare la spada di Voltron e per mirare ai punti lasciati scoperti. Hunk colse una finta appena in tempo, perchè una volta evitata una delle chele (con appena un colpo e un'incrinatura nel metallo del leone giallo, ma sarebbe potuta andare molto peggio) si spostò abbastanza da schivare un potentissimo colpo di coda, che generò una sorta di corrente spaziale, una strana forza di attrazione che per qualche istante fece impazzire gli indicatori di posizione dei leoni. Appena ripreso il controllo lo scorpione alieno riprese ad attaccare con entrambe le chele contemporaneamente, senza lasciare loro tregua.

Pidge, dopo aver attivato lo scudo per proteggersi dagli attacchi, stava febbrilmente interpretando i dati in tempo reale degli indicatori supplementari con cui aveva equipaggiato il Green Lion, mentre anche Allura e Coran giungevano alla medesima conclusione: il colpo schivato da Hunk aveva aperto una sorta di microscopico buco nero, che stava attraendo piccoli rottami spaziali e continuava a confondere i rilevatori.

"Temo che questo scorpione spaziale sia in grado di generare distorsioni spaziotemporali... state attenti a non essere colpiti dal..." non fece in tempo a dire Pidge, che subito il pungiglione saettò verso di loro, separandoli con violenza.

Per qualche istante tutto fu nero.

Dopo uno smarrimento iniziale, i paladini accertarono di essere tutti interi (anche se lo stesso non si poteva dire di Voltron) ma Shiro concluse che non tutto il male veniva per nuocere: divisi sarebbero riusciti ad evitare meglio i colpi e avrebbero potuto ideare azioni diversive, senza essere limitati da un unico corpo metallico enorme e quindi più facile da colpire.

 

Lance sentì solo la sua voce, poi il collegamento si interruppe. Nel suo campo visivo riusciva a vedere solo Keith: che gli altri avessero iniziato una manovra diversiva affidandosi alla sua potenza di fuoco e alle abilità in attacco del Red Lion? Ma perché non riusciva più a sentirli? E perchè il Castello di Allura non era più alle sue spalle?

 

Spesso le idee migliori vengono all'improvviso e nei momenti più inaspettati, ma decisamente non fu quello il caso.

"Il punto debole di questo coso è il combattimento a distanza, ne sono sicuro... Posso farcela!" Lance prese la mira con precisione, deciso a usare le proprie abilità per risolvere in fretta la situazione distruggendo la principale minaccia, in modo da evitare nuovi attacchi a sorpresa. Keith riuscì a far esplodere una chela, ma non ebbe neppure il tempo di gioirne: essa si riformò immediatamente e riprese ad attaccarlo con maggiore accanimento.

Un raggio laser scaturì dalla bocca del Blue Lion, diretto verso la base del pungiglione appuntito in movimento: la mira era perfetta, il colpo non poteva fallire. Aveva previsto lo spostamento alla perfezione.

Lance iniziò già a pregustare la vittoria, sfogliando il suo elenco mentale di frasi epiche da usare in combattimento per scegliere la più adatta allo scopo.

Ma non ci fu nessuna esplosione.

 

O almeno, non dove Lance aveva immaginato.

Il raggio venne risucchiato da un nuovo squarcio aperto dalla coda del mostro, inghiottito nella profondità dello spazio.

Poi riapparve, esattamente dietro il Red Lion, con Keith troppo concentrato nell'attacco frontale al mostro per accorgersene.

Nella testa di Lance, o forse nell'intero universo, il tempo si fermò.

Non poteva essere successo davvero.

Non poteva...

 

"KEITH!" urlò, sfrecciando verso il punto dove fino a poco prima si trovava il leone rosso, che era appena esploso in un silenzio assordante.

Aveva sparato lui.

Aveva ucciso Keith.

Non era rimasto nulla, se non qualche rottame galleggiante nel cosmo.

Erano rimasti solo lui e il mostro.

"Keith..." ripetè, con la voce rotta, piantando i pugni sulla plancia di comando del Blue Lion mentre un'orribile sensazione iniziava a prendere il controllo.

Era troppo tardi.

Questa volta era davvero troppo tardi.

Aveva perso tutto, e improvvisamente tutta la potenza d'attacco dell'avversario si rivolse contro di lui.

A che pro contrattaccare, se aveva fallito nel suo compito ed era stato lasciato indietro? Se una sua mossa falsa aveva appena distrutto ciò che di più importante gli era rimasto? A cosa sarebbe servito?

Lance lasciò che la coda corazzata dello scorpione lo colpisse, mentre smetteva di controllare le lacrime accogliendo l'abbraccio dell'oscurità.

Non sentire nulla sarebbe stato sicuramente meglio di quell'onda di dolore soffocante.

 

Poi riaprì gli occhi.

Nelle cuffie sentì la voce di Shiro, disturbata da interferenze: "...proviamo ad attaccarlo da più parti, saremo più difficili da colp---", poi il collegamento si spense.

"Shiro? Keith?" chiamò Lance, confuso.

"Penso che il collegamento sia saltato a causa di quel wormhole... riesco ancora a rilevare gli altri leoni, dobbiamo solo continuare ad attaccare!" rispose Keith, che si sforzava di mantenersi lucido nonostante la situazione, mentre evitava i colpi volando tra una chela e l'altra.

"Devo essermi immaginato tutto..." bofonchiò Lance, riprendendo il controllo di sè stesso.

"Non so di che parli, ma in ogni caso datti una mossa e concentrati!". Keith si lanciò di fronte al mostro, rimpiangendo la spada che poteva formare solo in combinazione con gli altri: se fosse riuscito a individuare un punto debole, forse sarebbe riuscito a indebolire e rallentare il mostro a sufficienza per avere il tempo di caricare un colpo abbastanza potente per distruggerlo.

"Non sparare contro il pungiglione!" urlò Lance come leggendogli nel pensiero, mentre cercava di colpire coi suoi laser gli occhi del mostro.

"Se lo tieni occupato come si deve posso distruggerlo in un colpo solo!" rispose Keith, ignorando il suo avvertimento.

Lance attivò il potere congelante del Blue Lion, nel tentativo di immobilizzare lo scorpione almeno per un po', per lasciare a Keith il tempo di caricare il colpo.

Fu quando ormai gli sembrava che la missione fosse compiuta, con il mostro immobilizzato e inerme e il Fire Beam di Keith sul punto di chiudere la battaglia, che uno scintillio sinistro annunciò l'imprevedibile: sei sottili raggi laser scaturirono dagli occhi della creatura, tutti diretti verso lo stesso bersaglio.

Era troppo tardi per spostarsi: Keith incassò il colpo ma il Fire Beam si arrestò sul punto di essere scagliato, surriscaldando il Red Lion. Tutti gli indicatori del leone rosso iniziarono a segnalare un'avaria. L'attacco aveva evidentemente colpito un punto sensibile.

Sullo schermo iniziò a lampeggiare la scritta "Sistema irrimediabilmente compromesso".

"Cosa?" esclamò Keith, sconvolto. "Red, che cazzo sta succedendo?" si rivolse al leone, come se il collegamento mentale potesse realmente risolvere il problema. Nessuno dei comandi rispondeva più al suo controllo, mentre tutti gli indicatori impazzivano contemporaneamente.

"Ok... non ho altra scelta" Keith indossò il casco, sperando che almeno il comando di espulsione funzionasse.

Lance continuava a sparare al mostro, che nel frattempo stava cercando di liberarsi dalla morsa di ghiaccio emettendo calore dal suo interno: che razza di abominio era mai quello? Aveva davvero un punto debole?

"Che sta succedendo?" chiese Lance, vedendo le luci del Red Lion spegnersi.

"Non funziona più! Non riesco a muovere più nulla!" rispose Keith, mentre attivava la procedura di espulsione, pronto a uscire nello spazio, privo delle difese del suo leone.

"Aspetta, ti raggiungo!" Lance sfrecciò rapidamente nella sua direzione, con l'intenzione di farlo salire su Blue.

Keith accese i retrorazzi proprio nell'istante in cui il mostro riuscì a liberare la coda: il Red Lion fu scagliato dentro un nuovo wormhole, che lo inghiottì in un battito di ciglia e poi si richiuse immediatamente.

Suo malgrado Keith rimase immobile un secondo di troppo, attonito e sconvolto per la sorte che era toccata al suo leone, e per poco anche a lui.

Lance si avvicinò e aprì la bocca del Blue Lion per farlo salire, frapponendosi tra lui e il mostro per fare da scudo e proteggerlo da un altro eventuale attacco.

Il mostro era ancora mezzo congelato: nonostante il calore interno le chele si stavano liberando lentamente, e sembrava che la coda non lanciasse mai due attacchi consecutivi. Potevano farcela.

 

Fu mentre Lance era totalmente concentrato sul salvataggio che lo scorpione ebbe un lampo di genio inaspettato: dirigendo i laser emessi dagli occhi sulle sue stesse chele riuscì a sciogliere quasi del tutto il ghiaccio del Blue Lion in pochi secondi.

Il colpo arrivò potentissimo e scagliò il leone blu dalla parte opposta, allontanandolo irrimediabilmente da Keith, che perse la presa e venne scaraventato nuovamente nello spazio.

Lance battè la testa contro la paratia interna e rimase intontito per qualche istante.

 

Era già troppo tardi.

Ancora prima snebbiarsi la mente e rimettere a fuoco sentì le urla attraverso il casco: lo scorpione aveva catturato Keith e stava stringendo sempre di più, inarrestabile.

Keith sentiva lentamente le sue ossa spezzarsi, il sangue scorrere e imbrattare la candida tuta spaziale ormai distrutta.

Era troppo dolore, troppo.

La sua vista si annebbiava, i suoi sensi stavano svanendo.

Lance si gettò alla cieca contro la chela del mostro, gli occhi pieni di lacrime, sparando il suo raggio laser più potente.

Riuscì a far allentare la presa, ma non poteva più fare nulla.

Il corpo di Keith galleggiava immobile, stretto nel gelido abbraccio dello spazio impietoso.

Lance non reagì quando la coda dello scorpione trapassò il Blue Lion da parte a parte, scagliandolo nuovamente nelle tenebre.

 

Quando riaprì gli occhi una lacrima fuggiasca stava ancora scendendo silenziosa lungo il suo viso, come un sottile filo di ragnatela che lo legava ancora all'incubo in cui era rimasto intrappolato.

"KEITH!" urlò, non vedendolo da nessuna parte intorno a lui.

"Guarda che ti sento anche se sussurri nel microfono, non serve assordarmi in questo modo..." il Red Lion gli si affiancò, mentre lo scorpione sembrava valutare chi dei due fosse meglio colpire per primo.

"So che quello che sto per dirti ti sembrerà strano..." iniziò Lance, ma dovette subito interrompersi per evitare un fendente della coda del mostro.

"Stavo dicendo... so che ti sembrerà strano e sei libero di non credermi, ma pochi minuti fa ti ho visto morire! Non capisco cosa..."

"Temo che tu abbia preso una bella botta con l'attacco di prima, quando abbiamo dovuto sciogliere la trasformazione in Voltron... sicuro di stare bene?"

"No, penso di non stare affatto bene" si rassegnò Lance, stringendo i pugni e cercando di respirare lentamente per far calmare il suo cuore impazzito. Doveva solo cercare di essere lucido e tutto si sarebbe risolto per il meglio, anche se al momento faceva fatica anche solo a riprendere la concentrazione.

Schivò per miracolo il raggio laser che colpì invece in pieno il Red Lion, ma non riuscì a fare la stessa cosa con il successivo colpo di coda.

Il wormhole lo inghiottì ancora prima che potesse accorgersene.

 

Lance riaprì di nuovo gli occhi e sospirò.

La voce disturbata di Shiro sparì nelle cuffie, mentre Red si materializzava nel suo campo visivo.

"Keith, hai mai avuto l'impressione di vivere un deja-vu?"

"Lance, hai mai avuto l'impressione di parlare a sproposito invece di agire?" rispose acido Keith, mentre saettava tra le chele che cercavano di afferrarlo, sparando a ripetizione.

Il Blue Paladin era troppo contento di rivedere Keith accanto a lui per ribattere, e riprese a pensare ad una nuova strategia.

Erano finiti in un loop temporale? E allora perchè Keith non sembrava rendersene conto? La prima volta aveva dato la colpa alla sua immaginazione troppo vivida, la seconda poteva essere la conseguenza di un colpo in testa, ma la terza non poteva più essere un caso.

Forse se fosse riuscito a impedire che Keith venisse ucciso in combattimento il loop si sarebbe arrestato... ma come poteva fare da solo ad evitarlo? Perchè senza gli altri Paladini si sentiva così inutile? In fondo nelle tante battaglie combattute aveva dato spesso un contributo importante, perché si sentiva così impotente e incapace di cambiare quel dannato destino?

Perchè da quando Keith era stato espulso dalla Garrison era stato tutto così ineluttabile? Perchè continuava a sbagliare tutto? Sarebbe forse stato condannato a rivivere quella battaglia all'infinito, contro un mostro impossibile da sconfiggere?

Prese un respiro profondo, cercando di chiudere fuori tutti quei pensieri.

Doveva trovare una breccia per poter uscire da quel circolo vizioso di eventi.

 

"Ne sono certa, è il Blue Paladin l'anello debole. Sarà lui il più facile da spezzare" Haggar aveva analizzato a lungo i dati raccolti sui Paladini, decisa finalmente a distruggere Voltron per adempiere al volere di Zarkon.

Quel mostro era il suo piccolo capolavoro: aveva selezionato con cura la creatura da trasformare con la quintessenza, e aveva fatto sì che riuscisse ad insinuarsi nelle pieghe delle menti dei paladini, per cercare di spezzarli e distruggerli dall'interno facendo rivivere loro all'infinito l'inferno delle loro paure più oscure. Non aveva avuto il tempo di perfezionarlo per poterli attaccare tutti contemporaneamente, ma una volta trovato e distrutto l'elemento debole Voltron sarebbe stato inservibile, niente più di un guscio menomato e incompleto. Questa volta non avrebbe fallito. E Lance sarebbe stato la sua chiave per arrivare al Black Lion.

 

"Ok Keith, non mi importa se non mi credi... questa volta lo impedirò!" disse tra sè, mentre il cuore gli martellava nel petto, impazzito.

Fu in quel momento che la vide: sospesa in una sfera viola, Haggar era proprio sopra la testa del mostro, e da lì sembrava controllarlo.

"Hai visto anche tu, Keith?" chiese, pensando febbrilmente alla mossa successiva.

"Magari lo sta proteggendo con la magia, e se la attacchiamo quel dannato scorpione diventerà vulnerabile" rispose Keith, partendo subito in quarta verso l'alleata di Zarkon.

"Che è sta storia che parli al plurale e poi ti getti in prima linea da solo, idiota di un Keith?" protestò Lance, una nota vagamente stridula nella voce, seguendolo e attivando i laser per colpirla a distanza.

Il leone rosso rimbalzò contro una barriera invisibile e venne attraversato da una sorta di scarica elettrica, che per qualche istante lo avvolse di una tetra luce violacea.

Lance sentì l'urlo di Keith nelle cuffie, poi il silenzio.

"Come dovrei fare a proteggerti se ogni volta cerchi di farti ammazzare, razza di testa calda?" disse tra sè, in preda all'angoscia e alla frustrazione.

"So... proteggermi... da solo" sentì la voce del diretto interessato, ridotta a poco più di un sussurro. Poi perse conoscenza, come svuotato di tutte le energie.

"Forse sei anche in grado di fare tutto da solo, non lo metto in dubbio... ma si dà il caso che siamo una squadra e non permetterò che tu mi lasci indietro un'altra volta!" aveva quasi urlato, in preda a una rabbia che non aveva mai esternato davvero.

Keith non rispose. Il collegamento video con il Red Lion andava e veniva: probabilmente il casco si era danneggiato nell'impatto.

La risposta che Lance ricevette arrivò direttamente dentro la sua testa.

"Forse è il tuo destino quello di essere lasciato indietro... sbaglio o non sei riuscito ad essere utile in qualche modo o a proteggere i tuoi amici? Il Blue Lion è destinato a qualcuno più meritevole, e tu sei destinato a spezzarti".

La voce sembrava quella di Keith ma non era la sua... era fredda, impersonale, irreale.

Ma tutto sommato non aveva torto.

Era come se improvvisamente qualcuno avesse aperto il suo personale vaso di Pandora nella sua mente, liberando tutti i fantasmi che vi aveva stipato in tutti quegli anni.

Si rese conto in quel momento che la testa gli faceva davvero male, come se stesse per esplodere dall'interno. Prese un paio di respiri profondi, cercando di scacciare quella dannata voce dal suo cervello.

Suo malgrado, si riprese dalla trance un istante troppo tardi, e si rese anche conto di aver compiuto un errore fatale: concentrandosi su Haggar aveva paradossalmente dimenticato la minaccia dello scorpione.

Le chele scattarono contro il Red Lion immobile.

La doppia lama affilata come una punta di diamante decapitò il leone rosso, mentre Keith era ancora privo di conoscenza per l'attacco di Haggar.

Questa volta non ci furono esplosioni, e il corpo inerte di Keith galleggiò fuori dalla cabina di pilotaggio distrutta.

Il tempo si congelò di nuovo.

"E così vorresti cercare ancora di rimediare" disse la voce del falso Keith nella sua testa "Nonostante tu abbia già fallito... quante volte? Sei davvero convinto di poter essere alla mia altezza?"

"Keith sarà anche un impulsivo egoista ma non parlerebbe mai... così" disse Lance ad alta voce, resistendo ad una nuova insopportabile fitta alla testa.

Desiderava solo di riuscire ad abbassare la leva di accelerazione per muovere Blue in direzione di Keith, ma scoprì con orrore di non riuscire a muoversi di un millimetro.

Era come se tutti i suoi muscoli fossero paralizzati, con l'unico scopo di condannarlo ad assistere per l'ennesima volta al suo incubo peggiore.

Essere lasciato indietro da Keith di nuovo, in un posto dove non avrebbe potuto raggiungerlo e senza poter fare nulla per impedirlo.

Lo scorpione era immobile e sembrava fissare la scena con i suoi numerosi e letali occhi, mentre Lance avrebbe giurato che Haggar stesse ghignando, protetta dalla sua sfera di energia magica.

 

Si sentiva come un oggetto di vetro che era stato infranto e rimesso insieme troppe volte.

 

"Arrenditi, paladino. Rinuncia a evitare l'inevitabile e abbraccia l'oscurità, non farà male... o almeno, non farà più male di quello che stai provando adesso" stavolta Haggar non si era nemmeno curata di camuffare la sua voce.

 

"No" rispose, ancora immobilizzato dalla magia della quintessenza, stringendo i pugni per la frustrazione.

"Tanto ti spezzerai, è solo questione di tempo" fu la risposta, e poi la testa di Lance esplose di dolore, di nuovo.

La sua mente venne invasa da immagini ancora peggiori di ciò che aveva vissuto fino a quel momento, e il terrore invase ogni fibra del suo essere.

Iniziò ad urlare, semplicemente perché non riusciva a fare altro.

Vedeva la Terra distrutta e assoggettata a Zarkon, le lapidi dei membri della sua famiglia, innumerevoli cadaveri di persone senza nome che però erano sua responsabilità, perché in quanto paladino avrebbe dovuto salvarli. Vedeva i suoi amici feriti a morte, gli occhi vuoti e spenti, e vedeva Keith. Lo vedeva morire davanti ai suoi occhi altre decine, centinaia, migliaia di volte, fino a perdere il contatto con la realtà.

Ma qual era davvero la realtà?

"NO!" urlò più forte, riscuotendosi dal peggior incubo che avesse mai fatto.

"Tu non sei reale, Haggar! Nulla di tutto questo è reale!"

"Non importa, non riuscirai comunque ad uscirne da solo" ribattè Haggar, beffarda.

 

"Non sono solo!"

Lance prese le redini del suo incubo con uno sforzo di volontà: se la sua ipotesi di trovarsi dentro un'illusione creata da Haggar all'interno del wormhole sfruttando ciò che teneva nascosto nei recessi della sua mente era vera, poteva ancora rigirare la situazione a suo favore.

Mentre Haggar stava per attaccarlo con tutte le sue forze, scagliandoglisi addosso con il suo mostro al massimo della potenza, Lance visualizzò gli altri quattro paladini intorno a lui.

In quel mondo, anche loro erano reali tanto quanto Haggar.

"Formiamo Voltron!" sentì la voce dello Shiro immaginario, e Lance riprese il controllo dei suoi movimenti. Le voci di Shiro, Hunk, Pidge e Keith risuonarono nel suo casco, iniettandogli una dose di coraggio.

Era il suo momento.

Inserì il suo bayard nell'apposito alloggiamento, e Voltron si ritrovò equipaggiato di un enorme fucile laser.

"Non ti lascerò giocare oltre con la mia mente, Haggar" disse, mentre sparava un getto di energia talmente potente da polverizzare ogni cosa nel raggio di anni luce, scorpione mostruoso compreso.

 

Riaprì gli occhi.

Il tempo aveva ripreso a scorrere normalmente, ed era di nuovo solo nella sua testa. Gli altri non erano più accanto a lui, ma almeno non vedeva più Haggar né lo scorpione da nessuna parte, il che era indubbiamente un buon segno.

Il Blue Lion si spense di colpo, come se avesse terminato tutta l'energia in un colpo solo. Quello non era affatto un buon segno.

Tutti gli indicatori scesero a zero, e le spie dell'ossigeno e della gravità iniziarono a lampeggiare.

"Immagino di non avere scelta..."

"L-Lance... Cos'è successo?" era la voce di Keith, la voce del vero Keith, che aveva riaperto gli occhi e si era ritrovato a galleggiare nello spazio, poco lontano dal suo leone distrutto e con il livello di ossigeno nella tuta in rapido calo, anche se erano effettivamente passati pochissimi minuti dall'impatto.

Lance uscì dal suo leone e accese i retrorazzi; in una manciata di secondi era accanto a Keith.

Ora erano entrambi privi di difese, soli nel cosmo.

Non era ancora finita.

Però Lance sapeva quello che doveva fare, anche se tremava ancora per tutto il dolore che aveva provato fino a quel momento, che – se ne rendeva conto – era arrivato a un passo dal distruggerlo.

 

"Il mio casco è danneggiato, ho ancora poco ossigeno" disse Keith, con quel suo solito tono che non tradiva la paura che aveva realmente.

"Allora parlerò in fretta" disse Lance, accennando un triste sorriso sghembo "Non so dove ci troviamo in questo momento, se nella mia testa o in un wormhole o davvero in mezzo al nulla nello spazio profondo, ma non m'importa. Mi importa solo di essere qui e poterti dire queste parole, prima di rischiare ancora di perderti o di perdere me stesso. Io ti amo, Keith. Mi è servito fare un tour degli anfratti più spaventosi del mio cervello per capire che la mia peggiore paura è vederti ancora sparire davanti ai miei occhi. Non permetterò che accada di nuovo, non questa volta".

Keith rimase senza parole.

Era tutto così inaspettato e avevano così poco tempo...

 

L'indicatore dell'ossigeno nella tuta di Keith raggiunse il livello di emergenza, al che senza dire nulla Lance compì un'altra azione inaspettata: iniziò ad armeggiare con la tuta per togliersi il casco, e invitò Keith a fare altrettanto.

"Usa il mio ossigeno, andrà tutto bene." disse, prima di sfilare il casco.

"No Lance, aspetta, non-" protestò Keith.

"Succederà comunque" rispose Lance, poi tolse il casco e glielo allungò.

"Sei un idiota" sussurrò Keith, prima di toglierselo a sua volta. A Lance sembrò di intravedere un paio di lacrime, ma forse stava già subendo la carenza di ossigeno e se le stava immaginando.

Keith non afferrò il casco, ma sorrideva.

Sapeva che un essere umano può sopravvivere nello spazio senza ossigeno circa trenta secondi, e non aveva ancora risposto alla dichiarazione di Lance.

Si avvicinò ancora, finchè le loro labbra non si toccarono.

Gli sembrò così ovvio, così naturale, così necessario.

Lance non avrebbe mai potuto raccontarlo, ma chi altro poteva vantarsi di aver sperimentato un bacio nello spazio?

Condivisero gli ultimi trenta secondi di ossigeno, e nemmeno si accorsero del momento in cui le tenebre li avvolsero entrambi.

Le stelle rimasero a guardare, soddisfatte.

 

 

EPILOGO:

 

Lance riaprì gli occhi per l'ennesima volta, e per un lunghissimo istante temette di essere ancora prigioniero del loop: davanti a lui c'era ancora lo scorpione, anche se l'atmosfera sembrava molto diversa.

Sullo schermo si erano ristabiliti tutti i collegamenti, e Hunk sembrava in piena crisi di nervi: "Lance! LANCE! Ti sei ripreso? Sei ferito? Non hai più risposto da quando il mostro ci ha separati, ti abbiamo difeso dagli attacchi ma ero davvero preoccupato! Anche Keith ha perso i sensi per qualche minuto, ma tu sembravi morto!" lo assalì via microfono come un fiume in piena, ma Lance sembrava essere ancora in un altro mondo.

"Ma quindi... io... Haggar... il casco... KEITH! Porco di quel dannatissimo quiznak, mi sono davvero immaginato tutto?" bofonchiò, snebbiando a poco a poco la mente.

"Ok ragazzi, mi sa che l'abbiamo perso..." commentò Pidge, mentre immobilizzava con successo una delle chele del mostro, che stranamente sembrava molto più debole, come svuotato di energia.

"Ora che ci siamo tutti possiamo dargli il colpo di grazia, formiamo Voltron!" urlò Shiro. Solo in quel momento Lance si accorse che il mostro non aveva più il pungiglione, che avrebbe scoperto solo più tardi essere stato distrutto con un'azione combinata, poco prima che lui si risvegliasse.

Una volta completata la formazione, l'alloggiamento del bayard del Blue Lion si illuminò: esattamente come nell'illusione, la nuova enorme arma laser di Voltron polverizzò lo scorpione di Haggar, mettendo in fuga anche l'astronave madre.

"JACKPOT!" urlò Lance, tirando finalmente il fiato.

Avevano vinto, ma la vittoria non gli sembrava ancora completa.

"Ma... quindi... anche Keith è svenuto?" chiese, mentre tornavano verso il castello.

"Cos'è, cerchi un'attenuante per aver dormito per metà della battaglia?" rispose il diretto interessato, con un tono leggermente diverso dal solito.

"Stai facendo finta di niente, vero? Dimmi che non mi sono immaginato tutto-"

"Lance..."

"Perché anche se fosse stato tutto un sogno io non ho più intenzione di nascondermi comunque-"

"LANCE---"

"Puoi anche non ammetterlo ad alta voce se non vuoi, ma io sarei pronto anche ora a dirti di nuovo che sono innamorato di te e darti tutto l'ossigeno che mi rimane e---"

"Cazzo Lance, come ho fatto ad essermi... per uno così poi... aaaaaah, sei imbarazzante!" rispose Keith, e spense il collegamento video per non far notare agli altri quattro che era diventato dello stesso colore del suo leone.

"Non voglio saperne niente..." sospirò Shiro, mentre rientravano negli hangar.

"Io sì!" risposero in coro Hunk e Pidge.

 

Keith non tornò subito nella sua camera dopo essersi tolto la tuta spaziale, anche se era così stanco che avrebbe potuto dormire anche in piedi; entrò invece nella piccola stanza panoramica che era stata teatro della loro ultima chiacchierata prima dell'attacco, come se una forza misteriosa lo stesse guidando proprio lì.

Prevedibilmente, pochi secondi dopo la porta scorrevole si aprì per far entrare Lance, i cui occhi azzurri si illuminarono non appena ebbe la conferma della sua presenza.

Nessuno dei due ebbe bisogno di dire nulla, e di nuovo solo le stelle furono testimoni di un bacio che diceva più di mille parole, con vista sull'immensità del cosmo.

Mentre le dita di Lance si perdevano nei capelli corvini di Keith, gli parve di intravedere un bagliore viola in lontananza e un bizzarro luccichìo sinistro: per un istante avrebbe giurato che laggiù Haggar stesse ghignando, protetta dalla sua sfera di energia magica.

Sorrise tra sè, distogliendo lo sguardo e perdendosi negli occhi viola di Keith.
Non aveva più nulla da temere.


 


E così dopo mesi che minacciavo di lanciarmi anche su questa sezione eccomi qui, con questa piccola Klance uscita un po' a caso e un po' per sfida contro me stessa, visto che non riuscivo più a scrivere nulla da un po'... ho fatto il triplo della fatica del solito ma alla fine ce l'ho fatta, penso che ora piangerò lacrime virili sotto le stelle ewe9
Anyway, grazie alla bae Sawako as always, perché è il Keith migliore che si possa desiderare
❤❤❤ e un grazie enormissimo anche a Mad dy, che mi ha tirato fuori dal disagio più volte (oltre a mettermi una pulce nell'orecchio finale su un eventuale finale alternativo angstissimo che non mi farà dormire stanotte, ma è il mio bro anche per questo ❤)... grazie anche a tutti voi che siete arrivati fin qui, spero che la storia vi sia piaciuta ~
Hasta la later 
~~

_Kurai_

 

   
 
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