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Autore: tixit    10/06/2017    1 recensioni
Dopo Teoricamente Theoric, una storia brevissima su inganni, baci sotto la luna, cose che non si dicono e cose che non serve dire.
[Pre-Thor]
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Sigyn
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Imparare a Contare


Loki entrò nelle stanze di suo fratello e lo trovò nella veranda, nella sua solita vecchia poltrona, con i piedi appoggiati sulla panca che correva tutto intorno sotto le vetrate.
Il fuoco covava sotto le braci - il tepore era piacevole - ed in mano Thor teneva una tazza di tè fumante.

Era vestito solo con una tunica e delle brache, senza la sua solita armatura; i piedi erano nudi ed i capelli, lunghi e biondi, erano ancora umidi per via del bagno.
Gli ricordò il ragazzino che era stato e, senza pensare, Loki gli accarezzò una spalla - c’era stato un tempo in cui loro due avevano dormito insieme spesso, e, molto spesso, Thor era stata la prima persona che aveva visto svegliandosi.

“Tieni” disse con un sorriso gentile, porgendogli un libro sottile ed un quadernetto di appunti dalla copertina nera.

“Cos’è?” chiese Thor aggrottando le sopracciglia.

Loki tese la mano verso suo fratello e la tazza cambiò di mano. “Una breve compendio sulla struttura della nostra società.” rispose Loki calcando la voce sul breve. Poi, dopo aver assaggiato l’infuso, aggiunse: “E’ di uno studioso di quasi una generazione fa. A me piacque molto la prima volta che lo lessi.” Sarebbe bello se piacesse anche a te.

“Ma io ci vivo ad Asgard!,” il sorriso di Thor si era fatto ampio e genuino, “la conosco!”

“Certo che sei proprio un animale!” c’era affetto nella presa in giro, poi Loki sospirò e con cortesia un po’ forzata riprese “Ho aggiunto un elenco dei membri della hird - sono quattro gatti - coi loro ritratti ed alcune spiegazioni sulle aree di cui si sono occupati in passato.” guardò suo fratello per vedere se lo stava seguendo, “E ho fatto lo stesso anche con un paio di membri della Althing.” Erano più di un paio, ma Thor, una volta immerso nella lettura non ci avrebbe fatto caso, suppose. O almeno ci sperò.

Restituì la tazza a suo fratello con un sorriso di approvazione - il tè era dolce, con un leggerissimo retrogusto amaro. Gli fece venire in mente Sigyn, che profumava di erbe appena calpestata e miele, e scacciò subito l’immagine - faceva male

Ci stava provando con tutto il cuore - nessuno lo aveva fatto per lui - Odino non aveva investito tempo ed energie su di loro. Li aveva messi in competizione uno contro l’altro e basta.

“E che ci dovrei fare?” Thor sembrò quasi sul punto di mettersi a ridere. “Non credo proprio che li vedrò tanto spesso.” aggiunse dubbioso, tentando di non essere scortese.

“Nostro Padre mi è sembrato molto orgoglioso di te, la volta scorsa.” disse, con un tono volutamente indifferente - le parole di Odino ancora gli bruciavano. Si Wili aveva ragione, non è necessario “piacere” a tutti, ma cazzo, certe volte gli sembrava di essere proprio l’ultimo degli stronzi. A casa sua per giunta.

Avrebbe voluto raccontare a Thor la faccenda di Theoric, ma non avrebbe capito.

“Ma infatti! Non so di che ti preoccupi!” Thor gli diede una manata sulla coscia con entusiasmo, ”Me la sono cavata benissimo. E guarda, la hird, ho capito che Wili ci tiene, ma non mi è sembrato questo granché!”

“Ah no?” il sorriso forzato di Loki non raggiungeva gli occhi.

“Ma no!” disse Thor con un sorriso orgoglioso che gli illuminava tutto il viso, “Però hai ragione su una cosa: nostro Padre era proprio soddisfatto. Molto più che con te.” la palpebra destra di Loki cominciò a battere da sola, freneticamente. Fu un attimo e subito riprese il controllo, ma Thor non si accorse di nulla e continuò tutto contento “Ci ho pensato e te lo volevo dire: tu sbagli, fai domande strane, ma non è così che si fa. Un Re comanda. E lo fa perché è il migliore!”

“Un Re comanda perché fa prevalere la propria forza su nemici e rivali.” disse Loki alzandosi in piedi e spostandosi nel vano della finestra, cercando di restare indifferente, “Non credi che questa sia una responsabilità? La decisione di un Re non riguarda solo la sua vita personale, ma ricade su quella di molte altre persone e si propaga nel tempo. E’ libertà, ma implica responsabilità non incoscienza. Preveggenza e non l’impulso del momento. E a questo punto non credi che la responsabilità implichi almeno la ricerca della competenza? La forza deve essere a servizio del giudizio.”

Thor alzò gli occhi al cielo “Mi sono perso più o meno verso la terza frase… Credo che quello che ho visto non è per niente come allenarsi nell’Arena, quello si che richiede tempo e fatica e competenza, come dici tu! Se penso a quanto ne hai sprecato tu, appresso a quei vecchietti assurdi, invece di venire a divertirti con noi! E invece… il giudizio, la competenza, la coerenza… E a conti fatti non ne sai poi più di me, dai!” Thor rise. “Ci credo che poi ti irriti con Sif per la coerenza. La coerenza? Ma ti senti quando parli? Lei non ti capisce proprio, non lo fa apposta… guarda che gliel’ho chiesto eh! Tu parli di cose che non capisce nessuno, Loki. E a quel punto pianti il muso e fai il genere di scherzi dispettosi che avresti fatto da ragazzino.”

Loki non replicò nulla - non era vero che Sif non capisse - irritato, gli sembrò che un cavallo stesse galoppando nella sua testa proprio dietro le orecchie, senza riuscire ad andarsene da nessuna parte.

Lo sguardo gli corse alla libreria di suo fratello - non c’era tanta roba, più che altro libri sulle arti marziali. Si chiese se a suo fratello sarebbero piaciute le poesie d’amore degli elfi, così ricche di aggettivi e tumulti interiori - da ragazzino gli leggeva i poemi epici che avrebbe dovuto studiare per conto suo, proprio su quella poltrona, mentre Thor, in terra, si occupava di potenziare i propri addominali-
O forse suo fratello avrebbe preferito gli haiku di certi autori di Midgard, che rendevano una sensazione con poche parole.
Scacciò con fastidio il pensiero di Sigyn a cui piacevano - lo sapeva.

Mise con decisione il libro nelle mani di Thor e gli spiegò con fermezza “Sto cercando di non essere la solita mezza merda, Thor, proprio come ha chiesto Pugno nell’Ombra.”

“Lo so, fratellino, e non sei una mezza merda.” Thor si era alzato anche lui e gli poggiò brevemente la mano sulla spalla, proprio vicino alla nuca, come per rassicurarlo. Poi andò ad appoggiarsi nel vano della finestra, dalla parte opposta rispetto a Loki “Sei solo un po’ strano. Acerbo, forse? Ancora appresso a fare gli scherzi a Sif… lo so che ti piace! E lo sa anche lei!”

Loki sbarrò gli occhi, gli sembrava che qualcuno lo stesse colpendo con Mjolnir proprio sulle tempie, costantemente fuori tempo. E che non avesse nessuna intenzione di smettere.

“Io credo che Wili… beh lui ormai è troppo vecchio per fare il guerriero,” riprese Thor, pensoso, “e così riempie le sue giornate con dei… dettagli. Ma cosa cambia se le Dimenticate stanno qui o lì? E’ indifferente, no?” Thor guardò Loki con occhi apprensivi.

Loki sbuffò “Pensi che per Sigyn sia la stessa cosa?” Dentro di sé rabbrividì - e così Wili aveva voluto cominciare con qualcosa che non fosse astratto per Thor, ma che non lo toccasse come avrebbero fatto le vicende di un suo caro amico - come Sif - perché prestasse attenzione.
I miei complimenti, Wili, pensò, non l’hai nemmeno sfiorato il tuo obiettivo.“Pensi che un Guerriero non si faccia delle domande? Un Guerriero muore per Asgard.”

“Un buon Guerriero verrà sempre ricordato per la sua forza e per la sua capacità in battaglia. L’onore è la cosa più importante della vita, lo sai!” la voce di Thor si era fatta grave, “E’ un privilegio per l’impavido avere l’opportunità di mettere in gioco la vita stessa per gloria ed onore! Il Guerriero pensa a questo! Mica a Sigyn e alle sue amichette! Nemmeno le conosce!”

Loki non disse nulla - anche Sigyn era stata la figlia di qualcuno. Non credeva proprio che un Guerriero con dei bambini non pensasse a chi restava - li aveva sentiti certi discorsi accanto ai fuochi. E Weha, in mezzo a tutto quel casino dell’attacco raccontato da Pugno nell’Ombra, a quanto pare, aveva pensato a proteggere Wili.
E lui era qui a desiderare Mjolnir con tutto il cuore, e, nonostante ciò a dare a suo fratello dei modi per tenerselo quel maledetto martello.

Si può eccellere nell’essere macchine di morte, ma un Ass non riusciva ad essere solo quello, per fortuna. Thor non lo vedeva? Proprio lui così pieno di vita? Ma si tenne il pensiero per sé.

Thor gli riallungò la tazza perché la finisse e Loki, dopo averlo ringraziato con un cenno si mise a studiare, pensoso, il proprio riflesso nel tè.

“Per cui non ti preoccupare troppo per me: io credo che con te nostro zio scherzasse, non mi serve sapere proprio nulla!”

“Forse. Ma alcune di queste sono persone stimate, sai? Se vuoi realizzare un progetto che non puoi sostenere da solo, è importante cercare di capire chi sono le persone con cui potresti allearti”

“Ma io sarò il Re!” Thor rise senza malizia. ”Non ho bisogno di alleati!”

Loki alzò gli occhi al cielo. Lui, Loki, non era un buon diplomatico, doveva ammetterlo: un diplomatico ideale deve saper individuare cosa è l’interesse del proprio mondo - il bene di Asgard - e perseguirlo con tenacia con quello che possiede - mezzi o strutture. Lui questo lo faceva, anche se amava anche farsi allegramente i fatti suoi - ma mai contro Asgard, mai contro Odino. Mai.

Un diplomatico ideale deve sapere cogliere il senso degli avvenimenti. Quello era esperienza, c’era sempre qualcuno che ne sapeva più di te - ma anche tanti che ne sapevano molto meno.

E un diplomatico ideale deve essere in grado di creare rapporti, coltivarli, senza offendere, irritare, chiudere le persone in un angolo, facendosi rispettare.

Lasciamo perdere.

Lui era più un risolutore di problemi, un creatore di cose nuove - sul Porto per esempio, per quanto piccolo, sapeva di avere una sua visione - era uno studioso ed un buon negoziatore. Forse un po’ stronzo, ammise a malincuore, ma almeno ci provava. Aveva imparato sbattendoci la faccia che un buon accordo deve lasciare tutti in parte scontenti.
Quanto al rispetto non ne aveva idea - a Corte poco, gli pareva, pensò con amarezza: sembrava che tutti preferissero i fluenti capelli biondi di suo fratello, il suo fisico possente, e la sua amabilità, tipica di chi non ha un solo pensiero per la testa. Perfino Odino…

C’era margine di miglioramento, insomma, anche parecchio, gli scocciava ammetterlo, ma non poteva negare l’evidenza.

Suo fratello, però accidenti… Loki poggiò la tazza sul davanzale, irritato - suo fratello, a volerla mettere giù in modo semplice, non capiva proprio un cazzo.

“Promettimi che leggerai quel libro.” disse con voce seria, “E’ brevissimo e anche molto chiaro.” Forse non era il libro adatto, troppo ironico, forse avrebbe dovuto trovargli qualcosa di quando erano bambini. Qualcosa di più semplice e dritto allo scopo. Forse dovevano solo leggerselo insieme bevendosi una birra, senza Sif e Fandral tra i coglioni. Per una volta.

Thor lo guardò come se lo stesse compatendo - come se l’imbecille fosse lui, insomma - ma poi annuì. “Va bene, proverò a fargli un occhio. A volte però mi chiedo…” iniziò titubante.

“Cosa?”

“Perché non riesci ad essere come Fandral?”

“Un cretino, intendi?”

Loki se ne uscì in fretta da quella stanza, lasciandosi suo fratello alle spalle, con la vaga idea di andarsene sul tetto di Gladstein e volarsene via libero. Tra poco si sarebbe messo a piovere - aveva voglia di sentire il freddo sulla pelle a lavar via Thor e tutti i suoi discorsi. Si sentiva stanco - c’erano stati altri libri e altre promesse.

Tutti dimenticati.

E su tutto la ciliegina sulla torta: l’ingiustizia peggiore era farti desiderare di essere ciò che non eri. Fandral per esempio. Ma per carità!
O Theoric. Esasperato scacciò il ricordo di Sigyn, così come l’aveva vista nel suo giardino, con gli occhi grandi, azzurri come due laghi sotto il sole bianco d’inverno, che sognava piante di ogni tipo, ma non in ordine alfabetico.
Non avrebbe comprato quella casa, decise, gli piaceva, ma a conti fatti non avrebbe saputo cosa metterci dentro.
Il pensiero, indisciplinato, tornò a Sigyn, a quando gli aveva allacciato le mani intorno alla vita mentre gli parlava, edera intorno ad un albero, con tutta la timidezza del primo amore - non aveva avuto il coraggio di lasciarla. Cioè,Theoric non aveva avuto il coraggio. Ma era arrivato il momento.

Fensalir, la Casa della Regina, andava più che bene come rifugio.

Per lui che a quanto pare non aveva quasi più niente - un padre, un fratello, l’innamorata di un altro.

E pure per una Sigyn in lacrime.




Attraversò con passo svelto il cortile interno ringraziando la punizione di Odino - oggi non gli sarebbe toccata la sua quota di ascolto di petizioni: detestava ascoltare le tragedie della nobiltà minore caduta in disgrazia.
Wili aveva ragione, tanti credevano che nella vita servisse solo combattere e poi un giorno si svegliavano ancora vivi, responsabili di qualcosa, carichi di debiti, e un po’ meno impavidi - ad Asgard nessuno aiutava nessuno.
E poi non voleva incontrare Wili - lo stava scocciando con quella storia del cucciolo da spostare altrove - fosse facile, aveva avuto una fantasia sulla casa coi mosaici verdi, ed un cartello con su scritto Attenti al Lupo. Sigyn doveva trovargli un nome, o avrebbe scelto lui e pace.

“Eccoti qui!”

Si voltò.

Parli del lupo e lo senti ululare. Parli di Pugno nell’Ombra e eccolo che ti inchioda.

Loki alzò gli occhi al cielo, guardando le nuvole gonfie di pioggia e anche quelle gli sembrarono vecchie e sgradevoli, foriere solo di altre scocciature. Poi spostò lo sguardo su Wili, faceva effetto accanto ad Odino sempre perfetto ed imperscrutabile. Il guerriero, tra i due, sembrava suo zio, il consigliere, con quei capelli lunghi fino alle spalle, folti e ribelli come la criniera di un leone.

“Stavamo giusto parlando di te. Ho visto quella bestia giù dietro il magazzino. Spaventa i cavalli. Deve sparire.” lo sguardo di suo padre trasudava la scontentezza anche se la voce non lasciava capire nulla. A beneficio dei cortigiani, pensò con fastidio.

“Non è mio.” si scusò stringendosi nelle spalle - discorso chiuso, cercò di allontanarsi.

“Cazzate” tagliò corto suo zio, e gli piantò in faccia i suoi occhi chiari. “Questo me lo ha già detto quella cosetta che ti sei tirato dietro in montagna.”

“E’ suo, infatti.”

“Perché glielo hai permesso tu.” Wili non alzò la voce, ma il suo sguardo la diceva lunga “Non cercare di prendermi in giro, Loki Odinson, ero al mondo prima di te.”

Odino intervenne con voce grave “Quando quella bestia mostruosa attaccherà il figlio di un jarl nostro amico, o un dignitario in visita, che cosa offrirà la tua piccola amica come guidrigildo?”

"Per il guidrigildo potete venire da me. Credo di avere a sufficienza."

Il tono di Odino si fece ancora più gelido, se possibile “Tu? E cosa possiedi mai tu, che sia tuo? Andrai a chiedere aiuto da tua madre? Sarà Frigga a pagare per te?”

“Di certo non verrei da voi, Padre.” Loki ripensò a quanto gli fosse costata in umiliazione ogni monetina di rame venuta da Odino. Mai più.

“E faresti benissimo.” Odino era esasperato, “Un lupo che difende un altro lupo - sei ingrato come un animale: tutto ciò che hai lo hai avuto per concessione di questa famiglia, cosa possiedi che hai conquistato da solo? Nulla! E' offensivo che tu pensi di pagare con qualcosa che a te non è costata fatica."

Wili alzò gli occhi al cielo, ma non contraddisse suo fratello. Si limitò a lanciare uno sguardo eloquente a Loki, invitandolo a tacere.

“Forse la decisione più corretta sarebbe obbligarti a sopprimere quel mostro, almeno impareresti ad essere più obbediente - il guidrigildo lo pagherai all’ancella, sono certa che non si lamenterà.” disse Odino, gli occhi ridotti a due fessure.

“No.”

“Prego?” lo sguardo di Odino si fece ironico, un sopracciglio alzato e il volto leggermente piegato.

“No Padre.” Loki senti che non ne poteva proprio più.

“No?” la voce di Odino si fece sottilmente minacciosa, come il rombo di un tuono lontano.

Wili, a quel punto intervenne “No perché non sarà necessario: Loki troverà un posto adatto, Del resto non ha un cazzo da fare: il tempo adesso ce l’ha. Io non so perché gli è venuto in mente di prendersi proprio quel cucciolo, non so cosa avesse in mente e non lo voglio sapere, mondo schifoso! Perché a questo punto non importa più.”

Lo sguardo di Odino sembrò mandare scintille.

“Forse Loki ha fatto una stupidaggine, forse quel cucciolo è un mostro, forse uno splendido esemplare che gli sarà fedele tutta la vita, o forse un giorno se ne andrà via nei boschi e pace, noi non lo sappiamo.” Wili era pallido “Ma adesso un bel chi se ne frega ci sta tutto. Perché sono tutte chiacchiere, l’unico fatto certo è che se l’è preso. Non è merda che ha calpestato per sbaglio con lo stivale, se l’è preso per libera scelta. E nel momento in cui se l’è preso, ne è diventato responsabile. Dovrà trovargli un posto. Uno adatto. Uno in cui stia bene.”

I due uomini si fissarono a lungo senza parlare. Poi Odino disse senza nemmeno guardarlo in faccia “Hai una settimana.”

Quando Odino si fu allontanato Wili si voltò Loki “Tu hai fatto due stronzate, anzi tre.” Lo prese per il gomito e se lo portò in un angolo isolato, perché nessuno sentisse, “La prima Fiocco di Neve, è che è sempre una pessima idea mettersi contro il proprio vecchio. Specialmente se il vecchio possiede dei sotterranei ed il potere di sbattertici dentro!”

“E con quale scusa?”

“Scusa? Ah adesso serve una scusa? Fiorellino, ti facevo più sveglio. Il figlio del mugnaio discute con suo padre, tu e la Fatina Bionda vi opponete al Re. Sfumature.”

Loki sbuffò e il volto di Wili cominciò a ricoprirsi di chiazze rosse - gran brutto segno. “Le altre due stronzate sono quel cucciolo e l’ibrido. Perché li hai voluti non lo so, non è che le montagne pullulino di mezzosangue e di bastardi, ti sei dovuto pure sforzare mi sa tanto. Bello sforzo.”

“L’ibrido sta addestrando il cucciolo.”

Wili lo guardò sbuffando “Tu credi che io sia esagerato, lo ha creduto pure la piccoletta, ma tu non ti sei riportato a casa un mezz’elfo e un gatto dei Vanhir, più grosso di un uomo. Con tutta Asgard a disposizione, tu ti sei cercato un brandello di Jotunheimr, cazzo!” Si passò una mano sulla fronte scoraggiato.

“Non l’ho cercato, l’abbiamo trovato nel bosco, destinato a morire. Tutto qua.”

Wili spalancò gli occhi e lo guardò stranamente. “E’ pure peggio. Lascia perdere Loki, tu non capisci, tu non hai visto, tu non c’eri. Asgard non è ancora pronta. Eravamo immersi nel loro sangue fino alle ginocchia e siamo andati tutti oltre. Mondo schifoso!”

“Oltre?”

“Oltre quello che è accettabile, svegliati! Un Guerriero ama la guerra, ma, lo diceva spesso Weha, ad un certo punto le guerre finiscono e i nemici diventano i vicini di casa. Odino non è nato saggio, che ti credi? Pochissimi nascono saggi, la maggior parte di noi nasce come è, vale poco ed è fatta male! Odino è diventato saggio. Con Jotunheimr. E ci sono cose… ogni uomo ha le sue cose segrete, un giorno lo capirai. Con quella scelta di un animaletto da compagnia tu gli stai dando un dolore enorme. E non solo!” Wili si fermò e poi sussurrò “Si sta preoccupando!”

“Guarda che lo posso pagare il guidrigildo.”

Per un attimo gli parve che Wili stese per colpirlo. “Ah questa è la stronzata numero quattro, me l’ero quasi scordata...“ sibilà Wili fissandolo con quei suoi occhi azzurri inquietanti, il volto che non lasciava trapelare nulla. “Non è tuo l’animale. Lo hai detto tu stesso.”

“Ma pagherei volentieri.”

“Ci mancherebbe, Ventinverso. Ma non è a te che presenterebbero il conto.”




Loki prese Gissa per il polso e se la portò nel magazzino dei filati.
La parole di Wili ancora gli bruciavano.

Afferrò la mano della donna e la fece scivolare verso il basso, senza tanta poesia, dentro le brache appena allentate.
Wili gli aveva detto di non avercela con lui perché lui Loki era come era - vecchio pazzo - e poi non era così male.

Sentì le mani di Gissa che cercavano impazienti il giusto ritmo bollenti contro la sua pelle. Il gemito fu spontaneo - Gissa era brava in quello che le piaceva.
Wili aveva detto che lui aveva messo il benessere di Asgard prima del suo e subito prima di quello di Weha, che però non chiedeva mai niente. E dopo, solo dopo ci aveva messo quello di Odino.

Le circondò la vita e la attirò contro di sé. Fu gentile mentre con le mani la esplorava sotto il vestito - tra di loro c’era solo sesso, ma era del buon sesso - fu felice si scoprirla umida. Aveva fame.

Poi Pugno nell’Ombra aveva detto che tutto questo era successo molto tempo prima e che ora non poteva più cambiare, che ormai aveva preso le sue decisioni.

Gissa trovò un suo equilibrio, tra i sacchi di filati e lui la seguì. Gli sembrò che l’unico modo di far defluire la rabbia, come fosse vapore da una valvola, passasse tra le cosce di lei.

“Tu vuoi essere alla pari con Thor ed è quello che ti fotte. Dimenticati di Thor, fottitene Loki.”

Era dentro di lei, avvolto dal suo calore, la aiutò con le dita a raggiungerlo. Aveva troppa fame per aspettarla.
Poi Wili gli aveva detto che avrebbe tagliato la gola al lupo quando lo aveva visto la prima volta, ma che era contento di non averlo fatto, lo capiva questo Loki?
No, che non lo capiva, cazzo! E poi Thor diceva che era lui l’incomprensibile della famiglia!

Si spostò con i fianchi fino a che non la sentì irrigidirsi e riconobbe i primi segni del piacere di lei. Chiuse gli occhi e pensò ad un altro viso, coi capelli di un altro colore - gli fece male. Lei adesso pensava a Theoric. Forse.
Tra mesi non ci avrebbe più pensato. Forse.
Mai.
Perché raccontarsi balle? La risposta era mai. Ed era giusto così.
Alla fine era andato dal suo laghman e gli aveva detto di comprare la casa, fissando un tetto massimo. A casa sua poteva fare come gli pareva e questo non aveva prezzo, ma un prezzo andava fissato. La cuccia più costosa sul mercato per un lupo nemmeno purosangue. Il rifugio di un bastardo.

Fu a quel punto che tutti i due sentirono i passi che si stavano avvicinando - ancelle di sua madre, di sicuro, chi altro sarebbe venuto lì, se non qualche amante indisciplinato - avrebbe dovuto seguire il suo primo istinto, di andare sul tetto di Gladstein e dimenticarseli tutti. Si staccarono uno dall’altra in fretta, gli occhi ancora grandi per il desiderio, la fame sulle labbra, i vestiti non più inappuntabili, l'odore salato del sesso sulle dita.

Le ragazze entrarono e si fermarono sorprese sulla soglia.


Di tutte proprio lei, pensò Loki rassegnato. La stronzata numero cinque.

   
 
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