Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: lost in books    10/06/2017    1 recensioni
Una maga dal misterioso passato, un giovane con una missione, un re assetato di potere. Le loro vite si intrecceranno mentre un'antica minaccia incombe sul loro mondo.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
19
 
Erano di nuovo in viaggio da diverso tempo ormai. Sandir aveva perso il conto dei giorni che erano passati da quando avevano lasciato la base della Resistenza. Serena gli aveva detto, poco prima della loro partenza, che anche la base si sarebbe mossa nella stessa direzione che avrebbe preso il gruppo, ma ovviamente i loro spostamenti sarebbero stati più lenti vista la quantità di persone da mettere al sicuro. L’ultima volta che Sandir aveva incontrato re Tyberius lo aveva visto agitato. Anthemis si stava comportando in modo diverso dal solito e il capo della Resistenza era rimasto inizialmente spiazzato, la prossima mossa del suo avversario ignota. La paura di non essere in grado di prevedere le mosse di Anthemis era ogni giorno più forte nel capo della Resistenza.
A quanto pareva re Lucien aveva improvvisamente spostato la sua attenzione verso i regni ad occidente e aveva optato per dividere il grosso del suo esercito in due gruppi: uno dedicato alla conquista dell’occidente e l’altro a continuare la conquista dei regni più a oriente dove stava agendo anche la Resistenza. Era una mossa che comportava un indebolimento della forza di conquista esercitata da re Lucien, ma che si poteva permettere, visto il suo esercito in perenne crescita.
Così alla fine re Tyberius aveva scelto di spostare la sua base verso occidente e intanto sperava in qualche notizia positiva riguardo la situazione delle persone sotto il controllo mentale degli adepti da parte della sua amica di vecchia data Odette, regina del recentemente conquistato regno di Gladiolus. 
La regina di Gladiolus non solo era una reale ma aveva passato gli anni della sua giovinezza alla Torre dei maghi ad apprendere l’uso della magia per cui era molto portata. Aveva dovuto lasciare Iridium suo malgrado per via di un matrimonio combinato voluto dal padre per sancire un’alleanza politica con il regno di cui si era ritrovata regina, ma questo non voleva dire che avesse smesso di nutrire la sua passione. Lei ora si trovava al sicuro in una base della Resistenza a studiare un metodo per salvare tutte quelle persone sotto condizionamento mentale. Loro in fondo non avevano colpe, tutt’altro, erano delle vittime, come le altre persone che la Resistenza stava mettendo al sicuro, e quindi meritavano di essere salvate.
Sandir, Iliana, Leon e Sera invece si erano velocemente attrezzati per il lungo viaggio ed erano partiti. Sera per viaggiare in sicurezza era costretta a mantenere un aspetto umano, cosa che per fortuna non le costava un grande dispendio di energia. L’unico problema consisteva nel  mantenere il controllo di quell’aspetto a cui non era abituata, non lasciandosi distrarre e rimanendo concentrata.
Avevano quasi raggiunto il villaggio più vicino al monte Everfrost ma il clima non sembrava essere dalla parte dei quattro. Una spessa coltre di nubi scure gonfie di pioggia sembravano in procinto di rilasciare tutta l’acqua di cui erano cariche. Spronarono i cavalli ad andare più veloci, Leon in testa al gruppo, a guidarli.
Arrivarono nei pressi del villaggio giusto in tempo poiché, quando Sandir poggiò i piedi a terra, le prime gocce di pioggia cominciarono scendere, picchiettando la terra, e ben presto si trasformarono in un violento acquazzone. Probabilmente non sarebbe durato molto; era il periodo più caldo dell’anno ed era normale per il tempo cambiare in fretta.
Leon li aveva condotti nei pressi di una locanda, alla periferia del villaggio, dove avrebbero passato la notte, la prima dopo parecchi giorni che avrebbero trascorso sotto un tetto. Il cavaliere aveva rassicurato tutti loro sul fatto che quello fosse un luogo sicuro.
Quando entrarono nella locanda furono investiti da una serie di deliziosi profumi: pane appena sfornato, carni, erbe aromatiche. Lo stomaco di Sandir brontolò dalla fame.
“Leon, mio caro ragazzo, sei proprio tu” era stata la donna dietro al bancone della locanda a parlare. Era di età piuttosto avanzata, la pelle olivastra, i capelli grigi stretti in un’elaborata acconciatura, il viso a cuore, gli occhi verdi contornati da rughe d’espressione. Stava sorridendo, la sua attenzione totalmente rivolta al cavaliere.
“Giselle” disse Leon, anche lui aveva un ampio sorriso sul volto.
La donna aggirò il bancone rapidamente e avvolse le braccia attorno al cavaliere che ricambiò la stretta affettuosa della donna.
Giselle prese fra le mani il volto dell’uomo, piena di tenerezza “Ma guarda quanto sei cresciuto. Sei diventato davvero un uomo affascinante. Sembra ieri che eri solo un bambino”
I due sembravano essere in un mondo tutto loro quando una porticina dietro al bancone si aprì. Ne uscì un uomo anziano, dai capelli bianchi, il viso ovale e gli occhi molto scuri, carico di provviste pronte per essere cucinate.
“Giselle, dammi una mano” l’uomo, che non si era accorto dell’arrivo del gruppo, spostò lo sguardo in cerca della donna e, quando vide chi era in sua compagnia, il suo volto si illuminò.
“Per Sol, Leon. Da quanto tempo…” l’uomo appoggiò alla meglio il carico sul bancone e raggiunse la donna e il cavaliere “Come sta Serena?”
“Bene” rispose Leon abbracciando l’uomo.
Sera si schiarì la voce, attirando l’attenzione dei tre verso di lei e inevitabilmente anche verso Sandir e Iliana.
Leon, una volta assicuratosi che i pochi presenti nella locanda non li stessero ascoltando, si affrettò a fare le presentazioni “Giselle, Dennis vi presento Sandir, Sera e…Iliana”
I due rimasero stupidi sentendo il nome della maga ma si ricomposero in fretta e Leon continuò “Giselle e Dennis sono miei cari amici. Hanno dato un tetto e da mangiare a me e Serena quando non avevamo più niente”
“All’epoca gestivamo una locanda al confine con il regno di Dahlia ma è stato necessario traferirci. È diventata una zona troppo pericolosa” disse Giselle, con un braccio ancora avvolto attorno alla vita di Leon.
Dennis tornò verso il bancone per riprendere le provviste e, diretto verso la cucina, disse “In onore della tua visita Leon, vitto e alloggio sono gratuiti per te ed i tuoi compagni”
“Non possiamo accettare…” protestò Leon ma venne subito zittito da Giselle.
“Sì che puoi” disse lei dandogli un leggero colpetto sul braccio per poi rivolgersi agli altri tre “mettetevi comodi. Vi porto subito qualcosa da mettere sotto i denti”
Alla menzione del cibo lo stomaco di Sandir brontolò di nuovo.
Pochi minuti dopo i quattro viaggiatori si trovarono davanti una tavola imbandita di tutto punto. Zuppe calde, carne cotta a puntino, patate arrosto, pane croccante e verdure insaporite da spezie profumate.
Sandir non resistette e si avventò sul cibo come un avvoltoio, Sera non tardò a seguire il suo esempio. L’unica pecca della sua forma umana era la necessità di mangiare lo stesso cibo degli esseri umani per mantenere le forze.
Giselle e Dennis comparivano di tanto in tanto al loro tavolo per portare altro cibo e bevande e per scambiare qualche parola con Leon. Si vedeva quanto fossero affezionati a lui.
Leon, tra un piatto e l’altro, spiegò di essersi imbattuto nella coppia di locandieri quando aveva cercato di rubare del cibo per lui e Serena. Era una cosa di cui non andava fiero ma erano deboli e affamati, non avevano più alternative. Dennis lo aveva inseguito e, quando Leon aveva pensato di averlo seminato, aveva raggiunto Serena. Dopo averlo pedinato senza farsi vedere, Dennis si era reso conto delle condizioni dei due e si era fatto avanti. Una volta  convinto Leon di non avere cattive intenzioni, li aveva portati alla locanda dove la coppia si era presa cura di loro in cambio di aiuto nella gestione della locanda, fino a quando non avevano incontrato re Tyberius.
“Sono simpatizzanti della Resistenza e non sono gli unici locandieri ad esserlo. Anche le persone che gestiscono la locanda dove vi ho incontrato sono simpatizzanti” disse rivolto a Sandir e Iliana “È pericoloso ma il loro aiuto è fondamentale”
“Per curiosità, quanti anni avevate tu e Serena all’epoca?” chiese Sera ad un certo punto.
“Io dieci mentre Serena sette” rispose lui.
“Erano così carini da piccoli…” Giselle era ricomparsa in quel momento al loro tavolo “Leon non perdeva mai di vista Serena e quando lei aveva paura di dormire per paura degli incubi a causa delle cose terrificanti a cui aveva dovuto assistere, Leon le restava accanto e la teneva per mano finché non si addormentava, te lo ricordi Dennis?” aveva parlato a voce un po’ più alta per farsi sentire dall’uomo al bancone.
“Già, è sempre stato un leale cavaliere, fin da piccolo” replicò l’uomo, anche lui a voce alta.
Leon intanto stava cercando di non strozzarsi con l’ultimo boccone preso e di farsi il più piccolo possibile.
La coppia di locandieri aveva parlato abbastanza forte da farsi udire dal resto delle persone riunite a cena, che ora avevano puntato la loro attenzione sul cavaliere, alcuni divertiti, altri, soprattutto donne, stavano bisbigliando, piano ma non abbastanza da non farsi sentire, parole come adorabile e che tenero.
Quella sera Giselle e Dennis erano riusciti nell’impresa di far arrossire Leon violentemente.
Dopo la cena Giselle preparò delle stanze per loro: una per Sera e Iliana e una per Sandir e Leon.
Iliana non aveva parlato molto durante la serata e si ritirò subito nella sua stanza dopo la cena. In realtà, dopo il suo racconto nell’accampamento e i preparativi per la partenza, non aveva rivolto loro la parola molto spesso. Inoltre non sembrava aver riposato bene ultimamente. Forse dormire su un letto vero e proprio le avrebbe fatto bene.
Prima di andare a dormire Leon ne approfittò per scambiare ancora qualche parola con i due locandieri e per rimediare qualche indumento più pesante in vista della scalata che li attendeva. Inoltre aveva promesso ai due di farli parlare con Serena tramite il libro comunicante.
Sandir e Sera erano entrambi soddisfatti della cena e assonnati, ora che avevano la pancia piena. Non passò molto tempo prima che i due si recassero nelle loro stanze.
 
 
Il sole brillava alto nel cielo, l’aria profumava di fiori. Iliana, distesa a terra, riusciva a vedere solo ciuffi d’erba alta, mossi dalla brezza estiva. Si sentiva leggera, serena come non le accadeva da lungo, lunghissimo tempo.
Sollevò il busto fino a ritrovarsi seduta, ora riusciva a scorgere degli alberi in fiore oltre all’erba e le sagome di tre persone in lontananza.
Si alzò e cominciò a muoversi nella loro direzione, dapprima camminando per poi aumentare  gradualmente il passo. Adesso stava correndo, temeva di non riuscire a raggiungerle in tempo, che sarebbero scomparse lasciandola sola…
Si fermò a qualche metro da loro.
Da dove si trovava ora le poteva vedere meglio, non erano persone qualunque ma i suoi compagni. Non quelli con cui stava viaggiando ma quelli di mille anni fa, i suoi amici.
La luce era forte, accecante, non riusciva a vederli bene ma poteva distinguerli.
La figura più a destra era Akane e quella più a sinistra era Florian. Entrambi erano giovani e pieni di vita, come lo erano stati mille anni prima durante il loro viaggio, e in mezzo ai due c’era lui, Artorius. Era proprio come lo ricordava…
I suoi tre amici le stavano sorridendo radiosi e lei non era più la maga maledetta. Lì, davanti a loro, non sentiva più il peso della maledizione. Anche lei era tornata ad essere la se stessa di un tempo, quando era stata felice.
Artorius tese una mano verso di lei, che riprese a correre percorrendo quell’ultimo tratto che la avrebbe ricongiunta a loro. Mancava solo qualche passo, anche lei tese la mano, doveva solo afferrare quella dell’uomo…
La terra tremò e si spaccò sotto i suoi piedi e lei cadde nel vuoto, la mano ancora tesa verso quella di Artorius. Era quasi riuscita a raggiungerli, a sfiorare la mano dell’uomo.
Ora era buio e non si trovava più nello stesso luogo ma, a differenza di prima, sapeva benissimo dov’era.
Era nella radura spoglia dove si ergeva la grossa pietra su cui in passato era stato alloggiato il Talismano, il luogo da cui l’Oscurità avrebbe potuto liberarsi se questa volta avesse fallito. E proprio lì, accanto alla pietra, c’era lui, l’uomo che spesso abitava i suoi incubi, colui che aveva rovinato tutto.
Lui la stava guardando con un’espressione compiaciuta, rideva malignamente. Era colpa sua se era andata a finire in quel modo mille anni prima. Lui, la causa della sua infelicità, colui che aveva infranto i suoi sogni in mille pezzi impossibili da rimettere insieme.
Lei ribollì di rabbia, si mosse rapida verso di lui. Lo raggiunse in fretta e, prima che l’uomo avesse il tempo di opporsi, gli mise le mani intorno alla gola e strinse, forte.
Per quanta forza imprimesse nelle sue mani lui continuava a ridere, si stava prendendo gioco di lei.
Non poteva sopportarlo, non più. Strinse ancora più forte…
“Ilia…na!” era una voce femminile. Mosse la testa in cerca del possessore di quella voce che le sembrava familiare. Non capiva da dove provenisse, sembrava essere intorno a lei, in tutte le direzioni.
Improvvisamente avvertì un forte calore alle mani che ancora stavano stringendo il collo dell’uomo. Lo guardò di nuovo: sfoggiava ancora un sorriso maligno ma c’era qualcosa di strano. Tra le sue mani e il collo dell’uomo ora si levavano delle forti fiamme. Le lambirono le mani, faceva male, stava bruciando.
 
 
Iliana si svegliò di colpo in preda ad un forte dolore alle mani. Le guardò e vide delle bruciature, già in via di guarigione a causa della maledizione. Era consapevole di aver stretto qualcosa tra le mani nel suo incubo, ma non riusciva a credere che lo stesso fosse successo nella realtà. Non aveva il coraggio di guardare chi avesse davanti ma doveva farlo. Alzò lentamente gli occhi dal copriletto e lì, seduta accanto a lei, le mani intente a massaggiarsi il collo, c’era Sera. La ragazza la stava guardando, dolorante, come non aveva mai fatto prima. Sembrava spaventata e preoccupata allo stesso tempo.
Sera si sforzò di parlare, lentamente e a bassa voce “Stavi avendo un incubo. Ho provato a  svegliarti ma non c’è stato verso e poi mi hai…”
La ragazza smise di parlare, le mani ora a ricadere sui fianchi non nascondevano più i segni rossi a forma di dita sul suo collo. Iliana portò le mani al volto, scioccata. Come aveva potuto succedere una cosa del genere, i suoi incubi ora si stavano anche ripercuotendo sulla realtà.
“Iliana, perché non mi dici cosa ti fa stare male? Posso aiutarti…”
“No!” Iliana parlò di colpo, facendo morire in gola le parole della ragazza.
“Perché no?” Sera stava cercando di ragionare con la maga ma qualunque cosa le avesse detto in quel momento non avrebbe riscosso alcun risultato, la donna non l’avrebbe ascoltata.
Iliana scosse la testa “Tu non puoi capire, nessuno può!” la sua voce rimbombò per tutta la stanza.
“Hai ragione, non posso” disse Sera con voce perfettamente calma e composta, l’espressione neutrale, per poi improvvisamente cambiare completamente “Ma è solo perché non mi dai la possibilità di capire!” gridò, seppur con qualche difficoltà. Le urla di Sera paralizzarono Iliana sul posto per lo shock.
“Pensavo che, dopo averci raccontato qualcosa del tuo passato quando eravamo  all’accampamento, ti saresti aperta con tutti noi ma invece ti sei richiusa di nuovo in te stessa” continuò “So che non sono Florian, ma credevo che stessi cominciando a fidarti di me” la voce della ragazza ora incerta, tremolante.
Iliana si accorse, grazie alla luce della luna proveniente dalla finestra della stanza, che qualcosa stava luccicando intorno agli occhi della ragazza. Le lacrime che Sera aveva cercato di trattenere fino a quel momento sfuggirono al suo controllo, disegnando piccoli solchi sulle sue guance.
La giovane spirito avvicinò il volto a quello della maga, non curandosi più di nascondere le sue lacrime, la sua rabbia e frustrazione nei confronti della donna “Beh, allora sai che ti dico? Resta pure qui ad autocommiserarti, io ho smesso di venirti incontro!” e poi la rabbia nella sua voce fece posto al disprezzo “Non so come facesse Florian ad esserti amico!”
Dopo essersi sfogata la ragazza saltò giù dal letto e corse fuori dalla stanza sbattendo la porta alle sue spalle.
Iliana rimase lì, immobile, paralizzata dalle pungenti parole di Sera che la avevano ferita. Ma non rimase così a lungo, non poteva lasciare le cose in quel modo, così corse in direzione della porta e la aprì.
Scese le scale di corsa e notò subito la porta d’ingresso della locanda completamente spalancata, che lasciava l’interno in balia degli agenti esterni. Sera, nella fretta di allontanarsi, doveva averla lasciata aperta.
Iliana si rese conto di essere scalza ma lo stesso doveva valere per la ragazza, che, complice la  forma umana che doveva mantenere in viaggio, non poteva aver fatto molta strada.
Appena fuori dalla locanda cominciò a guardarsi intorno. I suoi occhi incontrarono solo alberi dalle foglie gocciolanti e i suoi piedi terra umida e fangosa; era ciò che aveva lasciato l’acquazzone di qualche ora prima dietro di sé.
Facendosi luce con una fiammella che materializzò sul palmo di una mano osservò il terreno fino a che non trovò quello che stava cercando. Seguì le impronte fresche lasciate da Sera sul terreno umido fino ad uno spiazzo d’erba sulla riva di un fiume. La trovò lì, seduta per terra, rivolta verso la riva, con la testa appoggiata alle ginocchia, le braccia avvolte intorno ad esse. La camicia da notte e le sue gambe erano coperte di fango.
Iliana ora non aveva più bisogno della fiammella per vedere poiché i capelli di Sera risplendevano di luce propria. Sembravano ardere come delle braci, il fuoco sopito tra le ciocche mosse dal vento. Era evidente che avesse perso il controllo per via delle forti emozioni provate poco prima.
Senza annunciarsi, Iliana si sedette accanto alla ragazza che, a parte un piccolo sussulto del corpo, non diede segno di voler riconoscere la presenza della maga.
Rimasero in quel modo per qualche minuto, nessuna delle due sembrava in condizione di  rompere il ghiaccio creatosi fra loro. La maga fu la prima a cedere, il senso di colpa per quello che era successo era già diventato un peso insopportabile nel suo cuore.
“Seraphina, ti chiedo scusa per quello che è successo. È solo colpa mia” disse Iliana.
Sera sollevò la testa dal suo nascondiglio fatto di gambe e braccia e fece segno di no con la testa, per poi appoggiarla sopra le braccia incrociate sulle ginocchia e dire “No, sono io che mi devo scusare. Ho detto quelle cose, su te e Florian, che non pensavo veramente. Ero solo infuriata e sulla difensiva e ho detto la prima cosa che mi è venuta in mente che sapevo ti avrebbe ferita”
Poi girò la testa verso la maga “Non devi dirmi per forza cosa ti turba. È solo che è frustrante vedere qualcuno a cui tieni soffrire, e non essere in grado di aiutarlo”
Iliana non riuscì a fermare un accenno di sorriso “Su questo siete uguali”
“In fondo mi ha cresciuta. Devo pur aver preso qualcosa da lui” Sera, il sorriso ritrovato, aveva capito subito il riferimento al suo padre adottivo.
Iliana allungò le braccia all’indietro e poggiò le mani a terra, incurante del fango. Tanto ormai sia i piedi che la camicia da notte prestatagli da Giselle ne erano ricoperte, inutile essere schizzinosa ora.
Guardò la luna in cielo e sospirò “Tornare a Iridium mi spaventa. È lì che ho passato la mia infanzia, che ho conosciuto Florian, e dove è cominciato tutto. Ora anche lui non c’è più, li ho persi tutti. L’idea di trovarmi di nuovo lì ha fatto riaffiorare parecchi ricordi del mio passato, di mille anni fa, e questo non fa altro che peggiorare i miei incubi, come se non ne avessi già abbastanza…”
“Anche io avevo degli incubi” la interruppe Sera “su quello che è successo ai miei genitori. Ti  ho parlato di loro sulle strada da Idyll all’accampamento, ricordi?”
“Sì, me lo ricordo” confermò la maga.
“Allora Florian mi confessò che anche lui soffriva di incubi sul suo passato di tanto in tanto e mi disse che quando gli capitava, dopo essersi svegliato, cercava di focalizzarsi solo sui bei ricordi che aveva del passato. Così riusciva a calmarsi” disse Sera, la mente persa in quelli che per lei ora erano ricordi dolceamari “Comunque sappi che se hai bisogno di conforto sono qui, è la stessa cosa che ho detto a lui tempo fa, e che lui diceva a me”
“Apprezzo il gesto ma non ti preoccupare troppo. È solo un brutto momento, passerà quando tutta questa storia del Talismano sarà finita e non dovrò confrontarmi con il mio passato per almeno altri mille anni” disse Iliana senza cercare di nascondere l’amarezza nella sua voce. In quel momento voleva essere totalmente onesta con la ragazza, lo meritava da parte sua.
“C’è una cosa che Florian non mi ha mai detto: che cosa è successo esattamente la notte in cui avete riformato il Talismano?” c’era pura curiosità nella voce di Sera.
“Non me la sento di raccontarlo. Nessuna delle persone coinvolte lo ha mai raccontato a qualcuno, non in tutto e per tutto almeno” la maga cercò di nascondere il leggero panico che la menzione di quel particolare episodio le procurava, ma non fu brava abbastanza per riuscire a  celarlo alla sua attenta interlocutrice.
“Va bene” le disse Sera “se un giorno te la sentirai di parlarne sono qui, ricordatelo, ok?”
Iliana annuì e le accarezzò i capelli, tornati ad avere un aspetto umano, e infine le confessò “Sono contenta che Florian avesse qualcuno come te accanto”
“Ma dai, così mi farai arrossire ed è difficile mantenere il controllo di questa forma già così” disse Sera ridacchiando.
Rimasero lì, ad osservare le stelle in cielo, fino alle prime luci dell’alba, prima di tornare alla locanda.
 
 
Il cielo era limpido quella mattina. Serena sperò che anche dove si trovavano i suoi amici fosse lo stesso. Lei, in compagnia di re Tyberius e un piccolo gruppo scelto di cavalieri, era in viaggio verso il luogo che avrebbe ospitato la nuova sede della loro base. Aveva trascorso le prime ore di viaggio seduta all’interno del carro su cui stavano trasportando oggetti che potevano appartenere a qualunque mercante, la loro copertura. In realtà quel carro celava nel suo doppio fondo qualcosa per loro molto più prezioso: armi, pezzi di armature, il cristallo che aiutava Serena a generare la barriera che li proteggeva, e tutto quello che era necessario nascondere durante i loro spostamenti.
Sia lei che i suoi accompagnatori avevano indossato abiti semplici e comuni per il viaggio, per non attirare l’attenzione, ma gli uomini portavano un’arma di loro scelta nascosta addosso. Non potevano rischiare di essere colti impreparati in caso di scontro. Erano i rischi di cercare di passare per mercanti: anche se riuscivano a superare lo scrutinio dei loro nemici, questo però non escludeva un possibile attacco da parte dei briganti.
Stanca e intorpidita dalle ore sul carro, aveva deciso di scendere a sgranchirsi le gambe e camminare per una parte del tragitto.
Stavano proseguendo indisturbati lungo un sentiero circondato da campi quasi pronti per la raccolta estiva e frutteti i cui alberi erano carichi di frutta succosa dai colori vivaci.
Viste come quella erano fra le sue preferite perché le facevano venire in mente i tempi in cui abitava ancora al castello e lei e Leon passavano la maggior parte del loro tempo nel suo vasto giardino. Ricordava come Leon, con un po’ di persuasione, la aiutasse ad arrampicarsi sugli alberi per raccoglierne i frutti. Non era necessario che lei si arrampicasse, Leon era solito dirle sempre che avrebbe raccolto lui la frutta che desiderava, ma per lei quelli erano momenti di divertimento che non si sarebbe lasciata scappare. E poi la vista del giardino di cui godeva dai rami più alti, per la bambina che era un tempo, era la cosa più bella che potesse ammirare. Ed era ancora più bella se poteva condividerla con Leon.
Con una mano inconsciamente andò a cercare la sagoma rassicurante del pendolo che portava appeso al collo, sotto la stoffa del vestito. Aveva sostituito la catena singola a cui Iliana aveva legato il cristallo che le avrebbe permesso di localizzare Leon e il resto del suo gruppo con un’altra, più leggera e sottile, che poteva tranquillamente indossare.
Avere sempre la possibilità di sapere dove si trovasse Leon quando non era con lei le dava maggiore sicurezza e affievoliva l’effetto della distanza che li separava; quel pendolo assieme al libro comunicante erano le sole cose che la legavano a lui in quei momenti.
Un grido acuto squarciò l’aria. Lo sguardo di Serena si mosse in direzione di quel suono e i suoi occhi si posarono su un gruppo di persone che velocemente stavano procedendo nella loro direzione.
Erano due uomini, uno più alto dell’altro, e un ragazzo di bassa statura. Tutti e tre condividevano gli stessi capelli castani ed erano armati. In fuga dai tre c’era una donna dai capelli rossi, il suo vestito strappato in più punti, il viso contratto in un’espressione di terrore. Ora che era più vicina Serena si accorse che la donna portava una benda di garza sull’occhio sinistro, era ferita. Dovevano aiutarla, non potevano lasciarla finire nelle grinfie di quegli uomini.
Si accorse con piacere che anche il resto del suo gruppo aveva avuto la stessa idea ed erano tutti pronti a sfoderare le armi al momento opportuno.
La donna li aveva raggiunti ma, non avendo più le forze necessarie a reggersi in piedi, barcollò e Serena si mosse rapida per sorreggerla.
Intanto il re e i cavalieri avevano già reso i tre briganti inoffensivi ma, dalle loro facce, Serena colse un certo stupore. I tre non avevano opposto grande resistenza, come se non fossero stati veramente convinti delle loro azioni. Erano stati tutti e tre bloccati rapidamente a terra dai cavalieri. Il più giovane dei briganti sollevò la testa dal terreno. Aveva gli occhi grigi.
Ormai sicura del completo annientamento della minaccia, Serena rivolse nuovamente la sua attenzione alla donna fra le sue braccia.
“Non si preoccupi, adesso è al sicuro. Come si sente?” le chiese.
“Ti ringrazio” disse la donna “povera sciocca”
Quando quelle parole lasciarono la bocca della donna un ghigno selvaggio e crudele incrinò le sue labbra.
Fu talmente veloce che Serena riuscì solo a cogliere un bagliore metallico prima di ritrovarsi stretta nella morsa delle braccia della persona che aveva soccorso, una lama affilata alla gola. La sua presa su di lei  era salda, la mano che reggeva la lama ferma, Serena non poteva muoversi senza rischiare di farsi del male.
I cavalieri che non erano impegnati a trattenere i tre briganti, ora chiaramente complici della donna, si mossero in direzione delle due donne per soccorrere la principessa.
“Fate un altro passo e la ragazza farà una brutta fine” minacciò la rossa.
Serena avvertì la fredda lama sulla pelle e subito dopo un bruciore improvviso al collo. Qualcosa stava bagnando la sua pelle, sentiva un forte odore metallico. Era il suo sangue.
I cavalieri si fermarono all’istante.
“Bravi” disse la donna “sarebbe una morte inutile. In fondo non è lei il mio obiettivo”
Il corpo di Serena fu percorso da un brivido: se non era lei in suo obiettivo, chi allora?
“Che cosa vuoi da noi?” disse re Tyberius con voce imperiosa alla donna bendata; era vicino ma non abbastanza per poter essere di aiuto a Serena.
“Ma che tono minaccioso. Rilassati e non le accadrà niente di male” detto questo l’occhio buono della donna incontrò quelli di Serena “niente di personale” e infilò la mano libera dalla lama sotto il corpetto di Serena.
Lei trattenne a stento il gemito di sorpresa per quello che stava accadendo e ben presto la sua assalitrice ritrasse la mano, il pendolo ora stretto nel suo pugno.
C’era qualcosa di strano. Se fosse stata in pericolo il cristallo avrebbe dovuto brillare di luce rossastra e segnalare il pericolo a Leon e gli altri. Allora perché era inerte nella mano di quella donna? Serena fu avvolta da un’opprimente sensazione di terrore.
“Oh, che espressione adorabile. Davvero pensavi che non avessi preso precauzioni per una cosa del genere?” la donna sghignazzò e Serena sentì montare la rabbia nei confronti di quella persona orribile, un sentimento che non era abituata a provare.
“Perfetto. Ora ho quello che stavo cercando. Proprio come mi hanno detto quei soldati”
“Cosa?” sfuggì a Serena.
“Mi è bastato catturare un gruppetto dei vostri patetici soldatini della Resistenza e fargli assaggiare le mie torture perché mi rivelassero di te, la ragazza con il localizzatore”
Il panico si fece strada nel cuore di Serena, era tutto chiaro ora.
“No, ti prego” sussurrò, la voce bloccata.
“È stato bello, ma ora devo proprio andare” la donna strappò con forza la catenina dal collo di Serena e la spinse violentemente in avanti, facendola finire fra le braccia di re Tyberius, pronto a riceverla, e infine disse “addio” e scomparve nel nulla.
“Maledizione, deve aver usato un artefatto per scappare” disse un cavaliere.
Da terra il brigante di media statura stava blaterando nel panico “vi prego, non fateci del male. È stata lei a costringerci a farlo”
Furono le uniche parole che Serena riuscì a distinguere tra la cacofonia di urla intorno a lei e poi più niente. Le orecchie le fischiarono, la testa le girava e respirare le era difficoltoso.
Quella donna le aveva preso il pendolo in grado di localizzare il gruppo, di trovare Leon.
Non aveva tempo da perdere, doveva metterli in guardia prima che fosse troppo tardi.
Si sciolse dall’abbraccio di re Tyberius e corse, inciampando più volte, verso il carro.
Una volta all’interno spostò una cassa e divelse a forza un’asse di legno assicurata malamente per rivelare il libro comunicante nascosto sotto di essa.
Lo prese e lo aprì. Cominciò a scrivere, la calligrafia incerta per via del tremito che le percorreva le mani. Il suo sangue macchiò la pagina, si era ferita alle dita sollevando l’asse.
Sentì il rumore di qualcosa cadere e urtare il fondo del carro vicino a lei e vide che si trattava di un piccolo drago intagliato. Era stato un regalo che Leon le aveva fatto quando erano ancora dei bambini, lo conservava tutt’ora. Lo raccolse. Nella caduta il legno di un’ala del drago si era scheggiata. Le sue mani vennero scosse da nuovi tremiti ma strinse comunque forte il drago di legno e lo portò al petto. Non riuscì più a trattenersi e si abbandonò ad un pianto sommesso. Sperò con tutto il cuore che il suo messaggio arrivasse in tempo.
 



Salve a tutti, qui lost in books. Due capitoli questa settimana.
È un capitolo piuttosto intenso: si passa da una parte più tranquilla, in cui si scopre di più sul passato di Leon e Serena, all’angoscia, per poi finire con la consapevolezza che una minaccia incombe sul gruppo.
Inoltre in questo capitolo sono ricomparsi i fratelli Jarrell, i briganti non molto brillanti incontrati dal gruppo nei pressi di Idyll, complici loro malgrado, del furto del localizzatore. Almeno ora sono fuori dalle prigioni di Anthemis.
Al prossimo capitolo.
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: lost in books