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Autore: addict_with_a_pen    10/06/2017    0 recensioni
Se dovessi descrivermi con una parola, direi bocciolo, un fiore chiuso non ancora pronto per aprirsi e mostrarsi al mondo, poiché tutti chiusi e nascosti si sta così bene che non ho alcuna fretta di sbocciare. I fiori sono così fantastici, meravigliosi e ricchi di significati che non vedo come una singola persona sulla faccia della terra possa non amarli, ma apparentemente questa mia ammirazione non è vista di buon occhio da nessuno, soprattutto quando sei un ventiduenne introverso che ha finalmente realizzato il suo improbabile sogno di una vita. Ebbene sì, sono un fioraio, e la cosa mi riempie di orgoglio e gioia indescrivibili.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brendon Urie, Ryan Ross
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo la pioggia è arrivato il Sole, il che è totalmente normale, è così che in genere funziona, ma il fatto è che questo caldo insopportabile non me l’aspettavo proprio. Siamo passati dal fresco di fine aprile a un caldo soffocante che non è assolutamente tipico del mese, così che i miei poveri fiorellini sono tutti mogi e assetati.
Stamattina, dopo essere entrato nel negozio, per poco non mi sono sentito mancare nel vedere tutti i miei fiori così secchi e sofferenti, così che ho subito preso in mano l’annaffiatoio per cercare di rinvigorire un po’ le mie piantine. In più ho scoperto che gran parte delle rose sono totalmente infestate dai bruchi e mi sento in colpa per non essermene accorto prima. Ho trascurato i miei fiori, li ho fatti soffrire per il caldo e divorare da parassiti e insetti perché è due settimane che non ci sto più con la testa.
Esatto, il motivo è sempre lui.
Quindici giorni che non vedo più il mio girasole e quindici giorni in cui la mia mente non riesce a far nulla se non pensare a lui, pensare a come stia, cosa faccia, dove sia e so benissimo che tutto ciò è inquietante e inopportuno, ma non riesco davvero a farne a meno. Mi ha trattato così bene, mi ha perfino dato un soprannome dolcissimo e detto che sono carino, come posso non pensare sempre a lui?
Nessuno prima d’ora mi aveva mai trattato con una gentilezza tale senza prima avermi conosciuto, poiché tutti dopo aver capito che genere di persona sia sono sempre scappati e mi hanno lasciato solo con un “fuori di testa…” bisbigliato con un sorriso di scherno sulle labbra.
Lui… lui no, lui mi ha trattato con una delicatezza e gentilezza tali che possono essere utilizzate solo per prendere in mano un fiore, per non fargli male e non rovinare i suoi petali, ma sicuramente non per me, non per il “finocchio fuori di testa che parla coi fiori”. È questo ciò che pensa di me la gente della mia età, lo so e l’ho sentito dire così tante volte che mi sono purtroppo abituato a sentirmi chiamare in questo modo, ma “fiorellino” è qualcosa del tutto inaspettato e imprevedibile, qualcosa di meraviglioso che ancora adesso mi fa sorridere come un idiota.
Con la testa piena di pensieri e con lo stomaco come sempre in subbuglio mi metto perciò all’opera, armandomi di annaffiatoio, pesticidi, cesoie e cominciando col mio lavoro. I primi fiori a cui mi dedico sono le rose, alcune letteralmente distrutte dai bruchi e altre soltanto assetate, così che comincio da quest’ultime. Dovrei mettere una canna dell’acqua, sarebbe molto più comodo e veloce annaffiare se ne avessi una, ma niente è gratis e già spendo un capitale per l’affitto del locale, così che la canna proprio non riesco a pagarmela.
È da quando ho sei anni che metto da parte le mance di Natale e compleanno per questo, per poter compare un “piccolo giardino tutto per me” come ero solito dire da bambino, ma gli affitti sono molto più alti di quanto mi ero immaginato. Sorrido ripensando a quanto sciocco fossi per aver pensato che con cinquanta dollari si potesse fare tutto e come in realtà, ora che sono “adulto”, abbia capito che con cinquanta dollari mi posso pagare solo la spesa e nulla di più. Non ho nemmeno soldi per compare pesticidi più efficaci, non ho soldi per andarmene da casa e prendermene una tutta per me…
Non ho soldi per scappare.
“Heilà?”
Butto a terra annaffiatoio e cesoie e sorrido come un pazzo nel sentire quella voce che per quindici lunghi giorni non mi ha fatto chiudere occhio.
“Hey.” Dico riemergendo dal retro del negozio e sorridendo sempre più nel finalmente rivederlo: è vestito da jogging, o almeno credo, ed è sudato dalla testa ai piedi e col fiatone. Non ho idea di cosa l’abbia spinto ad andare a correre con questo caldo asfissiante, ma ne sono immensamente felice, perché sennò quando lo avrei rivisto?
“Ti prego, dimmi che hai dell’acqua!”
“Oh, s-sì, ho una fontanella qui dietr-Hey!”
Sentita la parola “fontanella”, scavalca il bancone con un salto e si precipita nel retro del negozio alla ricerca di questa famosa fontanella.
“Mi hai salvato la vita…” Dice quando l’ha finalmente trovata e si è chinato per bere.
Ora che ci penso, non ho mai fatto entrare nessuno nel mio “piccolo rifugio” nel retro, non ho mai concesso ad anima viva di venirvi e non ho idea del perché ma vedere qualcuno qui dentro mi da un senso di angoscia e agitazione che non so spiegarmi.
“Umh… che ci facevi da queste parti?”
Ovviamente è palese il motivo del perché sia qui, stava correndo e ognuno è libero di andare dove vuole, ma la timidezza sta rifacendo la sua comparsa e devo cercare di dissimulare in qualche modo. Io ho bisogno di carburare, se all’inizio qualcuno parla e inizia a raccontarmi qualcosa, allora pian piano mi sveglio e riesco a parlare anch’io, ma se stiamo tutti e due in silenzio allora non potrò far nulla se non arrossire e imbarazzarmi.
“Un po’ di movimento, ogni tanto mi piace correre” si asciuga la bocca dall’acqua con il braccio “e poi volevo vederti.”
Ecco, questo non avrebbe dovuto dirlo…
“Oh…”
“Perché, tu non volevi vedermi?” Mi viene incontro e mi si para davanti, sorridendomi in modo dolce e aspettando che io risponda qualcosa.
Nonostante sia più basso di me non posso che sentirmi totalmente sopraffatto dal suo sguardo e dai suoi occhi che mi stanno scrutando alla ricerca di una risposta.
“Umh… i-io… io non lo s-so…”
Patetico.
“Oh se non volevi vedermi allora vado via, scusa se ti ho disturbato!” salta ancora al di là del bancone e si avvia verso la porta “Grazie per l’acqua Ryan!”
“Aspetta!” L’avevo detto che ho bisogno di un po’ di tempo per carburare…
“Sì?”
“V-Volevo vederti pure io…” Avvampo nel vederlo sorridermi in quella maniera dolcissima e tornare verso di me.
“E come mai volevi vedermi…” si siede sul bancone con le gambe a penzoloni “…fiorellino?
Già, perché volevo rivederlo? Perché sono così dannatamente dipendente da questo ragazzo che avrò visto sì e no due volte in tutta la mia vita? Non posso rispondere a questa domanda, nemmeno io so perché mi piaccia così tanto stare insieme a lui, perché mi piaccia così tato vederlo entrare nel mio negozio e perché mi piaccia così tanto essere chiamato fiorellino, non ho idea del perché ma per ora una motivazione non riesco proprio a trovarla.
“Non lo so…”
“Sempre timidi al cento per cento, non è così?”
Ma stavolta non rispondo. Abbasso lo sguardo, faccio spallucce, mi mordo con violenza il labbro inferiore e spero con tutto me stesso che il girasole cambi argomento il prima possibile.
“Okay Ryan, respira tesoro, su!”
Ma come faccio a respirare se continua a darmi tutti questi soprannomi stupidi e allo stesso tempo meravigliosi?
“M-Mi piace quando mi chiami fiorellino…” dico infine con un filo di voce, incredulo e sconvolto di aver aperto bocca “Nessuno mi da mai soprannomi. È… bello, c-carino e mi piace…”
Alzo velocemente lo sguardo verso il suo e dopo aver visto il sorrisone comparso sul suo volto, non posso che sorridere a mia volta.
Che cosa mi sta facendo questo ragazzo…?
“Okay, cambiamo argomento prima che tu mi muoia d’infarto” ridacchia “Che stavi facendo qua dietro?” apre le braccia e si volta guardando tutti i fiorellini.
“Oh, stavo solo annaffiando un po’ e-e curando le rose dai bruchi, niente di che.” Riprendo velocemente in mano il mio annaffiatoio per tenermi occupato in qualche modo e vado a riempirlo d’acqua.
“Ti do una mano!”
“N-No, non ce n’è bisogno, davvero.” Sto sudando, sono talmente agitato e imbarazzato che credo proprio di avere un bell’alone di sudore visibile sotto le ascelle al momento. Patetico.
“Dai, tu curi le rose e io annaffio!” mi ruba l’annaffiatoio di mano “così facciamo prima, no?”
Non ha tutti i torti…
Annuisco con un timido sorriso sulle labbra e mi munisco di pesticida e cesoie.
“Grazie, quando devo far da solo ci metto sempre una vita” rido piano “Sei davvero gentile…”
“Aww ma figurati! Dieci minuti e avrò finito tutto, vedrai.” E si mette dunque all’opera.
È… strano, mi sembra così strano avere qualcuno che mi aiuti e che voglia passare del tempo con me, mi pare assurdo e vagamente sbagliato che un ragazzo così gentile e carino stia perdendo tempo con me, non mi era mai capitato prima.
“Ne hai un bel po’ di fiori, sai? Credevo tenessi solo quelli per fare i mazzi, non che avessi questa quantità industriale di piante!” E ride. Ride spesso, sempre anzi, trova sempre un pretesto per ridere e, da bravo girasole che è, mettermi di buon umore.
Ora che ci penso, io nemmeno so quale sia il nome del ragazzo girasole, l’ho sempre chiamato così e mai mi sono posto il problema del suo nome ma ora che pare aver sviluppato una sorta di ammirazione per il mio negozio e per il mettermi in imbarazzo, forse è il caso di chiedergli come si chiama.
“Senti, mi chiedevo una cosa…” Mi schiarisco la voce.
“Dimmi tutto.”
“Tu… ecco, stavo pensando…” Dio, non sono nemmeno in grado di chiedergli come si chiama! Ma che problemi ho?
“Che cosa devi chiedermi…?” Si avvicina, poggiando a terra l’annaffiatoio, e mi si posiziona davanti fissandomi dritto negli occhi e sfiorando per qualche breve istante una mia mano.
Mi sveglio all’improvviso, come se il suo tocco mi avesse bruciato.
“Come ti chiami!?” La domanda è uscita fuori più urlata del previsto, ma quel breve contatto tra le nostre mani mi ha fatto un effetto così strano e inaspettato che non ho potuto evitarlo.
“Come…? Cos-oh!” fa una pausa “Oooh è solo questo! Certo, dovevo immaginarlo.” Prende a ridere, stavolta istericamente, e per la prima volta da quando l’ho incontrato, arrossisce appena.
Non capisco.
“Umh… non avrei dovuto chiedertelo?” Sono confuso, non riesco a capire cosa gli sia preso.
“Certo che dovevi! Non preoccuparti.” E continua a ridere.
“Bene, allora, mmmmh… come ti chiami?”
“Secondo te?” poggia la mano con la quale non sta tenendo l’annaffiatoio su un fianco e mi sorride “Dai, prova a indovinare.”
“Io n-non sono bravo con queste cose, non lo indovinerò mai…”
Ed è vero, è vero che non sono bravo con queste cose e che potrei benissimo sparare nomi a caso per ore senza arrivare alla soluzione. È da quando sono piccolo e perdevo sempre a “Indovina chi?” che ho capito di non avere fiuto per questo genere di cose.
“Oooh dai! Sarà divertente e, se proprio sei fuori strada, ti do un aiuto io.”
Mi arrendo.
“Okay, allora… Robert?” Scoppia a ridere e io non posso far nulla se non arrossire.
Cominciamo bene, bravo Ryan…
“N-Non ridere, dai!” Ma io stesso sto ridendo, poiché non posso evitare di farlo quando sento quel suono sciocco e infantile che è la sua risata.
“Riprova.” Dice dopo essersi ripreso un minimo, voltandosi verso i fiordalisi e cominciando a dargli un po’ d’acqua.
“Umh… George?”
“Oh mio Dio, no!” ride ancora “Sarebbe ridicolo se mi chiamassi George!”
“Te l’ho detto che non sono bravo con queste cose…” Poggio pesticida e cesoie a terra e mi copro il viso paonazzo con le mani cercando di nascondermi più che posso dal suo sguardo.
“Okay, ti do un mega aiuto!” mi scopro il viso “Inizia per B.”
“Ce l’ho!” dico seriamente convinto di averci finalmente azzeccato “Bob!”
Inutile dire che ride ancora di più.
“Altro aiuto, la seconda lettera è una R.” Mi viene incontro con un sorriso dolce sulle labbra e io non posso far nulla se non agitarmi e sentire il cuore esplodermi nel petto.
“B-Brent?”
Scuote la testa, sempre più vicino.
“Brad…?”
“Ci sei quasi…”
Deglutisco un paio di volte a vuoto nel vedere che è a praticamente dieci centimetri dal mio viso.
“Br-Brandon…?”
“Fuochino!” esulta lui felice “Devi solo cambiare una lettera con una E e ce l’hai fatta!”
“Brendon?” Sussurro sempre più in imbarazzo.
“Esatto fiorellino…” Porta una mano verso il mio viso e mi fa una carezza di una leggerezza tale che non mi sembra nemmeno che mi abbia toccato, ma nonostante ciò il mio viso avvampa e il mio stomaco si accartoccia su se stesso.
Mai in vita mia mi sono sentito così in presenza di qualcuno…
“Oh, si è fatto tardi!” dice strappandomi dal mio sogno ad occhi aperti mentre si guarda l’orologio al polso “A dire il vero già sono in ritardo, ma non importa, anzi, non me ne frega un cazzo ad essere onesti.” E, come al solito, scoppia a ridere.
“S-Scusami, ti ho tenuto qui e-”
“Ti ho detto che non importa, tranquillo, okay?”
Annuisco piano e abbasso lo sguardo, cosi che l’occhio mi cade sul pesticida e mi rendo conto di non aver ancora fatto nulla per le mie rose. Sono un fioraio orribile…
“Ci vediamo Ryan, okay?”
“O-Okay, va bene…” Ma, contro ogni mia aspettativa, sento un’ultima volta una sua mano sul mio volto, per la precisione dietro l’orecchio, che mi sta sistemando una piccola rosellina tra i capelli.
“A presto fiorellino!” E se ne va.
Sono… sconvolto, totalmente su un altro pianeta. Non credevo che il detto delle “farfalle nella pancia” fosse vero, non fino a questo momento almeno, poiché ripensare alla sensazione delicata delle sue mani sul mio volto ancora adesso mi manda in subbuglio totale.
Mi accarezzo piano la rosellina che mi ha messo dietro l’orecchio e un sorriso enorme mi nasce sul volto senza che possa far nulla per impedirlo.
Possibile che io, Ryan Ross, mi sia preso una cotta per il ragazzo girasole?
  
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