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Autore: Civaghina    11/06/2017    0 recensioni
Com'era la vita di Leo, prima della terribile scoperta della Bestia?
Com'è cambiata la sua vita quando si è trovato davanti ad una verità così devastante?
La storia di Leo prima di Braccialetti Rossi, ma anche durante e dopo: gioie, dolori, amori, amicizie, passioni, raccontate per lo più in prima persona, sotto forma di diario.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leo, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Domenica, 5 agosto 2012

Io ed Asia stiamo facendo colazione insieme, con cornetti e caffellatte freddo, nel nostro appuntamento, ormai familiare, della domenica mattina.

"Cosa mi prepari di buono per pranzo, sorellina?" le domando addentando il secondo cornetto.

"Per pranzo?" mi chiede lei sorpresa. "Vuoi che io e papà veniamo a pranzare qui con te? Va bene, devo organizzarmi un attimo ma..."

"No, vengo io a pranzare a casa!" dico sfoderando il mio sorriso accattivante.

"Eh?!"

"Sì!" annuisco ridendo. "La Strega mi ha dato la libera uscita!"

"Ma è fantastico!" esclama lei allungandosi sul tavolino e abbracciandomi di slancio. "Per quanti giorni?"

"Per quante ore, vorrai dire: stasera alle dieci devo rientrare."

"Oh..." sospira rimettendosi seduta. "Vabbè dai, sempre meglio di niente no?" mi domanda con un sorriso dolce.

"Sì... Tra non molto dovrebbe arrivare per il via libera ufficiale e poi possiamo andare."

"Dimmi cosa vuoi per pranzo! Così se occorre vado subito a fare la spesa!"

"Non importa" le dico prendendole una mano. "Va bene qualsiasi cosa, davvero. Qualsiasi cosa cucinata da te è meglio di quello che mangio qua. Prepara pure quello che vuoi!".


Quando arriva la Lisandri, circa mezzora dopo, io sono già vestito e ho già pronto lo zaino con dentro ciò che mi occorre per oggi, più il pc e la Play che non prevedo di usare ma che non voglio di certo lasciare qui.

"Buongiorno" saluta entrando. "Come andiamo, Leo?"

"Buongiorno! Come vede sto bene, quindi faccia pure firmare a mia sorella il mio rilascio, così ce ne andiamo!"

"Non così in fretta!" esclama togliendosi gli occhiali. "Siediti un attimo."

"Eh no, eh?! Non vorrà mica ritrattare?! Lei ha detto che..."

"Stai tranquillo, non voglio ritrattare. Voglio solo capire quali sono i tuoi programmi per la giornata e accertarmi che tu non voglia strafare..."

"I miei programmi?" le domando facendo lo gnorri. "Guardi che non ho nessun programma. Me ne starò per lo più a casa e poi stasera andrò in pizzeria coi miei amici."

"E ti aspetti che io ti creda? Forza, se vuoi che ti lasci uscire devi dirmi cosa intendi fare oggi. E guarda che se mi prendi in giro, prendi in giro prima di tutto te stesso, perché la salute è la tua e non la mia. E ti ho dato il permesso perché mi hai promesso che non farai l'incosciente e..."

"Ok, ok! Le dirò i miei programmi!" sbuffo.

"Sono tutta orecchi".

I genitori di Giulia stamattina non sono in casa ed io e lei abbiamo intenzione di chiuderci nella sua camera fino all'ora di pranzo e probabilmente saremo poco vestiti.

Ok, questo è meglio non dirlo. Soprattutto non davanti a mia sorella.

"Passerò la mattina con la mia ragazza, pranzerò a casa, dopo andrò al mare con i miei amici e stasera in pizzeria. Per le undici sarò qui."

"Per le dieci."

Ridacchio stringendomi nelle spalle: "Ci ho provato!"

"E a che ora pensi di andare al mare?"

"Alle due."

"Facciamo alle quattro."

"Perché?!"

"Perché devi evitare le ore più calde e perché dopo pranzo è meglio se dormi un po'."

"Dormire?! Lei vuole che sprechi due delle dodici ore di libertà che ho a disposizione per dormire?!"

"Sì. Ne hai bisogno. E in spiaggia voglio che stai all'ombra."

"Fantastico! Ed io che volevo abbronzarmi un po'!"

"Non se ne parla."

"Il bagno almeno posso farlo?!"

"Sì, quello sì. Ma non affaticarti. Niente gare di nuoto con i tuoi amici o lotte con le ragazze sulle spalle!"

"Vabbè, ho capito! Il massimo che mi concede è il morto a galla!"

"No, dai, ti concedo qualche bracciata a ritmo moderato, ma appena senti che cominci a fare fatica, fermati subito."

"Comandi!" esclamo mettendomi sull'attenti. "Adesso possiamo andare?"

Lei annuisce sorridendo e porge ad Asia il foglio da firmare.

"Buona giornata Leo, divertiti!" mi dice poggiandomi una mano sulla spalla prima di andarsene.


"Eccoti!" esclama Giulia, visibilmente emozionata, buttando le braccia al collo di Leo, dopo aver chiuso la porta d'ingresso spingendola con un piede.

"Ciao!" risponde lui afferrandola per i fianchi e avvicinandosi per baciarla. Senza perdere tempo, lei gli appoggia una mano sulla nuca e lo spinge verso la propria bocca; Leo le mordicchia piano il labbro inferiore e lei schiude le labbra lasciandolo passare; intreccia la lingua alla sua, mentre lui stringe maggiormente la presa sui suoi fianchi.

Giulia inarca la schiena sospirando, strusciandoglisi contro mentre gli tiene ancora la mano sulla nuca e il bacio diventa sempre più profondo; si staccano solo un attimo per riprendere fiato, per poi ricominciare a baciarsi con passione.

Le mani di Leo si infilano sotto la sua canotta, iniziando a percorrerle la schiena; Giulia si lascia andare a quella meravigliosa sensazione, sopraffatta dal suo tocco, poi si separa da lui con il respiro spezzato: "Andiamo in camera mia" gli sussurra con la voce roca, sfiorandogli le labbra con un bacio.

Leo deglutisce, prima di annuire sorridendo: "Sì, andiamo"; lascia la presa sui suoi fianchi e la prende per mano, seguendola lungo le scale fino alla sua camera.


Giulia chiude a chiave la porta e, quando si volta, vede che Leo si è seduto sul bordo del letto e le sta rivolgendo uno sguardo così caldo che le sembra quasi di sentir bruciare la pelle; la sta aspettando sorridendo e, mentre cammina verso di lui, lei non può fare a meno di notare, ancora una volta, quanto sia bello.

Meravigliosamente bello.

Si siede a cavalcioni su di lui e Leo le appoggia entrambe le mani sui fianchi per avvicinare il più possibile i loro corpi.

Le gambe nude di lei sfregano contro i jeans di lui.

Le ossa dei loro bacini sono praticamente a contatto.

Giulia sente chiaramente quanto sia eccitato.

E lo è anche lei.

Leo stringe maggiormente la presa e lei istintivamente gli circonda i fianchi con le gambe, stringendosi ancora di più a lui e al suo corpo così caldo; Giulia si avvicina al suo orecchio e prende il lobo tra le labbra, cominciando poi a stringerlo piano tra i denti, mentre con una mano si insinua sotto la sua maglietta e sale fino ad accarezzare quel petto perfetto; lui geme, con gli occhi chiusi, sospirando di piacere e le prende la testa, sprofondando le mani nei suoi capelli, per poi tornare ad afferrarle i suoi fianchi, quando lei muove il bacino, strusciandoglisi contro.

Le labbra di Giulia scendono lungo la mascella di Leo fino ad arrivare al collo, dove si schiudono, lasciando scivolare la lingua sulla pelle; lui butta la testa all'indietro lasciandosi completamene trasportare dalle sensazioni che lei gli sta provocando e Giulia sorride compiaciuta contro il suo collo, continuando a baciarlo, a leccarlo, a morderlo; Leo non ce la fa già più: la sua pelle è dannatamente sensibile e il calore di quella bocca è quasi insopportabile.

"Ti amo..." mormora lei risalendo dal collo fino alle labbra e lui sorride, tenendo ancora gli occhi chiusi, mentre sente il respiro di Giulia invaderlo; risale con le mani la sua schiena, per spingerla ancora di più contro di sé.

E poi la bacia.

La lingua scivola dentro la sua bocca.

La esplora.

La conquista.

Ancora una volta.

Dopo un tempo indefinito, Leo abbandona le sue labbra e scende rapido a baciarla sul collo, e poi ancora giù, sul petto, arrivando alla parte di seno che la canotta scollata lascia scoperta, rallentando la sua corsa fino ad arrestarsi; solleva la testa a cercare il suo sguardo.

Lo trova.

Lo cattura.

Lo inchioda.

Con le dita sfiora le sottili spalline della canotta e le lascia scivolare giù, scoprendo il reggiseno a balconcino; continua a guardarla negli occhi e senza alcuna esitazione apre il gancetto e le fa scorrere lentamente le spalline lungo le braccia per poi toglierglielo.

"Sei bellissima" le sussurra scostandole i capelli dal viso, prima di baciarla.
Giulia chiude gli occhi, godendosi quel lungo bacio e il tocco leggero delle sue mani che si fanno sempre più vicine al suo seno, fino a toccarlo delicatamente; un meraviglioso brivido di piacere la attraversa quando anche la bocca di Leo si stacca dal bacio per raggiungere il seno.

Quante volte, Leo, nell'ultimo mese ha pensato a quel seno.

Morbido.

Bianco.

Pieno.

Quante volte ha immaginato di poterlo di nuovo guardare.

Accarezzare.

Baciare.

E adesso è qui.

Davanti a lui.

Tra le sue mani.

Sotto le sue labbra.

Giulia appoggia le mani sulle spalle di Leo, le stringe forte e si gode quel piacere travolgente che le sta facendo provare, ma presto non le basta più.

Vuole sentire la sua pelle.

Vuole toccarlo.

Baciarlo dappertutto.

Afferra la sua maglietta e la tira verso l'alto; Leo si allontana dal suo seno e alza le braccia per lasciarsi spogliare: i suoi addominali delineati sono tesi e così dannatamente eccitanti; non si stancherebbe mai di quel contatto, di sentirli sotto le sue dita.

Appoggia una mano sul suo petto e lo spinge per farlo sdraiare sulla schiena, mentre lui la guarda eccitato, con lo sguardo pieno di desiderio.

Si china verso di lui.

Lo accarezza a lungo sul petto.

Sull'addome.

Sulle braccia.

Poggia le labbra sulla sua pelle, facendolo tremare leggermente.

"Oh, Giulia..." sospira Leo; e la sua voce rispecchia tutta la sua eccitazione; abbandona la testa all'indietro, con gli occhi socchiusi, mentre il respiro gli si spezza, facendo aumentare l'eccitazione di Giulia, che continua a toccare il suo corpo, scendendo sempre più, fino a prendere tra le dita il bottone dei suoi jeans e a slacciarlo, fermandosi un momento per guardarlo negli occhi.

Leo le sorride e solleva il bacino per lasciarseli togliere, poi si mette seduto, le accarezza il viso, la bacia, spingendola piano contro il materasso; si inginocchia sopra di lei e continua a baciarla, accarezzandole le cosce, stringendole tra le mani, sfilandole i pantaloncini e anche la canotta che le era rimasta arrotolata attorno alla vita; la ammira estasiato e non può fare a meno di pensare alla prima e ultima volta che l'ha vista così, con indosso solo le mutandine, un mese fa.

Ma adesso è diverso, perché non c'è quell'angoscia così profonda a confondergli la mente.

Non c'è quel dolore così vivo ad opprimergli il petto, a bloccargli il respiro.

È stato un mese terribile, ma gli è servito a conoscere la Bestia, ad imparare a conviverci e oggi si gode la sua giornata di libertà, di normalità.
Oggi si gode la sua bellissima ragazza sdraiata sotto di lui, quasi completamente nuda, con i capelli sparpagliati sul cuscino.

La sua bellissima ragazza sorridente e innamorata, che lo guarda come se fosse ciò che di più prezioso c'è sulla faccia della terra e che sembra spensierata e felice.

Si china verso di lei, si spinge contro il suo corpo, mentre i loro baci diventano sempre più impazienti, così come le loro mani, che accarezzano, che toccano, che esplorano.

Continuano a baciarsi, con impeto, mentre con le mani, Leo, passa su ogni centimetro della sua pelle scoperta, compiacendosi di ogni suo tremito, prima di iniziare a percorrere il suo corpo con le labbra umide.

I gemiti di Giulia diventano sempre più intensi e frequenti e Leo si rende conto di come quello che le stia facendo la ecciti e, davanti a questa evidenza, si sente invadere da un folle desiderio di lei.

Risale con le labbra lungo le sue gambe.

I suoi fianchi.

La sua pancia.

Il suo seno.

Il suo petto.

Il suo collo.

La sua bocca.

La sua lingua.

"Fermami se faccio qualcosa che non vuoi... " le dice inspirando profondamente, guardandola con dolcezza, mentre le accarezza una guancia col dorso di una mano. "Se..." ma prima che possa aggiungere altro, lei lo sta di nuovo baciando e lui risponde immediatamente al bacio.

Giulia trema quando sente le mani di Leo spostarsi sulle sue mutandine e afferrarle ai bordi, abbassandole fino a sfilarle del tutto; nonostante l'imbarazzo per essere completamente nuda, ricerca comunque il suo sguardo e quando vede i suoi occhi verdi, luminosi e brillanti, non può che sorridergli e non prova più nessuna vergogna, nessun timore: qualsiasi cosa succeda adesso tra loro, lui non è sopraffatto dall'angoscia.

Ma da lei.

E questo è meraviglioso.

Leo le accarezza i fianchi, le cosce, l'inguine e Giulia trema mentre sente le sue dita sempre più vicine, fremendo nell’attesa di quello che sta per succedere; non può aspettare oltre e nemmeno lui può più attendere: lentamente sposta la mano fino a sfiorarla con le dita, facendola gemere; sorride e comincia a toccarla con più decisione, procurandole una serie di gemiti sempre più frequenti e incontrollati che le scuotono tutto il corpo, che la fanno aggrappare con le mani alla sua schiena, che la fanno respirare pesantemente contro la sua bocca.

Quanto ha aspettato, Leo, questo momento?

Quanto ha desiderato di poterla toccare in questo modo?

Quanto ha immaginato di sentirla gemere e contorcersi di piacere tra le sue mani?

È una sensazione inebriante.
Le passa la lingua sul labbro inferiore e la guarda negli occhi mentre l'accarezza, facendola ansimare forte e ancora più forte quando la tocca con maggior decisione.

La guarda ancora, rimane fermo qualche istante per darle il tempo di abituarsi, e in fondo anche per lasciarla impazzire di desiderio ancora un po', poi inizia a toccarla in modo sempre più costante e veloce; avvicina la bocca al suo collo, lo bacia, lo morde.

Giulia conosce bene il proprio corpo, le piace regalarsi il piacere da sola, ma non ha mai provato sensazioni così forti e profonde prima ad ora.

Niente l'ha mai portata a uno stato simile.

Il respiro le si spezza.

Si sente come fuori di sé.

Ma nello stesso tempo sente tutto il proprio corpo.

Nitidamente.

Ogni sensazione è moltiplicata.

All'infinito.

Le labbra di Leo torturano ogni centimetro della sua pelle.

Il suo respiro è caldo ed eccitato, addosso a lei.

Il movimento delle sue dita è incessante e sempre più incalzante.

Mi fai impazzire...” le mormora in un orecchio.

E forse è proprio questo a darle il colpo di grazia.

Oltre alle sue labbra.

Oltre al suo respiro.

Oltre alle sue dita.

Sapere che lui sta provando le sue stesse, identiche sensazioni.

Il piacere arriva con un'intensità mai provata.

La lascia senza fiato.

Sfinita.

Annebbiata.

Riapre lentamente gli occhi, respirando ancora a fatica e lo guarda: è steso su un fianco accanto a lei, ha la testa poggiata sulla mano con il gomito piegato e la sta osservando.

E sorride.

Sorride nel più bel modo di sempre.

Lei gli sorride a sua volta: “È stato bellissimo...” gli dice con la voce affannata, mentre percorre con lo sguardo tutto il suo corpo: il viso, i pettorali, gli addominali, le braccia muscolose, le gambe sode, quei boxer indecentemente aderenti. "Tu sei bellissimo" aggiunge accarezzandogli la testa e baciandolo dolcemente sulle labbra; il corpo ha ormai riacquistato le forze, il cuore ha smesso di pomparle nelle orecchie e non trema più: adesso tocca a lei farlo impazzire.

Con un movimento improvviso, lo fa finire disteso sulla schiena, per poi sedersi a cavalcioni su di lui; Leo la guarda leggermente sorpreso e le sorride, stringendole la vita, facendo poi scivolare le mani sul suo sedere.

Giulia sente dei brividi percorrerle nuovamente il corpo e gli prende le mani portandogliele ai lati della testa: "Stai fermo che mi distrai!"

"Ti distraggo?!" le domanda lui divertito. "E da cosa...?"

"Da queste..." mormora lei con tono malizioso, facendo scorrere le dita sulle sue braccia muscolose. "E da queste" aggiunge sfiorandogli le spalle, per poi scendere sul suo petto: "E da questo..."; si abbassa verso di lui, baciandogli l'angolo delle labbra: "E da queste" sussurra cercando il suo sguardo. "Non sai quanto mi sei mancato... non mi pare vero di averti qui!" gli dice guardandolo dritto negli occhi.

Leo la bacia con foga, poi scende verso il suo collo, lo lecca, lo morde; le sue mani tornano di nuovo su di lei, le afferrano i fianchi, e Giulia vede il desiderio brillare nei suoi occhi.

Lo sente, forte e prepotente, sotto di sé.

"Stai fermo" gli ripete con tono deciso prendendogli le mani e spingendogli, di nuovo, le braccia contro il materasso. "Lasciami fare..." gli sussurra mordicchiandogli l'orecchio.

"Va bene, mi arrendo" ride piano Leo rilassandosi e appoggiando i dorsi della mani accanto alla propria testa.

Giulia si tira su e lo guarda, cercando di imprimere a fuoco dentro di sé questa visione: il sorriso beato e impertinente, il corpo abbandonato sotto di lei, le ossa del bacino che sporgono e delineano quella V così sexy che scende fin sotto ai boxer; si piega di nuovo in avanti, per baciargli il collo, poi comincia a scendere con la bocca verso il suo petto, lo percorre con la lingua, e lo stesso fa con il suo addome, per poi scendere ancora.

La mente di Leo comincia come ad annebbiarsi quando sente la lingua di Giulia bagnargli la pelle sensibile del bassoventre e le sue mani accarezzargli le cosce sode e tese; ansima quando sente le sue dita scivolare sotto l'elastico dei boxer e istintivamente porta di nuovo le mani sui suoi fianchi, stringendoglieli.

"Sto fermo qui, giuro" le dice sulla difensiva, dopo che Giulia gli rivolge un'occhiata di rimprovero; e stavolta lei gli concede di lasciare le mani dove sono. Gli tira giù i boxer e Leo si solleva, sempre tenendola stretta per i fianchi, per lasciarseli sfilare.

Giulia lo guarda negli occhi, sorridendogli un istante prima di toccarlo; a Leo sfugge un gemito e lei riesce a pensare soltanto a quanto lui sia bello e a quanto stiano bene in questo momento.

A quanto siano felici.

È bellissimo vedere l'effetto che ha su di lui.

Continua a toccarlo, con sempre maggior sicurezza, bacia il suo collo e il suo petto, assaporando il sapore e l'odore della sua pelle mentre lui sospira e le stringe i fianchi con maggior forza.

Leo ha il respiro spezzato e i gemiti che emette la fanno impazzire, tanto da non rendersi immediatamente conto che la sua mano destra non le sta più stringendo il fianco ma è scesa in mezzo alle sue gambe e che adesso le dita la stanno sfiorando.

Giulia sospira pesantemente e, anche se la irrita il fatto che lui voglia fare sempre come gli pare, non lo allontana perché in realtà desidera da morire che lui la tocchi ancora così.

"Avevi giurato!".

Leo sorride impertinente e non si ferma, facendola gemere sommessamente contro di lui; lei solleva il viso, cercando il suo sguardo e le loro labbra si scontrano quasi violentemente, schiudendosi in un bacio frenetico mentre continuano a toccarsi.

Ansimano l'uno sulle labbra dell'altra.

I loro gemiti diventano sempre più forti.

Crescono in modo esponenziale e alimentano il piacere dell'altro.

Giulia non vuole godere di nuovo prima di lui.

Aumenta il ritmo fino a sentire il respiro di Leo diventare ancora più veloce.

Fino a sentire che le morde le labbra con forza.

Fino a sentire la sua supplica, affannata: "Oddio... così... non smettere!".

E lei non smette.

Leo è totalmente abbandonato.

È totalmente suo.

Lo sente urlare forte di piacere.

Mentre ancora la sta toccando.

Mentre le sue urla si confondono con quelle di lui.

Giulia trema e crolla su di lui, che è ancora scosso dai suoi stessi tremiti.

Resta contro il suo petto.

Le sue braccia la circondano.

La tengono stretta.

Solleva lo sguardo e vede che ha gli occhi chiusi e l'aria profondamente appagata.

A quella vista sorride.

Si sente pervasa dall'amore.

Vorrebbe che questo momento non finisse mai.

Vorrebbe che lui non dovesse mai andare via.

Vorrebbe che fosse completamente suo e non doverlo condividere con la Bestia.

Restano fermi.

Esausti.

In silenzio.

Felici.


Passa del tempo prima che Giulia trovi il coraggio e la forza di rompere l'incanto, parlando: "Leo..., vorrei..."; ma lui la interrompe baciandola. "Vorrei che questo momento..." prova di nuovo a dire, ma le labbra di Leo la interrompono ancora.

"So quello che vuoi dire..., ma non dirlo" le dice spostandole i capelli dal viso.

"Restiamo chiusi qua tutto il giorno..." mormora lei. "Non andiamo a pranzo. Non andiamo al mare. Restiamo qua".

Leo ridacchia: "Non credo che tuo padre approverebbe!"

"Ci chiudiamo a chiave e non ci facciamo beccare."

"Per non farci beccare dovrei anche imbavagliarti!" ride lui.

"Ma senti chi parla!" esclama Giulia tirandosi su a sedere. "Guarda che tu hai fatto più casino di me!"

"No, no! Tu eri molto più rumorosa! Però sul casino posso darti ragione..." osserva indicando i loro corpi.

"Oh cazzo!" impreca lei. Dà una rapida occhiata e poi sospira di sollievo: "Le lenzuola sono salve."

"Meglio se ci ripuliamo. Tra un po' devo andare."

"Sì..." dice Giulia scendendo dal letto. "Vuoi farti una doccia?"

"Sarebbe meglio, sì" risponde Leo alzandosi.

Giulia apre la porta della camera e si dirige verso il bagno. "Vieni, ti do un telo..."

"Aspetta" la ferma lui afferrandole una mano e facendola girare. "Grazie."

"Per il telo?" gli domanda lei, pur sapendo che si sta riferendo ad altro.

"No."

"E per cosa allora?"

"Lo sai."

Giulia sorride: "Sì, lo so" dice prima di sfiorargli le labbra con un bacio. "Grazie a te".


Davanti alla porta di casa, mi ricordo di aver dimenticato le chiavi in ospedale, sulla scrivania, così suono il campanello e viene ad aprirmi mio padre.

"Leo!" esclama abbracciandomi.

Sono diversi giorni che non ci vediamo; dopo la discussione sulla mamma lui non è più venuto in ospedale e stamattina mi sono fatto lasciare da Asia direttamente a casa di Giulia. È la prima volta che mi vede senza capelli, ma qualsiasi cosa stia pensando o provando, se la tiene per sé ed io non riesco a decifrare l'espressione sul suo viso.

"Finalmente sei arrivato! Il pranzo è già pronto e Asia stava iniziando a brontolare!"

"Scusate, ho perso la cognizione del tempo" dico sedendomi a tavola.

"Non sono sicura di volerlo sapere, dove l'hai persa questa cognizione!" esclama Asia riempiendomi il piatto di tagliolini al salmone.

Io rido un po' imbarazzato: "Tranquilla, non era mia intenzione dirtelo!"

"Spero ne sia valsa la pena, perché aspettandoti si è scotta la pasta!"

"Sì, ne è valsa la pena" dico sorridendo.

"Buon appetito" interviene mio padre, in imbarazzo. "Non preoccuparti Asia, la pasta sarà comunque buonissima!"

"Oh sì, lo è! Grazie sorellina! Mitica come al solito! Ti sei proprio superata!" esclamo strizzando un occhio.

Lei sorride, si siede accanto a me, e non sembra più preoccupata della cottura della pasta. "E' bellissimo averti qui" mi dice accarezzandomi la schiena.

Anche mio padre sorride, annuendo.

Sembra così sereno.

Sembra che l'ultimo periodo sia stato solo un incubo e che tutto sia tornato alla normalità.

Ma so perfettamente che vedermi senza capelli lo turba, così come lo inquieta la consapevolezza che stasera l'incantesimo finirà ed io tornerò malato.

Ma parlarne rovinerebbe la giornata e io non voglio.

L'ultima cosa al mondo che voglio è fare sprofondare questa giornata nella sofferenza e nella tristezza. Decido di fare finta di niente, nonostante il desiderio di poter parlare liberamente con lui mi bruci dentro.


Non ho nessuna intenzione di seguire la raccomandazione della Lisandri, di dormire dopo pranzo; passi non andare al mare nelle ore più calde, ma di dormire non ne ho proprio voglia.

È il mio giorno di libertà, no?!

Prendo un fumetto di Conan dalla libreria, mi sdraio sul letto e comincio a leggerlo; non passa molto tempo, però, che sento i miei occhi chiudersi; cerco di resistere al sonno ma, vuoi che stamattina mi sono svegliato presto, vuoi le ore movimentate trascorse da Giulia, vuoi che nonostante mi senta bene sono pur sempre un malato di cancro, crollo addormentato.

"Leo..." mi sento chiamare, piano, all'improvviso. "Leo...".
Sento un bacio sulle labbra e apro gli occhi, un po' intontito, ritrovandomi la faccia di Giulia a pochi centimetri dal mio viso.
“Allora i baci non funzionano solo per le principesse” dice lei sorridendo.
“Cosa fai qua?” le domando mettendomi seduto.

"Guarda che sono già le quattro meno un quarto."

"Oh, non me ne sono proprio reso conto..."

"E per forza! Dormivi!" esclama ridendo.
"Ordini superiori della Strega!" mi difendo io, mentre mi alzo e apro il cassetto del comò per prendere il costume.

"E quando mai tu esegui gli ordini?! Dì pure che avevi sonno!" mi prende in giro lei.

"Diciamo che ero stanco. Tu no?" le chiedo con tono malizioso mentre mi tolgo i jeans e i boxer.

"Ehi! Che fai?!"

"Mi metto il costume" dico con tranquillità indossandolo, accorgendomi che lei è arrossita. "Ti metto in imbarazzo?"

"Un po'..."

Io rido e mi avvicino per baciarla. "Perché? Hai già visto tutto, mi pare...!"

"Sì, ma è... diverso..."

"E certo! Adesso è a riposo..."

"Ma che hai capito, scemo?!" esclama lei arrossendo. "Intendevo dire che il contesto è diverso! La situazione... Non so... mi sembra piuttosto... intimo. Siamo già a questo livello di relazione?"

"Che livello?" le chiedo prendendo dall'armadio il telo mare e infilandolo dentro lo zaino.

"A un livello di simile confidenza... Del tipo che ci si spoglia come se nulla fosse o che si fa pipì davanti all'altro senza nessun imbarazzo!"

"Non credo che farei pipì davanti a te!" esclamo divertito. "Anche se preferirei comunque farla davanti a te piuttosto che davanti ad Ulisse!".

Giulia ride: “Ah! Tua sorella mi ha detto di farti mettere questa prima di uscire!" dice porgendomi un flacone di crema solare protezione 50.

50?!

Ma scherziamo?!

Io uso la 12.

Quando la uso.

"Ma a che mi serve, poi?! Tanto mi tocca stare all'ombra!"

"Eh, ma i raggi penetrano anche mentre si è in acqua..."

"Che palle!"

"Dai, non fare i capricci, te la metto io..." dice togliendomi la maglietta.

"Va bene..." sospiro arrendendomi.

Lei comincia a spalmarmi la crema sulla schiena ed io rabbrividisco di piacere; ancora di più quando passa al petto e all'addome, per non parlare del bassoventre.

"Ecco!" esclamo. "Adesso non è più diverso!".

Giulia mi guarda perplessa per qualche secondo e poi capisce a cosa io mi stia riferendo e sgrana gli occhi dandomi un leggero colpo sul bicipite: "Vedi di farlo tornare alla svelta diverso, perché di là c'è tuo padre che ci aspetta per accompagnarci!"


Quando io e Giulia arriviamo in spiaggia, sono già tutti lì, nel nostro solito posto: Mattia, Cecilia, Alberto, Arianna, Daniele e Riccardo. Sono un po' teso mentre camminiamo verso di loro e prendo la mano di Giulia, che chiude la mia in una stretta rassicurante.

"Ehi! Vi sono mancato?!" esclamo quando siamo abbastanza vicini, cogliendoli tutti di sorpresa.

Mattia è il primo a corrermi incontro per abbracciarmi, seguito poi dagli altri. Appoggio la chitarra sulla sabbia e li abbraccio tutti, uno ad uno.

Provo una strana sensazione a rivederli dopo un mese: è come se non sia passato un solo giorno, ma al tempo stesso come se siano trascorsi interi secoli.

Come se tutto sia identico a com'era, ma anche diverso.
Non si tratta solo di un'impressione, c'è davvero qualcosa di diverso.

Io sono diverso.

E non sto parlando della mia testa pelata che al momento è comunque coperta dal cappellino per proteggerla dal sole.

Nessuno mi chiede come sto o mi fa domande che non voglio sentire: si vede che mi conoscono bene e probabilmente Giulia li ha anche avvisati del fatto che voglio trascorrere la giornata senza pensieri, nel modo più normale possibile.

"Aspettavamo voi per fare il bagno tutti insieme!" dice Riccardo. "Andiamo?".

Tutti non vediamo l'ora di buttarci in acqua, anche perché fa veramente caldo; io, poi, non faccio un bagno da non so quanto. Mi tolgo il cappello e la maglietta, li lancio insieme allo zaino su una sdraio e corro verso il mare, superandoli tutti.

Ci divertiamo tra scherzi, spruzzi e battute stupide, poi decido di nuotare un po': mi è mancato terribilmente; ma dopo ben poche bracciate comincia a mancarmi il fiato e a farmi male la gamba.

A quanto pare la Bestia si sente messa da parte e vuole attirare la mia attenzione.

Ci riesce.

Di malumore esco dall'acqua e vado a sedermi sulla sdraio, sotto l'ombrellone, mentre guardo i miei amici continuare a far casino.

Li guardo con invidia e con sincero affetto.

Mi sono mancati.


Non passa molto tempo che Giulia mi raggiunge: "Ehi... è tutto ok?"

"Sì" dico sfregandomi un occhio, mentre ammiro il suo corpo, che mi fa impazzire. "È troppo piccolo quel costume, lascia poco all'immaginazione" osservo con disappunto.

"E tu lascia pure che guardino" dice sciogliendosi i capelli con un atteggiamento volutamente sensuale, per poi sedersi sulla sdraio, in mezzo alle mie gambe aperte, appoggiando la schiena al mio petto. "Tanto l'esclusiva ce l'hai tu...".

Io scuoto la testa divertito: "Se la metti così..."; appoggio le mani sui suoi fianchi nudi e basta già questo a provocarmi un'erezione.

"Sei sicuro che sia tutto ok?"
"Sì, è tutto ok".

Lei si volta verso di me per guardarmi negli occhi ed io ne approfitto subito per prenderle il viso tra le mani e baciarla, poi non resisto e sposto una mano sul suo seno.

Leo!” mi richiama lei staccandosi dal bacio e allontanando la mia mano. “Ci possono vedere!”

"Sì, scusa..., meglio se mi calmo..." dico accarezzandole i capelli, cercando di placare la mia l'eccitazione, e lei torna a girarsi, appoggiando la schiena al mio petto.

Rimaniamo per qualche minuto in silenzio ad osservare Cecilia e Arianna sulle spalle di Mattia e Daniele che fanno la lotta in mare; io e Giulia siamo bravissimi in questo gioco e, ogni volta che lo facciamo, vinciamo quasi sempre, ma la Lisandri me l'ha espressamente vietato.

"Perché non hai voluto farlo?" mi domanda lei all'improvviso.

"Cosa? La lotta?"
"L'amore" risponde girandosi di nuovo verso di me.
La sua domanda mi prende alla sprovvista e così su due piedi non so bene cosa risponderle.

Perché non ho voluto fare l'amore?

"Perché non ci ho provato? Intendi questo?"

"Sì. Avevi paura che ti rifiutassi?"

"L'avresti fatto?"

"Non vale rispondere a una domanda con un'altra domanda!" esclama lei ridendo. "Comunque no, non ti avrei rifiutato."

"Ah...!"

"Allora è per questo? Perché l'altra volta ti ho fermato?"

"Mh... no. Non è per questo. E come mai stavolta non mi avresti fermato?"
"Perché stavolta eri sopraffatto da me."

Sì, lo ero” annuisco, sorridendo. “Lo sono tuttora” dico cominciando a darle dei baci vicino alle labbra.

Lei si sposta e mi guarda seria: "Non mi hai ancora risposto".

"Non ci ho riflettuto... Non lo so... Forse ho avuto paura che fosse... troppo."

"Troppo presto?"

Troppo tardi.

"No... troppo... bello. E il fatto di dover tornare in ospedale stasera e non sapere quando e se ci sarebbero state altre occasioni... non so... credo che dopo saremmo stati troppo male... già è difficile così!"

"Sì... ti capisco. Hai fatto bene a non provarci."

"Ma se ti andava potevi dirmelo. Non mi sarei certo tirato indietro!"

"Era tutto così spontaneo, così naturale... E' stato perfetto così. Avremo modo in futuro" dice prendendomi una mano e intrecciando le mie dita alle sue.

Avremo modo in futuro.

Ne sei proprio così sicura?

Io non lo sono affatto.

Io nel mio futuro vedo un lungo ricovero, un minaccioso intervento e altri tre cicli di chemio con conseguenze annesse.

Non riesco a vedere me e te a far l'amore.

Riesco solo a vedere baci rubati al tempo dell'orario di visita che scorre troppo in fretta, come se barasse.

Riesco solo a vedere che presto mi apriranno in due la gamba per estirpare la Bestia e che la cosa non risulterà molto gradevole.

Riesco solo a vedere che poi starò male di nuovo, che i miei globuli rossi e i miei globuli bianchi saranno ancora una volta sterminati, che il Fattore G. mi prenderà a bastonate dappertutto, che torneranno la febbre, il vomito, la nausea, l'inappetenza, la debolezza, le flebo, le iniezioni, la clausura e, forse, anche le trasfusioni.

E non riesco proprio a vederci far l'amore.

Non so nemmeno come riuscirai a starmi accanto in tutto questo.

Non so nemmeno se ti permetterò di starmi accanto in tutto questo.

Ma adesso non voglio pensarci.

Mi sono ripromesso di vivere questa giornata al meglio, senza angosce e senza Bestia.

I nostri amici stanno uscendo dal mare e a breve ci raggiungeranno.

Ho ancora quasi cinque ore di libertà e non voglio sprecarne nemmeno un minuto.


Riccardo ha portato le carte di Munchkin e facciamo un paio di partite, tutti insieme.

La spiaggia affollata comincia a svuotarsi e il sole ad essere meno caldo; finalmente posso abbandonare l'ombrellone e godermi qualche tiepido raggio di sole. Giulia sta finendo di spalmarmi la crema sulla schiena quando Alberto nota che si è liberata la rete da Beach Volley e propone una partita.

Correre e sudare sotto il sole, seppur quello meno caldo delle sei del pomeriggio, non credo rientri tra le cose che la Lisandri approverebbe.

Provo l'istinto di fregarmene e giocare lo stesso, ma come lei stessa mi ha detto, mi prenderei in giro da solo: rischio di farmi venire come minimo la febbre e di dover passare i prossimi giorni di ospedale chiuso in stanza; senza contare che di sicuro mi stancherei alla svelta e finirei con l'incazzarmi.

"Io passo. Vado al bar a prendermi una Coca. Volete qualcosa?"

Per un attimo, gli altri rimangono a guardarmi in silenzio, disorientati: non è mai capitato che io rifiutassi una partita a Beach Volley, anzi, spesso ero proprio il primo a proporla.

"Ma..."; questa parola, pronunciata da Alberto rimane nell'aria, sospesa e spezzata; quello che sta per chiedermi, alla fine, se lo tiene per sé, con grande sollievo di tutti.

"Mi porti una Coca light?" mi chiede Cecilia, interrompendo il silenzio imbarazzante che si è venuto a creare.

"Ok. Qualcos'altro?" domando prendendo il portafoglio dallo zaino e mettendolo nella tasca del costume.

"Una fanta" dice Daniele.

"Ricevuto."

"Vengo con te" mi dice Mattia.

So bene quanto lui si diverta a giocare a Beach Volley e non voglio che ci rinunci per farmi una compagnia di cui non ho bisogno.

"Ma no! Stai pure a giocare!"

"Se gioco anch'io siamo dispari. Così invece possono pure fare maschi contro femmine!"

"Sììììì!" esulta Arianna.

Mattia mi fissa negli occhi ed io capisco che è lui ad aver bisogno di farmi compagnia e provo un sentimento così intenso e profondo che per un istante mi si chiude la gola.

"Ok, andiamo" dico sostenendo il suo sguardo.


Camminiamo verso il bar evitando deliberatamente di nominare parole come Cancro, Ospedale, Chemio. Parliamo d'altro: di calcio, dell'ultimo singolo di Emis Killa, di Londra, di Riccardo che ha perso la testa e la verginità con un'inglesina, per poi ritrovarla la sera dopo a pomiciare con un altro e, poi, io mi decido a chiedergli: "E Giulia come l'hai vista? Com'è stata?".

Mattia abbassa lo sguardo fissandolo sui suoi piedi nudi e sporchi di sabbia: "Così..."

"Riesci ad essere più vago?!" esclamo con tono ironico.

Lui mi lancia una breve occhiata per poi distogliere di nuovo lo sguardo: "Dipendeva dai giorni, o meglio, dai momenti. A volte rideva e a volte piangeva".

Stringo le labbra con espressione contrariata e do un calcio a una conchiglia.

"E tu? Come sei stato?".

Eccola: la domanda che nessuno ha osato farmi oggi, ma che alla fine Mattia mi fa.

"Così" rispondo di proposito.

"Riesci ad essere più vago?!" esclama lui, e scoppiamo entrambi a ridere.

Siamo arrivati al bar, prendiamo da bere e ci sediamo ad un tavolino; restiamo in silenzio per qualche minuto, osservando il mare di fronte a noi e le sue onde che si infrangono leggere sul bagnasciuga. Poi mi accorgo che Mattia ha smesso di guardare il mare e sta guardando me.

"Che c'è?" gli domando sorseggiando la Coca.

"Mi sei mancato" mi dice con la voce ferma, ma i suoi occhi sono visibilmente lucidi.

"Anche tu" gli rispondo accennando un sorriso. "Avrei tanto voluto essere con voi, anziché starmene rinchiuso in quel cazzo di posto!"

"E' stata molto dura, eh?"

Sì, e probabilmente lo sarà ancora di più.

"Abbastanza... Ma non voglio pensarci oggi! Voglio godermi fino in fondo questa giornata!".

Mattia mi sorride; è un sorriso che nasconde tante cose non dette; tante, troppe, domande non pronunciate, ma non una parola a riguardo esce dalla sua bocca, rispettando così il mio bisogno di estraniazione.

"Ti sei goduto anche Giulia?" mi domanda con un lampo divertito negli occhi.

Io rido: "Non credo siano affari tuoi!"

"Dai, sono curioso! A che base siete arrivati?"

"Non parlerò con te di questo!" esclamo scuotendo la testa.

"Dai, se me lo dici ti dico dove sono arrivato con Cecilia!"

"Sai quanto me ne frega?!".

Lui insiste un altro po', poi ci molla. Ma questo scambio di battute mi ha fatto bene: mi sento più leggero, più libero, come se avessi appena fatto una corsa sulla spiaggia.

Guardo il paesaggio e lo trovo stupendo.

Il mare, la spiaggia, la costa, l'orizzonte: c'è un senso di maestosità tutto intorno che mi fa sentire felice di essere al mondo, nonostante tutto.
Chiudo gli occhi per assaporare il tiepido calore del sole e tutta questa tranquillità, facendo lunghi e profondi respiri per rilassarmi e scacciare dalla mente il pensiero che tra poche ore l'incantesimo finirà e la mia carrozza tornerà ad essere una zucca.

Questo è il mio giorno di libertà.

Il mio giorno d'estate sfavillante di colori.


"Cosa ne dite se prendiamo le pizze e le mangiamo qua in spiaggia?" propongo quando ritorniamo dagli altri. "Potremmo fare un falò... Abbiamo anche la chitarra...".

Tutti accolgono con entusiasmo la mia idea e non mi sembra che vogliano solo accontentarmi perché sono quello malato: sembra che ne abbiano davvero voglia; così, le ragazze vanno a prendere le pizze mentre io e gli altri raccattiamo dei rametti e prepariamo il fuoco.

La serata passa troppo in fretta, senza che io me ne renda conto.

Sto suonando Hotel California, mentre tutti cantano, quando il mio telefono comincia a squillare, interrompendoci: è Asia che mi annuncia che sta partendo adesso da casa per venirmi a prendere.

Di già?

Sì, di già: sono le 21:35.

"Ragazzi, io devo andare" dico alzandomi lentamente, cercando di non dare a vedere che mi tremano le gambe.

L'incantesimo è finito e, nonostante cerchi di sorridere, tutti si rendono conto della portata che questo ha su di me: lo noto dai loro sguardi, dai loro sorrisi forzati, dai loro saluti imbarazzati.

Sorrido e li abbraccio, ma mi sento a un passo dal cedere.

"Ti accompagno?" mi chiede Giulia avvicinandosi a me.

"No, meglio di no."

"Dai, almeno fino alla macchina."

"Va bene" sospiro io prendendola per mano.

Accenno di nuovo un saluto con la mano verso i miei amici e mi incammino con Giulia lungo la passerella di legno che attraversa la spiaggia fino all'uscita dal lido. Il sorriso radioso che lei ha avuto per tutto il giorno pare essersi spento, così come il mio, e camminiamo in silenzio.

Non voglio piangere, ma all'improvviso mi sento così debole, così stremato...

"Vorrei scappare via" le dico quando ci fermiamo, a pochi passi dall'uscita. "Il più lontano possibile dall'ospedale."

"Ed io verrei con te" mi risponde abbracciandomi forte.

Entrambi sappiamo che questo è solo un sogno e che nella realtà non mi è concesso scappare.

Nella realtà devo farmi forza, continuare la mia vita, e non permettere a quella Bestia bastarda di impedirmi di vivere come voglio e dove voglio.

No, non posso scappare via, perché questo significherebbe dargliela vinta.

Il mio telefono squilla di nuovo: Asia è arrivata.

Devo proprio andare.

Giulia non sembra intenzionata a lasciarmi andare e piange contro il mio petto.

"Ci vediamo domani?" le domando prendendole il viso tra le mani e passandole lentamente i pollici sotto gli occhi per asciugarglieli.

"Sì, certo! Di mattina ho da fare con mia madre, ma alle sette vengo di sicuro."

"Grazie" le dico baciandola sulle labbra. "E' stata una giornata fantastica ed è stato principalmente merito tuo."

"Più felici che possiamo, no?!" esclama lei ridendo tra le lacrime.

"Sì... e oggi lo siamo stati molto".

Lei sorride, annuendo, con gli occhi lucidi: "E' tornata la luce nei tuoi occhi. Sono così vivi adesso..., come... prima".

Le do un bacio sulla fronte e la stringo forte a me, mentre qualche lacrima sfugge al mio controllo.

"Buonanotte..." le sussurro all'orecchio lasciandola andare.


Quando salgo in macchina alla radio sta passando il nuovo singolo dei Passenger. È proprio la canzone ideale per accompagnare la fine di questa giornata, malinconica: azzeccata al punto giusto.

'Cause you only need the light when it's burning low
Only miss the sun when it starts to snow
Only know you love her when you let her go
Only know you've been high when you're feeling low
Only hate the road when you're missing home
Only know you love her when you let her go
And you let her go.

"E' stata una bella giornata?" mi domanda Asia abbassando il volume della radio, quando è la volta del tormentone latino-americano dell'estate.

"Bellissima".

"Sono contenta" mi dice appoggiando una mano sul mio ginocchio.

"Hai preso il pc e la Play?"

"Sì."

"E le scarpe verdi?"

"Sì, sì, ho preso tutto. C'è anche un contenitore pieno di biscotti al cioccolato appena sfornati".

Io appoggio una mano sopra la sua e la stringo: "Grazie."

"La chitarra? La riporto a casa o vuoi tenerla con te?"

"No, portala a casa. Non mi va di suonarla in ospedale, mi metterebbe tristezza."

"Va bene, come vuoi."

"Papà è in caserma?"

"Sì, ha il turno di notte."

"Come sta?"

"Così..."

"Così..." ripeto io ridendo tra me e me.

"Che ti prende? Perché ridi?"

"Perché a quanto pare stiamo tutti... così..., che poi cosa significa nessuno lo sa."

"Significa... che stiamo...così: che... stiamo, che andiamo avanti, che viviamo la nostra vita, nonostante tutto; anche se a volte ci sembra di essere schiacciati sotto il peso di qualcosa di più grande di noi che non possiamo controllare."

"Sì, credo proprio che significhi questo".


Asia insiste per accompagnarmi fino in camera, ma le dico che non ce n'è bisogno e si accontenta di lasciarmi nell'hall, dopo un breve bacio e un lungo abbraccio.

Cammino piano e vado verso le scale anziché verso l'ascensore, per impiegare più tempo ad arrivare.

Oggi sono stato troppo bene e adesso mi girano le palle ad essere di nuovo qui.

La mia vita normale non mi era mai sembrata così bella prima: mi era sempre sembrata... normale e basta, e invece era straordinaria.


"Bentornato re Leone!" mi saluta Laura quando mi vede arrivare.

Sollevo una mano accennando un saluto e proseguo verso la mia stanza. Appoggio il pc sulla scrivania, butto lo zaino su una sedia, mi spoglio e vado in doccia. Ci resto a lungo, come mio solito, e ripenso a tutto quello che è successo oggi.

Ripenso a Giulia.

Soprattutto a Giulia.

Ripenso al suo seno, al suo corpo nudo tra le mie mani, a come l'ho fatta godere, a come mi ha fatto godere.

Vorrei poterlo rifare domani.

E poi dopodomani e ancora e ancora.

Sarà difficile vederla e tenere a posto le mani.

E anche qualcos'altro.

Ecco, al solo pensarci sono di nuovo eccitato.

Esco dalla doccia, mi asciugo in fretta, indosso boxer, canotta e pantaloni del pigiama e mi butto a letto. C'è di buono a non avere i capelli che non devo perdere tempo ad asciugarli quando non ne ho voglia, tipo adesso.

Scrivo un messaggio di buonanotte a Giulia e poi mi metto a dormire.

La giornata è stata molto intensa e il sonno mi coglie alla svelta.


   
 
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