Accenni Princest.
Scritta sentendo: So cold.
L'ultimo addio
Il sole
pallido illuminava il cielo azzurro circostante, una brezza gelida
sfiorò le
guance pallide di Belphegor. Quest’ultimo avanzava tra le
lapidi di pietra,
alcune consumate, i piedi gli affondavano nella coltre di neve.
Il
gracchiare di un corvo risuonò tutt’intorno,
Belphegor alzò il capo e osservò
il corvo che stava appollaiato sul ramo di un albero rinsecchito.
L’animale
gracchiò nuovamente, arruffò le penne e
spalancate le ali, volò via.
Belphegor
socchiuse gli occhi e l’osservò allontanarsi,
divenendo un punto sempre più
lontano all’orizzonte.
La luce
del sole si rifletteva nella superficie della sua coroncina. La stessa
luce
creava dei bagliori sul manto candido.
Belphegor
strinse le labbra sottili, sul suo viso pallido risaltavano le occhiaie
che
cerchiavano i suoi occhi. Si strinse di più nel cappotto che
indossava, sotto
di esso una magliettina nera e bianca a righe gli aderiva al corpo
emaciato. I
corti capelli biondi gli ondeggiavano intorno al viso, sfiorandoglielo
e
solleticandoglielo.
Stringeva
una coperta con un braccio e con l’altra mano si
massaggiò il petto, lo sentiva
dolore.
< In
questo luogo c’è la morte fredda come la pietra.
Il sangue ha smesso di
scorrere. Un luogo più adatto a Lussuria, che a me >
rifletté. Sospirò e
negò con il capo, raggiunse un cancello di ferro battuto
arrugginito, lo spinse
facendolo cigolare e lo superò.
S’incamminò
tra altre tombe, passò di fianco a una statua di marmo, in
piccola parte
ricoperta di neve, che raffigurava una donna riversa, in lacrime.
Il
giovane camminò più piano, stringendo
più forte la coperta.
Guardò
la tomba che aveva davanti e fece un sorriso falso.
“Shishishi”
ridacchiò, sentendo gli occhi
pizzicare. Conficcò i propri stivaletti nella neve,
affondando i piedi.
“Rasiel”
mormorò roco.
<
Volevamo lo stesso trono,
fratello. Io volevo essere il re d’Inghilterra.
O
forse, per una volta, volevo
essere io quello amato da nostro padre, quello con il nome angelico,
quello che
sapevano tutti sarebbe stato l’adorato sovrano di un intero
popolo.
Se
ti avessi realmente voluto
morto, ti avrei avvelenato davvero quando eravamo bambini >
rifletté.
Sospirò.
<
Sai, da quando sei morto, ho paura a
guardarmi allo specchio, perché ho paura di rivedere te in
quel vetro > si
disse.
"Non
sei ancora andato a trovarlo?" domandò Takeshi.
Belphegor
alzò il capo e guardò il giovane dai capelli mori
davanti a lui, aveva la testa
cinta da una fascetta bianca.
“Non
è ancora pronto il mio sushi?” domandò
gelido.
“Su,
su, ora arriva vostra altezza, calmatevi. Solo che mi chiedevo
perché non
eravate ancora andato a trovare vostro fratello”
ribatté, tagliando la testa
del salmone che aveva davanti.
Belphegor
appoggiò entrambe le braccia sul bancone e
appoggiò la guancia su quello
sinistro.
“Dici
che in questo periodo fa freddo anche per i morti?”
domandò.
“C’è
la neve anche per loro lassù al cimitero” rispose
Yamamoto.
< A ucciderti è stato il boss. Non potrei mai
fargliene una colpa. In fondo
ti avrei ucciso anch’io potendo.
Eri
cambiato così tanto, eri pronto a uccidermi davvero questa
volta. In nome di
chi poi?
Come ha
potuto un principe come te piegarsi a un plebeo come Byakuran? >
si domandò.
“Non
pensavi che sarei venuto, vero?” chiese a voce bassa. Si
morse un labbro ed
incassò il capo tra le spalle.
< I
fiori sono tutti sfioriti per il freddo o sono morti sotto la neve.
Portarne
sarebbe stato inutile >. Aggrottò le sopracciglia,
corrugando la fronte e
strinse le labbra, quello inferiore gli tremava.
Si piegò
in avanti e accarezzò delicatamente la lapide in marmo
davanti a sé. La
frangetta che gli copriva metà del viso ondeggiò,
facendo intravedere i suoi
occhi. Erano arrossati e le sue iridi azzurre erano quasi bianche e
liquide.
Una
lacrima gli rigò la guancia.
Lesse le
incisioni sulla lapide.
'
Qui giace Rasiel.
Fratello,
Avversario,
Principe.
Ricordato per le sue gesta in vita'.
Belphegor
si sporse e appoggiò la coperta
sopra la lapide, avvolgendola.
“Questa
me l’hai regalata tu, una notte
che avevo freddo. Mi ha sempre tenuto al caldo, era l’unica
che ci riuscisse.
Ora farà lo stesso con te” disse con voce rauca,
si voltò e si allontanò con il
capo chino.