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Autore: bulmasanzo    11/06/2017    2 recensioni
Questo è ciò che succede se in una notte d'estate una fanwriter decide di non seguire più la trama.
Extra de: La 'meravigliosa' avventura.
Raccolta di one shot, tutte rigorosamente prive di un finale.
Possibilità di nonsense e di cross over.
Genere: Commedia, Fluff, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Daisy, Luigi, Mario, Peach, Rosalinda
Note: Cross-over, Nonsense, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Peach non sa dove si trova, sa soltanto che si sente immensamente felice.

Il fagotto che tiene tra le braccia è minuscolo e profuma di fragole, ma è un aroma che permea l'aria.

Non ha mai visto un bimbo così bello, sembra brillare dall'interno, i suoi boccoli dorati sono quelli di un cherubino.

Ne osserva il visino paffuto, indugiando sui suoi lineamenti in miniatura.

Che nasino, che boccuccia perfetta, che orecchiette minuscole, che occhietti grandi che la guardano, le sorridono, le trasmettono quanto abbiano bisogno di lei!

Peach pensa di dover aprire la camicia, ma si accorge che non ne indossa una, è nuda, come il piccolo sotto le fasce. Tanto meglio, sarà meno scomodo.

Solleva dunque uno dei seni e lo avvicina alle labbra del neonato, che si schiudono subito in cerca di latte.

Peach dapprima sente solletico, la linguicina le sta accarezzando il capezzolo, poi la bocca aderisce e inizia a poppare, avidamente.

È una sensazione strana, non l'aveva mai provata ma le sembra così naturale, questo è il motivo per cui è nata, per cui ogni donna esiste, la gioia di essere madre è talmente profonda che non riesce a descriverla.

Che importa se nel resto del mondo ci sono guerre, problemi, catastrofi, disgrazie, ingiustizie? Finché una mamma sarà in grado di allattare il suo bambino, di farlo crescere, di fargli conoscere l'amore, resterà un minimo di speranza.

Mentre beve, il piccolo cambia visibilmente.

I suoi riccioli si scuriscono, non sono più biondi ma castani, poi quasi neri. Crescono, come anche cresce il corpo.

Il viso si allunga, il torace si allarga, le gambe e le braccia si articolano e si ricoprono di peli.

Adesso si è staccato da lei, è diventato un adulto e non ha più bisogno di essere nutrito al seno.

La coperta che lo aveva avvolto è adesso arrotolata intorno al suo inguine, a coprire le pudenda.

Ma Peach vede soltanto il suo viso, con sgomento si rende conto che non assomiglia per nulla a lei.

Quello non è suo figlio!

Ha gli occhi di Mario, non per il colore -uno stranissimo giallo- ma per il taglio.

Ma chiunque sia la madre, non è lei.

Non è il figlio che le è stato promesso!

Peach porta le braccia in alto, prendendosi poi la testa tra le mani, vorrebbe farci entrare dentro questo concetto, ma tutto ciò che sente è di essere stata tradita.

"Perché mi stai facendo questo, Al? Pensavo avessimo un accordo!" grida, arrabbiata.

Il giovane che non è suo figlio scuote la testa desolato, le sue labbra si schiudono, gli occhi la guardano tristemente "Deve svegliarsi, principessa" dice.

E Peach si desta.

C'è la luce del sole sopra di lei e il terreno sotto, si trova all'aperto.

Sorpresa, si guarda intorno.

Credeva di risvegliarsi in una cella, in una stanza buia senza porte, magari con le catene a polsi e caviglie e invece si ritrova libera. È sorprendente e bellissimo.

Ancora, non sa dove si trova. Si guarda intorno, le sembra di essere in un giardino, c'è erba fresca molto verde, trapuntata di fiori bianchi. Non sa perché, ma questo la fa sorridere.

Si alza in piedi, spolverandosi l'abito. Si passa automaticamente una mano sui capelli, li sente crespi e vorrebbe avere uno specchio per vedere l'aspetto che ha.

Naturalmente lì non ne trova, però dopo aver camminato un po' trova un lungo stelo d'erba con una goccia di rugiada sopra, molto grossa, Peach si affaccia e guarda il proprio riflesso sull'acqua.

Deve dire che l'immagine restituita non è per nulla brutta, anzi la principessa si sente particolarmente attraente.

Ma sta ancora sognando o è sveglia, perché questi fili d'erba sono improvvisamente così alti da raggiungere il cielo?

Perché i fiori bianchi, che poco fa sembravano perfetti da raccogliere per farci un bouquet, adesso sono così larghi che ci si potrebbe stendere comodamente sopra la corolla di uno di essi, a 'mo di materasso?

Peach sgrana gli occhi, solleva la testa per cercare di vederne la fine, il campo le sembra adesso sconfinato.

Di fronte a lei c'è una foresta, salvo che gli alberi sono in realtà steli d'erba giganteschi. Si sente un po' Pollicina...

Ha il bisogno di lavarsi la faccia, così prende tra le mani la goccia di rugiada che ha usato come specchio ed effettivamente può constatare che sia abbastanza larga da poterci fare tutte le abluzioni.

Okay, pensa, o sono rimpicciolita io o mi trovo nel giardino di un gigante...

E l'ansia la coglie all'improvviso, come diavolo farà a orientarsi?

Ma si ricorda subito che è meglio essere libera che rinchiusa, quindi continua ad addentrarsi finché non si stanca.

Allora vede una fragola, una molto grossa, larga come un tavolo, come tutto intorno a lei è grosso e largo.

Le viene in mente che forse è proprio a causa di essa che riusciva sentire quel profumo attraverso la barriera del sogno.

Affonda le mani nella polpa del frutto, ne stacca due belle manciate e le mangia, sono dolci e deliziose. Non sapeva di avere fame, come non credeva di potersi saziare soltanto con quel cibo. Ma la fragola è enorme e il suo stomaco piccolo.

Vorrebbe che in quel ventre vi fosse un bambino, si rammarica di non avercelo e improvvisamente la tristezza prende il sopravvento e la principessa si trova a piangere, con ancora la bocca piena di fragola. Le lacrime si mescolano con il succo appiccicoso che le cola dal mento.

"Voglio tornare a casa" sussurra.

Ed ecco che di fronte a lei compare qualcosa.

Una luce, dapprima fioca, poi più intensa.

Si delineano cinque braccini e due piccoli occhi al centro. È uno Sfavillotto.

Anche se non ha una bocca visibile, sembra che le stia sorridendo.

La principessa sente un conforto quando le si tuffa sul petto, quasi come quel bambino che aveva desiderato e che mai potrà avere. Sente di volerlo abbracciare, e quando lo stringe le sembra di essere al sicuro, qualcosa le dice che tutto andrà per il meglio, che le cose si sistemeranno.

"Guidami" lo implora.

La stellina inizia a brillare molto più intensamente e Peach decide di camminare diritto di fronte a sé, come guidata dall'ago di una bilancia.

Scostati altri due grandi fili d'erba, o forse a questo punto dovrebbe chiamarli tronchi, vede un altissimo papavero e lo Sfavillotto in qualche modo le suggerisce che la cosa giusta da fare sia di raggiungerlo.

Peccato che tra lei e la meravigliosa corolla di quel fiore ci siano due minacciose e aggressive piante piranha. Le quali, non appena scorgono la principessa, tentano di morderla.

Lei caccia uno strillo, più agguerrito che spaventato, non ha fatto tutta questa strada per fare da colazione! Vuole vederci chiaro.

La stellina le vortica intorno come a proteggerla e per qualche secondo Peach ne acquisisce il potere, diventando sfavillante anche lei e invulnerabile, dalle sue braccia vengono sparati dei raggi cuoriformi che, come fossero proiettili tangibili, colpiscono le piante facendole ritrarre dentro ai loro tubi, permettendole di passare.

Dopodiché la principessa tenta un salto.

Piega le ginocchia, ma la gonna la impaccia. Se la solleva più che può, e la stellina le viene in aiuto.

Come se avesse preso un ascensore, la luce la trasporta in alto, finché non supera il fiore. Planando dolcemente, ne raggiunge il centro.

Il papavero si apre ad accoglierla.

Peach si aggrappa al pistillo a forma di croce, si siede raccogliendo le gambe sotto di sé.

Una polvere grigiastra si appiccica alle sue dita ancora sporche di succo di fragola.

Il profumo di quella mistura è inebriante.

"Dove sei?" domanda ad alta voce, ma chiedendosi al contempo lei stessa con chi stia effettivamente parlando.

Nonostante tutto, si sente ancora addosso la meraviglia di quel sogno, prima che cambiasse divenendo un incubo e lei si accorgesse che il bambino che allattava non era suo.

Sembrava così reale ed è così doloroso essersi dovuta accorgere che non lo fosse.

Forse non era lui a essere sbagliato, forse era lei...

Lo Sfavillotto l'ha raggiunta e le si posiziona di fronte.

"Qual è il senso di tutto questo?" gli chiede, giungendo le mani sopra le ginocchia.

"Dopotutto puoi ancora ottenere ciò che hai desiderato" dice lo Sfavillotto.

"E come?" inquisisce lei.

"Non ti trovi qui per caso, sono stato io a strapparti dalle mani del tuo rapitore, prima che neutralizzasse anche te, come ha fatto con Al, sotto ai tuoi occhi"

"Sul serio?"

“Non hai potuto vedere la battaglia perché eri già svenuta, a quel punto" le assicura la stella "Non potevamo lasciare che ti facesse del male, Al può rigenerarsi, tu no"

"Perché mi proteggete? Non ho fatto delle cose buone, anzi sono stata molto cattiva..."

"Nulla di ciò che hai fatto lo hai fatto con cattive intenzioni, noi ti abbiamo manipolata, ma il tuo cuore è rimasto puro, incontaminato, esattamente come quello di Luigi nonostante le vessazioni. Se abbiamo scelto voi due c'è una ragione, principessa, avete entrambi uno spirito molto forte ed era ciò di cui avevamo bisogno."

Lei sente un lieve sorriso formarsi sulla sua bocca "Incontaminato?" ripete.

"Sì. Ed è in nome di questo che alla fine otterrai ciò che ti è stato promesso"

Peach osserva emozionata i braccini luminescenti del suo interlocutore crescere, diventare braccia e gambe. Uno si divide in due, per un attimo ne vede sei. Poi alle estremità si tirano fuori delle dita, che, modellandosi, diventano delle mani e dei piedi. Gli occhietti a goccia, prima posti al centro, si spostano, si delinea la forma di una testa umana, con tutti i lineamenti, proporzionati e dolci.

Peach osserva affascinata, ma non ancora sorpresa.

Quella che si è creata di fronte ai suoi occhi è la silhouette luminosa di un bambino, che avrebbe all'incirca sei anni, a giudicare dalla ridotta mole. Non è quello del sogno, naturalmente, stavolta è qualcosa che non è ancora suo ma che può diventare suo.

Ha l'impressione che davvero le somigli, questa volta.

Peach vuole davvero che quel pargolo sia suo figlio. Ma il cuore nel petto le brucia enormemente, come se le avessero scagliato contro una freccia velenosa che glielo abbia trapassato.

Perché è tutto così maledettamente scorretto.

"Desidero moltissimo potervi credere" dice, passandosi il dorso della mano sulla faccia "Ma a questo punto non credo più a niente. Credo soltanto di aver sbagliato tutto, anche questo, è troppo per me. Non lo desidero più."

"Stai veramente rifiutando il tuo premio?" si sorprende il bambino-sfavillotto.

"Non vale nulla, perché non viene dalla persona che amo, anzi è il risultato di un imbroglio. Non lo desidero così tanto da ferire Mario pur di ottenerlo"

Sul viso del bimbo-stella si crea un visibile ghigno, è impressionato dalla correttezza della donna "È esattamente questo ciò di cui stavo parlando, principessa. Ne hai appena dato la prova. C'è un fondo di bontà in fondo al tuo essere che è intrinseco e non può essere corrotto in alcun modo. Ma se anche avessi scelto diversamente, non sarebbe cambiato nulla, questo devi saperlo."

"Non importa, non posso accettarlo" ribadisce lei, affranta.

La creatura piega la testa da un lato "Come preferisci, sappi che noi Luma ammiriamo tantissimo il tuo coraggio, signora principessa Toadstool"

Un lampo. L'essere torna alle sue dimensioni, torna a essere una semplice stella, poi si restringe sempre più, come se stesse risucchiando se stesso dall'interno, finché non diventa così piccolo da svanire.

E Peach sente le lacrime scorrere come torrenti sulle sue guance per ciò a cui ha appena detto di no, ma il dolore non è troppo forte, poiché è mitigato dalla consapevolezza di aver preso la giusta decisione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Daisy è in cammino, segue la mole gargantuesca di Bowser.

Nonostante questi sia più alto e massiccio di lei, lei riesce a tenere il passo senza problemi, gli sta appena dietro.

Si stanno avviando verso un grande veicolo parcheggiato in giardino, la famosa nave-flagello della famiglia Koopa, quella in grado di volare attraverso lo spazio infinito.

Più che a una nave assomiglia a una sorta di elicottero, ma senza l'elica, con le lamiere bombate e tonde e i razzi propulsori a entrambi i lati.

Bowser tiene ancora Mario bloccato sotto il suo grande braccio squamoso, trasportandolo gelosamente come fosse un fagotto, una importante missiva da consegnare.

Mario non prova neppure a ribellarsi. Si sente ancora piuttosto a disagio.

Il suo cervello fatica a elaborare una lunga serie di informazioni che gli sono state rovesciate addosso, come con un secchiello per il ghiaccio dritto sulla sua testa.

Sente ancora forte il dolore per la perdita apparentemente irrisolvibile della donna che ancora ama, unita alla preoccupazione per la perdita misteriosa della seconda donna che gli è stata data in cambio come premio di consolazione.

Sente confusione e agitazione, perché non capisce ancora bene cosa sia successo a suo fratello, teme che si sia ficcato in un pasticcio e non sa come aiutarlo, e infine sente l'umiliazione per essere stato affrettato nel giudicare qualcuno che non solo si è rivelato, di fatto, innocente, ma che adesso si è anche offerto, inaspettatamente e generosamente, di aiutarlo.

Questo tumulto di emozioni esercita una forte pressione sui nervi e sullo stato d'animo di Mario, si sente esausto, ma non sa di essere soltanto all'inizio.

Daisy, dietro di loro, da quando sono usciti dalla sala del tè non ha ancora parlato, pare che il lungo discorso per la spiegazione che ha dato le abbia prosciugato tutta la positività, la voce stessa. È assorta, persa in tanti funesti pensieri.

Mario si sporge leggermente per guardarla, torcendo il collo, e gli pare che fisicamente i suoi occhi siano in ombra.

La paragona a un robot, dal cuore che si è corazzato di metallo dopo essere stato ripetutamente attaccato.

Non gli piace vedere sua cognata in queste condizioni, Mario sa di tenerci tantissimo a lei, spera che Luigi sappia ciò che sta facendo, che non la deluda...

Dietro Daisy, ci sono i due toad con i dinosauri.

Ricordiamo che Yvan e Wolley sono piccolini e a causa delle loro gambe corte si sentono distanziati, perciò hanno bisogno di essere trasportati.

Ma neppure Yoshi e i suoi fratelli riescono ad andare troppo veloci, c'è una specie di resistenza che li rallenta, come una tempesta di vento impalpabile e invisibile che li sferza.

Loro arrancano e Bowser ha già raggiunto la nave.

Lo sportello si apre e sulla soglia c'è una persona.

Mario non l'ha mai vista prima e la osserva, interessato. È una donna dai capelli lunghi, ricci e rossi, e gli occhi suadenti, vestita con uno stile un po' antico, con una bandana blu sulla testa, un top verde con le doppie bretelle che si abbarbicano alle spalle, pantaloni bianchi leggermente a palloncino fermati da una grossa cintura, spessi dobloni dorati alle orecchie e per finire un medaglione a forma di teschio al collo.

La donna tiene le braccia conserte, ma all'arrivo di Bowser si illumina. È come se un secondo prima si stesse annoiando, e ora già freme, affamata di novità e di avventura.

Il re mette finalmente giù Mario, proprio di fronte a lei.

"Questa è Maple" gliela presenta "È il capitano dei pirati spaziali, ma adesso ha preso il possesso della mia nave ed è in affari con me" si rivolge a lei "Questo è Mario, il mio antico rivale, venuto a impetrare il mio aiuto perché pare che sua moglie, la principessa Peach, sia sparita"

" 'Impetrare' non è esattamente la parola esatta..." specifica Mario.

La donna si acciglia "E salute a te, signorotto" fa in tono sprezzante "So bene chi sei, la tua reputazione ti precede. Io direi che dovresti essere grato al gran re Bowser per averti concesso la sua comprensione e non averti vaporizzato, cosa che meriteresti."

"Che significa?“ chiede Mario confuso. Si sente accoltellato dai penetranti occhi della donna. Non gli piacciono per nulla.

"Naturalmente il tuo intelletto è inferiore, al punto che non hai compreso affatto ciò che ho enunciato così chiaramente" Maple fa scattare la testa da un lato sollevando il naso, facendo volteggiare i suoi fluenti capelli "Non che mi aspettassi di più, ma neanche di meno."

Mario si sente leggermente deriso, ma è comunque ammirato da quell'ottima dizione.

Arrivata anche Daisy, il capitano le si para di fronte. "Quante persone ci sono dietro, ancora?" chiede, abbassando uno sguardo truce.

"Solo un paio di piccoli toad e un paio di yoshisauri" la informa il Koopa.

"Troppi, possiamo caricare al massimo questi due. Entriamo e chiudiamo il portellone."

Mario e Daisy tentano una protesta, ma vengono afferrati per le braccia da qualcuno che stava lì in ombra insieme al capitano e tirati dentro senza possibilità di ritrarsi, mentre Yvan e Wolley e Yoshi vengono lasciati inesorabilmente indietro, con la porta sul naso.

Si sente lo strillo indignato del micete giallo, e Bowser non può fare a meno di deriderlo. Non gli sono mai piaciuti troppo, i toad, e ogni occasione di metterli in ridicolo è sempre perfetta per garantirgli un po' di divertimento.

Mario si dimena stavolta, tentando di divincolandosi dalla presa del martelkoopa che fatica per tenerlo fermo. Alla fine si trova bloccato con le braccia del nemico che gli stringono le spalle e il torace.

Maple gli passa di fronte impettita, con le mani dietro la schiena e lo sguardo fiero sollevato "Agguerrito" commenta "Nonostante io ti disprezzi, apprezzo la tua grinta" commenta.

"Tu non mi conosci e io non ho idea di chi tu sia! Cosa succede? Dobbiamo considerarci prigionieri?" chiede Mario, giustamente in difficoltà.

"Considerati ciò che credi, ma direi che mi faresti un enorme piacere se volessi farlo"

"Ma io non voglio!" protesta Mario, ma debolmente, ha l'impressione che qualsiasi cosa dica sia inutile.

E mentre parla vede che, a differenza di lui, Daisy non sta lottando, ha semplicemente chinato la testa, sembra rassegnata.

Mario è abituato a vederla mostrare un carattere forte, ma in questo momento la ragazza si è completamente spogliata della sua metaforica armatura. Riesce a vederla nella sua essenza, gli sembra fragile come un castello di sabbia, gli ispira protezione, la vorrebbe tirare su in qualsiasi modo.

"Daisy, stai bene?" si limita a chiederle, preoccupato. Nonostante l'evidenza dica il contrario, Mario vuole ancora considerarla forte.

Lei non risponde. Ha chiuso gli occhi, sembra fare dei respiri molto profondi per calmarsi.

Il martelkoopa che la tiene sembra altrettanto meravigliato di non trovare alcuna resistenza.

Bowser ha una faccia divertita, sembra sul punto di mettersi a gongolare, si vede quanto sia contento di essere lui in controllo, si sente l'indispensabile, colui al quale ci si rivolge per risolvere i guai, il diavolo con cui si scende a patti per ottenere un favore, che si ottiene a costo della propria anima.

"Portate i nostri ospiti nella cella pronta per loro" ordina. I fratelli Martello obbediscono, scortando Mario e Daisy dentro una gabbia messa al centro della nave, di fronte ai comandi, ma ben distanziata da essi.

"Perché rinchiuderci?" protesta Mario "Ancora non riesco a comprendere..."

"Questa è l'unica condizione in cui ti è permesso viaggiare su questa nave" sghignazza Bowser.

Sa benissimo di essere esagerato, ma non può resistere alla tentazione di umiliare il suo nemico il massimo che può. Sta facendo del suo meglio, o per meglio dire, sta facendo del suo peggio. È possibile che alla fine Peach si arrabbi con lui, una volta venuta a conoscenza del trattamento che ha riservato a suo marito e alla sua amica, ma poi, rendendosi conto che la missione originale era salvarla, chiuderà certamente un occhio.

Maple, intanto, si è seduta al posto del pilota. Tira un paio di leve e la nave inizia a vibrare, per poi sollevarsi dal suolo.

Non funziona come per un aereo, che deve prima mettersi in posizione e andare indietro per prendere la rincorsa prima di lanciarsi nel cielo, la nave si solleva verticalmente, spinta da sotto dai due razzi. E poi, raggiunta l'atmosfera terrestre, la supera ed ecco che parte, con una supersonica sgommata che la lancia nel vuoto.

Mario e Daisy si trovano sbilanciati dell'improvvisa acquisizione di velocità e la falsa forza li spinge contro le sbarre laterali della gabbia.

Mario batte il naso su di esse quando Daisy gli finisce addosso.

Dopodiché, entrambi crollano giù.

"Magari ci saremmo aspettati una partenza più dolce" rimbrotta Mario.

"Magari ti stavi aspettando anche che ti mettessi sulle mie ginocchia e ti facessi guidare" replica Maple prontamente. Bowser ride sguaiato a tale battuta, eppure a Mario non ha fatto molto ridere.

La nave va velocissima, diretta verso un punto lontano.

Mario guarda fuori dal finestrino attraverso le sbarre, vede il cosmo vasto, sconfinato, e ha un attacco di nostalgia che gli fa male al cuore, gli ritorna in mente tutta la questione dell'equilibrio dell'universo, come potrà essere mantenuto, adesso che Rosalinda non c'è più?

Forse non può. Forse è proprio questo il motivo per cui tutto sta cadendo in pezzi.

Forse Peach è caduta vittima proprio di questo disequilibrio e non è veramente stata rapita ma è stata risucchiata dal vuoto, forse è per questo che Luigi si è messo in combutta con quel tizio losco, forse è questo il motivo per cui la un tempo gagliarda Daisy, adesso è accanto a lui, in ginocchio, con le mani sulla faccia, a piangere...

Mario si volta angosciato, si abbassa su di lei, le mette una mano sulla spalla "Stai tranquilla, non siamo realmente prigionieri, è solo una piccola rivincita che Bowser si sta prendendo, arrivati alla Stanza di Balzo vedrai che ci lascerà andare"

Daisy toglie le mani dal viso e Mario si accorge che tiene nell'incavo i propri orecchini a forma di fiore, se li è tolti per qualche ragione.

Stringe il pugno e gira il viso verso Mario.

Non ci sono lacrime sotto i suoi occhi grandi, solo uno sguardo affranto ma diretto. Consapevole. Non dice nulla, ma c'è un mondo di parole frementi, dentro quelle pupille tremolanti.

La principessa allunga il pugno chiuso sulla mano di Mario e vi deposita dentro uno dei due gioielli. Mario lo porta più vicino agli occhi per osservarlo e si accorge che non sono dei fiori di metallo, come credeva, sono dei veri, piccoli fiori di fuoco, dei power up! Ma sono verdi, segno che il potenziamento che daranno sarà certamente diverso da semplici fiamme.

"Aspetta ad assorbirne il potere" sussurra Daisy, senza quasi muovere le labbra.

Mario è colpito, annuisce appena e mette l'orecchino nella tasca centrale della salopette senza dire nulla.

Daisy si alza, si spolvera un po' la gonna, si avvicina alle sbarre e le afferra, mettendosi poi a guardare direttamente il capitano con una faccia vagamente imbronciata.

Maple, alzatasi dal suo sedile, le restituisce lo stesso sguardo duro.

Mario afferra al volo una cosa piuttosto ovvia: le due donne non si piacciono.

Si fissano con odio, come se non vedessero l'ora di saltarsi addosso.

Si sente una vera e propria tensione, come se ci fossero dei fili elettrici invisibili tra di loro che le collegano, dentro ai quali passa una corrente di dodicimila watt.

"Che cos'hai da guardare, tu?" la provoca Maple.

"Mi piace ricordare com'è il viso del mio nemico" replica con prontezza Daisy "Prima di sfigurarglielo a suon di botte"

"Quale impudenza" commenta il capitano, sorridendo spavalda "Sei dentro una gabbia, come pensi di combattermi?"

"Prima o poi questa gabbia verrà aperta" Daisy assottiglia gli occhi, pare molto sicura di sé.

Maple sembra irritata dal suo tono "Ne sei proprio sicura? Potremmo decidere di far uscire soltanto Mario e di tenere te in ostaggio..."

La principessa manda lampi dagli occhi "Nessuno può tenere me in ostaggio" sentenzia.

Catfight! pensa Mario, preoccupato. La Daisy che conosce è indubbiamente tornata, ma sarà effettivamente il momento giusto, data la posizione in cui si trovano attualmente?

Le mette una mano sulla spalla e la fa girare, facendole dare le spalle al capitano.

"Non mi sembra sia il caso di provocarla" le sussurra all'orecchio.

"Lo so, ma la sua faccia mi dà sui nervi, si sente così superiore..."

"Beh, è in una posizione di superiorità, in questo momento"

"Ed è proprio questo che mi dà fastidio" strizza gli occhi e le sue guance arrossiscono "Non sono abituata a trovarmi in gabbia, sai? La damigella in pericolo di solito la fa Peach, non io!"

"Lo so, ma cerca di tenere duro almeno un altro poco..." la implora Mario.

Ma pare che qualcuno li abbia sentiti bisbigliare.

"Visto, te lo dice anche lui! Stai al tuo posto, signorina, non te le hanno insegnate le buone maniere a corte?" le intima infatti il capitano, in tono sfottente "Credi sul serio che fare la capatosta ti frutterà? Sembra che non ti abbia aiutato molto in passato" aggiunge, sarcastica.

"Che cosa ne sai tu di me?" si acciglia Daisy.

"Pensi che non sappia chi sei? Hanno sentito parlare tutti di te, Daisy Flowerstool, la principessa che ha disonorato l'intero Regno di suo padre, scappandosene con un misero figlio della plebe e che poi è tornata strisciando quando la frittata era fatta e stava arrivando il suo bastardo..."

Daisy stringe i pugni e digrigna i denti, è così arrabbiata che Mario quasi si aspetterebbe di vederla trasformarsi in super saiyan da un momento all'altro...

"Innanzitutto, non permetterti di definire mia figlia Aastrid in quel modo indegno. E poi non sono 'tornata strisciando' dai miei. Tu davvero non lo sai come sono andate le cose..."

"A chi importa della tua versione? Non sarà mai quella ufficiale!"

Siamo quasi al punto di rottura, prevede Mario.

"Anche se hanno cercato di insabbiare tutta la faccenda, la gente parla!" continua Maple, le sue parole scivolano come stille di veleno tra i denti di un serpente "E la tua cara principessina sarà ricordata da tutti come la figlia di una puttana e di un fallito!"

Questo è troppo! Non si torna più indietro!

Mario crede improvvisamente di trovarsi allo zoo, perché Daisy ha letteralmente ruggito, si è scagliata contro le sbarre e ha aperto le fauci, con un morso selvaggio ha divelto le sbarre della gabbia ed è saltata, libera, addosso al capitano, sfoderando degli artigli da pantera, il tutto mentre il power up viene assimilato e il corpo della donna è attraversato da saette elettrostatiche. Non è da prendere alla lettera, però è strano, è questo l'effetto completamente nuovo che Mario non aveva mai avuto modo di vedere prima.

Maple viene sbalzata via dalla cabina di pilotaggio e Daisy la aggredisce con una foga violenta incredibile.

Una serie di pugni la coglie in piena faccia, prima che la sorpresa del momento svanisca e Maple inizi a difendersi.

Mario non sa come comportarsi, le due donne si rotolano a terra, si insultano, si picchiano, si graffiano, si mordono e si strappano i capelli a vicenda.

Poi inizia a ragionare, esce dalla gabbia e si mette in mezzo, tentando di separarle.

Ma qualcuno lo blocca afferrandolo da dietro per le bretelle.

Un alito di fuoco si fa percepire. "Lasciamole discutere tra di loro" gli dice Bowser nell'orecchio "Non devi mettere mai il naso tra due femmine che litigano"

Mentre Mario agita le braccia e le gambe cercando di raggiungere il pavimento, Bowser si reca deciso verso un portellone sul fianco della nave, gira la maniglia di metallo e lo apre, ficcandosi dentro un vano in cui sta, in attesa con lo sportello aperto, invitante, quella che sembra una capsula di espulsione, tonda e piccolina, lo spazio appena sufficiente per un koopa adulto, ma Bowser fa in modo di infilarci dentro entrambi.

"Daisy!" urla Mario disperato, agitandosi di più.

La principessa volta la testa verso di lui, ha una guancia già gonfia e un labbro sanguinante, ma un sacco di capelli rossi strappati alla sua avversaria dentro il pugno chiuso, oltre che un ginocchio sul suo petto.

Quella distrazione le costa cara, però, Maple le afferra un braccio e la sposta da un lato.

Dopo averle mollato un bel calcio, si rialza in tutta fretta e corre furiosa nella loro direzione.

"Cosa stai facendo, Bowser? Dove vai? Non penserai mica di andartene così!?" grida, ma la sua corsa viene arrestata da Daisy che le ha nuovamente acchiappato i capelli e la strattona indietro.

Bowser ridacchia, preme un pulsante e la porta della capsula si chiude.

Mario, che è con lui, non sa bene cosa stia succedendo, ma non fa in tempo a chiederlo che Bowser gli mette sulla faccia una maschera per l'ossigeno attaccata a una piccola bombola.

"Respira con moderazione, stiamo per essere sparati nello spazio a una velocità di duemila parsec al secondo" lo avvisa Bowser. Non si sentono più gli insulti e le urla che Maple sta rivolgendo loro, il re abbassa una levetta accanto al pulsante che ha premuto poco fa e si sente un grande risucchio.

Poi Mario perde l'equilibrio, la capsula è partita di scatto all'incontrario.

Riaperti gli occhi che aveva chiuso per l'impatto, li sgrana perché vede la nave già lontanissima dietro di loro, se ne stanno allontanando velocissimamente.

Bowser sembra tranquillissimo.

"Era da un secolo che volevo farlo, Maple sarà un ottimo capitano, ma è scorbutica e antipatica da morire, ho settato questa capsula di espulsione da tempo, nell'eventualità di battermela, prima o poi."

"Ma... Ma dove stiamo andando? E Daisy?" fa Mario perplesso.

"Onestamente, se qualcuno dovrebbe salvare Peach, quelli saremmo noi due, queste faccende non sono roba da donne. Inserisco le coordinate in questo mini computer e arriveremo comodamente nella Stanza di Balzo" e glielo mostra.

"Ma Daisy!" insiste Mario.

"Credo che ora abbia bisogno di sfogarsi un po', non ti pare? È stata piuttosto stressata, ultimamente" sogghigna soddisfatto, mentre parla ha iniziato a digitare delle cifre sullo schermino di questo fantomatico computer di bordo.

Ancora una volta, a Mario viene impedito di esprimersi, la capsula subisce infatti un brusco slancio in avanti e inizia a turbinare velocissima come un pallottolo Bill.

Nonostante la maschera che indossa, si sente soffocare, si sente i polmoni come schiacciati contro il torace, strizzano quasi il cuore come un tubetto di dentifricio. Inutile dire che faccia un male indescrivibile.

Non ha neppure la forza di urlare, e sarebbe soltanto uno spreco di ossigeno e di energie, allora si limita ad accasciarsi, con una mano stretta sul petto, ha solo il tempo di pensare Oh, no! che tutto gli vortica intorno e improvvisamente diventa tutto nero...

Quando si risveglia, la prima cosa che vede è la scagliosa magnotta di Bowser che gli sventola davanti al naso una boccetta dal profumo intenso, probabilmente si tratta di quei sali che si usavano un tempo per far rinvenire le persone deboli di cuore che svenivano dopo una forte emozione. Chissà come ne sarà entrato in possesso...

"Hai appena avuto un infarto, per caso? Voi umani siete così ridicolmente deboli... " lo deride.

"Se lo avessi avuto sul serio, tu avresti dovuto portarmi in ospedale" gli risponde.

"Con Peach sparita non ho mica tempo di prendermi cura anche di te" è la ovvia risposta "È già tanto che non abbia deciso di andare da solo"

Mario si mette seduto. Ha le budella attorcigliate e il petto gli fa ancora un male assurdo, il respiro ce l'ha corto e i polmoni gli bruciano come se avesse appena finito di far jogging, si stupisce quasi di essere ancora vivo.

"Dove siamo?" ansima, guardandosi attorno e cercando di raccapezzarsi. Per qualche ragione, vede tutto blu scuro, e nell'ambiente, stranamente, vi sono degli strani oggetti fluttuanti a forma di sagome di stelle verdi, luminosi e che sembrano pulsare.

"Siamo dove stavamo andando"

"Cos..."

"Questa è la Stanza di Balzo" specifica Bowser.

"Vuoi dire che siamo già arrivati?" Si stupisce Mario.

"Certo, ma mi senti quando parlo? È stato un bene che tu sia svenuto, così non ho dovuto sorbirmi il viaggio in tua compagnia, ti ho semplicemente lasciato dov'eri e mi son goduto la strada..."

Mario sgrana leggermente gli occhi, inspiegabilmente preoccupato "Perché, quanto ci abbiamo impiegato per arrivare?"

"Un paio d'ore, a dire il vero mi scocciava pure doverti svegliare, ma il messaggio parlava chiaro, eravate tu e tuo fratello a dover venire qui e dubito che se fossi stato da solo mi avrebbero fatto entrare"

"Però, aspetta" lo interrompe "Io sono già stato qui, due... No, sono stato qui sei anni fa. Questo posto... o non è la Stanza di Balzo, o è molto diverso da come lo ricordo..."

"Già. E non lo hai mai sentito dire che le cose cambiano?"

"Insito nel dire che non lo è"

"E io insisto nel dire che tu sei stupido, e che mi stai facendo perdere tempo, quindi adesso piantala di tergiversare e..." Bowser rimette in piedi Mario, lo prende per le spalle e lo fa voltare "Guarda dietro di te e vedi se riesci a capirci qualcosa!" -è un ordine.

Mario fa come gli ha detto e sussulta.

Al centro di uno di questi strani oggetti verdastri sospesi nell'aria, scorge quella che pare essere una microscopica personcina raggomitolata su se stessa.

"Chi è quello?" chiede.

Bowser non gli risponde perché ovviamente non lo sa, ma gli mette in mano una piuma che ha tirato fuori da chi lo sa dove, forse dall'interno del suo guscio.

Non appena la tocca, intorno a Mario si forma una specie di nuvoletta di polvere gialla e sulla sua schiena compare un mantello. Mario riconosce l'effetto del power up e fa gonfiare il mantello, che gli permette di compiere un bel salto e fluttuare verso quel bambolotto.

Lo raggiunge e lo prende delicatamente tra le braccia.

È un vero neonato, può constatare, un maschietto, è nudo e molto, molto piccolo. I capelli sono tanti e tutti arruffati, di un castano chiaro quasi biondo, il nasino è tondo e leggermente schiacciato. Sta dormendo, ma quando Mario atterra e lo rigira per mirarlo, gli occhietti si aprono e lo lasciano sconvolto, senza parole.

"Sono occhi pieni di sole!" mormora, e un attimo dopo la testa del bimbo inizia a illuminarsi, i capelli diventano dorati come il miele e anche le iridi si riempiono di luce, diventano di un colore giallo intenso che manda raggi ovunque guardino.

Anche Bowser ne resta impressionato.

"Che cosa significa?" chiede per l'ennesima volta Mario, affascinato e confuso e non sapendo cosa fare.

È in quel momento che il bambino ride, e la sua risata si trasforma in un altro globicino di luce che irradia una potente energia positiva.

Tutta questa luce si incorpora in una larga sfera che raggiunge l'altezza occhi di Mario.

Il quale sente di colpo una grande consapevolezza, dentro il suo cuore, qualcosa glielo dice, sa che quello che sta tenendo in braccio è suo figlio.

O, per lo meno, quello che sarebbe dovuto essere suo figlio.

Perché... assomiglia a lui... e assomiglia a lei.

No, non ha senso, è un concetto completamente fuori dal mondo, ma l'emozione provata è fortissima.

Non si era neppure accorto che stava piangendo, ma il bambino ride ancora, una risata pura e innocente, infantile e contagiosissima.

Mario si riempie di amore per quel piccolo fagottino di gioia.

"Cosa ha a che fare con Peach, tutto questo?" si spazientisce Bowser "Perché non troviamo l'indizio per scoprire dove sia andata, invece di stare a giocare con questo marmocchio luminoso?"

"Il biglietto diceva che anche Luigi sarebbe dovuto essere qui, quindi credo che dovrei aspettarlo" riflette Mario, senza staccare gli occhi di dosso dal piccino.

"Secondo me, tuo fratello sta tramando qualche cosa" dice Bowser.

"Io mi fido di lui" replica semplicemente Mario.

"Lo hai sentito il racconto strampalato di tua cognata, no? Credo che non se ne possa cavare nulla di buono quando ci si mette in combutta con questi individui misteriosi, che poi chi lo sa qual è il loro vero obiettivo! Non che mi importi, questi sono fatti vostri, a me l'unica cosa che interessa è ritrovare Peach e portarla fuori da tutta questa caotica assenza di senso..."

Mario osserva il re Koopa dal basso. Alza un sopracciglio.

"Sei ancora innamorato di lei, non è così?" gli chiede, a bruciapelo.

Bowser è spiazzato.

"Lei ama te, te la sei sposata" gli ricorda in tono evasivo.

"Onestamente, non so perché l'ho fatto" ammette Mario "C'è un'altra donna nel mio cuore che non se ne andrà mai"

"Perché è così che funziona la vita, la gente va avanti, dimentica le delusioni perché sa che le cose non funzionano sempre come aveva sperato, anche se ci provi tantissimo, anche se speri che gli altri vedano il tuo impegno e lo rispettino. Ma la verità è che ognuno pensa solamente a sé. Peach mi ha chiesto un'amicizia e io potrei fare qualsiasi cosa, potrei rapirla, rinchiuderla e costringerla a mollare te e a sposarmi, lei vorrà sempre e solo una amicizia da me, e se la tratto male neppure quello!"

Mario ha sentito una vera emozione, una grande rassegnazione nelle parole che il drago ha appena pronunciato "Adesso capisco il motivo della sala da tè, e capisco perché Peach viene a farti visita. Tu la stai assecondando!"

"Almeno, così non mi odierà e continueremo ad avere dei buoni rapporti. Anche se non è ciò che io voglio, ma sto solo cercando di farla felice..."

"Cosa che apparentemente io non sono riuscito a fare" conclude Mario amareggiato, nel retro della sua memoria si affaccia la principessa che si copre pudicamente le nudità di fronte a quell'ingrato che improvvisamente ha smesso di riconoscerla, ma è ancora abbastanza testarda da continuare a lottare per essere comunque una parte importante della sua vita.

Da questo discorso indiretto, sente una ammirazione ancora più grande per Peach. Si sente in colpa per il neonato che sta ancora tenendo in braccio, qualcosa che Peach avrebbe voluto e che non le è stato concesso.

Beh, pare che non sia stato concesso a nessuno, in realtà. Quel bimbo non dovrebbe neppure esistere, Mario direbbe che sia un ologramma, se non ne sentisse la pesantezza e la concretezza tra le sue braccia, se non ne sentisse il dolce respiro, il lieve ma deciso battito del cuore...

"Non riesco a comprendere che cosa significhi" ammette "Vorrei soltanto capire..."

Mario mette il piccolo in posizione sollevata e lo regge dal busto, guardandolo direttamente negli occhi "Dimmelo tu, spiegami cosa vuol dire tutto questo"

"Ma sei scemo? Stai parlando con un neonato" lo prende in giro Bowser "Ti aspetti che ti risponda?"

"Deve avercela per forza lui la risposta, se no per quale motivo lo avremmo trovato qui?"

Il bambino apre la boccuccia ancora sdentata e sembra stia provando a dire effettivamente qualcosa.

"Coraggio, parla!" lo incoraggia Mario.

"Tu ti sei bevuto il cervello, perfino io lo so che a quella età gli umani non sanno parlare" si esaspera Bowser.

"Taci, sta per accadere qualcosa" insiste Mario.

Ma il bimbo fa soltanto un ruttino e poi si agita piano perché la posizione in cui è tenuto è scomoda.

Bowser fa una sorta di pernacchietta con le labbra "Che ti aspettavi, seriamente?"

Ma ecco che di colpo, da lontano e poi sempre più vicino alle orecchie dei presenti, si sente un urlo straziante prolungato che attraversa l'aria come un siluro, il bambino si spaventa e inizia immediatamente a piangere e subito dopo il terreno inizia a tremare con violenza sotto i loro piedi, è come se ci fosse un terremoto che li prende alla sprovvista.

Mario stringe il neonato più forte che può, tentando di farlo stare calmo, Bowser cerca di restare in equilibrio, ma il pavimento piastrellato inizia a creparsi e a spaccarsi esattamente nel mezzo delle sue zampe.

"Attenzione!" esclama, in allarme.

Le stelle verdi iniziano a perdere la loro luce e si mettono a cadere giù, precipitano una dopo l'altra impattando con gran fragore sulla pavimentazione, distruggendola sempre di più.

Mario si mette a sfoderare i suoi famosi salti per evitarli e non esserne schiacciato e usa il mantello per mantenersene a debita distanza, mentre Bowser cerca come può di ripararsi con il proprio guscio.

"Cosa hai combinato?" il drago sbraita contro l'idraulico.

"Non ho fatto nulla, lo hai visto pure tu!" si difende lui. È in piedi sopra uno di quegli affari che si è incastrato nel buco da esso stesso prodotto.

"Sei andato fuori di testa e tutto ha iniziato a disintegrarsi, qualcosa la devi aver fatta per forza! Sei un..."

Non riesce a finire ché un altro enorme oggetto verde gli si schianta proprio addosso, mandandolo a terra.

Mario ha un colpo al cuore e non si accorge di aver urlato, il bambino tra le sue braccia si agita tantissimo finché riesce a sgusciare via, facendogli prendere un altro colpo perché sembra che stia cadendo nel vuoto, ma quello resta inspiegabilmente sospeso, come lo era poco fa al centro della stella in cui lo ha trovato.

Si sente passare qualcosa, vicinissimo, che gli sfreccia accanto alla testa, ed ecco che due mani gli si posano sulle spalle, un tocco gentile.

Mario si volta... e vede che la persona che lo sta toccando non è altri che Peach.

Non l'aveva vista arrivare, non sa da dove diavolo sia spuntata.

"Sei venuto" dice commossa "Sei venuto davvero!" lo abbraccia con foga. Anche lei sta fluttuando. Ha il vestito rosa tutto stropicciato e logoro e i capelli sono arruffati. Ma sembra così felice, in mezzo a tutto quel caos.

"Certo che sono..." si blocca. Peach ha appena cercato di baciarlo e lui si è istintivamente ritratto. Lei lo guarda, dapprima sbalordita, poi offesa.

"Ancora?!" concentra tutto il proprio rancore in quell'unico termine.

Mario non sa cosa dire, si sente colpevole, sa di averla ferita e vorrebbe non averlo fatto.

Un ruggito si leva nell'aria. Bowser è appena riemerso dalle macerie che volevano seppellirlo vivo.

"Possiamo spostarci da qui, per piacere?" brontola, prima di vedere la principessa e fermarsi a guardarla.

Peach lo nota con molta sorpresa.

"Perché lui è qui?" chiede.

"Perché mi ha accompagnato, diciamo" spiega Mario.

"No. Perché lui è qui?" ripete Peach con un tono diverso, più calcato, più rabbioso.

Discende verso di lui, tenendosi ritta con i piedi incrociati e con le punte rivolte verso il basso.

Quando passa accanto al bambino sembra non accorgersi neppure della sua presenza, o lo ignora di proposito.

"Ciao, bellissima, sono venuto qui per salvarti" la saluta il koopa.

"Dovrebbe esserci Luigi qui con Mario, non tu" sembra rimproverarlo, ma subito dopo sta sorridendo "Ma sinceramente sono contenta che sia venuto anche tu"

Al che, le guance di Bowser fanno l'equivalente di quello che farebbero quelle di un essere umano quando arrossiscono...

"Credo che arriverà anche lui, aveva detto che ci saremmo incontrati qui" dice Mario senza accorgersene.

"Ma se anche arriva, troverà soltanto questo casino, spostiamoci prima di farci ridurre a brandelli" propone ragionevolmente Bowser. Poi, senza aspettare conferme dagli altri, come suo solito, prende la principessa tra le braccia e inizia a dirigersi verso l'uscita.

Peach non mostra nessun fastidio per questo, anzi si aggrappa anche al collo del koopa, mostrando di avere parecchia fiducia in qualcuno che un tempo era stato un nemico...

Mario fa per seguirli, ma si ricorda subito del bambino, così gli salta addosso per acchiapparlo come fosse una farfalla.

Il bimbo ha smesso di piangere e si è messo il pollicino in bocca, si fa prendere senza far storie, questa volta.

Ma sorprendentemente è Peach a sollevare una obiezione: "Ehi! Non puoi portarlo con noi!" esclama.

"Certo che posso" fa Mario, confuso.

"Certo che puoi" ripete lei "Ma non devi"

"Perché no?"

"È quello sbagliato. E io ho rinunciato a quello giusto, quindi non se ne fa niente"

Mario vorrebbe chiederle di che cavolo stia parlando, ma subito pensa di non avere tempo per discutere, ché sicuramente la sua spiegazione sarebbe troppo complicata e/o delirante, a dirla tutta la ragazza è strana, non sembra esattamente lucida, forse è ancora sotto choc per via del rapimento inaspettato... Ma comunque non ha importanza! Chiunque sia, un bambino, specie se così piccolo, non può assolutamente essere lasciato da solo in un posto pericoloso come questo!

"Non lo lascerò qui" si intestardisce.

"Ti sbagli, tu non hai visto quello che ho visto io. Lo hai incontrato unicamente per lasciarlo dove lo hai trovato."

"Ma morirà"

"Non è tuo compito salvarlo" sentenzia lei "Non portarlo, sei venuto per me o per lui?"

"Non puoi essere così crudele, dove è andato a finire il tuo senso materno?"

"Me l'hai ammazzato tu, ecco dov'è che è finito!"

Il loro battibecco viene interrotto da altri oggetti che precipitano e rischiano di colpirli in testa, Bowser si affretta a uscire e portar via la principessa e Mario li segue, portandosi dietro, ostinatamente, il bebè.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:
Salve di nuovo! 
L'ispirazione per questo capitolo andava e veniva quando pareva a lei e in più questo è stato un periodo incasinatissimo, al punto che sto letteralmente perdendo i capelli per via dello stress, mi son trovata in una situazione per cui ho raggiunto un record personale per aver cambiato quattro lavori diversi nel giro di tre mesi e non so neppure se questo che ho adesso riuscirò a tenermelo, perciò non ho avuto neppure troppa testa per scrivere. Ma volevo comunque specificare che il personaggio di Capitan Maple Syrup è una entrata completamente random che mi faceva piacere infilare nel mio racconto per il puro gusto di usare un cattivo di sesso femminile nella mia storia (se non sapete chi è, viene dalla serie di Wario Land, googlatela!), la voglio lì dov'è e ce la lascerò, ma se pensate sia inutile me lo potete dire!
Se qualche anima buona mi volesse lasciare una recensione mi farebbe un piacere enorme! Ho bisogno di affetto!
Un kiss...

  
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