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Autore: _ Arya _    12/06/2017    3 recensioni
Killian Jones, 29 anni, vive a Londra con suo fratello Liam ed è co-proprietario di un pub. Un incidente ha rovinato la sua vita portandogli via la fidanzata, la loro bambina non ancora nata e una mano. È seducente e di bell'aspetto, ma dietro la sua maschera da duro nasconde un'anima profondamente ferita, che cura impegnandosi a limitarsi ad avere soli relazioni occasionali.
Emma Swan, 18 anni, vive coi suoi genitori e suo figlio Henry. Ufficialmente lavora alla boutique di moda della sua amica Regina, ma in realtà segue una cacciatrice di taglie per imparare il mestiere. Ha avuto un'infanzia difficile segnata da malattie e prese in giro: quando la sua vita è migliorata ci ha pensato il suo primo ragazzo a ributtarla nel baratro. Pur soffrendo ancora di depressione, è una ragazza forte e indipendente e non mostra mai le sue debolezze.
Quando Liam convincerà il fratello a provare ad unirsi ad un gruppo di supporto, i destini dei due ragazzi si incroceranno: saranno troppo diversi o riusciranno ad unirsi e rimettere insieme i pezzi delle loro anime?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Liam Jones, Neal Cassidy, Regina Mills
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Decisions






EMMA POV

-Regina... sei sicura che stia bene? Cosa è successo?
-Io... mi spiace, dev'essere lei a parlarvene...
L'ultima cosa che volevo era mettere in difficoltà Regina, ma proprio non riuscivo a parlare. Da quando il giorno precedente ero tornata a casa, non avevo fatto che piangere e dormire. E poi di nuovo piangere. Avevo mangiato una mela, ma dopo aver vomitato perfino quella ci avevo rinunciato ed ero tornata a letto. E una volta sveglia, avevo pianto ancora. Avevo perso il conto di quante volte si fosse ripetuto quel ciclo, sapevo soltanto di sentirmi malissimo e di non avere neanche la forza di aprir bocca. Avevo anche ricevuto un messaggio di Killian, nel quale mi chiedeva se avessi voglia di parlare, ma non gli avevo risposto. Se l'avessi rivisto mi sarei gettata tra le sue braccia e non sarei più riuscita a mantenere i miei propositi.
Ad ogni modo i miei genitori dovevano sapere, quindi ero riuscita a mandargli un sms chiedendogli di venire insieme ad Henry. Avevo scelto il momento perfetto per fargli trascorrere un po' di tempo coi nonni, ma mi mancava... e dovevo assicurarmi che avesse un futuro, con o senza di me.
Il problema era che da quando erano entrati non ero nemmeno riuscita a dire “ciao”, e ovviamente le mie occhiaie e gli occhi rossi erano state le prime cose che avevano notato.
-Hai litigato con Killian? Ti ha fatto del male?
Scossi la testa. Nonostante tutto, non riuscivo a credere che mio padre pensasse ancora che Killian avrebbe potuto farmi qualcosa. Io avevo fatto male a lui, piuttosto.
-Emma... tesoro, vuoi una camomilla? Adesso vado a prepararla, poi parliamo...- propose mia madre, lasciando che Regina portasse Henry nell'altra stanza dato che al momento stava dormendo.
Scossi ancora la testa. Se avessi ingerito qualcosa che fosse diverso dall'acqua, avrei vomitato ancora una volta.
-Allora cosa...
-Potrei avere il cancro- sputai d'un fiato, senza avere il coraggio di alzare lo sguardo.
E d'improvviso, smisi di essere l'unica incapace di parlare. Nella stanza piombò un silenzio di tomba, squarciato solo da un verso acuto di mia madre. Se fosse esistito un modo delicato per dirlo, l'avrei usato, dato che era incinta ed era meglio evitarle lo stress.
-Che cosa stai dicendo, Emma?- fu mio padre il primo a parlare, inginocchiandosi di fronte a me e prendendomi le mani, costringendomi a guardarlo negli occhi. Inevitabilmente, mi si riempirono nuovamente di lacrime.
-L'altro giorno ho ricevuto un messaggio da Ashley. La tua collega...- borbottai, rivolta a mia madre -Mi chiedeva di passare in ospedale, io credevo fosse per ritirare i risultati delle analisi post incidente e basta. Invece... mi ha detto che aveva notato qualcosa di strano che... che potrebbe essere un cancro all'utero.
-No...- singhiozzò mia madre, raggiungendomi sul divano -Ci dev'essere un errore.
-Non lo so. Ho fatto ieri mattina le analisi...
-E allora...
-Ma allora cosa!- esclamai, voltandomi a guardarla -Quante probabilità ci sono che si sia trattato di un errore? Eh? Non credo mi avrebbe parlato di cancro se non fosse stata abbastanza certa si trattasse di quello, tu più di tutti dovresti saperlo!
Gridarle contro non mi fece star meglio neanche un po', ma non riuscii proprio a trattenermi. Come poteva essere così ingenua? Ero nata malata, non era poi così difficile immaginare che avrei potuto ammalarmi di nuovo, probabilmente il mio fisico non era forte come mi avevano assicurato anche meno di un anno fa, durante quella che avrebbe dovuto essere la mia ultima visita.
-Cosa ti ha detto?
-Ha detto che se è un tumore, quasi sicuramente è ancora al primo o massimo secondo stadio, ma...
-Emma, primo o secondo stadio si può curare!
-Cosa non ti è chiaro di quel “quasi sicuramente”?! E se fosse più avanzato? E se anche fosse ai primi stadi, ho letto cosa cosa comportano i vari trattamenti. Non avrei più la possibilità di avere figli. Lo sai anche tu. E tutto il resto... io... non credo di potercela fare, non voglio, è per questo che l'ho lasciato...- singhiozzai, per scoppiare infine in un ennesimo pianto. Per quanto volessi negarlo, temevo anche per me stessa: avevo il terrore di non riuscire a sopportare l'idea di non poter avere un bambino, prima o poi, e di andare in menopausa già a 18 anni! Come ci sarei arrivata ai 50, ammesso che fossi sopravvissuta?
-L'hai lasciato? Killian?
-Ho dovuto farlo. Non posso permettere che soffra ancora, non per colpa mia... merita più di quanto io potrò mai dargli. Io lo amo, mamma... non posso fargli questo...
A quel punto anche lei si lasciò andare completamente alle lacrime, e ci stringemmo forte a vicenda nel tentativo di farci forza. Dopo poco, mio padre si unì a quel grande abbraccio e mi baciò i capelli, sussurrando che tutto sarebbe andato bene.
-E ti ha davvero lasciata andare?
-Ho dovuto mentirgli, era l'unico modo per convincerlo...- sussurrai, per poi sciogliere l'abbraccio e prendere entrambi per mano.
-E così deve rimanere. Lui non sa niente, promettetemi che non gli direte nulla...
-Ma tesoro...
-No- insistetti, tentando di mantenere la voce ferma -Me lo dovete promettere.
Si scambiarono un'occhiata incerta, poi annuirono entrambi. Era giusto così. Era meglio così per tutti, anche per me in fin dei conti. Sarei stata molto peggio se gli avessi rovinato la vita.
Chiaramente c'era la piccola eventualità che stessi bene, ma ormai sarebbe stato troppo tardi per tornare sui miei passi... ad ogni modo, non ero adatta a lui neanche psicologicamente. Ero debole.
-Mi spiace davvero, Emma. Avevo imparato ad apprezzarlo, ho capito che tiene molto a te. Io penso che se gli dessi la possibilità di...
-No, papà. Sono stata chiara, mi pare. C'è un'altra cosa di cui vorrei parlarvi- aggiunsi poi, rivolgendomi automaticamente vero le scale che portavano al piano superiore: -Henry.
-Henry?
-Stasera rimarrà qui ma... vorrei stia da voi, per i prossimi giorni... finché non avrò ricevuto i risultati delle analisi. Non sono psicologicamente e fisicamente capace di essere una buona madre, in questo momento...
-Oh ma certo tesoro, lo terremo volentieri. Capiamo che hai bisogno di tempo... ma perché non vieni a casa anche tu? Lo sai che io e tuo padre ti sosterremo come abbiamo sempre fatto.
-Grazie, ma no. Starò bene, c'è Regina qui... e ho bisogno di passare un po' di tempo da sola.
Mia madre annuì, anche se non riuscì a nascondere un gran dolore nello sguardo. Forse soffriva perfino più di me, ma sapevo come sarebbero andate le cose. Uno dei due avrebbe preso dei giorni di ferie per prendersi cura di me, non mi avrebbero fatto mancare niente e mi avrebbero supportata fino allo stremo. E non era ciò che volevo, questa volta. Non ero più una bambina, ed era giusto che me la cavassi da sola... non ero ancora così malata da non poter muovere un dito. Inoltre speravo di distrarmi un po' lavorando con Cleo, sempre che non avesse deciso di mandarmi via quando le avessi spiegato la mia situazione. Di mentirle non se ne parlava neanche, era troppo brava a leggere le persone e avrebbe capito in una frazione di secondo che c'era qualcosa che non andava. Già il giorno precedente aveva intuito qualcosa, ne ero convinta. E ovviamente, se fossi stata malata, avrei dovuto dire addio anche a Scotland Yard.
-Verrai a trovarci tutti i giorni, vero?
-Cercherò di venire sempre a pranzo. Non ho intenzione di abbandonare Henry...- gli assicurai. Mi ero già allontanata da Killian, non ero pronta a fare lo stesso anche con mio figlio e per il momento non era necessario che lo facessi. Gli avrei chiesto di adottarlo ufficialmente se e quando fosse arrivato il momento...
-Prendimi per stupida, ingenua, ma... io sono ancora convinta che andrà tutto bene, piccola mia. Vedrai che non sei malata, e allora potrai andare da Killian e spiegargli tutto... Si arrabbierà, perché è ovvio, ma ti perdonerà. Fin dal primo momento che vi ho visti insieme, ho letto nei suoi occhi un grandissimo affetto per te.
-Il lieto fine esiste solo nelle favole- conclusi, sperando capissero che non volevo sentire altro. Forse mia madre non era un'ingenua, ma era una sognatrice... al contrario di me. Io, invece, sapevo bene che ormai la frittata era fatta e non c'era verso di cambiare le cose. Qualunque cosa fosse successa avrei dovuto convivere con la mia decisione.
Dato che non dissero più nulla, mi alzai per andare a prendere dei biscotti e portarli a tavola, insieme ad un paio di tazze e il bollitore con l'acqua calda già pronta.
-Tè verde o ai frutti di bosco?
-Verde- dissero all'unisono, il che per qualche motivo creò un clima un po' imbarazzante. Tuttavia non aggiunsi altro e dopo aver riempito le tazze di acqua calda vi infilai le bustine del tè.
-Non ti chiuderai in te stessa tesoro, non è vero? Ci cercherai se hai bisogno di sfogarti... o semplicemente parlare...- fece mio padre, dopo una lunga pausa. Nel frattempo rientrò anche la mia amica, che annunciò di aver sistemato Henry a letto.
-Grazie Regina. Sì, vi cercherò...- aggiunsi poi, rivolta ai miei. Non ero sicura che l'avrei fatto, perché probabilmente non ne avrei avuto le forze, ma al momento mi sembrò la cosa giusta da fare. Non volevo preoccuparli ulteriormente.
Quando il cellulare si illuminò per una notifica e sullo schermo apparve a tradimento la foto che ritraeva me e Killian davanti al Colosseo, mi salì di nuovo il magone.
Dovevo iniziare a metter via tutto ciò che mi faceva pensare a lui, forse sarebbe stato meno doloroso.

 

***


KILLIAN POV

Quando mia madre bussò alla porta per annunciarmi che il pranzo era pronto, capii che non avrei potuto evitare tutti a lungo. Quando ero rientrato in casa mi ero limitato a dire “Tra me ed Emma è finita, voglio stare solo quindi nessuno provi a venirmi a disturbare”, e mi ero chiuso in camera.
Avevo trascorso lì tutto il giorno, tutta la notte e tutta la mattina, uscendo soltanto per andare in bagno. Sembrava che Liam e la mamma avessero deciso di rispettare i miei tempi, così non mi avevano infastidito. Era solo passata la sera prima a chiedermi se volessi cenare, ma quando avevo detto di non avere fame non avevo insistito.
Un po' avevo pianto, ma neanche troppo... non era il pianto il mio modo di sfogare il dolore. Forse sarebbe stato meglio, avrebbe allentato il magone alla gola che continuava ad accompagnarmi, ma non ci ero riuscito. Ero stato steso a letto, a occhi chiusi a rivivere decine di volte tutti i più bei momenti con la mia Emma, fino a quell'ultimo, maledetto istante in cui si era voltata.
Perché diavolo non le ero corso dietro? Me l'ero chiesto più volte, ma infine avevo anche realizzato che non sarebbe servito a nulla. Non solo lei non era come le altre, ma aveva anche messo in chiaro il motivo per cui aveva preso quella decisione. Avrei potuto mentirle, certo, dirle che per me andava bene mantenere una relazione occasionale, finché fosse durata, ma non sarebbe stato giusto nei suoi confronti. Il pensiero che non ci fosse davvero nulla da fare per riaverla con me mi logorava a tal punto che percepivo dolore fisico. Al petto, alla testa... ogni fibra del mio corpo doleva. E c'era una pesante pietra tra petto e stomaco che mi lasciava solo lo spazio per respirare.
Tuttavia, non potevo comportarmi così con mia madre, dato che era venuta apposta per me e Liam, quindi mi tirai su e mi costrinsi ad andare ad aprire la porta.
-Tesoro...- sussurrò, quasi sorpresa di avermi davvero davanti.
-Adesso scendo. Non prometto di riuscire a mangiare, però.
-Ti va di parlarne? Liam è al lavoro con Elsa... siamo solo io e te.
-Non lo so. Forse. Adesso voglio provare a mangiare perché ho la nausea, mi sento male e... prenderò qualcosa di forte per la testa, voglio prevenire un'altra emicrania.
La donna annuì, così ci dirigemmo in silenzio verso la cucina, dove aleggiava un buon odore di zuppa speziata. Fui contento che avesse preparato qualcosa di liquido, almeno ingoiare non sarebbe stato troppo complicato. Dovevo soltanto riuscire a capire come diavolo avrei fatto ad andare a lavoro, quella sera... quella precedente Robin mi aveva assicurato che se la sarebbero cavata senza di me, ma non potevo chiederglielo di nuovo. Anche lui, dopotutto, era stato lasciato... e nonostante ciò lo facesse star male, non si era preso un mese di ferie.
Quindi mi sedetti a tavola in silenzio e permisi a mia madre di servirmi; con un cenno del capo le proposi di darle una mano, ma quando rifiutò non ebbi le forze per controbattere.
-Vuoi del prosciutto? O formaggio... qualcos'altro?
-No, grazie. Va bene così.
-D'accordo. Birra immagino di sì- accennò alle due lattine che aveva già messo sul tavolo, ed io cercai di sorridere lievemente. Sì, birra sì. E sarebbe stato solo l'inizio, dato che la sera contavo di ubriacarmi, una volta finito il turno. Emma non aveva neanche risposto all'unico messaggio che le avevo inviato, nella speranza che potessimo provare a parlarne. Non riuscivo a credere che per lei fosse così facile allontanarsi da me. Dopo tutti i discorsi che avevamo fatto, avevo creduto che anche lei provasse gli stessi miei sentimenti, lo stesso desiderio di condividere la vita.
-Avevi ragione.- borbottai, dopo aver ingoiato quasi a forza un cucchiaio di zuppa alle cipolle; -Quando hai detto che avrei dovuto stare attento, avevi ragione. Mi ha lasciato perché non è pronta a qualcosa di serio, al contrario di me...
-Mi dispiace, Killian... Vorrei tanto non aver avuto ragione.
-E sai qual è la cosa buffa? Non ci riesco proprio, ad odiarla! Mi ha illuso, in un certo senso, e dovrei avercela con lei... ma non ce la faccio! Perché in fondo non ha nessuna colpa, nonostante tutto ha 18 anni ed era ovvio che non potesse sapere cosa vuole dalla vita. E io sono stato cieco... ho voluto convincermi che le sue esperienze l'avessero resa diversa. E in effetti lo è. Era così convinta quando mi ha spiegato perché era meglio così... non ha fatto scenate con pianti e singhiozzi... nulla. È stata adulta. Quindi in effetti non posso neanche consolarmi dandole dell'immatura.
Quando ebbi finito di parlare, la donna allungò le mani per prendervi la mia, e fui costretto a guardarla negli occhi. Erano lucidi. Per colpa mia.
-Le hai detto ciò che provi per lei? Ciò che provi davvero?
-No.
-Immaginavo. Avresti dovuto, forse. Se le avessi detto cosa provi... avresti potuto farle capire che lei prova lo stesso per te. Come hai detto tu, ti ha lasciato perché non sa ancora cosa vuole dalla vita, ma a volte ci vuole una spinta...
-Lo so, lo so. Ma credimi, io conosco Emma e... sarebbe stato solo peggio. Mi avrebbe lasciato ugualmente, con la differenza che si sarebbe sentita ancora più in colpa. Io la amo davvero troppo per farle del male, e devo ammettere che non ho insistito perché in fondo non ha tutti i torti. Ha 18 anni, ha il pieno diritto di vivere la sua vita, fare esperienze, crescere... finora l'ha sempre bloccata qualcosa, e non ho intenzione di essere un ostacolo anch'io.
-Lo sai che qualsiasi ragazza o donna sarebbe fortunata ad averti al suo fianco, non è vero?- domandò, asciugando una lacrima che le era scivolata lungo la guancia. -Ho commesso tanti errori in vita mia, ma ho anche fatto due capolavori. Tu e Liam siete due ragazzi meravigliosi, siete cresciuti come uomini veri anche senza un genitore a farvi da guida. Sono così fiera...
A quel punto trattenere le lacrime divenne piuttosto complicato, e per nasconderle mi alzai da tavola per poter abbracciare mia madre, quella meravigliosa donna che aveva fatto per me più di quanto riuscisse a rendersi conto. Aveva commesso errori come qualunque essere umano, ma non mi sentivo più di incolparla del dolore che l'aveva indebolita per anni. Mio padre era stato in grado di lacerarla dentro, e lei aveva comunque fatto del suo meglio perché io e Liam soffrissimo il meno possibile. Poi, quando se n'era andato, si era tirata su per recuperare gli anni persi ed essere la meravigliosa madre che in fondo era sempre stata. Odiavo che ancora si incolpasse.
-Lo sai che non sono di molte parole, mamma, quindi non te lo disco spesso ma... sappi che ti voglio davvero bene. E anch'io sono fiero di avere una madre come te.
-Oh tesoro, così mi fai piangere però...- sussurrò, e quando tirò su col naso mi lasciai scappare una piccola risata e la strinsi ancora una volta.
Poi tornai a tavola, per cercare di finire la zuppa prima che si raffreddasse. Mangiammo in silenzio, un pochino più leggeri rispetto a qualche minuto prima, ma sapevo che sarebbe stato solo temporaneo per me. Poche ore, al massimo, e sarei tornato a soffrire come un cane, perché per quanto potesse sembrare stupido e infantile, era difficile accettare di aver perso la donna perfetta. E lo era, maledizione, perfino il modo delicato in cui mi aveva lasciato, facendo in modo che non potessi sentirmi colpevole neanche un po' della sua decisione.
-Una cosa puoi farla- ruppe il silenzio mia madre, dopo quelli che furono almeno 15 minuti; -Probabilmente hai ragione, con una ragazza così fragile non puoi insistere, potrebbe sentirsi sotto pressione o spaventarsi. Però puoi mandarle un messaggio. Potrebbe averti lasciato per i motivi che ti ha detto, oppure per altri... credimi, una donna non sempre dice ciò che pensa, in certi casi. E voi maschietti non potete farci niente comunque, se siamo decise. Però puoi farle sapere che tu sei qui per lei, che la aspetterai se dovesse tornare sui suoi passi e che non la abbandonerai. Falle capire ci sei. Tutto qui. Forse non ti dirà niente, ma credimi... è qualcosa che qualsiasi donna o ragazza non può che apprezzare.
-Sai una cosa?- feci, dopo essermi preso un attimo di pausa per pensarci -Farò così. Finito di mangiare faccio un salto a casa sua.

 

***


REGINA POV

-Hai preso una botta in testa, Swan. Tu in discoteca. Da quando in qua?
-Non rompere! Ci andiamo solo per il concerto e poi ci beviamo qualcosa!- tagliò corto, infilando un paio di tacchi a spillo che avevo pensato non avrebbe indossato mai più. Non sembrava la solita Emma, e nonostante fosse comprensibile era anche piuttosto shockante. Aveva addosso un mio vestito nero molto corto, un trucco più pesante del solito e almeno un litro di profumo. Era quasi impossibile riconoscerla.
Quando aveva scoperto di essere probabilmente malata aveva avuto un crollo emotivo terribile, mi si era stretto il cuore vederla piangere in quello stato. Ancora più straziante era stato il suo sfogo dopo che aveva lasciato Killian, cosa di cui non riuscivo a capacitarmi. Aveva sicuramente oltre il 90% di possibilità di sopravvivenza, perché diavolo doveva vedere il bicchiere mezzo vuoto? Se davvero avesse avuto il cancro, l'unico effetto collaterale sarebbe stata la probabile perdita della fertilità, ma per quanto potesse essere brutto trovavo non fosse la fine del mondo. Se proprio avesse voluto altri figli, avrebbe potuto ricorrere all'utero in affitto o all'adozione... ovviamente le avevo ricordato di queste alternative, ma non ne aveva voluto sapere. Quasi mi dispiaceva aver risposto al messaggio di Jones, in cui mi chiedeva come stava Emma, con un “Scusa, non credo sia giusto che lo chieda a me”. Erano passate quasi due settimane da quando avevo chiuso la mia relazione con Robin e mi mancava ancora come il primo giorno, quindi non riuscivo neanche ad immaginare quale inferno stesse passando lei, dato che al contrario di me il suo rapporto con l'uomo era davvero ciò che desiderava. E come darle torto, dopotutto? Lui l'aveva aiutata a liberarsi del peso che portava sulle spalle da oltre due anni, le aveva fatto riacquistare fiducia in sé stessa... e anche se all'inizio non ero stata del tutto certa che fosse la persona più adatta a lei, era riuscito a farmi cambiare idea.
Tuttavia, per quanto desiderassi aiutarla, non potevo far nulla. Era la mia migliore amica e non potevo tradire così la sua fiducia, andando a raccontare la verità al suo ex ragazzo. Aveva preso una decisione e dovevo rispettarla, come lei aveva rispettato la mia di lasciare Robin.
Peccato che un atroce dubbio continuava ad assalirmi: avevo davvero fatto la cosa giusta? Nonostante continuassi a rispondermi di sì, continuavo a ripensare ai nostri più bei momenti insieme. E no, non il sesso... ma gli abbracci, le confidenze scambiate sul divano, stretti l'uno all'altra a condividere una coperta e guardare la tv. Era proprio ciò che mi aveva spaventata, era troppo reale, ma allo stesso tempo così bello... piacevole... Dio, quanto mi mancava. E non potevo neanche parlarne ad Emma e chiederle consiglio, perché non si trovava nelle condizioni psicologiche di affrontare un discorso del genere.
-Beh, io sono pronta, ora vado. Non aspettarmi sveglia.
-Non lo farò. Ma sappi che non vengo con te solo perché mi fido di Neal come tuo accompagnatore.
-Tranquilla- sorrise -Una sera possiamo uscire a far baldoria io e te. È meglio che mi goda la vita finché posso, e a quanto ho capito è questo il modo migliore!
-Certo, se lo dici tu...- borbottai, assecondandola soltanto perché non avevo voglia di litigare. Aveva ragione, per un buon 80% dei giovani andare in discoteca a bere e ballare era il modo perfetto per godersi la vita... anch'io avevo passato la mia fase, tra i 17 e i 19 anni, nonostante non ne andassi molto fiera. Ma lei era Emma Swan, ed ero convinta che non le sarebbe piaciuto quel genere di vita. E il miglior modo per capirlo era sperimentarlo sulla sua pelle, quindi in fin dei conti era una buona idea: l'importante era che Neal la riportasse a casa sana e salva, ma con lui avevo già parlato. Nonostante i loro trascorsi, non si poteva dire che non fosse un ragazzo affidabile.
-Avanti Regina, togli quel muso lungo. Per una dannata sera voglio riuscire a non pensare...
-D'accordo- sospirai -E lo so. Spero ti aiuti a schiarirti le idee, poi...
-Già...- sospirò anche lei, e proprio quando aprì la bocca per chiedermi qualcos'altro, il citofono suonò. Maledetto Neal, aveva un tempismo tremendo.
-Eccolo. E tranquilla, non mi metterò nei guai!- esclamò tornando al suo poco credibile tono confidente, per poi correre ad aprire al suo accompagnatore.
Solo che non andò come previsto.
Neal era lì, in giacca di pelle e anch'egli pronto per la serata... ma non era solo.
-Robin...






 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Lo so, un altro capitolo di angst... ma non poteva sistemarsi tutto subito, no? E in fondo c'è un barlume di speranza... Killian ha parlato con sua madre, e ha capito che qualcosina può provare a fare, pur senza risultare oprrimente.
Emma invece ha voluto dire la verità ai genitori, ovviamente increduli e distrutti come lei. Hanno passato 10 anni a vederla star male, senza avere la certezza che sarebbe guarita... e ora potrebbe di nuovo essere malata. Però, soprattutto Mary Margaret, non vuole ad abbandonare la speranza... vuole credere che alla fine tutto si sistemerà, anche se adesso sua figlia vede solo nero. Cosa pensavate di Henry? Che l'avrebbe affidato a Ryan? u.u So che di sciocchezze ne ha fatte, ma di sicuro per suo figlio vuole il meglio... quindi lo farà adottare ai suoi genitori se scoprisse di non avere speranze.
E intanto, continua a collezionare cazzate... Non che andare in discoteca con un amico sia strano, ma non è di certo da lei. Sta mettendo una maschera e sta provando esperienze per la prima volta, sperando di potersi sentire "normale", almeno per un po'... Finirà per fare qualcosa con Neal? Lo vedremo.
Intanto, gli sviluppi arrivano per Regina... con Robin che è andato a trovarla.
Nel prossimo capitolo ci saranno varie svolte e un piccolo salto temporale...
Ok, vado a leggere i nuovi capitoli che avete pubblicato e domani recensisco, data l'ora xD
Il prossimo aggiornamento potrebbe arrivare giovedì o quando torno dalla prossima convention, quindi dopo il week-end. Non ci sarà Colin, ma sono comunque contenta degli ospiti... per chi non sapesse, ci sono Lana, Rebecca, Sean, Robert, Emilie, Michael Raymond James e poi gli attori che fanno Malefica, Gideon, Peter Pan e Granny! (degli ultimi ho scritto direttamente il nome dei personaggi perché magari qualcuno non sa i nomi, essendo minori lol)
A presto e non odiatemi troppo! Potrei farmi perdonare xD Un abbraccio :*
   
 
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