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Autore: Makil_    12/06/2017    11 recensioni
In un territorio ostile in cui la terra è colma di intrighi e trame nella stessa quantità con cui lo è dell'erba secca, il giovane ser Bartimore di Fondocupo, vincolato da una promessa fatta al suo miglior confidente, vedrà finalmente il modo per far di sé stesso un cavaliere onorevole. Un torneo, un'opportunità di rivalsa, una guerra ai confini che grava su tutte le regioni di Pantagos. Quale altro momento migliore per mettersi in gioco?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie di Pantagos'
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Glossario della terminologia relativa alla storia (aggiornamento continuo):

Patres/Matres: esperti, uomini e donne sapienti indottrinati da studi all’Accademia. Ogni regno ne possiede tre, ognuno dei quali utile a tre impieghi governativi.
Accademia: ente di maggiore prestigio politico a Pantagos, vertice supremo di ogni decisione assoluta. Da essa dipendono tutti i regni delle regioni del continente, escluse le Terre Spezzate che, pur facendo parte del territorio di Pantagos geograficamente, non  sono un tutt’uno con la sua politica. Il Supremo Patres è la figura emblematica della politica a Pantagos, al di sopra di tutto e tutti.
Devoti: sacerdoti del culto delle Cinque Grazie (prettamente uomini), indirizzati nello studio delle morali religiose alla Torre dei Fiori, nelle Terre dei Venti.
Fuoco di Ghysa: particolare sostanza incolore e della stessa consistenza dell’acqua, la cui unica particolarità è quella di bruciare se incendiata.
Le Cinque Grazie: principali divinità protettrici del sud-ovest di Pantagos, proprie di molti abitanti delle Terre dei Venti e della Valle del Vespro. Tale culto prevede la venerazione di quattro fanciulle e della loro madre. 
Tanverne: enormi bestie dotate di un corpo simile a quello di giganteschi rettili, abitanti il territorio di Pantagos.
Y’ku: titolo singolare dell’isola di Caantos, nelle Terre Spezzate, il cui significato è letteralmente “il più ricco”. Il termine “y’ku” s’interpone tra il nome e la casata nobiliare di un principe dell’isola, posto a determinare la sua ascendenza nobile.
Incantatori: ordine giurato unico del continente di Pantagos. Si tratta a tutti gli effetti di un gruppo di sapienti  in cui sono raggruppati guaritori, speziali, alchimisti e finanche stregoni – benché in molti, e nel popolino nello specifico, non credano a questo genere di arti. La sede degli incantatori è la Gilda degli Incantatori, altresì detta Tempio Bianco, sulla Collina di Burk, a Fondocupo. 
Castellano: figuro (molto spesso un esperto) incaricato di reggere, in vece del sovrano al quale è subordinato, un altro regno, un piccolo borgo o una cittadina appartenente all'uomo cui giura lealtà. 

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Non di certo soddisfatto, Bart si recò a parlamentare con qualcuno di meno testardo di Darrick Sunfall, per quanto la delusione di non aver saputo adempiere il compito lasciatogli da Ortys non lo aveva rasserenato affatto.
Il padiglione di Hollard Norstone s’innalzava ancora nel punto in cui Bart l’aveva visto l’ultima volta. Almeno questo, pensò, non era ancora caduto in rovina. Malgrado la tenda non fosse delle più belle e sfarzose, poteva vantare di essere tre volte più larga ed ampia del padiglione di Ortys Wysler, accesa dalle forti gradazioni del porpora, dell’arancione e del giallo. La punta, su cui uno spesso stendardo garriva a malapena, era tinta di un rosso così acceso da risaltare nel complesso.
Trovò ser Dayn davanti alla cortina dai drappi color fuoco, la mano destra sul fodero della spada e l’altra sul pomolo sciupato.
«Ser Bartimore» lo accolse sorridente. «Come vanno le cose, caro amico?»
Bart si guardò attorno tre volte prima di avvicinarvisi lemme lemme. «Ogni cosa potrebbe andare meglio, ser Dayn. Abbiamo una bevuta in sospeso, se non sbaglio. Che ne pensi di scambiare due chiacchiere?»
«Qualsiasi desiderio è per me un piacere.» rispose il ragazzo. I suoi lunghi capelli gli ricaddero davanti agli occhi quando voltò rapidamente la testa e si fece spazio per entrare. «Entriamo pure.»
La tenda di Hollard Norstone aveva tutta l’aria di essere stata disabitata per molto tempo, nonostante la presenza di altri due uomini armati negasse quel suo aspetto. All’interno del padiglione, oltre che il profumo della carne abbrustolita appena portata sui tavoli, regnava l’acre odore della pelle fresca di animale.
«Siedi pure con noi, ser Bartimore». Ser Dayn lo fece accomodare su una sedia di legno dalla gambe semidistrutte e vacillanti, assicurandosi personalmente che fosse al tavolo con loro.
«Cosa gradisci?» chiese uno dei due altri cavalieri presenti al tavolo. «Assaggia quei maialini da latte, ser,  ti assicuro che sono squisiti.»
«Grazie, ma non ho fame.»
«E sia» fece uno dei due. «Vorrà dire che noi mangeremo di più.»
Ser Dayn non insistette ulteriormente, ma gli porse un calice colmo di vino viola e si assicurò che Bart bevesse con lui qualche sorso. Il ragazzo aveva l’aria di un uomo, per quanto il suo volto fosse glabro e pallido. «Hai il viso di qualcuno con cui poter potere avere conversazioni interessanti» disse Dayn sorridendogli. «Dimmi tutto.»
«Dayn, amico» cominciò Bart che non sapeva affatto come iniziare. «Questi uomini sono con te?»
«Dipende» rispose lui criptico. «Nella maggior parte dei casi li trovi con me, nell’altra restante loro mi sono contro… ma solo quando si tratta di puntare scommesse, sia chiaro. Sono imbattibili, te lo assicuro.»
I due risero di buon gusto, e uno finì per sputacchiare ciò che stava masticando.
«Allora potete ascoltarmi tutti» confermò Bart. Poi iniziò a spiegargli il motivo della visita, fermandosi più e più volte per assicurarsi che i due cavalieri intenti a cenare non perdessero il filo del discorso. Rispose alle loro domande, ad alcuni dei loro dubbi, accertandosi che non avessero perplessità su ciò che stava dicendo. Appena concluse il suo discorso, Bart restò in silenzio ad ascoltare il brulichio delle fiamme in una stufa a carbone poco distante. Qualche uccello stava svolazzando all’interno della propria gabbia, facendo innalzare polvere e piume sulla credenza in cui era lasciato a riposare. Ser Dayn s’incupì non poco.
«Io… ser Bart… io non avrei mai immaginato…» balbettò Dayn. «Com’è possibile tutto ciò?»
«Non lo so, ser Dayn.» rispose vago Bart. «Ma ho pensato di informarti per assicurarmi che tu fossi al corrente di tutto. E che voi foste con noi.»
«Un gesto per cui ti ringrazio cinque volte, ser Bartimore. Ma…»
«…e ti sarei grato se informassi anche il tuo signore di questo.» lo fermò bruscamente. Bart non aveva visto Hollard Norstone al padiglione e non poteva affatto permettersi che lui rimasse all’oscuro di tutto ciò. Preferì assicurarsi che ne venisse informato al più presto, d’altronde erano le sue forze che servivano ad Ortys, e Bartimore non doveva fallire un’altra volta.
«Senza alcun problema» rispose fermamente ser Dayn, il volto ormai serio e contratto in un’espressione di incredulità. «Sono sicuro che il mio signore saprà cosa fare: lui è un uomo degno della sua discendenza di nobile, davvero. Autorevole, austero, cordiale, altruista e benevolo al tempo giusto. Io servo Hollard Norstone come i miei esemplari alati servono me.»
Bart annuì. «Non ho dubbi. Ser Dayn, c’è qualcun altro che conosci qui al campo? Se così fosse, potresti fare in modo che coloro di cui più ti fidi sappiano di questo… intrigo.»
«Ci sono un paio di amici, ser Bartimore, uno meno fidato dell’altro però. Potrei, e dovrei, parlarne prima con il mio signore. Se le cose andranno per il meglio, lui accoglierà queste notizie con la consapevolezza di un buon sovrano e il nostro aiuto non ti sarà negato.»
«Non è a me che lo negherete in quel caso» replicò Bart con un certo astio sulla lingua. «In che modo saprò se avrà accettato l’idea di aiutarci o meno?»
Ser Dayn afferrò un pezzo di carne andato a male per terra e lo diede all’allocco che teneva nella gabbia alle spalle. L’uccello divorò il cibo del padrone e gli beccò il dito.
«Semplice, Bartimore». Dayn afferrò un altro pezzo di carne dal piatto del suo amico. «Hollard Norstone sta gareggiando al momento; lo hanno inserito nelle lizze per le gare notturne. Ha sempre amato combattere al buio piuttosto che alla luce del sole: dice che la luna riesca a renderlo forte. Solitamente è di buon umore quando vince una quintana, per cui potrei sfruttare quel momento per accennargli il problema.»
«Accennare, solamente?» chiese Bart. «Ser Dayn… non vorrei essere troppo oppressivo, ma purtroppo non c’è il tempo di accennare e basta. C’è bisogno che il tuo signore si convinca seduta stante.»
«Ci proverò, davvero. Se mai dovesse portare a casa la vittoria, convincerlo sarà un gioco da ragazzi. Ma se dovesse essere abbattuto… insomma… tutti sarebbero furiosi…»
Uno dei due cavalieri al tavolo attirò l’attenzione di Bart, finalmente, spezzando il suo silenzio tombale. «Io ho un paio di amici, cavaliere. Posso chiamarli, se hai bisogno. Sanno come comportarsi; gente a posto loro, te lo assicuro. Se mai il mio signore non dovesse accettare, intendo.»
«Ser Clewyn, se stai parlando di quei tuoi due amici cavalieri che passano il tempo a macellare le mucche nelle fattorie più vicine, puoi anche evitare di farli conoscere a ser Bart. E lo stesso vale per quel tuo sciocco amico che si fa chiamare ser Willy Corpo-Grosso»
«Colpo» corresse ser Clewyn. «Non corpo, Dayn. E molte fanciulle di malafede si ostinano a sostenere anche altro.»
«Non mi riferivo a quel mezz’uomo» rispose Dayn. «Parlo del vile.»
«Il vile?» borbottò il cavaliere di nome Clewyn. «Assolutamente no, Dayn. Per l’amor del cielo, proprio no, anzi! Quelli di cui parlo sono amici di famiglia… mai mi andrebbero contro.»
L’altro cavaliere ruttò sonoramente e poggiò entrambi i gomiti sul tavolo. «Ser Bart, la tua causa è giusta. Io sono dalla tua parte.»
«Ser Vincent, non pensavo fossi così coraggioso.» lo schernì ser Clewyn.
«Le Grazie dovevano pur darlo a qualcuno il coraggio… tenerlo tutto per loro sarebbe stato inutile.» rispose lui gravemente. «Vado a chiamare Donant, lui ci può aiutare sicuramente. Ser Dayn, se non sarò qui per notte, assicurati che il mio cavallo abbia briglie attaccate e tutto il resto. Poh! E chiamerò anche Arrel… il ragazzo ha la stoffa per seguirci in campo… e sua madre vuole che diventi forte». Il cavaliere non attese neppure una risposta o un cenno, si alzò e caracollò verso l’uscita.
Tornerà mai?” si indusse a pensare Bart. Le sue condizioni erano pessime, dopotutto, ma Bartimore doveva pur confidare in qualcosa. «La speranza non muore mai, neppure quando il suo portatore abbandona la terra» osava sempre bisbigliare Dalton al suo orecchio, con una saggezza tanto robusta da continuare a perdurare ancora nella sua mente.
Ser Dayn si alzò dalla sedia e afferrò il piatto di cibo presente al centro della tavola. «E cos’è che avete intenzione di fare?»
«Contro di loro?» fece Bart. «Ortys Wysler e patres Steffon faranno in modo che dei carri trasportino le nostre armi nelle stalle del campo. Le utilizzeremo quando saremo certi che l’attacco a Melkor Winemors starà per essere messo in atto. Dopodiché scenderemo dagli spalti e afferreremo le nostre spade, e poi… e poi…» “E poi?”«E poi solo le Grazie potranno assisterci. Non so proprio cosa succederà dopo.»
Ser Dayn annuì delicatamente, sganciò la piccola spranga che teneva chiusa la gabbia dell’allocco e infilò dentro la mano per accarezzarlo. «Sei stato al campo, vero, Bartimore? Avrai visto che c’è un palco per i nobili e che ci sono occhi puntati sulle lizze in ogni direzione. Che cosa farete con loro? Insomma, nessuno vieterà a quegli uomini di dare l’allarme.»
Baldon Doradon capirà, se mai dovesse vedere.” pensò Bart. Ma quanto agli altri due? «Patres Steffon ha detto che sapremo cosa fare solo quando Melkor Winemors sarà gettato giù dal cavallo. Non sappiamo se hanno intenzione di mettere in atto un rivolta a tutti gli effetti… insomma, sono pur sempre voci quelle su cui ci basiamo. Ecco, voci che parlavano di…»
«Di?» chiese curioso Dayn con un pizzico di incertezza sulla lingua.
«Vino rosso come il sangue» farfugliò Bartimore tutto d’un fiato «E non di certo il loro». Vuotò il calice in bocca e lo posò sul tavolo. «Ser, credo sia ora che io vada. Devo ancora fare quattro passi prima di tornare al mio padiglione… camminare nella notte e respirare un po’ dell’aria notturna di questo campo mi fa pensare molto. E domani non so cosa possa attendermi fuori dalla mia tenda.»
«Vuoi già andartene, ser Bart?» chiese ser Dayn provando a soffocare il dispiacere. «Se rimanessi almeno un altro po’, potresti riuscire a vedere l’allocco addormentarsi. Fa sempre tre giri su sé stesso prima di accoccolarsi: è una scena così simpatica…»
Bart gli sorrise. «Ti prometto che lo vedrò, ma non questa sera». “Non c’è tempo per le simpatie, questa sera”.
Sentendosi congedato, Bart fece per uscire, dopo aver saluto tutti i presenti ed averli ringraziati per l’aiuto fornitogli. Allora, Dayn lo fermò.
«Vedo molte capacità in te, ser Bart, dico davvero». Gli occhi di ser Dayn si fecero lucidi. «Mi ricordi molto mio fratello Alys in alcuni tuoi modi di fare e di porti. Era un giovane abbastanza in gamba lui… e io gli volevo davvero molto bene. Ma lui è morto tanti anni fa, mio caro amico, in una feroce rivolta. Vorrei aiutarti, credimi… così come avrei voluto aiutare lui.»
«So che lo farai, ser Dayn.»
Dayn si alzò in piedi, portò le mani ai fianchi e sfilò rapidamente la sua spada. Il suono metallico risuonò nell’aria e si disperse nel padiglione, mentre la lunga lama lucida rifletteva lo scintillio delle braci.
«Risposta corretta, amico. Ma saperlo non basta: sono le certezze che tu vuoi, e tanto avrai da me. Tu sei un cavaliere del Sud» iniziò alzando la spada. «E lo sono anch’io. Considerami dalla tua parte allora, ser Bartimore, qualunque sia il giudizio del mio signore.»
Bartimore stava per aggiungere qualcosa quando la cortina alle sue spalle si spalancò improvvisamente. Una folata di gelido vento accompagnò l’entrata di figura alta, massiccia, dalle spalle robuste e il collo taurino. L’uomo indossava un’armatura incrostata di terra e sangue, logora quasi quanto una roccia franata dalle montagne. Non curandosi dell’ospite, Hollard Norstone si sfilò l’elmo dalla testa, scombinando la sua capigliatura grigia con la mano sinistra. Bart pensò il peggio quando l’uomo mostrò a tutti la lunga cicatrice che gli percorreva il volto, ancora grondante di sangue fresco, e la spada che traballava al fianco.
«Sono caduto da cavallo» annunciò con voce tonante. L’uomo portò in avanti il petto e si fece rubicondo sul volto, poi rise fragorosamente. «Ma l’ho abbattuto io quel cane rabbioso di un Alberryng. Abbiamo vinto, giovani! Abbiamo vinto! Abbiamo vinto!»
Bartimore si trattenne giusto un altro paio di secondi, il tempo che bastò per vedere la sua ridotta scorta di uomini alzare i suoi calici colmi di vino in aria, acclamando la vittoria della loro signoria. Ser Bart sorrise soddisfatto nel farsi strada fuori, consapevole che quella sera, per la prima volta dalla partenza da Sette Scuri, anche lui era stato un vincitore. 

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Note d'autore
Buonasera, cari, e bentornati a Pantagos!
Se il colloquio con Darrick Sunfall non aveva prodotto alcun frutto, quello con ser Dayn pare aver dato un minimo di speranza al piano di Steffon e all'animo di Bartimore. Ser Dayn, come al primo incontro con il nostro beniamino, si è dimostrato subito affabile, cordiale e pronto all'ascolto. Avete dubbi sulla sua figura?
Hollard Norstone, il suo signore, pare aver riportato la vittoria che tanto lo farà giocondo... si sa, con un bel calice di vino in mano e una vittoria di cui vantarsi, gli uomini di quel tempo erano sempre più disposti al confronto. Come pensate che prenderà il tutto Hollard Norstone, una volta narratagli la vicenda da ser Dayn? Pensate che il cavaliere della sua scorta - essendo votato a lui - riuscirà a convincerlo più o meno di Bartimore? E cosa pensate della superficilità talvolta mostrata da ser Dayn? O, ancora, del comportamento generale del seguente cavaliere e dei suoi compagni di tenda? 
Se c'è qualcosa che non ho chiesto, ma che avete voglia di dire, io sono ovviamente disposto ad ascoltarvi. Ci avviciniamo alla fine... ormai manca davvero pochissimo (ma davvero, eh!), per cui mi farebbe tanto piacere iniziare a conoscere il parere di tutti quei numerosi lettori che fino ad ora hanno preferito restare nell'ombra. 
Con un immenso grazie per tutto ciò che fate e dite per questa storia, io vi saluto anche oggi! Il prossimo aggiornamento [lunedì 19 c.m.] darà spazio ad Esmerelle - che per adesso avevamo lasciato - e...e... non posso svelare altro! 
P.S. Lo spin-off promesso è finalmente in fase di stesura: con ciò voglio informarvi che il primo capitolo è già bello pronto, e che - una volta conclusa la scrittura del secondo - inizierà ad essere pubblicato. Credo che ne sarete informarti tutti personalmente tramite mp, quindi state tranquilli; non ve lo perderete per strada! ;)
Ancora grazie a tutti!
Makil_



 
   
 
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