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Autore: Hao Sakura    12/06/2017    3 recensioni
Killua e l'autrice tornano con questa fic demenziale ambientata a casa Zaodyeck!
Tra denunce del WWF, sradicamenti delle foreste e cose malinconiche a non finire, la vostra sanità mentale scenderà a zero.
Buona Lettura!
Genere: Avventura, Demenziale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Illumi Zaoldyeck, Killua Zaoldyeck
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Uno X Strano X Presentimento


Erano passati giorni, o meglio: settimane dagli ultimi eventi. Killua e la sua amica avevano deciso di non riaprire il discorso “Passato” e, di conseguenza, si godevano quei caldi giorni d'estate afosa che caratterizzavano la Regione di Padokia.
I due si divertivano parecchio insieme; erano sicuri che niente avrebbe potuto sconvolgere l'equilibrio creatosi durante quei giorni, in cui non c'erano stati attentati, Show squallidi o folle inferocite che ti inseguivano.
Niente e nessuno. Almeno fino ad ora.
***

I ragazzi stavano facendo una passeggiata nell'immenso giardino della tenuta Zaldyeck. Faceva un caldo insopportabilmente asfissiante, nemmeno un fil di vento osava interrompere quel calore continuo. Le cicale sopra gli alberi emettevano grandi versi, come per esprimere un ringraziamento al Sole per quel calore così piacevole per loro. Come se fosse stato una divinità.
Le cicale erano insetti interessanti, almeno secondo l'autrice. Non riusciva a capire perché, ma le davano uno strano senso di libertà. Loro non dovevano chiedere il permesso a nessuno per frinire (1) e non avevano limitazioni: potevano farlo anche per tutta la giornata, finché non si stancavano ed a quel punto smettevano, e poi il giorno dopo si ripeteva questo ciclo. Esseri liberi erano, liberi come avrebbe voluto essere lei dal suo passato.
Si oscurò un momento al pensiero, ed abbassò il capo con fare malinconico.
No, non doveva abbassare la testa. Non avrebbe più dovuto farlo, lei era forte, determinata. Doveva combattere fino alla fine con le loro ombre; non doveva lasciarsi sottomettere.
Non di nuovo.
Però... le erano troppo superiori. Il solo ricordo di due segni indelebili (2) impressi sulla sua pelle, che testimoniava la sua appartenenza a loro, la faceva rabbrividire. Una sensazione che pensava essersi lasciata alle spalle, calpestata dalle rassicurazioni delle persone che le erano vicine, anche se era certa di poterla sentire farsi strada fin nelle sue ossa. Quella sensazione era il timore. Il timore che potessero tornare, che di nuovo potessero farle del male. Certo, oramai erano passati quattro anni e nulla era successo, ma non poteva fare a meno di pensarci.
Una cicala, che si era appena posata sulla sua spalla, interruppe la sua riflessione interiore. Voltò lo sguardo e le sue labbra si incurvarono in un timido sorriso. Toccò con l'indice l'addome dell'insetto, carezzandolo con delicatezza; questo la guardava con curiosità, come se si stesse chiedendo il motivo di quel gesto.
- Ora è meglio che torni dai tuoi amici. -
Con una mano la tolse dalla spalla, facendo attenzione a non schiacciarla. Poi aprì il palmo, lasciando alla cicala la possibilità di volare; questa rimase ancora per un po' nel palmo della ragazza e fu allora che, spiegate le sue ali trasparenti, si librò in aria, atterrando su un albero.
Aly fissò quella scena con un velo di malinconia negli occhi nocciola.
- Ecco, torna dalla tua famiglia e non smettere mai di cantare. Non fidarti degli umani come hai fatto con me, non sono tutti bravi: arriverà qualcuno che vorrà fare del male a te ed ai tuoi amici e tu devi essere forte, non lasciarti sopraffare mai da nessuno. - Pronunciò quelle parole con serietà, come una raccomandazione. Per intimarle di non ripetere il suo stesso errore.
Un vento leggero le mosse i capelli rosa confetto, facendo in modo che i pensieri negativi venissero trascinati via dalla lieve brezza come un fiume che porta a mare i detriti.
- Ehi! -
Sentì la mano di Killua posarsi sulla sua spalla, riportandola alla realtà. Sgranò gli occhi per la sorpresa, aprendo la bocca per formulare una frase che non uscì mai. Tutto il suo discorso interiore sembrava essersi dissolto nell'aria ed i suoi pensieri con lui.
- Cos'è, hai perso la lingua? -
Lei scosse la testa, non accennando nemmeno un'espressione; l'altro fece una faccia stranita, perdendo il sorriso.
- Al- - Non fece in tempo a finire il discorso, che un urlo si levò nell'aria con la stessa delicatezza di un elefante in una vetreria; il duo scattò all'erta, cercando di percepire la provenienza di quel... ehm... delicato suono?
Si lanciarono uno sguardo d'intesa, vedendo gli occhi di una riflettersi in quelli dell'altro, e poi scattarono entrambi nella stessa direzione. I loro piedi calpestavano il terreno, coperto da alcune foglie, che al loro passaggio venivano sferzate da tutte le parti con violenza. Una leggera brezza li attraversò, ma non si scomposero. Continuarono a guardare avanti, mentre il loro cuore batteva sempre più forte ed il respiro che, a poco a poco che avanzavano, si faceva più pesante ed affannoso. L'albino si trovava pochi metri più avanti all'amica, che cercava di tenere il passo; il ragazzo avanzava sicuro, con la sua tipica corsa furtiva e meno udibile del silenzio stesso, tipica di un assassino quale era.
La compagna dietro di lui, invece, lo guardava con una luce piena di ammirazione negli occhi, ma allo stesso tempo non intendeva farsi vedere più debole; così, stringendo i denti, riuscì ad affiancarlo. Si girò verso di lui e sorrise.
- Pensi di battermi? - Domandò con espressione beffarda, inarcando un sopracciglio bianco. Non ricevette subito risposta, anche perché Aly era occupata a fare lo slalom tra gli abeti che le si paravano davanti.
Una volta che ebbe superato anche l'ultimo ostacolo, gli rispose con voce piatta e talmente flebile che nemmeno Killua riuscì a capire; probabilmente era troppo concentrata a superarlo in velocità.
- Secondo te cosa può aver lanciato quell'urlo? - Chiese l'altra con tono serio. L'albino le volse un'occhiata confusa: cosa potrebbe essere stato, se non un essere umano? Era ovvio, un animale avrebbe fatto un suono diverso. (Gli inviati del WWF vi fanno un baffo in fatto di animali.)
Eppure... lei aveva una strana sensazione, sentiva che più si avvicinavano e più quel brutto presentimento aumentava. Probabilmente si stava preoccupando troppo, no? Insomma, quale persona sana di mente si sarebbe infiltrata nella tenuta Zaoldyeck, sapendo i pericoli che correva e la minima, e quasi inesistente, possibilità di sopravvivere? Nessuno.
Nessuno. Tranne quei dieci che conosceva bene. Loro lo avrebbero fatto, e lo sapeva.
Un brivido le percorse la schiena; perché ogni sua riflessione finiva sempre su quelli?
Scosse il capo in modo energico, tentando di scacciare quel pensiero.
“Devo dimenticarli, devo dimenticare ogni brutta esperienza. Sono passati quattro anni, non possono tornare. E' impossibile.”
L'immagine dell'amico che la sorpassava la distolse di nuovo dal suo discorso interiore. Lui si voltò dietro, facendo incurvare le labbra in un sorriso limpido e cristallino.
- Smettila di farti le paranoie; adesso ci sono io con te e sono pronto a difenderti in qualunque istante. - Pronunciò quelle parole in maniera dolce e calma e ciò fece sgranare gli occhi alla ragazza, che restò sorpresa di quel discorso.
Un vento leggero cominciò a soffiare e dentro di esso percepì quella sensazione le mancava da tempo: uno strano senso di libertà.
Sorrise.
Adesso lo sentiva davvero il canto delle cicale e lei era pronta a cantare con loro.

 
***

Una volta arrivati, i nostri eroi non trovarono assolutamente nulla.
Entrambi si guardarono, per poi spostare freneticamente lo sguardo in ogni direzione esistente di quel punto. Purtroppo per loro, non riuscirono a scorgere nemmeno un segno di vita umana. Il sole splendeva nel cielo, mentre il silenzio veniva scandito solo dal cinguettio degli uccelli, appollaiati sulle cime dei grandi abeti verdi e maestosi.
Quella situazione non stava di certo migliorando, visto che nemmeno Mike si vedeva nei paraggi -e dire che uno come lui si sente anche a chilometri di distanza!-. Ai due sorse il dubbio di essersi immaginati tutto, e che in realtà il caldo avesse fatto loro un brutto scherzo.
Però... erano veramente sicuri di non esserselo immaginato, l'avevano sentito chiaramente quell'urlo, e di certo l'udito di Killua non poteva essersi sbagliato.
Decisero, così, di setacciare la zona: si sarebbero divisi, andando ognuno in una direzione. Se avessero scoperto o trovato qualcosa, o qualcuno, avrebbero fischiato ed uno dei due sarebbe accorso immediatamente.
- Ci vediamo dopo! - Disse Killua con fare allegro. L'autrice annuì alle parole del compagno ed ognuno prese la propria strada.
Ancora non sapevano che, dall'alto di un albero, un'ombra indefinita li stava osservando e ghignava, divertita.
- Così volete giocare, eh? Allora farò in modo di nascondermi bene. Fatemi divertire. -
Rise, allargando il macabro sorriso e fu allora che tutta la foresta si zittì di colpo...



Angolo Autrice

Ma salvee! Allora, vi sono mancata?
… Okay, è il momento di parlare e spiegarvi.
So di essere imperdonabile, di non aver scusanti e... di aver fatto schifo a lasciarvi con mille dubbi per la testa su questa storia, e non so ancora con che coraggio mi ripresento oggi, a distanza di mesi e mesi, con questo scempio di capitolo. Ci ho pensato e ripensato a voi, ho pensato a tutte le persone che volevano che continuassi la storia e che hanno aspettato il mio ritorno per tutto questo tempo.
La scuola quest'anno mi ha letteralmente ammazzata ed ho cercato di portarmi avanti con alcuni lavori, ma questa fic è finita nel dimenticatoio. Però posso assicurarvi che non ho mai scordato voi recensori che mi avete sempre sostenuto.
Un grazie speciale alla mia Zereffina, che mi ha praticamente istigata a continuarla quando pensavo che non importasse più a nessuno di questa fic e della sua continuazione.
Grazie anche a martinacevasco e Delya per avermi sostenuto e spronato per tutta questa lunga attesa.
Non prometto nulla durante il prossimo anno di pubblicare giornalmente, ma m'impegnerò. Intanto ci sono le vacanze e lì potrò portare avanti la storia!
Anyway... lanciatemi pure tutti gli insulti possibili contro, me li merito. xD
Questo, se si può definire un capitolo, è il prologo di quella che è la seconda parte. In quanto la prima si è conclusa con lo scorso. Durante questo tempo sono cambiata, e soprattutto il mio modo di scrivere è cambiato molto. Faccio molti meno errori.
Grazie ancora a tutti quelli che avranno il coraggio, e la voglia, di leggere questa cosa partorita dalla mia malata mente. Ringraziamenti anche a tutti quelli che l'hanno messa nelle preferite, ricordate, seguite e via di seguito!
Alla prossima! E, tranquilli, stavolta non vi farò aspettare dei mesi!
One kiss
Hao Sakura

(1) Frinire= Per chi non lo sapesse, è il termine che si usa per indicare il verso delle cicale.
(2) La nostra cara protagonista non ha uno, ma ben due, marchi: Quello sulla schiena, di cui ho parlato, ed uno sull'avambraccio sinistro con su scritto “S-44”. Sempre questa fantomatica “S”, eh? Beh, prima o poi scoprirete che significa.
   
 
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