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Autore: Andy Tsukimori    12/06/2017    1 recensioni
Light Yagami e Akemi Komori, due persone annoiate, prive di stimoli, intelligenti. Si somigliano molto, come mai?
Akemi no Raito trad. La luce di Akemi, Akemi’s Light.
Genere: Azione, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Light/Raito, Near, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
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Non ti lascio più 




-Bentornato!- trillò una ragazzina, somigliava vagamente a Light, doveva essere sua sorella minore. 
 
La ragazza posò lo sguardo sulla fanciulla dai capelli biondi che sostava sulla soglia di fianco a suo fratello.
 
-Mamma, questa devi venire a vederla!-
 
Light sospirò.
 
-Questa è mia sorella minore Sayu-
 
Una bella donna apparve sulla soglia, appena li vide un sorrisone si dipinse sul suo volto.
 
-Oh chi è questa bella fanciulla che hai portato a casa Light?- disse lei arrossendo lievemente. Doveva aver frainteso. 
 
 
-Molto piacere, mi chiamo Akemi Komori e sono una compagna di classe di Light- 
 
-Entrate pure! Vi faccio un tè?- domandò con zelo.
 
 
-Abbiamo da fare mamma, lasciaci in pace- tagliò corto lui. Subito dopo salì le scale seguito a ruota da Akemi che sorrise alle donne di casa Yagami e Ryuk che nessuno, a parte lei e Light, poteva vedere.
 
 
Light chiuse la porta e afferrò Akemi per un braccio, costringendola a sedersi sul suo letto. Quel contatto fu bizzarro, Akemi ebbe l'impressione che quel braccio le formicolasse.
 
-Vorrei che tu mi dicessi tutto ciò che c'è da sapere su di te Komori-san- 
 
La ragazza sospirò
 
-Possiedo un Death Note da quando avevo otto anni, era di mia madre che è stata uccisa da un malvivente che aveva fatto irruzione in casa nostra, voleva rapirla ma mio padre si è opposto. Entrambi i miei genitori sono morti quel giorno- spiegò.
 
Light sembrava impassibile.
 
-Io possiedo il Death Note da pochissimo. Ma ho già trovato un modo per usufruirne, lo sto usando per uno scopo superiore- 
 
Akemi sobbalzò.
 
-Lo hai.. usato?- sembrava terrorizzata.
 
-Tu no?- chiese Light con nonchalance.
 
Lei fece cenno di no con la testa. Non aveva motivo di usarlo e, anche avendolo, non avrebbe mai avuto il coraggio di uccidere qualcuno.
 
-Io lo sto usando parecchio, ma solo su determinate persone. Uccido i criminali, per ora sto ripulendo il Giappone da quelli grossi, poi pian piano passerò agli altri stati e a quelli minori- 
 
Akemi sembrava profondamente turbata, per Light quello non era un buon segno. Sperava che fosse d'accordo con lui. 
 
-E tu? Quando ti ucciderai?- chiese improvvisamente.
 
-Come prego?- chiese Light inarcando un sopracciglio.
 
-Quanti omicidi hai commesso? Sei già un criminale efferato, quando il mondo sarà pulito dovrai ucciderti no?-
 
Light sbuffò, la mocciosa era una moralista. 
 
-Io sarò il Dio del nuovo mondo, gli dei non si uccidono- disse abbagliato da una strana luce.
 
 
-E da me cosa vuoi?- domandò la ragazza.
 
-Se non sei d'accordo con quello che voglio realizzare non voglio nulla, immagino che non starai in silenzio mentre uccido migliaia di criminali- sentenziò.
 
Lei aveva capito dove Light voleva andare a parare, suonava quasi come una minaccia. Ma Akemi non aveva paura di morire, non aveva paura di nulla se non della noia.
 
-Non cercherò di fermarti se è quello che pensi, non mi interessa cosa fai, ma se qualcuno dovesse chiedermi qualcosa suppongo che parlerei- azzardò.
 
Light si voltò verso la scrivania e scrisse frettolosamente qualcosa sul Death Note.
 
-Allora morirai, tra venti minuti- disse freddo.
 
 
Light si maledì, stava per uccidere un'innocente. Non poteva farla morire in casa sua, quando le cose sarebbero diventate più complicate quella sarebbe potuta essere una prova schiacciante della sua colpevolezza. Non poteva rischiare. 
 
Ryuk ridacchiava. Akemi era nervosa, ma non sembrava spaventata. Light la prese per mano e la trascinò fuori di casa, evitando sua madre e Sayu. 
 
Il giovane era preoccupato, la sua compagna di classe sembrava piuttosto tranquilla per essere una che ha appreso che sarebbe morta a breve. La sua non era una reazione normale, guardava nel nulla mentre lui la trascinava in uno dei giardinetti pubblici di fianco casa sua. La fece sedere su una panchina.
 
-Mi dispiace Akemi- disse.
 
La ragazza sussultò nel sentire il suo nome pronunciato per la prima volta da Yagami-san. Lo guardò con sguardo vitreo.
 
-Credevo che con te mi sarei sentita più viva, ironico che tu mi stia uccidendo- sospirò.
 
Mancava poco, Light la afferrò per un braccio mentre guardava l'orologio. Akemi tremava.
 
-Dieci, nove, otto, sette, sei, cinque, quattro, tre, due, uno...- serrò gli occhi per non vederla, lei fece lo stesso.
 
Aveva sforato di ormai un minuto e la ragazza era ancora viva e spaventata. Il braccio che Light le teneva stretto formicolava e il cuore le aveva cominciato a martellare per il terrore. Perché ora sono spaventata? Si chiese.
 
Appena il ragazzo le lasciò andare la mano lei tornò calma. 
 
Ryuk rideva sempre più forte.
 
-Questa è bella!- rombò.
 
Light chiese spiegazioni e si vide rispondere con una domanda.
 
-Dì un po' Akemi-chan, tu dovresti essere morta da nove anni vero?- domandò Ryuk a bruciapelo.
 
 
-Cosa?!- lo interruppe Light.
 
 
Akemi annuì.
 
-Mia madre uccise il criminale che era entrato in casa nostra armato di coltello, scrivendo con le ultime forze che le rimanevano il suo nome sul Death Note, ma mio padre era già morto e io ferita  gravemente, sarei comunque morta dissanguata di lì a poco- disse senza tradire nessuna emozione.
 
-Quando avevi intenzione di dirmelo? E scusa, come fai ad essere viva?- domandò Light sempre più esasperato.
 
-Mia madre chiese al suo Shinigami di salvarmi e così fece quello, legando la mia vita a quella di qualcun altro-
 
Ryuk si voltò verso Light e gli mise una mano sulla spalla.
 
-Leggi la ventisettesima regola del Death Note- 
 
 
"Il suicidio è una causa di decesso valida, l'umano che scrive sul Death Note però non potrà provocare la propria morte mediante il quaderno."
 
 
Light inarcò un sopracciglio.
 
-Ryuk, se uno Shinigami lega assieme due vite, significa che morto uno dei due anche l'altro muore?- disse Light che col suo intelletto era già giunto ad una conclusione. 
 
Ryuk annuì -Bravo Light, sei proprio sveglio, è il motivo per cui non puoi uccidere Akemi, la persona a cui lo Shinigami di sua madre legò la sua vita otto anni fa sei proprio tu-
 
-Quindi se uccidessi lei è come se uccidessi me e viceversa vero?- chiese retoricamente.
 
 
Akemi aveva alzato lo sguardo al cielo e osservava il filo luminoso che la collegava a Light. Ecco di che si trattava, che idiota a non averlo capito. Si disse.
 
 
-Questa cosa ha in qualche modo accorciato la mia vita?- chiese d'un tratto lui.
 
-No, ma qualche effetto su come la vivi ce l'ha, anche se non so di cosa si tratta. È una cosa che gli Shinigami non fanno mai, salvare la vita ad un umano intendo- 
 
 
-Komori-san, mi dispiace ma non posso lasciarti da sola. Ne va della mia incolumità, che succederebbe se tu morissi mentre io sto ancora compiendo il mio destino? Non posso assolutamente permetterlo. Troverò un modo per far sì che tu sia sempre con me- 
 
 
Quella era una seccatura ancora maggiore di quanto si aspettava, non solo doveva proteggere quella ragazza, ma doveva anche tenerla d'occhio affinché non spifferasse nulla alla polizia. L'unica cosa che lo rincuorava era che se le autorità avessero scoperto la sua identità si sarebbe preso la pena di morte e lei sarebbe morta con lui, quindi era un buon motivo per tenere la bocca chiusa. 
 
 
Akemi guardava il soffitto, era sdraiata sul letto e non riusciva a dormire. Light l'aveva accompagnata a casa tenendole saldamente la mano che ancora era calda per quel contatto. Il suo cellulare vibrò. Le era arrivato un messaggio.
 
            Mittente: 月 夜神 [Raito Yagami]
 
            Oggetto
            Non sei morta nel frattempo vero?
 
 
Le sfuggì un mezzo sorriso, ma decise di non rispondere. Dopo un po' si addormentò.
 
 
 
Quella mattina si guardò allo specchio, non era cambiato molto, si lisciò la divisa beige e sistemò il fiocco rosso. Appena varcata la soglia di casa vide Light e Ryuk al cancello.
 
-Vivi da sola?- chiese mentre lei si avvicinava.
 
-Si questa è la casa dove sono morti i miei genitori- disse con nonchalance.
 
Light si meravigliava di quanto riuscisse ad essere impassibile Akemi, era per quello che spesso il suo sguardo era vuoto? Anche lui si sentiva così spesso e volentieri.
Che sia una conseguenza del legame?
 
In qualche modo starle vicino lo faceva sentire più attivo. Lo elettrizzava. Che fossero due metà di una sola vita che tentano di ricongiungersi? 
 
La prese per mano, facendola sussultare. Ora il suo sguardo si era sciolto e puntava in basso, le guance si erano dipinte di un lieve rossore. Il ragazzo sentiva la sua mano formicolare.
 
-È strano toccarti- sussurrò Akemi. 
 
-Devo, non sia mai tu ti faccia investire per strada- sospirò lui.
 
-Intendo dire, che mi sento strana, mi formicolano le dita e mi sento diversa-
 
Light non rispose ma la guardò con la coda dell'occhio per tutto il tragitto.
 
Il treno era affollatissimo, Akemi era stretta tra due uomini e la folla che spingeva per entrare la costrinse a lasciare la mano di Light. Ryuk svolazzava fuori dal finestrino e seguiva a ruota il treno. 
 
Light si fece spazio tra la gente e le mise un braccio attorno alle spalle. Un piacevole brivido li scosse entrambi e il cuore della ragazza cominciò a battere prepotente. 
 
Continuava a salire gente e si ritrovarono incollati in una sorta di abbraccio, i loro volti vicinissimi. Akemi poteva sentire il suo respiro solleticarle le guance. Il formicolio si fece più intenso e poi cominciò a scemare lasciando una sensazione di calore. Istintivamente lo strinse forte, sorprendendolo.
 
-Che fai?- gli domandò lui.
 
-Tu non senti queste cose? Mi sembra di essermi svegliata da un lungo torpore- sussurrò.
 
Il ragazzo era confuso, la mocciosa lo stringeva forte, una sensazione simile al calore lo aveva pervaso, era piacevole. A quanto pare lei sentiva lo stesso.
 
Fu il momento di scendere e subito Light sciolse l'abbraccio, afferrandole la mano per poi trascinarla giù dal vagone.
 
-Se abiti da sola non sarà un problema stare insieme, anche se la sera sarò costretto a rincasare- le disse mentre si avvicinavano alla scuola. 
 
Passarono davanti ad un fruttivendolo e Akemi si fermò lasciando la mano di Light che alzò gli occhi al cielo.
 
 
Uscì di lì con un sacchetto colmo di mele rosse per Ryuk. 
 
-Scommetto che questo cattivone non te le prende mai vero?- disse sorridendo. 
 
-Akemi-chan! Sei ufficialmente la mia umana preferita!- disse lui, la sua voce nefasta cozzava molto con il suo tono allegro.
 
 
Si fermarono davanti ad un attraversamento pedonale. Scattò il verde e Akemi fece un passo avanti per attraversare, il clacson di una motocicletta li fece sobbalzare e Yagami la tirò a sé salvandola dall'essere investita. 
 
-Mi meraviglio che tu non sia ancora morta in questi nove anni- sbuffò lui, che per istinto l'aveva stretta forte. 
 
Erano vicinissimi alla scuola e la strada in cui camminavano era un'isola pedonale. Akemi si guardava intorno, aveva come l'impressione che tutto attorno a lei fosse più vivido: i profumi, i suoni i colori. Se era questo l'effetto che Light Yagami aveva su di lei non se ne sarebbe mai più separata. 
 
 
 
   
 
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