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Autore: Annapis    12/06/2017    4 recensioni
*questa storia partecipa al contest “Caffè o Tè?” a cura di Fanwriter.it!*
Juvia studia giorno e notte per diventare giornalista e non ha mai tempo per le sue amiche.
Ma.per fortuna ci sono Lisanna, il Fairy Tail e il delizioso thè alla vaniglia che prepara Kinana.
The che, di sicuro, non si aspettava di rovesciare addosso al primo malcapitato che incontrava!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lisanna, Lluvia, Mirajane, Natsu
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Soulmates
*storia scritta in collaborazione con DevilLight!*

★ Iniziativa: Questa storia partecipa al contest “Caffè o Tè?” a cura di Fanwriter.it!
★ Numero Parole: 2294 
★ Prompt/Traccia: 17) Primo incontro: A versa accidentalmente del caffè/tè addosso a B.

L'università è uno strumento per ridurre al minimo il tempo libero di giovani diligenti e studiosi, di questo Juvia è più che sicura.
Infatti da quando frequenta la facoltà di scienze delle comunicazioni il suo tempo per vedersi con le amiche, soprattutto ora che è giugno e si avvicinano gli esami, si è ridotto al minimo.
Per questo quando Lisanna, sua carissima amica d'infanzia, le ha proposto di prendere un tè al Fairy Tail, bar dove lavora la sorella, Juvia quasi saltava dalla gioia.
Dio se le erano mancate le sue amiche!
Fu così che quel pomeriggio, subito dopo le lezioni, Juvia aspettava davanti al grande cancello di ferro che Lisanna uscisse dall'Istituto.
Finalmente, prima di rimettere mano ai libri, si sarebbe concessa un momento di totale tranquillità.
-Lisa-chaaaaan!- la chiamò a gran voce la studentessa dai capelli insolitamente azzurri ma per nulla tinti.
-Juvia!- rispose quella, uscendo circondata da un gruppetto di altri studenti di qualche anno più grandi che ignorarono le due amiche che si abbracciavano nel bel mezzo del vialetto.
-Da quanto tempo!- si lasciò sfuggire un lamento l’albina, non annullando comunque l'abbraccio.
Solo dopo qualche secondo le due si lasciarono a causa di quel gran caldo, e si avviarono verso il fantomatico bar che Juvia aveva intravisto due o tre volte ma di cui tutti, ma proprio tutti, le avevano parlato bene.
Il Fairy Tail non distava molto dalla scuola, solo qualche vicolo più avanti; così in neanche cinque minuti, passati velocemente grazie alle chiacchiere delle due - che si erano raccontate, e lamentate, delle esaustive sessioni estive, quasi giunte al termine - e l'insegna, tutt'altro che usuale, del caffè si stagliò davanti a loro.
La vetrata, che lasciava intravedere solo una parte del bar, faceva capire che quel giorno fosse assolutamente produttivo, giacché quasi ogni tavolino era occupato, sia dal solito e chiassoso gruppo di studenti, che dai ben più sereni lavoratori in cerca di un po’ di riposo. Esattamente come le due amiche che in quel momento varcarono la soglia, accompagnate dal solito tintinnio del campanello. Juvia si guardò attorno, era la prima volta che metteva piede in quel locale.
Entrò timidamente, con passo tranquillo, simile a quello che aveva usato al suo primo esame orale e che a volte le capitava di ripetere.
Si diressero verso il bancone, dove Mirajane Strauss, sorella maggiore di Lisanna Strauss, le accolse con un grande sorriso.
-Sorellina, Juvia- salutò in primis, posando il bicchiere che stava insistentemente lucidando -Cosa prendete?- chiese poi, afferrando un taccuino dalla tasca e preparandosi ad annotare l’ordinazione.
-Ciao nee-chan!- ricambiò il saluto Lisanna, aggiustandosi la tracolla sulle spalle.
-C'è un tavolo libero?- chiese poi, con la solita sfacciataggine.
-Laggiù in fondo- disse, indicando un tavolo a due posti, vicino all'entrata e accanto anche a un gruppo di ragazzi. -Volete ordinare intanto?-
-Si, grazie Mira- sorrise calorosamente l'azzurra mentre l'albina osservava pensierosa il tabellone alle spalle della sorella dove era esposto tutto il menù.
-Io prendo una fetta di torta gran paradiso e un succo e un caffè nero macchiato, nee-chan- decise alla fine Lisanna.
Mirajane annuì e annotò tutto con un sorriso, poi si rivolse a Juvia.
-E tu?-
Diede anche lei un'occhiata veloce al tabellone.
-Juvia vorrebbe un tè alla vaniglia con del latte e una brioche al cioccolato- disse, usando la terza persona com'era solita fare. L'unico momento in cui parlava di sé usando la prima, era durante le interrogazioni, dopo varie costrizioni da parte dei professori, naturalmente.
Mirajane annotò tutto, dando poi indicazioni a Kinana, l'unica collaboratrice del locale, per preparare le ordinazioni, mentre l'albina dovette assentarsi per dirigersi al tavolo dove sedeva Laxus, suo fidanzato, che la chiamava a gran voce.
Juvia e Lisanna attesero qualche secondo, il tempo che i loro ordini fossero pronti.
Poi, insieme, si diressero verso il tavolo che la bella albina dagli occhi azzurri aveva loro indicato.
-Ma dimmi, Juvia, perché non hai preso anche tu un bel caffè? Kinana ne fa di magnifici- commentò Lisanna con un sorriso.
-A Juvia proprio non piacciono i caffè- rispose l'azzurra, il tè che quasi bruciava tra le mani piccole e pallide.
Lisanna dovette evidentemente accontentarsi di quella risposta, perché vi mise una pietra sopra.
-E poi Juvia si rilassa di più con un tè-, sussurrò, forse più a se stessa che all'albina che la precedeva.
Abbassò lo sguardo sulla sua tazzina, tenendola tra i polpastrelli che stavano diventando bollenti, e questo le fu fatale, perché non notò che uno dei ragazzi al tavolo si era alzato di scatto in quel momento.
Il risultato? Juvia gli era letteralmente caduta addosso, il ragazzo - dai sorprendenti capelli rosa - era finito con la schiena per terra e Juvia stesa sopra di lui.
In un primo momento l'azzurra aveva sgranato gli occhi, pregando mentalmente che non stesse per fare una delle sue solite figuracce.
No, non la stava per fare.
L'aveva già fatta.
Perché oltre al fatto di essere malamente caduti a terra, in una posizione tutt'altro che confortante, il tè che prima l’era tra le mani aveva inzuppato lei e il ragazzo sotto di lei.
Questo pensiero le fece ricordare che ancora non si era alzata, così si tirò su di scatto, rischiando di scivolare ancora per via del pavimento umido, e con le guance rosse e gli occhi chiusi, cominciò a scusarsi a raffica, cercando in qualche modo di rimediare all'immensa figuraccia che aveva fatto, un'altra da aggiungere alla già lunga lista.
-Juvia è dispiaciuta- disse di nuovo, prima che il ragazzo, l’interrompesse -Non fa nulla- commentò il ragazzo dai capelli rosa una volta che si fu alzato.
Prese qualche tovagliolo dal tavolo, dove era seduto con altri ragazzi e ne passò uno a Juvia, probabilmente per pulirsi.
-Fiammifero ma che combini?- alzò un sopracciglio un probabile amico di lui.
-É tutta colpa di Juvia- s’intromise lei, accettando il fazzoletto e cercando di darsi una sistemata, evitando di guardare il ragazzo che nonostante tutto le aveva rivolto un sorriso luminoso e che un secondo dopo, cambiando totalmente espressione, si rivolse all’amico che prima l’aveva criticato. -Chiudi il becco, principessa di ghiaccio, o vuoi che te le suoni?
-Devi solo provarci, cervello bruciato.- ripose l'altro ragazzo, che Juvia notò solo ora, aveva i capelli corvini.
-Juvia non vuole causare una lite...- s’intromise, si sentiva in colpa, anche se probabilmente lei non c'entrava nulla, ma almeno smisero di guardarsi in cagnesco.
Sentendosi, ancora più a disagio, ora che gli occhi di entrambi erano su di lei
-Juvia-chan, ma cosa è successo?- le chiese Lisanna affiancandola.
-Non preoccuparti Juvia. Ti chiami così, giusto?- riprese il ragazzo dai capelli rosa, cercando di pulire l’appariscente macchia sul cavallo dei jeans.
-Sembra che ti sia pisciato sotto- s'intromise un terzo, ghignando spudoratamente.

-Ma sta zitto, chiodo arrugginito!- s'infuriò di nuovo il ragazzo.
In quel frangente Juvia si permise di guardarlo per bene, ammettendo a se stessa che non era proprio niente male.
Aveva i capelli rosa, che seppur fossero di un colore notevolmente bizzarro, non gli stavano male e anzi davano risalto ai suoi occhi verdi e caldi, che sembravano lasciassero scintille mentre si scambiava una serie di epiteti a dir poco originali e minacce vuote con gli altri due.
Doveva essere rimasta un bel po' a fissarlo perché Lisanna le diede una gomitata e quando si girò verso la sua amica, la trovò con un sorrisetto malizioso in volto. -Non dire niente- borbottò imbarazzata Juvia, avvampando ancora di più.

-Oh Juvia-chan!- urlacchió l'amica con un tono di voce neanche tanto basso, ma che non fu abbastanza alto da distrarre i tre ragazzi da quella sottospecie di litigata.
Le persone sedute ai tavoli vicino in un primo momento si erano voltate interessati, ma poi, per la gioia della turchina, tutti erano tornati a prestare attenzione alle proprie faccende.
-Juvia è molto dispiaciuta- ripeté Juvia, riottenendo l'attenzione del ragazzo.
-Va tutto bene-
-No. Juvia ti ha versato addosso il tè-
-Va bene davvero.-
-No no. Juvia ti sistemerà la camicia.-
Juvia afferrò la mano del ragazzo e lo condusse nel bagno del caffè.
-Whoa! Whoa!- si fermò lui.
-Non entro nel bagno delle donne.-
-Allora come pensi di asciugarti?- Juvia incrociò le braccia e lo guardò con uno sguardo severo.
"Chi è questa ragazza?" pensò lui.

Era da anni che viveva a Magnolia, non l'aveva mai vista prima.
Aveva la pelle chiara e lunghi capelli azzurri. E aiutava gli sconosciuti. Non aveva idea di chi fosse, ma per qualche strana ragione, gli piaceva.
-Che ne dici se Juvia va a vedere se il bagno è libero e poi vieni ad asciugarti?-
-E se non lo è?-
Juvia corrucciò le labbra in un buffo broncio.
-Lo sarà, Juvia se lo sente- obiettò.

Il ragazzo dai capelli rosa assunse un'espressione divertita -Cosa sei? Una sensitiva?-
Juvia sembrò ignorare il sarcasmo -No, Juvia studia per diventare giornalista. E lei...?-
-Sono un meccanico, lavoro con due miei amici nell'officina di Magnolia- disse, osservandola mentre apriva la porta.
-La via è libera- lei gli fece cenno di entrare.
Il ragazzo sospirò. Entrò nel bagno delle ragazze e si guardò intorno. Sembrava così diverso da quello degli uomini.
Perché quello degli uomini era maledettamente sporco.
C'era pipì per terra, la carta igienica era sempre zuppa e il sapone era davvero assente.
-Voi donne vi prendere tutti i lussi- fece con voce lamentosa.
Juvia alzò un sopracciglio, ma evitò di commentare. Aprì il rubinetto dell'acqua e ci bagnò un fazzoletto -Potresti dare a Juvia la camicia?- chiese, senza guardarlo, nemmeno quando lui gli porse il capo di abbigliamento. Gli avrebbe sistemato quello almeno, per i pantaloni gli avrebbe pagato la tintoria.
Passarono i minuti in silenzio, mentre Juvia sentiva lo sguardo del ragazzo su di sé. -Sono Natsu- si presentò con un sorriso, allungando una mano.
Juvia si girò lentamente, non volendo schizzare d'acqua il ragazzo.
Bastava il the.
-Io sono Juvia- rispose turchina prendendo la mano del ragazzo e trovandola calda e callosa.
Anche se era un perfetto sconosciuto, lo trovava gentile, e poi aveva un sorriso genuino che riusciva stranamente a metterla di buon umore. Sapeva di essere una che si faceva fin troppi film mentali, ma sperava di conoscere meglio Natsu o che quel momento, persi in un silenzio per nulla imbarazzante, ma, anzi tranquillizzante, durasse molti più del tempo che stava impiegando nello smacchiargli la camicia.
-Lo avevo immaginato- le rispose il rosa, senza malizia alcuna.
-Parli sempre di te in terza persona?- le chiese, desideroso di conoscerla di più.
Juvia gli lanciò un'occhiata, era uno delle poche persone, oltre alle sue amiche, che non sembrava stranito da quella sua particolarità, anzi più che altro incuriosito. -Sì, a Juvia piace, lo fa da quando era piccola.-
Poi mise su un sorriso mesto.
-Natsu-sama e i suoi amici siete sempre così chiassosi?- chiese, riferendosi anche alle litigate di prima.
-Si- si grattò pensieroso il mento -Siamo come fratelli, ma litighiamo spesso- ammise.
-Però sono dei bravissimi amici- finì con un sorriso a trentadue denti stile anime che la fece arrossire non poco.
Per nascondere il rossore, l’azzurra si girò dall'altra parte, dove in un lavandino pieno fino al colmo d'acqua e schiuma troneggiava la camicia del ragazzo.
Ancora macchiata.
-Juvia è ancora dispiaciuta per l'accaduto...- cominciò lei, per essere interrotta da Natsu.
-Non è successo niente, e poi sono contento sia avvenuto, l'incidente- rispose guardandola senza malizia.
-Contento?- fa lei interdetta, voltandosi di nuovo verso il ragazzo, le maniche della maglietta blu abbastanza aderente alzate, un po' per il caldo, un po' per non sporcarsi e le mani ancora piene di schiuma.
-Perché Natsu-sama dovrebbe essere contento? Juvia gli ha sporcato la camicia e il pantalone di tè alla vaniglia, gli è caduta addosso, l’ha fatto cascare con la schiena per terra e litigare con i suoi amici e Natsu-sama è contento?-

Natsu si portò una mano dietro la testa. -Ho incontrato te, sei una persona simpatica Juvia, mi piaci- finì con un sorriso a trentadue denti.
Non si accorse che le ultime due parole potevano essere fraintese o che per una ragazza veramente romantica come Juvia, riuscissero a farle battere forte il cuore.
Juvia arrossì - per la terza volta in una giornata, record! - e istintivamente portò una mano al petto.
"P-perché Juvia sente così c-caldo?" domandò a se stessa.
Erano sensazioni nuove per lei, nonostante avesse avuto un paio di fidanzati - relazioni tra l'altro finite male - nessuno era riuscito a farle provare quel calore confortante e bruciante all'altezza del petto.
Doveva essersi imbambolata perché...
-Oi, stai bene?- le chiese lui, sventolandole una mano davanti al viso.
Sbatté le palpebre, un paio di volte prima di ricomporsi.
-S-sì- balbettò, il rossore ancora più visibile sulla pelle pallida.
-Fiammella!- sentirono gridare in lontananza e allora Natsu si girò verso la porta ringhiando.
-Ma cosa vogliono quei due?-
-Forse Natsu-sama dovrebbe andare- mormorò Juvia, prendendo la camicia grondante e cercando di asciugarla nel più breve tempo possibile.
-Muoviti, cervello bruciato, dobbiamo tornare a lavoro- grugnì il ragazzo con i piercing bussando, ovviamente, al bagno degli uomini.
-Arrivo arrivo-grugnì il rosato, afferrando la camicia e indossandola anche se era completamente bagnata.
-Tanto in officina si muore di caldo- si giustificò senza che nessuno gli dicesse nulla.
Prima di uscire però si voltò, e fu la prima volta che Juvia lo vide imbarazzato.
Sviò lo sguardo della ragazza, cercando le parole. -Ti andrebbe di prendere un caffè, domani?- domandò. -Senza incidenti di mezzo magari.- disse poco dopo, ghignando.
Juvia sgranò gli occhi e deglutì, perché la camicia bagnata lasciava ben poco all'immagine.
-A Juvia piacerebbe molto- disse appena ritrovò l'uso della parola.
Il suo interlocutore ghignò, prendendo una penna dalla tasca e un foglietto dal portafoglio.
Vi scribacchiò qualcosa che Juvia non capì, e, scoprì dopo, con una scrittura che lascia a desiderare, e glielo porse.
Poi uscì.
Juvia rimase lì, pietrificata, ad ascoltare qualche battuta dei due ragazzi.
Un "Ma che ci facevi nel bagno delle donne?" "Che ci nascondi, Fiammella, ghihihi" e un "Smettetela di rompere!"

Poco dopo, Juvia abbassò lo sguardo sul biglietto che teneva in mano e ci mise diversi secondi a capire che quello era il numero di telefono del ragazzo.
Alzò lo sguardo per incontrare quello di Lisanna che la fissava dalla porta. -Cos'è quel biglietto?- chiese.
Juvia era già in un altro mondo. -Juvia ha un appuntamento... - sussurrò più a se stessa che alla ragazza che aveva davanti.
 
   
 
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