Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: queenjane    12/06/2017    0 recensioni
Riprendendo spunto da una mia vecchia storia, Beloved Immortal, ecco il ritorno di due amati personaggi, due sorelle, la loro storia, nella storia, sotto altre angolazioni. Le vicende sullo sfondo tormentato e sontuoso del regime zarista.. Dedicato alle assenze.. Dal prologo .." Il 15 novembre del 1895, la popolazione aspettava i 300 festosi scampanii previsti per la nascita dell’erede al trono, invece ve ne furono solo 101.. "
Era nata solo una bambina, ovvero te..
Chiamata Olga come una delle sorelle del poema di Puskin, Onegin ..
La prima figlia dello zar.
Io discendeva da un audace bastardo, il figlio illegittimo di un marchese, Felipe de Moguer, nato in Spagna, che alla corte di Caterina II acquistò titoli e fama, diventando principe Rostov e Raulov. Io come lui combattei contro la sorte, diventando baro e spia, una principessa rovesciata. Sono Catherine e questa è la mia storia." Catherine dalle iridi cangianti, le sue guerre, l'appassionata storia con Andres dei Fuentes, principe, baro e spia, picador senza timore, gli eroi di un mondo al crepuscolo" .... non avevamo idea,,, Il plotone di esecuzione...
Occhi di onice.
Occhi di zaffiro."
"Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 E bravi i miei ragazzi, rifletté nelle settimane successive Rostv-Raulov, appurando che l’ingaggio era andato a buon fine e che se Catherine non cambiava idea potevano fare molto e molto altro.
Cat, si concesse il nomignolo privato usato da Olga Romanov, aveva fatto cantare un bolscevico in esilio, tale LP, di come la Germania voleva minare il potere offrendo aiuti e finanziamenti capillari ai bolscevichi, una rete capillare e clandestina, dopo il 1905 non si erano arresi.
La rivoluzione avanzava, se la guerra non finiva sarebbe stato un casino senza precedenti, lo Zar era fatalista, si considerava Giobbe, mandava una sua figlia al macello.
Non vi capiva nulla, allora era meglio Catherine che era una spia, un baro, una sorta di pirata, combatteva in senso lato e cercava le sue vendette che quel coacervo.
Il lupo dello Zar, la tempesta.

Stupido, o forse no, comunque anonimi donatori  tedeschi finanziarono gli ospedali russi, LP, un idiota perso nel suo piacere, venne arrestato alla frontiera, così  confermando la fiducia accordata, da capo  si congratulò mentalmente con lei.
Lei e Fuentes erano i migliori, nonostante o forse per le loro tragedie private.


 
Nel novembre 1915, lo Zar aveva passato in rivista le truppe del Generale Tcherbatchev. Dopo la  cerimonia, il sovrano desiderando conoscere le perdite sofferte dalle truppe chiese ai comandanti di ordinare ai tutti gli uomini che avevano combattuto fin dal principio delle ostilità di alzare le mani. 
L’ordine venne impartito e, tuttavia, solo poche braccia si alzarono rispetto a centinaia di teste, in intere compagnie non si alzò neanche un pollice.

L’episodio fece una grande impressione ad Alessio, per la prima volta realizzava gli orrori della guerra in modo così crudo e diretto. Prese a riguardare i biglietti che custodiva in una scatola insieme ad altri tesori, lettere di sua madre e delle sue sorelle, una biglia dai colori cangianti, un sasso dalla forma particolare  e tanto altro, in cui nessuno guardava mai, era sua personale e basta.”.. Un saluto, fa freddino, ti scrivo vicino a un bel caminetto..So che lo Zar non ama molto parlare al telefono, io lo ritengo una fantastica invenzione.. Anche per un ciao al volo, come hai detto Te, un bacione .. “  “Visto che ci hai preso gusto, sul telefono? Ciao e come stai, sei sintetico e va bene così..Baci. C.”  “Zarevic, oggi ho camminato su un prato bianco per la brina, ti ricordi quando a Carskoe giocavamo a nascondino nelle brine autunnali in attesa di costruire fortini di neve..” “ Zarevic, solo un pensiero e un abbraccio”  Vari e sparsi biglietti, un tesoro “..Oggi eri triste, credo, manchi anche a me, e comunque il Natale cattolico arriva prima del nostro, i tuoi cinque minuti diventano sempre cinque ore o cinque giorni.. Scherzo, manca poco. Sai che sto leggendo l’Eneide (io, mica te, quindi non fare smorfie) [sorrise nel rivedere quelle righe] che è il proseguo dell’Iliade, va beh, te lo racconterò a voce, che sennò diventa un romanzo, ci sono due ragazzi, Eurialo e Niso,che sono veramente coraggiosi e in gamba, indovina chi mi ricordano? TE. Fortuna audaces iuvat, la fortuna aiuta chi sa osare, te lo traduco direttamente, che è latino, l’abitudine di leggere mica mi è passata, ogni tanto devo aggiornare il repertorio, una storia per Te ci sarà sempre, se vorrai. Baci, C.  ps anche io vorrei passare cinque minuti con Te, Aleksej Nicolaevic, ironizzo, che manchi tanto anche a me” e vi era una foto di loro due, del mese di agosto 1914, lui le  circondava le spalle con un braccio, lei gli aveva appoggiato  una mano sul gomito, i capelli raccolti in uno chignon, vestita di colori chiari e delicati, il suo sorriso, aveva detto qualcosa che l’aveva fatta ridere. E ora aveva gli occhi duri, ricordò, di chi troppo ha visto, una sorta di patina, e tuttavia era sempre lei. Cat, Alexei, era venuto a salutarlo e gli voleva bene. Dove era la vecchia Catherine, l’amata principessa dalle mille storie, nella nuova ragazza che aveva trovato per sbaglio? È la migliore, non è possibile farla tornare, ormai le cose sono troppo avanti. Se non ti avessi trovato, ti avrei rivisto.. No.. per evitare questo strazio. Quanto manca a Natale? E sarebbe stato peggio, molto peggio se non l’avesse ritrovata. Si sarebbe sentito abbandonato, senza un vero perché. Come quando era andata a Parigi o era schizzata via dopo il settembre 1914.


“Alessio, ho una sorpresa..”
”Quale Papa?” Diffidente.”Aspetta e fidati..”



Mi ero raccolta il viso tra le mani, la tensione che mi rendeva esausta, i gomiti sulle ginocchia, poi mi ero rialzata, senza fallo, un dragone combattente, ero ACCIAIO .. UN DEMONIO. E la tristezza, con Andres eravamo andati vicini alle trincee..Che orrore, che delirio, fango, puzzo, vomito, un inferno in terra, che il lusso di un bagno caldo era per me e non per quei disgraziati. E  le missioni compiute, gioco o caso, mete rincorse senza scopo, e vinte per fortuna.
E la passione di due persone, che nonostante differenze e incomprensioni, si desiderano in un  modo inspiegabile.


Intanto, il mio caro zione R-R mi riceveva mentre lo zar e lo zarevic visitavano le truppe, in uno scompartimento di treno parlammo. “TE hai bisogno di una pausa, fidati””Quale..Comunque Andres non è male, anzi, qual è la pausa?  “ La peste..spasima dalla voglia di rivederti anche per cinque minuti” “Io pure, dici che è una peste e gli vuoi bene pure tu” Sincera nella sua mancanza “Ti manca, vedo e sei ben ricambiata. Cat, ormai, è andata.. Non imparerai mai, con la granduchessa Olga siete amiche, “lo eravamo state, legate, sorelle fino alla guerra e alla devastazione” Ma lui è un bambino  fragile e tanto non molla mai, per il suo bene e non il nostro, cerca di non deluderlo.. Sei la sua amata principessa e la nostra spia, la stessa nonostante le maschere, lo dico ora e poi mai più, cerca di farlo stare bene.. Hai capito? E tanto non rinuncerai a essere quello che sei diventata, anche se lo stai ancora decifrando ”
“Penso..” Ci avevo capito il giusto e tanto era.



“Io sono in riunione fino a tardi, dormiamo sul treno, visto che sono occupato pensavo di lasciarti con questa persona..” Nicola II ad Alessio“Sai che sorpresa” Sussurrò piano il ragazzino, se non stava con marinai o precettori lo appioppava sempre a qualcuno, chi era, un duro sguardo, ogni tanto scrutava sua padre con una consapevolezza superiore alla sua età, come se fosse molto più grande.

Il suo viso si illuminò, il sole che entra dentro una stanza dopo avere tirato le tende, quando vide chi fosse il soggetto indefinito.
“Alexei Nicolaevich, vi posso fare compagnia?”
”Papa.. E’ Catherine..E’ lei?LEI, sei tu..” battè le mani, un piccolo salto entusiasta
“ Che ti pare. Non agitarti, per favore.” era indeciso se abbracciare me o lo zar..
E intanto osservavo “Zarevic, come siete cresciuto”
“Principessa, come siete bella, ti voglio, vieni qui” Come no, ero snella, le lunghe gambe fasciate dai pantaloni, muscolose per le ore di cavalcate, le camminate, il ventre piatto, il viso illuminato dai miei grandi occhi, i capelli lavati di fresco che piovevano sulla giacca scura. Fossi sembrata uno spaventapasseri, non vi avrebbe badato. Ancora. “Che bello,sollevami”le sue dita sul collo, la schiena,  io lo misuravo con gli occhi, mi aveva fatto un piccolo cenno e mi ero inchinata, ridendo, senza fallo e lo avevo issato sul fianco, chi ci credeva, e tanto eccolo lì, carne e ossa.
“La sorpresa..”
“Va bene lettere e telefono,  di persona eri più contento, nessuna illusione o presa in giro volontaria”Annuì, mi posò la guancia sul seno, una ciocca di capelli tra le dita .
“E’un anticipo, ci sono a dicembre e vedi che ci sono sempre, ci siamo messi d’accordo….” “Sì..”Allacciandomi le braccia sul collo, si tirò indietro a guardarmi, gli appoggiai l’avambraccio sulle scapole, indefinito.  

Mi raccontò della rivista compiuta presso le truppe del generale T.,come avesse realizzato quanti pochi fossero vivi dall’inizio, io mi ero definita un soldato e.. Ero al limite e mi avvidi che si stava mettendo a singhiozzare”Alessio, non piangere, per me..Qualcosa inventiamo.. Non sparisco dopo pochi minuti, mm? I cinque minuti erano una delle mie solite battute imbecilli, cerca di non agitarti, scusami”

“Hai fatto bene a scrivermi e telefonare, che mi sono preoccupato tanto..E ti pensavo, come Mamma, le mie sorelle, loro si danno un gran daffare negli ospedali..”Quindi sfumò il discorso, che poteva essene una critica, io me ne andavo a zonzo per incarichi che avevo cura di non specificargli, vivendo una storia non meglio definita con un soggetto indisponente.

Ero stanca oltre ogni dire, tranne che i bambini, con  i loro bisogni e priorità ci salvano dalla  disperazione. Risorsi dalla stanchezza, mi concentrai su di lui, sussurrai il suo nome. “Alexei” “Cat..” ancora incerto, non ci credeva, sfiorava la spalla, il braccio
”Alexei.. Tesoro mio, vuoi giocare?”
”Si, e fare cena e poi mi addormenti te..” Svelto. “Sii” poi” Mi rivedi a dicembre, va bene, non ti arrabbi” “NOO”E la depressione mi era volata via “Fai pace con Olga?”che aveva capito benissimo, senza che nessuna delle due nulla osservasse, che ci eravamo straziate a vicenda “Cercherò, tranne che la questione riguarda me e lei, va bene?”
“Va bene e tanto sei buffa, come sempre”
“Continua e giochi da solo.. Soldatini o marionette o ..carte” Sorridendo. Lo coccolai per tutto il tempo, era fragile come neve, forte come le leghe di titanio e intanto si rassicurava, una pausa dalla violenza.
Mi tirò un pizzicotto, non la finiva di toccarmi, rapito, contento, ci sei, SEI Tu, sì tesoro mio.  Gli massaggiai le mani, le braccia, delicata e paziente, Zarevic, bambino mio, eri una gioia infinita. E aveva una voglia ricambiata di coccole, mi abbassava la testa per darmi un bacio sulle guance, mi sfiorava le labbra con le dita, chiudi gli occhi e dimmi che ti tocco, gli zigomi come la fronte o il naso, e lo ricambiavo..

“Alexei, non sono nemmeno le nove, hai già sonno?” “No. Ma tanto in giro non devi farti vedere, (dicevamo.. era un segugio) io voglio che mi addormenti te e quindi siediti e stringimi, facciamo così. “Ossa di fumo, capelli di cristallo e pelle di seta, un dono, una meraviglia, percepì la mia risata sotto l’orecchio, lo aggiustai, abbracciandolo”La rosa e il leone rampante, iniziamo una nuova saga.. Intanto eccoti un bacio, e due e tre.”Lo avvolsi tra le braccia e inventai un nuovo ciclo, su quel divano.

“Ma le cose le fai da sola?”
“ NO, Alexei, sono con UNO..quello che hai osservato mentre sparava”
“Eh..? Dici Andrej Fuentes, quello che lavora per tuo zio R-R?”
“Sì, Alessio, lo hai chiamato Uno  e .. è simpatico, no?”
“E’ grosso come un armadio” Risi della sua involontaria battuta, o meno, a settembre mi aveva detto, che hai fatto al viso, io, di rimando avevo osservato che era uno scontro con un armadio, ovvero Andres, senza specificare che avevamo fatto a botte. 
“Lui è nato in Spagna, Alessio, chiamalo Andres..in luogo di Andrej.”
“Vedremo, un nome troppo strano, per me, manco lo so dire, se sta in Russia che si adatti alla Russia”
“Intanto torno alla storia, zarevic, basta interruzioni.. O no? Comunque la sua mamma era russa”
“Forse, vediamo, continua, non mi baciare ..l’Eneide me la racconti un’altra volta”Una pausa. Lui ascoltava me, io mi concentravo su lui, era tenero, le braccia che si toccavano, era in ascolto, intento, la testa che mi sfiorava la spalla. La vicinanza ed il respingere, avevi sofferto troppo Alexei, eri un bambino sensibile e la guerra ti aveva recato un incubo dopo un altro e infinite avventure, ti presi un palmo e lo studiai, come una mappa
“Vai.. “ “Dove..” “Vai Kitty Cat. Gattina, come ti chiama Olga, continua.” Mi sfiorò le labbra con le dita, gliele scaldai con il fiato, non lo deludere, o almeno ci provavo“Cat ..”Uno sbadiglio, mi stesi per farlo stare più comodo, cingendolo piano con le falangi, mi accostai la sua testa sul seno, una specie di riparo, il mento che sfiorava i corti capelli castani, se li faceva tagliare e accorciare come un cadetto, e mangiava il pane nero come i soldati (quando aveva voglia, chiariamo, sennò digiunava) era sempre tanto magro. “Cat..”
“Sono qui, Sunshine” Raggio di sole, come lo chiamava sua madre, con ragione, gli presi i palmi, deglutii, stai calma, lupo, la notte è ben lunga. Presi uno scialle e glielo avvolsi sulle gambe, mi tirai in piedi, lui in braccio e camminai avanti e indietro, come un galeone, cullandolo a tratti fino alle dieci e venti circa.  

“Ora è più tranquillo, grazie” “Grazie a voi, Maestà, mi avete fatto un regalo meraviglioso” poi ci mettemmo d’accordo.

Passò dalle mie braccia al suo lettino senza fretta, lo preparai per la notte spogliandolo un passo alla volta, un tenero sussurro, era rilassato, senza incubi e risvegli, almeno sul momento. “Cat ..” “Stasera sto con te.. ancora un poco” “SI..” Le mani contro le spalle, la fronte contro la mia, mi tirò giù e mi fece sdraiare accanto a lui. Andai  via a mezzanotte, i cinque minuti erano diventati cinque ore.. il mio Aleksey. “Domani mattina ti posso salutare?” “Va bene”




Sbadigliai avvolgendomi nella calda pelliccia, erano le sei e trenta di mattina, il giorno sorgeva, il cielo si schiariva, grigio come il petto di una tortora, odore di legna e braci e caffè. Presi la mia sporta, mentre Andres usciva per sellare i cavalli, sulle labbra avevo il sapore dei suoi baci, sulla pelle il suo profumo. Lui il giorno prima si era svagato con le istruzioni, a me erano state riassunte da R-R.
“Lui si chiama Castore, vedi che spettacolo?”Indicai il baio con due balzane, era veloce e io leggera, un purosangue eccezionale come Tintagel ai suoi tempi, rispondeva ad ogni tocco e movimento.
Alessio gli diede una carota,  mio zio brontolò che facevamo tardi, era umido e di muoversi, lui era tutto tranne che una bambinaia “A presto, Zarevic”
“A presto Cat, bada che Andres non faccia troppi guai” Si raccomandò “E’ simpatico, fidati”
“Molto. Ora andiamo”Mi mise la manina sul polso, la strinsi e poi sorrisi. “Ciao, zarevic”
“Mi fido, non fare scherzi”
“NO..”in tono dolce, incerto.
“Niente baci, siamo in pubblico” e tanto avrei scommesso che spasimava dalla voglia di essere stretto.


“Io ti faccio accarezzare Castore,sul muso, fatti sollevare, solo un momento..!” obbedì,  lo sollevai contro la spalla, mi aveva serrato, le braccia sulla mia schiena, le gambe sui miei fianchi, avevo camminato un poco con lui addosso, poi lo avevo passato a mio zio, delicata, della serie ci vediamo a dicembre, non mollare, io sono con te.


Ci girammo un paio di volte, procedendo al passo, erano sempre lì, mio zio e il bambino, al terzo giro vi erano ancora. “Si fa?” “Si fa, lupo” Eseguimmo i movimenti e i cavalli ramparono sulle zampe posteriori e agitammo la mano, in sincronia,  quindi rompemmo al galoppo.
Saggia e distaccata in tutto, tranne che nell’amore per Alexei e le sue sorelle.


“Sono stato tanto contento..ora manca davvero poco, a presto Yours Alexei”

“Il famoso conto alla rovescia.. L’Eneide ci aspetta. E magari anche qualcosa su leoni rampanti e via così.. Ti voglio tanto bene..Un bacione”
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: queenjane