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Autore: Emmastory    12/06/2017    1 recensioni
Dieci anni. Questo l'esatto lasso di tempo trascorso dall'ultima battaglia contro i famigerati Ladri, esseri ignobili che paiono aver preso di mira la bella e umile Aveiron, città ormai divenuta l'ombra di sè stessa poichè messa in ginocchio da fame, miseria, dolore e distruzione. Per pura fortuna, Rain e il suo gruppo hanno trovato rifugio nella vicina Ascantha, riuscendo a riprendere a vivere una vita nuova e regolare, anche se, secondo alcune indecisioni del suo intero gruppo, tutto ciò non durerà per sempre. Come tutti ben sanno, la guerra continua, e ora non ci sono che vittime e complici. (Seguito di: "Le cronache di Aveiron: La guerra continua)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-VI-mod
 
 
Capitolo XXXVI
 

 
Alla luce del sole
 

 
Stavo tranquillamente dormendo, ma colta da un’improvvisa sensazione di freddo, mi svegliai. Silenziosa, mi guardai intorno facendo saettare lo sguardo in ogni direzione, ma non vidi niente. Il nulla più totale. Soltanto il buio mi faceva compagnia, assieme alla luce di una piccola lampada sullo scrittoio, dove trovavano il loro posto il mio diario e alcuni fogli. Tutto nella norma, a quanto vedevo. Tirando un sospiro di sollievo, mi sporsi leggermente, e pur non scendendo dal letto, scorsi la figura di Chance. Seduto tranquillo come ogni notte, si stava grattando, o nel silenzio, non sentii altro che il metallico suono della sua medaglietta. Penzolava dal suo collare, e stando a quando ricordavo, recava inciso il suo nome. Come sapevamo, significava occasione, e più il tempo passava, più mi rendevo conto che quello era il nome perfetto per lui. Quando lo trovammo non era che un cucciolo spaventato, e aveva solo bisogno di una seconda occasione per vivere. Data l’insistenza di Terra, gliel’avevamo concessa, e da circa dieci anni viveva con noi. Essendo molto legato ad ogni membro della famiglia, ma specialmente ai ragazzi, faceva sempre del suo meglio per aiutarli e proteggerli, fornendo in alcuni casi anche muti ma preziosi consigli. Drizzandomi a sedere, sussurrai il suo nome, e obbedendo a quella sorta di richiamo, mi si fece vicino. Non appena lo fu abbastanza da essere toccato, lasciai affondare le mie dita nel suo biondo pelo, notando solo un attimo più tardi la sua reazione. A occhi chiusi, agitava la coda, e sembrava aver letteralmente perso il controllo di una zampa. Lo faceva sempre quando qualcuno lo coccolava, e sorridendo a quella scena, gli sussurrai qualcosa. “Ti voglio bene, bello.” Dissi soltanto, facendolo a bassa voce così da non essere sentita. Per tutta risposta, Chance mi piantò le zampe addosso, e leccandomi il viso e le mani, rischiò di farmi perdere l’equilibrio. Colta alla sprovvista, risi, ma riuscendo velocemente a ricompormi, gli indicai il suo giaciglio. “Va a dormire, ci vediamo domani.” Gli consigliai,  facendo un gesto con la mano e tornando a rintanarmi sotto le coperte. Di lì a poco, mi addormentai di nuovo, ma prima di scivolare definitivamente fra le braccia di Morfeo, avvertii una sensazione contraria a quella provata in precedenza. Difatti, stavolta non sentii che calore contro la mia pelle, e soltanto abbassando lo sguardo, notai la mano del mio Stefan vicina alla mia. Evidentemente doveva avermi sentito ed essersi svegliato, per poi provare ad infondermi il coraggio che mi mancava. Non lo ammettevo, ma avevo paura, e come ogni volta, lui dimostrava di essere la mia roccia, l’appiglio al quale potevo aggrapparmi nei momenti di difficoltà. Felice, nascosi un sorriso sotto alla coperta, e voltandomi, tornai a dormire. Mi svegliai solo poche ore dopo, con il sole in cielo e un leggerissimo alito di vento appena fuori dalla finestra socchiusa. Alzandomi dal letto, mi avvicinai, e aprendola, lasciai che la luce inondasse la stanza. Notandomi, Stefan si strofinò gli occhi e augurò il buongiorno, e quasi volendo imitarlo, Chance fece lo stesso, lasciando la sua cuccia e stiracchiandosi lentamente. A quella scena, sorrisi,e non appena Stefan fu in piedi, gli feci segno di avvicinarsi. Non proferendo parola, esaudì il mio desiderio, e stringendomi in un delicato abbraccio, ruppe il silenzio creatosi fra di noi. “Il mattino ha l’oro in bocca, Rain.” Mi disse, stringendomi a sé con forza ancora maggiore e ammirando il paesaggio visibile dalla nostra finestra. “Vorrei che avessi ragione.”  Risposi in tono mesto, abbassando poi lo sguardo in segno di tristezza. Notando lo stato in cui versavo, Stefan tentò di confortarmi, ma io mi divincolai dalla sua presa. Non riuscivo a capire perché, ma faticavo a credergli. Dormendo, avevo avuto un ennesimo incubo, consistente in una replica mentale della battaglia che mi aveva quasi portato via Terra. Stefan era rimasto al mio fianco per tutta la notte, e malgrado ne fossi convinta, non era servito a nulla. Il mio essere sensibile finiva spesso per rivelarsi un arma a doppio taglio. Ancora una volta, mi ero lasciata prendere la mano dall’ansia, ritrovando, nei meandri della mia stessa mente un ricordo mai sopito. Quei mostri preferivano agire con il favore del buio, ma stando a quanto era accaduto in passato, erano perfettamente in grado di attaccare anche alla luce del sole. Speravo ardentemente che non accadesse, ma dati i trascorsi miei e del mio intero gruppo, avevo imparato a non fidarmi troppo di speranze e fantasie.
   
 
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