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Autore: Drew Bieber    13/06/2017    0 recensioni
Nel famoso anfiteatro dell'Antica Roma ogni giorno si svolgono crudeli lotte contro animali selvaggi, terribili esecuzioni e combattimenti tra gladiatori che lasciano senza fiato. Tra questi vi è una persona in particolare cui nome è gridato ed acclamato dalle folle a gran voce: Thalissa. Venduta come schiava quando era solo una bambina orfana ha saputo farsi strada nel mondo spietato in cui vive dove è la legge del più forte a vigere sulle altre. Coraggio e Paura, Ricchezza e Poverta, Vita e Morte, Amore e Odio, Umano e Divino. Questa è la storia della gladiatrice.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Quando fu il loro momento i gladiatori fecero la loro entrata trionfale su regali carri trainati da almeno due cavalli maestosi. Ognuno di loro si voltava a destra e a manca e alzava il braccio per salutare gli spettatori euforici. C’era un gran baccano. Come sempre. Dopotutto si trattava pur sempre di un momento di svago per coloro che erano seduti sulle tribune. Più e più nomi venivano urlati ripetutamente: Bato, Caladus, Mevia,Viridea, Iutto e tra i tanti ovviamente anche Thalissa. Quello era l’ultimo combattimento dell’anno per la gladiatrice e di conseguenza nessuno voleva perderselo per niente al mondo, soprattutto i sostenitori più accaniti.
 Una volta al centro dell’arena, uno affianco all’altro aspettarono l’arrivo dei condannati a morte.
Erano stranamente numerosi. Erano sia donne che uomini. Chi più giovane chi più vecchio. Qualcuno aveva un’espressione affranta, altri sembravano più coraggiosi. Mentre camminavano si sentivano le catene che si scontravano e tintinnavano.
Per loro era la fine. Quel giorno non avrebbero conosciuto che la morte certa.
Da quel momento in poi lo spettacolo poteva iniziare.
Lasciata l’arena l’unica cosa da fare era attendere fino al pomeriggio. Una bella seccatura.
Solitamente nell’attesa alcuni gladiatori preferivano allenarsi. Altri se ne andavano sugli spalti a chiacchierare. Raramente qualcuno chiedeva si recava in quello che fungeva da piccolo tempietto in modo da chiedere l’aiuto degli dei.
Thalissa non aveva nessuna di queste intenzioni e decise quindi di andarsene in giro tutta sola.
Nel frattempo lì fuori si stava consumando una vera e propria carneficina. Le urla delle povere vittime che venivano sbranate da leoni e tigri famelici non si fecero per niente attendere e rimbombavano senza sosta nelle orecchie di tutti. Un paio di volte capitò anche a lei di dover combattere contro simili belve.
Era tutt’altra cosa. Difendersi e uccidere un vero e proprio predatore non era come combattere contro un altro gladiatore. Con gli animali non c’erano tattiche da comprendere, colpi da parare o mosse da prevedere. E quando una bestia del genere ti saltava addosso era un’impresa immane scacciarla e rialzarti più forte di prima.
Soprattutto era difficile avere coraggio e mantenere quel coraggio dall’inizio alla fine.
Lei lo sapeva bene. E stava per lasciarci la pelle.
Fortunatamente aveva solo rischiato di perdere una gamba. E non la vita. Se non fosse stata la tigre a staccargliela avrebbero potuto amputargliela per evitare l’espansione di una probabile infezione. In ogni caso era riuscita a tenersela ben attaccata al resto del corpo nonostante gli evidenti segni di zanne e artigli e a volte non riusciva neanche a muoverla correttamente.
Ancora oggi però, l’idea di ritrovarsi faccia a faccia con uno di quei felini la spaventava e non poco. 
Mentre guardava lo spettacolo Thalissa continuò il suo giro attraverso i corridoi collegati ad un diverso settore di tribune. Camminando camminando era giunta nel livello destinato a persone di una certa importanza come i funzionari pubblici. Proprio qui, dall’altra parte delle scale, poco prima di avvicinarsi troppo notò tre uomini intenti a discutere. Per evitare di essere vista la ragazza di nascose dietro un muro. Una delle voci che sentì le era familiare e quindi decise di affacciarsi giusto un po’ per capire di chi si trattasse.
Fabrizio.
E riconobbe anche uno degli altri due difronte a lui.
Si è lui. L’uomo che Fabiano conosceva. Era stato proprio lui a dirle il nome. L’uomo con cui aveva avuto quella piccola discussione. Ma come si chiamava?
-Ti do un’ultima possibilità Fabrizio. Questa faccenda sta durando fin troppo. Sai che non ho nulla contro di te ma voglio assolutamente che tu saldi il debito che hai con me. Dopotutto ti sto solo chiedendo di cedermi una schi…- era stato l’altro ancora a parlare ma non aveva potuto finire perché interrotto.
-Non dire quella parola. La persona che tu vuoi l’avrò sicuramente comprata come schiava ma è come un membro della mia famiglia- sembrava proprio che Fabrizio era stato toccato su un punto molto delicato per l’espressione di rabbia che aveva. Tuttavia per comprendere bene la situazione c’era bisogno di origliare ancora un po’ quella conversazione.
Gli uomini però aspettavano a parlare e Thalissa non comprendeva quale potesse essere il motivo.
Poi si rese conto che un gruppo di donne stava passando in quel momento e si era fermato poco distante da lei. Furono allora loro tre ad andarsene in un luogo più appartato dove poter discutere senza essere sentiti da orecchie indiscrete.
-Maledizione!- uscita allo scoperto era quasi tentata dal seguirli.
Non era però una buona idea.
 
Nella palestra non c’erano che pochi gladiatori e Thalissa ne aveva già sfidati e battuti una buona parte quindi per evitare di far male anche agli altri si mise buona buona seduta con la schiena contro il muro e le gambe piegate al petto a pensare e pensare.
 ‘Non riesco davvero a capire a chi si riferissero’
“Ti do un’ultima possibilità” possibile che Fabrizio fosse davvero in debito con qualcuno?
“Dopotutto ti sto solo chiedendo di cedermi una schi…” ovviamente stava per dire “schiava” non ci voleva molto a capire. Lo stesso Fabrizio lo aveva confermato. Era però strano che l’uomo si infiammasse così tanto per quella richiesta. Nella sua casa gli schiavi erano numerosi e lui trattava tutti con il dovuto rispetto da uomo giusto quale era. Thalissa non riusciva però a capire a quale schiava in particolare si riferisse. Era ovvio che fosse stata richiesta una persona in particolare ed evidentemente quella sbagliata visto che Fabrizio sembrava non essere assolutamente disposto a cedere.
Che ci faceva lì quell’altro losco individuo che Thalissa non riusciva proprio a digerire? Forse quei due erano parenti o comunque intimi amici. C’entrava sicuramente qualcosa.
Dall’arena principale venne annunciata anche la fine delle esecuzioni dei condannati a morte e a breve sarebbero scesi in campo i gladiatori, quindi ci sarebbe stata una piccola pausa durante la quale gli spettatori potevano sgranchirsi le gambe.
Quell’avviso le entrò da un orecchio e le uscì dall’altro.
Con quell’umore non sarebbe scesa in campo finché non avesse preso Fabrizio da parte e gli avesse chiesto spiegazioni anche se magari lei non c’entrava niente.
Eppure quel “è come un membro della mia famiglia” era come se la tirasse in gioco.
In realtà Thalissa già sapeva chi potesse essere la schiava in questione.
Da fuori la palestra Fabrizio la stava chiamando.
 -Thalissa, ti dispiacerebbe raggiungermi qui, figliola mia?-
Già.
Come un membro della famiglia.
 
Fabrizio la stava trascinando per tutto l’anfiteatro senza però parlare o accennare un sorriso.
La sua era un’espressione strana.
Di qualcuno a cui fosse rimasto l’amaro in bocca.
E quel modo di fare così insolito le stava facendo perdere le staffe.
-Dov’è Fabiano? Non lo vedo da stamattina- quella frase doveva assottigliare almeno un po’ la tensione che regnava sovrana ma anche a quella semplice domanda Fabrizio non sembrava trovar risposta.
Cosa gli stava succedendo?
-E’ in giro… qui da qualche parte…- sembrava che stesse per continuare dicendole ciò che in realtà aveva voluto dirle fin dall’inizio e sembrava che ci stesse riuscendo poi invece –Dopo l’incontro, quando avrai finito torna subito a casa. Dobbiamo discutere di cose importanti- arrivati ormai vicino le scale che conducevano agli spalti del suo settore, l’uomo se ne andò lasciando Thalissa tutta sola e senza parole. Nell’arena si stavano svolgendo i primi incontri ma lei se ne tornò comunque con calma.
Il comportamento di Fabrizio stava rendendo le sue supposizioni più fondate di quel che credeva.
Dopo aver indossato schinieri e bracciali per protezione con la spada in mano come arma non restava che aspettare sotto le tribune che l’incontro finisse e lei potesse iniziare il suo. Guardando quei due incapaci davanti a lei che combattevano si annoio non poco.
Sfortunatamente i gladiatori più esperti ancora non si erano battuti ed ora stava per finire il turno dei principianti. Persino il pubblico era piuttosto scocciato e neanche un paio di colpi di frusta riuscì a far rinsavire i combattenti. Ancora qualche altro minuto e l’arena fu finalmente sgombra.
La folla aveva di nuovo gli occhi spalancati, pronta a non perdersi neanche un passaggio dell’incontro che a breve sarebbe iniziato.
Nel mentre lo sfidante si faceva avanti, Thalissa diede un’occhiata in giro e sugli spalti Fabiano non c’era, forse se n’era andato. Suo padre invece se ne stava solo soletto con ancora quell’espressione indecifrabile sul volto. La stava guardando ora. Era sofferenza, tristezza, dispiacere, rabbia e impotenza tutto in una volta. E già alla terza occhiata non fu più capace di tenere gli occhi su di lei.
La ragazza avrebbe voluto lasciar tutto ed andarsene. Lo conosceva Fabrizio. Sapeva che qualcosa lo turbava. Sapeva cosa. Sapeva perché. Doveva solo esserne certa.
Il suo avversario era lì però pronto a combattere e non poteva tirarsi indietro.
Stavano per dare una volta per tutte il via quando l’imperatore in persona, dall’alto della sua tribuna d’onore fermò i giochi.
L’uomo che era con Thalissa nell’arena venne preso da alcuni addetti e bloccato mentre altri due gladiatori, ed un uomo, che sarebbe potuto essere un qualunque spettatore comune, vennero portati sul campo.
-Dichiaro il combattimento concluso e cancellato-
Ovviamente questa decisione causò l’indignazione della folla che altro non aveva fatto che attendere questo momento con ansia. L’imperatore cercò però di spiegare le sue buone ragioni. –Mi è stato appena riferito che questo incontro è stato truccato in modo da nuocere alla gladiatrice senza che nessuno, se non i quattro vigliacchi che vedete lì fermi, sapessero alcunché - dopo ciò la rabbia degli spettatori non poté che aumentare e invece di accettare la decisione presa domandarono una punizione per lo sfidante e i suoi complici da parte della ragazza in modo da potersi vendicare.
Anche Thalissa voleva dire la sua.
-Chiedo all’imperatore di accogliere anche da parte mia la richiesta di una castigazione nei confronti del mio avversario e degli altri tre uomini che erano d’accordo con lui. Io sono la prima a non accettare questo tipo di imbrogli e credo che un’autorità così importante come la vostra debba dare il buon esempio non lasciando impunito un tentativo del genere-
-Tu sei sicura di volerti macchiare il talo modo le mani?-
-Le mie mani si sono tinte di rosso per motivi ben più futili rispetto a questo, non mi è di alcun peso giustiziare individui simili- con totale calma e freddezza la ragazza si era dimostrata del tutto convincente tanto che alla fine l’imperatore cedette –E così sia- anche la folla si fece molto più spietata e desiderosa di veder scorrere sangue.
Agli uomini vennero date diverse armi. Si doveva pur trattare di un combattimento ad armi pari anche se quattro contro una non era il massino dell’equità. Thalissa però confidava molto in se e ora più che mai aveva voglia di uccidere.
Il primo ad attaccare fu l’effettivo sfidante della giornata. Anche lui aveva uno spada ed era munito di scudo ed elmo.
Poiché era più alto e robusto cercò di sfruttare la sua fisicità per caricare Thalissa e scontrarvisi contro con lo scudo in modo da buttarla a terra e bloccarla. Quello non era però il primo ed unico combattimento della ragazza, che in tutti quegli anni tra la palestra e l’anfiteatro aveva non sono imparato un gran numero di tattiche ma anche a riconoscerle, evitarle e soprattutto contraccambiare prontamente. Lei era troppo bassa ed esile per sostenere il colpo quindi le conveniva schivare. E così fece. Una volta dopo l’altra con grande velocità e maestria. Quasi sembrava danzasse tanto era elegante. Non era però finita qui. Lo sfidante era le stava comunque addosso senza darle neanche un secondo di vantaggio. Alla meglio Thalissa cercò di evitare ogni colpo che l’avversario le infliggeva piombandole addosso facendolo stancare sempre di più. Quando ormai l’uomo era evidentemente a corto di forze e barcollante non restava che finirlo e per far ciò la ragazza lo aveva condotto progressivamente verso il muro di cinta che circondava l’arena. Come per l’ennesima volta il gladiatore si preparò per poi mettersi a correre nel tentativo di schiacciare Thalissa che però prontamente scivolò a destra facendo sbattere l’avversario contro il muro che per l’impatto si crepò. Nello schivare, la ragazza non si rese conto che però in quella stessa direzione c’era l’altro sfidante ad attenderla con la lancia in mano, davanti a se l’altro ancora e anche il gladiatore che aveva appena steso stava rialzandosi.
“Sono più furbi di quel che pensavo”
In poco tempo Thalissa si ritrovò spalle al muro circondata da quei tre giganti che poi così stupidi non erano e sarebbero rimasti lì a fissarla solo per poco quindi c’era assoluto bisogno di agire.
Uno di loro cercò di colpirla con la lancia ma si parò con lo scudo. Approfittando di ciò l’altro impugnò la spada e la scagliò contro di lei. La gladiatrice schivò la lama che si andò a conficcare nel muro in modo che il suo possessore si trovasse indifeso, velocemente prese anche lei la sua arma e ancora più velocemente Thalissa fu coperta di rosso. L’uomo cadde a terra mentre dal suo petto zampillava sangue scarlatto. Visto che uno era a terra la ragazza poté distaccarsi dal muro e quindi avere del vantaggio in più. Il gladiatore alto e grosso la rincorse e iniziarono un combattimento senza esclusione di colpi. Era sicura che l’uomo fosse esausto. Le sue gambe addirittura tremavano eppure nelle braccia aveva una forza incredibile. E stava per avere la meglio. Thalissa stava per cadere schiacciata da quel colosso. Per prendere le distanze ed allontanarsi decise di ricorrere allo scudo. Lo fece quindi passare su tutto il torace dell’avversario, dalle costole fino alla guancia inferendogli un duro colpo che lo fece piegare con un ginocchio a terra. Ora poteva finirlo senza troppi sforzi. Gettò lo scudo ai suoi piedi e impugnò la spada, ma nel momento in cui l’alzò sopra la testa una frusta le si attorcigliò intorno alla gamba, quella piena di cicatrici, quella che era stata azzannata, quella che ogni tanto aveva difficoltà a muovere, quella debole. Uno strattone la fece piombare a terra con tutta la spada che le cadde di mano.
Era stato il terzo gladiatore che aveva lasciato la lancia per ricorrere alla frusta. Stava iniziando a tirarla verso di se e prima che la sua arma fosse troppo lontana la recuperò. Avrebbe voluto liberarsi ma l’arto intrappolato era come paralizzato. Le serviva un appiglio per poter evitare si essere ulteriormente trascinata.  La sua schiena scivolava a terra incontrando piccole pietre e alzando polvere andandole anche negli occhi e facendoli lacrimare. Nonostante le immagini fossero sfocate da lontano riuscì a vedere il cadavere coperto di sangue e sopra di lui, ancora con la lama nel muro, la sua spada.
Allora le venne l’idea.
La spada poteva essere un buon appiglio. Una volta infilata per bene in terra riuscì infatti a liberarsi e prima che l’avversario potesse reagire in qualche modo si alzò e cercò di raggiungere il muro di cinta. Con entrambe le mani impugno l’elsa della spada davanti a lei e tirò con tutte le sue forze facendo sbriciolare ulteriormente la parete ma alla fine ce la fece. Il suo avversario le era dietro ma non era quello con la frusta. Infatti in mano aveva una spada e a segnargli petto e guancia era uno squarcio rosso che ancora traboccava sangue. L’altro si era invece messo in disparte. Probabilmente stava dando la possibilità al suo amico di vendicarsi dello sfregio subito da solo.
Calò sulla ragazza con la spada, ma Thalissa seppe rispondere bene incrociando le due spade in modo da creare uno scudo e bloccando così la lama avversaria. Nel tentativo di riavere possesso dell’arma il gladiatore fece pressione verso il basso ma la lama scivolò sul braccio della ragazza tagliandola dal polso al gomito. Ora iniziava ad averne abbastanza. Quel combattimento stava durando fin troppo. Ignorando completamente il dolore iniziò a colpire l’avversario con pura follia, senza pensare, senza calcolare bene i tempi o le zone del corpo da ferire. La velocità e la forza erano le uniche cose di cui aveva bisogno e prima che la seconda venisse meno si assicurò di infliggere un numero sufficiente di fendenti e affondi. Infine l’uomo si ritrovò con due spade che gli trapassavano la gabbia toracica.
Le estremità delle lame grondavano sangue e le narici della ragazza erano cariche del suo odore metallico attraverso il quale se ne poteva addirittura percepire il sapore. Ne era ricoperta completamente. Le mani. Le braccia. Il torace. Le gambe. Il collo. Il viso. Persino i capelli ne erano impregnati. E tutto ciò non faceva che renderla più spietata. Era ora di mettere fine ai giochi.
Ne mancavano solo due.
Ai suoi piedi vi era la lancia caduta prima al secondo gladiatore. La guardò e pensò che sarebbe stato giusto restituirgliela. Alzò lo sguardo su di lui. Aveva ancora la frusta in mano ma era immobile a qualche metro di distanza.
Non lontano abbastanza da salvarsi però.
Thalissa allungò un piede verso l’asta. Con questo la fece ruotare e alzare a pochi centimetri da terra, con un ulteriore spinta portò la lancia abbastanza in alto da essere presa in mano.
Piede destro indietro e flesso.
Piede sinistro piegato in avanti.
Braccio destro in alto e con il pugno l’arma.
Precisione.
Forza.
Velocità.
Nel giro di pochi secondo la punta tagliente fendé l’aria e prese in pieno il gladiatore nel basso ventre scaraventandolo a terra. Non avendo però  colpito alcun punto vitale gli assicurò una morte lenta e dolorosa.
A quel punto la folla non era ancora soddisfatta.
C’era ancora un uomo che mancava all’appello dei condannati.
Se n’era stato tutto il tempo lì, in disparte. Tutto tremante.
Si capiva chiaramente che non era né un gladiatore, né un combattente. Probabilmente l’unica lama che aveva tenuto in mano era quella del coltello per mangiare. Non per questo però meritava clemenza.
Con passo deciso e uno sguardo che era a metà tra rabbia e freddezza e quel corpo lordo di sangue, suo e non, andò verso l’uomo e semplicemente gli afferrò i capelli strattonandolo. Lui non fece niente per difendersi, spaventato non chiedeva pietà, di essere risparmiato, che si era pentito. Dai suoi occhi iniziarono anche a traboccare delle lacrime.
A questo punto Thalissa si voltò verso la platea e l’imperatore.
-Quest’uomo chiede pietà. Quale deve essere la sua sorte?-
Dopo aver finito di parlare il silenzio non durò neanche una frazione di secondo.
Come un’unica persona tutti gli spettatori si alzarono e urlarono a gran voce.
-IUGULA! IUGULAA!!-
La ragazza scrutò ogni singolo individuo su quegli spalti.
Nessuno di loro sembrava mostrare un minimo di clemenza.
Al posto dove sarebbe dovuto trovarsi Fabrizio vi era il vuoto e per un momento Thalissa ricordò ciò che era accaduto prima di scendere in campo.
Infine voltò lo sguardo all’imperatore.
Il verdetto fu uno solo.
-Iugula!-
Tirò indietro la testa dell’uomo.
-No ti prego! NO! RISPARMIAMI! TI SCONGIURO!-
Per quanto assurdo potesse essere i suoi occhi erano carichi di paura più di prima.  
Anzi quella non era più paura.
Ma disperazione.
E tremava sotto le mani di Thalissa.
Un solo colpo.
Uno solo.
Da un orecchio all’altro la mano segnò il collo di quel povero disgraziato che aveva provato a giocare con la  vita della persona sbagliata.
 
Finalmente aveva lasciato l’arena e poteva dirigersi verso la fontana dove in genere i gladiatori potevano rigenerarsi dopo un combattimento.
Prima che potesse far ciò però udì una voce e i piedi le si bloccarono a terra.
-Thalissa. Dobbiamo parlare-
Fabrizio non poteva farle più paura.
 
Salve a tutti spero che questa lettura sia stata di vostro gradimento. Non so se avete già letto i capitoli precedenti o siate passati direttamente a questo, tuttavia vi ringrazio per aver scelto la mia storia. Non so se avete notato ma i titoli dei capitoli hanno dei nomi un po’ particolari. Infatti sono i nomi di alcuni dei cui ruolo si può ricondurre a ciò che viene raccontato nei capitoli stessi. Mi è sembrata un’idea abbastanza originale, sempre meglio che scrivere “Capitolo 1, Capitolo 2”. Comunque questa è la terza parte del racconto e posso dirvi che è da qui che partiranno tutta una serie di cose quindi vi invito a continuare a leggere e a lasciare anche qualche recensione magari spiegandomi cosa vi è piaciuto di più e cosa no in modo da poter migliorare la storia. Grazie ancora, vi auguro una buona lettura e a presto.  
  
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