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Autore: nymeria214    13/06/2017    1 recensioni
[Tarjei/Henrik]
Lo dicevano tutti che loro due sembravano troppo reali, che chiunque li guardasse non riuscisse a distinguere la finzione dalla realtà, che i baci che si scambiavano, le carezze, gli sguardi, i sentimenti non si possono fingere in quel modo, che non potevano essere di scena.
Avevano tutti ragione.
[titolo tratto da FOOLS - Troye Sivan]
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Attualmente la mia vita è davvero molto impegnata, poiché sono in corso dei cambiamenti molto importanti, ragione per cui, a malincuore, vi annuncio che questo è l’ultimo capitolo. Ringrazio chiunque abbia letto e recensito la storia e sono certa che converrete con me che è meglio dargli una fine rispettosa piuttosto che lasciarla morire inconclusa. Grazie ancora per aver letto e avermi supportato, spero di essere riuscita a farvi provare delle emozioni positive e di avervi lasciato qualcosa. Spero che anche quest’ultimo capitolo vi piaccia e spero di tornare presto a scrivere su questi due <3

 

Only fools fall for you

 

L’ultimo giorno delle riprese, piansero. 

Quando Julie urlò ‘Taglia!’ e attorno a loro il cast e la troupe iniziarono ad applaudire e a ridere di gioia e sollievo, Tarjei si alzò di scatto ed Henrik si staccò dal muro alle sue spalle, i loro occhi già in quelli dell’altro che diventavano più lucidi ogni secondo di più. Con due falcate avevano attraversato la stanza, essere stretti dalle braccia dell’altro l’unico modo per non annegare nelle lacrime che avevano iniziato ad inondarli le guance. Tarjei gli bagnò il collo e l’orlo della felpa ed Henrik fece scintillare i suoi capelli tempestandoli di gocce che trasportavano più di un’emozione, forse troppe per una volta sola.

Quella notte ballarono fino a non riuscire più a stare in piedi e bevvero abbastanza per scoppiare a ridere nel vedere Marlon e Lea limonare in un angolo della stanza e David e Lisa giocare a Beer Pong senza centrare nemmeno un bicchiere ma bere ugualmente, Julie lasciarsi andare gloriosamente per la prima volta e tutto il locale cantare a squarciagola quando il DJ fece partire 5 fine frokner.

Due settimane dopo, quando il resto del mondo pianse per il loro stesso identico motivo, nello stesso delirio di gioia e tristezza, loro non fecero altro che sorridere, stretti l’una all’altra sul loro letto mentre si prendevano gioco di loro stessi di fronte allo schermo del PC. Con le menti già rivolte a qualche mese dopo e all’inizio di nuove riprese, tutto ciò che era rimasto era l’eterna felicità di aver creato dei ricordi duraturi nel tempo e nella vita di milioni di persone.

Avevano realmente iniziato a credere che quella felicità non avesse mai fine, se erano insieme.

-

“Baby?”

“Mh?”

“Quali cereali prendiamo?”

“Non so, che ne dite voi?”

Henrik alzò lo sguardo verso di lui, un sopracciglio alzato e labbra socchiuse pronte a chiedergli se si fosse fatto una canna senza di lui prima che uscissero per fare la spesa, ma si esibì nella sua splendida risata non appena lo vide sorridere riprendendolo con il suo stesso cellulare.

Tarjei era seduto nel carrello della spesa (non aveva ancora diciotto anni, okay? E poi non era così da bambini) e il suo ragazzo era così bello mentre era concentrato a trovare tutti i prodotti più economici dell’intero supermercato che sarebbe stato un peccato non condividerlo con il resto del mondo.

“Amore, è la terza diretta solo oggi, per non parlare del fatto che il mio account è più tuo che mio ormai. Non sarà il caso di scaricarti Instagram?”

Tarjei alzò gli occhi al cielo con un sorrisetto, per poi lasciar andare un verso di disappunto nel leggere le migliaia di commenti che stavano apparendo sullo schermo.

“Voi dovreste essere dalla mia parte!”

“Loro sono dalla parte di chi ha ragione.”

“Ti odio.”

“Ti amo.”

“Anche io ma non è questo il punto.”

Henrik rise di nuovo e stavolta Tarjei si unì a lui, incapace perfino di mantenere un broncio finto. Era così andato che era quasi imbarazzante.

“Allora, cioccolato o frutti di bosco?”

“Indovina.”

Henrik alzò gli occhi al cielo e posò sullo scaffale la seconda scatola, passando al suo ragazzo i cereali al cioccolato, per poi riprendere a spingere il carrello.

“Non è per niente salutare.”

“Non deve essere salutare, dev’essere buono.”

“Stai dando un pessimo esempio! Ragazzi, mangiate la frutta e la verdura e fate esercizio, oppure i vostri ragazzi o ragazze dovranno sudare per spingere il carrello dentro cui siete seduti mentre fate la spesa.”

“Stai dicendo che sono grasso?”

Henrik spalancò gli occhi, come se gli avessero appena detto che Shakespeare non sapeva scrivere. Puttanate.

“Ma sei scemo? Tu sei meraviglioso baby, che razza di domande! Sto solo dicendo che non ho bisogno di tornare in palestra per questa settimana.”

Si morse il labbro inferiore per trattenere l’enorme sorriso che gli stava incurvando le labbra, avvertendo le sue guance tingersi di quel rosso che Henrik gli aveva confidato adorare così tanto.

“Vero, facciamo già un’enorme quantità di esercizio in altri modi molto più divertenti.”

Tarjei!”

Il ragazzo scoppiò a ridere nel vederlo arrossire e nel vedere i loro fan praticamente impazzire sullo schermo.

“Henrik Holm che arrossisce? Sto sognando?”

Henrik alzò le sopracciglia e si allungò verso di lui con un sorrisetto, facendogli il solletico su un fianco e afferrando il telefono con la mano libera. Ancora ridacchiando per la piacevole sensazione delle sue dita sul suo corpo, Tarjei si accorse troppo tardi che adesso il telefono era puntato su di lui e quando si coprì il viso con le mani sapeva che era già troppo tardi.

“Chi è il più rosso fra noi due, mh?”

Il ragazzo rise quando gli venne rivolto il terzo dito e Tarjei si scoprì del tutto il viso. 

“Halla angelo.”

“Halla.”

Allungò una mano e immediatamente il ragazzo mise da parte il gestaccio e la strinse, intrecciando le loro dita.

“Cosa stanno dicendo?”

“Sono adorabili come sempre e … molto espliciti.”

“Come sempre anche quello.”

“Chissà chi è che li sprona.”

“Siv sta guardando?”

Nope, si è scollegata ad ‘espliciti’.”

Tarjei rise e si sporse per posare un bacio sulle loro mani unite ed Henrik stava per dire qualcosa nella speranza di farlo arrossire ancora di più, quando un commento catturò la sua attenzione, prima di essere spazzato via dagli altri.

julieandem abbiamo una sorpresa per voi

“Julie sta guardando.”

Fy faen, dimmi che è arrivata solo ora ti prego.”

“Lo spero. Comunque non abbiamo fatto niente di male, te lo giuriamo.”

Un attimo dopo, un messaggio apparve sulla parte alta dello schermo.

Julie

Avete un’intervista con Morten e Vegard per VGTV dopodomani alle 21:21 (sì, hai capito bene), puoi dirlo nella diretta se vuoi.

Sorrise fra sé e sé e Tarjei fece dondolare le loro mani per attirare la sua attenzione, per poi allungarsi e riprendere il telefono per inquadrarlo nuovamente.

“Sia io che loro siamo curiosi, parla forza.”

Henrik sembrò pensarci su mentre ricominciava a spingere il carrello. Quando il suo ragazzo gli colpì leggermente una mano con un piede ridacchiò, passandosi una mano fra i capelli.

“Faremo un’intervista.”

“Sul serio?”

Ja, dopodomani alle 21:21 su VGTV.”

Sul serio?!”

“Sì baby, sul serio. Ora mi sa che è il momento di chiudere però: siamo quasi nel reparto 4.”

Henrik alzò le sopracciglia, il suo sorrisetto furbo che gli faceva venire i brividi di piacere ogni singola volta. Oh, quello sì che era un reparto interessante, ma forse non era proprio il caso di condividere con mezzo mondo la taglia di preservativi che usavano.

“Scusate ragazzi, cose private!”

-

Per quanto amassero le feste, quelle dove la casa era troppo piccola per contenere tutti e il volume troppo alto e l’alcol troppo forte, non avrebbero mai potuto battere questo. Seduti sul pavimento in cerchio, il divano monopolizzato da Josephine e Lisa e la signora del piano di sopra che ogni tanto batteva il fondo della scopa sul pavimento per farli abbassare la voce (anche se succedeva sempre nei momenti più tranquilli), sapevano che per nessun rave party al mondo avrebbero mai messo fine ad un momento come quello prima del dovuto.

Una delle playlist di Henrik, completa di canzoni pop dei primi anni 2000 e Kanye West a random, faceva da sottofondo alle loro chiacchiere, mentre una bottiglia di vino faceva il giro in mezzo a loro ed Henrik fumava, passando occasionalmente la canna a Marlon. Seduto fra le sue gambe, Tarjei era in silenzio, ascoltando con un sorriso sulle labbra le risate dei loro amici con l’aria un po’ assonnata. Henrik sorrise all’incapacità del suo ragazzo di reggere l’alcol e posò una mano sulla sua gamba, accarezzandola dolcemente e posandogli un bacio fra i capelli. Tarjei posò la testa sulla sua spalla e lo guardò sognante, le guance un po’ arrossate per il sonno e la sbronza, non tale da causare i postumi il giorno dopo ma abbastanza per renderlo meno imbarazzato e un po’ confusionario. In altre parole, assolutamente adorabile.

“Halla.”

“Halla baby.”

“Sei troppo bello, lo sai?”

“Troppo?”

Tarjei annuì energicamente.

“Più che troppo.”

Henrik sorrise, tenendo la canna fra l’indice e il medio e accarezzandogli il sopracciglio con il pollice, per poi scendere sul suo labbro superiore, stando attento a non bruciarlo. 

“Tu sei meraviglioso, invece.”

Il ragazzo sorrise, leccandogli il dito con la punta della lingua.

“Tarjei …”

Ignorò totalmente l’avvertimento e ridacchiò, prendendogli il polso per avvicinargli la mano alle labbra. Henrik lo guardò curioso ma fece ugualmente un tiro. Quando Tarjei spostò la sua mano e si avvicinò al suo viso socchiudendo la bocca, capì ciò che voleva e fece toccare i loro nasi. Tarjei aspirò il fumo che lasciava le sue labbra, per poi fiondarcisi. Esplorò la sua bocca con la lingua ed Henrik lo lasciò fare, pensando che la versione brilla di Tarjei non era per niente male. Quando si staccò fu solo per girarsi fra le sue braccia e sedersi su di lui, un ginocchio di Henrik fra le sue gambe e le sue braccia attorno al suo collo. Henrik posò una mano sulla sua schiena, tanto in basso da rasentare il sedere, e spense la canna nel posacenere accanto a loro così da poter affondare le dita nei suoi capelli. Quando strinse, tirando leggermente, Tarjei lasciò andare un mugolio e gli morse il labbro inferiore, accarezzandogli il petto e sempre più in basso, fino a fermarsi sulla sua crescente erezione, accarezzandola da sopra la stoffa dei suoi pantaloni. Henrik gemé esattamente accanto al suo orecchio, avvertendo Tarjei strusciarsi contro la sua gamba.

“Wow, ragazzi, basta così!”

Spalancò gli occhi, ricordandosi improvvisamente che non erano le uniche persone nella stanza e si voltò verso la fonte delle parole, e cioè Ina, che adesso li guardava in un misto di stupore e divertimento insieme a tutti gli altri. Stupendoli ancora di più, Tarjei grugnì in disapprovo, ritornando nella precedente posizione, nessun segno di minimo imbarazzo sul suo volto.

“Era necessario?”

“Stavate per farlo di fronte a noi, quindi mi sembra fosse abbastanza necessario.”

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo con uno sbuffo.

“Adesso abbiamo un problema.”

“Due.”

Nonostante non vedesse il suo viso, sapeva che il suo ragazzo stava sorridendo, e anche in una situazione talmente imbarazzante non riuscì a non pensare a quanto fosse fiero di essere la causa della sua felicità.

“Beh fatevela passare, ora giochiamo ad obbligo o verità.”

Sacha piazzò la bottiglia ormai vuota al centro del cerchio, e nonostante qualcuno (Josephine) si lamentasse che ‘non avevano più quattordici anni, per l’amor del cielo’, si misero ugualmente a giocare, divertendosi anche. Dopo aver scoperto che Iman si era ubriacata almeno una volta nella sua vita (‘Avevo tredici anni, okay? Sembrava forte, e poi il mio Imam mi aveva fatto arrabbiare, volevo fare qualcosa di brutto almeno per una volta.’ ‘Perché diventi più badass ogni giorno che passa?”) e aver fatto urlare a Lisa dal balcone che amava davvero, davvero tanto le parti intime delle persone (il sesso non era stato specificato per scelta personale), fu il turno di Tarjei.

“Allora buddy, obbligo o verità?”

“Visto che non mi fido affatto di te, scelgo verità.”

“Sei fortunato che sono già sbronza, quindi andrò sul semplice, come hai salvato Henrik sul tuo telefono?”

Henrik scoppiò a ridere, nascondendo il viso fra i suoi capelli. Questo sì che si prospettava interessante.

“Cioè tu arrossisci per questo e non per prima?”

“Sacha, sta zitto!”

“Okay, ora voglio saperlo ancora di più!”

“Non se ne parla! E poi non so nemmeno dove sia il mio telefono!”

“Henrik?”

“Mi dispiace ragazze, non lo dirò se lui non vuole.”

Tarjei gli sorrise, posandogli un bacio dove riuscì ad arrivare. Le sue labbra sulla sua mascella furono abbastanza per distrarlo e permettere a Marlon di sfilargli il cellulare dalla tasca.

“Come sai il suo codice?”

“Perché è il mio migliore amico del cavolo, ecco perché.”

“Ma finiscila bro, che stai ridendo anche tu. E per la cronaca, ha salvato Tarjei ‘baby boy’.”

Henrik rise ai versi eccitati che emisero le ragazze, mentre Tarjei sembrò cercare di scomparire fra le sue braccia, mordendo il sorrisetto che lottava per spuntargli sul viso.

Qualche secondo dopo, sentirono la suoneria di Tarjei provenire dalla cucina, ma prima che qualcuno potesse muoversi per andare a prendere il telefono, David spuntò nel corridoio, capelli arruffati e tutto il resto (lui ed Ulrikke erano stati lì dentro per molto tempo ormai).

“Amico, perché chiami il tuo pappa ‘daddy?

Silenzio. 

La signora del piano di sopra decise che era il momento perfetto per sbattere di nuovo sul pavimento. Quando, come risvegliati da quel suono, tutti cominciarono a parlare l’uno sopra l’altro, in varianti di ‘oh mio dio’ e simili, Henrik strinse forte Tarjei, ed entrambi risero, fino a quando il rossore sulle loro guance cambiò totalmente significato.

-

Tarjei era, sorprendentemente, tranquillo, quasi eccitato per l’intervista che sarebbe iniziata fra pochi minuti. 

Nel camerino, mentre la voce dei due appariscenti e molto più che entusiasti conduttori faceva ridere e applaudire il pubblico nello schermo poco distante, la ragazza incaricata di sistemarlo prima di finire sulla TV nazionale gli acconciava i capelli, cercando di farli sembrare meno disordinati del solito. Accanto a loro, Henrik chiacchierava con un giovane uomo dai capelli tinti di rosa, che si picchiettava il mento con un pennello per fondotinta osservando le costellazioni sulla sua fronte, come se stesse decidendo se usarlo per nasconderle o meno.

“Adrian?”

L’uomo si volse verso Tarjei con un sorriso.

“Sì, tesoro?”

“Non si butta della terra su un’opera d’arte.”

Sentì il respiro di Henrik spezzarsi e cercò i suoi occhi, chiudendo i propri quando la sua mano gli raggiunse la guancia, per poi coprirla con la propria e sciogliersi nel suo tocco. Henrik posò la fronte sulla sua, facendo sfiorare i loro nasi e sussurrandogli quanto fosse la cosa più bella che avesse mai visto, facendolo arrossire e sorridere timidamente. Agli squittii eccitati in sottofondo, Tarjei si ricordò del loro piccolo pubblico e accarezzò con il pollice la mano di Henrik, che sorrise e gli baciò il naso, per poi allontanare il viso dal suo ma intrecciando comunque le loro dita.

“Scusateci.”

“Ma stai scherzando?!”

“E’ stata la cosa più bella a cui abbia assistito oggi, mi avete letteralmente migliorato la giornata.”

Tarjei ridacchiò alle parole di Sarah, che gli fece un’occhiolino.

“Adrian, scommetto che succederà almeno altre due volte durante l’intervista.”

“Solo due?”

A quello il ragazzo arrossì ancora di più e nascose il viso dietro le loro mani intrecciate, mentre Henrik rise e gli posò un bacio fra i capelli. 

Adrian e Sarah ebbero appena il tempo di finire di sistemarli i capelli che Morten e Vegard salutarono il loro ospite. Tutti e quattro volsero l’attenzione allo schermo: quando il pubblico ebbe cessato gli applausi, i due conduttori divennero improvvisamente seri, per poi tirare fuori ed indossare una corona di foglie dorate una lunga parrucca bianca, facendo esplodere lo studio in urla e applausi.

“Non ci credo!”

Henrik scoppiò a ridere e Tarjei cercò di trattenersi, non volendo perdersi nemmeno una parola.

Morten si aggiustò la parrucca, aspettando che tornasse il silenzio, per poi rivolgersi a Vegard.

“Che ore sono?” 

L’uomo tirò fuori il telefono dalla tasca.

“21:21”

“Sul serio?”

Morten prese un sorso dalla sua bottiglia d’acqua e poi tornò a guardarlo.

“Andiamo.”

“Dove?”

“Dovunque.”

Mentre la gente ricominciava ad applaudire, una donna uscì dalle quinte.

“Henrik e Tarjei.”

“Arrivano.”

Adrian e Sarah gli abbracciarono brevemente, alzando i pollici all’insù. I due ragazzi sorrisero, si scambiarono uno sguardo ed un dolce sorriso e seguirono la donna, senza sciogliere le loro mani. Intanto i conduttori avevano ripreso a parlare.

“Non possiamo.”

“Perché?”

“Abbiamo degli ospiti da accogliere!”

“Oh, giusto!”

La donna gli fece segno di entrare e, dopo un breve bacio sulle labbra, fecero il loro ingresso.

“Henrik Holm e Tarjei Sandvik Moe gente!”

Lo studio era grande, le luci quasi accecanti rispetto a quelle soffuse del camerino, ma appena sentirono le urla e l’entusiasmo della gente che avevano di fronte i loro nervi si rilassarono. Sorrisero e si sedettero sul divano posto accanto alla scrivania condivisa dai due conduttori, che gli strinsero la mano entusiasti e con due enormi sorrisi.

Dopo i primi minuti fra battute e commenti sulla loro ‘performance’ e su quanto la parrucca fosse scomoda (“E non hai provato la barba, Morten.”), li vennero poste le domande serie. Parlarono dell’importanza di impersonare due personaggi di quello spessore, soprattutto uno con una malattia mentale, di quanto fossero onorati di poter rappresentare quelle minoranze che spesso venivano mal rappresentate o del tutto ignorate nella maggior parte degli show per adolescenti; ringraziarono Julie e Mari per il loro lavoro e tutto il cast per la loro amicizia, e risero alle avance di Vegard, che cercava in ogni modo di estrapolare informazioni sulla nuova stagione (“Diteci almeno che il protagonista, o quando esce il trailer! Vi prego, io e mezzo mondo stiamo morendo d’ansia!”). Riuscirono a dare buone risposte e anche a divertirsi, riuscendo a strappare delle risate ai conduttori e anche al pubblico. Poi, inevitabilmente.

“E ora, parliamo di altro.”

“E’ l’ora del mio argomento preferito!”

Henrik sorrise, girandosi verso Tarjei, che ricambiò timidamente, sentendo già le guance iniziare a riscaldarsi. Henrik gli sfiorò dolcemente la guancia con un dito e il pubblico si sciolse in ‘aw’ inteneriti misti ad urla estatiche.

“Okay, basta essere adorabili! Qui vogliamo risposte: come, quando, perché, vogliamo sapere tutto!”

“Ma prima abbiamo qualcosa di molto interessante da mostrarvi.”

“Scusate la bassa qualità del video ma il signor Marlon Langeland ha bisogno di un telefono con una videocamera migliore.”

Incuriositi, i due ragazzi si scambiarono uno sguardo stranito, prima di spalancare gli occhi alla scena che si presentò di fronte ai loro occhi sul grande schermo presente nello studio. L’audizione di Henrik, non proprio in HD ma quasi. Tarjei non aveva idea del perché il suo amico avesse deciso di filmarla, ma quello passò in secondo piano quando Julie pronunciò la fatidica parola.

“Avvicinati.”

Henrik lo strinse a sé, circondandogli la vita con un braccio e posandogli un bacio sulla fronte; la sua presenza era l’unica cosa che riuscisse a sentire in quel momento, la sua attenzione completamente catturata dallo schermo. Mentre guardava quel video il mondo all’infuori di loro sembrò scomparire, e osservando ciò che loro avevano vissuto dall’interno riuscì a comprendere le parole dei loro amici in quel bar: la sua camminata che diventava man mano più rilassata mentre si avvicinava ad Henrik, le mani del più grande che sembravano tremare per l’aspettativa, la tensione quasi palpabile mentre erano in piedi l’uno di fronte all’altro, le risatine imbarazzate; riusciva quasi a sentire i loro battiti aumentare quando le loro mani si unirono, a formare un legame tanto perfetto che sembrava fossero state plasmate esattamente per stringersi. 

Alla fine del video, quando le luci tornarono della precedente intensità, nessuno applaudì, ma tutti trattenevano il respiro, qualcuno piangeva, e qualcuno aveva gli occhi lucidi. Guardandosi negli occhi, seppero che entrambi facevano parte dell’ultima categoria. Tarjei sorrise e asciugò la singola lacrima che bagnava la guancia di Henrik, che lasciò andare una risata bagnata e un respiro spezzato. Come risvegliato, il pubblico iniziò ad applaudire, e i due ragazzi si strinsero di più. I due conduttori li guardavano con un sorriso, in attesa, e sapendo che avrebbero aspettato la loro prossima mossa, Henrik decise che era arrivato il momento di dirgli ciò che volevano sapere.

“Prima di quell’audizione, la mia vita era un po’ in frantumi: facevo un lavoro che non mi piaceva per pagare un appartamento affittato in fretta e furia dopo aver deciso che era l’ora di diventare un adulto. Tutti parlano della libertà, dell’indipendenza, delle responsabilità come cose astratte. Tu pensi ‘okay ho ventun’anni ora, posso fare tutto ciò che voglio, il mondo è lì fuori e aspetta solo me’, ed è vero, ma il mondo è fatto di bollette, e vestiti da lavare, sveglie alle sei del mattino e cibo che non sai cucinare ma che devi se non vuoi andare avanti a cibo d’asporto, che oltretutto non puoi permetterti. Il tempo libero era scandito da litigi e sogni che conoscevo a memoria e non sapevo come raggiungere. E poi, un annuncio attaccato ad un palo della luce ti cambia la vita. Dopo l’audizione ero terrorizzato, continuavo a camminare avanti e indietro per casa inciampando su scatoloni che avrei dovuto mettere via un mese prima. Tutto ciò per due ore di seguito, fino a quando mi hanno chiamato. Non scorderò mai lo sguardo di mia madre, l’orgoglio nei suoi occhi. Skam mi ha letteralmente salvato.”

“Anche se non è come se fossimo stati lì con voi, l’intensità del vostro primo incontro ha colpito tutti noi. Cos’hai provato in quel momento?”

Sorrise, voltandosi brevemente verso Tarjei che, come sempre, lo stava già guardando. 

“Probabilmente è un po’ un cliché, ma è quello che provai. Quello che provo, ogni singolo giorno che ho la fortuna di condividere con lui. C’è un mito che credo descriva alla perfezione ciò che sento. Secondo questo mito, all’origine dei tempi gli esseri umani non erano suddivisi per genere, e ciascuno di essi aveva quattro braccia, quattro gambe e due teste. Col tempo gli umani cominciarono ad essere insolenti nei confronti degli dei e questi, per punizione, li separarono in due parti con un fulmine, creando da ogni essere umano primordiale un uomo e una donna. Secondo il mito però, gli esseri umani erano un coppia che poteva essere formata da due donne, due uomini o un uomo e una donna, quindi non era presente nessuna forma di omofobia. Come conseguenza, ogni essere umano cerca di ritrovare la propria iniziale completezza cercando la propria metà perduta. Io ho trovato la mia.”

Tutti erano senza parole, troppo emozionati e commossi per dire qualcosa, per applaudire e rovinare quel momento. E nonostante erano quello che tutti si aspettavano, Tarjei non stava piangendo, non era sopraffatto dalle sue parole o sconvolto, perché era esattamente quello che provava anche lui. Si guardarono negli occhi ancora per qualche secondo, dicendosi con lo sguardo quel ‘ti amo’ che non avevano bisogno di esprimere a parole, e poi Tarjei parlò.

“Io ho cercato a lungo di evitare le emozioni che stare con Henrik mi suscitava. Ai miei amici, che insistevano tanto su come in quel teatro fosse successo qualcosa di estremamente speciale, ripetevo che non era successo nulla che fosse fuori dall’ordinario. Dentro di me, sapevo perfettamente che avevano ragione, ma avevo paura: paura che lui non avrebbe ricambiato, che sarei sembrato soltanto un ragazzino che si prende una cotta per il primo collega di lavoro attraente che si presenta ad un’audizione. Guardandolo mi ripetevo ‘solo gli stupidi cadono in questo modo per te’, così facilmente, così in fretta, quando l’unica cosa che stavo facendo era impedire alla natura o a dio o al destino, a qualsiasi forza superiore che ci ha creato in modo che fossimo perfetti per stare l’uno con l’altro, di renderci felici. Devo ringraziare Julie per averci fatto incontrare, per avermi aperto gli occhi e avermi dato quella spinta che mi serviva per superare le mie paranoie e permetterci di essere qui adesso, insieme, esattamente come dovrebbe essere.”

E guardandoli adesso, forse era vero che solo gli stupidi cadono come erano caduti loro. In tal caso, avrebbero continuato ad esserlo per il maggior tempo possibile. Probabilmente, all’infinito.

 
   
 
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