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Autore: janus_valker    13/06/2017    1 recensioni
"Era la cosa più bella che avessi mai visto. E una creatura come lei non sarebbe mai stata con una persona come me, e questo io non potevo sopportarlo."
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io non volevo farlo. Chissà quante altre volte avrete sentito questa frase in altre situazioni, e per quanto possa sembrare scontato, io non volevo uccidere vostra figlia.
L'ho vista per la prima volta due settimane fa, sul pullman. Bellissima, con i capelli raccolti in una treccia bionda, quel vestito, di un rosso acceso e carnale, e quella catenina d'argento appesa al collo. I suoi occhi hanno incontrato i miei.
L'azzurro del cielo invernale che incontra il marrone della terra, ed ero suo.
Era la cosa più bella che avessi mai visto.
E una creatura come lei non sarebbe mai stata con una persona come me, e questo io non potevo sopportarlo.
Rimasi in contemplazione mistica quando mi persi nei suoi occhi. Occhi freddi, anche un po' snob, forse, e con un tocco di follia. E tutto ciò mi intrigava.
La fissai per tutto il tragitto, finché non scese ad una fermata fuori dal centro, a soli quindici minuti a piedi dal mio appartamento. Quindici minuti. Come ho fatto in tutto questo tempo a non accorgermi che un angelo stava a soli quindici minuti di distanza da me? Chissà per quanto tempo abbiamo viaggiato sullo stesso pullman pieno di spifferi, camminato sotto la stessa pioggia, passeggiato senza meta sulle stesse tristi strade di periferia, ignorando totalmente l'esistenza dell'altro.
Scesi dal pullman ad una fermata che non era la mia. In realtà lo era, ma c'era qualcosa di diverso. Mi incamminai in una strada che non riconoscevo, salii delle scale che non ricordavo, fino ad una porta sconosciuta. Sapevo che al di là di essa avrei trovato il mio appartamento, ma mi fermai. Era tutto così cupo, buio. All'improvviso realizzai che provavo una cosa che non pensavo avrei ancora sentito, e non mi ero nemmeno reso conto di quanto mi mancava. Esattamente come mi mancava lei in quel momento.
Ci si può innamorare solo con uno sguardo?
I poeti dicono di sì, ma cosa ne sanno loro? Ho sempre pensato che scrivessero per evitare di vivere, perché sotto sotto erano dei codardi.
E io non volevo essere un codardo.
Mi precipitai di sotto e corsi fuori. Quindici minuti a piedi, e circa otto di corsa. Ritornai alla fermata dove era scesa e, mentre recuperavo fiato cominciai a guardarmi intorno. Lei non c'era. Cominciai a camminare nella direzione che aveva preso lei una volta scesa dal mezzo. Dopo poco la trovai intenta a guardare una vetrina di un negozio di musica. Era sempre stato lì? Rimase ferma per qualche istante, a fissare i vinili in offerta e tormentando con la mano destra una ciocca di capelli in maniera quasi infantile e innocente, finché non decise di entrare.
Rimasi a fissarla dalla vetrina. Le dita affusolate che sfogliavano i dischi nell'espositore con grazia, le labbra socchiuse e lo sguardo concentrato. Un sogno.
Trovò ciò che cercava, un vecchio live dei Rolling Stones. Si rivolse al commesso come se fossero vecchi amici, pagò ed era di nuovo fuori.
Decisi di seguirla, non per vedere dove abitasse, ma per capire che tipo era. Vestito semplice ma accattivante, passo svelto e buona musica erano le sole cose che sapevo sul suo conto. E io volevo di più.
Riprese a camminare seguendo la strada. Io la tampinavo a una dozzina di metri di distanza. Dopo poco si fermò in un bar, uno di quelli con i tavoli all'aperto, per godersi gli ultimi pallidi raggi di sole autunnale prima del freddo. Si sistemò su un tavolino, e io feci altrettanto, mantenendo una certa distanza. Stavo decidendo cosa bere, quando un uomo arrivò e si sedette con lei, dopo averla baciata.
Mi crollò il mondo addosso. Non di nuovo. No. No.
Presi un gin liscio. E poi un altro, e un altro ancora. Li osservavo sempre più rabbioso. Chissà di cosa parlavano. Chissà se stavano ridendo di quel povero idiota che lei aveva incrociato per caso sul pullman.
Dopo due interminabili ore si alzarono, pagarono l'aperitivo e si separarono. Mi alzai e continuai a seguirla.
Arrivati in una zona appartata non ce la facevo più. “Hei! Era il tuo fidanzato quello?”. Lei si girò e mi squadrò con gli stessi occhi che mi avevano fatto innamorare. “Ci conosciamo?”, chiese. “No, ma rispondi alla mia domanda”. Eravamo uno di fronte all'altro adesso, e potevo sentire il suo profumo, dolce e fruttato. “Sì, è il mio fidanzato”.
Chiusi gli occhi, assaporando il dolore di un altro pugno in faccia dato dalla vita.
Dopo un tempo che sembrò infinito le domandai con un filo di voce “perché lui? Che cos'ha lui che io non ho?”. “Io credo che dovrei andare, si sta facendo tardi”, tagliò corto lei. L'afferrai per un braccio, “rispondimi!”, urlai, “Rispondimi!! CHE COSA HO CHE NON VA?! DIMMELO!!”. E poi fu tutto buio.

Mi risvegliai sul mio divano, da solo. Erano le undici e qualcosa, non avevo sentito la sveglia. Cominciai a chiedermi come fossi tornato lì, e che cosa era successo dopo che l'avevo afferrata. Automaticamente accesi la televisione, e feci zapping fino al canale che trasmette il telegiornale locale, dove un'annunciatrice stava narrando di un omicidio efferato, consumato nel tardo pomeriggio del giorno prima.
No.
La vittima era una giovane donna di ventisei anni.
No.
Fecero vedere una foto.
No. No. No!
E poi ricordai tutto: lei che si divincolava, urlava, e io che le tiravo la catenina d'argento attorno al collo, sempre di più, finché non smise di respirare. Quella catenina che le stava tanto bene.
Cominciai a piangere disperatamente. Ero stato io. Lei non avrebbe più vissuto, riso, amato per colpa mia, e questo non posso sopportarlo, come non potevo sopportare che lei non mi avrebbe mai amato.

Risaliranno a me molto presto, irromperanno nel mio appartamento, ma non troveranno altro che questa lettera.
C'è un piccolo bosco, non lontano da qui, troveranno il mio cadavere impiccato ad un albero. Non ho ancora deciso quale.
Non posso vivere in un mondo in cui lei non è altro che materia fredda.

Non posso restituirvi vostra figlia, ma affronterei le pene dell'inferno, per poter tornare su quel pullman, e dire a quella povera ragazza, che era sangue del vostro sangue, che ha degli occhi bellissimi e poi andarmene. Lo farei, se potessi, ma è troppo tardi.

Mi dispiace

   
 
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