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Autore: _hell_inside_    13/06/2017    1 recensioni
"Le lame fendevano l’aria, la aprivano in due, prima di squarciare la carne degli innocenti. Gli ordini dei centurioni risuonavano secchi e truci nella notte, e il rumore di centinaia di armature e sandali chiodati battevano sulla terra del villaggio e delle capanne, mentre si mischiavano agli urli di chi stava venendo bruciato vivo nelle proprie case. Qualcuno pregava che la Dea li salvasse, ma quella notte, era cieca, bendata e oppressa dal dolore, esattamente come lo era il suo popolo. "
L'oppressione romana in Britannia, bardi, sacerdotesse, druidi, guerrieri e clan. Una storia d'amore e una guerra che sembra impossibile vincere
(Cambiamento di titolo: prima era "Resistono i frammenti")
Genere: Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana
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CAPITOLO TREDICI


 

-Signore?- un giovane centurione richiamò l'attenzione di Lucio Sergio Bruto, tribuno da anni impegnato in quella provincia ostile con la speranza di riuscire a sottomettere definitivamente a Roma quelle genti così rudi. Era un uomo sui 40 anni, dai capelli completamente grigi e la barba sempre curata, il viso largo e gli occhi dello stesso verde dei prati. Nonostante la bassa statura, era ben piazzato e nel complesso temuto e rispettato.

-Signore, le prigioniere non credo che possano esserci utili. Non sembrano nemmeno capire la lingua che parla loro l'interprete. E, se mi permette, sono donne, è impossibile che sappiano qualcosa di alleanze e...-

-Zitto. Non si sa mai cosa possano fare questi barbari. Ho visto regine, donne, combattere e saperne più di strategia degli uomini. Guarda bene ragazzo, osserva, cosa vedi?-

-Una delegazione signore. Sembra vengano in pace-

-Da chi è formata?-

-Sembrano... tre uomini signore... Anche se hanno i capelli troppo lunghi...-

-Quello è normale, si vede che non sei abituato a loro. Una è una donna. Al centro, probabilmente la regina, o il capoclan-

-Una donna?-

-Una donna, solo dei pazzi potrebbero dare le redini di un villaggio a una donna, ma più ci allontaniamo da Londinium più la civiltà scompare. Sono più simili a bestie che a uomini, spero che tu possa andartene da quest'isola prima che tu possa accorgertene. Ora chiamami l'interprete, avrò bisogno di lui-

-Si signore-

 

-Signore mi avete fatto chiamare?-

-Si Ramesey- borbottò il tribuno, concedendo solo uno sguardo all'altro uomo

-Il mio nome è Ramsey, signore-

-Sì, sì... Dimmi, chi eri al tuo villaggio?- gli chiese grattandosi la barba e osservandolo meglio. Era più alto di lui e probabilmente poco più giovane, era muscoloso e i capelli lunghi e biondi erano intrecciati sulla schiena, come la barba lunga... Vestito in maniera decente, pensò Lucio, sarebbe benissimo potuto passare per romano,peccato per i tatuaggi tendenti al blu o al verde a seconda della luce che si intrecciavano sulle braccia e sul collo. Stesso atteggiamento orgoglioso e fiero, conoscenza del latino quasi perfetta tanto da sconvolgere il tribuno: forse non tutti erano animali come il trio che si stava dirigendo verso di loro

-Ero un bardo. La mia famiglia era originaria di un regno che sottostava al potere di Roma, come bardo mi spostai tra tribù e tribù...-

-Continua- lo incitò

-Una notte arrivai a un clan. Il capoclan era un bardo, uno dei più grandi bardi di sempre. Urien. Mi prese in simpatia, permettendomi di restare a vivere nella sua casa, trattato come un ospite. Ospitalità non ricambiata da sua figlia minore. Non era propriamente sua figlia, era una bastarda riconosciuta in seguito, giovane e bellissima ai miei occhi, quasi selvaggia, una creatura indomabile che avrei voluto addomesticare. Chiesi a suo padre il permesso di sposarla, tutto sarebbe stato perfetto se non che lei si era segretamente promessa a un altro uomo. La scoprii una notte. La misi davanti a una scelta: sposarmi, altrimenti avrei detto tutto a suo padre, il quale sapevo non approvasse la sua relazione. Arrivò a puntarmi il coltello alla gola, ma non mi uccise perchè conscia di incorrere nell'ira di suo padre. Accettò. Avevo vinto. Poi un attacco a sorpresa. Io venni fatto prigioniero, mentre in un primo momento pensai che lei fosse stata uccisa. In seguito ho scoperto dalle voci che sentivo in giro che era viva e sposata con un altro uomo... Ho deciso di collaborare perchè la voglio vedere morta. Mi ha tradito. É una donna che merita la morte, pericolosa e folle. Se posso fare qualcosa per portarla alla morte, lo farò- concluse Ramsey

-Come si chiamava?-

-Gwen-

-Monta a cavallo, ci servirai-

 

 

Le due delegazioni arrivarono a fronteggiarsi in quella terra di nessuno compresa tra il villaggio e l'esercito romano. Da una parte i tre celti, dall'altra il tribuno e l'interprete a cavallo, seguiti da una guardia che trascinava due donne in catene.

-Se le volete vedere libere, consegnate il villaggio. Diglielo- ordinò Lucio all'interprete, mentre i tre celti si guardavano per decidere chi dovesse parlare. Alla fine, dal terzetto si levò una voce femminile: -Non ho intenzione di consegnare la mia gente. Né ora, né mai. Mai un attacco contro di voi, ci avete attaccati, ci siamo difesi. Se insinuate che proteggiamo abitanti di villaggi vicini distrutti da voi, sì, li stiamo proteggendo. E prima di averli dovrete passare sul mio cadavere-

-Pensiamo a una soluzione pacifica. Un duello con il vostro campione e il nostro uomo più forte per la loro libertà- disse il tribuno indicando le due donne terrorizzate -Poi avrete una luna per decidere se sottomettervi a Roma e abbracciare le sue leggi-

-Oppure?-

-Oppure avrete la guerra, diglielo-

-Non consegnerò mai il mio popolo. Ma accetto la vostra proposta. Osate chiamarvi fuori dai patti che io vi giuro, iniziate a pregare i vostri dei, perchè non vi proteggeranno dall'ira della Madre!- urlò Gwen girando i tacchi seguita dagli altri due.

 

-Ascoltatemi attentamente! Ci sarà un duello...- iniziò Gwen, una volta che rientrata al villaggio tutti gli uomini gli si erano radunati attorno

-Che cosa? Un duello dovrebbe stabilire la morte di mia sorella e di una fanciulla del mio clan?- urlò Taliesin

-Cugino io non avevo idea...- iniziò Gwyn

-Stai zitto Gwyn, andrò a dare una lezione a quelle donnicciole!- e con passo deciso il biondo fece per uscire dal villaggio prontamente fermato da Gwyn e Idwal che lo trattennero per le braccia

-Uccideresti solo per vendetta. Potresti morire- lo dissuase Idwal -Andrò io. Sono un capoclan, non posso permettere che qualcuno muoia per il villaggio che governo-

-Scordatelo Idwal! Hai una figlia appena nata, vorresti lasciarla orfana? Andrò io, è colpa mia se siamo in questa situazione. Combatterò e vincerò. Taliesin, te le riporterò vive, te lo giuro- si propose Gwen

-Non posso permetterlo. Non puoi rischiare la tua vita e quella del bambino che porti in grembo, Gwen. Dovrai passare sul mio corpo prima di uscire da quelle mura per combattere quel duello, che la Dea mi sia testimone. Tutti avete qualcosa che rischiereste di perdere se falliste, io no. Non ho una donna e non ho figli. Duellerò io, tornerò vivo e con le due donne del clan di Taliesin. Non sono un codardo, non lo sono mai stato e se le Banshee dovessero urlare, accoglierò il mio destino a testa alta- si fece avanti Glyn fino ad arrivare a inchinarsi davanti a Gwen porgendogli il pomo della spada da baciare -Dammi la tua benedizione, mia signora-

-Possa la Dea esserti vicina- disse Gwen appoggiando le labbra al pomo

 

 

I due avversari arrivarono a fronteggiarsi nel mezzo del campo. Il romano era più basso di Glyn di una buona spanna, con i capelli biondi che tradivano la discendenza germanica, era armato di daga e scudo e il corpo muscoloso era coperto dalla corazza. Al contrario, il rosso era a petto nudo e armato solo della spada. Di solito si affidava all'ascia e alla forza bruta, ma questa volta non poteva permettersi di perdere.

Il romano attaccò per primo, un fendente al braccio destro che Glyn parò con facilità, portandosi sul lato dell'avversario e trovandolo coperto dallo scudo. Tentò quindi un colpo alla gola che però colse preparato il romano e non lo portò a scoprirsi. Era una battaglia a armi pari. Fendente, parata, affondo. Il vento aveva iniziato a soffiare e il cielo venne invaso da nuvole gonfie di pioggia, e i due, nonostante la stanchezza e il sudore, continuavano a affrontarsi. Fu Glyn ad avere la meglio, sfruttando un dislivello quasi nullo del terreno che portò il romano a trovarsi la parte superiore del corpo completamente scoperta e, incalzato dai colpi del giovane, inciampò rovinando a terra e venendo prontamente disarmato.

-Liberatele- urlò rivolto ai due romani che tenevano le donne incatenate

-Uccidi il romano e uccideremo loro-

Glyn li osservò con sguardo di sfida. Avrebbe voluto ucciderlo, ma la sua morte avrebbe comportato la morte delle due donne e non poteva permetterselo, così piantò nella terra le due spade che aveva in mano. In cambio le prigioniere vennero liberate e spinte verso il villaggio.

-Siete solo feccia- sputò il rosso in direzione del resto dell'esercito romano -Avremo la nostra vendetta-



NOTE DELL'AUTRICE: allora allora allora... quante novità! Uno sguardo sul passato di Gwen e un Glyn che dimostra il suo lato più nobile. Dalle ideuzze che ho in testa, gustaevi questo capitolo perchè il prossimo ho idea che sia una bomba, inoltre ho finito la scuola quindi a meno che non mi becchi i debiti avrò un po' più di tempo per scrivere. Nel frattempo, volevo ringraziare tutti coloro che sono arrivati a questo punto perchè davvero tengo tantissimo a questa storia.
Bacioni da tutto il Clan comunque e a presto

Tenebra


 

 

   
 
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