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Autore: Walt96    13/06/2017    8 recensioni
Seguito della storia "Kingdom Hearts W".
Dopo una serie di peripezie nella regione di Sinnoh, fortunatamente i Referenti risultarono vincitori: Malefica era scomparsa, Voldemort aveva abbandonato tutti ancor prima di venire sconfitto, Doflamingo volò in un'altra dimensione ancora in groppa al Pokemon leggendario e Magneto intraprese una fuga che durò quelle due settimane; furono Walt e Sora la più grande perdita, scomparsi in un tunnel oscuro.
Troppe persone in differenti mondi erano venute a conoscenza delle molteplici realtà e la lotta per il potere sembrava imminente.
I Referenti non sapevano dove si trovava Doflamingo, cosa stesse tramando ora l’Oscuro Signore, quale fosse la prossima mossa di Malefica, se stesse succedendo qualcosa di oscuro negli altri mondi e nemmeno a chi appartenesse la voce che aveva attratto in trappola il giovane Referente e il prescelto del Keyblade.
La partenza alla ricerca di Walt era imminente.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Re Topolino, Sora
Note: Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco, Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kingdom Hearts W'
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Capitolo 3
 
 
The Reins of Justice
 
 
 
 
La forte luce del sole inondò l’abitacolo della gummyship, abbagliando i due passeggeri. Topolino e Silente raggiunsero il mondo della Rotta Maggiore dopo la visita effettuata al castello del maestro Yen Sid, e attualmente stavano sorvolando una vastissima distesa d’acqua.
«Quest’oceano è immenso, è già un’ora che vaghiamo ad alta velocità senza trovare la terra ferma» osservò il vecchio mago che era abituato a vivere nelle terre scozzesi.
 «Hai ragione, qui la geografia è molto particolare, è presente un unico continente: la Linea Rossa, che attraversa il mondo come un meridiano, è molto sottile e montuosa. Il resto delle terre emerse sono piccole isole... è per questo che qui è molto diffusa la pirateria» spiegò Topolino che aveva già avuto modo di visitare quel mondo in passato e aveva ricevuto spiegazioni dettagliate da Sengoku.
Stavano sorvolando un mare calmo e cristallino, la temperatura esterna segnata sulla plancia di comando dell’astronave segnava trentasette gradi.
Volavano a pochi metri dall’acqua; la gummyship era un'astronave dotata di grande velocità per i viaggi tra i mondi ma nonostante mantenessero un andamento “terrestre” la rapidità era tale da sollevare l’acqua al loro passaggio.
«La nostra destinazione è subito dopo la Linea Rossa, giusto?» chiese conferma Silente che iniziava a sentire la stanchezza del viaggio.
«Sì, esatto! L’arcipelago Sabaody si trova subito dopo la terra ferma. Anche se è chiamato arcipelago si tratta in realtà di un agglomerato di mangrovie giganti che spuntano dal mare, ognuna di esse funge da isola grazie alle proprie radici»
«Che fenomeno interessante… Guarda un’altra nave!» avvisò Silente.
Prima di raggiungere la superficie del mondo, i due Referenti decisero di farsi vedere il meno possibile, o almeno di mantenere un profilo basso.
Topolino perciò, preparò la manovra di immersione e gettò la navicella sott’acqua.
Silente fece un sospiro di sollievo dovuto alla notevole riduzione di temperatura all’interno dell’abitacolo, che ormai viaggiava da parecchio sotto il sole.
L’ombra scura di un grosso veliero scorse sopra di loro e, dopo qualche minuto di viaggio subacqueo, riemersero.
Ma finalmente, in lontananza di fronte a loro, videro l’ombra di un lunghissimo massiccio montuoso le cui vette scomparivano a tratti nelle nuvole.
La terra e la roccia che componeva questo sottile continente aveva una cromaticità molto particolare, in quanto erano presenti tutte le tonalità del rosso: dall’amaranto al vermiglio.
Il re spinse in avanti la cloche iniziando a prendere quota per prepararsi a oltrepassare le montagne. Da lontano non era possibile distinguere bene i dettagli, però non sembrava molto abitato come continente: non c’erano città costiere né borghi di montagna, sembrava più una sterile separazione naturale dei mari.
L’inclinazione della gummyship aumentò ulteriormente segnando un angolo nadirale di sessanta gradi e in quel momento iniziarono a sorvolare la Linea Rossa.
Con quella propulsione verso l’alto si percepiva a pieno la verticalità di quelle montagne e, in un momento, arrivarono oltre le nuvole oltrepassando le cime rocciose.
Si rimmersero nel cielo subito dopo e, voltandosi di sfuggita, Silente notò che, immersa nella nebbia delle nuvole, si ergeva una città costruita tutta in marmo, con un grosso palazzo prestigioso al centro. L’attimo fu troppo breve per un esame più dettagliato.
Ora la navicella sfrecciava lungo i ripidi pendii della montagna e scendeva a gran velocità verso l’oceano sconfinato dall’altra parte della Linea Rossa.
Poco distante, si poteva già notare quell’insieme di gigantesche mangrovie che formavano l’arcipelago Sabaody.
«Eccolo! Siamo quasi arrivati, ci conviene atterrare sui rami delle mangrovie in modo che nessuno ci veda, useremo la chioma come copertura» disse Topolino iniziando la manovra di atterraggio.
Alla fine si ritrovarono su un robusto ramo di un legno biancastro, nella parte più alta della foresta di mangrovie e scesero con cautela dalla navicella.
«Albus, puoi rendere invisibile la gummyship? Così da non correre alcun rischio» chiese Topolino premurandosi di agire in incognito, non voleva mettere nei guai né loro né Sengoku.
«Ma certo!» rispose Silente estraendo la bacchetta dalla veste e eseguendo l’incantesimo di disillusione «Utilizzerò l’incantesimo anche su di noi, come abbiamo fatto a Sabbiafine, così tutti ci vedranno come si aspettano di vederci» riferì.
«Ottima idea!».
Percorsero il possente ramo fino a raggiungere il tronco principale della mangrovia e si accovacciarono per dare un’occhiata furtiva: parecchio sotto di loro c’erano persone che passeggiavano con i bambini, una pattuglia di soldati e qualche creatura marina umanoide che camminava in superficie.
«In che grove siamo?» chiese Topolino cercando di mettere a fuoco il lontano cartello poco distante dal tronco della pianta.
«Purtroppo non ho più la vista di un tempo» gli rispose Silente rivolgendoli un sorriso sotto i baffi candidi «intanto dovremo scendere in tutti i casi».
«Molto bene!» disse Topolino rialzandosi, poi prese qualche metro di rincorsa e si tuffò roteando tra i rami.
Sembrò rimbalzare tra un appiglio e l’altro come se fosse di gomma, infine sul fusto principale e atterrò illeso ai piedi della pianta; saranno stati circa cento metri.
Silente guardò tutta la scena con gli occhi increduli e preoccupati, non essendo abituato a lanci nel vuoto di quel calibro.
Si alzò anche lui e, mentre Topolino agitava la mano da terra, chiuse gli occhi e gli si materializzò accanto, in un fruscio.
«Adesso dobbiamo solo trovare Sengoku e ripartire» disse Topolino avviandosi verso il cartello che indicava il grove numero settantadue (così venivano chiamate le varie piante).
Un secondo cartello spiegava una particolarità dell’arcipelago Sabaody, Silente lo lesse ad alta voce: «”Le mangrovie Yarukiman, che compongono i grove dell’arcipelago, sono piante particolari che secernono una speciale resina, talmente leggera ed elastica che viene liberata naturalmente dalle piante sotto forma di bolle dai trenta ai quattrocento centimetri”».
Solo in quel momento notarono il leggero suono in sottofondo di un continuo scoppiettio di bolle tutto intorno a loro; nel cartello erano raffigurate inoltre alcuni usi di questa resina, ad esempio gli abitanti ne facevano borse e contenitori, venivano utilizzati per far levitare piccoli mezzi come biciclette mono e multi passeggiero e gli artigiani locali ne ricoprivano le navi per poterle far viaggiare anche sottacqua.
«Che particolare fenomeno della natura…» commentò Silente osservando una grossa bolla di resina che si formava proprio in quel momento, uscendo dal terreno.
«Forza Albus, da questa parte» si incamminò Topolino che ricordava vagamente la struttura dei vari grove e delle zone periferiche dell’arcipelago.
Silente lo seguì e non dovettero attendere molto per vedere in azione le stravaganti invenzioni legate alla resina tipica della zona. Davanti a loro sfrecciò una biciletta che al posto delle ruote aveva due grosse bolle che la sorreggevano a circa un metro da terra e diverse signore portavano a tracolla borse formate da una bolla con la cerniera.
«Affascinante…» continuava a ripetersi il professore ogni volta che una di queste formazioni resinose si sollevava dal terreno, levitava verso l’alto e scoppiava raggiungendo la chioma degli alberi.
Topolino proseguiva sbrigativo e attraversarono comodamente due grove percorrendo appositi ponti di congiunzione.
Sotto i ponti, tra una pianta e un'altra, scorrevano numerose barche e velieri molto particolareggiati e spesso stravaganti. La maggior parte sfoggiavano il vessillo pirata.
«La pirateria dev’essere contemplata in una maniera molto particolare in questo mondo…» commentò Silente a bassa voce.
«Hai proprio ragione Albus, come hai potuto vedere questo mondo è formato per lo più da oceani e isole, è naturale che i giovani vogliano prendere il largo… poi, con le opportunità che hanno qui, è difficile non provare bramosia per l’avventura. Ma non sono la persona giusta, di sicuro Sengoku, che è più esperto in materia, saprà spiegarcelo meglio».
«Ci aspetta al grove quarantasei, giusto?».
«Così aveva detto, speriamo di trovarlo in fretta»,
Attraversarono la zona commerciale dei grove con negozi, bar e ristoranti tipici; Silente non poté non notare che, tra le persone, camminavano tranquillamente anche alcuni individui diversi, particolari, con tratti di creature marine
«Vostra Maestà, che tipo di creature sono quelle lì?» chiese educatamente.
«Sono uomini-pesce, sono natii di un’isola sommersa, dev’essere negli abissi qui vicino e a volte salgono in superficie. Me lo aveva spiegato Sengoku la prima volta che feci visita a questo arcipelago» spiegò il re.
Si inoltrarono nel centro della fitta foresta di mangrovie, oltrepassando un grove dopo l’altro. C’era una netta differenza tra le zone controllate attivamente dalla marina e quelle frequentate prevalentemente da pirati. Quest’ultimi non sembravano tutte persone cattive e crudeli, alcuni avevano una certa classe nell’essere il lato “malvagio” della società della Rotta Maggiore.
Incrociarono anche i soliti bucanieri buzzurri, ubriaconi e molesti che incarnavano l’icona di pirata a cui Silente era abituato, però notò anche diversi giovani, uomini intellettuali o stravaganti. Sembrava più uno stile di vita che una fuga dalla legge, o almeno così sembrò ad un perfetto estraneo come lui.
Proseguirono ulteriormente ed arrivarono al grove uno, era nella zona centrale dell’arcipelago e l’unico luogo di interesse era un edificio malridotto alla base del tronco della mangrovia.
Arrivò in quel momento una meravigliosa carrozza d’oro, tutta ricca di fronzoli e ghirigori, trainata da otto animali che fecero arrestare Silente al loro arrivo.
Topolino si accorse che il suo collega era rimasto indietro e gli si avvicinò curioso di sapere cosa lo trattenesse.
«Quelli sono ippocampi, sono creature estremamente delicate e rare, si possono trovare anche nel mio mondo…» disse a Topolino con lo sguardo fisso su quegli animali simili ad un cavallo ma con la coda squamata di un pesce.
La carrozza che trainavano restava sospesa in aria grazie ad una decina di bolle di resina posizionate sotto l’abitacolo.
I due cocchieri fermarono i cavalli e assicurarono le redini, mentre i due lacchè scesero per posizionare una piccola scaletta in legno (anch’essa lussuosissima) davanti alla porta dell'abitacolo e aprirono.
Ne uscì un personaggio molto ambiguo: era un signore sulla cinquantina d’anni, grasso, con pronunciati labbroni, una capigliatura all’insù molto ambigua, ma la cosa che attrasse di più l’attenzione dei due Referenti fu l’ampolla di vetro in testa, collegata ad una bombola che portava sulla schiena. Aveva l’aria di essere un nobile molto strafottente.
La folla intorno a loro si era fermata e tutti si erano inginocchiati alla vista del nobile, i due Referenti fecero altrettanto per non destare sospetti.
«” Casa d’Aste di Umani” … ma è inconcepibile!» si chiese Silente leggendo l’insegna dipinta sopra la grande porta del palazzo, allarmandosi.
Uno dei due lacchè entrò correndo nell’edificio fatiscente e ne uscì poco dopo andando a riposizionarsi davanti alla carrozza.
Ne seguì una scena molto cruda: dall’entrata della casa d’aste, uscì un uomo con al guinzaglio una sirena, giovane e spaventata. La stava trascinando verso il nobile contro la sua volontà.
Anche Topolino si allarmò alla vista di quella creatura indifesa, sembrava una ragazzina, il suo aguzzino la stava costringendo ad avanzare in posizione eretta, evidentemente innaturale per lei.
La sirena cadde a terra perdendo l’equilibrio, pianse mentre tentò di rialzarsi.
Il nobile con i labbroni si avvicinò lentamente mentre la ragazza si rimise in posizione eretta, evidentemente sofferente di poggiare tutto il suo peso sulla delicata pinna caudale.
I due Referenti udirono uno stralcio di conversazione da una coppia di sconosciuti che si era inginocchiata vicino a loro «Di nuovo i Draghi Celesti, possibile che debbano sempre prendersi schiavi nuovi?» ciò fece irritare particolarmente entrambi che si guardarono dubbiosi.
Il nobile camminò con un’espressione crudele fino a porsi davanti alla sirena, tutti intuirono le sue intenzioni: fermarsi lì finché la povera sirena non avesse nuovamente ceduto alla fatica, cadendo.
Evidentemente la ragazza era già affaticata prima di uscire dal edificio, perché si ritrovò in ginocchio dopo pochi secondi; la pinna caudale era graffiata e dolente.
«Non vale neanche la pena di venderti» disse il nobile con indifferenza estraendo dalla cintura una pistola a tamburo con la canna corta, puntandogliela alla testa e caricandola.
«Albus…» bisbigliò Topolino ma la bacchetta di Silente gli era già scivolata in mano dalla manica della veste e un attimo prima che il nobile pomposo premette il grilletto disse: «Expelliarmus» e il revolver saltò via compiendo un arco in aria e scivolando al suolo verso il mago.
Tutti i presenti si voltarono verso di lui, compresi il nobile, i suoi servitori, la sirena e l’uomo della casa d’aste.
«Chi diavolo sei tu?!» gli urlò l’uomo che teneva al guinzaglio la giovane.
Il nobile, nello spavento, era caduto a terra e teneva le mani davanti a sé come per coprirsi dalla traiettoria della bacchetta e chiamò i suoi servitori «Presto avvertite l’ammiraglio Kizaru! Sono stato aggredito, proteggetemi!».
Così dicendo un cocchiere entrò di corsa nella carrozza mentre gli altri andarono a comporre uno scudo umano davanti al loro signore.
«Albus, devi cancellare la memoria e tutti!» disse Topolino che iniziò a correre verso la giovane sirena liberandole la testa dal cappio del guinzaglio.
Il preside si riprese dal momento istintivo e si rese conto di aver compromesso la loro missione, anche se aveva fatto la cosa giusta.
Le persone iniziarono ad allontanarsi e fuggire sui grove adiacenti, Silente puntò la bacchetta in alto e pronunciò l’incantesimo di memoria «Oblivion!» e la scena sembrò subire un forte rallentamento: le persone in fuga smisero di correre e si fermarono, meccanicamente, si guardarono intorno e ripresero a camminare nella direzione iniziale.
Silente si voltò nuovamente verso la casa d’aste e, dopo che Topolino aiutò la sirenetta a calarsi in mare scendendo dalle radici della mangrovia, ripeté l’incantesimo su tutti i coinvolti nella vicenda.
Mentre il nobile tentò di capire cosa stesse facendo seduto in terra, Silente e Topolino passeggiarono tranquillamente davanti alla carrozza, dove poterono constatare che il cocchiere appena obliviato era comunque riuscito a mettersi in contatto con le autorità.
«Dobbiamo andarcene, potrebbe aver chiamato qualcuno di pericoloso» suggerì Topolino.
«Sì, dileguiamoci tra la folla e abbandoniamo il grove, troviamo Sengoku e ce ne andiamo subito» confermò il preside dirigendosi sul ponte che collegava il grove con quello successivo.
Si avvicinarono ad un bar ed attesero il tempo necessario a far calmare le acque, videro anche di sfuggita la carrozza trainata dagli ippocampi andare via scorrendo a pelo d’acqua, non avevano avuto tempo sufficiente per poter liberare anche quelle rare creature.
Si riavviarono verso la loro meta attraversando altri due grove, anche se con la gummyship erano atterrati in un punto abbastanza centrale, la conformazione delle piante di mangrovia era così intricata da risultare difficili da percorrere a piedi; ecco perché in molti utilizzavano le biciclette in grado di fluttuare tra una pianta e l’altra.
Svoltarono l’angolo e si ritrovarono in una strada deserta se non per la presenza della pattuglia di soldati della marina che stavano controllando la zona, al centro c’era un personaggio particolare: era uomo molto alto, con varie rughe sul volto e una sottile barba. Indossava un vestito giallo a righe verticali, un paio di scarpe bianche e un paio di occhiali con il vetro ambrato. Sopra il vestito, come un mantello, portava la divisa d’alto grado dei marines.
Sorrise in maniera rilassata quando vide Silente e Topolino.
«Uhm… devono essere loro, ci penso io» annunciò l’ammiraglio ai suoi commilitoni che si misero da parte.
I due Referenti erano immobilizzati, non sapevano che fare visto che erano circondati da una ventina di uomini armati; in fondo, visto che non avevano intenzione di fare del male a nessuno, erano abbastanza in svantaggio.
«Voi, laggiù!» disse l’ammiraglio andandogli incontro con le mani in tasca come se nulla fosse «Sono l’ammiraglio Kizaru, avete aggredito un nobile mondiale e perciò siete condannati a morte» disse con voce placida, sorridendogli.
 Poi puntò l’indice contro Silente, che si illuminò piano piano, diventando difficile da guardare.
«Vostra Maestà, copritemi mentre cancello la memoria a tutti quanti» disse Silente.
«Uhm…» disse Kizaru prima di sparare un sottile ma intensissimo raggio di luce dalla punta del dito diretto contro Silente.
Quando Topolino evocò il suo Keyblade, il preside aveva già scagliato un potente incantesimo rosso contro il raggio di luce di Kizaru, contrastandolo.
Nel frattempo il re saltò da un soldato all’altro colpendoli alla nuca e facendoli svenire.
L’incantesimo di Silente si schiantava fragorosamente contro la luce di Kizaru, tant’è che quest’ultimo sorrise sornione «Che personaggi interessanti» disse pacatamente.
Il preside si rese conto che la sua magia perdeva rapidamente terreno contro il raggio sempre più intenso di luce, tutta la strada stava diventando abbagliante.
Così cercò di intensificare anch’egli la sua magia attendendo che il suo collega finisse di occuparsi dei soldati, colti completamente alla sprovvista.
Il re colse l’urgenza e saltò in aria col Keyblade sguainato «Stopza!» pronunciò, e una bolla di magia si propagò avvolgendo tutta la strada e bloccando tutti i presenti al suo interno nella loro posizione.
Tutti tranne Topolino e Silente.
Il mago mise fine al suo incantesimo e osservò la scena particolarmente strana: Kizaru era immobile con la bocca ferma in un evidente “wow” di stupore, il suo raggio di luce era immobilizzato e Silente si avvicinò ad analizzarlo.
«È luce prodotta dal suo corpo, dev’essere un potere analogo a quello di Doflamingo» disse al re che si era avvicinato, altrettanto incuriosito.
«Ti ha messo in difficoltà?» chiese.
«Sì, era una forza spaventosamente concentrata, mi avrebbe bucato il corpo senza alcuna fatica, non me l’aspettavo».
«Non ti preoccupare amico mio, come hai visto hai ancora una prontezza di riflessi straordinaria».
«Voi mi lusingate Vostra Maestà. È stata solo fortuna…» si giustificò Silente mentre procedeva a cancellargli la memoria; mentre eseguiva quest’operazione gli cadde l’occhio sulle dita anneritegli durante la loro ultima impresa. Per quanto ancora sarebbe stato in grado di essere utile ai mondi? Cosa sarebbe successo pochi secondi prima se non avesse stretto tra le mani la Bacchetta di Sambuco? Sono domande a cui forse non voleva dare una risposta.
Una volta cancellata la memoria a tutti quanti si spostarono ai lati del grove, e Topolino lasciò concludere la magia di congelamento temporale; Kizaru riprese il suo attacco da dove l’aveva inconsapevolmente lasciato e una decina di metri di terra esplosero dal suolo, ma nessuno si fece male.
I due Referenti si dileguarono tra gli edifici e raggiunsero la zona turistica: erano presenti diversi giardini, locali alla moda e un grande luna park dove i genitori in vacanza o in viaggio per il Nuovo Mondo portavano i propri figli.
Al centro dell’area c’era un elegante fontana da cui zampillavano getti d’acqua in tutte le direzioni, proprio lì, seduto sulla base in pietra, riconobbero Sengoku, impegnato a mangiare delle crocchette di riso.
L’ormai ex grand’ammiraglio Sengoku era un uomo di mezza età molto alto e muscoloso, portava la barba lunga intrecciata coi baffi, un paio di occhiali rotondi e una folta capigliatura afro brizzolata.
Appena il marines li vide quasi si strozzò con il riso e si diede due colpi secchi sul petto per farlo andare giù: «Hey ragazzi!» urlò dalla loro parte salutandoli con la mano.
A quel gesto Topolino lo raggiunse con un balzo, si portò un dito sulle labbra e disse: «Shh! Il nemico potrebbe ascoltarci. Cerchiamo di non dare nell’occhio e andiamo subito alla gummyship, abbiamo già rischiato abbastanza di farci scoprire qui».
Sengoku si abbassò al livello del re e gli diede una pacca sulla spalla talmente vigorosa da farlo cadere a terra e senza accorgersi di nulla rise fragorosamente «Prendi sempre tutto troppo sul serio Topolino, se non ti rilassi rischi di non portare a termine la missione!» aggiunse «Hey Alb! Come te la passi tra i libri?» disse poi quando anche Silente ebbe raggiunto i colleghi, stringendolo nelle spalle in una morsa decisamente troppo forte.
«Molto bene Sengoku, e tu? Mi è giunta voce che non ricopri più il ruolo di grand’ammiraglio».
«Lunga storia Alb, però devo dire che non mi dispiace affatto essere l’ispettore generale ora».
I due Referenti aggiornarono il loro ritrovato collega su ciò che era gli era appena successo all’interno dell’arcipelago scoprendo poi che in realtà i nobili mondiali sono odiati dalla maggior parte delle persone.
«Sono individui della peggior specie, si credono delle divinità scese in terra, pensa che si portano dietro una bombola di ossigeno per non condividere l’aria con gli altri comuni qui sotto. Ho passato anni trattenendomi dal malmenarne qualcuno, essendo parte della marina sarebbe un affronto e una condanna immediata. Vi invidio» si confidò Sengoku spiegando la situazione delicata del governo nel mondo della Rotta Maggiore.
Raggiunsero la gummyship e senza dare nell’occhio partirono alla volta dello spazio, videro il mondo blu allontanarsi sotto i loro piedi e si resero conto allora che la vera ricerca stava incominciando in quel momento.
«Allora… Walt è scomparso, abbiamo qualche indizio su dove possiamo andare a recuperarlo?» chiese il grand’ammiraglio dopo che i due colleghi gli ebbero raccontato tutta la storia di Malefica e del suo piano per ottenere il controllo del Tempo.
«Il Maestro Yen Sid ci ha riferito che molto probabilmente si trova nel regno dell’Oscurità e visto che l’accesso a tale regno si può trovare solo in mondi intaccati dall’oscurità è lì che ci stiamo dirigendo!» spiegò il re mentre intraprendeva una rotta nello spazio.
«Ma l’Oscurità non intacca più i mondi, o sbaglio?».
«No, hai ragione, ma durante i pochi minuti in cui Dialga ha perso la ragione, l’Oscurità ha intaccato alcuni mondi del passato, in uno di quelli troveremo la porta che ci condurrà da Walt» spiegò.
«Ma caro amico mio, come si fa ad andare nel passato?» chiese Sengoku spiazzato da quel ipotesi.
Silente si sporse dal sedile in modo da udire nuovamente la spiegazione che Topolino stava per dare.
«Ma grazie al Keyblade e alla forza dei nostri cuori, naturalmente!» disse il re senza neanche distogliere lo sguardo dalla rotta, in modo completamente naturale.
Silente sospirò e incrociò lo sguardo con Sengoku esprimendo tutto il suo dubbio.
«Alb, ormai ho preso l’abitudine di non chiedermi troppo sulla meccanica dei mondi» disse il grand’ammiraglio aggrottando l’angolo delle labbra.
«Sengoku, sai dirci qualcosa di più dettagliato su Doflamingo?» chiese Silente curioso di scoprire qualcosa di più sul pirata che aveva osato invadere la sua scuola.
«Era un membro della Flotta dei Sette, pirati che agivano sotto la protezione del Governo Mondiale… è stato destituito mesi fa, dopo la liberazione di Dressrosa, l’isola su cui regnava. Non mi stupisco che sia andato alla ricerca della gloria in altri mondi, ha una passione maniacale per il potere» spiegò.
«Ma come ha fatto a raggiungere il mio mondo?» chiese Silente «Hai qualche ipotesi?».
«Già, svelerebbe uno dei misteri che avvolgono questa lunga serie di coincidenze» aggiunse Topolino.
«Credo che abbia utilizzato uno dei Frutti World World, permettono di viaggiare tra i mondi. Non si hanno molte informazioni su questo particolare Frutto perché apre portali a senso unico, nessuno dei possessori è mai riuscito a tornare indietro.
La settimana scorsa ho rintracciato la ciurma di Doflamingo dietro uno scoglio nella Fascia di Bonaccia, sono dovuto andare da solo e sono riusciti a sfuggirmi» riassunse Sengoku.
«Capito. Doflamingo è ancora in giro per i mondi, non sarà facile rintracciarlo, forse non ci riusciremo mai, ma abbiamo bisogno di Walt prima di tutto» rispose Topolino scendendo dal posto di pilotaggio.
«Ehm, dobbiamo pilotare noi?» chiese Sengoku che incrociò nuovamente lo sguardo dubbioso con quello fiducioso di Silente.
«Solo un secondo…» rispose il re.
Estrasse il suo Keyblade dorato e lo puntò verso lo spazio al di fuori dell’abitacolo della gummyship.
La punta della chiave si illuminò brevemente ed un enorme serratura si materializzò radiante sulla rotta della navicella.
«Ecco, quella ci condurrà nei mondi del passato!».
«Come fai a esserne tanto sicuro?» chiese Sengoku stringendo i braccioli del suo sedile.
«Perché è lì che i nostri cuori hanno bisogno di andare» spiegò Topolino ammiccando ai suoi due compagni di viaggio, poi aumentò la velocità e si immerse nell’enorme serratura.
   
 
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