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Autore: Sarandom    13/06/2017    3 recensioni
[SPOILER SEASON 11] (Destiel e Saileen)
Timeline: Amara ha ucciso Lucifero e con Chuck sono andati via. Dio torna da Dean, Sam e Cas, gli toglie il lavoro da cacciatori, ma qualcosa li ha seguiti. Mentre si apprestano a formare una vita normale, c'è chi dovrà fare i conti con il passato.
E tutte quelle lettere a Dio sono scommesse
E tutte quelle lacrime oggi sono promesse
Io sono un cazzo di soldato senza una guerra
Ed esito, barcollo ma non mi ci vedi a terra
E rido perché so che tornerò ad amare ancora
E urlo a chi vorrà ascoltare
Che “solo” è solo una parola
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Castiel, Claire Novak, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Y.

 

Eileen aveva provato a parlarci, ma per quanto entrambe potessero piacersi, si erano conosciute troppo di recente. Castiel non voleva spingersi troppo oltre, così insieme decisero di chiedere l’intervento di Sam. Il giovane Winchester era sempre stato il più bravo con i dialoghi.

Sam si trovava nella sua auto, dopo aver accompagnato Eileen da un’amica e dato un passaggio a Claire per andare in ospedale.

Dopo un po’ di silenzio, Sam, decise di attaccare il discorso.

«Come vanno le cose?» domandò mentre era alla guida.

«Bene, quando smetterete di chiedermelo.» rispose Claire, intenta a scrivere qualcosa sul cellulare.

Sam sapeva che la ragazza non era affatto stupida e gli provocò un sorrisino sotto i baffi. «Siamo solo…preoccupati?»

«Chi?»

«Tutti noi...?»

Claire sospirò, quasi divertita.

«Sei sempre tu quello che scelgono per questi discorsi, eh?»

Sam sorrise ancora. «Mi riesce bene e.. mi fa piacere.» Toccava veramente sempre a lui. Non che suo fratello non ne fosse in grado, ma con le persone che facevano parte della sua famiglia non riusciva a sbilanciarsi troppo.

«Sam, sto bene.»

«Sicura?»

«Perché non dovrebbe essere così?»

«Beh, a me non è capitato, quindi non so cosa voglia dire. N-non so come starei se…insomma, non è strana… la situazione con Cas?»

Claire alzò gli occhi dal cellulare.

«Intendi... come è vedere in un letto d’ospedale il corpo del tuo defunto padre che ora appartiene da un angelo - adesso umano - e pensare che quindi lo vedrò invecchiare, anche se non è lui?»

Sam ingoiò a vuoto, basito dalla risposta, poi si voltò verso di lei, cauto. Ma Claire aveva un viso quasi sereno, per niente nervoso.

«Sam, sto bene. Non è proprio una cosa meravigliosa, ma… ne ho vissute di peggiori. Castiel è cambiato…mi piace il modo in cui lo ha fatto e…posso conviverci. Smettetela di rendere tutto strano.»

Sam la fissò per alcuni secondi, ma poi annuì, in parte rasserenato e riprese a guardare solo la strada.  Non poteva, decisamente, fare di più.

 

 

*

 

 

Cas stava leggendo una rivista di cucina, quando sentì le voci di Sam e Claire avvicinarsi.

«Wow, è uno dei miei argomenti preferiti.»

«Ovviamente.» Claire aprì la porta.

«Di che parlate?» domandò Castiel.

«Stanno esplorando la psicologia dei serial killer.» rispose Sam.

«E sto per diventarne una anche io, se Dean non la smette di messaggiarmi per sapere se-» premette un tasto sul cellulare. «Sono arrivata!» esclamò in quella che doveva essere una nota vocale.

«Dean?» fece Castiel.

«Sì, è assillante.» scandì la ragazza, gli occhi al cielo.

Castiel abbassò lo sguardo.

Sam passò del tempo con loro, fino a quando ricevette una chiamata. «Okay, io vado a prendere Eileen da un’amica.» mormorò Sam.

«Salutamela.»

«Passeremo insieme domani. Ciao, ragazzi.»

 

 

*

 

«Claire?»

«Mh?» fece lei, mentre continuava a sfogliare un quaderno.

«Claire.»

«Cosa?» finalmente alzò lo sguardo, incontrando il suo.

«Andrai all’inaugurazione, vero?»

«…Ho tanto da studiare, poi Dean mi massacrerebbe.»

Cas assottigliò lo sguardo. «L’ho avvertito io, dicendogli di portarti con lui.»

Lei sbuffò. «A me ha detto il contrario.»

Castiel era spiazzato. «Cosa?»

«…di farti compagnia, dato che non sa quando tornerà. Hanno in programma di fare le ore piccole al locale.»

«Ma...se gliel’ho detto poco fa.»

«E’ diventato una scheggia con il telefono.»

Castiel sospirò. «Tu dai retta a me e vai.»

Claire lo guardò divertita. «Sì, papà.»

Castiel restò immobile, mordendosi un labbro. «Non volevo…»

«Cas, lo so. Non devi preoccuparti sempre di questo, altrimenti non andremo mai avanti. Sono adulta e so come stanno le cose. So che certe volte accade qualcosa, qualche…momento. Ma dobbiamo fingere e se dobbiamo farlo, lo faremo bene. Ho scelto io di venire qui.»

«Voglio solo tu ti diverta.»

«Lo so.» sorrise lei.

 

*

 

Dean si specchiò ammirando il suo smoking, sistemò l’auricolare e sorrise al proprio riflesso; prese le chiavi dell’Impala, il cellulare e chiuse casa avviandosi verso il locale.

L’insegna “Bobby’s” svettava sulla porta d’entrata. Il nome lo avevano scelto insieme e Dean l’aveva creata attraverso vecchi rottami di alcune auto prese ad uno sfasciacarrozze e le lettere venivano illuminate da dietro con luci colorate.

In quei giorni aveva aiutato a sistemare, ma alle prove finali non aveva assistito ed ora, entrando dalla porta principale, le aveva davanti agli occhi:

Il corridoio iniziale, era buio con luci rosse e verdi che formavano linee laser sui muri e su di lui. Musica tecno gli rimbombava addosso mentre si intrufolava. Dopo aver sceso degli scalini, arrivò alla sala ristoro e del palco. Era ancora presto, quindi trovò solo camerieri e altri della sicurezza, intenti a parlare con Sam, ed Eileen dietro il bancone del bar a leggere sul grande registro.

«Dean!» lo chiamò il fratello, intimandolo ad avvicinarsi; salutò lo staff e furono tutti felici di averlo lì con loro.

«Tra mezz’ora apriamo… hai visto qualcuno fuori?»

«Sì, è pieno dietro le transenne.» Rispose O’Connell, un uomo alto quasi quanto il fratello, ma molto più massiccio e abbronzato. Aveva un’aria simpatica nonostante sembrasse un gigantesco orso forzuto.

«Andate alle vostre postazioni, allora.» Disse Sam, annuendo gentilmente. Si girò verso il fratello.« Claire?»

«Viene con delle amiche.»

«Perfetto.»

 

*

 

Gli sembrò una serata tranquilla nonostante fosse la prima volta per lui e per il locale tornato funzionante.

Cercò di seguire le istruzioni degli innumerevoli film passati davanti i suoi occhi: se vedeva gente troppo esaltata, la corsa per entrare finiva con lui. La cosa più divertente furono i ragazzi minorenni e i non adatti all’alcol a prima vista.

 

«Jonah Davis.» Lesse Dean sul documento, visibilmente falso; non potevano certo fregare lui con i suoi vecchi oggetti del mestiere.

Vide il ragazzino sbiancare. «Mi dispiace, ma sei veramente troppo piccolo. Aspetta qualche anno e potrò farti passare.» Gli fece l’occhiolino e l’altro sparì con la coda tra le gambe.

Dopo una mezz'oretta, giunse un’altra ragazza: «Ty Oakley» la guardò divertito. «Quanti anni credi io abbia?» se la rise, ridandole il tesserino. «Non fatemi avvertire i genitori, forza.» Le fece segno di andarsene sventolando una mano. Lei e le sue amiche sbuffarono.

«Mh mh...» mugolò Dean, negando con la testa e ammiccando.

La tipa emise un mezzo ringhio. «Andiamocene» disse alle altre.

Dean fece entrare un gruppo di sei persone dopo di loro e, mentre controllava altre tessere, credette di notare una testa bionda familiare.

Mentre lasciava passare la gente, la ragazza lo notò e si fece strada verso di lui, con dietro tre amiche.

«Scusate.» disse agli altri annoiati nel vederla passare avanti.

Dean sorrise, facendo finta di guardare il tesserino di tutte e tre. «Raccomandata.» bisbigliò.

«Posso ancora farvi sgamare da tutti, “FBI”» disse l’ultima parola imitando la voce del biondo.

«Come stava Cas, og-» ma venne interrotto.

«Dean,  Cas sta bene. Se vuoi veramente saperlo, vai da lui. Non sono il tuo messaggero.» Riprese il documento dalle sue mani e lo superò entrando nel locale, lasciando ondeggiare la gonna rossa.

Dean si massaggiò il collo facendo segno ad altre persone di andare avanti.

Claire e le sue amiche, Tanya e Nicole, vennero circondate dalla musica non appena si ritrovarono nel corridoio. Scendendo le scale, Claire, notò quanto sembrasse più grande di quando l’aveva visto senza mobilia.

I salottini bianchi e marroni erano completamente occupati da uomini e donne vestiti elegantemente e in abiti succinti.

Andarono dirette alla pista da ballo, centrale, trasportate dalla musica.

Ad un certo punto, un gruppetto di ragazzi le circondò e ballarono con loro. Claire fece finta di dargli corda, con qualche sorriso accennato, ma quando uno di loro iniziò a darle troppa confidenza e a farsi troppo vicino, lo spinse via. Lui si lamentò, riprovandoci e l’amica stava tentando di flirtare con quello che doveva essere il fratello del tipo.

«Dai ragazze, scioglietevi un po’!» Il primo fece per prendere Claire per i fianchi, ma dalla ragazza partì un pugno, che però non si piantò sul naso del ragazzo, perché fermato a mezz’aria da una mano.

Claire si girò di scatto e vide Dean. Lei abbassò la guardia.

«Girate a largo» ordinò Dean ai ragazzi, duro, e quelli si allontanarono. «Tutto bene?» domandò rivolto a lei.

«Non eri fuori?» domandò Claire.

«Li ho visti entrare da dietro, pensavano di farla franca. Ragazzini…»

«Claire!» urlò un’amica dietro di lei. «Si è liberato un divanetto, andiamo? »

La ragazza le face un cenno con la mano, le unghie smaltate di nero. «Arrivo fra un istante!» esclamò, poi si

 

 concentrò su Dean. «Grazie.» disse, guadagnandosi un sorriso, affettuoso, del biondo.

 

 «Divertiti, Claire. E soprattutto... non ti ubriacare. Te lo proibisco.»

 

Lei alzò un sopracciglio, ma le si piegò il labbro, come se stesse per ridere. «Cos'è? Vuoi fare il papà numero

 

due?» ironizzò, la mano sul fianco.

 

Dean si sentì inspiegabilmente arrossire, ripetendosi in mente quella frase come in un loop.

 

Claire lo fissò con fare interrogativo, ma poi preferì non fare altre domande e dirigersi verso Tanya e Nicole,

 

le quali reggevano dei bellissimi analcolici alla frutta.

 

«Non bere altra roba.» le ordinò il cacciatore, restando al suo posto.

 

 

*

 

A fine serata, Dean aveva accompagnato fuori diversi ragazzi brilli ed alcuni facili alle risse. Controllato che Claire  non avesse riprovato ad uccidere qualcuno e che non bevesse.

«Dean?» chiamò, ad un certo punto, una voce dalla ricetrasmittente.

«Sam?»

«Qui abbiamo finito, sono usciti tutti.»

«Okay, arrivo.»

Erano le cinque del mattino e l’intero locale era pieno di cappellini, coriandoli, stelle filanti e glitter fluorescenti a terra e su ogni mobile.

«Domani pulizie, ora a dormire.» disse Sam, prendendo l’enorme mazzo di chiavi e indicando Claire, sdraiata su un divanetto marrone.

Dean le si avvicinò, muovendola per svegliarla.

«Hey.»

«Mh..shh.» si lamentò la giovane Novak, girando appena il collo.

«Ti accompagno a casa.»

Claire aprì un occhio e si sedette, poi si fece ricadere addosso a Dean, continuando a dormire. Il cacciatore, interdetto su cosa fare, provò di nuovo a svegliarla, scuotendola delicatamente.

«Dean, portala in braccio.» consigliò il fratello.

 

Sam gli aprì la portiera dell’Impala e Dean stese Claire sui sedili posteriori.

«Eileen?» domandò Dean, guardandosi attorno.

«Cloe l’ha portata prima a casa, era stanchissima.»

«E’ andata bene, vero?»

«Molto bene. E ci siamo divertiti entrambi, anche se non può sentire la musica, sa muoversi bene.» Ammiccò e sorrise fra sé e sé, gli occhi luminosi da innamorato fecero sbuffare divertito il fratello.

«Oh, cielo. Sei proprio preso, eh? Quand’è che…sì, beh…»

«Sposarci?» fece Sam, emettendo un risolino. Occhieggiò il viso di Dean per molto tempo prima di

abbassare il capo e rispondere. «E’ proprio ciò che volevo…» Si grattò la nuca. « Stavo pensando di farle la proposta a Natale. Prima che nasca il bambino e mi sembrava la miglior occasione.» Sam aveva preso a guardare avanti a lui, verso il proprio locale. Si chiese se si sarebbe veramente abituato a non avere più demoni da esorcizzare o mostri da abbattere. «Credi che…mi dirà di sì?» chiese, mordendosi il labbro.

Dean lo stava fissando con tenerezza mista ad una strana malinconia, che gli faceva luccicare gli occhi. «Ma certo che dirà di sì. Ha tuo figlio in grembo, come potrebbe essere diversamente. E non perdere tempo.» ridacchiò, scuotendo il capo.

«E ho visto la tua ricerca per la nuova casa.» continuò, lo sguardo basso con un leggero sorriso sulle labbra.

Sam si girò sorpreso.

«E’ bella.» alzò una mano grattandosi il lato della bocca. «Quella con la piscina interna.»

Sam lo guardò, rincuorato dalle sue parole. Annuì con un sorriso pensando che, in fondo, anche Dean

sapeva instaurare quel tipo di dialoghi speciali se lo voleva. Si sentiva davvero entusiasta in quel momento,

nonostante la stanchezza lo facesse sembrare mezzo addormentato. Non desiderava altro oltre a tutta quella

semplicità, quegli affetti, quelle feste in compagnia delle persone a cui voleva più bene.

Mancava solo Castiel e tutto sarebbe stato perfetto quella sera.

«Un giorno sarai felice ed amato, così, anche tu, Dean.» fece Sam.

In quell’istante, Dean, si pietrificò piombando nei suoi pensieri confusi e cambiando del tutto espressione.

Felice. Amato.

Quelle due paroline provocarono un fastidioso eco nella sua testa, che continuò fino a non quando mise in moto l’Impala.

 

*

 

Dean arrivò a casa Novak ed entrò con la sua chiave. Si erano fatti tutti e tre una copia delle rispettive, per le emergenze.

Con Claire in braccio pensò di farcela a salire le scale, ma optò per il divano.

La coprì con un plaid dal mobile del soggiorno e si fermò sulla porta, voltandosi per guardarla; per guardarsi intorno nella luce fioca del mattino ed uscì.

Mandò un messaggio a Castiel.

Da Dean:

“E’ salva. Dorme sul divano. Buongiorno.”

 

*

 

Lunedì pomeriggio, dopo aver passato un week-end frenetico, Dean tornò all’ospedale e trovò il medico nella stanza che gli raccomandò di portare Castiel a prendere un po’ d’aria fresca.

Dean aiutò Castiel a sistemarsi sulla sedia a rotelle e lo guidò fino al giardino.

Il sole stava tramontando, colorava le poche piante di un caldo e bellissimo arancio. Non faceva troppo freddo nonostante fosse inverno, ma Cas aveva addosso una coperta ed un berretto.

«Riesci a riposare abbastanza ultimamente?» gli domandò il biondo, una mano sulla sua spalla, fissando l'orizzonte con poco interesse.

«Sì, certo.» mentì Castiel, girandosi appena e mostrandogli il profilo leggermente scarnito.

Dean fu invaso da un'ondata di affetto nel vederlo in quelle condizioni. Si spostò per sedersi su una panchina lì accanto.

«Fai... bei sogni?» gli domandò, circospetto.

«Sì, a volte. Vedo te e Sam. Addirittura Crowley e non sono sogni spiacevoli.»

Dean annuì, girandosi e Castiel non poté vedere la sua espressione, data la sua postazione, spalla a spalla con il cacciatore.

Il biondo sapeva che non era del tutto vero.

Aveva pensato che forse il suo migliore amico desiderasse solo rassicurarlo o, semplicemente, non si ricordasse affatto dei sogni che realmente faceva. E onestamente non sapeva quale delle due opzioni gli suonasse peggiore.

Lo portò a fare un giro del diametro verde dell’ospedale, c’era ancora del silenzio tra loro, ma non era soffocante e restò fino a quando furono pronti per tornare.  

«Dobbiamo andare, Cas. È ora di cena. Spero ci sia il budino.»

 

*

 

Quella sera, Dean si ritrovò meno stanco del solito, quindi non riuscì a sfuggire ai sogni e agli incubi di Castiel. Non l’aveva mai detto al moro… né a nessuno.

A quell’ora tarda era l’unico a restare nella stanza e ad ascoltare le parole sconnesse ed in preda al panico e alla debolezza dell’amico.

«Dean…»

Ecco che iniziavano, alle quattro del mattino, precise come un orologio svizzero.

Un mugolio. Una voce roca e sempre troppo bassa, più del solito, che nessuno poteva sentire al di fuori di lui.

«Per favore, basta… basta.»

Iniziava l’incubo.

Dean poteva differenziare i quattro momenti perfettamente da come erano accaduti.

Il “Dean” di quando lui non ricordò nulla; il mugolio della lacrima di Cas perché Dean non aveva capito niente; la voce straziata dal dolore di quando Dean non lo aveva protetto, cibandosi del rimorso nell’ascoltarlo ogni notte.

«Dean…io…io» e l’ultimo, quando trovava la pace e continuava a dormire, a discapito del biondo.

Il giorno dopo si svegliava mentre l’infermiera gli portava la colazione e Dean gli lasciava il giornale prima di salutarlo e andare via.

Non sapeva per quanto ancora sarebbe riuscito a sopportare tutto quello. Tutto quel senso di colpa, la voce straziante e rotta dai tristi ricordi del suo angelo, che il mattino dopo sorrideva, fingendo - o non- di essersi dimenticato di tutto.

Aveva realmente capito, solo in quel periodo, quanto gli stesse davvero a cuore la felicità dell’amico.

 

 

*

 

Castiel sentì la risata di un bambino sui sei anni intento a spacchettare un regalo di Natale; accanto al piccolo c'erano due uomini che indossavano dei classici maglioni natalizi e si tenevano per mano, guardandolo con amore negli occhi.

«Allora, Jason, che ne dici?»

Il ragazzino alzò il naso paffuto e lentigginoso nella loro direzione e finalmente Castiel riuscì a vedere ciò che aveva tra le minuscole dita. Un banalissimo peluche, che però lo fece sorridere come se avesse ricevuto qualcosa di preziosissimo.

Una bambina poco più grande di lui, con un braccino fasciato, si avvicinò timidamente fissando il grande orso bianco con un fiocco blu notte al collo.

«Che bello! Chi te l'ha regalato?» domandò, sbattendo le lunghe ciglia.

«I miei papà!» esclamò lui, stringendo la mano dell'uomo biondiccio e lanciando un'occhiata a quello con la barba scura.

La bimba assottigliò lo sguardo, curiosa. «Tu hai due papà?»

«Sì!» rispose Jason, orgoglioso. «Ne ho addirittura due!»

«Che fortuna! Pensa che io ne ho uno solo... però vale per due!» rispose lei, strappando un risolino a tutti e tre.

 

Era una settimana che Jason stava male; Castiel non aveva ben capito quale fosse la sua malattia, ma si era accorto del suo peggioramento negli ultimi giorni. Sperava con tutto il cuore che potesse guarire in fretta per tornare a casa e poter avere una vita felice, ma era consapevole di quanto fosse difficile. Un tempo avrebbe potuto guarirlo con un tocco, pensò con rammarico.

Avvertì il leggero peso di una mano sulla spalla e si voltò.

«Dean?»

Il cacciatore stava ammiccando appena dietro di lui, proprio come qualche giorno prima. «Che c'è? Vuoi un peluche anche tu?» lo prese affettuosamente in giro.

Cas gli sorrise e fece spallucce. «Me ne hai già regalato uno.»

Dean si schiarì la gola e si girò per guardare la scenetta di fronte a loro.

«Sono... bellissimi.» disse Castiel, una volta tornato a guardarli.

«Chi?»

Il moro accennò col mento indicando la famiglia e Dean si accorse, con un certo imbarazzo, quanto la coppia avesse tratti e comportamenti simili ai loro. «Uhm, già. T-ti accompagno in camera, vuoi?» gli disse, il palmo ancora sul braccio di Castiel.

«Sì, okay.»

Non appena socchiusero la porta della sala giochi, dove ogni tanto Castiel si fermava per far compagnia a bambini e ragazzi; Dean prese il portatile dalla sua borsa da viaggio sulla poltrona e tornò da lui, sistemandolo ai piedi del letto.

L'angelo osservava il cacciatore mentre accendeva il pc, con un leggero sorriso sulle labbra e le guance più rosee del solito.

«Dean, non abbiamo più-»

«C’è qualcuno che vuole salutarti.» lo interruppe Dean, senza farlo finire e senza guardarlo. «Adesso vedrai un regalo di Natale…» Il cacciatore aprì Skype e fece partire una chiamata, mentre l'angelo lo osservava leggermente irritato.

Dopo il consueto suono, finalmente, lo schermo fu occupato da tre visi sorridenti e l'espressione contrariata di Cas mutò in gioia.

«Ciao!» esclamò Castiel, visibilmente felice.

«Buon Natale, Cas!» disse Claire. Sia lei che Sam ed Eileen indossavano dei classici cappelli da Babbo Natale.

Dean sghignazzò alla vista di quello con le stelle luminose della giovane Novak.

«Ti sta bene!» le disse.

«Il mio è speciale.» scherzò lei.

«Guarda, Cas... ti mostriamo le decorazioni che ha fatto Eileen.» Sam prese il computer e lo fece girare per casa fra mormorii e risate delle altre due che indicavano le palline appese, le ghirlande dorate e rosse, l'albero illuminato, il camino acceso pieno di calze decorate.

Gli occhi blu di Castiel riflettevano ogni cosa con la meraviglia di quelli di Jason mentre scartava il suo regalo. Era tutto bellissimo ed estremamente nuovo per lui.

Castiel posizionò un polpastrello sul microfono del computer per attutire il suono.

«C'è la tua torta preferita sul loro tavolo, Dean.» mormorò ad un certo punto, girandosi verso di lui con un sorriso.

Dean alzò gentilmente le sopracciglia, come cavolo faceva a notare quelle piccolezze. «Ovvio.»

«Dovresti andare a far loro compagnia.» disse Cas, toccandogli un braccio. «Non devi per forza passare la Vigilia chiuso qui dentro... non voglio.» aggiunse, senza un'ombra di vittimismo nella voce e togliendo il dito. La cosa che più desiderava quel Natale era che Dean fosse felice e che si divertisse a sufficienza. Dean si ritrasse leggermente al suo tocco, facendo finta di sistemare meglio il pc sul letto.

I cinque fecero una breve chiacchierata riguardo gli aneddoti più rilevanti dell'ultimo periodo, interrotta solo da battute generali.

«Adesso iniziamo a preparare le altre cose, ci vediamo presto!» esclamò Eileen, e circondò le spalle di Claire con un braccio.

Castiel li salutò con la mano, sorridendo dolcemente.

Appena chiusero la chiamata, Cas posò la mano sul materasso e con l’altra si grattò il mento.

«Che c'è?» domandò Dean.

Castiel lo fissò. «Vai da loro, dai. Si vede che vorresti.»

Il cacciatore si sentì le guance accaldate. «No.» disse. «Resterò qui con te... a rendere il tuo Natale decente, te lo garantisco.» aggiunse, risoluto.

Le ciglia di Castiel si abbassarono di poco. «Non voglio che tu... »

«Oh, Cas... credi sul serio che mi piacciano queste cose? Andiamo...» tentò di convincerlo Dean.

Castiel si sentì strano di fronte a quella risposta. «È importante, Dean... questo è il tuo primo Natale pacifico e-»

«...e questo è il tuo primo Natale.» rispose Dean, cocciuto. «Mi fa già schifo l'idea che tu debba passarlo infagottato in un ospedale. Dio, fossi in te ritornerei ad essere un angelo solo per farli a pezzi.» sussurrò, la voce evidentemente nervosa al pensiero di quel segreto.

Ma Cas assunse un'espressione triste. «Ho scelto di smettere di fare quelle cose, Dean... E sono comunque i genitori di quei ragazzi. Non darei mai loro un ulteriore dispiacere, dopo tutto il dolore che sono costretti a sopportare.» mormorò, guardando in basso verso le sue gambe e mani  martoriate.

«Scelto… non hai scelto. Sei stato costretto. Cerca di fare il buon padre, quando invece è solo-»

«Dean!» lo rimproverò Castiel, restarono a fissarsi, fino a quando Dean abbassò il capo.

«Sì, avrà anche fatto come dici tu, ma mi ha sempre riportato indietro. Questo glielo devo.»

Dean aveva gli occhi chiusi. Castiel aveva ragione. Aveva pienamente ragione, ma lui era ancora fin troppo arrabbiato per riuscire a pensare lucidamente.

«Ormai non posso tornare indietro, quindi accettalo, o… o non lo so.» Anche Castiel teneva lo sguardo basso.

Non ricevette ulteriore risposta, quindi continuò. «Allora... ci andrai o no?»  

Dean alzò gli occhi al cielo. «Che testa dura hai...»

«Per favore. Magari torni domani... io starò qui. Mi rilasserò guardando o leggendo qualcosa. Mangerò qualche biscotto. Mi basterà tutto questo, Dean. V-voglio solo-» si interruppe.

Dean assottigliò lo sguardo. «Che io sia felice. E tu?»

Castiel distolse gli occhi da quelli di Dean, imbarazzato. «E’ così brutto augurarti una cosa del genere?»

«Puoi, almeno per una volta, pensare a te?»

«Lo sto facendo.» Si voltò. «Non ci parliamo, come dovremmo passare il tempo? Ti ho detto tutto e tu ancora niente. E’ sempre così quando litighiamo. Vai da loro, facciamo passare qualche giorno e tutto tornerà come prima, come sempre.» Si sdraiò girandosi da un lato, mostrandogli la schiena.

Aveva ragione un'altra volta.

Dean ebbe un colpo al cuore a quella frase e si bloccò, restando rigido in piedi con le mani sull’asta del letto. Avvertì uno strano ed inquietante pizzicare agli occhi.

Avrebbe voluto dirglielo, avrebbe voluto ripetere a quello stupido pennuto che lui ci teneva a non farlo stare da solo, anche con la valanga di emozioni che infrangevano su di loro con ogni occhiata. Con ogni pensiero non detto.

«S-se proprio ci tieni... allora vado.» disse Dean, con un lievissimo sorriso malinconico. «Chiamami se hai bisogno di qualcosa... o se-»

«Certo.» Rispose il moro, senza emozione nel tono e senza girarsi.

 

*

 

«La tradizione di scambiarsi i libri a Natale è molto diffusa in Islanda, pensate che le nuove pubblicazioni appaiono proprio nei mesi che precedono le feste...»

Sam pareva assorto nello spiegare ciò che sapeva sugli usi dei paesi dell'Europa del Nord, e l'argomento lo affascinava tanto da fargli brillare gli occhi.

Anche lo sguardo di Eileen era piuttosto luminoso; la ragazza stava a contemplare la figura calma di un Sam che leggeva per tutti seduto su una poltrona accanto al camino scoppiettante. Gli amici e colleghi di Sam ed Eileen chiacchieravano animatamente tra loro, ogni tanto strappando una risata ai due. Sembravano tutti delle bravissime persone, ordinarie ma non troppo - un'ottima compagnia per loro. Dean pensò che se avessero saputo ciò che era costretto a fare Sam prima che Dio mettesse le cose a posto, sarebbero rimasti di sasso e/o scappati a gambe levate.

Claire stava bevendo dello zabaione e mangiando qualche stuzzichino, mentre aspettava che tutti gli ospiti si radunassero per la cena.

L'atmosfera era ancora più bella di come Dean la ricordasse. Gli erano piaciute un mondo le decorazioni, l'albero di Natale con gli angeli appesi, le luci e le ghirlande su ogni porta. Trovava tutto molto classico, ma meraviglioso al contempo. Al contrario di quanto avesse fatto capire a Castiel, gli piaceva il Natale ed aveva sempre cercato di festeggiarlo con il fratello.

Eppure, l'unico a non sprizzare gioia sembrava essere proprio lui. Non che gli altri fossero proprio senza pensieri - un loro amico era in ospedale - ma il maggiore dei Winchester era decisamente il più preoccupato e quella sensazione non sarebbe passata. Era rimasto sdraiato sul divanetto in pelle, bottiglia di birra in una mano e telecomando, mentre faceva finta di guardare qualcosa alla televisione con volume bassissimo. Ogni tanto, lanciava occhiate alla splendida coppia di fronte a sé, ammiccando e facendo l'occhiolino al fratello.

«Come va?» gli domandò Claire ad un certo punto, piombando sul divano alla sua sinistra e scoccandogli un sorriso comprensivo.

Dean alzò un sopracciglio. «Non mi lamento...» Prese un sorso di birra fresca. «Tu?»

«Uhm, tutto okay. A parte... beh...» Tacque subito dopo.

Il cacciatore si girò verso il profilo semi illuminato di lei, e si rabbuiò appena. Si immaginò tutti i ricordi che quella ragazza doveva avere in fondo al cuore; i Natali passati in compagnia dei suoi genitori, la pace e la tranquillità della sua infanzia prima dell'inizio dell'Apocalisse.

Dean avvertì un leggero peso sullo stomaco.

«Sì, capisco cosa intendi.» disse Dean.

«Siete gli unici, oltre a Jody ed Alex, a cui posso dire il contrario.»

«Non ne fa una cosa bella.»

«Affatto.»

Claire si girò e sorrise gradualmente, con un velo di malinconia nelle pupille lucide. Lo abbracciò in modo inaspettato, di colpo, e Dean rimase pietrificato da quel gesto, il naso immerso fra i capelli dorati della ragazza e gli occhi persi nel vuoto. Pensò che, alle volte, alcuni tratti del carattere di Claire somigliassero proprio ai suoi, come l'orgoglio o la voglia di reprimere la propria tristezza.

La cena fu estremamente piacevole; Claire ed Eileen si erano cimentate con antipasti creativi, arrosto, patate al forno, diversi tipi di insalate, dolci di ogni genere, macedonia ed altre pietanze.

«Vi converrà apprezzarli, dopo tutto questo lavoro!» esclamò Claire con una punta di ironia nel tono e le mani sui fianchi, facendo ridere Sam e Dean.

Nonostante la bontà dei piatti e l'allegria generale, però, Dean riuscì a mangiare la metà di quanto faceva solitamente, lasciando suo fratello spiazzato. Dean era quello dallo stomaco insaziabile, no?

Nessuno, fortunatamente, gli domandò nulla durante tutta la serata. La maggior parte lo conosceva grazie ai lavori di casa in casa e per i turni al locale del fratello, ma Dean non era mai stato tanto aperto su di sé. Non si era mai preso la briga di inventarsi un suo passato; era rimasto riservato e Sam non aveva mai detto niente per lui.

Poi, Mildred, seduta tra due giovanotti, gli passò accanto per andare a prendere dei nuovi tovaglioli e gli chiese notizie su Castiel.

«Sta meglio.» rispose il cacciatore con un piccolo sorriso di circostanza.

«Mi fa piacere. Spero possa uscire presto da lì.» gli strinse una spalla e tornò al suo posto.

Dean si incupì e non toccò il resto della cena.

Solo quando lui ed Eileen rimasero da soli a lavare i piatti, la ragazza gli fece un sorriso eloquente. «Lo so...»

Dean si girò, un po' incuriosito. «Cosa sai?»

Eileen si portò i capelli scuri dietro l'orecchio, un gesto che faceva frequentemente quando era in imbarazzo, ed emise un risolino.

«Lo so che muori dalla voglia di andare a vedere cosa fa Castiel.» mormorò, come se volesse fargli credere che gli altri non si erano accorti del suo stato d'animo. «Perché non lo fai?» aggiunse infine, sfiorandogli il braccio. Poi se ne andò in fretta e Dean restò a guardare il corridoio da dove era sparita.

Sentì delle voci dietro di lui, e si girò per vedere Sam rientrare dalla porta che dava accesso al giardino dalla cucina.

«Dean, non vieni fuori?» gli domandò, entrando e prendendo una birra dal frigo.

Dean prese un sorso dalla sua e fece 'no' con la testa.

«Tutto bene?»

Dean non rispose, e Sam assottigliò lo sguardo. «Ancora per il fatto che è umano?»

«Quello resterà sempre...»

«È stata una sua decisione.»

«Le ho già sentite queste parole.» Il maggiore lo guardò, severo.

Sam tirò un lungo sospiro. «Te l'ha detto. Non può tornare indietro, vuoi avercela con lui fino a quando, esattamente?»

«Io non-» fece sfumare la frase, e cambiò argomento. «Quando lo dirai ad Eileen?»

Sam si girò spaventato. «Shh! Sei matto.» lo rimproverò a bassa voce, prendendolo per la giacca e strattonandolo accanto la porta dello stanzino delle scope.

Dean se la rideva. «Oh, guardatelo come scappa.»

«Smettila! Voglio fare le cose per bene.»

«Quindi?»

«E voglio aspettare che ci siano tutti e solo voi di famiglia. Quando pensi uscirà Cas?»

«Non lo so.» Il sorriso gli si smorzò sulle labbra, e Dean bevve l'ultimo goccio della birra prima di uscire dal rifugio e buttare la bottiglia nel cestino sotto il lavello.

«Hai bevuto tre birre e mangiato due fettine di arrosto, neanche le patate!. Non è da te, con un buffet del genere...»

«Non ho fame.» rispose Dean, secco.

«È successo qualcosa?»

L'altro sospirò, distogliendo lo sguardo dagli occhi rassicuranti del fratello.

«Vuoi parlarmene?»

«Non c'è niente, Sam. Davvero.»

«So che non è vero, ma ti lascio andare.» Sam gli mostrò il corridoio; tutti gli invitati erano già nel giardino sul retro, quindi nessuno lo avrebbe notato mentre se ne sgattaiolava via.

«Ah!» esalò Sam, girandosi verso di lui lentamente, con il sorrisino di chi la sapeva lunga.

Dean restò con la mano sul cancello di ferro, aspettando.

«Salutalo.» Sam lo lasciò con un cenno, prima di rientrare. Dean agitò le ciglia ripetutamente, prima di girarsi ed andare per la sua strada con un'espressione dubbia sul viso.

Sam ed Eileen dovevano assolutamente spiegargli cosa gli stesse prendendo a quei due, perché lui non riusciva proprio a capirlo.

 

*

 

Dean chiuse la porta, producendo un rumore secco. Si voltò verso l'amico che lo fissava.

«Sono tornato, così non mi criticherai più. » fece il cacciatore a voce bassa, sollevando le sopracciglia. «Tu che hai fatto?»

«Ci siamo riuniti nella saletta, è stato divertente.»

«Possiamo andare a fare due passi?» Domandò il biondo.

«Stavo per chiedertelo.» confermò Castiel.

Dean sistemò l'ex angelo sulla sedia a rotelle e lo portò giù.

Appena giunti nel cortile, Cas chiuse gli occhi e respirò quell'aria fredda con uno strano piacere, mentre il cacciatore si sedeva su una panchina e lo guardava. «D-Dean...» fece Cas, nervoso.

«Dimmi.»

«Devi... devi vedere una cosa importante.» gli disse il moro, la testa bassa ed il tono cupo.

Il cacciatore lo squadrò dall'alto in basso, osservando il suo vestiario pesante, il pigiama di lana, il maglione e la coperta,  dall'espressione dolcemente agitata.

Castiel portò una mano tremante dentro la tasca, continuò a fissarlo per molto tempo prima di estrarne una sacchetta grigia che fece aggrottare le sopracciglia di Dean.

La bella bocca del cacciatore si schiuse in contemporanea al palmo dell’amico sulla sua mano, su cui ne scivolò il contenuto.

 

 

Angolo di Sarandom e Feathers:

MUAHHAH ed ora?!

Sam che fa da zietto a Claire è sempre molto cutie, adoriamo *W*

PS: Vi ricordo il contest estivo > QUI <

   
 
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