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Autore: Elykei    13/06/2017    0 recensioni
[Ci sono stati dei piccoli combiamenti per quanto riguarda il lato formale della storia, questi non modificano in alcun modo la trama, ma solo l'estetica dei capitoli. Ho deciso di fare ciò per rendere la storia più ordinata e magari anche un po' più scorrevole. ]
Alina ed Altea non si sopportano ma sono costrette dalle circostanze a passare molto tempo assieme, per fortuna ci sono Mattia, Paola, Acrisio e Fulvio a distrarle. Eleonora è la nuova arrivata che si ritroverà a far parte di questo strano gruppetto, il suo arrivo come cambierà le cose?
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La vita e la famiglia non sempre sono ciò che sembrano. A volte si è convinti di conoscere tutte le carte in tavola ma quando poi arriva un nuovo giocatore tutti i piani vengono sconvolti.
Tre giovani donne, e ancor più giovani streghe molto diverse tra loro si troveranno riunite da qualcosa di inaspettato.
Il cambiamento è proprio ciò che dovranno affrontare queste ragazze assieme a pericoli inattesi e una vita quotidiana movimentata.
Questa è la mia prima storia in ambito sovrannaturale, fatemi sapere cosa ne pensate!
Gli aggiornamenti sono un po' più lenti rispetto all'inizio ma la storia NON è sospesa, continuerò ad aggiungere nuovi capitoli prima possibile!
Genere: Romantico, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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21

Finito il finto compito Altea tornò a casa, perciò non poté più consultare il diario.

Ad Alina non andò meglio perché in casa c’era Carla Imperatore, ed ogni volta che c’erano ospiti gli Sforza si riunivano nel salottino più esterno per chiacchierare e, anche quella sera si intrattennero fino a tarda ora.

Quando tornò in camera era ormai molto tardi ed era assonnata, riuscì a leggere solo un’altra ventina di pagine prima di crollare.

Nei racconti che finì prima di addormentarsi, Speedy veniva nominata altre tre volte: nella colazione da Altea il giorno dopo il pigiama party, e due volte nella gita al museo della scienza.

La mattina seguente Alina mise il diario in cartella, non sapeva se affrontare l’argomento con Altea, principalmente perché fidarsi della bionda non era una sua abitudine, ma con chi altri poteva parlarne? Lei era l’unico punto comune con Speedy.

Eleonora era felice. Per la prima volta aveva un cane, certo forse Biscotto non era tutto suo, ma l’affidamento congiunto era meglio che non averlo.

Quel pomeriggio avrebbe affrontato la prova, e comunque fosse andata, grazie a Mattia avrebbe avuto un piccolo fagotto di pelo pronto a consolarla o a festeggiare con lei.

Era passato meno di un mese da quando si era trasferita nella nuova città, eppure le sembrava di aver trovato il suo posto.

In quello strani gruppo di amici si trovava bene, tanto da essere spaventata all’idea di perderlo.

Che avrebbero 

detto Alina e Altea se avessero scoperto che era una persona qualunque?

Che non aveva nessun tipo di magia che le scorreva nelle vene?

Una volta Eleonora a scuola aveva visto un ragazzo, era dell’ultimo anno, si chiamava Federico o Francesco, il nome non lo aveva ben presente. Ricordava però che era bello, molto bello. Aveva i capelli mossi, scuri, ed un sorriso coinvolgete. Da quello che aveva sentito dire in giro era anche intelligente e parecchio simpatico. Il tipo ideale.

Poi aveva visto Alina e il modo in cui lo guardava.

A quanto le aveva spiegato la rossa, quello era il suo ex ragazzo, non le aveva dato troppi dettagli, perciò qualche ora dopo era intervenuto Acrisio per riempire gli spazi vuoti.

Non era chiaro se lui avesse lasciato lei o viceversa, fatto sta che la storia era finita e tutto perché erano troppo diversi. Tra loro c’erano troppi segreti, troppe cose non dette, troppe situazioni che non si potevano spiegare o capire. E questo nonostante il fatto che Alina provasse qualcosa per lui.

Che speranze aveva Eleonora di restare nel loro mondo se lui aveva fallito?

Certo ora la mettevano al corrente di molte cose, ma questo sarebbe cambiato e, alla fine, loro l’avrebbero allontanata o lei si sarebbe stancata di essere esclusa.

Per tutta la mattina Eleonora era stata dietro ad Altea per indagare sul litigio con Mattia, cosa della quale però, la bionda non voleva né poteva parlare.

Né la curiosità, né il desiderio di far riappacificare i due amici, né tanto meno la voglia di distrarsi dai propri dubbi avevo aiutato la ragazza a carpire informazioni dalla strega. Non aveva aiutato neanche il fatto che quella l’avesse messa da parte più volte per parlare con Alina, da quando in qua le due andavano tanto d’accordo?

La cosa le faceva sì piacere, ma in tutte le volte in cui aveva desiderato che le due si avvicinassero non aveva immaginato che la cosa sarebbe successa a suo discapito.

Le due avevano forse scoperto che non era una strega prima di lei? Il momento dell’allontanamento era già arrivato?

Altea aveva passato il tempo a scuola come l’ombra di Alina, la cosa avrebbe infastidito entrambe se non fosse stato che l’idea che Alina avesse passato nottate a casa sua era per Altea abbastanza inquietante, così come la per la rossa non venire a capo di una questione simile era altrettanto grave.

Erano le tre e mezza e le due streghe erano d’avanti ai cancelli dalla loro scuola elementare.

Dopo essersi confrontate erano arrivate alla conclusione che forse in quell’edificio avrebbero trovato qualche risposta.

Intrufolarsi in un edificio non era semplice, fortunatamente la scuola era ancora aperta, quindi non dovevano scavalcare cancelli impossibili o preoccuparsi di allarmi. In compenso dovevano stare attenti al personale che era ancora a lavoro.

Nell’androne d’ingresso vi erano un uomo e una donna.

- Muti la veglia, in sonno – Iniziò Altea, ma Alina la interruppe – Che stai facendo? -.

- Li addormento, così possiamo passare -.

- Certo genio, e quando passa qualcuno e li trova addormentati? Cosa pensi che succederà se non riusciranno a risvegliarli? -.

- Non c’è bisogno di essere sarcastici -.

- Se tu non dicessi cavolate tanto palesi, non dovrei esserlo -.

- Oh per favore! Non fare quella faccia acida, sorridi, ci guardano. E se hai idee migliori questo è il momento per esporle -.

Alina seguì le sue indicazioni, ma non disse nulla.

- Allora? Niente? -.

- Sei tu quella brava a mentire, inventati qualcosa! -.

Altea roteò gli occhi. Gli Sforza erano tutto fumo e niente arrosto.

L’uomo, che era cambiato poco negli anni, era stato un collaboratore anche ai loro tempo, eppure Altea non riusciva a ricordarne il nome, la donna era una nuova aggiunta.

Se c’era una cosa per la quale affidarsi ad Alina però, quella era la capacità di memorizzare nomi e volti.

Gli Sforza vivevano di pubbliche relazioni.

- Chi è lui? -.

- Alberto, è il padre di Vanna Mastronardi, va in IV B -.

Ormai erano arrivate dai due dipendenti e Altea dovette pensare in fretta. Prima che potessero fare qualsiasi domanda, prese lei la parola – Buongiorno, o aspettate forse dovrei dire buonasera dato che mezzogiorno è già passato da un po’ giusto? – Si voltò verso Alina per cercare il suo appoggio e quella ridacchiò e annuì.

Forse stava iniziando ad imparare quando stare zitta e lasciar fare agli altri. Grandi progressi per una come lei.

- Ad ogni modo, lei non è il papà di Vanna? -.

L’uomo ricambiò i sorrisi entusiasti delle due – Sì! Voi conoscete mia figlia? -.

- Oh certo! Vanna è una vecchia amica, beh poi si sa, in questa città ci si conosce un po’ tutti quando si è della nostra età -.

- Eh io purtroppo ho sorpassato quei tempi già da un bel po’ di anni, perciò dovrete scusarmi ragazze, ma non sono certo di ricordare i vostri nomi -.

- Non si preoccupi signor Mastronardi, io sono Altea e lei è Alina -.

- La figlia di Nicolò? Che ha l’erboristeria in via Gianturco? -. Chiese il signor Alberto rivolto alla rossa.

- Sì, proprio lui -.

- Ma certo, come ho potuto non vedere la somiglianza, e anche tu, - a quel punto girò il capo verso Altea – Tua nonna non è Dafne, la moglie di Lucas? -.

- Accipicchia signor Mastronardi, lei ha una memoria decisamente migliore della mia! -.

- Come ci si può dimenticare del caro vecchio Lucas, pace all’anima sua! Era davvero una cara persona -.

- Lo ricordo anch’io! Fu lui a fare la donazione per il parco giochi giù in centro, mia figlia impazzisce per la giostrina del ponte -. Si intromise l’altra collaboratrice.

- Già per il nonno avere spazi comuni ben organizzati era molto importante, comunque scusateci se siamo venute qui a quest’ora, ma dobbiamo fare una ricerca per storia sullo sviluppo delle istituzioni pubbliche, e ricordavo che qui c’era una vecchia mappa della città, di prima che costruissero due o tre delle scuole che ci sono oggigiorno, volevamo sapere se era possibile vederla per confrontarla con le planimetrie odierne -.

- Ma per quelle dovete andare al catasto e richiedere di visionare le piantine pubbliche -.

- Sì, ma infatti quella sarà la nostra tappa successiva -.

- Scusate ragazze, ma che ricerca state facendo? Sarà passato un po’, ma ricordo che una storia tanto specifica della città non era nel programma -.

- No, questo è un approfondimento. In pratica io e Alina abbiamo la media dell’otto e mezzo in storia e la prof ci ha detto che se vogliamo un nove a fine anno dobbiamo fare due approfondimenti entro il semestre, abbiamo pensato a questo così ci mettiamo anche un pizzico di educazione civica, e poi sembra un argomento originale non credete? -.

- Beh sì, non penso sia stato affrontato molto in una scuola superiore, ma che professoressa avete? -.

- La Mongibello -. Rispose Alina.

- Ah, anche mia figlia c’è l’ha! È piuttosto esigente vero? -.

- Eh direi! Ci fa fare tutto il giro della città per un mezzo voto! -. Scherzò Altea e anche gli adulti risero.

- Allora ragazze, la mappa è nell’auditorium, per entrare normalmente dovreste essere supervisionate, ma noi ora dobbiamo finire di pulire le classi quindi non vi possiamo aiutare, potete provare a chiedere in segreteria, vi faranno firmale un modulo e vedranno se c’è qualcuno disponibile -.

- E se non c’è nessuno? -.

- Allora mi sa che dovrete tornare un’altra volta -.

- Ma non c’è proprio modo di aggirare questa cosa? Alla fine la scuola sappiamo come è fatta e anche voi conoscete noi e la nostra famiglia, non potremmo andare per conto nostro? -.

- Purtroppo va contro le norme di sicurezza ragazze, sia perché non possiamo lasciar entrare chiunque senza supervisione, sia perché se vi fate male la colpa poi è la nostra -. Spiegò la donna, ancora senza nome.

- Capisco, proveremo in segreteria, grazie mille per l’aiuto -.

- Di nulla, ricordate da che parte dovete andare? -.

Alina annuì - Certo, grazie ancora -.

Quando furono abbastanza lontane da non farsi sentire Alina chiese alla bionda – Perché hai insistito? Quello che cerchiamo sarà in segreteria, basta andare lì e farla finita -.

- Siamo due adolescenti che stanno svolgendo un compito controvoglia, se non avessi suggerito una scorciatoia si sarebbero insospettiti -.

- E se avessero risposto che potevamo andare da sole dove ci pareva? -.

- Non lo avrebbero mai fatto, nelle scuole, così come in ogni altro posto, nessuno vuole prendersi più responsabilità del necessario -.

- Che ragionamento qualunquista -.

- Da come è andata a finire la cosa direi piuttosto che il mio pensiero sia realista -.

- Solo perché ti è andata bene una volta, non vuol dire che tu abbia sempre ragione -.

- Perché sei così incline a litigare con me? Stiamo per fare una cosa illegale e abbiamo già troppe cose di cui doverci preoccupare, eppure tu insisti per aggiungere astio e ulteriori ostacoli -.

- Non è vero -.

- No? Cosa pensi di stare facendo ora? -.

- Ho solo espresso un mio parere, sei tu quella che sta ingigantendo la cosa -.

Altea sospirò – Ma ci credi davvero a quello che dici? -.

Incrociando le braccia Alina decise di non rispondere, forse era vero che i suoi commenti potevano spesso apparire come tentativi di scontro, ma da quando ad Altea la cosa dava fastidio?

O meglio, da quando la bionda aveva smesso di fare altrettanto?

Nella segreteria c’era una sola persona.

Una donna sulla quarantina seduta davanti ad un computer, probabilmente si supponeva lavorasse, ma Altea era piuttosto sicura quelli fossero i rumori di un solitario.

Quando sentì le due ragazze entrare, la donna alzò lo sguardo, sotto a dei capelli biondo ramato spuntarono degli occhi verdi.

Per avere la sua età era davvero una bella donna, notò Altea.

- Come posso aiutarvi ragazze? -.

- Salve vorremmo visionare la mappa storica della città che conservate in Auditorium, all’ingresso ci hanno detto che dovevamo chiedere a lei -.

- Sì, aspettate, vi prendo i moduli -.

La segretaria si alzò per poi sparire dentro un’altra stanza.

Alina si sporse sulla scrivania che poco prima le aveva divise dall’altra donna e in quella che pareva una tazza di tè caldo, buttò una polvere di un color vinaccio pallido.

Il tè cambiò a mala pena tonalità, Altea non fece in tempo a chiedere cosa l’altra avesse combinato che la segretaria tornò.

Le ragazze presero a compilare il modulo, la segretaria bevve un paio di sorsi della sua bevanda ancora fumante e Altea vide Alina sorridere.

Quando ebbero finito, la rossa bloccò delicatamente Altea per un braccio – Perdi tempo -.

Altea non poteva chiedere come o perché, in quel momento non erano neppure informazioni fondamentali, fece come Alina aveva detto.

Iniziò a chiacchierare del tempo e di quando fosse sicuramente noioso per la donna passare i suoi pomeriggi in una scuola elementare semideserta.

Tempo dieci minuti e la donna si scusò, scappando poi di tutta fretta.

- Cos’è stato? -. Chiese divertita Altea

- Radice di liquirizia e malva in polvere -.

- Hai drogato il tè della segretaria con un lassativo? -.

- Dovevamo togliercela dai piedi no? -.

- Sei venuta preparata, mi piace -.

Altea si sedette al pc con Alina alle sue spalle.

Il computer della segreteria era decisamente più caotico di quanto si aspettassero.

C’erano decine di cartelle e forse troppe icone di giochi di carte.

- Non c’è un elenco degli alunni? -.

- Probabilmente, ma non so dove trovarlo -.

- Dovresti fare una ricerca in tutte le cartelle -.

- E che dovrei cercare? Elenco alunni oppure Speedy? -.

Alina alzò le spalle, Altea effettuò la ricerca, ma forse non avevano salvato gli elenchi in cartelle con nomi tanto espliciti e precisi.

- Prova con ‘’Cittadella della scienza‘’ -.

- Diciotto cartelle, e nessuna con la data. È imbarazzante la disorganizzazione di questo posto -.

- È una scuola elementare, cosa ti aspettavi? -.

- Infrangi le regole e condoni il disordine, hai scoperto da poco di essere stata adottata dagli Sforza per caso? -.

Alina ignorò la bionda e disse - Controlla le proprietà per capire quando sono state create le cartelle -.

Al quinto tentativo trovarono l’icona giusta.

Non c’era alcuna lista, solo una serie di foto, un centinaio circa.

- Quanto dura l’effetto della polvere? -.

- Altri sei o sette minuti -.

- Non abbiamo tempo di controllarle tutte, le passo sul mio cellulare -.

Fecero in tempo a fare il giro della scrivania prima che la donna tornasse, era rossa in viso dall’imbarazzo, la velocità della sua fuga aveva reso a motivazione abbastanza palese.

Dopo averle mostrato i moduli le due andarono in auditorium.

Nel tragitto dal bagno dal bagno alla segreteria aveva trovato il tempo di intercettare qualcuno disposto ad accompagnarle, perché sull’uscio le aspettava una delle maestre, Alina la riconosceva come la loro vecchia insegnante di matematica.

Finsero di interessarsi alla cartina per dieci minuti buoni, chiesero persino se era possibile scattare una foto col cellulare.

Sì, ma senza flash. Fu la risposta della maestra.

Era arrivata l’ora dell’appuntamento a casa Torratone perciò le sue si ripromisero di che avrebbero controllato le immagini mentre Mattia finiva la guarigione di Eleonora.

Eleonora notò gli sguardi guardinghi che il gruppo di streghe rivolse ad Alina e Altea quando le due arrivarono alla villa assieme.

Nessuno capiva bene cosa stesse succedendo.

Altea non diede peso ai suoi vecchi amici, si concentrò piuttosto su quella nuova.

Più che sorpresa, Eleonora sembrava agitata.

La bionda le si avvicinò – Cosa c’è che non mi dici? -.

- Di che parli? -. Chiese Eleonora

- Hai uno sguardo strano -.

- Davvero? -.

- Cerchi di mantenere la cosa in stallo finché Mattia non finisce di prepararsi? -.

- È una tua tecnica -.

- E io la eseguo molto meglio -.

- Già non sono brava -.

- Il che è stano. Sei una persona estremamente loquace, prendere tempo dovrebbe venirti spontaneo -.

- Mi stai dicendo che sono logorroica -.

- Cerchi ancora di cambiare argomento? -.

- In parte, ma mi piacerebbe sentire la risposta -.

- Tu sei logorroica, io sono vanesia, a chi importa. Dimmi che c’è che non va ora -.

- Oggi è il giorno -.

- Della prova intendi? -.

- Sì -.

- Ti fa paura -.

- Non è quella che mi spaventa -.

- Sputa il rospo -.

Eleonora si portò le mani al viso, per nasconderlo.

- So che sembro una bambina, e che è una cazzata, e che non dovremmo ancora essere al punto nel quale mi mostro una persona estremamente strana e bisognosa, però -.

- Però? -.

- Niente lascia stare -.

- Andiamo! Parla! -.

- Niente davvero, sappi solo che se voi ragazzi deciderete di non includermi più in queste cose, o in altre, lo comprenderò -.

- Ma che cosa? No, aspetta qua -.

Eleonora vide Altea prendere Alina per un braccio e trascinarla fino a lei, mentre quella si guardava attorno, leggermente confusa.

- Che c’è? -. Chiese quella quando finalmente si fermarono davanti ad Eleonora.

- Alina dille che è una sciocca -.

- Perché dovrei? -.

- Pensa che la abbandoneremo se scopriremo che è una normale -.

Alina guardò seria Eleonora – Sei una sciocca -.

- Grazie mille ragazze! -.

- Non fare affermazioni sceme se non vuoi commenti che te lo facciano notare -.

- Ti abbiamo conosciuta come una ragazza senza poteri, e ti abbiamo comunque presentata ai nostri amici più cari -.

- O guarda, sto per dare ragione ad una Sforza, anzi renditi conto che ti sono rimasta amica nonostante tu mi metta nelle condizioni di dare ragione ad Alina, questo dovrebbe bastare ad annichilire qualsiasi dubbio -.

Risero, persino Alina nonostante l’alzata degli occhi sorrise.

Dal centro della stanza Mattia chiamò Eleonora, erano tutti pronti all’ultima sessione di guarigione.

 

   
 
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