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Autore: La_Moltitudine    14/06/2017    3 recensioni
In un futuro distopico in cui uomini dotati di abilità paranormali hanno posto fine alla Crisi in Medioriente e i supereroi fanno ormai parte della quotidianità, Giacomo Pagusa si mette in gioco per diventare il più grande vigilante della sua città. Nel mondo criminale di Sentinella delle Acque, però, una miccia è stata accesa e presto la bomba esploderà. Gli eroi di Sentinella saranno messi alla prova e questo battesimo del fuoco potrebbe richiedere il tributo delle loro vite e quelle di molti altri.
[Per una precisa scelta stilistica i capitoli saranno brevi, verranno pubblicati con una cadenza variabile da 2 a 3 giorni di stacco l'uno dall'altro. Per tutto il corso della storia si alternerano due POV.]
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Atto II

Era una bella mattina di metà settembre nel paesino pugliese di Sentinella della Acque. Il canto dei passerotti appena ridestati accompagnava il risvegliarsi del giorno, col suo cielo limpido, ancora azzurro degli ultimi sprazzi d’estate. Per le strade, deserte sino a qualche tempo prima, adesso muovevano i passi frotte di giovani, pronti o quasi ad affrontare la ripresa delle lezioni, dopo i tre lunghi mesi di vacanza. I più fortunati potevano raggiungere la propria scuola a piedi, qualcun altro ci si faceva accompagnare, ma gli altri, quelli che studiavano fuori città, dovevano adattarsi ai ritmi e agli orari dei mezzi pubblici.
I pendolari, questa razza di temerari avventurieri del primo mattino, in costante lotta con le avversità che una simile vita comportava: ritardi, anticipi, macchinette per obliterare che si rifiutavano di funzionare una volta sì e l’altra pure, posti a sedere che si manifestavano talmente di rado da apparire più simili a miraggi che ad effettive realtà. Una sinestesia di suoni, odori e immagini, capaci di guastare l’umore del più trasognato e tenacemente spensierato degli individui. Insomma, una vita che faceva delle difficoltà il suo fulcro centrale. Ma la vera piaga che affliggeva ogni quotidiano viaggiatore, era costituita da loro: la cricca del fondo pullman. Un branco di pubescenti senza altro apparente scopo nella vita se non quello di molestare gli altri passeggeri nei modi e nelle forme più disparate.
Del resto, il bullismo era un problema già molto tempo prima che gli eroi facessero la loro comparsa nel mondo. Eppure l’A.E. aveva cercato di porvi rimedio, o almeno, di arginare il problema. Giacché la maggioranza dei cosiddetti bulli aveva un’età inferiore ai 18 anni, non si poteva certamente ricorrere ai normali eroi che, oltretutto, avevano di meglio da fare che gambizzare qualche moccioso ricolmo di testosterone.
Così, l’Associazione aveva scelto di estendere l’iscrizione nei loro ranghi anche ai minorenni, prevenendo eventuali contrarietà dell’opinione pubblica e dando vita ai “Baby Heroes”. Ragazzi e ragazze con la piena facoltà di difendere i loro coetanei, e scoraggiare atti di violenza verbale e fisica. Non era dunque raro trovare in un mezzo pubblico uno, o più, di questi baby heroes, pronto a intervenire in caso di necessità.

Quella mattina di metà settembre, sul pullman diretto verso Molfetta, Angelo, un sedicenne di periferia, voleva conquistarsi il rispetto dei suoi compari per entrare a pieno titolo nella cricca del fondo pullman. Per una ben consolidata tradizione, questo “battesimo del fuoco” non poteva che celebrarsi con un pestaggio. Angelo scelse con cura la sua preda, valutando i rischi e l’entità di eventuali reazioni. Non gli ci volle molto per trovare un candidato che si prestasse allo scopo: un ragazzino con lo zainetto rosso si era fatto avanti, piazzandosi in piedi proprio di fronte alle porte posteriori dell’automezzo. L’ignara vittima si chiamava Mario, anche noto come Mariolino, un esile ginnasiale al suo primo giorno di liceo. Nei suoi occhi ingenui brillava tutta quella congerie di grandi speranze, riposte in un futuro lungo cui muoveva i suoi primi passi, attraverso una strada lastricata d’amicizie, sfide e nuovi amori. Un mondo nuovo, che l’avrebbe traghettato dall’adolescenza sino all’età adulta. Gli anni delle superiori.
Dapprima Angelo si limitò a blande provocazioni, cui Mariolino, coerentemente con la sua natura mite, non diede risposta. Dopo si passò agli scappellotti, sino a giungere al vivo del pestaggio. Il bulletto di periferia si sentiva forte e potente come non lo era mai stato prima. Dalla cricca del fondo pullman si levavano risa e schiamazzi d’approvazione, mentre gli altri passeggeri rimanevano lì a guardare, con giusto qualcheduno che si arrischiava a uno sguardo di disapprovazione, senza osare alzare un solo dito. Non era un problema loro, perché darsi pena? Perché rischiare di cacciarsi nei guai?
Ogni membro della cricca faceva affidamento su quell’indifferenza, sul silenzio, sulla paura di esporsi. Eppure, quel mattino di metà settembre, fra i tanti … i troppi rimasti a guardare, qualcuno scelse di fare la differenza.
Indossava abiti decisamente poco adatti al clima corrente. Il suo volto era celato dal cappuccio della felpa e da uno scaldacollo tirato fin sopra il naso. I suoi occhi scuri, resi gravi dalle occhiaie, fissavano Angelo come se non lo stessero guardando affatto, come se contemplassero un vuoto oltre le sue spalle. Quando il bulletto di periferia se lo ritrovò a un palmo di naso, il povero Mariolino ebbe finalmente un po’ di tregua, anche se il suo aguzzino non se lo lasciava certo scappar via dalle grinfie.

-Senti, coso. Oggi non sto proprio di quarto, quindi vedi di mollare il ragazzino e rimettere il tuo culo su quel sedile.

La voce annoiata ma sicura, l’aspetto inconsueto: non poteva che trattarsi di un baby hero, Angelo ne era consapevole. Quel tizio incappucciato lo superava di dieci centimetri buoni e le spalle erano almeno il doppio delle sue. Nella cricca del fondo pullman era disceso un silenzio innaturale … il bulletto di periferia fu quasi tentato di lasciar perdere, finirla lì. Eppure qualcosa glielo impediva, nella testa continuava a risuonargli il tono con cui quel tipo gli aveva parlato, come se lo considerasse una nullità, poco più che un insetto che poteva schiacciare con una lieve pressione del piede.
No, non poteva sopportare una simile offesa, non di fronte ai suoi amici. Non poteva mostrarsi debole: ne andava del suo orgoglio, della sua reputazione.
Raccolse quanto coraggio aveva in corpo e gli rispose, tirando fuori la faccia più tosta che si ritrovava.

-Fatti i cazzi tuoi tu, fila via che non ti riguarda.
-Non lo ripeterò, molla il ragazzino. –
Disse l’incappucciato, per nulla intimorito quanto piuttosto annoiato e infastidito da quella tenace mancanza di buonsenso.
-Perché? Sennò che  fai?! – Lo provocò Angelo, ora certo che quel tipo non avrebbe osato alzare un dito contro di lui.


                                         
BABY HERO SPEZZA IL BRACCIO A UN SEDICENNE
Rissa su un pullman, Baby Hero accusato di abuso di potere: siamo davvero al sicuro?

Per poco non glielo sbatteva in faccia quel titolo di giornale, inciso a caratteri cubitali sulla carta.

-Questa me la chiami buona pubblicità?! – La donna aveva tirato fuori lo sguardo da vipera, uno sguardo che Giacomo conosceva ormai fin troppo bene. I suoi occhi di ghiaccio si socchiudevano un poco, lo guardavano quasi volessero incenerirlo e l’elegante profilo della bocca si storceva in una smorfia grottesca.

Un cartello con su scritto “furia omicida” non sarebbe stato altrettanto eloquente su quanto la donna fosse incazzata. Il ragazzo sapeva che, date le circostanze, avrebbe fatto meglio a tacere e cuccarsi la sfuriata, magari tirando fuori la sua espressione più contrita ed affranta. Ma Giacomo Pagusa non era il tipo che sapeva tenersi la bocca chiusa, specie quando lo si accusava e lui, di contro, aveva la ferma convinzione d’essere nel giusto.

-Andiamo, Mag – disse, facendo un sorriso sbarazzino – sai che i giornalisti ci calcano sempre la mano su ‘sto genere di cose. E poi, anche se fosse, ti assicuro che quello stronzetto se lo meritava.
-Ci vogliono trascinare in tribunale, Jack! Calcarci la mano un paio di palle! Hanno referti medici e testimoni pronti a farci pelo e contropelo. E indovina un po’ chi è la stronza che per l’ennesima volta dovrà pararti il culo davanti al giudice?! –
Non attese di ricevere l’ovvia risposta. – La sottoscritta! Ti dico una cosa, se non ci fosse una tale carenza di eroi in questo buco di paesino, non mi darei tanto disturbo per te.

“Ah, questo era un colpo basso…”
pensò il Pagusa, toccato da quell’ultima affermazione. Tuttavia sapeva, dentro di sé, che per quanto quella donna perdesse le staffe con lui e ci andasse giù pesante, il rapporto che li legava andava ben oltre il semplice ambito professionale. Dall’inizio della sua carriera come eroe, il Pagusa ne aveva combinate di ogni, ma Magda era sempre stata lì per lui, pronta a limitare i danni e rimediare in qualche modo ai suoi errori. Ignorava i motivi che avevano spinto quella donna dal caschetto biondo e le unghie sempre curate a prenderlo così a cuore, ma era certo che presto o tardi gli avrebbe perdonata anche questa, come molte altre stupidaggini passate. Forse era arrivato il tempo di mettere la testa posto, quel giorno compiva diciott’anni e ciò significava: uno, diventare penalmente perseguibile e, due, passare dalla fascia protetta dei baby-heroes al duro e feroce mondo degli eroi, dove la competizione era a dir poco spietata. L’A.E. non si caricava di pesi morti e gli eroi che non riuscivano ad emergere e farsi notare venivano lasciati alla porta, privati della licenza senza troppi complimenti. Il tempo degli sgarri, il tempo delle stronzate finiva lì.
Con il futuro che gli si prospettava era meglio fare ammenda e tenersi ancor più stretti i pochi amici che aveva. Giacomo abbassò lo sguardo e con voce bassa e pentita le disse:
-Grazie, per tutto quello che hai fatto per me in questi anni. Prometto che non ricapiterà più.
-Lo ripeti tutte le volte, e poi siamo di nuovo punto e a capo. È l’ultima volta che mi metto nei casini per salvarti.
-E questo è quello che “tu” ripeti tutte le volte. –
La stuzzicò, sperando che servisse a sdrammatizzare. L’espressione della donna si addolcì impercettibilmente.
-Sono troppo buona…
-E per questo che ti voglio bene, Mami.
-Non chiamarmi così! –
Gli disse, fingendosi infastidita. – Comunque, so’ che oggi qualcuno diventa maggiorenne, come ti fa sentire?
-Un giorno più vecchio rispetto a ieri. –
Rispose il Pagusa, facendo spallucce.
-Fai poco lo spiritoso, Jack, sai a cosa mi riferisco. – Disse lei. – Hai intenzione di continuare?
-Sicuro, su questo non ho dubbi, e poi non avrei alternative.
-Sappi che le cose si faranno più complicate d’ora in avanti. Gli eroi hanno bisogno di finanziamenti per continuare a lavorare, e il solo modo per ottenerli è farsi conoscere.
-Magari dovrei propormi per uno spot della Coca Cola.
-Sei il solito idiota. Ti toccherà far di più che malmenare un paio di bulletti sui trasporti pubblici… ti consiglierei anche di far sparire quella pancia, non si sposa bene con le calzamaglie.
-Non me la metto una calzamaglia. –
Protestò, sbuffando rumorosamente.
-In ogni caso sono problemi di cui potrai iniziare a preoccuparti da domani, per oggi goditi il tuo compleanno. – Un sorriso quasi materno le illuminò il viso. – A proposito, questo è per te. – Disse, porgendogli un pacchetto incartato.
-Oh, che bello! Sono soldi?
-Li spenderesti per comprarti le sigarette, scordatelo che ti regali del denaro. È solo un pensierino da parte mia. Ora sparisci, che ho del lavoro da fare. –
Concluse, tornando alla sua consueta aria da vipera.

Magda era una donna sposata con il suo lavoro e il tempo per formarsi una famiglia non lo aveva mai avuto. Ogni sua aspirazione di maternità aveva finito per ricadere sul Pagusa, che era al momento la persona più simile ad un figlio che ci fosse nella sua vita.
Per quel che riguarda Giacomo, Jack per gli amici, a differenza di tanti eroi da fumetto, una madre e un padre ce li aveva e per fortuna godevano entrambi di ottima salute. Ciò non toglieva che negli anni avesse finito per considerare Magda una sorta di seconda mamma, pur con le sfumature dell’amicizia che li legava.
La famiglia Pagusa viveva in quell’anello di antichi edifici che circondava il centro storico di Sentinella delle Acque. Non erano gente ricca, ma neanche sulla soglia di povertà, insomma persone nella media che, di tanto in tanto, qualche sfizio potevano toglierselo.
Il signor Antongiulio Pagusa faceva da contabile per un’azienda di prodotti per la casa, dopo un brutto periodo in cui era stato costretto a far la spola da un impiego all’altro.
La signora Maria, sua moglie, lavorava invece nella casa di cura locale (ex manicomio), la quale dava lavoro a metà del paesino e dei centri vicini.
Luca, fratello di Jack, dopo aver studiato nell’alberghiero di Pescara, in Abruzzo, era tornato a Sentinella per lavorare come cameriere in un ristorante del posto.
Per ultima la sorella, Lisa Pagusa, era partita a Londra in cerca di lavoro come infermiera, col desiderio di farsi una vita fuori dalle comode e sicure mura casalinghe.
Giacomo era il più giovane dei fratelli. Era l’unico a non aver mai avuto né trovato quello che poteva definirsi “un lavoro vero”. La sua carriera da eroe era iniziata a sedici anni, quando, annoiato dagli studi, aveva mollato tutto per entrare nell’A.E.
Di certo la predisposizione fisica non gli mancava: alto, spalle larghe e con una certa prestanza, anche se negli ultimi tempi aveva messo su’ un po’ troppa pancetta.
La sua mente era stata resa agile da un certo gusto per i libri. Non mancava d’intuito e  della capacità di imparare in fretta (almeno ciò che destava il suo interesse).
Il vero problema del Pagusa stava nel suo caratteraccio: era annoiato da più o meno qualsiasi cosa, tendeva a porsi in modo caustico e cinico verso chiunque, rendendo difficile il suscitar simpatia nelle persone intorno a lui, anche quando faceva del bene. C’era chi apprezzava questo suo modo di fare, ma in genere queste persone facevano parte della ristretta cerchia di amici di cui s’era circondato, che, guarda caso, erano aspiranti eroi pure loro.

   
 
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