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Autore: RestartTheGame    14/06/2017    0 recensioni
Sette ragazze si svegliano in quello che sembra essere un incubo, certe che non ne usciranno più.
Il tutto è ispirato ad un sogno che ho fatto (giuro) e che ho cercato di raccontare perché non sono certa che il cervello partorisca cose normali.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eleonora camminava con il violoncello sulle spalle da ormai mezz’ora e vedere la sua panchina preferita libera le riempì il cuore di gioia. Si sedette con un sospiro di sollievo, appoggiando l’ingombrante strumento musicale davanti ai suoi piedi.

 

Dopo qualche momento di pausa per riprendere fiato, Eleonora incrociò le gambe sulla panchina e guardò fisso davanti a sé godendosi il panorama. Il prossimo treno sarebbe passato soltanto un’ora dopo e la ragazza si trovava a circa 10 minuti di camminata dalla stazione. Il sole stava per tramontare e il riflesso che produceva sull’acqua catturò lo sguardo di lei: aveva sempre avuto una grande attrazione per tutto ciò che riguardava la luce e i colori caldi.

 

L’arancione le ricordava sempre il fuoco; a quel pensiero prese l’accendino dalla borsa e cominciò a giocarci per confrontare le due tonalità nei minimi particolari.

Con l’accendino in mano e quaranta minuti abbondanti di attesa, Eleonora decise di cercare nella borsa anche tabacco e cartine per fumare una sigaretta. Come al solito trovare il pacchetto che conteneva il suo “kit antistress”, come lo definivano le sue cugine, si rivelò un’impresa quasi impossibile.

 

Dopo varie imprecazioni e la tentazione di rovesciare l’intero contenuto della borsa per terra, finalmente, la mano di Eleonora venne a contatto con la busta plastica che, una volta, era stata la custodia di un paio di occhiali da sole.

Una volta aperta la busta il profumo di tabacco le invase le narici ed Eleonora si trovò inconsciamente a sorridere: adorava quell’odore. Il sorriso si trasformò in una risata quando le venne in mente l’espressione schifata di Chiara di fronte a quello stesso aroma. Chiara era infatti l’unica, insieme ad Ambra, a non fumare, ma, mentre quest’ultima era più tollerante e si limitava a spostarsi di qualche passo a seconda della direzione del vento quando le altre fumavano, Chiara aveva intrapreso la sua crociata personale contro il fumo elencando ogni volta tutte le sostanze tossiche contenute nelle sigarette in base alla sue reminiscenze di chimica derivate dal liceo; dato che nessuna delle altre poteva vantare una solida, o quantomeno elementare, base di conoscenza scientifica, Chiara veniva semplicemente ignorata, con suo grande disappunto.

 

Le immagini della cugina imbronciata, con le braccia incrociate e il sopracciglio sinistro inarcato, riempivano la mente di Eleonora mentre girava la sigaretta: a quanto pare i suoi tentativi di farle smettere non avevano sortito l’effetto desiderato.

 

Una volta accesa la sigaretta, Eleonora fece un respiro profondo gustando il tabacco dal retrogusto particolare, che le ricordava quasi la menta. Sicuramente le avevano dato di nuovo il pacchetto sbagliato, ma il sapore fresco che le rimaneva in bocca le rendeva impossibile lamentarsi. Mancavano solo un paio di tiri per finire la sigaretta quando Eleonora ricevette un messaggio da Luna, che frequentava il suo stesso corso di pianoforte.

“Ciao Ele, ovviamente ho perso il treno. Se sei ancora qui e fai in tempo ti aspetto in stazione per un caffè.”

 

Le labbra di Eleonora si curvarono in un sorriso: Luna era sempre in ritardo e, che lei ricordasse, non era mai riuscita a prendere il primo treno per tornare a casa.

La ragazza inviò rapidamente un messaggio all’amica per confermare l’appuntamento improvvisato mentre spegnava la sigaretta e si alzava per raccogliere borsa e violoncello.

 

Dieci minuti più tardi Eleonora si trovava nel bar della stazione di fronte a due caffè fumanti, ridendo di come Luna si era trovata a rincorrere il treno con la custodia del violino in una mano e con spartiti e libri nell’altra: come al solito non era riuscita a salire.

“Ma questa volta mi mancava tanto così!” continuò l’amica avvicinando il pollice e l’indice della mano destra per testimoniare che la distanza era davvero poca “I mezzi pubblici non hanno alcuna pietà per noi poveri musicisti. Non so tu come fai, con quella specie di bara che ti porti dietro!”

“Bara?” ripeté Eleonora tra il divertito e lo scandalizzato.

“Ma sì Ele, è nera ed è talmente grande che potrebbe starci una persona senza alcuna difficoltà” rispose Luna convinta “Aspetta… Non sarai mica un’assassina spero?”

Eleonora si sporse in avanti per parlare e abbassò la voce “Se te lo dicessi poi dovrei ucciderti”.

 

Le ragazze scoppiarono a ridere attirando l’attenzione di una coppia seduta vicino al loro tavolo.

Eleonora si girò con l’intenzione di scusarsi quando il suo sguardo si incrociò con quello del ragazzo.

 

Entrambi parevano sorpresi, ma Eleonora si riprese per prima, facendo un sorriso.

“Nick! Come mai da queste parti? Arriva anche Luce?” chiese la ragazza speranzosa.

“Ele! Ma che coincidenza trovarti qui…” il ragazzo pareva sconvolto ed era diventato pallido “Io stavo…”

“Luce? Non mi avevi detto che aspettavi qualcuno” lo interruppe la ragazza seduta al tavolo con lui con tono infastidito.

“Infatti non aspetto nessuno. Abbiamo dei programmi e li rispetteremo.” nonostante il sorriso il ragazzo era visibilmente nervoso ed Eleonora, determinata a capire cosa stesse succedendo, decise di prendere in mano la situazione.

“Non mi presenti la tua amica?”

“Mi presento da sola” rispose l’altra ragazza con una smorfia “Sono Soraya. E non sono una semplice amica.” aggiunse con una punta di orgoglio nella voce.

 

Eleonora cercò di non far trasparire il suo sconcerto e si ripromise di parlare con Nick da sola per capire davvero cosa stesse succedendo. Forse la ragazza era semplicemente gelosa e stava esagerando la situazione per tenerla lontana da Nick.

“In tal caso scusate per il disturbo e per la confusione di prima. Ci sentiamo Nick, divertitevi.” il sorriso di Eleonora era talmente tirato e falso che fece preoccupare persino Luna.

 

“Ma quello non era…” iniziò Luna appena si furono allontanate dalla coppia.

“Il fidanzato di mia cugina? Da quasi tre anni? Sì, era lui.” la interruppe Eleonora piuttosto scocciata.

“Ma credi che… insomma… la stesse…”

“Tradendo? Non lo so. Forse era davvero un’amica con troppe speranze. Qualsiasi cosa sia, andrò in fondo a questa questione.”

 

Mancavano poco meno di dieci minuti alla partenza del treno, ma Eleonora decise di prendere il successivo, nella speranza di incontrare nuovamente Nick e chiarire una volta per tutti quello che sperava fosse soltanto un enorme malinteso.

 

Quaranta minuti di attesa e un vento freddo aspettavano Eleonora per quella che era soltanto la speranza di vedere nuovamente il ragazzo, ma sentiva di doverlo a Luce. Lei l’avrebbe sicuramente fatto se si fosse trovata nella stessa situazione.

 

La ragazza prese in mano il telefono per avvisare che sarebbe tornata più tardi del previsto, ma le mani le tremavano così tanto che riuscì a malapena a scrivere il messaggio da inviare a sua sorella Ambra. Indecisa sulla causa di questo tremore (poteva essere il freddo così come il nervosismo) decise di fumare un’altra sigaretta, sia per cercare di scaldarsi che per tranquillizzarsi.

 

Questa volta però, a causa del vento, tenere in mano una cartina si rivelò piuttosto complicato. Una era già volata via, e per evitare che succedesse nuovamente si girò bruscamente, ma così facendo fu il filtro a caderle, insieme alla busta di tabacco. Cercando di trattenere la scaricatrice di porto che al momento cercava di farsi strada dentro di lei, Eleonora si alzò sbuffando per raccogliere il tutto.

 

Prima che riuscisse a farlo la ragazza che poco prima si trovava con Nick le porse ciò che aveva perso con un mezzo sorriso.

“Grazie…” disse Eleonora dopo qualche secondo di troppo e con una certa diffidenza, rendendo la situazione ancora più imbarazzante.

 

“Figurati” ribatté secca l’altra ragazza. Sembrava che la conversazione fosse ormai conclusa, ma questa invece continuò “Senti… scusa per il disturbo, ma vorrei capire alcune cose. Nick è andato a fare i biglietti, abbiamo poco tempo per parlare. Come lo conosci? E chi è Luce?”

“Luce è mia cugina, e io conosco Nick perché sono fidanzati” rispose semplicemente Eleonora, con espressione corrucciata “perdonami se ti sembro maleducata ma a questo punto vorrei sapere chi sei tu”

 

Soraya fece un passo indietro, come se Eleonora le avesse dato un pugno nello stomaco “Io non… Non capisco… Luce deve essere la sua ex ragazza allora… so che è uscito da poco da una storia importante però è già da un po’ che ci frequentiamo…”

“Ex? Assolutamente no, la settimana scorsa eravamo a cena tutti insieme” la ragazza ci mise un po’ a registrare tutto quello che l’altra le aveva detto “come sarebbe a dire che vi frequentate? State insieme o qualcosa del genere?”

“Non è ufficiale però… insomma… ecco” le rispose balbettando e arrossendo.

“Oh. Capisco. Risparmiami i dettagli, ti prego” la interruppe Eleonora, con espressione quasi inorridita.

“Ti giuro che non avevo idea che lui fosse fidanzato! Adesso sta tornando… devo andare. E gli chiederò spiegazioni! Mi dispiace davvero moltissimo, io…” la ragazza venne interrotta dalla voce di Nick che la chiamava. “Devo veramente andare… ne riparleremo”

“Ma certo” rispose Eleonora con una nota di sarcasmo nella voce, convinta che non avrebbe mai più avuto notizie della ragazza.

 

Ormai nemmeno il pensiero di una sigaretta le sembrava più allettante, quindi si sedette e cominciò a pensare a come comportarsi nei confronti di Nick e Luce; come sottofondo ai suoi pensieri c’erano soltanto il rumore del vento e i vari annunci che accompagnavano il transitare dei treni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nick, seduto in treno, stava finalmente cominciando a rilassarsi dopo l’ultima mezz’ora passata a spiegare a Soraya che si trattava di un malinteso e lei era l’unica con cui usciva. Dato che anche lei sembrava più tranquilla, il ragazzo si persuase di essere stato sufficientemente convincente: restava solo da chiarire la situazione con Luce prima che la cugina potesse contattarla.

Proprio mentre pensava a come gestire il tutto il suo telefono cominciò a vibrare: erano vari messaggi di Eleonora.

La maggior parte erano richieste di spiegazioni, ma avevano tutti in comune l’ultima riga:”sei uno stronzo e non riuscirai mai a passarla liscia.”, diceva.

 

Nick sbuffò, quasi annoiato e per nulla turbato dalle dichiarazioni di guerra che continuava a ricevere, ma poiché il suo telefono sembrava come impazzito decise di rispondere e mettere fine alla questione una volta per tutte.

Fu uno degli ultimi messaggi a catturare la sua attenzione: “Sono molto delusa e spero che tu ti senta davvero in colpa. Sicuramente troverai una spiegazione per tutto, ma non è di Luce che devi preoccuparti. Noi sei diventeremo il tuo peggiore incubo.”

 

Noi sei? Non poteva averlo già detto a tutte le altre! Al pensiero di dover affrontare la famiglia al completo, Nick cominciò a sudare freddo.

Quella storia non sarebbe mai potuta finire bene.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il caffè era ormai freddo ed Eleonora non si era mai sentita peggio. Lo sguardo di Luce mentre le raccontava ciò che era successo le mandò il cuore in frantumi. 

 

Nonostante sospettasse ormai da tempo del fidanzato, non era assolutamente preparata a ricevere conforma del fatto che la sua più grande paura fosse diventata realtà.

 

Mentre la cugina parlava, Luce cercava inconsciamente di trovare una spiegazione logica per tutto: purtroppo quello era compito di Chiara, pensò con amarezza, era lei che riusciva a dare un senso agli avvenimenti più improbabili.

 

“Per favore Ele, non dirlo alle altre,” disse interrompendo la cugina che come una furia si stava dilungando in promesse di vendetta nei confronti di Nick “Non voglio che lo sappiano ancora… per lo meno fino a quando non avrò deciso cosa fare.”

“Non credo ci sia molto da decidere…” borbottò Eleonora cercando di non sembrare troppo brusca.

“Ti prego, mi serve un po’ di tempo” Luce era sull’orlo del pianto e la cugina si sentiva sempre più in colpa.

 

“Oh, certo… Capisco… Luce io devo andare. Tu pensa a come risolvere la questione. Ne riparleremo, però, promettilo.”

“Prometto.” rispose con un sorriso tirato.

 

Poiché la cugina non sembrava intenzionata, o quantomeno in grado, di alzarsi per accompagnarla alla porta, Eleonora si allontanò in silenzio chiudendo l’uscio dietro di sé, sempre più convinta di aver commesso l’errore più grande della sua vita.

 

Luce rimase seduta nella stessa posizione, senza il minimo accenno di cambiamento, immobile come una statua, per un lasso di tempo che non era in grado di quantificare. Si sentiva così frastornata da non essere in grado nemmeno di comprendere ciò che stava provando; i sentimenti più riconoscibili al momento era rabbia, tristezza, delusione, ma anche un certo sollievo. Finalmente aveva scoperto la verità e, anche se il pensiero la distruggeva, poteva mettere fine ad una storia che già da tempo non funzionava più.

 

Finalmente sarebbe riuscita a dire basta, a mettere un punto alla fine di questo capitolo della sua vita e a ricominciare. Da sola, più forte e, prima o poi, più felice.

 

Nick non le avrebbe più potuto fare del male… o almeno di questo si era convinta.

 
   
 
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