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Autore: Dawn_Scott402    14/06/2017    2 recensioni
Un'altra potente mimaccia si aggira per il mondo, le forze governative e le armi non sono sufficienti e così Amanda Waller convoca la vecchia Suicide Squad...con due nuovi membri!
Sheila, la sirena bella e dolce quanto enigmatica e seducente.
Giulia Quinzel, la pazza e solare figlia di Harley Quinn e Joker.
E così, fra antipatie, missioni, nuovi amori e un pericolo che risorge dal passato riusciranno i nostri amati villain a sconfiggere il male? E soprattutto a sopravvivere?
Genere: Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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"Ehi Flag, ma dove stiamo andando?" Chiese Capitan Boomerang.
"Mi sembra un posto troppo felice e tranquillo" osservò Deadshot guardandosi intorno.
La squadra, infatti, stava passeggiando in mezzqo alla folla cittadina di Los Angeles come se nulla fosse (bhe, tranne il fatto che erano bagnati fradici).
Erano arrivati a riva circa una mezz'ora dopo l'incontro con lo squalo e ciò che molti di loro, in primis, fecero fu di andare a baciare la sabbia fina della spiaggia californiana, non curanti degli sguardi di spavento e di shock dei pescatori della zona.
La folla della cittá li schiacciava gli uni sugli altri ed era quasi impossibile muoversi, o almeno per gli altri dato che la Suicide Squad avanzava tranquilla in mezzo ai cittadini, forse troppo spaventati dalle armi che molti di loro imbracciavano.
"Di a Katana, Harley e Giulia di spostarsi sull'altro lato della strada, e fallo anche tu" disse El Diablo a Sheila affiancandola.
La sirena lo guardò interrogativa.
"Perchè?" Chiese la bionda.
"Los Angeles non è un bel posto per le ragazze, e ho visto un gruppo di uomini che vi guardavano...spostatevi dall'altro lato, se ci tenete a non avere le mani di sconosciuti addosso" rispose l'ex-gangster indicando con un leggero cenno del capo cinque uomini che guardavano con sguardi maliziosi le ragazze della squadra.
Sheila non disse nulla, si avvicinò alle compagne e disse loro di mettersi più vicine al gruppo e di evitare di stare sulla strada che, in quel momento, stavano percorrendo.
El Diablo guardò per un po' gli uomini: non era difficile riconoscere la sua vecchia gang..."Los Reyes Loco".
Li aveva riconosciuti subito per il tatuaggio: un teschio con una corona che tutti presentavano: chi su un braccio, chi su una gamba, chi sul polso o sulla spalla. Lui stesso aveva quel tatuaggio, all'incirca verso il fianco destro che spesso e volentieri gli aveva causato non pochi problemi con le gang avversarie.
"Ehi, perchè stiamo entrando in museo?" Chiese Killer Croc osservando l'immenso edificio color crema.
Si vedeva che era una dei plessi più antichi della cittá: era in stile barocco con forme geometriche rovinate e vernice scrostata, tante piccole finestre con balconcini dalle imposte arruginite.
Al balcone principale, lungo quasi otto metri, era appesso un telo di di maglina color porpora con l'annuncio di una mostra.
"Ci sono i fantasmini?" Chiese Giulia trotterellando ed osservando la struttura pesante e soggettiva.
"Sarebbe troppo figo" aggiunse in man forte Harley Quinn.
Nessuno rispose, erano tutti troppo impegnati a domandarsi cosa facessero in un museo come quello per rispondere (o dare semplicemente conto) a Jolly e Harley.
"Colonnello Rick Flag" disse il soldato alla reception per poi mostrare la carta dei marines e il mandato della ARGO.
L'usciere, un uomo svogliato sulla cui faccia ogni poro esprimeva l'astio per il suo lavoro, diete una rapida e disinteressata occhiata ai documenti e aprì l'entrata in vetro della struttura.
In fila indiana tutta la Suicide Squad passò difronte al ragazzo che guardava spaventato ogni singolo membro.
"Dovresti sorridere di più!" Lo rimproverò Giulia regalandoli un sorriso quasi inquietante.
"Sfigato..." sussurrò sprezzante Capitan Boomerang dandoli una spallata, quello barcollò ma appena si rimise in piedi ne ricevette una seconda da parte della gelata Katana.
Killer Croc ringhiò nella sua direzione e il commesso degludii.
"Non fare il santarellino, anche tu sei cattivo" disse Harley Quinn facendoli scoppiare il palloncino della gomma da masticare in faccia per poi andarsene sghignazzando.
Deadshot gli gettò semplicemente un occhiata di sufficienza ed El Diablo lo superò freddo e quasi annoiato.
Sheila si fermò e sorrise al ragazzo, che arrossì vedendo una ragazza così bella che lo trattava bene.
"Roth, muoviti" disse Katana alla sirena la quale si affrettó.
"Buona giornata" disse la bionda con un sorriso per poi andarsene dai compagni.
La squadra inziò a camminare per i corridoi del museo.
Ovunque si voltassero c'erano dozzine di teche ricolme degli oggetti più vari: teschi, punte di freccia, vasi, quadri, manoscritti e libri.
E, per ogni teca, c'era una massa di persone, dalle più comuni ai più intellutuali, che osservavano meravigliate le antichitá.
"Provate a toccare qualcosa e vi faccio saltare la testa..." disse Rick Flag voltandosi, per poi guardare serio Capitan Boomerang vicino a una teca contenente un diamante e Harley che alzava in modo accattivante la propria mazza in direzione di alcuni gioielli greci (sotto lo sguardo spaventato dei presenti), mentre Jolly osservava eccitata una statua in argento.
I tre, sentendo l'avvertenza e lo sguardo omicida del loro capo, si staccarono dalle teche che contenevano gli oggeti del loro interesse.
"Ma dai! In camera mia quella cosa ci avrebbe fatto un figurone!" Brontolò Giulia, che si era giá immaginata la statua sul suo comò rosa, a fare invidia a chiunque.
Rick Flag non le diede conto, poichè verso di lui stava venendo un uomo in giacca e cravatta: aveva dei baffi a manubrio bianco-grigi e una capigliatura spttinata del medesimo colore, gli occhiali fatti a fondo di bottiglia che celavano due occhi azzurrissimi e spiritati, così in contrasto con l'amichevole sorriso che l'uomo rivolse al colonello quando gli strinse la mano.
"Il colonnello Rick Flag, presumo..." disse con un timbro di voce roco ma dolce l'anziano, il soldato annuì.
"Sono Joseph Blook, e loro devono essere la Suicide Squad..." disse l'uomo osservando la gang di criminali.
"Esattamente, comunque, signo Blook, Amanda Waller mi ha informato che lei è in possesso di un prisma o di...uno specchio, in questo momento non ricordo con precisione" farfugliò il marines, l'uomo sbarrò gli occhi come colto da un'illuminazione.
"Oh, si, seguitemi" disse l'uomo per poi fare cenno alla squadra di seguirlo per i lunghi corridoi del museo.
Dopo pochi metri, però, Katana sentii la sua arma vibrare.
La giapponese toccò la lama meravigliata.
"Ma cosa succede?" Si chiese nella sua testa, non era certo la prima volta che la sua katana faceva quel gesto, ma in quel modo non l'aveva mai sentita vibrare, sembrava quasi...spaventata.
Avrebbe voluto sfoderare l'arma e chiedere agli spiriti che la dimoravano il motivo di tanta, apparente, agitazione.
Ma era in un luogo pubblico, e sapeva alla perfezione che se mai avrebbe estratto la spada avrebbe corso grossi guai con la legge, che magari avrebbe etichettato quel suo atto come "tentato attacco terroristico", oppure, nel migliore dei casi, le guardie del corpo le sarebbero saltate addosso e l'avrebbero buttata fuori dal museo, facendole fare brutta figura difronte ai suoi compagni e difronte ai visitatori.
E una persona orgogliosa come lei odiava fare brutta figura.
Così decise di lasciare perdere le vibrazioni della lama e di pensarci una volta uscita da quell'edificio fatto di teche e balconi rugginosi.
"Eccolo qua: 'Lo specchio degli dei'" informò Joseph Blook indicando una teca alla squadra: essa conteneva uno specchio dalla cornice in legno scuro con strane scritte, il vetro era lucido, che sfumava dal celeste al blu notte.
"Cosa sarebbe questo 'Specchio degli Dei'?" Chiese Capitan Boomerang scimmiottando il tono in cui l'anziano direttore del museo l'aveva esclamato.
"Lo Specchio degli Dei è il libro che racchiude tutti i segreti sulle divinitá di tutti i tempi, da quelle più famose a quelle meno conosciute, basta dire il nome della divinità a cui siete interessati e lo specchio vi mostrerá il suo aspetto, i suoi poteri, le sue armi e anche le sue debelezze..." disse l'uomo aprendo la teca e consegnando lo specchio magico al colonello Rick Flag.
"Grazie signor Blook, buona giornata" disse con un sorriso pienamente ipocrita Rick, porgendo la mano all'anziano che la strinse.
"Anche a lei e alla sua 'squadra'" rispose amichevolmente per poi salutare con una stretta di mano tutti i membri della squadra.
"Buona giornata buffo signore!" Disse Harley andandosene saltallando.
"Arrivederci" disse il direttore porgendo la mano a Sheila.
Sirena la strinse dolcemente, ma appena le sue candide mani toccarono quelle rugose di Joseph la bionda provò un forte mal di testa che le fece strabbuzzare e chiudee gli occhi per un secondo. La sirena sgranò gli occhi terrorizata, ma una voce amichevole la riportò alla realtá.
"Signorina, si sente bene?" Chiese il signor Blook.
Sheila si risvegliò come da un trance e sorrise poco convinta all'uomo.
"Si, si, mi scusi...credo di avere avuto...un capogiro" inventò cercando di essere il più convincente possibile, tuttavia senza poter nascondere la voce leggermente tremante.
"Arrivederci" salutò frettolosa per poi tornare dai suoi compagni, mentre l'uomo la guardava, da lontano, sospettoso.
"Cosa hai visto, demonio?" Chiese mentalmente a una sua parte di se', sperando che essa gli rispondesse.
Sentiva puzza di bruciato, sapeva che quando la sua "coinquilina" le faceva avere quelle sottospecie di visioni c'era qualcosa sulla quale stare attenti, ma non sapeva se fidarsi.
Con quel demonio non sapeva mai cosa fare, doveva investigare o no? Chi non le assicurava che Randelën non le stesse tirando un brutto scherzo per distrarla da qualcosa?
Ma dall'altro lato chi le assicurava, allo stesso modo, che quello che aveva visto andava oltre l'illusione?
"Ehi Sheila, che hai?" Chiese Giulia trotterellando accanto a lei.
"Nulla...credo" rispose la bionda.
"Ti ho visto molto strana, sei sicura che non stai diventando matta?" Chiese scherzosa la rosa.
Sheila guardò la luna che era salita in cielo con sguardo interrogativo, comr a chiedere all'astro cosa dovesse fare.
"Non lo so Giulia, non capisco mai se lo sono, in realtá..." rispose enigmatica Sirena, pensando ancora alla visione.

NEL FRATTEMPO, NEL MUSEO

Joseph Blook se ne andò con una faccia corrucciata. Caminava per i corridoi del museo e, arrivato alla fine di esso, uscii nell'immenso giardino con statue di filosofi e scheletri di dinosauri e si diresse, a passo lento a causa della gamba dolente, verso un camerino.
Si guardò attorno circospetto, si assicurò che non ci fosse nessuno e sorrise maligno.
Dopo quel sorriso il corpo iniziò a mutare: le membra stanche ma pulite diventarono giovani e sporche, gli occhi azzurri diventarono di un profondo nero e gli occhiali caddero, la capigliatura grigia e spettinata si allungò, fino a formare una disordinata pettinatura color castano chiaro, il ghigno maligno si allargò e crebbero i denti, ed infine l'ordinata cravatta verde chiaro e la camicia a schacci mandarino si trasformarono in un costume arancione lacero con perle nere e coralli rovinati.
Ilzja entrò ghignante dello stanzino nel quale, imbavagliato, legato e spaventato a morte, si trovava un'anziano con gli occhiali, i baffi a manubrio e il look stravagante.
"Molto bello il suo museo, signor Blook..." disse in tono sadico la dea mentre il diretto interessato cercava di liberarsi dalle robuste corde che lo legavano alla sedia.
Joseph aveva voglia di urlare e avvertire la Suicide Squad dell'inganno ricevuto. Ma imprigionato ed imbavagliato come era anche per il più prestante degli atleti liberarsi sarebbe stato un'impresa, figurarsi per un'anziano come lui!
"Comunque questo ora è mio..." disse gongolante di vittoria Ilzja alzando, in un tripudio di sabbia e magia, uno specchio ovale dalla cornice dorata e ramata, con diverse perle preziose incastonate in esso.
Blook sgranò gli occhi: Lo Specchio degli Dei...ora ce lo aveva lei!
L'anziano uomo si dimenò ancora di più.
"È inutile fare così, Joseph, le corde sono fatte con le fibre più resistenti di tutto l'Egitto" disse cattiva Ilzja accarezzando il vetro brillante dell'oggetto.
"Ora la saluto, ancora complmenti per il museo, e grazie per lo specchio. Ora che ce l'ho io per quella stupida squadra di pazzi e metaumani sará impossibile battermi" disse con un ghigno, stava per uscire ma, come ricordandosi una cosa di estrema importanza si voltò ancora in direzione di Blook, che nel frattempo era ancora a dimenarsi e a cercare di urlare, ma le sue gride erano attutite dal bavaglio bianco nel quale la sua bocca era avvolto.
"Ah, comunque ai tuoi amici non li ho lasciati a mani vuote. Gli ho dato un altro specchietto! Mi pare di avere letto il suo nome..."disse con un tono di voce che poteva tenere tranquillamente tutti sulle spine. Joseph la guardò interrogativo e nel frattempo, nel profondo del suo cuore, sperava che la dea non avesse dato alla squadra suicida lo specchio che temeva.
"Mi pare si chiamasse...'Specchio del sosia che va' oppure...'Specchio del Doppelgänger'" disse per poi scoppiare in una risata malvagia e sbattere la porta ferrosa.
Appena essa si chiuse (rigorosamente a chiave) le corde che tenevano imprigionato il bibliotecaio Joseph Blook sparirono in una nuvola di sabbia.
L'uomo si gettò alla porta, sbattendo ferocemente le nocche scheletriche sul ferro.
"Pazza! Sei solo una pazza!" Urlava con tutto il fiato che aveva in gola.
"Aiuto! Qualcuno mi aiuti!" Gridava, nella speranza che un qualche passante, lo sentisse e lo tirasse fuori di lì.
Ma chi poteva immaginare, che la cabina in cui si trovava, non era più in un giardino, ma in un deserto?



ANGOLO AUTRICE: Alhoa ~^^~
Sono tornata con un nuovo chappy! Come preannunciato nello scorso capitolo qua inizia la missione vera e propria! E in questo chappy si viene a mostrare la natura subdula,
Damian: Malvagia
Enrique: Insensibile
El Diablo: Menefreghista
Sheila: Gelida
Victor: Senza umanitá.
Io: Della cara Ilzja! Spero che il capitolo vi sia piaciuto. E perdonate per eventuali errori.
   
 
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