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Autore: myqueasysmile    14/06/2017    1 recensioni
La scuola.
Il canto.
La musica.
La famiglia.
Queste sono le cose più importanti nella vita di Elisa, ragazza diciottenne dal carattere molto introverso e complicato.
Una ragazza che adora il fratello, che spera di conoscere il suo "eroe" e che ancora non ha idea di cosa sia l'amore.
Ma poi arriva lui, completamente inaspettato, che un po' alla volta le stravolge la vita.
Forse riuscirà a farsi avvicinare da lei, lei che tende ad allontanare tutti e starsene per conto suo. O forse no.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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«Stefano, mettiamo via i giochi che tra un po' torna la tua mamma» dissi raccogliendo le macchinine sparse per terra.
«Va bene, così la mamma è contenta» rispose con la sua dolce vocetta.
Sorrisi e gli scompigliai i capelli «Bravissimo!».

Riordinammo la stanza, rimettendo tutti i giocattoli al loro posto. Poi gli concessi un po' di cartoni animati, in attesa di Serena, che arrivò una decina di minuti più tardi.
«Eccomi» disse entrando e abbracciando il figlioletto che si era letteralmente attaccato a lei.
«Ciao Elisa, grazie mille per oggi. Ti va di restare a cena?» aggiunse poi, una volta che Stefano fu tornato a giocare.

«Io...» cominciai, ma lei mi interruppe.
«Viene anche Gabriele, non puoi rifiutare».
«Oh, bè allora ok, ma non voglio disturbare».
«Figurati, ormai sei parte della famiglia» disse poggiandomi la mano sul braccio.
«E a dirla tutta, non vedevo l'ora di vedervi insieme» aggiunse dopo qualche secondo.
Non riuscii a trattenere un sorriso «Davvero?».
Lei annuì.

La aiutai in cucina, preparando la tavola, poi andai a controllare il piccoletto che se ne stava tranquillo sul divano, guardando le immagini di un libro.
Quando suonò il campanello lui balzò subito giù dal divano e corse ad aprire.
Due voci si unirono alla sua, salutandolo. Poi li vidi tornare in salotto, e notai con gioia l'espressione piacevolmente sorpresa di Gabriele.
Gli sorrisi, e dopo aver salutato il papà di Stefano, lo raggiunsi.

«Che bella sorpresa! Ciao» disse catturandomi con i suoi occhi incredibilmente azzurri.
«Ciao» risposi leggermente imbarazzata dal suo sguardo fisso su di me.
Esitò per qualche secondo, poi si guardò intorno, incrociando lo sguardo di suo cognato «Nicola, non so se lo sai... Io e lei stiamo insieme».
L'altro ci osservò «Ah, bravi ragazzi, allora vi lasciamo soli». Prese in braccio il figlio e lo portò a lavarsi le mani.

Riportai gli occhi sul mio ragazzo. Mi faceva ancora strano chiamarlo così, ma mi piaceva.
Mi avvicinai e mi aggrappai al suo collo, stringendomi a lui. Lui mi strinse tra le sue braccia.
«Ciao, piccola solitaria» mormorò premendo le labbra sulla mia fronte.
«Ciao, occhi azzurri. Mi sei mancato» risposi inspirando a fondo il suo profumo.

Qualche secondo di silenzio, poi mi alzò il viso con la mano e fece incontrare le nostre labbra. Ci baciammo, come se fossimo stati separati per molto tempo, e non solo per un giorno. E dopo quel bacio ce ne fu un altro.
Solo l'arrivo di Serena riuscì a fermarci, e il clic della fotocamera del suo cellulare.

Ci separammo e la guardammo, io ero ancora leggermente su di giri, lui sembrava aver ripreso perfettamente il controllo.
«Mi dispiace interrompervi, ma la cena è pronta. E comunque vedervi così è una meraviglia!».
«Grazie, Sere» rispose alla sorella, «Mi hai fatto una fantastica sorpresa» aggiunse poi dandole un bacio sulla guancia.
Io arrossii, mentre gli occhi di entrambi tornavano su di me.

Serena mi sorrise, poi tornò in cucina. Gabriele mi prese per mano «Te l'ho già detto che sei adorabile quando arrossisci?».
Arrossii ancora di più, per quanto fosse possibile.
«Mmh» mormorai coprendomi la faccia.
Lui mi prese i polsi «Non nasconderti, sei bellissima». Si chinò lasciandomi un bacio a stampo sulle labbra.

«Dai, andiamo» aggiunse poi.
Entrammo in cucina e ci sedemmo al tavolo, i piatti di spaghetti al pomodoro ancora fumanti.
Mangiai in silenzio, ascoltando la conversazione tra loro tre. E Stefano che ogni tanto interveniva per dire qualcosa, scatenando qualche risata.

«Dobbiamo darvi una bella notizia» disse dopo un po' Serena.
«Eh già» aggiunse il marito, sorridendole.
«La dici tu Stefano?» chiese lei rivolgendosi al figlioletto.
Lui si illuminò. «Avrò un fratellino o una sorellina!» esclamò saltellando sulla sedia.
«Davvero?» chiese Gabriele «Ma è bellissimo. Congratulazioni!».
«Wow, è davvero una splendida notizia!» dissi guardando Serena «Di quanto sei?».
«Tre mesi, dovrebbe nascere a Febbraio».

«Allora, diventerai di nuovo zio!» esclamai una mezz'oretta più tardi. Eravano tutti seduti sul divano, e Stefano giocava sul materassino.
Gabriele sorrise e annuì.
«Ma allora tu sei la mia zia?» chiese il biondino arrivando davanti a me.
Guardai Gabriele, poi tornai al bambino «No, io rimango Elisa».
«Ma se tu baci lui, allora siete sposati!» esclamò lui.
Serena sorrise «No, amore. Non funziona proprio così. Lo zio ed Elisa si vogliono molto bene, ma non sono ancora sposati, sai» gli spiegò con calma.

Lui guardò Gabriele, e me. Poi riportò lo sguardo sulla mamma «Ma io voglio che Elisa diventa la mia zia!».
Suo padre rise «Capito ragazzi?».
Gabriele lo guardò divertito «Poca pressione eh?».
«Amore, Elisa verrà ancora qui a giocare con te!» si intromise la mamma, sistemandogli i capelli.
«Lo so» rispose il bimbo alzando le spalle e tornando a giocare.

Chiacchierammo un altro po', finché non decisi di andare a casa. Gabriele insistette per accompagnarmi, e io accettai più che volentieri. Non avevo proprio voglia di tornare a casa a piedi, di sera e da sola!

Entrammo in macchina, e, prima che potessi fare qualsiasi cosa, Gabriele si sporse verso di me. Mi prese il viso tra le mani e unì le nostre labbra, in un bacio dolce, lento e completamente travolgente.
E quando le nostre labbra si separarono, i nostri occhi invece si incontrarono. Rimanendo legati, come da una forza misteriosa.

«Stasera vieni da me?» chiese a bassa voce.
Lo guardai, e scossi la testa «Io vorrei, ma...».
«Lo so, so cosa stai pensando» rispose lui posandomi la mano sulla guancia.
«È che non voglio fare le cose di nascosto... E vorrei... insomma, so che abbiamo già dormito insieme, ma era diverso» spiegai abbassando gli occhi.
«Ehi, tranquilla, piccola solitaria. Lo capisco» disse girando la chiave e mettendo in moto «Dai, riportiamoti a casa».

«Vuoi entrare?» chiesi, una volta arrivati davanti casa mia «Possiamo guardare un po' la tv, e c'è anche Marco».
Lui mi guardò, poi spense la macchina «Va bene».
Appoggiai la mano sulla maniglia per aprire la portiera.
«Aspetta!» fece lui sporgendosi e prendendomi la mano. I nostri volti a pochissima distanza uno dall'altro.
I miei occhi finirono catturati dai suoi.
E il mio battito cardiaco probabilmente ebbe un incremento improvviso di velocità.

«... ai tuoi?».
Aggrottai le sopracciglia e mi ripresi dalla specie di trance in cui ero caduta «Cosa?».
«Mi stavi ascoltando?» chiese leggermente divertito.
«No» risposi cercando di distogliere lo sguardo dai suoi occhi.
Lui sorrise «Come mai?».
«Forse perché mi stai facendo morire».
Lui apparve perplesso. Allora gli presi la mano, sbottonai la giacca, e gli feci sentire il battito accelerato del mio cuore.

Forse era una mia impressione, ma i suoi occhi diventarono come più vivi. E la sua bocca si aprì in un sorriso mozzafiato.
«E se faccio così?» mormorò diminuendo la distanza, e avvicinando pericolosamente il viso.
Sentii il battito, che prima si era un po' calmato, accelerare di nuovo. E probabilmente lo sentì anche lui, perché l'angolo della sua bocca si sollevò.
«Smettila» mormorai «Questa cosa è molto imbarazzante».

«No, questa cosa è molto dolce» replicò lui.
«E comunque non sei l'unica» aggiunse dopo qualche secondo, abbassando la voce.
Lo guardai, lasciando che i miei occhi scivolassero sul suo viso, fino a fermarsi sulle labbra.
«Vuoi torturarmi ancora, o pensi di baciarmi?» domandai.

Lui rise «Penso di baciarti».
Poi si avvicinò fino a far toccare le nostre labbra. Lo strinsi a me e chiusi gli occhi, godendomi quel momento. Le nostre bocche in contatto, e le nostre mani a stringerci l'un l'altra.
«Vorrei continuare, ma questa posizione scomoda mi sta uccidendo» borbottò lui appena ci fu un centimetro di distacco tra noi.
«Colpa tua, pur di tenermi sulle spine l'hai tirata per le lunghe» risposi dandogli un bacio a stampo.

Poi aprii la portiera e scesi, aspettandolo. Avanzammo insieme fino alla porta, ma esitai prima di aprire.
«Mmh, comportati normalmente ok?».
«Certo, piccola solitaria» rispose lasciandomi la mano.

Aprii la porta ed entrando salutai i miei genitori che stavano guardando la tv in salotto.
Feci entrare Gabriele e glielo presentai, anche se in realtà già lo conoscevano in qualità di mio professore.
«Marco è di sopra, no?» chiesi poi.
Mamma annuì, ma mi sentii il suo sguardo indagatore addosso finché non sparimmo su per le scale.

Ripensai al suo commento di quasi un anno prima, sul ragazzo che stava appena qualche passo dietro di me.
"È abbastanza giovane e anche carino, mi sembra" aveva detto. E mi era rimasto impresso come ogni cosa che riguardava lui.
Al tempo mia mamma ancora non l'aveva conosciuto, era successo solo qualche settimana più tardi. E ricordavo come fosse stato ieri i commenti che aveva fatto su di lui dopo il primo ricevimento insegnanti-genitori.
"Sai, mi è sembrato davvero una brava persona. Decisamente gentile e simpatico, e sa il fatto suo".

Sorrisi. Poi mi accigliai. "E se fosse vero che le mamme capiscono tutto subito?".
Scossi la testa per cercare di togliermi quel pensiero dalla testa.
«Ciao Marco!» esclamai buttandomi sul divano e finendogli addosso.
«Ciao pazza» rispose lui. Poi alzò gli occhi «Ehi, Gabs».
L'altro fece un cenno e venne a sedersi accanto a me.
«Serata di presentazioni?» chiese Marco abbassando la voce.
«Cosa? No!» risposi «Non ancora».
«Bene, non sono ancora pronto per la sfuriata di papà» replicò lui tornando a puntare gli occhi sulla tv. Scambiai un'occhiata con Gabriele, che sembrò perplesso quanto me.

«Ehi, cosa hai?» chiesi trovandolo più sfuggente del solito «Sei arrabbiato con me?».
Lui tornò a guardarmi. «No, solo che...» si interruppe e guardò Gabriele «...mi manca averti tutta per me».
Sospirai e lo abbracciai stretto «Io non mi allontanerò mai da te, e non voglio farti stare male. Sarai sempre il mio unico fratello. Sei una parte sicura della mia vita».

Guardai Gabriele, che seguiva attentamente il nostro discorso.
Poi tornai a mio fratello. «Forse non sai quanto è stato difficile per me. Capire che qualcuno, che non avrebbe dovuto piacermi, stava pian piano diventando sempre più importante per me».
Mi scese una lacrima, sfuggita al mio controllo.
«Ho avuto un mucchio di pensieri per la testa, nel frattempo dovevo impegnarmi per la scuola, la tua distanza non aiutava... E, per quanto cercassi di convincermi che non stava succedendo, mi stavo un po' alla volta innamorando di lui».

Marco mi passò il dito sulla guancia, asciugandola. Poi mi strinse a sè «Mi dispiace, avrei voluto aiutarti e ascoltarti. E lo so che rimarrai sempre tu, ma vederti con qualcun altro, anche se si tratta di un mio grande amico, è difficile» mormorò dandomi un bacio sulla fronte.
Sciolsi l'abbraccio.
Lui si rivolse a Gabriele «Amico, l'hai fatta innamorare di te, vedi di non farla anche soffrire». Si strinsero la mano al loro solito modo, che io ancora non avevo imparato, poi si guardarono.
«Farò del mio meglio, è una promessa» lo rassicurò Gabriele. Poi portò gli occhi su di me e si avvicinò fino a far combaciare le nostre labbra.
  
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