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Autore: pampa98    14/06/2017    1 recensioni
Dopo essere rimasti soli al DuMort, Raphael invita Simon ad uscire con lui. La serata procede bene, finchè i due non si ritrovano davanti casa di Simon. La situazione sembra prendere una piega indesiderata, ma le cose potrebbero ancora risolversi.
[Ambientata tra 1x12 e 1x13]
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Raphael Santiago, Simon Lewis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                     MEMORIES


-Quindi non è stato proprio un vero matrimonio, anzi il matrimonio non c’è stato affatto, ma è stato comunque bellissimo. Sul serio, Raphael, dovevi esserci, il modo in cui si sono guardati poi…-
-Alec ha percorso la navata verso Magnus, l’ha preso per il colletto e l’ha baciato davanti a tutti i presenti… Sei riuscito a ripetere lo stesso concetto in cinque minuti di blaterate varie, complimenti.- rispose sarcasticamente Raphael.
Quando Simon era tornato, al leader era sembrato ‘carino’ chiedergli come fosse andata, credendo che sarebbe stata una risposta breve e tranquilla, dal momento che sapeva che i matrimoni tra shadowhunters non erano l’evento più divertente dell’anno. Grave errore, soprattutto considerando che era al corrente dei sentimenti di Magnus per il giovane Lightwood e anche della sua mania per le entrate in scena a sorpresa.
Si segnò mentalmente che prima di chiedere qualsiasi cosa fosse accaduta a Simon doveva prima informarsi sui presenti in quel momento.
-Lo so, sono ripetitivo, ma mi sono sentito davvero una fangirl oggi! E non ero l’unico, sia chiaro. Insomma è sembrato che nessuno, tranne Lightwood madre e padre, volesse davvero che fosse celebrato quel matrimonio.-
-Già. Immagino che Maryse Lightwood non abbia apprezzato l’atteggiamento del figlio.-
-Sì, infatti è andata via subito. Ma presto le passerà, dopotutto Alec è suo figlio.-
Raphael non rispose, ma sperò che avesse ragione, sebbene per gli shadowhunters la scelta tra famiglia e tradizioni – quindi odio per i Nascosti – non era sempre così scontata.
-Raphael! Noi usciamo un po'- Lily era spuntata con un gruppetto di vampiri dal corridoio. –Piccoletto, vieni con noi?- aggiunse, rivolta a Simon.
Prima o poi il ragazzo avrebbe dovuto stare anche con altri vampiri che non fossero Raphael, ma era stanco dopo il matrimonio e preferì restare all’Hotel.
-Sei troppo stanco anche per andare a cena fuori?-
Raphael continuò tranquillamente a sfogliare il suo libro come se non avesse appena invitato Simon a uscire con lui.
-Cioè, vuoi dire… io e te?-
-No, io e Il Conte di Montecristo. Secondo te?- rispose spazientito Raphael –Dato che non c’è più nessuno qui, pensavo fosse una buona idea se uscivamo anche noi. Ma se non ti va, va bene.-
-No, certo che mi va! E’ che non me l’aspettavo, ma va benissimo. Ehm, però… esattamente dove vanno a cena due vampiri?-
Raphael posò il libro chiuso sul divano e sorrise.
-Lo vedrai.-

-Raphael, senti, apprezzo molto l’offerta, ma non credo di avere molta voglia di sbranare qualche povero passante…-
-Non sbraneremo nessuno, Simon, tranquillo.- rispose Raphael.
Si fermarono in un vicolo stretto, davanti ad un vecchio edificio che cadeva quasi a pezzi. Tuttavia, sembrava vi fosse qualcuno all’interno, perché l’udito ampliato di Simon, per quanto non ancora molto potente, percepiva dei suoni provenire da dietro il portone metallico.
-Siamo arrivati.-
-Senza offesa, eh, ma questo posto mi sa tanto di covo per vampiri…-
-In un certo senso lo è, ma è un covo ‘buono’- spiegò Raphael, aprendo la porta e invitando Simon ad entrare –Giudica tu stesso.-
Il vampiro rimase sorpreso nel ritrovarsi in un… ristorante! Era un ristorante vero e proprio, con i tavoli, i camerieri e dietro il bancone intravedeva dei cuochi affaccendarsi nella cucina. Ad alcuni tavoli riconobbe i volti di alcuni dei vampiri del suo clan. La cosa che lo sorprese di più, però, fu il fatto che tutti stavano mangiando. C’era cibo vero sui piatti e i vampiri stavano masticando hamburger, cotolette, insalate…
Doveva star fissando il posto con la bocca spalancata, perché sentì le dita di Raphael premergli sotto il mento.
-Ehi, non farmi fare figuracce. Comunque, sì, questo è un ristorante per vampiri, in cui c’è cibo normale. Se sorvoli sul fatto che è composto unicamente di sangue, ma la forma e in parte alcuni sapori sono gli stessi.-
Simon stava facendo del suo meglio per comportarsi normalmente e non esclamare wow! per ogni minima cosa che gli si parava davanti gli occhi, ma non era un’impresa facile.
-Ciao, Rafael! E’ un po' che non vieni. Come stai?-
Un uomo sulla quarantina con indosso una giacca da chef si avvicinò a loro, salutando allegramente il più grande.
-Hola, Antonio. Ti presento Simon, è vampiro da pochi giorni perciò scusalo se sembra (anche se in effetti lo è) così stupido. Simon, questo è lo chef dei vampiri Antonio.-
-Ah, ciao piacere di conoscerti.- si presentò Simon stringendogli la mano –Aspetta, ma Antonio non è un nome italiano?-
Lo chef rise. -Eh già, amico mio. Sono italiano. I vampiri possono permettersi un cuoco proveniente dall’Italia, sì, sì.-
-Wow-
-Allora, hai un tavolo per due?-
Antonio sorrise dolcemente a Raphael. -E’ più pieno del solito stanotte, ma credo… Ah, sì, c’è un tavolo laggiù, vi va bene?-
Indicò un tavolo ad angolo, in fondo al locale, circondato per metà da un divanetto rosso. Sembrava molto intimo come posto.
-Certo, grazie.-
-Grazie a voi! Arrivo subito con i menù per te e il tuo ‘’’amico’’’.- disse, facendo l’occhiolino a Raphael e sparì in cucina.
Si sedettero, Raphael sulla parte più a nord, come se anche in quel posto volesse tenere d’occhio la situazione nella sua totalità, e Simon sul lato adiacente.
-Da quanto tempo c’è questo posto?-
-All’incirca da un secolo, da quando Antonio si è trasferito a New York. L’ho scoperto per caso, una notte che ero andato in cerca dei covi di Camille.-
-Ma non hai preso il suo posto da tipo… 5 giorni?- chiese Simon, sorpreso.
-Sì, ma non ho mai approvato del tutto il suo comportamento. Così, quando potevo, cercavo di evitare che mondani innocenti venissero mangiati, anche per evitare problemi con il Clave. So che le punizioni per i vampiri che non rispettano gli accordi non sono proprio piacevoli…-
-Sì, beh, non è piacevole essere uccisi da un vampiro, ne so qualcosa…-
Simon voleva farla passare come una battuta, come del resto aveva già fatto in passato, ma Raphael non la interpretò in quel modo.
-Mi dispiace di non essere riuscito a evitarlo, Simon.- rispose il leader.
Non stava mentendo, infatti non era stato felice di tornare all’Hotel e trovare il corpo senza vita di Simon nella hall, ma ultimamente si era reso conto che la presenza del neonato gli era tutt’altro che spiacevole. Certo era fastidioso, non stava un attimo zitto, credeva di sapere tutto sui vampiri solo perché aveva visto un paio di serie su di essi e in più gli aveva rovinato ben 3 giacche da quando si era traferito all’Hotel. Eppure, nonostante questo, Raphael sentiva che si stava affezionando a quel ragazzo, in un modo che non credeva possibile e ormai sentiva che non avrebbe più potuto vivere senza di lui.
-Ehi, guarda che lo dicevo tanto per dire. Tu non hai nessuna colpa Raphael. Più di liberarmi e dirmi di stare lontano da quel posto, non potevi fare molto altro no?-
Parlando Simon aveva avvicinato la mano a quella di Raphael, stretta a pugno sul tavolo, e la avrebbe afferrata se non fosse arrivato Antonio con i menù.
-Ecco qua, ragazzi. Allora, volete ordinare subito?-
-Per me spaghetti all’amatriciana, grazie, ma Simon forse…-
-Hamburger, grazie!- esclamò Simon, interrompendo l’altro.
-Che velocità. Benissimo, allora. Le vostre ordinazioni arrivano subito.-
-La prossima volta prenderò anch’io un piatto italiano, ma mi mancano troppo i panini…- disse Simon quando lo chef si allontanò.
La serata passò in un attimo. Simon e Raphael mangiarono e chiacchierarono tutto il tempo. Stranamente il leader sembrava prestare davvero ascolto a quello che il più giovane gli raccontava, sebben continuasse a trovare tutto molto stupido. Continuarono così anche dopo, finché non si ritrovarono davanti casa di Simon.
-Che succede?- chiese Raphael, notando l’improvviso silenzio del ragazzo.
-Ehm…- Simon abbassò gli occhi –Questa è casa mia.-
Nonostante fossero già le tre, c’era ancora una luce accesa al secondo piano della casa.
-Mia madre è sveglia…- disse –Raphael… Posso andare a dirle che sto bene?-
Raphael distolse lo sguardo dalla casa e lo posò negli occhi dell’altro. Odiava quell’espressione triste sul volto di Simon, così acconsentì a quella richiesta.
Dopo una buona mezz’ora vide la luce nella camera della signora Lewis spegnersi e Simon uscire dalla porta.
-Scusa per l’attesa e grazie. Era davvero spaventata. Le ho detto che sono occupato con la band e che ci vedremo poco in questo periodo, almeno non dà di matto.-
Raphael annuì, senza accennare a staccarsi dall’albero a cui si era appoggiato.
-Ehi, tutto bene?-
-Sì…- rispose –Solo… Simon, non sarà semplice nasconderle la verità e ora sa che sei vivo. Più o meno.-
-Ed è un bene no?- intervenne Simon.
Raphael sospirò.
-Non molto, in realtà. Avrei dovuto dirtelo prima, ma eri così triste che non me la sono sentita. Senti, lo so che adesso ti sembrerà una cosa assurda e anche crudele, ma è meglio se tronchi ogni rapporto con la tua vita da mondano. I tuoi amici, la tua famiglia, siamo noi adesso.-
Si avvicinò a lui, ma Simon al contrario fece un passo indietro.
-Mi stai dicendo di dimenticare mia madre? E mia sorella e Clary e tutti gli altri?-
-Beh, Clary non necessariamente, dal momento che è una shadowhunter ed è a conoscenza della verità, ma tutti gli altri sì. Simon, credimi, lo dico per te.-
-No- ribatté Simon, arrabbiato –No, non ho intenzione di dimenticarli. So di essere immortale, ma questo non significa che debba perdere anche la mia umanità.-
Raphael abbassò gli occhi. La cosa che più apprezzava di Simon era proprio questa, ma per un vampiro l’umanità era una brutta compagna.
-Non si può mantenere la proprio umanità per sempre, Simon.-
Si pentì subito di quella frase, ma ormai era tardi.
-Beh, se tu ci hai rinunciato, va bene. Non m’importa. Ma io non voglio diventare come te, io resterò ciò che sono, anche tra centinaia di anni. E porterò i miei ricordi di mondano con me, perché questi diciotto anni sono stati importanti per me e non ho intenzione di rinunciarci.-
Dopo questa sfuriata Simon corse via e Raphael tornò ad appoggiarsi al tronco, passandosi una mano sulla faccia. Era riuscito a rovinare quella serata che fino a quel momento era stata perfetta. Credeva che stesse nascendo qualcosa tra di loro, che Simon si stesse pian piano sentendo a suo agio con quella nuova versione di lui e con lo stesso Raphael.
Eppure aveva mandato tutto all’aria pur di mantenere la maschera di capo cinico e freddo.
Ad ogni modo, Simon era piccolo e non era sicuro per lui andarsene in giro da solo, soprattutto se era arrabbiato. Provò a chiamarlo più volte, ma non gli rispose mai e quando cominciarono a manifestarsi i primi segni dell’alba si vide costretto a rincasare, sperando che anche Simon facesse lo stesso.

All’Hotel, Stewart lo salutò con un cenno del capo e sembrò sul punto di dirgli qualcosa, ma Raphael era troppo impegnato a cercare il neonato per ascoltarlo.
-Simon è qui?- chiese.
-Sì. A proposito di lui, mi ha detto, piuttosto incavolato, che non vuole vederti e che devi smetterla di telefonargli.-
Raphael si stava già dirigendo verso la sua stanza. Aveva sentito il resto della frase grazie al suo udito sviluppato, ma comunque non gli importava. Doveva parlargli e poi lui era il capoclan, di sicuro un ragazzino non poteva dargli ordini.
Non si prese nemmeno la briga di bussare, spalancò la porta e si piazzò davanti al letto, sui cui Simon se ne stava sdraiato a pancia in giù, con la testa seppellita nel cuscino.
-Sai che non puoi impedirmi di entrare qui, vero?-
Simon disse qualcosa, ma le parole furono soffocate dal suo cuscino.
-Come hai detto?-
-Vattene-
Raphael ebbe una stretta al cuore nel sentire la sua voce incrinata dal pianto.
Complimenti, Santiago. L’hai pure fatto piangere.
-Simon…-
-FUORI!- urlò Simon.
Cercò di tirargli il cuscino, ma fu bloccato da Raphael che nel frattempo era salito sul letto e lo stava sovrastando.
-Prima mi fai parlare, poi me ne vado.-
Simon si passò la manica della camicia sul viso bagnato. -Bene, sentiamo quali altre perle di saggezza vuoi offrirmi. Devo dimenticare anche chi sono? Smettere di leggere fumetti e di suonare?-
-No, Simon.- rispose Raphael –Assolutamente no. Ascolta…- continuò, sdraiandosi accanto a lui. –So di aver esagerato, prima. E’ possibile mantenere la propria umanità, in pochi ci sono riusciti, ma tu sicuramente ci riuscirai. Però, vorrei che tu capissi che col tempo perderai tutte le persone che conoscevi e con cui hai vissuto la tua vita da mondano. Credimi, ci sono passato. Ho visto morire la mia famiglia, membro dopo membro. Ho visto morire i miei coetanei, i miei fratellini, tutti quanti e ci ho sofferto. Molto. Perciò mi sono ripromesso che, se mi affezionerò di nuovo a qualcuno, questi sarà immortale, come me. Almeno non sparò già in partenza che lo perderò. So che non puoi dimenticare tua madre, ma vorrei evitarti di soffrire più del necessario, Simon.-
Simon si era girato sul fianco sinistro, in modo da guardare Raphael. Era rimasto sorpreso dalle sue parole e le aveva comprese stavolta.
-Lo capisco, Raphael. Davvero. So che le cose non saranno più come prima e che fra qualche decennio non ci sarà più nessuno di coloro con i quali sono cresciuto, ma preferisco soffrire che rinunciare ad altri momenti con loro. E quando succederà, almeno potrò dire di non avere rimpianti.-
Raphael sorrise dolcemente. Era proprio cocciuto il suo uccellino.
-D’accordo. Fa attenzione a non rivelare cosa sei diventato, però.-
-Signorsì.- rispose Simon, imitando il saluto militare. Finalmente era tornato in sé.
In quel momento Raphael si rese conto che il sorriso di Simon era la cosa più bella che avesse mai visto. Era un sorriso sincero, sempre. Sorrideva con la bocca, con gli occhi e con tutto il corpo. Riusciva a rallegrare anche un tipo cupo come lui.
-Grazie, Raphael.- disse Simon, tornando serio –Davvero, per tutto. E scusami per prima, non penso che tu sia…-
-Va bene, lo so.- Gli accarezzò dolcemente la guancia e Simon si beò del suo tocco. Il palmo di Raphael era stranamente caldo per un vampiro.
Voleva di più di un semplice tocco, però.
Si avvicinò a Raphael, che imitò il gesto. Le loro labbra si incontrarono a metà strada, in un tocco timido e leggero.
Durò pochi secondi, poi i due si staccarono pur restando molto vicini.
-Antonio non aveva sbagliato quando mi ha definito il tuo ‘’’amico’’’.- rise Simon, causando una lieve risata anche all’altro.
-Evidentemente no. Anche se devo ancora capire cosa ci trovo in te.-
-Beh, sorvolando sul fatto che sono molto bello, modestamente parlando sono anche intelligente, sono forte, sono socievole, infatti con me si può parlare di tutto, ma proprio tu…-
Fu zittito dalla bocca di Raphael.
-Mm, dovevo pensarci prima a questo metodo per zittirti. Da adesso credo che ci sarà più calma al DuMort.-
Simon rise e lo bacio di nuovo. Questa volta fu un bacio più lungo e passionale, le loro bocche si esploravano e le loro mani cominciarono a scoprire il corpo dell’altro. Nel giro di pochi minuti si ritrovarono avvinghiati sul letto con solo i boxer addosso. Raphael era sopra Simon e stava lasciando una scia di baci per tutto il suo corpo: sulle labbra, sul collo, le spalle, il petto, fino a scendere all’unico indumento che ancora portava. Con uno sguardo chiese il permesso di toglierli e il gemito che ricevette da Simon fu più che eloquente.
Si prese un momento per apprezzarlo in tutta la sua bellezza. Non l’avrebbe detto a prima vista, ma Simon era davvero attraente.
Gli riaffiorò alla mente il commento di Camille sul fatto che il ragazzo fosse carino e pensò che l’avrebbe preso in giro per tutta l’eternità se avesse scoperto come aveva cambiato opinione nei suoi confronti.
-Ehm, Raphael…- Simon si era messo a sedere. –Posso…?- chiese, tirando l’estatico dei boxer neri del vampiro. Raphael lo aiutò a sfilarglieli di dosso, così da rimanere entrambi completamente nudi.
-Wow…-
-Oggi non riesci a dire altro, eh?-
-No, scusa! E’ che… sei davvero bello.- spiegò Simon, sentendosi le guance calde. Probabilmente per colpa del sangue i vampiri potevano comunque arrossire.
-E tu sei bellissimo.-
Raphael baciò Simon dolcemente e lo spinse piano di nuovo giù sul letto.
-Sei sicuro?-
Simon annuì. Non l’aveva mai fatto prima con un uomo –anche con le donne non era proprio un esperto- ma si fidava di Raphael e cominciava a credere di essere innamorato di lui.
Raphael lo preparò con cura prima di entrare lentamente in lui. Era una sensazione strana, ma a Simon non dispiaceva. Raphael si mosse prima con movimenti dolci, per far abituare Simon, poi quando vide che non si sentiva più a disagio, si mosse con spinte più veloci, finché entrambi non vennero gridando il nome dell’altro.
Rimasero per qualche momento sdraiati uno sopra l’altro, poi Raphael si stese accanto a Simon, mettendogli un braccio sotto la testa e avvicinandolo a sé.
-Tutto bene?- chiese Raphael.
Simon gli sorrise, accoccolandosi meglio sul suo petto. Raphael gli diede un bacio sui capelli e gli sussurrò.
-Creo que te amo, mi sol.-








Angolo Autrice
Buonasera a tutti! Allora intanto vorrei precisare un paio di cose: 1. Ho visto solo la serie tv, quindi in realtà non conosco Lily, ma l’ho trovata più volte nelle fanfiction Saphael così l’ho inserita per farle dire una frase. 2. Scusate per la descrizione penosa dei luoghi, ma sono negata XD L’idea del ristorante dove ci sono cibi veri fatti col sangue non so se è molto realistica, ma era da un po' che mi frullava in testa e così l’ho scritta ^^. Comunque, se siete arrivati fin qui probabilmente avrete letto la mia storia e spero che vi sia piaciuta :) Se volete lasciare un commento, positivo o negativo che sia, siete i benvenuti :)
Alla prossima!
   
 
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