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Autore: lady lina 77    15/06/2017    0 recensioni
Seguito di Without you. Un anno dopo la nascita di Isabella-Rose, Ross e Demelza vivono una vita serena e felice a Nampara, insieme ai loro tre figli. Ma il destino si sa, è malefico. E un incidente scombinerà di nuovo le carte, facendoli precipitare in un tunnel di dolore, incertezza e difficoltà.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Ross Poldark, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Erano stati giorni frenetici e veloci, quelli trascorsi a Londra. Demelza aveva corso da un lato all’altro della città per presenziare a riunioni e assemblee, portare avanti i suoi affari e tenere la contabilità della sua locanda.

I Devrille si erano prestati più che volentieri a tenerle i bambini e lei aveva potuto portare a termine una mole enorme di lavoro arretrato. Era stanca fisicamente, ma tutto questo correre senza mai fermarsi le permetteva di non pensare a nulla. Sapeva di sfuggire ai problemi, all’angoscia e al dolore, ma non si sentiva abbastanza forte per sfogarsi, guardarsi dentro e combattere i demoni che le avvelenavano la vita. C’era tanto a cui pensare, lo sapeva… Un matrimonio in bilico dovuto a una malattia che forse non si sarebbe mai risolta e che la avrebbe privata per sempre di un marito e del padre dei suoi figli, il suo momento di debolezza con Hugh che l’aveva quasi portata a tradire essa stessa… Era tutto così difficile e tumultuoso e si sentiva come una barca spersa in mezzo al mare in tempesta. E ora Ross, il suo porto sicuro, non c’era più ad attenderla, confortarla e sorreggerla, era sola con tre bimbi ancora piccoli e un futuro terribilmente incerto.

E in più, era preoccupata per Caroline. La sua amica, a Londra, si era isolata dal mondo e passava le giornate rintanata nella sua stanza a crogiolarsi nel dolore che Demelza sapeva essere lancinante ma che Caroline doveva trovare la forza di combattere. Per se stessa e per Dwight, per il suo matrimonio e per il grande amore che li univa. La morte di una figlia poteva distruggere un matrimonio e lei lo sapeva bene. E per questo doveva fare in modo di darle la spinta per ripartire, con Sarah sempre nel cuore. Sapeva che Caroline poteva farcela, che era forte, intelligente, sagace e piena di risorse. Doveva solo aiutarla a ritrovare tutto ciò in se stessa.

Piombò in camera sua che era pomeriggio inoltrato. Fuori c’era ancora il sole e la primavera avanzata regalava un tiepido tepore all’aria, le gemme delle piante si stavano schiudendo e tutto richiamava a nuova vita che nasceva. Si era liberata di tutti i suoi impegni della giornata, aveva chiesto a Martin e Diane di tenerle i bambini per la notte e aveva deciso che era ora di aiutare anche Caroline. Visto che non era di nessun aiuto a se stessa, essendoci passata sperava di poter essere utile almeno a lei. “Stasera usciamo!” – esclamò entrando nella stanza dove Caroline dormicchiava sul letto, tutta raggomitolata su se stessa.

La donna spalancò gli occhi, si sollevò e i suoi lunghi capelli biondi le ricaddero disordinati e spettinati sulle spalle. “Usciamo? Per andare dove?” – chiese, guardandola come se fosse stata pazza.

Demelza alzò le spalle, ricordando le osterie di quart’ordine che suo padre frequentava quando era bambina. “Non lo so, in una birreria, in una locanda, in qualsiasi posto dove ci sia divertimento”.

Caroline si ributtò sul letto. “Tu sei pazza!”.

"E tu depressa!" - sbottò Demelza. Si sedette sul letto accanto a lei, accarezzandole i capelli. "So cosa provi, ci sono passata tanto tempo fa e non voglio che sprofondi nel buio perché poi rischieresti di perdere di vista chi è rimasto e ti ama davvero. Dwight ha bisogno di te e Sarah non vorrebbe mai vedervi separati".

"Sarah è morta" – rispose Caroline, con una freddezza nel tono di voce che non le era mai appartenuta.

Demelza annuì, accarezzandole la mano. "Ma resti e resterai sempre la sua mamma. Comportati come se fosse qui e ti guardasse, fiera della madre che ha".

Caroline la guardò storto. "E sarebbe fiera di sapermi in giro per locali di notte?".

Demelza rise. "Per una volta possiamo anche permettercelo, lasciarci per qualche ora tutto alle spalle e non pensare a niente".

"Demelza, sei una donna sposata e sei madre di tre bambini!".

A quell'affermazione, si morse il labbro. Uscire a bere un bicchiere di vino o una birra non sarebbe stato poi così scandaloso, almeno non paragonato a quello che aveva condiviso con Hugh. Cosa avrebbe pensato Caroline di lei, se glielo avesse raccontato? L'avrebbe scandalizzata? L'avrebbe biasimata o rimproverata? Era la sua migliore amica e avrebbe davvero voluto parlarle di quanto successo con Hugh Armitage, però temeva le sue reazioni e soprattutto temeva di perdere la sua stima. Era stata pessima, si sentiva una moglie e una madre orribile per aver permesso a quel giovane uomo di avvicinarsi tanto a lei, per averlo desiderato, per averlo baciato... "Dai, usciamo" – la implorò, rendendosi conto che ne aveva bisogno anche lei, forse più di Caroline.

La ragazza sospirò, forse capendo il suo stato d'animo come aveva fatto molte volte in passato, del resto. "Usciamo! Ma torneremo presto e sappi che ti sto odiando per questo!".

Demelza le sorrise. "Credo di meritarmelo...".

"Assolutamente sì!" - rispose Caroline con sguardo truce.


...


Si erano messe degli abiti eleganti dal corpetto attillato e con una scollatura più pronunciata del solito, anche se non volgare, Demelza vestita di verde e Caroline di blu, avevano passato una serata a chiacchierare davanti ad infiniti bicchieri di Porto in una locanda del centro frequentata da uomini d'affari e magistrati, avevano riso come ragazzine, trascinate dai fumi dell'alcol, affogando in esso dolori e dispiaceri, avevano danzato fino allo sfinimento accompagnate dal suono dei violini e delle fisarmoniche e chiacchierato di mille cose con perfetti sconosciuti.

Demelza si sentiva strana, brilla o forse del tutto ubriaca. Spesso le avevano detto che il vino tira fuori le verità più nascoste ma stranamente né lei né Caroline avevano aperto capitoli dolorosi di se stesse e si limitavano a parlare di perfette sciocchezze, come se avessero avuto dieci anni e nessun problema al mondo.

Gli altri uomini le guardavano chi con curiosità, chi con avidità e chi con malcelato disprezzo. Erano le uniche donne della locanda, erano incuranti di esserlo e parevano perfettamente a loro agio pur non avendo un uomo accanto.

Uscirono dopo la mezzanotte, passeggiando a braccetto in una Londra buia e deserta, costeggiando il Tamigi che scorreva placido nel suo letto.

"Sai che non ti ho mai vista ridere così?" - le chiese Caroline, forse più ubriaca di lei.

"Merito del Porto!".

"Se lo sapesse Ross... Se lo sapesse Dwight..."

Demelza scoppiò a ridere. "Ah, magari lo sapessero e venissero qui a rimproverarci per questa serata da pessime mogli".

Caroline ammiccò, appoggiandosi alla staccionata che delimitava il fiume. "Tu una pessima moglie? Sei l'emblema della perfezione...".

Demelza scosse la testa, sedendosi sulla staccionata, accanto a lei. "No, non sono perfetta, anzi... Ultimamente sono stata davvero una moglie orribile".

Lo aveva detto in tono forzatamente scherzoso, ma Caroline la guardò con sguardo indagatore e incuriosito. "E che avresti fatto? Non ho mai visto una donna con la tua forza d'animo nel seguire un marito con tutti i problemi di Ross. Hai sempre energie, arrivi a tutto e non ti arrendi mai. E lo ami da morire, siete appassionati come se foste sposati da un mese".

A quelle parole, il sorriso morì sul viso di Demelza. Magari fosse stata davvero così, magari avesse avuto un comportamento tanto perfetto... "Non mi sento così forte come dici tu e... e...".

"Cosa?".

Demelza inspirò profondamente, cercando il coraggio per confessargli quel peso che sentiva sul cuore e che doveva scaricare per non scoppiare e non arrivare a detestarsi. "Sono andata molto vicina dal tradire Ross".

L'aria festaiola e gioviale che aveva accompagnato la serata, sparì all'istante. Caroline spalancò gli occhi e le si parò davanti, prendendola per le spalle. "Cosa? Con chi? Come?".

Abbassò lo sguardo, vergognandosi come una ladra. "Lo conosci anche tu... Hugh Armitage... L'ho incontrato quando sono venuta da voi per...". Si bloccò, timorosa di pronunciare il nome della figlia della sua amica.

Ma Caroline capì lo stesso... "Sarah? Hai conosciuto Hugh quando sei venuta da noi il giorno in cui è morta?".

"Sì. E non so, è scattato qualcosa ed ero così felice quando mi ha detto che sarebbe venuto a Nampara per fare visita a Ross. Mi piaceva, ero attratta da lui e dai suoi modi gentili, da come mi vedeva e corteggiava, dalle poesie che mi scriveva... Sono uscita da sola spesso, a cavallo, con lui... E in una di queste volte ho permesso che si avvicinasse tanto a me da baciarmi... E Dio solo sa dove abbia trovato la forza di respingerlo e non andare oltre perché dannazione, io lo desideravo!".

Caroline la scrutò in viso. "E ti senti in colpa per questo? Solo per questo ti senti pessima?".

"Caroline" – sbottò – "Hai capito cosa ho detto?".

"Si, ho capito! Hai detto che hai ceduto alle attenzioni di un uomo gentile che ti faceva star bene. E sai una cosa? Noi esseri umani è questo che cerchiamo, star bene!".

Demelza la guardava senza capire cosa stesse blaterando, quasi sicura che fosse irrimediabilmente ubriaca. "Vorresti dire che dovrei tradire Ross?".

Caroline sorrise dolcemente. "No, sciocchina! Sto dicendo che hai attraversato l'inferno e che sei umana, capita di cadere, incespicare e perdere la strada. Succede quando si è vulnerabili, si cerca il modo di stare meglio. Non sei pessima, sei solo fatta di carne e ossa come tutti e dovresti iniziare tu stessa a non sentirti sempre indistruttubile. Chiedi aiuto quando non ce la fai oppure capiterà ancora che arrivi uno dal bel faccino dolce come Hugh che cercherà di attirarti a se. Sei bellissima Demelza, il sogno di ogni uomo... Ma ami Ross e di questo non devi dubitare mai".

"L'ho quasi tradito, Ross" – obiettò Demelza, colpita dalle sue parole.

Caroline le diede un pizzicotto sulla guacia. "Ma non l'hai fatto e sei tornata da lui, giusto?".

Sorrise, non riuscì a farne a meno. "Si, son tornata da lui perché è lui che voglio. Ross e nessun altro! Lo rivoglio".

"E lo riavrai!".

"Come fai ad esserne certa?".

"Perché Ross non ti lascerebbe mai da sola. Testardo com'è, troverà la strada per tornare da te. E quando lo farà, ricordati di piangere se vorrai farlo. E fa in modo che veda la tua stanchezza e il tuo dolore e se ne prenda cura. Urla e chiedi aiuto quando ti serve, non fare l'eroina perché poi saresti tu quella che si spezza e che gli altri giudicheranno per una singola colpa in un'intera vita esemplare. Ross ti ama, Ross si preoccupa per te. Parlagli, quando potrai farlo e lui saprà ascoltarti".

Quelle parole le scaldarono il cuore. Caroline sapeva sempre cosa dirle per farla sentire bene, come darle coraggio e forza e come farle vedere le cose che la angosciavano da altre angolazioni. Ed era ormai come una sorella per lei. "Grazie" sussurrò commossa, abbracciandola.

"Grazie a te della serata" – rispose Caroline di rimando. "Avevo bisogno di uscire".

Demelza la abbracciò ancora. "Devi essere forte anche tu però, lei non tornerà anche se passassi la vita a letto a piangerla. Vivi per chi è rimasto e per te stessa...".

Gli occhi di Caroline si inumidirono. "Nemmeno la volevo all'inizio, Sarah... E poi quando le ho voluto bene, se n'è andata".

Demelza sospirò perché sapeva bene cosa si fosse agitato nel cuore di Caroline, quando era rimasta incinta di Sarah. La sua amica era molto simile a Ross e al modo in cui si era sentito quando era rimasta incinta di Jeremy: in trappola. Era così che l'aveva vissuta all'inizio, Caroline, anche se i motivi erano molto diversi da quelli che avevano mosso Ross. Ma entrambi avevano paura a donarsi a qualcun altro per non soffrire, paura d'amare e Caroline di perdere la sua indipendenza. Ma poi l'amore materno era scoppiato, com'era giusto che fosse... E perdere Sarah era stato devastante. "Lo supererai, ne sono sicura".

"Non voglio dimenticarla e sostituirla con un altro figlio!".

Demelza la abbracciò. "Caroline, né Jeremy, né Clowance, né Bella hanno sostituito Julia. Hanno scaldato il nostro cuore e alleviato il dolore della sua perdita, ma Julia sarà sempre Julia, la nostra prima bambina. E spesso mi fermo a chiedermi come sarebbe stata. Sai, ora avrebbe dodici anni e sono sicura che sarebbe in gamba e bellissima e che Ross sarebbe follemente geloso di lei".

Caroline si accarezzò il ventre, un gesto veloce e quasi impercettibile. "Quindi... non è fare un torto a Sarah, averne altri secondo te?".

Demelza si accigliò, la guardò in viso e poi le osservò il ventre. "Caroline...?".

"Si Demelza...".

Per un attimo si sentì lucida, l'ubriachezza passò e fu semplicemente felice. La abbracciò di nuovo, forte. "Sei incinta?".

Caroline annuì, sospirando. "Incinta, ubriaca e depressa. Che cosa seccante".

"E' una cosa bellissima!" - urlò quasi Demelza, eccitata come se quella in attesa fosse lei. "Però accidenti, non avresti dovuto bere".

"Si che dovevo farlo! Sto così bene ora".

"Sei incinta" – ripeté Demelza.

Caroline le sorrise tristemente. "Preferisco non affezionarmi troppo all'idea. Voglio accertarmi che il marmocchio sia sano, prima di volergli bene".

Demelza ridacchiò. "Credo che sarà impossibile aspettare tanto. Rischia il tuo cuore, ne vale la pena. Il bambino starà bene, me lo sento".

"E anche Ross starà bene" – rispose Caroline, rispondendo al suo abbraccio. "E te lo dico perché anche io me lo sento".

"Caroline, torniamo a casa?".

"Quale casa?".

"La nostra vera casa. Dwight e Ross ci aspettano" – rispose Demelza. Si sentiva più forte dopo quella conversazione, meno in colpa e pronta a ricominciare. Aveva ragione Caroline, Ross sarebbe tornato per lei. Di tutte le incertezze della vita, quella era la sua unica certezza vera.




  
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