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Autore: Juliet_Dianna    15/06/2017    0 recensioni
C'è chi crede nella sfortuna, chi nei mostri, negli angeli custodi o chi è semplicemente superstiziosa.
Jonathan non credeva in niente di tutto questo, la sua testa era tra le nuvole ma solamente quando pensava al suo futuro non di certo perché pregava che delle cose belle potessero accadere solo grazie alla sua fede. Era uno scrittore, le cose immaginarie, secondo lui, potevano esistere solo nelle sue storie. Tutto questo fino a quando un evento sconvolgerà la sua vita e si ritroverà faccia a faccia con il suo angelo custode, Sebastian.
Genere: Angst, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sebastian non era abbastanza forte in quel momento per continuare a guardare la scena di Jonathan che piangeva tra le braccia del padre che decise di andarsene. Silenziosamente si smaterializzò e scomparì da quella stanza piena di tristezza e di rancore che lo stava soffocando come se gli avessero messo un sacchetto di plastica intorno al viso.

Dopo pochi secondi si materializzò in un vicolo buio e desolato, non era il posto dove era diretto ma i suoi poteri stavano diminuendo e ormai non aveva quasi più il controllo di dove le sue ali lo portavano. Non riconobbe la zona, non si era mai avventurato in quel posto dimenticato dal resto dell'umanità o meglio Jonathan non era mai arrivato lì e di conseguenza neanche Sebastian. Non aveva mai lasciato solo Jonathan neanche per un secondo, quella era la prima volta, tralasciando le riunioni che aveva con i suoi così detti "fratelli" che in quel momento della sua esistenza non lo stavano aiutando. Quelle riunioni scocciavano Sebastian più del dovuto, odiava incontrarsi con gli altri, solamente alcuni gli stavano simpatici e si sentiva fuori posto la maggior parte delle volte aspettando con impazienza il momento in cui sarebbe potuto tornare da Jonathan.

Donne con il trucco sbavato e capelli disordinati, distrutte dalla vita gli camminavano davanti barcollando sui loro tacchi seguite dai propri angeli custodi che non potevano fare altro che guardarle declinare nella loro sfortuna. Vendevano amore ma nessuno lo donava a loro.

Sebastian doveva schiarirsi le idee e decise di camminare un po' con il viso ancora arrossato e le mani nelle tasche dei jeans. Osservava il mondo intorno a lui, la sua estrema bellezza ma anche la sua terribile crudeltà.

Sebastian non aveva perso fede riguardo la sua situazione, era convinto che sarebbe riuscito a salvarsi, almeno lo pensava solamente nei giorni un cui era estremamente positivo, Jonathan gli dava fede. Aveva sentito storie sugli angeli che erano morti proprio nel modo in cui stava per morire lui ma non aveva mai assistito ad una scena del genere.

L'atmosfera cupa e fredda intorno a lui lo aveva leggermente calmato e respirare quell'aria fresca della notte gli aveva fatto decisamente bene. La luna sopra di lui brillava mostrandogli la strada come una guida, mentre continuava a camminare cominciò a sentire Jonathan che lo chiamava, lo stava cercando. Appena sentì la voce di Jonathan decise e si sentì obbligato di tornare dal suo protetto. Chiuse delicatamente gli occhi per materializzarsi da lui ma non accadde nulla. Riaprì gli occhi ritrovandosi ancora nella decadenza di quel luogo.

Respirando fortemente ci riprovò e nulla, sempre sullo stesso punto, sempre con la voce di Jonathan in testa che lo chiamava.

Decise di provarci un'ultima volta, concentrandosi il più possibile, questa volta ci riuscì ma si ritrovò dentro alla libreria della signora Rhyme. Riconobbe subito il luogo e senza avere il tempo di guardare se ci fosse qualcuno lì dentro sentì le gambe perdere il contatto con la terra e la vista offuscarsi, cadde di peso per terra e si portò insieme a lui alcuni libri che caddero a terra con un forte tonfo proprio come fece lui.

Le ali, che erano sempre invisibili al mondo e che neanche Jonathan aveva mai visto, apparirono improvvisamente mostrando tutta la loro maestosità ma anche la loro fragilità, adagiate sul pavimento ricoprivano gran parte dello spazio tra Sebastian e gli scaffali, piume nere che raramente si alternavano con una piuma bianca che stava conquistando la propria unicità in quel letto di piume. In alcuni punti le ali avevano una mancanza di piume che rivelava nuove piccole piume grigio chiaro che sembravano deboli e che cercavano di coprire inutilmente la cute corvina e ruvida delle ali. Sebastian incosciente sul pavimento poteva sembrare il protagonista di un quadro che illustrava uno spettacolo divino, disteso lì circondato da libri aperti a caso e da piume lugubri sparse a terra.

Quando giorni dopo Jonathan passò proprio davanti la libreria non sapeva che il suo angelo si trovava lì, e che non era così lontano come Jonathan pensava. Sfortunatamente per lui non entrò ma rimase solamente a viaggiare nei suoi ricordi.

Poco meno di una settimana dopo Sebastian si risvegliò dal suo stato vegetativo non capendo cosa gli stesse succedendo, ma era da un po' che aveva smesso di farsi domande riguardo la sua salute. Si mise seduto e si posò una mano sulla fronte, la testa gli girava e non riusciva a vedere chiaro, quindi rimase così per qualche minuto cercando di riprendersi. Appena si sentì abbastanza forte si alzò barcollando e cercò di riprendersi i suoi ultimi ricordi e l'ultima cosa che gli venne in mente fu proprio il momento in cui si materializzò in quel negozio. Si specchiò alla vetrina e notò le ali, non erano mai visibili, l'unica eccezione era quando si trovava in paradiso. Si concentrò cercando di farle tornare invisibili e per sua fortuna ci riuscì. Felice del suo progresso decise di provare a volare a casa da Jonathan, sapeva che le possibilità sarebbero state poche ma non voleva arrendersi, il suo stato non lo avrebbe reso più debole, era un guerriero e sarebbe riuscito anche in quell'intento.

Si poggiò sullo scaffale per sostenersi e chiudendo gli occhi riuscì a materializzarsi qualche isolato vicino casa di Jonathan, era comunque un buon risultato. Si spostò i capelli sudati dalla fronte e cercò di capire quanto avrebbe dovuto camminare più o meno per raggiungere quell'angolo di paradiso che era la casa di Jonathan per l'angelo. Cominciò a camminare e sentì delle risate provenire da dietro di lui.

"Ehi tu!" urlò una voce.

Sebastian non si girò, non erano affari suoi, loro non potevano vederlo e lui doveva tornare da Jonathan.

Si sentì toccare sulla spalla e la cosa lo stupì molto, si girò e si ritrovò davanti tre ragazzi, fisicamente erano il doppio di lui.

"Cosa è quella faccia sorpresa?" disse uno dei tre ghignando.

Non poteva crederci, non poteva credere che loro potessero vederlo.

"Questo è perfetto, no?" disse il secondo con un orrendo tono di voce mentre esaminava Sebastian.

"Direi proprio di si." Gli rispose l'ultimo che stava poco dietro i primi due.

Con gesto raccapricciante si torse il collo facendolo scrocchiare svariate volte, fece la stessa cosa con le dita, continuando a sorridere rivolto a Sebastian.

I tre gli si avventarono contro sopraffacendolo senza dargli tempo di proteggersi. Sebastian finì a terra mentre i tre lo prendevano a calci.

Non usava mai i suoi poteri contro gli umani ma in quel momento lo stavano costringendo a reagire, ancora a terra alzò il viso per guardarli e tirando fuori il suo miglior ghigno gli disse: "Non avete idea di chi vi siete messi contro."

Alzò il palmo della mano aperta contro di loro, ma non successe ciò che Sebastian si aspettava. I tre scoppiarono in una fragorosa risata.

"Dannazione." Bisbigliò Sebastian con tono arrabbiato.

"Ragazzi sto tremando, ora il moccioso ci ucciderà con uno sguardo." Lo sbeffeggiò il ragazzo che tra i tre sembrava il più forte.

I due complici risero di tutta risposta.

"Non volevo sporcarmi le mani ma a quanto pare volete che vi si dia una lezione, ci sarà da divertirsi."

Mentre disse questa frase l'angelo si alzò e si pulì le mani dalla terra che gli era finita su di esse a causa della caduta.

"Ci sarà da divertirsi, ma per noi" fu la risposta del ragazzo che poco prima lo aveva deriso, si mise in posizione da pugile e cominciò a saltellare intorno a Sebastian.

Vedendo la scena, uscì una risata soffocata da Sebastian che si mise una mano in fronte e cominciò a muovere la testa facendo segno di no.

"E quando pensavo che non potessi essere più ridicolo ecco che ci riesci." Sebastian imitò la sua posizione prendendolo in giro e ridendo di lui.

Uno dei due complici arrabbiato dalla reazione dell'angelo gridò: "Okay facciamola finita."

Si avventò contro Sebastian che lo evitò con fatica, era ancora debole, ma sempre più forte di quei tre era.

Volarono calci e pugni, si sentivano tonfi e flebili grida per quella strada. Sebastian era da solo contro tre avversari e senza poteri. E voleva seriamente farla pagare a quei tre tizi senza cervello che per divertimento picchiavano gente a caso.

Il combattimento non aveva ancora un vincitore e tutti e quattro erano distrutti e respiravano a fatica, i tre avversari erano a terra che ansimavano cercando di recuperare energie, mentre Sebastian stava in piedi appoggiato al muro con un sorriso compiaciuto sul viso mentre del sangue gli attraversava il collo.

"Avete intenzione di alzare bandiera bianca o preferite che vi uccida almeno avrò fatto un'opera buona per l'intero pianeta?" non li avrebbe mai davvero uccisi, ma la situazione era troppo divertente per non approfittarne.

il ragazzo che a Sebastian sembrava il capo di quella stupida banda fece un cenno agli altri e tutti e tre si alzarono dando le spalle a Sebastian e corsero via, lasciando dietro di sé qualche sputo di sangue. I loro angeli custodi li seguivano e prima di andarsene diedero uno sguardo triste e preoccupato a Sebastian.

Sebastian non voleva la loro compassione e per tutta risposta gli alzò il dito medio contro, sporco di sangue proveniente dai loro protetti. Ormai tutti sapevano la sua situazione e questo lo faceva impazzire.

"Certo scappate pure con la coda tra le gambe!" fu l'unica cosa che riuscì a dire Sebastian ai suoi avversari prima di accovacciarsi a terra per riprendersi dallo scontro al quale aveva appena partecipato. Era ancora sorpreso dal fatto che quei tizi riuscissero a vederlo, la situazione stava peggiorando e di questo Sebastian ne era consapevole.

Arrivato a casa di Jonathan notò che la casa era desolata, quindi decise di andare al bagno per cercare qualche medicazione, mentre stava togliendo la maggior parte del sangue che aveva sul viso si affacciò dalla porta del bagno ed osservò la confusione che aveva creato in quell'appartamento sperando che Jonathan non sarebbe arrivato da un momento all'altro. Qualche minuto dopo mentre continuava a medicarsi si accorse che il suo umano si trovava proprio dietro di lui e che lo stava osservando. Sorrise con fatica alla sua vista e l'unica cosa che gli venne in mente di dire fu:

"Scusa per il disastro, dopo pulisco io."

  
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