Fanfic su artisti musicali > Big Time Rush
Segui la storia  |       
Autore: MaryS5    15/06/2017    1 recensioni
Carlos è un bravo ragazzo che vive felice con la sua dolce metà. Sembra andare tutto bene. La vita fila liscia, ma un giorno qualcosa turberà l’animo del giovane. Sarà costretto ad affrontare una prova che metterà a dura prova i suoi nervi. Sarà affiancato dai suoi migliori amici, ma ….Riuscirà a farcela?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alexa, Big Time Rush, Carlos
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
salve! Una piccola premessa. Non avevo intenzione di aggiornare, ma visto che è passato tanto tempo e che qualcuno aspetta nuovi capitoli, sono qui. Vi prego di recensire perché ho veramente faticato per postarlo. Buona lettura


Erano già passati due giorni. La polizia non aveva fatto grandi passi avanti. Sembrava tutto inutile. Carlos continuava a mostrarsi sempre depresso. Gli capitavano soltanto rarissimi momenti di gioia, ma questi sparivano con la stessa velocità con cui comparivano.
I ragazzi gli suggerirono di farsi vedere da uno psicologo. Lo avrebbe solo aiutato, ma non servì a granché. Il ragazzo rifiutava ogni consiglio, ogni parola. Persino quando quello gli diede dei farmaci antidepressivi scoppiò in un impeto di rabbia. Gli successe proprio come la volta all’ospedale, ma questa volta impedì a chiunque di avvicinarsi a lui e dovette calmarsi da solo.
Gli capitò una cosa simile anche quando un parente venne a trovarlo dicendogli di voler rimanere con lui, aspettando qualche notizia. Quella volta non aveva potuto nascondersi nella sua stanza e lasciar sbrigare tutto agli altri, come aveva iniziato a fare da quando la gente aveva cominciato a venire a casa sua per supportarlo. Quello lo aveva preso di sorpresa.
Non voleva vedere nessuno a parte Logan, Kendall e James.
Dava spesso in escandescenza ed era perennemente triste. Si stava dimostrando imprevedibile e pericoloso, per se e per gli altri. Fortunatamente quella sorta di crisi non aveva mai portato a conseguenze serie. Un pomeriggio carico d’attese portò la tanto attesa chiamata. << L’abbiamo trovato!! L’abbiamo trovato!!! Abbiamo trovato il nascondiglio!! >> urlò il poliziotto dall’altro capo della cornetta. << Ci stiamo dirigendo lì con le teste di cuoio, interverremo a breve! >>.
Carlos aveva le lacrime agli occhi per l’emozione. Finalmente giorni di esasperante attesa avevano dato il loro frutto.
Non riuscì a rimanere con le mani in mano ad aspettare. Insieme agli amici si diresse sul posto. Nessuno dei tre era d’accordo, poteva essere pericoloso. Ma Carlos non voleva sentire ragioni. O con loro o senza di loro.
Durante il tragitto il latino pregò che andasse tutto per il meglio e che Alexa stesse bene. A metà strada il terreno intorno a loro cominciò a farsi stopposo, secco. Tutto era deserto e isolato. Non c’era anima viva. Solo qualche albero popolava la zona sabbiosa. Per un momento credettero di essersi persi, ma delle urla li fecero ricredere.
Qualche kilometro più in là si vedevano tante macchine intorno ad un’enorme capannone diroccato. Sembrava quasi abbandonato. Avvicinandosi distinsero la polizia che puntava le armi contro l’edificio.
<< Uscite subito o spariamo!! >> urlava un uomo con un’enorme altoparlante. Dentro si vedevano delle ombre muoversi nervosamente, ma nessuno si decideva ad uscire.
<< Credo che dovremmo tornare un po’ indietro e aspettare che qui si risolva tutto >> mormorò James pronto a mettere la retromarcia. Carlos, accanto a lui e del tutto contrariato, scese immediatamente, anche se la macchina era ancora in movimento.
<< CARLOS!! >> urlarono i tre spaventati vedendolo correre verso la folla. Subito Kendall e Logan si precipitarono fuori e lo raggiunsero afferrandolo dove capitasse. Quello si divincolava, ma appena arrivò anche James, che aveva lasciato l’auto ancora accesa e con gli sportelli spalancati, fu costretto a fermarsi. Però non si arrese. Li spingeva, cercando di non far loro troppo male, e si divincolava, nonostante quelli lo tenessero ben saldo. << No!! Devo andare da lei!!! >> urlava piangendo e tendendo le mani come un bambino. << Ma ti rendi conto!! Si stanno per mettere a sparare! >> cercò di farlo ragionare Kendall. << Vi prego!!! Vi prego!!! >> urlava fra le lacrime.
Piano piano tutti e tre cedettero alle richieste disperate. Carlos sgusciò via e corse direttamente nella mischia, ma come previsto tante braccia forzute lo bloccarono già alla prima fila di gente. << Che vuoi fare ragazzo?! >> lo ammonì un uomo dalla voce profonda. << Lasciatemi andare!! >> urlava lui, << Lei è lì dentro!!! >>.
<< Carlos! >> il poliziotto che conosceva lo raggiunse. << Che sta succedendo! Calmati!! Non credevo venissi, ti ho avvertito che è pericolosissimo! >>, << Lo conosci? >> << Sì, lascialo andare, è con me >>.
Appena quello lo lasciò arrivarono anche gli altri tre che erano rimasti indietro. << Non ci posso credere! Siete venuti tutti!! >> il poliziotto si mise le mani nei capelli corvini. << Ci dispiace, abbiamo provato a fermarlo, ma è stato tutto inutile. >> disse James. << Capisco… >> l’uomo sembrò ragionare un attimo, << Venite con me >>.
I ragazzi lo seguirono fino ad un grosso furgone nero in cui entrò facendo loro segno di aspettare. Solo in quel momento Carlos si accorse della marea di agenti, macchine della polizia, ambulanze e pompieri che circondavano la casa. Tutta quella confusione però non fece altro che aumentare la sua preoccupazione.
Una cosa pesante che gli volò sul petto lo risvegliò mozzandogli il respiro. Era un giubbotto antiproiettile.
<< Indossatelo per sicurezza e aspettate qui fino a quando non avremmo messo in sicurezza la zona. Se sentite degli spari buttatevi a terra o nascondetevi dietro le macchine >> sospirò << Spero vi rendiate conto che state rischiando la vita. Mi raccomando, non muovetevi! >> disse e si allontanò lesto sfoderando la pistola. I ragazzi si nascosero dietro una macchina in modo tale da poter vedere tutta la scena. Carlos aspettò il segnale. Era impaziente.
Un silenzio spaventoso era piombato sulla scena. La polvere saliva, smossa dagli stivaloni degli agenti che si muovevano cauti. La voce del grosso poliziotto, amplificata dall’altoparlante, si fece sempre più ovattata. Ogni mormorio e rumore cominciò ad affievolirsi. Il latino restava immobile a fissare una porta del capannone, quasi si aspettasse che lei uscisse da lì assicurando di stare bene.
Strinse i pugni così forte da infilzare le unghie sui palmi. La mascella era serrata in un’espressione tesa. Cominciò a non percepire più nessuno, nemmeno i suoi amici che si muovevano impazienti cercando di vedere qualcosa. Vedeva solo lui e Alexa, proprio dietro la porta, in piedi, che lo guardava anche lei spaventata. Nessun ostacolo li divideva, soltanto la porta non gli permetteva di raggiungersi a vicenda. Il cuore gli risuonava rumoroso nel petto. Anche il respiro si fece pesante. Però anche questi suoni sparirono. Tutto quello che sentiva era il ticchettio dell’orologio che aveva al polso.
Tic tac, tic tac, e il tempo passava.
Tic tac, ogni secondo era un delicato granellino che scivolava via dalle sue spalle.
Tic tac, tic tac, tic tac ogni secondo era un secondo in più senza di lei.
Tic tac, e l’universo si allontanava.

Uno sparo lo riscosse. Delle urla. I piedi pesanti degli uomini che entravano attraverso la stessa porta in cui pensava di poter scorgere Alexa. Ma lei non era lì. Si sporse per vederla. Il respiro accelerato. No, non si vedeva.
<< LIBERO! Libero!! >> urlavano quelli dentro. Dicevano altre cose, ma lui non riusciva proprio a capire. Attese tantissimo, forse per secoli interi. La gente sembrava muoversi troppo lentamente. Sentì delle voci confuse distinguersi tra il brusio generale. << Sono lì…. Sì, qualche cinquanta…. Tutte lì …. >> . Lui pensò subito ad Alexa. Era lì. Sì, lo sentiva.
Si alzò in piedi, nonostante si sentissero ancora spari e urla. Socchiuse gli occhi cercando di scorgere ancora qualcosa attraverso il polverone, ma niente. Soltanto le figure veloci della polizia che passava a volte trascinando uomini con delle brutte facce. << Alexa!! >> urlò. Tutto quello che ottenne però fu l’attenzione degli amici che si resero conto che lui non era al sicuro, ma nella direzione di possibili proiettili vaganti.
Prima che uno di loro potesse farlo abbassare, corse verso la porta. L’adrenalina gli bruciava gambe e polmoni. Stranamente nessuno lo fermò. Nessuno si accorse della sua presenza. Mentre correva ricevette tante botte e spallate da agenti che si muovevano, anche dalla parte opposta. I tre ragazzi non riuscirono a raggiungerlo e lui finalmente varcò la soglia della porta.
Si fermò pochi secondi, ma fu subito travolto dalla foga di un uomo in divisa che entrava. Così cominciò a correre ancora, non vedendo altro che muri e cemento. C’erano tantissimi corridoi e stanze. Tutto si era dimostrato più grande di come fosse in realtà. Alcuni teli di plastica trasparente scendevano dal soffitto oscurando la visuale.
La dentro il rumore di spari si sentiva più forte. Carlos sapeva che avrebbe potuto essere colpito, ma non gli importava niente. Doveva trovarla. Immediatamente. Controllò tantissime stanze. Non poté comunque entrare in quelle non ancora esplorate dalla polizia, poiché qualche agente era appostato lì fuori, con armi in mano. Le pareti erano fatte di cemento grigio e tutto sembrava sporco e impolverato. Un odore insopportabile di muffa inondava tutto quanto. Non si respirava là dentro.
Qualche volta urlava il nome della sua ragazza, ma non riceveva risposta. Le stanze erano vuote, oppure contenevano tavole di legno, pezzi di metallo, contenitori di vetro e sacchi enormi pieni di qualcosa non identificato.
Ogni volta che girava l’angolo e faceva un buco nell’acqua si sentiva sempre più vuoto. Sempre più inutile. Ma non smetteva di correre. La speranza ardeva persistente dentro il suo cuore. L’avrebbe trovata. Ci sarebbe riuscito.
Finalmente, girando l’ennesimo angolo ed entrando in un’altra stanza, si ritrovò di fronte a tantissime ragazze. Due file lunghissime di lettini si stagliavano alla sua destra e sinistra. Sopra di essi delle giovani sembravano dormire silenziose.
Carlos non perse tempo ad osservare i particolari, ma cominciò a procedere lanciando un’occhiata ad ognuna cercando di individuarla. Alzando lo sguardo vide una figura esile a lui conosciuta. Sollevato e con le lacrime agli occhi le corse incontro.
<< Alexa!! >> urlò gettandosi accanto a lei. Ma quella non si mosse. Il viso della ragazza rimaneva ruotato verso la sua direzione. Gli occhi erano serrati e il volto pallidissimo. La guardò bene facendo scattare le pupille spaventate. Aveva le gambe scoperte. Né calze o scarpe coprivano i suoi piedi. Indossava solo la grossa maglietta che lui le aveva visto addosso la mattina in cui era scomparsa.
Un impeto di rabbia lo percosse al pensiero che qualcuno avesse potuto toccarla. Era magrissima. Le guance scavate. Ma la cosa più spaventosa era il tubicino attaccato al braccio ricaduto accanto al busto. Lo seguì con lo sguardo. Una flebo con un liquido trasparente e lievemente giallognolo le stava accanto.
Lui, in quel momento di tensione, non si accorse che anche tutte le altre, come Alexa, non avevano i pantaloni ed erano attaccate a quella sporca flebo. Non sapendo che fare le si sedette accanto e la prese per le spalle, per poi sollevarle la testa verso di se. << Alexa! Rispondi! Alexa!! >>, al suo richiamo e ai piccoli schiaffetti lei diede qualche segno di vita. Aprì leggermente le palpebre, ma sembrò non vederlo. Il latino vide che i suoi occhi erano annebbiati. C’era qualcosa che non andava. Non stavano semplicemente dormendo.
<< ALEXA!! >> Era nel panico. Nonostante le mani gli tremassero riuscì a rimetterla com’era e ad afferrare il tubicino. Voleva strapparglielo via. Levarlo con la forza, ma le avrebbe solo fatto male. Tolse lentamente lo scotch bianco-sporco che le assicurava l’ago nel braccio. Nonostante fosse stato delicato, sperava in qualche reazione, ma niente. Afferrò allora l’ago e lo tirò via dalla vena, molto lentamente. Del sangue rossastro scivolava sul piccolo metallo. Quando fu fuori dalla sua pelle lo gettò via, allontanando la goccia dello strano liquido che scendeva ancora, imperterrita. Del sangue uscì dal buchino che si era aperto. Carlos mise premuroso la mano intorno al braccio per fermare la perdita.
Riprese la ragazza per le spalle. La testa ciondolò abbandonata. << Alexa … >> mugugnò indebolito da quella vista. Ma lei non lo riconosceva, non stava bene. Il ragazzo sentì la polvere grattargli la gola. Tossì asfissiato non smettendo di osservarla. << Alexa guardami! >> le ordinò prendendole il viso amorevolmente.

<< Che stai facendo?! Chi sei? >> urlò un uomo dietro di lui. Carlos si girò. Era un agente. Gli stava puntando la pistola addosso, ma appena vide il giubbotto antiproiettile con la stampa della polizia, abbassò l’arma.
<< Che ci fai qui?? Sei un civile? È pericoloso! Esci! >>. Lui annuì e fece per prendere Alexa, ma uno sparo lo immobilizzò. Risuonò per tutta la stanza. Rimbombò nelle pareti. Raggiunse le sue orecchie e rimbombò ancora nella sua testa. Appena sparì un forte fischio prese il suo posto.
Il poliziotto crollò a terra, dietro un lettino. Il latino scorse del sangue spargersi nel pavimento.
Pallidissimo, si voltò. Alla fine della stanza c’era un’altra porta. Era aperta e l’immagine di un uomo con la pistola alzata lo terrorizzò. Quello lo fissò con disprezzo. Lentamente spostò il mirino verso la sua figura.
Carlos non sapeva che fare. Era veramente finita? Strinse il polso della sua ragazza. Poteva uccidere lui, ma non si doveva azzardare a fare del male ad Alexa.
<< Poliziotti bastardi … >> sussurrò l’uomo facendo pressione sul grilletto. Lui schiuse le labbra come a voler dire qualcosa. Non era un poliziotto! Un altro sparo rimbombò per la stanza.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Big Time Rush / Vai alla pagina dell'autore: MaryS5