Fanfic su artisti musicali > SHINee
Segui la storia  |      
Autore: Asteroide307    16/06/2017    1 recensioni
“Io penso che non importa quanto ci si possa allenare o quanti sacrifici si fanno, nello sport questo non ha importanza se vuoi diventare qualcuno. I più forti sono quelli che restano in campo per ultimi, in piedi, e comunque, a me non importa davvero che marca sia quella dei palloni, riuscirò a segnare in ogni caso, quando mi alzeranno la palla, io la schiaccerò e segnerò.”
Kibum si sentì come innervosito da quel tipo. “Non pensi che qualcuno possa murarti?”
“Nessuno riuscirà a murarmi, perché io voglio restare l’ultimo sul campo.” Con sicurezza, raccolse la sua palla tricolore da terra. “Beh, allora ci vediamo al torneo. Adesso sono davvero curioso di giocare contro di te.”
Genere: Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
ACES !!
THE MEETING POINT



IN THE SAME FIELD
CAPITOLO 0 (1/2)
 
Taemin si guardò in torno spaesato. Possibile che ancora, a quell’ora, non fosse arrivato nessuno? Decise di sedersi su uno dei tre gradini che componevano la scala che precedeva la porta principale della palestra.
Per tutta la strada aveva tenuto le cuffie, essendo che nessuno si era ancora fatto vedere decise di tenerle. Guardò dal cellulare l’ora per poi sospirare, strano che Kibum, il quale di solito arrivava almeno quindici minuti prima per aprire la palestra, non ci fosse. Sia lui che il capitano della squadra avevano le chiavi, ma Geunsuk non era proprio un tipo puntuale.
 

 
Nessuno me lo aveva detto
fino ad allora, eppure…
aveva importanza soltanto quello.
 

Tenendo stretto il borsone fra le sue sottili quanto sicure mani Kibum, da quando era uscito da casa sua, non aveva fatto altro che correre. Non si era fermato neanche per un secondo, per lui non era un problema certo, era abbastanza resistente, però non era certo un dono naturale quello. Fin da piccolo aveva praticato moltissimi sport che pian piano lo avevano abituato agli sforzi di quel genere.
La sua casa era poco lontana dalla scuola – quindi dalla palestra – e poteva percorrere due strade, una era una vera e propria scorciatoia e gli permetteva di arrivare in meno di 10 minuti, l’altra invece prevedeva il giro largo passando per il centro, per cui la durata del tragitto aumentava molto.
Il giorno prima si era addormentato dopo essere tornato da scuola, cosa che succedeva davvero raramente, inoltre, la mattina successiva, scoprì che avevano deciso di far partire dei lavori in una delle strade principali della scorciatoia per sistemare alcune tubature e alla fine aveva dovuto prendere il percorso dalla città, attraversandola tutta di corsa.
Aveva corso fino a sentire i polmoni collassare, odiava essere in ritardo e odiava l'idea che qualcuno potesse rimbeccarlo per la sua poca premura. Vedendo l'edificio di scuola così vicino, rallentò, tirando un grosso e affannoso respiro di sollievo. Nonostante tutto, era arrivato in anticipo.
"Devo chiamare Taem..." disse, a se stesso, prima di venire brutalmente colpito sulla nuca da qualcosa. Non capì effettivamente cosa fosse successo, il colpo lo aveva destabilizzato al punto che iniziò a sbandare a destra e sinistra fino a cadere sul marciapiede freddo, in ginocchio.
Inizialmente non aveva percepito con consapevolezza il dolore, fu soltanto dopo qualche secondo che se ne rese conto.
Si guardò indietro trovando una pallone da pallavolo Molten (rossa bianca e verde) rimbalzare per terra come dopo aver sbattuto con qualcosa. Le conosceva bene, lui preferiva le Mikasa, quelle blu e gialle, più morbide e a parer suo migliori per il palleggio.
Iniziò a battere le palpebre un paio di volte quando vide la figura di un ragazzo con una tuta nera venirgli contro.
“STTAAAAIII BBBBBEEENNNEE?” riuscì a capire soltanto, come se si trovasse sott’acqua.
Dopo qualche minuto di assenza cerebrale si riprese un po’ e cominciò a massaggiarsi gli occhi. “Che cosa..come....MA SEI SCEMO?!” Sbraitò Kibum rimettendosi alzato ancora un po’ barcollante.
Il ragazzo che era andato ad aiutarlo aveva una tuta nera con alcune strisce arancioni e scritte bianche che neanche perse tempo a leggere, era troppo nervoso. “S-Stai bene?”
Una delle capacità che aveva acquisito negli anni, giocando a pallavolo, era quella di riuscire a capire in che ruolo giocassero i colleghi, anche di altre squadre. Quel ragazzo era basso, circa 10 o 15 cm meno di lui, aveva i capelli castani, gli occhi neri e il naso con le narici stranamente grandi. Tutto sommato somigliava ad una scimmia. Ma non era quello l’importante! Indossava soltanto la parte inferiore della tuta, i pantaloni, mentre sopra aveva una maglietta con le maniche alzate sulle spalle, bianca. Era sudato, quindi probabilmente si stava allenando e l’aveva colpito.
Il ragazzo si grattò la nuca imbarazzato. “Mi d-dispiace!”
Quello aveva i muscoli delle braccia veramente allenati e le spalle larghe, sembrava forte, inoltre, anche se basso, non capiva come mai il suo istinto gli stesse dicendo che quello doveva essere un attaccante.
“Sto bene - disse, un po' irritato poi incrociò le braccia sul petto guardandolo minacciosamente - dovresti chiederti perché usi una Molten, piuttosto.”
Il moro impallidì. “Cosa?”
“I Molten sono davvero dei palloni fastidiosi, non riesco a capire perché la gente li preferisca ai Mikasa.” Annuì presuntuosamente, mentre l’altro, invece, si stava sicuramente convincendo che quello che aveva colpito doveva essere uno pazzoide.
“Ma i Molten sono i palloni ufficiali dei tornei.”
“Già, lo so - assunse un’espressione severa che fece ridere lo sconosciuto - questo è perché i Molten sono più facili da usare, ma io e la mia squadra ci alleniamo solo con i Mikasa, per questo siamo forti.”
“Personalmente, penso che i Molten siano migliori. Sono più precisi e non scivolano dalle mani. Solo perché i Mikasa sono più difficili da usare, beh, questo non vi rende più bravi. I più bravi sono quelli vincono.”
Una volata di vento li investì entrambi, facendo svolazzare i loro capelli, in un momento strano in cui non fecero che guardarsi fissi negli occhi. Quel tizio, aveva detto delle parole importanti nel modo più inespressivo che avesse mai visto. Era inquietante. Kibum aveva sempre avuto un carattere un po' particolare, era finito spesso in liti con alcuni avversari più teste calde, ma nonostante tutto non si era mai sentito sfidato come in quel momento, in fondo, non aveva mai trovato qualcuno al suo stesso livello.
“Io penso che non importa quanto ci si possa allenare o quanti sacrifici si fanno, nello sport questo non ha importanza se vuoi diventare qualcuno. I più forti sono quelli che restano in campo per ultimi, in piedi, e comunque, a me non importa davvero che marca sia quella dei palloni, riuscirò a segnare in ogni caso, quando mi alzeranno la palla, io la schiaccerò e segnerò.”
Kibum si sentì come innervosito da quel tipo. “Non pensi che qualcuno possa murarti?”
“Nessuno riuscirà a murarmi, perché io voglio restare l’ultimo sul campo.” Con sicurezza, raccolse la sua palla tricolore da terra. “Beh, allora ci vediamo al torneo. Adesso sono davvero curioso di giocare contro di te.
Prima che potesse andar via, Kibum spostò lo sguardo felino sulle scritte cucite sui pantaloni della tuta, conosceva quel nome, ma non era mai riuscito a giocare contro di loro.


 
* * *

 
“E questa è la formazione titolare.” Indicò con una bacchetta di legno sulla lavagna bianca Geunsuk.
Kibum tirò un’occhiataccia al suo capitano, tra i nomi dei titolari non c’era quello di Taemin, eppure tutti in quella palestra sapevano che era un ottimo libero. Non capiva perché Geunsuk non gli desse soltanto una possibilità invece di andarsene sul sicuro. Lo sapeva che quello titolare era quasi infallibile, ma di quel passo Taemin non avrebbe giocato neanche una partita.
Geunsuk era ossessionato dalla vittoria più di chiunque altro in quella squadra. A Kibum non è che importasse troppo la vittoria, era importante, certo, ma a lui piaceva principalmente giocare a pallavolo per divertirsi.
“Se vinciamo questa, ci vogliono poche partite e arriviamo in finale. Nel nostro girone sono tutti possibili - Il capitano posò la bacchetta, grattandosi la testa - a tutti voi del secondo e primo anno, titolari o meno, voglio che vi impegniate al massimo per i vostri sumbae dell’ultimo anno. Noi ce la metteremo tutta per vincere. Tutti quelli del terzo anno cercano la vittoria, è così che ogni anno questo torneo va avanti, con i disperati che devono passare alle superiori.”
Riguardando la lavagna Kibum si accorse di una stranezza. Il suo nome si trovava a posto tre. “Capitano, ma quello che significa?” Indicò il suo nome.
Al posto tre ci stava il palleggiatore ma, sebbene concorresse a quel ruolo per il suo terzo anno, Kibum giocava come centrale, quelle poche volte che giocava. Geunsuk era l’alzatore titolare, quindi quello che vedeva doveva essere un errore.
“Ho deciso di andare in attacco per stavolta, questo non significa che sarai titolare anche per le altre partite, semplicemente è una mia prova in attacco.” Rimase sulle sue.
“Non serve che tu dica così - sospirò Taemin, malinconicamente - lo so che vuoi provare Kibum come palleggiatore ma se lo dicessi dovresti giustificare il perché non provi tutti gli altri giocatori della squadra. Per me non cambia niente, quindi puoi essere sincero.”
Geunsuk irrigidì. Taemin non era il tipo di ragazzo che parlava in quel modo ad una persona più vecchia, neanche se la differenza era di un giorno. Se lo aveva fatto, significava che aveva proprio esagerato quella volta.
“Abbiamo cose più importanti a cui pensare, i sentimenti feriti non rientrano nei miei interessi - disse severo Geunsuk, fingendo che non gli importasse - sono le 8, l’allenamento finisce qua.”

 

* * *


“Hai fatto bene a dirgli quelle cose!” Gli diede una sonora pacca sulla schiena Kibum mentre camminavano per tornare a casa. Taemin prendeva la strada del centro, mentre lui quella retrostante alla scuola, ma dato che era momentaneamente chiusa decise di andare con lui.
“No, non è vero.” Il più piccolo, di alcuni mesi, si infilò le mani in tasca mettendo un tenero broncio. “Mi sono arrabbiato perché volevo giocare anch’io, però, fino ad ora abbiamo vinto grazie alle alzate perfette di Geunsuk.”
Kibum si sentì triste e appesantito da quelle parole. Il palleggiatore era colui che aveva il compito di portare avanti il gioco della squadra.
Taemin cominciò a scuotere le mani timidamente. “Non volevo dire che lui è più bravo di te! Però tutta la squadra contava su di lui, era impossibile che sbagliasse, quindi faceva del suo meglio. Non avrei dovuto dire quelle cose, adesso è certo che non giocherò m-“
Il loro discorso fu interrotto da un’altra di quelle palle Molten che Kibum amava. Quella volta aveva preso dritto in faccia Taemin, spingendolo per terra e facendolo sbattere di naso anche contro il tronco di un albero al centro del marciapiede. Kibum si inginocchiò cercando di aiutarlo e vide Taemin, con il naso sporco di sangue, piangere per lo spavento che si era preso.
“Ti fa male il naso? Stai bene?!”
Taemin scosse la testa. “No, sto b-bene!”
Il ragazzo dell’altra volta li raggiunse, aveva un succo di frutta alla fragola in bocca e l’aria di qualcuno che non aveva colpa. “E’ successo un’altra volta? Questa è la quinta oggi.”
“Cosa? È un hobby il vostro, per caso?”
“No, è che di solito le mie battute sono così forti da uscire fuori, inoltre la palestra è qui proprio sulla strada” indicò dietro di sé con il pollice “adesso non ho battuto io, ma un mio compagno di squadra che voleva imitarmi. Ci è riuscito, vedo.”
Kibum era innervosito da quel tipo e dalle sue parole ma non gli diede corda e cercò di aiutare Taemin ad alzarsi, senza accorgersi che, per tutto il tempo che aveva sprecato a parlare con quello, era svenuto.
“ODDIO” Kibum cercò di prenderlo in braccio ma alla fine fu costretto a metterselo sulle spalle, Taemin era troppo pesante per essere portato come una sposa, eppure era quattro ossa a prima vista “AVETE UN’INFERMERIA IN QUESTA SCUOLA?”
Il moro annuì facendogli cenno di seguirlo, e lo portò davanti una lunghissima rampa di scale. Avrebbe dovuto portare Taemin per tutti quei gradini?
“Vuoi che lo porti io?”
“No ma grazie.” Sospirò stanco Kibum, iniziando a salire. Dopo circa cinque minuti riuscì a raggiungere il corridoio che portava all’infermeria all’interno della scuola. Videro una donna vestita di bianco mentre scriveva qualcosa al cellulare e le corsero contro chiedendole di visitare e controllare Taemin.
Loro dovettero aspettare fuori.
Seduti per terra con le spalle al muro rimasero in un imbarazzante silenzio per qualche secondo.
“Comunque tanto vale che tu sappia chi denunciare nel caso il tuo amico abbia qualche problema - sorrise divertito porgendogli la mano - sono Kim Jonghyun.”
“Io..io mi chiamo Kim Kibum, abbiamo lo stesso cognome - la prese e quel tipo, Jonghyun, gliela strinse - che modo strano di conoscersi, prima tenti di uccidere me e poi anche un mio amico.”
“Tu mi hai aggredito per le palle che usiamo.” Prese a ridere strappando un sorriso anche alla boccuccia quasi perennemente imbronciata di Kibum. “Pensavo che la prossima volta che ci saremmo incontrati sarebbe stato in un campo.”
“Non so nemmeno come si chiama la tua squadra.”
“Beh, neanche io.”
“Potresti essere la prossima squadra che incontreremo, ma non voglio saperlo.”
“In che gruppo siete?”
“Nell’A.”
“Nah, non siamo noi.”
“Voi siete nel torneo B?”
“Si.”
“Capisco..siamo lontani.”
“Ti dispiace?”
Kibum avvampò. “C-Cosa? No!”
Jonghyun rise di nuovo. “Che carino che sei quando arrossisci.”
L’altro si toccò le guance coprendole timidamente con le mani. “Non stavo arrossendo.”
"Comunque come hai fatto a colpirmi se la tua scuola si trova in questa strada?!"
"Stamattina, beh mi stavo allenando mentre venivo."
Kibum si rivide in quelle parole, restando in silenzio come per riflettere. Anche lui usava la strada secondaria, sebbene più corta, per correre un po' e allenarsi. Sebbene non fosse mai successo di giocare una partita intera, lui dava sempre il massimo per essere pronto in ogni momento all'azione. Gli piaceva che gli altri riconoscessero la sua buona forma fisica.
La porta dell’infermeria si aprì lentamente e da lì uscì solo la dottoressa con un sorriso sereno disegnato sul viso. “Il vostro amico sta bene, è solo che deve aver fatto molti sforzi ultimamente e anche una botta apparentemente innocente è stata sufficiente per metterlo a terra, ma non preoccupatevi. È tutto ok. Io adesso vado fuori a fumare.”
Jonghyun fece un breve inchino, seguito da Kibum che era rimasto confuso. “Fumare?” Chiese quando quella fu abbastanza lontana da non poterlo sentire.
“Ah? Si, è una mia amica, tra noi non ci sono segreti.”
Kibum strinse le spalle disinteressato, che cosa strana. Poi entrò nella stanza di Taemin che dormiva serenamente e prese a fissarlo. “Questo non è giusto.”
“Non l’ha colpito di proposito!”
“No, non questo! - Respirò profondamente Kibum - Taemin si è allenato tanto per giocare almeno una partita, e poi è bravo a fare il libero. Non capisco perché quel cretino del capitano non lo fa giocare mai.”
“Il tuo capitano di che anno è?”
“Terzo.”
“Beh, allora è ovvio. Vuole vincere a tutti i costi e pensa che Taemin potrà giocare il prossimo anno, quindi è essenziale che quest’anno usi le sue carte migliori. Non lo condivido, ma lo capisco.”
“Va bene così, voglio fare del mio meglio durante la prossima partita, il prossimo anno sarò del terzo anno, diventerò capitano e farò giocare Taemin ogni partita.”
Jonghyun gli diede un colpetto lasciando che la sua mano restasse sulla sua spalla. “Beh, io te lo auguro di cuore.”
“Non dire cose così buoniste.”
“Hai ragione, è strano.”


 
* * *


“Sei stato bravo, hyung - sentiva la voce di Taemin, ma non era chiaro da dove arrivasse perché intorno a sé si era creata come una cupola. Davvero?
Era successo davvero?
Si guardò in torno per un secondo. La squadra avversaria stava raccogliendo i palloni e pulendo il pavimento della palestra, indossavano ancora le divise, e lo stesso stavano facendo i suoi compagni di squadra a parte lui. Taemin si era avvicinato dopo un po’.
“Senti, Taemin, abbiamo davvero vinto?”
“Mah, sì.”
“Oh..e io stavo giocando come palleggiatore?”
“Perché fai queste domande? Sì che stavi giocando come palleggiatore.”
“Però..”
Non disse più niente e prese ad aiutare gli altri come di consueto. Dopo una partita, entrambe le squadre, vinte e sconfitte, dovevano sistemare la palestra, raccogliendo i palloni e togliendo la rete senza strapparla, per poi lavare il parquet, ma solo dopo il saluto ufficiale, infatti prima e dopo la partita, le squadre si mettevano una di fronte l’altra formando due ordinati muri, per poi fare un forzato inchino.
Kibum sotto la doccia non smetteva di pensare al fatto che nonostante tutto, non riusciva a vedere quella squadra, come la sua squadra.
Raccolse i capelli dietro la fronte e alzò il mento perché l’acqua cadesse direttamente sulla sua faccia. Era calda e rilassante, di solito dopo una partita era come un modo per togliersi i pesi di dosso, ma quel giorno non funzionava. Continuava ad essere inquieto.
Chiuse il getto d’acqua, prendendo l’asciugamano appeso alla porta della doccia e se lo legò alla vita.
Quando uscì un suo compagno, Mihae gli diede una forte pacca sulla schiena. “SEI PROPRIO BRAVO AD ALZARE, VERO?”
Kibum fu bruscamente riportato sulla terra. “Cosa?”
“Insomma, durante la partita, non ero io a cercare la palla, eri tu ad alzarmela perfettamente, sembrava che fosse risucchiata dalla mia mano, questo significa che sei davvero bravo!” Spiegò entusiasta.
“E’ vero, le tue alzate sono perfette e facili da prendere - disse un altro, che aveva giocato come schiacciatore laterale - Geunsuk solitamente le fa troppo veloci e prenderle è davvero straziante perché a volte non ci riusciamo e lui si arrabbia per questo, dicendoti che dobbiamo fare di meglio se vogliamo vincere.”
“Vincere è importante - disse Mihae - ma lui esagera davvero.”
Taemin aveva ascoltato per tutto il tempo in silenzio, seduto in una panchina dello spogliatoio, poi si alzò. “Vi sembra una cosa bella da fare? Sparlare del vostro capitano quando lui non è neanche qui e non può difendersi.”
“Andiamo Taemin, neanche tu lo sopporti! È vero che Seoghyun è bravo a fare il libero, ma anche tu sei bravo in ricezione, ogni tanto potrebbe farti giocare!”
“Mi sembra che questo riguardi solo me, no? Se ce l’avete con lui dovreste dirglielo in faccia, non potete aspettarvi che cambi se neanche sa di doverlo fare. Date tutto per scontato, voi.” Mise involontariamente il broncio.
Kibum guardando quello che stava succedendo, capì perché quella squadra, non somigliava affatto ad una squadra, la sua squadra. Si chiese se era possibile vincere anche in quelle condizioni, se fino alla fine del torneo, quella situazione così rigida avrebbe retto.


 
* * *


“E’ da un po’ che ci penso..ma.. Taemin, non è che forse ti piace il capitano? Puoi dirmelo tranquillamente, io non ho pregiudizi!”
Il piccoletto soffocò sputando un po’ di crema sul tavolo e cominciò a lacrimare perché stava soffocando. Erano andati in centro per comprare fumetti o cd, ma prima avevano deciso di fermarsi a mangiare un dolce in una pasticceria che Taemin frequentava sempre. Glielo chiese senza giri di parole.
“Se non fosse per questo, non avresti motivo di difenderlo, lui si comporta davvero male con te.”
Taemin scosse la testa. “Non fraintendere, è solo che le persone ipocrite mi danno veramente fastidio. Se hanno qualcosa contro qualcuno preferirei che lo dicessero in faccia, come sparlano di Geunsuk hyung, potrebbero farlo di me e te, non pensi?”
“Conoscendoli, però, adesso non ti parleranno più. Non sono sicuro che ne valesse la pena - sentenziò Kibum - ma non preoccuparti, diventerò così forte che il prossimo anno potrai giocare ogni partita.”
“Sono felice per questo, ma alle volte penso che Geunsuk abbia ragione. Insomma, se fossi forte mi farebbe giocare ad occhi chiusi dato che è così ossessionato dalla vittoria..quindi io continuerò ad allenarmi duramente, voglio essere scelto come titolare perché sono bravo, non perché faccio tenerezza.”
Il suo hyung ingoiò il boccone di torta e gli rimase un po’ di panna sulla bocca. “Perché sei così maturo? Mi fai arrabbiare.”
“A-Amh..hyung, tu” cercò di indicare le sue labbra per fargli capire che era sporco ma Kibum non capì e Taemin si irrigidì maggiormente quando vide il ragazzo che lo aveva aiutato quando era stato colpito con quel pallone davanti quella scuola, dietro le spalle dell’amico, ignaro di tutto.
Mise le mani sugli occhi di Kibum e con uno strano tono di voce gli chiese: “Chi sono?”
“Hai deciso di restare senza mani? Te le stacco se non mi lasci subito.”
Il ragazzo sorrise cristallino e girò un po’ per farsi vedere. “Guarda che non devi avere paura, io non ti faccio niente.” Col pollice indicò un gruppo di amici che li guardavano in modo strano da lontano, ridacchiando. Taemin pensò che probabilmente li stavano prendendo in giro e iniziò a diventare nervoso.
Kibum ricambiò stranamente il sorriso, il che fece lo fece rabbrividire. Kibum lo faceva troppo raramente. “Tu, coso.” Lo chiamò allegramente.
“Hai già dimenticato il mio nome?”
“Sì.”
“Sei cattivissimo.”
“Non così tanto.”
“Sai, ero in giro con dei miei amici e ti ho visto, ho pensato di venirti a salutare e tu non ricordi neanche come mi chiamo, che tristezza. Ah, ciao Taemin!”
Il piccoletto avvampò abbassando la nuca. “C-Ciao!”
Un amico di quel ragazzo si avvicinò per dire una cosa all’orecchio a Jonghyun e Taemin sentì la pressione sanguigna abbassarsi ulteriormente.
Come ci era finito in una situazione del genere?
“Ah, già, lui dice che sei sporco sulla bocca.”
Kibum si toccò vicino la bocca ma non trovò il pezzetto di torta. Quei due lo guardavano come bestie fameliche pronte a divorarselo. “Taemin-ah, perché non me lo hai detto?”
“E’ s-solo c-che..non ci sono a-arrivato!”
“Se hai problemi possono aiutarti io.” Si propose l’amico del killer.
Il suo hyung impallidì e prese un fazzoletto per pulirsi. Il ragazzo ridacchiò contento dando una pacca a Jonghyun che non sembrava ugualmente divertito. “Non fare proposte così azzardose ai ragazzi che interessano a me.”
“Ah, ti interessa anche l’altro?” Sbuffò ironicamente. “Va bene, se mai doveste cambiare idea fatemi uno squillo.” Fece marcia indietro e salutò Jonghyun, che si era autoinvitato al tavolo e sedeva fra loro come Gesù fra gli apostoli.
“Ah, offritemi qualcosa, sono povero.” Si accovacciò sul tavolo usando le braccia come cuscino.
“Jonghyun, cosa c’è che non va in quei ragazzi?”
“Cosa c’è che non va in loro?”
“Lo sto chiedendo a te.”
“ASPETTA, TI SEI RICORDATO IL MIO NOME - Si alzò subito, prendendogli le mani in modo strano - SAPEVO CHE NON POTEVI AVERMI DIMENTICATO!”
“Era ovvio che non avevo dimenticato il tuo nome, cretino! E NON CAMBIARE DISCORSO!”
“Non so di che stai parlando.” Sbadigliò.
Kibum strinse le labbra infastidito.  “Lui diceva cose strane!”
“Sei troppo teso, stava solo scherzando.”


 
***


“Continuò a non capire- Geunsuk prese la palla e la lanciò con un palleggio verso Taemin - perché non mi aggredisci mai? Perché non ti arrabbi?”
Il piccolo corse nella direzione del Mikasa e lo prese in bagher. “Perché - cercò di parlare nonostante il fiatone - non ha importanza..quando, quando imparerò a giocare bene, allora sarò titolare, in fondo c’è ancora tanto tempo.”
Geunsuk bloccò il pallone fra le mani e non gliela tornò indietro.
Dopo il consueto allenamento pomeridiano, Taemin gli aveva chiesto di aiutarlo un po’ con la ricezione. Il capitano sapeva bene che non aveva grandi problemi in difesa, essendo un libero si dilettava solo in quello e se la cavava anche bene, tuttavia Taemin voleva migliorarsi e gli aveva chiesto aiuto.
“Sai, io so benissimo che tu sei bravo a fare il libero, ma non ti farò giocare neanche una partita.” Lo sfidò apertamente.
Però Taemin non reagì. “Va bene così..io volevo solo che mi tirassi i palloni.” Sussurrò con voce tremante, sembrava sul punto di piangere.
“Non mi chiedi perché?”
“Perché vuoi vincere, lo so.”
“No invece! Perché tu non hai carattere! È possibile che ti vada tutto bene? Ti lasci calpestare da chiunque, non è questo quello che voglio da un giocatore della mia squadra.”
Calò il silenzio tra di loro per diversi minuti.
Taemin gli si avvicinò minacciosamente, prendendolo dal colletto della maglia non proprio sudata ma umidiccia anche perché faceva abbastanza freddo a quell’ora. “Che ne pensi di lasciarmi stare? Dici che non ti faccio antipatia, allora perché non prendi il pallone e me lo tiri? Io so di saper giocare, ma sto comunque cercando di migliorarmi. Pensi di poter dire che non ho carattere solo perché ti rispetto? Perché rispetto le tue scelte e non sparlo di te quando non ci sei? Questo significa essere senza carattere?! - Sollevò il viso verso di lui, i suoi occhi brillavano come quelli di un assassino - Sai cosa penso? Penso che noi perderemo questo torneo perché decidendo i giocatori col tuo criterio di scelta, ti sei circondato solo di traditori. Quella che pensi che sia la squadra più forte del campionato, non somiglia affatto ad una squadra.”
Geunsuk non parlò e rimase soltanto ad ascoltarlo.
“Perdonami capitano, ma rimetti tu a posto i palloni, mi sono ricordato che tutto quello che sto facendo adesso è inutile e non ho la forza per andare avanti.” Lo lasciò e il maggiore fece qualche passo indietro, come costretto dalla spinta di Taemin.
Tornò dentro solo per prendere il suo borsone, poi corse fuori andando sulla via per tornare a casa, quella del centro. A quell’ora della sera per la strada che avrebbe dovuto prendere dopo aver attraversato la parte più vivace di Daegu, non c’era molta gente, il che un po’ lo spaventava. Era la prima volta che tornava a casa da solo a quell’orario, chiedere a Geunsuk di accompagnarlo sarebbe stato troppo imbarazzante.
Sentì lo stomaco borbottare. Non aveva mangiato niente a pranzo, stava letteralmente morendo. Anche se effettivamente era ‘tardi’ per lui, per la Corea era solo l’inizio di una serata, quindi molti negozi erano ancora aperti, ovviamente, tutti tratte quello che interessava a lui. La pasticceria dove c’era il ragazzo gentile che gli faceva pagare la marea di dolci che acquistava la metà del prezzo.
Ci sarà qualche distributore che avrà i Pepero, no? Si chiese, guardandosi intorno.Non ce n’era neanche uno.
Continuò a vagare alla loro ricerca, sembrava che tutte le pasticcerie a quell’ora chiudessero, e non aveva abbastanza soldi per comprare qualcosa come una pizza. Come poteva? Aveva speso tutta la sua paghetta in dolci.
Sicuramente si sarebbe dovuto preparare da solo da mangiare, sua madre non tollerava che saltasse pranzo e cena con la famiglia, quindi se preferiva la pallavolo, quella era la sua punizione. In fondo a sua madre non era mai andata giù la questione del club pomeridiano, avrebbe preferito che facesse letteratura, teatro, sicuramente qualunque altra cosa sarebbe andata bene per lei, purché non avesse a che fare con lo sport.
Finalmente lo trovò. Era dietro degli alberi, vicino ad alcune panchine.

Avrebbe voluto correrci contro, preda dell’entusiasmo, ma non ci riuscì. Era ancora triste per quello che era successo con Geunsuk.
Mentre camminava tirò un calcio ad una lattina che aveva trovato per terra, la quale fece un notevole volo verso il distributore, dove c’era già una persona che stava prendendo qualcosa. Quello si voltò appena, seguendo il rumore e ritrovandosi una lattina battuta contro la fronte. Restò immobile, impassibile.
Taemin divenne pallido, le ginocchia volevano cedere.. Era un ragazzo, forse delle superiori visto quanto era alto, almeno 15 centimetri più di lui, era imponente e aveva due spalle enormi.
“N-N-N-N-N-N.. - cominciò a tremare spaventato - N-N.. NON V-V-VOLEVO C-COLP-P-P-PIRTI!”
Quello fece un cenno col capo, quasi non gli era importato, poi si mise in ginocchio per prendere la sua scelta da dentro il cassetto del distributore. Quando si avvicinò alla panchina per sedersi, Taemin notò che indossava una divisa da pallavolo, era blu e nera e sul suo petto c’era il numero 11.
Cercò di non farci caso e cercò i Pepero alla fragola, ma non ce ne erano. Non era possibile, perché quel tizio ne aveva preso un pacchetto. Quello li stava mangiando come se niente fosse, e Taemin, intento a fissarlo per capire se si stava sbagliando, si accorse che aveva un’aria davvero triste e delusa. Forse se avesse detto qualcosa e se lo sarebbe fatto amico gliene avrebbe offerto uno. Si diede dell’idiota da solo e decise di prendere quelli classici, non era buoni come quelli alla fragola, ma erano comunque buoni.
Avrebbe voluto sedersi, ma forse sarebbe sembrato strano?
Lui non aveva fatto niente di male, era stato un incidente. Figuriamoci se voleva colpire quel tizio, era solo nervoso per quello scemo di Geunsuk, quindi alla fine decise comunque di sedersi.
“Che è successo a te? - Chiese quel ragazzo, senza neanche guardarlo, ma continuando a tenere lo sguardo basso - Hai ancora la divisa, è strano.”
“Anche tu ce l’hai ancora. Non è strano questo?”
“Beh, sì - storse le labbra divertito - ma io ho un motivo, e tu?”
“Mi sono solo allenato fino a tardi - disse Taemin sospirando rattristato - e alla fine non è servito a niente, ho solo peggiorato tutto.”
“Capisco.”

“E tu? Non mi hai detto qual è questo motivo.”
“Non me lo avevi chiesto.”
“Tu, non fare il furbo!”
Il tizio finalmente lo guardò e Taemin si sentì un po’ strano. Aveva gli occhi spaventosamente grandi, anche le labbra erano insolite, ma la cosa che lo aveva reso così inquieto era che la sensazione di fascino che il suo volto gli provocava dentro al petto. “Sono troppo triste per fare il furbo, sai?”
“A-Ah, mi dispiace, ma io non lo sapevo..”
“Non ha importanza. Indosso la divisa perché stavo giocando una partita fino a qualche ora fa, ma non mi andava di tornare a casa a dare la notizia che non andrò in semi finale perché ho perso. Mi aspettavo un po’ di più, sinceramente.”
Quindi, lui ha perso?  Taemin cercò di dargli una pacca mentre non lo guardava, ma la sua mano non riuscì a toccare la spalla di quel ragazzo perché era diventato troppo nervoso. “Ti aspettavi di più da cosa?”
“Dalla mia squadra.”
“Però..non devi fare così, anche se pensiamo di essere molto forti, alle volte incontriamo squadre più forti, non c’è mai la certezza di essere i migliori finché non ci si scontra con tutti. Prima o poi troveremo qualcuno più grosso di noi, e questo qualcuno, un giorno, troverà qualcuno ancora più forte di lui!”
“E’ divertente.” Gli strappò un sorriso e Taemin divenne più rigido di prima. Perché stava pensando che quel ragazzo aveva un sorriso così bello?
“Non ho neanche detto che era per questo, ma tu hai cercato di consolarmi ugualmente. Ti ringrazio.”
“N-N-Non era per q-questo?”
Quello scosse la testa. “No, la mia squadra è abbastanza forte, ma non pensiamo di essere i migliori, e non abbiamo neanche perso con tanto svantaggio. Sono deluso dal fatto che dopo la partita, nessuno ci è rimasto davvero male, tra di loro non si sopportano e tra noi non c’è un bel rapporto, quindi ho l’impressione che per loro questo era solo un peso. Io, al contrario loro, sono davvero triste per questo.”
Taemin si sentì intenerito da quelle parole e la sua mano riuscì a toccare la spalla di quel ragazzo, che al contatto, gli fece venire un brivido. “Io..io non saprei bene cosa dirti, in realtà anche nella mia squadra c’è qualcosa di simile, però non sono bravo a dare consigli o a consolare quindi non saprei cosa dire.”
“Prima lo hai fatto molto bene, ma non ti stavo chiedendo di consolarmi.” Rise un po’, ricambiando la pacca che fece quasi esplodere Taemin. La mano di quel tizio era grande, ma quando colpiva la sua spalla era delicatissima.
LEE TAEMIN, A COSA DIAVOLO STAI PENSANDO?
“Tu però non ti devi preoccupare! Anche se quest’anno è andata così, il prossimo anno andrà meglio e se non sarà il prossimo anno, sarà quello dopo! Non devi perdere la fiducia e non devi mai pensare che giocare non è bello, i giocatori non vincono per loro, vincono per la squadra, quello che dovrebbero capire tutti è che però quando la squadra vince, sta vincendo per i giocatori, no? Bisogna portare avanti la squadra se si vuole andare avanti come singolo elemento.”
Il ragazzo restò ad ascoltarlo, poi alzò gli angoli della bocca. “Vorrei che tutti la pensassero come te ma alle volte non sono sicuro che io, o tu, abbiamo la stessa visione della pallavolo di quella loro. Forse per noi è più importante, o forse troppo importante e per loro è soltanto un hobby pomeridiano. Spero solo che quando inizieranno le superiori, io riesca a trovare una squadra che mi faccia sentire come in una famiglia. Credo sia questo il segreto per avere una felice vita sportiva, un buon rapporto con i compagni, no?”
Taemin era d’accordo con quello che diceva, aveva davvero ragione, però c’era una cosa che non gli era chiara. “Quando..quando inizieranno le superiori? Tu sei uno studente delle medie? Ma sei quasi..quasi un metro e ottanta!”
“Sono alto ma faccio ancora le medie - spiegò - nella mia famiglia siamo tutti alti.”
“Aish, che fortuna! Nella mia siamo tutti bassi! Almeno, mia madre e mio padre lo sono, la mia sorellina è ancora piccola, non so se diventerà più alta di me, spero di no, sarebbe umiliante!”
Quello si mise a ridere e Taemin arrossì imbarazzato. “Mi chiamo Minho, comunque.”
“Lee Taemin! Alcune volte la gente scambia il mio nome per quello di una ragazza, ma non è così, io sono un ragazzo!”
“Lo so che sei un ragazzo, ti vedo.”
“Ah, giusto..”

 

***

 
“Ho sempre di più l’impressione che tu mi segua.” Ridacchiò Kibum, alzato davanti la fermata del bus. Quella sera non ci sarebbe stato nessun allenamento dato che avevano disputato la partita della semifinale e avevano vinto senza neanche troppi problemi. In realtà si aspettavano una squadra più forte, invece era mediamente forte e fu semplice batterla.
“Non dire sciocchezze, non è un’impressione, io ti seguo.”

“Questo è spaventoso, serial killer con le Molten!”

Jonghyun si mise a ridere e poi gli diede un colpetto amichevole sulla fronte. “Dov’è che devi andare? Non hai l’allenamento?”

“Ah, si..però..oggi abbiamo giocato quindi non ci alleneremo. È stato fastidioso che hanno spostato la partita, però alla fine è andato tutto bene e sono contento comunque.” Annuì convinto delle sue parole.

“Questo significa che avete vinto?”

Kibum ricordò che anche se avevano spostato il giorno, sia il girone A che quello B giocavano negli stessi giorni, quindi dato che Jonghyun era arrivato in semifinale come lui doveva aver giocato pure. Se aveva vinto, si sarebbero ovviamente ritrovati sullo stesso campo la settimana dopo.

“Beh si, anche se non vincessimo il torneo scolastico, noi siamo i vincitori del girone A e ne andiamo molto fieri.” Spiegò Kibum. “E voi? Avete vinto anche voi?”

Il vento soffiava, la gente passava e le macchine non si fermavano, ma l’autobus dov’era finito? Perché non era ancora arrivato? La situazione cominciava ad essere pesante e imbarazzante per entrambi.

“Quindi, noi ci incontreremo.”

Kibum fu vagamente scosso da un vento che non era nuovo, ma che facendo da contorno a quelle parole, era diventato tremendamente freddo. “Alla fine, era questo che volevamo, no? Incontrarci e batterci su un vero campo, per dimostrare all’altro che entrambi vogliamo restare alzati per ultimi.”

Jonghyun sorrise. “Ti ricordi ancora quello che ho detto.”

“Si, probabilmente.” Prese il suo borsone da per terra. Se il bus non arrivava, tanto valeva tornare a piedi come faceva di consueto, solo che a volte non gli andava di camminare.

“Penso che oggi non arriverà.” Il futuro rivale guardò il cielo pensieroso. “Pensi che resteremo amici anche dopo che avrai perso?”

Kibum gli tirò una gomitata nello stomaco. “Nessuno ha detto che sarai tu a vincere, cretino!”

“Beh, se fossi tu a vincere, io..io penso che la prenderei bene, anche se per me vincere è la cosa più importante, non penso che vincere, ora come ora, sia più importante del nostro rapporto.” Jonghyun si infilò le mani in tasca e prese a camminare, Kibum lo seguì a scoppio ritardato. “Non sentirti obbligato a dire lo stesso.”

“Io non lo direi in ogni caso perché..vincere non è mai più importante di qualcuno! Jonghyun, ma tu quando dici del ‘nostro rapporto’..a cosa ti riferisci?”

“Mh, non saprei spiegartelo.”

Si misero a camminare insieme, le loro spalle erano vicine ma non si toccavano, inoltre non avevano più aperto bocca da quel momento. Non erano neanche sicuri di dove andare, stavano solo camminando, finché non si ritrovarono in un parco. Non era ancora buio e c’erano diversi bambini con i loro genitori.

“Kibum, mi aspetti mentre vado a bere?” Gli indicò la fontana e quello scosse la testa su e giù.

Jonghyun aspettò la fila, davanti a lui c’erano due marmocchi che si stavano mettendo a giocare con l’acqua, irritando seriamente il suo sistema nervoso, tanto che, ad un certo punto, prese entrambe le loro testoline e le spostò per passare e bere.

Kibum da lontano, mentre lo guardava, cominciò a ridere. Jonghyun sentendolo si girò verso di lui, non facendo caso alla palla che un gruppo di ragazzini sui 9/10 anni, avevano involontariamente lanciato verso di lui, colpendo la sua nuca e facendogli sprofondare la faccia nel getto d’acqua della fontanella che schizzò ovunque.

“YAH, MOCCIOSI!” Urlò Jonghyun furioso, prendendo il pallone e minacciando di bucarlo con la matita, che chissà come mai, aveva in tasca. “CHI E’ STATO?!”

Kibum gli corse contro e vide quei bambini tutti pronti a piangere, così gli strappò la palla di mano e la tornò a loro che avevano preso a fissarlo come un salvatore arrivato direttamente dal cielo per proteggerli dal demone Jonghyun. “Avanti, sono solo dei bambini, non essere cattivo! Sono sicuro che non l’hanno fatto apposta.”

Jonghyun però aveva smesso di ascoltarlo e si era concentrato su quel pallone tricolore, era un Molten.“State usando un pallone da pallavolo per giocare a calcio?”

Uno dei bambini lo guardò stranito. “Non stiamo giocando a calcio.”

“Davvero? Possiamo giocare con voi?” Gli sorrise amichevolmente dopo aver quasi fulminato tutti loro con il suo sguardo assassino. “Noi siamo giocatori professionisti!”

“E chi se ne frega.” Disse lo stesso bimbo di prima, facendo rinascere lo stesso istinto omicidio di prima. “Potrai giocare solo se anche lo hyung bello e gentile lo farà, noi con lui ci vogliamo giocare.”

Letteralmente, dagli occhi di Jonghyun, si poteva tirare fuori solo una frase: “ora, lo, distruggo.”

“Parli a me?” Kibum si indicò confuso.

“Vedi altri hyung belli e gentili come te?”

Il ragazzo sorrise addolcite. “Anche se non sembra, lui è molto gentile, e poi non è neanche brutto, pensate che sia brutto perché siete maschietti ma alle ragazze piacciono i tipi come lui, sapete?”

“Hyung la tua voce suona come quella di un angelo.” Quel cosetto basso si portò una mano al cuore, aveva completamente ignorato tutto quello che gli aveva detto. “Allora?”

“C-Certo, si, giochiamo tutti insieme!”

I bambini sorrisero e gli indicarono di seguirli dato che lì non si poteva giocare in pace perché i palloni arrivavano ovunque e colpivano i passanti. Jonghyun però rimase un po’ indietro rispetto a loro, aspettando che Kibum lo raggiungesse. Lo fermò per un polso, tirandolo contro di sé e avvicinando la sua bocca all’orecchio del ben più amato giovane dai mocciosi. “Tu la pensi come le ragazze?”

Kibum avvampò e gli tirò un cazzotto in faccia. “La prossima volta che ti avvicini così tanto a me ti strappo le palle.” Guardandolo male, alla fine si allontanò correndo dai quei ragazzini.

“Si, è pazzo di me.” Si disse ad alta voce per convincersi.

I bambini erano tutti lì ad aspettare, c’era anche un uomo sulla trentina con le braccia conserte che non capiva cosa stesse accadendo. “Che succede? Chi sono questi ragazzi?”

“Sono dei nostri hyung, loro vogliono aiutarci ad allenarci!” Rispose uno dei nanetti.

Il tizio ridacchiò. “Siete delle superiori? Insomma, tu sei alto, l’altro un po’ di meno, ma sembrate delle superiori.”

“No, siamo entrambi delle medie.” Rispose Kibum.

“Bene, allora facciamo le squadre, anzi, le faccio io così nessuno fa il razzista.”

Ovviamente a nessuno stava simpatico il povero Jonghyun, però esteticamente sembrava molto forte date le sue spalle e la sua corporatura massiccia, quindi ai bambini tutto sommato non dispiaceva, era un’arma per vincere.

Anche se in quel momento, sembrava più uno scontro fra loro due.

“Kibum, non ti ho mai chiesto in che ruolo giochi.” Gli chiese Jonghyun mentre si toglieva la felpa della tuta nera con le strisce arancioni. Sotto aveva la divisa da pallavolo dei medesimi colori, tutta nera con le maniche bordate di bianco e i fianchi con spesse strisce di arancione. Sul petto aveva il numero 1.

Quando vide quell’1, divenne rigido e stranamente nervoso. Jonghyun era il capitano della sua squadra? Certo, era ovvio, e forse era anche il più forte della sua squadra.

Ma perché quello lo faceva sentire così nervoso? “Io..io sono un palleggiatore, f-forse aspiro soltanto ad esserlo.”

Le squadre alla fine furono fatte, Jonghyun non chiese nient’altro.

“Ragazzi, andateci piano.” Sorrise l’allenatore, dando il via.

I bambini se la cavavano abbastanza bene, non era facile per qualcuno della loro età ricevere o seguire bene i palloni ma grossomodo erano meglio di quel che si sarebbero aspettati. Lasciavano giocare loro, Kibum e Jonghyun si limitavano a salvare qualche palla impossibile.

Fu solo dopo circa quindici o venti minuti che Kibum riuscì ad alzare un pallone ad un bimbo che avrebbe dovuto schiacciare ma che sbagliando a toccarla l’aveva rimessa in campo e un altro l’aveva salvata, buttandola dall’altro lato.

Fu Jonghyun a prenderla con un bagher, facendo una free ball, una palla che non fa gli altri due tocchi che si dovrebbero, ovvero non viene alzata e schiacciata, ma presa e lanciata direttamente dall’altra parte.

Kibum corse in avanti, la palla era abbastanza alta da poter essere schiacciata, lui non era un bravo schiacciatore, non attaccava mai, però il muro dei bambini era troppo debole per poter fermare un possibile attacco, quindi ci provò ugualmente a schiacciare dall’altra parte, ma, sebbene nessuno l’avesse fermata davanti la rete, il pallone era stato trovato da Jonghyun che buttandosi per terra l’aveva rilanciata a Kibum. Non sapendo cosa fare la prese in palleggio e la passò ancora a Jonghyun, che invece la schiacciò con violenza contro di lui, prendendolo in faccia.

La fortuna volle che il pallone non si fermasse ma tornasse indietro da Jonghyun, dandogli una giocata molto corta che lo costrinse in bagher.

A Kibum sanguinava il naso e Jonghyun era evidentemente preoccupato.

I bambini non si ci mettevano in mezzo ma li guardavano entusiasti ed eccitati della straordinaria prestazione che quei due stavano mostrando.

“Kibum, vuoi che ci fermiamo?” Gridò Jonghyun, un po’ lontano da lui, dopo che questo aveva preso l’ennesima palla con la fronte.

“NON HA ANCORA TOCCATO TERRA, QUINDI STA ZITTO E CONTINUA COL TUO GIOCO!”

Il capitano sbuffò irritato. Voleva solo aiutarlo, perché si era arrabbiato? La tirò con un palleggio semplice ma corto a Kibum che la prese in bagher.

Continuarono per almeno dieci minuti in quel modo, a tirarsi la palla senza permettere che cadesse per terra. Alla fine però, qualcuno non riuscì ad arrivare al pallone e questo toccò il prato, segnando un solo vincitore.

“Beh, è stato emozionante.” Disse un po’ imbarazzato l’allenatore. “Non avete le stesse divise, quindi immagino che siate rivali.”

Jonghyun e Kibum si fissavano quasi arrabbiati, mentre entrambi non riuscivano a parlare a causa del fiatone. Erano sudati ma non stanchi e volendo avrebbero potuto continuare ma non lo fecero.

“Siete degli ottimi giocatori.”

“Grazie.” Dissero in coro, riprendendo le giacche della tuta.

“VI VERREMO A VEDERE QUANDO GIOCHERETE INSIEME!” Urlarono invece i bambini.

“Allora la prossima settimana, sabato prossimo, potete venire nella palestra Jeunwha, vero?” Sorrise loro Jonghyun che adesso non era più così antipatico ai loro occhi. “Abbiamo la finale insieme, io con la mia squadra e lui con la sua. Verrete?”

“CERTO!”

“Allora vi aspetteremo.”

“Ma perché non giocate insieme?” Chiese uno dei bambini che aveva parlato meno. “In questa partita sarete rivali, ma insieme sareste invincibili!”

Quelle parole rimasero nella loro mente per un po’. Andarono alla fontana per dissetarsi ma erano pensierosi, entrambi non facevano che chiedersi cosa potesse significare quell’affermazione. Giocare insieme? Nella stessa squadra?

In fondo non avevano disputato una vera partita quel giorno, perché agli occhi di quei bambini erano sembrati così bravi e perché proprio insieme?

Kibum si chinò per bere e Jonghyun gli spinse leggermente il viso contro il getto d’acqua, bagnandolo tutto. Scoppiò a ridere ma l’amico non la prese allo stesso modo e lo fulminò letteralmente col suo sguardo sottile ma spaventoso. “Ti sembra divertente?”

Jonghyun asciugò le lacrime che aveva versato per tutto il tempo che aveva riso. “No, non è divertente, davvero” riprese a ridere più forte di prima, vedendo che alcune goccioline scivolavano dalle sue ciocche di capelli e rigavano il tessuto della divisa rivale. “Oh avanti, magari un po’ divertente lo è!”

Kibum fece una risatina molto ironica, e stringendo le dita della mano destra, l’avvicinò alla fontanella per schizzare a Jonghyun che reagì con sorpresa. Non se lo aspettava?

“YAH, QUESTO NON E’ DIVERTENTE!”

“Tu dici, a me sembra divertente. Ahahahah.” Ghignò soddisfatto.

Cominciarono a schizzarsi uno contro l’altro per diversi minuti, dato che non c’era quasi più nessuno e stava per diventare sera.

“Ci stiamo sfidando di nuovo?” Chiese sorridente Jonghyun. L’ira di Kibum non si era ancora placata ed erano entrambi bagnati fradici. “Guarda che non perderò di nuovo se è questo che vuoi! È normale che tu abbia vinto, sei più bravo di me in ricezione! Con la mia squadra perderai.”

“Mi stai sottovalutando, Jonghyun. Comunque sono ancora in vantaggio.”

“Credo che questa sia una dichiarazione di guerra, quindi.” Si sollevò le maniche della felpa fin sopra i gomiti e gli corse contro, prendendolo in braccio dai fianchi e continuando a correre.

Kibum iniziò a scuotere le gambe per liberarsi della presa dell’altro. “YAH, LASCIAMI!”

“MAI!” Corse fino al prato e poi lo buttò per terra, per mettersi a cavalcioni su di lui e solleticarlo sui fianchi. “Se ti arrendi mi fermo!”

“Cosa?” Kibum si mise una mano sulla bocca per resistere alla tentazione ridere, ma non ci riuscì perché le dita di Jonghyun arrivarono al suo collo e presero a muoversi come vermicelli frenetici. “N-NON MI ARRENDERO’ MAI, SCEMO!”

Jonghyun si fermò di colpo, irrigidito da qualcosa. “Senti Kibum, ti ricordi quando mi hai chiesto a cosa mi riferivo quando parlavo del nostro rapporto?”

Il ragazzo annuì. “Certo.”

“Mi riferivo a questo.”


 
***


“Taemin, sei titolare.”

 “Ok.”

Geunsuk incrociò le braccia sul petto. “Non dici niente?”

“Ho detto che va bene.”

“Non sei per niente entusiasta?”

“Sì, lo sono.”
 

Il breve ma pungente scambio di parole che avevano avuto Taemin e il capitano prima di prendere il bus per la palestra Jeunwha aveva reso tutti più nervosi, compreso lui, che dal giorno al parco non si era più visto con Jonghyun.

Quando si sarebbero rivisti, cosa avrebbe dovuto dire?

Anche se avesse voluto, come poteva salutarlo in modo normale? Erano davvero rivali quel giorno, ma anche se aveva constatato che era molto bravo sia in attacco che in difesa, Kibum non era spaventato da lui, quanto dalla sua squadra. Avrebbero potuto vincere contro una squadra piena di super giocatori come Jonghyun? Non voleva perdere.

Quando tutta la Bidulgi entrò in palestra, fu investita da una carica di positività che non aveva mai sentito. In quella palestra c’erano solo due squadra, però era piuttosto piena per essere solo un torneo di ragazzini delle medie.

“Non essere teso.” Gli diede una pacca l’allenatore.

Già, era vero, quella volta lui era stato messo titolare come palleggiatore, mentre Geunsuk come centrale, anche se tutti sapevano che avrebbe potuto giocare in qualsiasi ruolo, anche come libero sarebbe stato infallibile.

Però, la vera tensione la sentì proprio dopo quelle parole. Perché? L’aveva notato solo da poco, ma Geunsuk non gli parlava più come prima, possibile che fosse geloso?

Il palleggiatore, di una squadra mediocre o di una davvero forte, restava comunque il regista, colui che doveva guidare il gioco, colui che doveva rendere possibile il punto, colui che doveva capire qual’era l’alzata perfetta per lo schiacciatore. Tutti, dal fischio d’inizio, a quello che avrebbe concluso la partita, avrebbero dipeso da lui. Da lui e da Taemin.

Il ruolo del libero era salvare le palle impossibili, Taemin era molto veloce e ci sarebbe riuscito, ma si chiedeva se il fatto che la sua prima partita era proprio la più importante lo avrebbe fatto sentire insicuro.

“Andate a riscaldarvi bene.” Comandò l’allenatore, guardando il foglio della formazione un po’ dubbioso.

Kibum non lo fece, ma rimase con lui. “Senta, posso farle una domanda?”

L’uomo lo guardò e annuì. “Dimmi.”

“Perché io e non Geunsuk? Lui è molto più bravo di me e ha molta esperienza!”

Quello sorrise divertito. “Perché in questo momento abbiamo bisogno di un comandante sobrio che non si faccia prendere la mano solo perché vuole vincere. Inoltre, è stato lui stesso a volerti qui.”

“Però...”

“Tu hai del talento, è per questo, e lui lo sa bene. Vorrei solo che tu capissi che anche se pensi che l’importante sia giocare, ricorda che non si gioca mai per perdere. Tutti cercano indistintamente di vincere, tutti cercano soltanto di vincere. Si gioca per questo.”

Kibum si sentì più tranquillo dopo quelle parole. “Vado a fare il riscaldamento.”

“Molto meglio.”


 
-


“Perché li fissi? Li conosci?”

Jonghyun scosse la testa e sbadigliò. “Conosco uno di loro, è un mio amico.”

Il vice capitano si piegò in avanti, per toccare il pavimento con i palmi. “E’ forte?”

“Lui... è bravo, non è forte, non sa attaccare. La sua squadra non la conosco.”

“Quindi in che ruolo gioca?”

“Dice di aspirare a fare il palleggiatore, ma non so precisamente com’è in quel caso, abbiamo giocato insieme una volta, ma era un uno contro uno. So solo che è bravo in ricezione, ma se dovesse giocare come palleggiatore non potrebbe ricevere le battute.”

“Però sei tu quello che batte meglio.” Ilhoon si rialzò, stiracchiandosi. “Con questa formazione, dipende da chi parte, certo, però così non sarai tu a battere.”

“Chiederò all’allenatore di mettermi all’1. Comunque sono alti quelli della sua squadra, non sottovalutiamoli. Se sono arrivati qui ci sarà un motivo.”
Sospirò, grattandosi la testa svogliato.

“Ma che razza di capitano sei? Vuoi fare gli esercizi come tutti?!” Gli strillò contro proprio come una ragazza, dandogli una cozzata. “Voglio che sia chiaro fin da ora” iniziò a parlare seriamente il vice “non avrò pietà per loro, non mi interessa se li rispetti o sei amico di uno di loro, io li distruggerò, quindi se non ti impegnerai, anche se sei il capitano, ti farò sostituire.”

Jonghyun ridacchiò, ma non disse niente.

Perché non aveva negato?

Con la coda dell’occhio trovò Kibum dall’altra parte della palestra mentre tirava il polso del braccio destro con la mano sinistra mentre si riscaldava. Sembrava sereno, allora perché solo lui si faceva quei problemi?

Non avrebbe intaccato la loro amicizia quella partita. Loro non erano dei bambini, avrebbero saputo perdere.

La verità, però, era che non aveva paura di perdere l’amicizia di Kibum nel caso avesse vinto. Aveva più che altro paura di se stesso, a parte il primo anno che era andato male e lui aveva anche giocato molto poco, l’anno precedente avevano vinto tutte le partite, dalle amichevoli a quelle ufficiali. Come avrebbe preso una sconfitta?

 
-


“Il killer ti fissa?” Chiese Taemin, spaventato.

Kibum rise. “Il killer?”


La loro attenzione fu raccolta dall’allenatore che li chiamò per il saluto formale con l’altra squadra. Tutti e 15 si misero in fila, quelli dell’altra squadra dovevano essere circa 20, le loro divise nere e arancioni erano davvero belle. Sui loro petti c’erano i numeri bianchi che mostravano con fierezza, c’era scritto 레이븐(corvi)  in alto a sinistra, sui loro cuori.

Al contrario, le loro divise erano bianche e con i numeri scritti in nero.

비둘기,비행 (colombe, volate) avevano scritto i loro compagni di scuola, su uno striscione bianco con disegnate delle piume.

Quasi fosse uno scherzo del destino, i corvi e le colombe, si sarebbero sfidate per vedere chi sarebbe rimasto per ultimo sul campo.  Kibum portò i suoi piedi davanti la rete, dall’altro lato c’era la Leibeun (corvi) messa in fila proprio come loro. Qualcuno allungò la mano verso di lui e Kibum sollevò lo sguardo per vedere a chi avrebbe stretto la mano, non trovando chi avrebbe voluto.

Quel ragazzo aveva un 2 sul petto e lo sguardo decisamente incazzoso. Lo mise seriamente in soggezione. “Non essere spaventato, numero 12” gli sorrise quel tizio e Kibum gli strinse la mano con meno inquietudine rispetto a prima. Quel tizio però la strinse molto forte, sorridendo sadicamente. “Oggi non vincerete.”

Quando si allontanò per prendere la sua posizione, Kibum rimase a guardarlo. Anche lui si sarebbe dovuto mettere nella sua posizione, ma quelle parole continuavano a risuonare nella sua mente.

Vincere è importante. Si disse. L’unico modo per essere un buon giocatore, è vincere, giusto?  Kibum afferrò la rete infilandoci le dita per allargare leggermente i buchi già larghi di suo del tessuto. “Siamo venuti per la stessa cosa, oggi.” Sorrise imitandolo. “Quindi oggi sarete voi a non vincere, ci state sottovalutando senza neanche averci visto giocare, stupidi.”

Jonghyun era vicino alla rete, dato che probabilmente ancora non aveva raggiunto il suo posto nel campo. Non disse niente.

Quel numero 2 in nero sembrava irritato dal silenzio di Jonghyun.

Kibum sospirò e andò in posizione 6, la battuta era nelle mani della Leibeun, proprio come si aspettava avrebbe battuto Jonghyun, sperando che quella volta non colpisse nessuno.

Dall’altro lato della rete, Kibum lo vedeva diverso e lontano, quasi un'altra persona. Il modo in cui si era alzato la palla, il modo in cui l’aveva colpita, era soltanto una battuta dall’alto in salto, ma perché sembrava così esperto ai suoi occhi?

Quel pallone colpì con estrema violenza i polsi del suo compagno di squadra che la lanciò a quello che avrebbe momentaneamente alzato, il quale, dettato dalla rotazione, si trovava al posto 2, il posto perfetto per il palleggiatore, anche se quello era un centrale e non era il suo ruolo.

In pratica, quando era la squadra avversaria a battere, i giocatori, aldilà dei loro ruoli, dovevano tenere la postazione di partenza o quella che risultava durante le varie rotazioni, le quali avvenivano in base a chi otteneva il punto. Nel caso la Leibeun avesse fatto punto, tutto sarebbe rimasto allo stesso modo, mentre se fosse stata la Bidulgi a segnare, allora avrebbe dovuto girare, riottenendo il servizio o battuta.

Il compagno l’alzò prontamente a Geunsuk che la schiacciò, ma venne subito murato, così che la palla cadesse per terra dopo il tocco con i palmi delle mani degli avversari.

L’allenatore fece entrare Taemin al posto del momentaneo numero 6, essendo un libero non avrebbe potuto giocare in zona d’attacco, quindi sulla linea dei 3 metri, quella più vicino alla rete. Infatti non poteva attaccare o murare, e neanche andare in battuta, tuttavia poteva entrare tutte le volte che voleva senza limitazioni, ovviamente sostituendo soltanto giocatori sulla seconda linea, quella da 6 metri dietro la zona d’attacco.

C’era di nuovo Jonghyun in battuta. Quello lo preoccupava, perché riusciva a lanciare con potenza anche da lontano, la palla arrivava nel loro campo infuocata, difficile da prendere se non ci si voleva far male. Ci stava dando dentro fin da subito.

Servì come prima, ma quella volta fu Kibum la sua vittima, che prese la palla con le braccia più che con i polsi, pur di salvarla e servirla al posto 2, che vedendo il muro della Leibeun pronta ad alzarsi per bloccare Geunsuk, decise di darla ad un altro attaccante che fortunatamente prese di sorpresa la difesa avversaria, portando punto alla Bidulgi.

Ora Kibum sarebbe momentaneamente passato al posto 6, e Taemin al 5, ma fortunatamente essendo loro la battuta si sarebbe potuto spostare per raggiungere la zona 2 non appena il compagno avrebbe servito.

Così fece, dopo il fischio e quindi il servizio, Kibum corse al 2 e la palla che la Leibeun aveva trasformato in un buon attacco, ma che era stata facilmente trovata e salvata da Taemin, gli arrivò perfettamente sulla testa.

Sicuramente in quel momento si stavano chiedendo a chi avrebbe alzato.

Kibum cercò di non deluderli e mise le mani nel classico modo, ben aperte sul viso, come per prendere la palla e poi, normalmente, alzarla all’attaccante. Quelli iniziarono a cercare di murare, da qualche parte. Kibum guardò molto evidentemente Geunsuk, come per dirgli che quel pallone era suo, e lui infatti corse e saltò aspettando l’alzata.

Kibum però abbassò la mano più vicina alla rete e prese la palla solo con l’altra, facendo un pallonetto di secondo tocco, ovvero, non alzò a nessuno perché potesse attaccare, bensì la spinse con nonchalance dall’altro lato della rete mentre tutti erano concentrati su Geunsuk, nessuno se lo aspettava, quindi nessuno riuscì a correrci e prenderla, anche perché cadde dall’altra parte, si, ma molto vicina alla rete.

Quando l’arbitro segnò il punto ci fu un momento di silenzio imbarazzante. Quel tizio che lo aveva apertamente sfidato, sembrava star sorridendo, ma allo stesso tempo sembrava snervato.

“SEEEH!” Urlarono tutti dopo che fu segnato il pareggio.

“SEI UN GRANDE KIBUM!”

“SEI FIGO HYUNG!”

La rotazione rimase ferma per un po’, ma poi fu comunque la Leibeun fare loro i punti successivi, arrivando ad un punteggio un po’ demoralizzante. 8 a 12 per la Leibeun.

Erano tutti stanchi, cercando di non far cadere mai la palla. Da entrambe le parti il pensiero era lo stesso: ‘falla cadere, falla cadere da qualche parte, è meglio dall’altra parte’.

Sembrava che quel punto avrebbe messo fine all’intera partita visto come si stavano affannando per non lasciarla cadere. Lentamente gli attacchi diventavano più deboli ed era sempre più semplice prenderli, quindi sempre più difficile era mettere fine a quell’infinito momento che stava durando diversi minuti.

Taemin vide la palla venirgli contro, urlò anche ‘MIA’, ma quando quella gli si avvicinò dritta sulle sue braccia, lui si scansò e non cercò di salvarla. Quel pallone era troppo lungo ed era finito fuori dalle linee perimetrali.

L’arbitro aspettò qualche secondo, poi fischiò il punto per la Bidulgi.

Geunsuk gli si avvicinò serio come al solito, poi gli posò una mano sulla testa, come se fosse un cane, arruffandogli i capelli. “Sei..sei stato br.. br..mh..bravo.”

Il piccoletto sorrise vedendolo così impacciato. “Grazie hyung.”

 
090112
 
Kibum corse sotto la palla e la prese in bagher, servendola direttamente dall’altra parte. Essendo un gioco difficile, non poteva far altro, altrimenti sarebbe caduta.
 
140119
 
“Siamo davvero sotto di cinque punti.” Borbottò un compagno di squadra, mentre beveva dalla sua borraccia l’acqua a temperatura ambiente. Il coach aveva preso il primo time out, la Leibeun li stava massacrando, aveva segnato quattro punti di fila, quindi il time out era d’obbligo per smorzare l’aria. Alla battuta c’era Jonghyun, ed era decisamente forte. Non se lo aspettava poi così tanto, pensava che era forte, ma così era spaventoso.

“Probabilmente, hanno visto che abbiamo chiamato il time out, cambieranno il tipo di battuta di quel numero 1. Penseranno che stiamo cercando un modo per difenderci da quel pallone così forte, ma non c’è niente che possiamo fare.” Sospirò. “Dobbiamo solo cercare di migliorare la ricezione, se continuano così arriveranno a 25 prima di quanto ci immaginiamo.”

“In realtà, ho notato una cosa.” Tossì Geunsuk, per farsi notare. “Per quanto riguarda la potenza del tiro, non ci possiamo fare molto, però quel tipo mira in modo spaventosamente preciso ai buchi che ci sono fra noi. In pratica, tira fra le due zone, solitamente spostando il servizio verso il più debole dei due.”

“L’avevo capito anch’io, è furbo il tipo, ma finché c’è la rotazione non è che ci si possa spostare troppo.” Spiegò l’allenatore. “Anche se effettivamente, dovremmo soltanto fare in modo che Taemin possa spostarsi. Continuando a battere in mezzo, basteremo che nessuno delle due zone provi a prenderle, così che Taemin possa arrivare e riceverla. Anche se per adesso Taemin non è al centro, è proprio lì che ci serve.”

“Comunque probabilmente non batterà di nuovo così adesso, quindi dobbiamo preoccuparci di altro. Quando tornerà in battuta, allora potremo usare la tattica con Taemin.”

L’arbitro mise fine al time out, chiamando le squadre perché tornassero in campo. Kibum vedeva Jonghyun ancora lontano e diverso, dall’altro lato del campo. Non avevano parlato per niente, inoltre sembrava impegnarsi moltissimo. Che si stesse impegnando più di lui?

No, non avrebbe perso.

Non avrebbe perso contro di lui.

L’ultimo pallone avrebbe toccato la metà del campo della Leibeun.

Sarebbe rimasto per ultimo in campo.

E dire che a lui, fino a qualche settimana prima, vincere non importava neanche così tanto.

Come l’allenatore aveva previsto, Jonghyun aveva cambiato tecnica. Il suo corpo era fermo ed eretto, la gamba destra su cui sembrava poggiare il suo peso leggermente arretrata, teneva il pallone con la mano sinistra, la spalla destra era meno sporgente, come la gamba. Si alzò il pallone, perfettamente sulla sua testa, alto. Il peso si era sposato direttamente sull’altro piede, poi colpì il pallone con la mano piatta e rigida.

Perché?

Perché non ruotava?

Cos’era?

Kibum non l’aveva mai visto.

“PALLA CORTA!” Urlò Geunsuk, andandoci contro, ma superato in velocità da Taemin, che quasi per magia, sembrava aver capito dove sarebbe caduto. Dato che non ruotava, sembrava molto lenta, forse sarebbe caduta vicino la rete, doveva aver pensato questo Taemin, che seguiva il pallone come la cosa più importante in quel momento.

Si allungò leggermente, poi cadde in modo strano, sebbene il tiro fosse dritto, la palla sembrò come curvare mentre cadeva. Taemin la prese, col polso, ma fu inutile, perché stranamente non rimbalzò e cadde ugualmente per terra.

Sicuramente Geunsuk lo avrebbe rimproverato, quindi si preparò mentalmente.

Non arrivò nessun rimprovero.

“Va bene così, sei stato bravo.”

 
180124
 
“Non sforzatevi più, lasciate che il loro pallone cada nel nostro campo.” Cercò di ricaricarli Geunsuk, vedendoli tutti un po’ demoralizzati da quel risultato. “Va tutto bene, anche se non vinciamo questo set, vinceremo il prossimo.”

“Ma l’allenatore ha detto..”

“Lo so. Non voglio disubbidirgli, ma siamo più stanchi di quel che sembra.”

 
170125
 
“Effettivamente non sono niente di speciale.” Disse Ilhoon, bevendo dalla sua borraccia. Jonghyun era entrato in un coma mentale, invece, dato che non parlava da diversi minuti, neanche durante la partita aveva aperto bocca. “Che c’è? Hai i sensi di colpa perché li abbiamo umiliati?”

Il capitano bevve un sorso e posò la bottiglia sulla panchina. “Non l’hai notato? Il loro allenatore non li sta rimproverando da quello che possiamo vedere.”

“Sarà solo demoralizzato.”

“Era ovvio che hanno fatto cadere la palla spontaneamente, senza neanche provare a prenderla. Volevano farci capire che lo stanno facendo apposta e che secondo loro non hanno sbagliato niente.”

“Ti sembrano così intelligenti?” Ridacchiò Ilhoon. Li stava sottovalutando troppo, era vero, sebbene i primi colpi di scena, non erano riusciti a mantenere il punteggio, e si erano pure arresi alla fine del primo set, ma probabilmente preferivano conservare le energie per il secondo set. Ma potevano essere così bravi da potersi permettere di lasciarsi vincere di proposito?

C’era qualcosa che non quadrava in tutta quella storia.

Ogni tanto Kibum guardava nella sua direzione, aveva uno sguardo freddo e inespressivo, non riusciva a capire cosa stava pensando in quel momento.

Il fischietto dell’arbitro li invitò a cambiare campo e mettersi in posizione.

Perché non smetto di pensarci? Dovrei concentrarmi solo sulla partita, invece sembra quasi che mi importi soltanto del mio rapporto con lui. Pensò, un po’ depresso. Lui non si troverà sicuramente nella stessa situazione. Starà escogitando qualcosa per vincere e io mi faccio problemi per cose del genere.

Anche Kibum riprese la sua posizione, diversa da quella di prima, era in battuta, proprio come lui nella zona 1. Sembrava più tranquillo rispetto al primo set.

Menomale... che è sereno adesso. Sorrise involontariamente, poi si diede dei colpetti sulle guance. A cosa aveva pensato? Era successo davvero? Essere felice del fatto che il proprio rivale fosse sereno? Se noi fossimo della stessa squadra, non ci sarebbero questi problemi.


 
-


“Una bella battuta Kibum!” Gli disse Taemin, essendo al posto 6, proprio come aveva chiesto che fosse l’allenatore, non doveva urlare per farsi sentire. Lui non si sentiva troppo sotto pressione, anzi, era entrato a mente serene e aveva intenzione di vincere, di mettercela tutta pur di battere quegli sbruffoni.

Sinceramente si aspettava di battere meglio, non era una flottante, lui non ne era capace, però il tiro era venuto molto lento e sembrava non sarebbe arrivata dall’altra parte del campo. In realtà ci arrivò, in modo strano, dato che toccò il nastro della rete e poi cadde sul parquet. Nessuno si aspettava che sarebbe andata in quel modo. Sebbene fosse un punto, non era uno di quelli che avrebbe fatto scoppiare la squadra di adrenalina. Era un punto quasi rubato alla Leibeun, colta di sorpresa.

“WO, CHE FIGO! L’HAI FATTO DI PROPOSITO HYUNG?”

“D-Di proposito? No!” Kibum si grattò la nuca. “Anzi, scusatemi.”

“Già, vedi di controllarti e usare più forza” lo rimproverò Geunsuk con una vena di cattiveria nella voce “sei stato solo fortunato.”

Nessuno poteva sapere quanto quelle parole erano state pesanti per lui, ma non si lamentò. Il servizio dopo sarebbe andato meglio, anche provandoci, non ci sarebbe riuscito di nuovo, quindi fece la classica battuta simile ad un’azione d’attacco.

Dopo aver preso la rincorsa, in pratica, si lanciava il pallone leggermente davanti il viso nell’altezza che più preferiva e più gli veniva comoda, per poi batterla con il palmo della mano libera, dando forza sufficiente per superare la propria metà di campo. Era un po’ frastornato, infatti il pallone sembrava andare dal lato opposto del campo, piuttosto che avanti.

Jonghyun la ricevette in bagher, dandola alla zona 2 della sua squadra che l’alzò ad un compagno. Il muro della Bidulgi capì che quella era una finta, infatti sembrava che la zona 3 avrebbe schiacciato, mentre fu la 4 a farlo. La forza messa in quell’attacco fu troppo perché il loro muro potesse bloccarla, ma fortunatamente fu toccata così da smontare la sua potenza.

Kibum corse al numero 3, sia davanti a lui che alle sue spalle c’erano due schiacciatori pronti ad attaccare, tra cui Geunsuk. Ricordandosi quello che aveva fatto prima, nel primo set, ovvero guardare uno, per poi non alzare a nessuno, gli fece capire che probabilmente la Leibeun si aspettava che lo rifacesse, infatti corsero lentamente come per fare un muro, ma se avessero voluto murare, l’avrebbero fatto più velocemente.

Si girò leggermente verso lo schiacciatore laterale alle sue spalle. Lo stava guardando, ma il muro della Leibeun non era pronto a difendere.
Kibum l’alzò a Geunsuk, davanti a lui, che con un colpo secco la mandò nel campo avversario, segnando il loro secondo punto di fila.

In quel momento, il più vicino a lui, era Jonghyun, che si era spostato dopo aver capito la sua intenzione, soltanto troppo tardi. Si guardarono per alcuni secondi, nessuno dei due avrebbe parlato o sorriso, però continuarono a fissarsi a lungo.

 
050203
 
Toccava a Ilhoon battere. Non che fosse la sua specialità ma spesso imitava Jonghyun, sebbene non si fosse mai allenato seriamente per battere con la stessa potenza, aveva l’impressione che in quel momento ci avrebbe provato.

“Che farai?”

Ilhoon lo guardò confuso. “Me lo chiedi?”

“Che? Mi prendi in giro?”

“Farò punto.” Sospirò e poi si alzò la palla sul viso per schiacciarla. Il movimento era molto simile a quello di Jonghyun, voleva essere preciso ma dato che quella non era una sua capacità il tiro divenne incerto. Sembrava corto, però aveva già superato la metà campo. Che fosse stato fatto di proposito?

A giudicare dall’espressione preoccupata di Ilhoon, Jonghyun capì che era stato un errore, voleva fare punto a tutti i costi. Forse non sopportava di essere in svantaggio.

Dall’altra parte nessuno la prese, non perché fosse particolarmente difficile, quanto perché sembrava proprio dover uscire dal campo. Qualcuno aveva urlato di lasciarla stare, non conosceva quella voce, comunque si era sbagliato.

Il pallone era caduto esattamente sulla linea perimetrale, in quel caso, era palla buona.

 
050204
 
Kibum non poteva muoversi da quel posto dato che era la Leibeun ad avere il servizio, comunque Taemin si era offerto per prendere la battuta ed alzarla a lui, in quel modo, anche se in modo difficile, avrebbe potuto palleggiare per gli schiacciatori. Così fece, erano tutti pronti ma non volle favorire ulteriormente Geunsuk, che non si era sprecato a dirgli ‘bravo’ neanche una volta.

Fu quello il suo errore. In quel momento, purtroppo, il più gasato e arrabbiato era Geunsuk. Era stato lui stesso a chiedere di non sforzarsi per vincere il primo set, però erano comunque sotto e lui voleva vincere. Probabilmente se l’avesse affidata a lui avrebbero segnato, invece, il colpo fu murato dalla Leibeun.

Il pallone tornò nel loro campo ma Taemin riuscì a prenderlo, anche se tirandolo dall’altra parte senza attaccare. Era comunque meglio si prendere punto.

“FREE BALL!” Urlò Jonghyun,e un suo compagno corse a prenderla alzandola al loro alzatore che in quel caso si trovava al suo posto. Il pallone sembrò arrivare ancor prima che Jonghyun saltasse per schiacciare, quando arrivò sembrò deciso a prendere punto.

No, non l’avrebbe permesso.

La difesa della Bidulgi era troppo lontana per murare, quindi Jonghyun aveva campo libero.

No, non avrebbe segnato.

Il pallone arrivò dritto sulle sue braccia distese in bagher. Se la schiacciata non si poteva bloccare, tanto valeva difenderla.

Jonghyun lo stava fissando, nello stesso modo di prima, freddo e quasi calcolatore. In quel momento, più che una partita, quello sembrava uno scontro uno ad uno. Jonghyun stava dicendo qualcosa, ma non riusciva a decifrarlo solo dal suo sguardo.

Il pallone colpì i suoi polsi.

Perché?

Dopo fu alzato direttamente a Geunsuk che lo schiacciò. Kibum non l’aveva previsto.

Perché fa così male?

Il muro di palmi della Leibeun fu distrutto dalla sua forza.

Neanche quando ho giocato a pallavolo per la prima volta, essere colpito da una palla, mi ha fatto così male.

Il punto fu loro.

Perché è come se volessi piangere?

Il punto è nostro.

È mio.


Perché questa sensazione di malinconia?
 
120209
 
“Perché diavolo sei sottotono?” Gli tirò un colpo sulla spalla il loro alzatore. “Smettila di fare così. Ha solo preso una tua schiacciata in bagher, ma hai visto come gli sono diventati i polsi? Non lo farà più, la prossima volta farai punto.”

L’allenatore aveva chiamato il primo Time out.

“Bene, abbiamo capito che ci hanno preso in giro.” Disse un po’ sarcastico. “Pensavamo un po’ tutti che forse non erano niente di speciale, comunque era abbastanza evidente. Lo svantaggio dell’altro set era troppo palese. Sforzandosi ancora avrebbero solo sprecato energia. Va bene così, vinceremo comunque.”

Jonghyun non gli diede molta attenzione. Non c’era una tecnica, il gioco della Bidulgi era semplice e lineare, punto dopo punto, con calma e senza fretta, si guadagnavano tutte le briciole ed erano in vantaggio. Al contrario, la Leibeun stava spendendo corpo e anima.

I polsi di Kibum erano davvero rossi, Jonghyun non faceva che pensare a quello. Altro che alla schiacciata. Dopo quello non era più riuscito a concentrarsi sulla partita.

“Anche... anche se vinceremo, perché noi vinceremo, perché io voglio vincere a tutti i costi...” sussurrò Ilhoon un po’ timidamente al suo orecchio “ho intenzione di scusarmi e ringraziarli, perché questa partita è la più difficile che abbiamo affrontato fino ad ora.”

“Perché me lo dici?” Chiese Jonghyun, per poi bere dalla sua borraccia.

“Perché sembra estremamente importante per te, rispettare questa squadra.”

Il fischio dell’arbitro non gli diede spazio di rispondere, anche se da sé, sapeva che non avrebbe detto nulla.

 
180215
 
Toccava a Jonghyun andare a servizio, in vantaggio o meno, c’era sempre da preoccuparsi di lui. Batteva troppo forte e sapeva sempre con precisione su chi battere o dove, sfruttava le lacune in difesa della sua squadra a proprio vantaggio.

Avrebbe fatto di nuovo una flottante?

Jonghyun prese la rincorsa e Kibum respirò sollevato. Doveva essere quella normale, seppur difficile da prendere, sempre meglio della battuta flottante.

Il pallone arrivò dritto su Taemin. Non capì perché precisamente sul libero, di norma, era il migliore in ricezione, quindi perché proprio a Taemin? Era come offrirgli un pallone di propria spontanea volontà.

Taemin, però, lo sorprese quando non riuscì a prendere quel servizio.

Era pronto, in posizione, con le ginocchia piegate e i polsi porti in avanti. Sarebbe stato facile prendere la palla in bagher, ma allora perché non ci era riuscito?

 
180216
 
“Che è successo?”

Taemin sembrava confuso e triste, forse erano i sensi di colpa. “Credevo che sarebbe arrivata verso di me e sarebbe stato facile prenderla.”

Geunsuk gli diede un’amichevole pacca. “Quel tizio ci ha ingannati tutti. Sembrava ovvio che la palla era indirizzata a lui, eppure è caduta pochi centimetri prima. È come un illusionista, riesce a farti credere tutto quel che vuole ma poi fa il contrario. La cosa spaventosa è che riesce a controllare esattamente dove mandare la palla.”

“E’ un re.” Sussurrò il libero. “Tutti contano su di lui, tutti gli passano la palla, tutti lo trattano come se fosse l’unico in quella squadra. Mi sembra di vedere un re solitario, perché anche se è circondato da una squadra, sembra giocare da solo.”

“Taemin, parli così perché sei arrabbiato?”

“Non molto. Mi sembra soltanto un re, è solo una mia impressione.”

Fu di nuovo Jonghyun a battere, Kibum solo in quel momento si accorse che mentre lui tirava, il resto della sua squadra non era concentrato sul pallone o sulla partita. Stavano parlando, come sicuri che non avrebbe fallito, o forse solo..svogliati?

“MIA!” Urlò Taemin, correndo dietro al pallone che prevedeva sarebbe arrivato a soli pochi centimetri di differenza dalla sua posizione. La palla, che non sembra sembrata una flottante, aveva comunque preso una strana traiettoria mentre cadeva, come se fosse spinta dal soffio di qualcuno. Taemin riuscì comunque a prenderla, ma sfortunatamente non l’alzò così bene da tirarla dall’altro lato, perché finì nella rete come un pallone da calcio quando si fa gol.

 
180221
 
Jonghyun continuava a battere. In quel modo, non solo li avevano bloccati, ma scoraggiati, anche perché il punteggio della Leibeun aumentava e si allontanava dal loro.

L’allenatore fece cenno a Geunsuk di continuare, anche se lui voleva chiedere un time out, sarebbe stato il secondo del set ma il primo per loro. Eppure voleva che continuassero a giocare. Forse era certo che nel momento in cui avrebbero finalmente respinto una di quelle battute, il gioco sarebbe ribaltato.

 
190222
 
“Solo due punti e raggiungono il Set Point.” Si massaggiò la testa Geunsuk, sudato fradicio e indescrivibilmente stanco. Quello era solo il secondo set, loro lo volevano vincere, loro lo avrebbero vinto, non dovevano stancarsi così tanto se volevano giocare bene il terzo.

Kibum si preparò, dopo che Geunsuk fece il servizio, la palla non ci mise molto a tornare.

“Kibum, prima di alzare un pallone, chiediti sempre che tipo è quello che deve schiacciarlo, solo in quel modo saprai cosa fare.“Gli aveva detto l’allenatore quando era uscito per essere sostituito da Taemin.

Il loro libero gli porse una palla direttamente sulla testa. Geunsuk e il resto della squadra aveva schiacciato bene alle sue battute, quindi perché l’allenatore aveva detto quello?

Davanti a lui c’era il secondo schiacciatore laterale. Era un bravo ragazzo, un po’ impacciato e che si gasava troppo per ogni punto.

Dovrei provare una veloce? Mi sembra che lui possa schiacciarla... anche se non ho mai provato a farla in allenamento.

Era troppo importante, non voleva rischiare, ma quelle parole gli avevano messo un peso sulle spalle inspiegabilmente massacrante. Forse stava sbagliando qualcosa? Perché non era riuscito a capire dove volesse arrivare? Non era servito a niente quel consiglio.

Involontariamente, alzò il pallone al compagno in modo troppo veloce. Lui aveva già saltato, cosa positiva per una buona veloce, però probabilmente non se lo aspettava. Essenzialmente la veloce era fatta perché il muro avversario non potesse difendersi dalla schiacciata, però, com’era giusto che fosse, durante la partita avrebbe dovuto avvertirli.

Forse il compagno non ci aveva neanche pensato prima di saltare.

Di fatti, la prese male, con la punta delle dita, non era carica d’effetto e non sembrò nemmeno molto forte, però riuscirono a prendersi ugualmente il punto.

Il ragazzo si guardò la mano stordito, poi si voltò verso Kibum. “Hey..”

Il palleggiatore arrossì. “S-Scusa, non volevo metterti in difficoltà!”

“Non farlo più.” Sussurrò stranamente serio. “Mi è piaciuto così tanto fare una veloce, anche se è venuta male, che se la prossima volta non dovessi riuscire a segnare, potrei restarci davvero male.”

 
230222
 
“Era una veloce?” Chiese sbalordito Ilhoon. “Loro sanno fare una veloce?”

Jonghyun iniziò a guardare Kibum come una sorta di genio. Fin da quando lo aveva visto in tv, aveva voluto schiacciare una veloce, ma nella sua squadra non ne erano capaci. Non che fosse difficile alzare il pallone, ma era loro impossibile alzarlo nel modo così preciso come quello di Kibum.

Dopo la veloce che avevano fatto, il gioco era continuato con delle alzate normali ma perfette, che quasi si incastravano nella mani dei giocatori della Bidulgi.

“E’ un mostro.” Sentenziò il loro libero.

Ilhoon prese a ridere. “Cosa?”

“Soltanto un mostro riuscirebbe a fare una cosa del genere. È possibile imparare ad alzare bene per i propri giocatori, ma questo se si gioca insieme da diverso tempo. Io so che questa è solo la quarta partita da titolare di quel numero 12, il vero alzatore sarebbe quel tipo alto con i capelli lunghi.” Indicò il numero 1 della Bidulgi. “Inoltre, questa è solo la seconda volta che gioca nel ruolo di palleggiatore. Ditemi voi se questo non è un mostro.”

“Non importa, prendiamoci questo Set Point e successivamente il set stesso.”

Jonghyun rimase fermo nella sua postazione, a guardare Kibum, che quasi sembrava un’altra persona in quel momento ai suoi occhi.


 
Voglio che mi alzi la palla nello stesso modo.
Voglio fare anch’io una veloce.
Voglio che Kibum mi alzi la palla in quel modo.
 
Lo voglio con tutto me stesso.

 
Geunsuk guardò palesemente Jonghyun, non sorrideva e non era triste. Inespressivo come il resto della sua squadra. Che gli stesse dicendo che quel pallone che avrebbe battuto era indirizzato a lui?

Non capì come accadde, ma non vide altro che un pallone veloce andargli contro, stranamente veloce. Quel tipo aveva già battuto, ma era la prima volta in quel modo.

È troppo lungo, stupido. Pensò Jonghyun scostandosi convinto che sarebbe finito fuori.

Eppure la palla cadde sulla linea perimetrale.

Eppure avevano segnato.

Eppure avevano raggiunto il Set Point.

 
240222
 
“SEH!” Esultarono tutti, chi dandosi il cinque, chi urlando soltanto per il piacere di farlo, insieme agli spettatori che non erano molti. “UN ALTRO PUNTO E ABBIAMO VINTO!”

Erano delle belle parole. Solo quello.

Sarebbe stato bello, però.

 
240224
 
“Che palle, adesso dobbiamo segnare due punti” sbuffò Ilhoon, pronto a battere.

Un suo compagno gli si avvicinò, sussurrando qualcosa che a Jonghyun non interessava. Non è che non avesse più voglia di vincere, semplicemente, anche perdendo, sarebbe stato felice ugualmente. La partita era stata più soddisfacente di quanto avesse potuto immaginarsi.

Ilhoon ci mise tutta la sua forza nel servizio, ma fu ricevuto e passato a Kibum che alzò di nuovo a Geunsuk con la precisione di un sarto.

“Quel tipo mi fa paura.” Disse un compagno, mentre saltava insieme a lui, per murare l’attacco della Bidulgi e riuscendo a respingerlo. “Probabilmente quella sua precisione infastidisce i suoi compagni.”

Jonghyun cercò di ascoltare senza farsi notare.

“Beh, perché un’alzata precisa, richiede più sforzo nel prenderla. Insomma, quando alzano a me, posso sempre dire che l’alzata non è andata bene se non riesco a prenderla. In questo caso è fastidioso che quel tipo alzi così bene.”

“Però le alzate sembrano perfette per i loro giocatori.”

“Ti sbagli, anche se non hanno più fatto le veloci, la palla che alza sta diventando sempre più veloce e i suoi compagni hanno più difficoltà a prenderla.”

“Beh, questo non lo rende così bravo allora.”

“In realtà si, perché queste alzate quel tipo, il capitano capellone, riesce a prenderle perché probabilmente è il miglior giocatore della squadra. A lui stanno bene perché è bravo, il problema sono gli altri che non sono abbastanza bravi. Questo per me è un po’ irritante.”

 
240225
 
Taemin si buttò per terra di pancia, fece male, ma fortunatamente riuscì a salvare quella palla impossibile tirandola a Kibum che la rese una buona azione d’attacco.
 
250225
 
Jonghyun schiacciò con tutta la sua forza dall’altra parte del campo. Non erano impreparati, ma la potenza era tale da non permettere ai giocatori, ormai piuttosto stanchi, di trattenere o domare la palla.
 
250226
 
Kibum lo rifece. Finse di alzare il pallone per poi fermarsi al secondo tocco e fare un pallonetto dall’altra parte del campo. Se lo sarebbero dovuti aspettare.
 
260226
 
Sono trasportato da una forza che non ho mai conosciuto bene. Credo, si chiami solo ‘stanchezza’. Kibum, la tua squadra è l’unica capace di farci stancare.

Jonghyun preferì non schiacciare forte come al solito. Sfiorò il pallone appena, facendo in modo che cadesse dall’altra parte senza alcuna violenza.

 
260227
 
Non voglio perdere qui.

Kibum aspettò che Taemin gli desse il pallone, e lui l’alzò a Geunsuk. In quel momento, a parte lui, erano tutti scarichi, voleva andare sul sicuro.
Non voglio perdere oggi.

L’attacco di Geunsuk fu murato ma Taemin riuscì comunque a salvare la palla che sembrava sarebbe caduta per forza. Quel ragazzo era veloce, aveva corso per tutta la partita, ma era ancora frizzante. Ancora inseguiva il pallone.

Non voglio perdere contro di te.

La ricevette un suo compagno, non poteva alzarla a Kibum, essendo di secondo tocco, perché Kibum non attaccava mai.

Non voglio perdere per la mia squadra.

Riuscirono ad infrangere il muro della Leibeun ma non fu sufficiente per segnare e raggiungerli un’altra volta. Fu Jonghyun a schiacciare, ma sembrava aver preso il brutto vizio di sorprenderli. Non era una schiacciata forte come quelle sue, la palla aveva toccato il suo palmo piatto ed era arrivata nel loro campo quasi stesse tremando.

Voglio restare in campo per ultimo.

Dove voleva arrivare, era più o meno il centro del campo, non c’era nessuno lì. Non era sicuro che Jonghyun potesse aver previsto il punto esatto dove far cadere la palla, era quasi impossibile, però..era anche molto fortunato, in quel caso.

Voglio giocare ancora.

Taemin si gettò per terra pur di prenderla. Anche Geunsuk, Kibum e altri compagni gli andarono contro pur di salvare quel benedetto pallone.


Io..voglio giocare ancora, soltanto questo.
 
260228
 
La cosa più importante..
la cosa di cui tutti si ricorderanno..
la cosa che qualcuno sottovaluta..
è certamente la vittoria.
 

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > SHINee / Vai alla pagina dell'autore: Asteroide307