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Harlock e Portia,
con l’ausilio di Android, stavano scandagliando ogni angolo e ogni anfratto
dell’Arcadia alla ricerca di Dupont, quando d’un tratto videro un’ombra che si
muoveva di lato a loro, in un corridoio secondario.
Gli andarono incontro e s’imbatterono in un pirata che si stava aggirando in
una zona remota della nave, in cui non c’erano attività per quanto potesse
concernere le mansioni di un membro della ciurma.
«Capitano» lo salutò tranquillo quello, facendo un cenno con la testa che
Harlock contraccambiò impassibile.
«Scansionalo e fotografalo» disse poi in un soffio ad Android appena lo ebbero
superato, cosa che lei eseguì immediatamente.
«Scansione eseguita. Genere umano. Età biologica trentadue anni. Stato fisico
ottimale. Fotografia morfologica completa effettuata» gli comunicò argentina
l’androide.
«Cosa c’è che non va?» gli chiese perplessa Portia, non capiva perché si stesse
preoccupando per quel tipo, certo pareva avere molto più di trentadue anni, ma
forse se li portava solo male e, a parte quello, le era parso tranquillo, per
niente sorpreso né preoccupato della loro presenza.
Lo sguardo del Capitano si accigliò cupo.
«Questa nave conta quaranta membri di solo equipaggio e quello non mi parrebbe
uno dei miei» le disse come se le avesse letto nel pensiero.
«Fermiamolo allora, che aspettiamo?» gli chiese perplessa.
«No» fu la risposta secca di Harlock.
Quell’uomo era un enigma. Spiccicava, sì e no, non più di due, tre parole per
volta. Era assolutamente impenetrabile e pretendeva quasi che si dovesse
capirlo tramite la telepatia. Con lei poi si era anche dimostrato sgradevole,
quando aveva creduto che avesse fatto il doppio gioco per sabotare il grande
computer di quella nave, ma malgrado ciò ne era affascinata. Le bruciava da
matti, perché era chiaro che fosse un tipo irraggiungibile, ma nonostante tutto
le piaceva, molto, troppo, e questo le dava sui nervi.
«Motivo?» gli chiese polemica sbarrandogli la strada, per attirare la sua
attenzione, dato che il suo sguardo era rivolto altrove.
«Facciamo in modo che si senta sicuro. Voglio capire se ha altri alleati
infiltrati nella mia nave».
«Proprio per questa eventualità, non ti pare una mossa azzardata lasciarlo
vagare così, liberamente e senza nessuna precauzione?».
«No, se Android lo tiene monitorato
attraverso la temperatura corporea».
«Potrei anche localizzarlo con precisione millimetrica, se mi fate scaricare i
dati sulla planimetria della vostra nave» intervenne la macchina umanizzata
chiamata in causa, con uno dei suoi efficienti sorrisini stampato in faccia.
«Yattaran non sarà d’accordo, ma credo che tu abbia ragione» convenne il
pirata.
«E allora noi che facciamo?».
«Aspettiamo».
Portia ebbe un moto di stizza. Un’altra risposta criptica come quella e lo
avrebbe preso a sberle, ma non volle dargli soddisfazione, quindi non fiatò e
ingoiò il rospo.
Come previsto dal Capitano, il primo ufficiale si mostrò molto contrariato.
«Secondo me è meglio non introdurre nessun dato in questo vecchio androide!»
bofonchiò riluttante.
«Questo non è un commento adeguato da farsi a una signora, non sono vecchia, caso mai sono vintage, come si direbbe in un gergo
giovanile dei bei tempi andati» si risentì in modo più buffo che adirato
Android.
«Santo cielo, ma chi l’ha ackerata? Ora parla come una donna vera?
S'impermalisce pure?» s’intromise Marcus facendo una smorfia di disappunto.
«Per favore taci una volta tanto!» lo rimbeccò Portia fulminandolo con
un’occhiataccia.
«Ha le sue cose, di solito non mi
tratta così» ammiccò l’uomo facendo l’occhiolino a Kei, che lo guardò malissimo
e stizzita girò la testa dalla parte opposta. Lo riteneva un odioso cafone.
Tetzuda non fiatò e Griffin scrollò la testa con malcelato fastidio.
Emily invece poggiò la mano sul braccio di Yattaran e gli disse accorata: «Se
ti fidi di me, devi fidarti anche di Android. Lei è buona e molto brava, oltre
che utile. Ci ha salvato la vita in varie occasioni. Non farebbe niente che noi
non vorremmo facesse, credimi. E poi era con il vostro Capitano e lui si è
fidato».
L’uomo guardò la ragazzina. A lei dava credito, ma degli altri? Poteva dire
altrettanto? Emily era scaltra, ma i suoi occhi parevano sinceri e limpidi.
Accidentaccio a quei capelli blu, erano proprio una fregatura, somigliava
troppo a Mayu e il suo cuore faceva fatica a dar retta alla ragione. Sbuffò, si
grattò la bandana, e infine disse: «E sia! Ma se mi fai qualche tiro mancino,
ti smonto con le mie mani!» minacciò poi verso l’androide
«Allora affare fatto?» gli chiese la macchina allungando la mano.
Ancora molto refrattario, Yattaran grugnì qualcosa e gliela strinse, quindi
procedette allo scarico dati.
Con la planimetria della nave nella sua scheda madre e grazie a uno dei suoi
numerosi e sofisticati programmi, ora Android poteva rilevare la temperatura
corporea di quel pirata incontrato poco prima, ma non solo, era anche in grado
di stabilire con esattezza in che punto della nave fosse e come si muovesse nel
suo interno.
Per far meglio capire e rendere tutti partecipi, passò le immagini su uno
schermo olografico, che proiettò davanti agli altri. Sulla superficie
trasparente si vedeva chiaramente l’aura formata dalla temperatura di
quell’uomo misterioso, che era simile ad una chiazza rossastra dai contorni
blu. Il tizio sembrava spostarsi all’interno dell’Arcadia senza una meta
precisa. Ogni tanto si fermava e poi riprendeva il suo peregrinare senza un
senso apparente. Faceva avanti e indietro da un corridoio all’altro, senza
espletare nessuna mansione, come in teoria avrebbe dovuto fare, come ogni altro
membro dell’equipaggio in effetti faceva.
«Cos’è? Dobbiamo stare qui tutto il giorno a guardare cosa fa questo scansafatiche?»
chiese Boone scocciato. Secondo lui stavano solo perdendo tempo, si stava
annoiando, lui era un uomo d’azione.
Anche Portia non capiva dove volesse arrivare Harlock, ma non fiatò, preferì
tacere e studiarlo, imitando il suo modus operandi: criptico e riflessivo.
«In effetti, Capitano, sembra che stia solo bighellonando» convenne suo
malgrado Yattaran.
Harlock, intanto, incupito, lo fissava muoversi ma non disse una sola parola.
Fu Kei a parlare: «O forse è che non sa proprio dove andare» commentò la
ragazza sospirando.
«Esatto!» gli fece eco il primo ufficiale schioccando la lingua, come se avesse
visto la luce in fondo al tunnel.
«Quindi per voi è sicuramente lui il complice di Dupont?» domandò Portia
alzando un sopracciglio, un po’ perplessa.
«Non posso averne la sicurezza matematica, ma ho in merito una certa idea»
analizzò Harlock.
«Ci renderai partecipi prima di domani?» gli chiese sempre più polemico Marcus.
Per una volta tanto Portia fu d’accordo con lui. Quel pirata era a tratti
davvero snervante, sembrava meditare ogni cosa. Per ora aveva dato di matto
solo per via di quel Computer Centrale, per il resto sembrava impermeabile a
qualsiasi emozione. Metodico e pignolo, studiava ogni minima cosa e ogni minima
mossa, con certosina pazienza e senza alcuna fretta, in un silenzio
imperscrutabile, come quello di un orizzonte indefinito.
«Quindi qual è il piano?» chiese Tezuda. Era a sua volta un tipo calmo, molto
ponderante, ma ora la pazienza cominciava a scappare pure a lui.
«Assodato che il suo comportamento è del tutto lontano da quello di un membro
del mio equipaggio, mi pare chiaro che vada catturato e interrogato».
«Muoviamoci allora!» scattò Boone impaziente.
«No - lo bloccò Harlock con un cenno della mano - Andremo sempre solo io, Portia
e l’androide, come abbiamo fatto prima».
«E se quello lì avesse dei complici? -
si risentì Kei - Voglio venire anch’io, cerchiamo di non commettere
imprudenze. Uno dei tuoi dovresti portatelo appresso, anche per parità
numerica» ne convenne.
«Vuoi lasciare Yattaran solo?» le chiese alzando il sopracciglio dell’occhio
buono e incrociando le braccia al petto.
«Non vi preoccupate per me, Capitano, so difendermi!».
Kei stava per replicare, ma Harlock la precedette: «Dimentichi che questa è la
nostra nave e che siamo quaranta contro sei. Non c’è e non ci può essere parità
numerica».
«Pensavo che questo scoglio si fosse superato - intervenne a sorpresa Tetzuda
frustrato, guadando la pirata - Se continuiamo a non fidarci l’uno dell’altro
facciamo il gioco di chi si è introdotto abusivamente su questa nave e di chi
voleva che ci annientassimo a vicenda. Mi pare sia il caso di darci un taglio».
«Il nostro ospite ha ragione, Kei. Stiamo perseguendo un comune obiettivo,
rasserenati, non corro alcun rischio. Se avessero voluto, ne avrebbero già
approfittato quando eravamo da soli poco fa» cercò di rassicurarla in tono
pacato il Capitano.
«E sia» rispose lei arresa, carezzando però la sua pistola, lasciando comunque
intendere che sarebbe stata all’erta.
«A tal proposito ho cambiato idea. Verrai anche tu con noi. Una pistola in più,
in caso, non può che farci comodo» aggiunse Harlock rivolto a Marcus, che si
ringalluzzì subito. Poi si rivolse a Yattaran: «Resteremo in contatto radio, se
qualcosa va storto venite subito a darci man forte. Però per ora non allertate
nessuno dell’equipaggio, non creiamo inutili agitazioni prima del tempo».
«Come volete voi, Capitano» assentì solenne il primo ufficiale.
«Bene, andiamo a prelevare il presunto clandestino» disse Harlock a Portia e
Marcus, poi si girò verso Android e ordinò: «Localizzalo e facci strada!».
L’uomo era stato
individuato nei pressi della cambusa.
I quattro si mossero furtivi e veloci per raggiungerlo, senza farsi né vedere,
né sentire, ma quando gli furono vicini, con sorpresa, si resero conto che non
era il tipo che avevano visto prima.
«Molto strano - commentò piccata Android
Per me è lui, la sua corrispondenza è identica all’altro, non possono
esservi dubbi...».
Harlock, pensoso, pareva distante e più accigliato del solito: meditava e
rimuginava. I suoi sospetti crescevano.
«Ma almeno sa quello che fa?» bisbigliò Marcus a Portia guardando storto il
pirata.
La donna lo fissò con aria di rimprovero, anche perché forse, finalmente, aveva
intuito che cosa sospettasse il Capitano.
«Di sicuro lo sa meglio di te» lo rimbeccò.
Boone sorrise sardonico: «Dì la verità, il bel tenebroso ti piace eh?» la
punzecchiò.
«Finiscila, ti pare il caso?»
«Faccio conversazione per ingannare il tempo, qui è una noia mortale, e questo
qui temporeggia fino allo sfinimento - sbuffò - Questa nave è un proprio un
mortorio… a dire il vero mi sarei fatto anche la bionda, ma pure lei mi sembra
che penda per il bell’orbo!» commentò con la sua solita poca serietà, che
strideva con il momento topico in cui erano coinvolti.
Portia lo superò lasciandolo indietro, senza neppure degnarlo di una risposta:
Boone andava contenuto, o poteva diventare ingestibile e creare problemi.
«Android, localizzalo di nuovo» chiese poi alla sua sottoposta.
Harlock si girò e la scrutò appena, con lieve aria interrogativa.
«Credo di avere capito anche io» gli confermò la donna.
Il Capitano fece un cenno di assenso e aspettarono il responso.
«È qui vicino, nell’area hangar della nave» disse l’umanoide.
«Questa cosa non mi piace» commentò serio Marcus.
«Concordo» gli fece eco Harlock, che subodorava una trappola, o qualcosa di
simile.
«Temi che stia tentando di far entrare una navetta nemica nell’Arcadia?»
domandò Portia.
«Non lo so, forse sì, o forse sta cercando una via di fuga, tanto ormai il
Computer Centrale è fuori uso. Magari è qui da solo e il suo obiettivo era
quello».
«Muoviamoci allora!» incalzò Boone spazientito.
Harlock lo fulminò con un’occhiata: «Entro io, voi seguitemi a leggera distanza
e copritemi le spalle».
«E io?» chiese Android.
«Tu stai dietro tutti noi. Sei troppo preziosa, ci servi per smascherarlo e
analizzarlo, non posso rischiare di farti mettere fuori uso. Attendi i miei
ordini e non agire di tua sponte».
L’umanoide annuì e gli altri tre si scambiarono un’occhiata d’intesa. Tutti
estrassero le armi, tranne Harlock, che entrò deciso dentro l’hangar come se
stesse facendo un normale giro d’ispezione.
L’uomo, come avvertì la sua presenza, si girò di scatto. Aveva ancora un’altra
sembianza rispetto agli altri due incontrati in precedenza, eppure sapevano che
fosse quasi per certo la stessa persona tutte e tre le volte.
Dopo un primo lieve momento di sorpresa, che Harlock colse nonostante il tipo
fosse stato bravissimo a dissimulare, gli sorrise tranquillo: «Capitano», lo
salutò quindi con un cenno della testa.
A quel déjà vu, il pirata spaziale capì che i suoi sospetti si erano tramutati
in certezze, ma non poteva metterlo sull’avviso, visto che non sapeva quali
fossero le sue intenzioni e se avesse effettivamente dei complici.
Quindi bisognava che gli altri lo raggiungessero, questione di pochi attimi
preziosi.
«Come mai da queste parti? Problemi con il sistema di aerazione?» gli chiese
tranquillo, per non insospettirlo.
«Sì. Sono venuto a controllare se era tutto a posto» gli rispose l’altro
mangiando la foglia.
Fu un lampo e tutto si svolse in pochi secondi.
«Smascheralo, Android!» tuonò il capitano che gli si avventò addosso, nel
mentre piombarono anche Portia e Marcus.
Harlock aveva afferrato l’uomo per le spalle e l’umanoide disinnescò il
correttore retinale che smise di ingannare la loro visione oculare, rivelando
finalmente i connotati reali dell’infiltrato.
«E bravi!» commentò quello sarcastico, cercando di liberarsi dalla morsa
d’acciaio in cui lo teneva stretto il pirata.
«Vediamo un po’ chi sei, mascherina!» commentò Marcus che, sopraggiunto con
Portia, lo teneva sotto tiro incrociato con la donna.
Harlock lo strattonò e lo fece girare esponendolo alla luce.
Non era Dupont.
«Porca puttana!» scappò detto ad un Boone molto sorpreso.
Portia invece sbiancò ed ebbe un lieve mancamento, anche se continuò a tenerlo
sotto tiro. Con lo sguardo allucinato disse in un soffio: «Non è possibile…».
«Chi non muore si rivede, è proprio il caso di dirlo eh?» vomitò il tipo
sprezzante, con un ghigno soddisfatto e maligno dipinto sul viso.
«Chi è costui?» chiese loro Harlock intuendo che lo conoscessero molto bene:
Fu Android a rispondere: «L’ho scannerizzato e riconosciuto. È Jess Corso, nome
in codice “A” , membro della Raza».
«Come sarebbe a dire? È uno dei vostri?» chiese Harlock duro, fulminando i due
con lo sguardo.
Portia sembrava impietrita, lo teneva sotto tiro ma era cinerea. Il suo sguardo
era un misto tra l’allibito e il furioso.
«Era uno dei nostri, o per lo meno così pensavamo…» cominciò a dire.
«Spiegati meglio!» la esortò Harlock spazientito.
«È una lunga storia. Forse è meglio se lo leghi e lo portiamo via, e poi ti
raccontiamo» disse Marcus non abbassando la guardia.
«Non dici niente, Portia? Ti è cascata la lingua?» disse il clandestino rivolto
alla donna.
Lei gli si avvicinò e con tono secco e tagliente gli disse: «Ti va di lusso che
dobbiamo interrogarti, altrimenti avresti già un buco in testa, brutto
bastardo, se non sei davvero crepato, farò in modo che tu crepi oggi. Il conto
è nuovamente aperto, ti giuro che ti faccio saltare quella faccia da schiaffi
che ti ritrovi e vediamo se farai ancora lo strafottente!» gli rispose lei
disinnescando la sicura della sua arma, pronta a sparargli per davvero.
Note
CORRETTORE RETINALE è un congegno che a vista sembra una penna, il quale emette
dei raggi che hanno la funzione di” ingannare” la vista di chi guarda e che
creano una sorta di “schermo olografico” o similare, che mistifica la realtà oggettiva, cambiando i
connotati morfologici di chi lo usa. Questo congegno non è una mia invenzione
mal’idea l’ho rubata alla serie The Flash
JESS CORSO è un altro reale protagonista di Dark Matter.Ccredo che
tutti aveste notato che mancava “A” (nella serie Uno) e ora è stato svelato l’arcano. Presto metterò
anche una sua foto. Magari la prossima volta. Sappiate che tutto quello che
leggerete su di lui è canon (ovvero uguale alla serie) salvo alcune piccole
differenze, che vi spiegherò in modo dettagliato in seguito, al momento
opportuno. Corso ovviamente è stato da oggi aggiunto alla bibliografia.
Bibliografia
(Via
via verranno aggiunte varie informazioni all’equipaggio della Raza e questo
promemoria sarà d’ora in poi sempre alla fine di ogni capitolo, pronto per
esser consultato e fare chiarezza per chi ne avesse bisogno)
Jess Corso nome in codice “A”
Portia Lin nome in codice “B”
Marcus Boone, nome in codice “C”
Ryo Tetsuda, nome in codice “D”
Emily Kolburn nome in codice
“E”
Griffin Jones nome in codice “F”
Android nessun nome in codice
Spiegoni domande e risposte
¤
Buonsalve a tutti!!!
Sono in ritardo e vi chiedo scusa, ma proprio non ho avuto il tempo materiale
di poter produrre prima il capitolo. Nn sto a dirvi dei miei impegni eccetera,
tanto sappiamo tutti che la vita reale a volte ci assorbe in modo totale e
completo, in più ho fatto un po’ di ferie, quindi il ritardo è imputabile a
vari fattori. Mi scuso con tutti voi, ma sono anche certa che saprete
comprendere e che non mi prenderete a pomodorate vero? :D
Mi impegno a postare quanto prima il prossimo capitolo (sempre compatibilmente
con il lavoro ed il resto) cercando così di rimediare e di pareggiare un po’ i
conti :P
Ah a proposito, sappiate che stiamo per arrivare al nocciolo della questione e
a scoprire finalmente i piani della Coalizione.
Non ho dimenticato che sull’Arcadia c’è il Computer Centrale in stand by eh! A
suo tempo tutto verrà svelato.
¤
Ringraziamenti Sparsi
Intanto GRAZIE per la pazienza con cui mi aspettate, che non è poco!
Grazie a tutti i lettori che continuano ad aumentare di volta in volta *.*
E la mia più grande riconoscenza va a chi si sofferma a recensire i miei
capitoli! Sappiate che per me è sempre una gioia leggere le vostre impressioni,
che apprezzo moltissimo!
PS: Non sono riuscita a postare con il solito carattere, mi formatta a modo suo, chiedo venia, tanto cambia poco per voi vero? ^_^
♥
Infine grazie anche a tutti quelli che continuano a mettere la storia tra le
seguite/ricordate/preferite :)
♥
Disclaimer
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.
Tutti i personaggi non originali; ovvero Capitan Harlock e i protagonisti
di Dark Matter, non mi appartengono, ma sono proprietà dei loro rispettivi
creatori e proprietari.
Invece la trama, così come i personaggi originali e qualsiasi altra cosa
inventata dalla sottoscritta, sono proprietà dell'autrice, cioè me :)