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Autore: Altair13Sirio    16/06/2017    1 recensioni
Non è mai stato facile vivere la vita dell'eroe per Robin, così come per Cyborg, Stella, Corvina e BB. Nonostante tutto, i Teen Titans sono riusciti a superare quel senso di "strano" che li circondava ovunque andassero e hanno deciso di andare avanti; sono diventati una famiglia, le loro amicizie e i loro amori si sono intrecciati e dopo tanto tempo finalmente i cinque eroi hanno capito cosa dovevano fare.
Tutto questo può sembrare normale agli occhi di un adulto, capace di comprendere quali siano i doveri di un supereroe e le difficoltà che porta questo tipo di vita, ma agli occhi di una bambina? Una piccola bambina eccentrica e piena di vitalità, incapace di vedere il male nella gente, come può vivere una situazione simile e in che modo potrà mai crescere se non riesce a distinguere il bene dal male?
Luna è una bambina cresciuta sotto una campana di vetro e che è sempre stata a contatto con questo mondo, vivendolo in prima persona; il suo amore per la sua famiglia è eguagliato solo dal suo desiderio di vivere la vita liberamente, incontrando tante persone e amici nuovi. Ma sarà difficile attuare questo sogno, essendo lei la figlia di un supereroe.
Genere: Azione, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Titans Legacy'
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Luna Bianca raccontò per tutto il pomeriggio com'era andato il suo primo giorno di scuola: da quando lei e i suoi genitori furono tornati all'auto fino a sera, la bambina non smise di parlare un attimo raccontando in ogni minimo particolare l'intera mattinata. Sembrava quasi che avesse preso nota di ogni cosa durante la giornata per poter raccontare al meglio la sua esperienza ai genitori; il suo racconto fu così particolareggiato – anche se molto confusionario a causa dell'eccitazione della bimba – che ai Titans sembrò di averlo vissuto in prima persona.
Luna raccontò prima del suo ingresso nella classe: la direttrice Reeds l'aveva accompagnata fino all'aula ed era entrata assieme a lei per presentarla ai compagni, poi l'aveva consegnata a una maestra che, a detta di Luna, era molto simpatica e l'aveva fatta sedere a un banco libero nella fila centrale. Luna si era seduta così con un bambino poco più grande di lei, ma nonostante avesse cercato di parlargli più volte questo era rimasto sempre in silenzio e aveva risposto raramente con qualche piccolo cenno; nonostante ciò, la bambina rispose affermativamente quando Corvina le ebbe chiesto se si fosse trovata bene con i suoi compagni: disse che erano stati tutti molto gentili con lei e le avevano fatto tantissime domande per tutta la giornata – anche se la maggior parte concentrate nella ricreazione. Soprattutto, i bambini avevano mostrato di essere interessati alla sua famiglia: le avevano chiesto come ci si sentisse ad essere la figlia dei supereroi della città e avevano mostrato un certo disappunto nello scoprire che Luna non avesse alcun tipo di potere.
La bambina raccontò di come si svolse l'intera giornata, ora per ora, partendo da quando la maestra la ebbe fatta andare alla lavagna per farle qualche domanda e vedere quale fosse il suo livello di preparazione; tutti quanti tirarono un sospiro di sollievo quando scoprirono che Luna era andata brillantemente a quella interrogazione, specialmente Corvina che aveva temuto di non averle dato un'educazione adeguata.
Luna raccontò del suo stupore quando scoprì che tutti quanti erano in grado di fare perfettamente silenzio durante le ore scolastiche, e della sua preoccupazione di non riuscire a fare lo stesso: disse che era talmente tesa da avere paura anche solo di muoversi sulla sedia e che a un certo punto aveva provato una strana sensazione che non aveva mai provato prima, che l'aveva portata a battere ripetutamente il piede a terra. Sembrava davvero preoccupata mentre raccontava questo fatto e fu così che BB intervenne per rassicurarla, dicendole che quella che aveva provato era "ansia" e che fosse naturale sentirla quando si sta per fare qualcosa di importante, come andare a scuola per la prima volta, andare a scuola per l'ultima volta, fare il primo viaggio da sola, uscire assieme a un ragazzo per la prima volta… Corvina dovette zittirlo bruscamente prima che andasse fuori tema.
La bimba non smise mai di ripetere quanto avesse apprezzato la cordialità dei maestri della scuola, specialmente del signor Grayson, il maestro di matematica, che appena aveva scoperto che c'era una nuova studente si era preoccupato di farle segnare l'orario esatto delle lezioni e di darle qualche dritta e indicazione in caso dovesse temere di non essere in grado di superare le prove che, da quel giorno in poi, le si sarebbero presentate.
Quando tornarono a casa, Luna continuò a raccontare a tutti quanti la sua avventura a scuola: raccontò di come si svolse l'intervallo, fuori dalle classi, in cortile, e come in quell'occasione gli altri bambini e bambine le ebbero posto tutte le loro curiose domande. Luna disse di avere incontrato anche la direttrice Reeds per qualche minuto e che questa le avesse chiesto come si stesse trovando; disse che dopo i suoi compagni e compagne la invitarono a giocare con la palla con loro, ma che lei avesse rifiutato temendo di non essere brava a giocare come loro: si era limitata a guardarli, ripromettendosi di unirsi a loro quando si sarebbe sentita pronta.
Disse che era stato molto divertente essere interrogata a sorpresa dall'insegnante di grammatica, che aveva detto di voler testare la sua padronanza di linguaggio e la sua conoscenza delle regole, ma che quest'ultima non sembrava essersi divertita quanto Luna e i suoi compagni, che di tanto in tanto erano scoppiati in risate generali alle risposte della bambina. Quando Luna era tornata a posto, disse, la maestra sembrava essere molto preoccupata mentre i compagni della bambina avevano cominciato a rumoreggiare in classe. Luna non era cosciente di questo, ma la verità era che non era mai riuscita a imparare perfettamente la lingua degli umani – come sua madre – mentre parlare il tamaraniano le veniva facilissimo; sembrava che la bambina fosse più predisposta alla lingua madre di Stella piuttosto che quella di Robin, ma la particolarità dei Tamaraniani era che fosse molto difficile per loro imparare a padroneggiare una seconda lingua aliena, dopo essere cresciuti con la loro lingua madre, e Stella si era preoccupata di insegnarle il tamaraniano già quando era molto piccola. Per questo ogni tanto la bambina sbagliava qualche verbo o non riusciva a trovare le parole giuste per esprimere i suoi pensieri; quando questo accadeva, finiva per imprecare in tamaraniano e sua madre la sgridava subito.
La bambina accennò al fatto di essere rimasta a corto di quaderni verso la fine della mattinata e sembrò dare la colpa di questo alla madre, che aveva preparato male lo zaino la sera precedente. Nonostante fosse solo una piccola dimenticanza, la bambina sembrò tenere molto a quel quaderno mancante che le aveva così impedito di scrivere nell'ultima ora; Luna fece giurare a sua madre e suo padre che una cosa del genere non sarebbe più accaduta. Le piaceva scrivere, ma ancora di più le piaceva fare parte della classe, facendo quello che facevano gli altri; se tutti quanti erano impegnati in un lavoro e lei era la sola a non poter lavorare come loro, finiva per sentirsi esclusa o fuori posto. Luna disse anche che il maestro dell'ultima ora non fosse particolarmente infastidito o arrabbiato dalla dimenticanza di Stella, ma preferì sgridare comunque i suoi genitori per assicurarsi che quello non accadesse più in modo da non doversi più privare di un'ora di lezione a quel modo.
Luna arrivò a parlare anche dell'uscita da scuola, del modo in cui tutti gli alunni si mettevano in fila lungo i corridoi, della confusione che si creava in quei momenti finali della giornata… Disse di essersi sentita un po' fuori posto quando tutti i suoi compagni ebbero cominciato ad uscire dalla classe con i loro zaini e le loro cartelle in spalla, pensava che la scuola durasse di più e non le era piaciuto molto il fatto che ognuno sembrasse pensare ai fatti propri durante l'uscita. Lei aveva provato a comunicare con qualche compagno a quel punto, ma sembrava che fossero tutti quanti stregati dal desiderio di uscire; non capiva perché, in fondo era così bello e divertente stare a scuola. Il tempo era volato in quella classe per Luna, ma nessuno sembrava essere del suo stesso parere…
E Luna continuò a parlare a ruota libera fino a sera, quando i Titans si riunirono – in realtà non si erano mai divisi per poter ascoltare il racconto della bambina – nella sala comune dove avrebbero cenato. Ogni piccolo particolare che le veniva in mente, la bambina cominciava subito a parlarne fino a perdersi completamente nel discorso e divagare cambiando argomento per poi ripetere tutto da capo; sembrava quasi che non volesse più fermarsi, doveva piacerle quella situazione che era venuta a crearsi, con tutti quanti che stavano attorno a lei ad ascoltarla, ma i Titans erano spossati ormai, speravano che il racconto di Luna finisse presto.
<< Che cosa hai fatto quando hai visto che non arrivava nessuno? >> Chiese BB alzando la mano come per attirare la sua attenzione; era appoggiato con i gomiti sul tavolo e aveva una mano schiacciata sulla guancia. Nonostante la stanchezza, sia lui che tutti gli altri mostravano interesse e sorridevano alla bimba piena di eccitazione.
A quella domanda Luna rimase qualche secondo a fissare il vuoto, in alto di fronte a sé. Sembrò quasi che stesse riportando alla mente i ricordi di quello che aveva visto e fatto in quell’ora di attesa. A un tratto abbassò lo sguardo e sorrise, aprì la bocca inspirando a fondo e cominciò a parlare:<< All’inizio mi sono messa ad aspettare sul marciapiedi. Cercavo mamma o papà ma non c’era nessuno, e quando mi ha visto il signor Grayson mi ha detto di tornare ad aspettare dentro la scuola. >>
BB si voltò a guardare gli altri. << Il signor Grayson? >> Chiese confuso. Aveva già dimenticato quel nome, nonostante Luna lo avesse nominato una ventina di volte durante il primo pomeriggio.
<< E’ l’insegnante di matematica di Luna. >> Rispose cono tono seccato Corvina senza degnarlo di uno sguardo per non distogliere l’attenzione dalla bambina. Il motivo per cui tutti quanti fossero così concentrati su di lei doveva risiedere nel fatto che Stella per cena avesse preparato una specialità di Tamaran molto gradita sul suo pianeta di origine e di conseguenza immangiabile per gli umani, quindi i Titans dovevano aver perso l’appetito. I piatti di Chir’tl caldo erano tutti ai loro posti, solo quelli di Stella e Luna erano già stati svuotati, mentre BB aveva tentato timidamente di mangiarne un po’, per poi decidere di lasciare il resto a Silkie, passandogli il piatto da sotto al tavolo.
Luna annuì vigorosamente in risposta alla battuta della sua K'Norfka e prese fiato prima di tornare a parlare. << E allora io sono andata dentro, ma non riuscivo ad aspettare lì senza fare niente! E allora sono uscita di nuovo e mi sono messa a passeggiare nel cortile, ma non c'era nessuno, Luna non sapeva cosa fare… E allora il signor Grayson mi ha vista di nuovo e mi ha promesso di aspettare assieme a me… E allora… >>
Cyborg allungò le braccia con le mani ben aperte per far segno alla bambina di prendere fiato. << Vacci piano, trottola! Prendi fiato ogni tanto, pensavo di vederti scoppiare da un momento all'altro… >> Rise mentre l'espressione eccitata di Luna scompariva, rimpiazzata da un'altra confusa e spaesata. Dopo aver sbattuto le sue lunghe ciglia un paio di volte la bimba tornò a sorridere e si liberò con una breve risata acuta.
Luna sospirò guardando negli occhi Cyborg, che aveva attirato la sua attenzione in quel momento. << Bé… Comunque, il signor Grayson è stato davvero gentile! Ha detto a Luna che posso andare a chiedergli qualunque cosa in qualsiasi momento. >>
BB si voltò verso Robin sorridendo. << Un maestro davvero simpatico! Di solito sono tutti scorbutici e noiosi… >> Ma Robin lo ignorò. A rispondergli fu di nuovo Corvina, che inarcò un sopracciglio disorientata.
<< E tu dove li avresti conosciuti questi maestri? >> Chiese la donna con lo sguardo fisso su di lui; per quanto ne sapeva, lui non aveva mai frequentato una scuola convenzionale.
BB si abbandonò alla sua sedia e incrociò le braccia dietro la testa per darsi un'aria più informata, quando invece sembrò solo un idiota agli occhi di Corvina. << Non hai idea di come fosse studiare fisica quantistica con Mento… >>
Luna fece scorrere lo sguardo da uno all'altra per poi fissarlo confusa sullo zio verde. << Fisica quantiché…? >> Chiese senza riuscire a comprendere le parole dell'omino verde. Anche lei aveva un sopracciglio inarcato come la K'Norfka, ma mentre lo sguardo di Corvina era di puro scetticismo, il suo era pieno di confusione.
BB rise imbarazzato e agitò una mano, sapendo di aver confuso molto la bambina, che si era ritrovata in un contesto molto lontano da quello in cui stava sguazzando pochi istanti prima. << Lascia perdere, non è niente! >> Disse ammiccandole. Pur non sapendo perché, Luna sfoggiò un grande sorriso amichevole con cui mostrò di aver capito e riprese a raccontare la sua giornata per filo e per segno.
Prima ancora che Luna potesse inoltrarsi molto nel discorso, temendo che non ne uscisse più e che dovessero continuare a quel modo ancora a lungo, Cyborg cercò di darle un freno facendole un'altra domanda che la facesse tornare sull'argomento precedente:<< Ehi, Luna! Quindi questo signor Grayson è un tipo forte? Se ti è simpatico sin dall'inizio, allora non avrai problemi con la matematica… >>
Luna si girò rapidamente come se avesse reagito a un improvviso stimolo proveniente da sinistra e spalancò gli occhi verdi. << La matematica…? >> Mormorò pensierosa, forse alla ricerca di qualche informazione su quella materia nella sua testolina ingarbugliata. Si era già dimenticata che il signor Grayson era il suo insegnante di matematica? << Sì! Mi piace la matematica! Luna sa contare fino a ottocentoquarantatre! Uno, due, tre… >> Improvvisamente, la bambina cominciò a contare a ritmo sostenuto senza mostrare l'intenzione di fermarsi. Tutti quanti i Titans dovettero alzare la voce e fare segno a Luna di fermarsi per evitare che continuasse all'infinito, come spesso le capitava di fare una volta preso a contare.
<< Lo sappiamo che ti piace la matematica… E tutte le altre cose che hai imparato fino ad ora. >> Spiegò con calma Corvina, sorridendo leggermente a causa dell'innocenza e simpatia di Luna. << Ma a scuola scoprirai tante nuove cose e le materie diventeranno sempre più complesse, e dovrai stare attenta in classe… >>
Tutti lì sapevano quanto potesse essere frivola Luna e come, da un momento all'altro, fosse capace di dimenticarsi dove fosse e cosa stesse facendo; non aveva dei problemi di memoria, ma a volte la sua mente saltava oltre la situazione corrente e la faceva estraniare da tutto. Luna rispose con uno sguardo perplesso:<< Io sto attenta. >>
<< Lo sappiamo, Luna. >> Rispose prontamente Robin sorridendo. << Ma se dovessi perdere la concentrazione anche per pochi minuti, potresti non ritrovare il filo del discorso e perdere delle spiegazioni preziose… >>
<< E' importante che tu rimanga concentrata, Luna! >> Aggiunse sua madre sporgendosi in avanti per scavalcare la mole di Cyborg, che si era fatto avanti pochi istanti prima per fare la sua domanda. << Non sarà più Corvina la tua insegnante e non sarai sola in classe… E' importante che tu faccia amicizia con i tuoi nuovi amici in modo da creare un legame che non si sfaldi nel tempo. >> Per spiegare meglio quello che stava dicendo, Stella illuminò le proprie mani con un'aura verde e leggera e le unì, mostrando come questa si ingrandisse e diventasse più forte una volta completa.
Quei discorsi avevano confuso non poco Luna, che era rimasta a guardare con occhi perplessi la madre; ogni volta che Stella Rubia cercava di esprimere un concetto minimamente complesso, sua figlia sembrava avere difficoltà a seguire i suoi ragionamenti. Vide arrivare in suo aiuto il solito disteso BB, che con tono rassicurante scacciò i dubbi e le nubi all'orizzonte intraviste dai suoi amici:<< Sì, bé… Non mettiamole tanta pressione adesso! >> Fece un gesto con la mano come per spazzare via tutto quello che era stato appena detto. << Lasciamo che si ambienti nella nuova scuola prima, e poi potrà capire tutto da sola. Ascolta, pulce… >> Si voltò facendo l'occhiolino a Luna e abbassando la voce come per far sentire solo lei. << La scuola sarà uno spasso! Conoscerai tanti amici che ti aiuteranno e imparerai tante cose nuove e interessanti… Non devi avere paura di questa nuova avventura, non accadrà niente di brutto! >>
<< Io non ho paura! >> Ribatté la bimba atona, guardando negli occhi lo zio mutaforma. Fu completamente ignorata da lui in quel momento, che continuò a parlarle con tono rassicurante.
<< E anche se dovessi perdere la concentrazione per un attimo, non dovrai preoccuparti; devi essere te stessa e vedrai che il risultato sarà particolarmente appagante alla fine! >> Concluse alzando la voce e schioccando le dita con convinzione. Alle sue spalle arrivò Corvina, che con un sorriso rassicurante disse:<< E potrai sempre contare su di noi. >>
<< Giusto! >> Commentò Cyborg tornando alla ribalta e piantando una mano robotica nella spalla del suo migliore amico. << E poi stai tranquilla; sono sicuro che i tuoi maestri saranno felici di aiutarti! >>
Quella frase bastò a far ripartire il cervello di Luna, il cui viso si illuminò subito e disse:<< Come il signor Grayson! >>
Prima che qualcuno potesse rispondere in modo affermativo – come almeno un paio di persone in quella stanza erano in procinto di fare – Robin esclamò alzandosi di scatto dalla tavola:<< D'accordo, basta così adesso! >> Il modo in cui si mosse, lasciando che la sedia strisciasse rumorosamente alle sue spalle, lasciò perplessi gli altri mentre Corvina avvertì delle onde negative provenire dal loro leader. << Smettiamola con questo signor Grayson… >> Disse con un tono meno scorbutico rivolgendo uno sguardo quasi di rimprovero alla figlia.
Luna cercò di giustificarsi assumendo un tono da bambina indifesa e balbettò:<< Ma… Ma lui è buono… >>
Il padre stava per ribattere qualcosa; una risposta che non sarebbe piaciuta per niente a Luna, da come lasciò presagire il suo sguardo, ma a quel punto Stella Rubia fu lesta a intromettersi nella discussione mostrando a tutti il dolce della serata: un budino verde come il colore dei suoi occhi, ma dall'aria decisamente meno rassicurante e con alcune strane radici galleggianti al suo interno. << Amici! >> Disse con tono concitato. << Non abbiamo ancora assaggiato lo Spr'knul che ho preparato per questa cena! >>
Dalla tavola si alzarono alcuni mormorii rassegnati mentre Stella vi poggiava al centro il vassoio con sopra il budino e Robin le rivolgeva uno sguardo torvo. Lei subito gli rivolse un sorriso benevolo e gli tenne la mano con dolcezza, come per alleviare il suo nervosismo. << Dobbiamo ancora gustarci tante cose buone… Giusto? >>
Il modo in cui ammiccò alla fine della frase rese impossibile al marito ogni risposta; non riusciva mai ad arrabbiarsi quando Stella mostrava un viso così adorabile e sprigionava anche solo dalle sue parole una euforia trascinante. Quello era uno dei motivi per cui l'aveva sposata: perché non riusciva mai ad essere completamente affranta; anche quando tutto sembrava oscuro, Stella era capace di trovare un lato positivo nella situazione e rallegrare i suoi amici con il suo sorriso contagioso.
Voleva dirgli che si stava scaldando per un nonnulla, che forse si stava preoccupando troppo, ma aveva preferito farlo in modo meno esplicito senza coinvolgere tutti gli altri, lasciando che Robin recepisse da solo il suo messaggio in quel gesto improvviso; e probabilmente era stata la tattica migliore. Alla fine il supereroe finì per sorridere rilassando le spalle, assumendo finalmente un'espressione più gioiosa. << Immagino che tu abbia ragione… >> Disse prendendo un cucchiaio e cominciando a scavare nel budino per prendersi un pezzo dello Spr'knul.
Vedendo che il padre cominciava ad assaggiare il dolce di Tamaran, Luna dimenticò completamente la discussione che aveva appena avuto luogo lì attorno a quel tavolo e cominciò a divorare a sua volta il budino dal suo lato del vassoio, senza nemmeno curarsi di usare un cucchiaino per non sporcarsi e non portare il caos sulla tavola. Luna era incontrollabile quando mangiava, proprio come sua madre, anche se Stella aveva imparato a controllarsi dal seguire le usanze del suo popolo a tavola – viste decisamente di cattivo gusto dagli umani. Per la bambina invece era diverso: sarà anche stato perché lei era troppo piccola per darsi un contegno e il suo carattere esuberante e incontrollabile giocava una grande parte in tutto questo, ma sembrava che fosse proprio nella sua natura comportarsi in modo così frenetico a tavola; non era un problema – anzi, BB e Cyborg avevano pensato che fosse addirittura un'ottima scusa per mangiare meno possibile dei manicaretti di Stella, dicendo di volerne lasciare alla piccola – ma vedendo come si avventava sul cibo, in quel momento saltò in testa a Robin un dubbio che si tramutò presto in un timore: se fosse capitato che la bambina rimanesse a pranzare a scuola per il pomeriggio e i suoi compagni e maestri l'avessero vista comportarsi così una volta seduta a tavola, cosa avrebbero pensato?
Robin stava per parlare a Luna con l'intento di dirle che avrebbe dovuto lavorare un po' sulle sue buone maniere a tavola, ma il suo sguardo così felice mentre gustava quel piatto immangiabile per lui lo arrestò; quegli occhietti vispi e gioiosi lo riempirono di una dolcezza inaspettata tale che istantaneamente pensò di lasciar perdere. Ma sì… Disse. Al diavolo ciò che pensano gli altri!
E riprese a piluccare il grosso budino con il cucchiaio mentre accanto a lui sua moglie e sua figlia divoravano il piatto alieno e i suoi amici seguivano le sue mosse lente, nella speranza di mangiarne il meno possibile.
 
*
 
Luna aveva sete e si sentiva molto appesantita. Ogni volta che ci dava dentro con i dolci Tamaraniani di sua madre finiva per fare indigestione e cadeva improvvisamente in un sonno profondo da cui era impossibile tirarla fuori. Quando aveva aperto gli occhi si era ritrovata nel suo letto, avvolta dalle coperte di lana mentre un grande senso di inappagamento riempiva la sua gola secca e la faceva ansimare con fatica alla ricerca di un po' di acqua.
Nonostante non ci vedesse molto nell'oscurità della sua stanzetta e riuscisse ad intravedere in quel velo nero solo la piccola luce verde di sua madre, la bimba si tirò su spingendo via la coperta che la opprimeva e i vari peluche disseminati per il suo letto che servivano a tenerle compagnia, facendone cadere alcuni a terra. Scandagliò i dintorni con gli occhi spalancati prima di voltarsi con decisione e tirare via da sotto le coperte anche i piedini, che poggiò a terra con decisione.
Alzandosi subito in piedi, Luna raddrizzò la schiena e rivolse lo sguardo verso dove sapeva che ci sarebbe stata la porta. Non aveva paura del buio, non ne aveva mai avuta; vagare nell'oscurità senza sapere dove stesse andando la faceva sentire in qualche modo protetta. Avanzò a passo svelto senza timore di inciampare in qualche giocattolo sparso sul pavimento e raggiunse rapidamente la parete; quando ebbe capito di essere arrivata alla fine, la bambina alzò lo sguardo e individuò la piccola spia rossa che cambiò colore diventando verde non appena riconobbe la sua presenza, azionando il meccanismo che faceva aprire la porta scorrevole. Prese con sé la piccola fiamma smeraldo lasciata lì da sua madre e senza indugiare nemmeno un istante, la ragazzina si buttò nel corridoio camminando lesta a passetti felpati sul freddo pavimento che però non le dava minimamente fastidio. Quella luce non serviva a farle soffrire di meno la paura del buio, quanto la solitudine: in quel modo Luna sentiva come se una parte di sua madre fosse sempre con lei, a vegliare sul suo sonno, proteggerla in ogni caso. La faceva stare bene, e anche il debole calore che emanava mentre bruciava in mezzo alle sue manine unite a coppa per portarla con sé era piacevole.
Sfrecciò come una furia senza scomporsi minimamente finché non raggiunse la porta che conduceva alla sala comune, dove era localizzata anche la cucina, e dovette rallentare per non sbattere alle porte automatiche che si sarebbero aperte solo una volta avvistatala. Era molto piccola di statura, quindi le fotocellule non riuscivano a individuarla facilmente come facevano per i suoi genitori…
C'era più luce lì che nel corridoio, anche se non riusciva ancora a vedere perfettamente nell'ombra; riusciva comunque a sentire tutto quello che accadeva attorno a lei in quell'ambiente silenzioso, in cui ogni minuscolo movimento e azione produceva un qualsiasi suono, per quanto impercettibile: udiva il respiro beato e simile a un ronzio della larva geneticamente modificata dei Titans, Silkie, che dormiva immersa nella pace dentro alla sua cuccetta decorata con dei brillantini da Luna; riusciva a sentire il ticchettio di qualche strumento elettronico del grande computer centrale da cui i Titans discutevano le loro missioni, e anche il leggero ronzio delle videocamere di sicurezza installate da Cyborg quando ruotavano l'obiettivo, seguendo sempre lo stesso percorso e inquadrando gli ambienti della torre per intero da un lato all'altro.
Luna si diresse senza troppi indugi verso la zona cucina, dove il piccolo frigorifero era anche alla sua portata; quando aprì l'elettrodomestico, la luce della lampadina rinforzata da Cyborg al suo interno investì il suo volto facendole strabuzzare gli occhi. Mettendo una piccola mano davanti alla fonte di luce, la bimba afferrò la bottiglia d'acqua posta in un vano del frigorifero e la sfilò richiudendo lo sportello rapidamente. Con alcuni movimenti goffi, essendo la bottiglia molto pesante per lei, Luna riuscì a sollevarla e poggiarla su un ripiano della cucina; poi tirò a sé uno sgabello e ci salì sopra per poter raggiungere l'altezza del ripiano e prendere un bicchiere di vetro dalla fila ordinata che Corvina curava ogni giorno.
Riempì il bicchiere fino all’orlo e ripose sul piano la bottiglia di plastica rimanendo a fissare per qualche istante l’acqua che ondeggiava all’interno dei bordi di vetro. Afferrò il bicchiere con entrambe le mani e se lo portò alle labbra, bevendo tutta l’acqua in un sorso e facendo scivolare qualche goccia fuori dagli angoli della sua bocca mentre questa si accalcava dentro al bicchiere. Quando ebbe poggiato il bicchiere sul ripiano, tirò un lungo sospiro e fissò con occhi assonnati le proprie mani giunte attorno al vetro; poi riprese la bottiglia d’acqua e riempì nuovamente il bicchiere. Bevve nuovamente da quello stesso bicchiere e quando lo ebbe rimesso giù lo riempì una terza volta per placare la sua sete. Il tutto mentre accanto a lei la piccola fiammella verde di sua madre la scrutava in silenzio e le faceva compagnia nel buio.
Alla fine Luna lasciò andare un lungo sospiro rilassato e sentì la tensione nelle sue spalle diminuire mentre un leggero torpore cominciava a farsi strada in lei e a far calare la sua concentrazione; dopo aver riposto il bicchiere nel lavello, la bimba scese dallo sgabello e portò con sé la bottiglia d’acqua per riporla nel frigorifero. Dopo aver completato l’operazione, Luna recuperò la fiammella verde e lasciò con calma la sala comune dirigendosi alla propria camera da letto, ma un pensiero le balenò nella mente: quella sera non era ancora andata sul tetto della torre ad osservare il cielo, come le piaceva tanto fare tutte le sere.
Era un po’ tardi per salire sul terrazzo in quel momento, ma Luna non poteva aspettare; decise così di affrettarsi a raggiungere le scale che l’avrebbero portata di sopra senza preoccuparsi di coprirsi per bene o di portarsi un paio di ciabatte per non camminare a piedi scalzi.
Le scale erano buie, la fiammella di Stella Rubia illuminava ben poco il suo cammino, e anche salendo gli unici suoni che riempivano l’ambiente erano i passetti felpati della bimba, assonnata ma decisa ad andare ad ammirare le stelle anche quella notte. Lasciava andare qualche gemito ogni tanto, salendo le scale, oppure si stropicciava gli occhi con una manica per scacciare il sonno che le faceva abbassare la testa con lentezza; non pensava di essersi mai sentita così stanca in molto tempo, lei era sempre stata iperattiva e piena di energie in fondo.
La porta alla fine della rampa di scale era una porta normale, munita di maniglione antipanico e molto pesante; Luna aveva sempre avuto problemi a spingere quella porta e anche quella sera non fu diversamente. La sua statura giocava anche un ruolo fondamentale, dato che a malapena riusciva a raggiungere il maniglione rosso con le braccia alzate; nei primi anni della sua vita non aveva potuto andare a visitare quel luogo da sola e aveva sempre dovuto contare sull’aiuto di suo padre o un altro familiare, e per questo quel terrazzo era diventato una sorta di santuario con accesso limitato per la bambina. Si sentiva molto più libera ora che era cresciuta abbastanza da spingere con le proprie forze quella grossa porta nera e poteva andare lì sopra a ogni ora del giorno.
La bambina, una volta all’aperto, assaporò l’aria fresca della notte e il vento che delicatamente sferzava il suo viso. Puntò il naso al cielo osservando per un secondo quella miriade di stelle che costellava il velo nero sopra la sua testa e poi si voltò per accompagnare la porta nel suo ritiro, facendola richiudere più silenziosamente possibile.
<< Salute a te, nobile bianca compagna delle nostre notti, che risplendi fiera con la tua luce bianca sopra di noi… >> Una voce femminile ruppe il silenzio sul tetto e fece trasalire Luna, che reagì nascondendosi dietro a uno dei cassoni delle ventole del sistema di aerazione della torre. Istantaneamente chiuse le mani attorno alla fiamma verde per spegnerla, in modo da non farsi notare a causa del suo bagliore; conosceva quella voce, di solito non le metteva mai paura, ma quella sera era stato come se fosse stata colta in flagrante a fare qualcosa che non doveva. Sua madre non l’aveva nemmeno sentita arrivare, stava parlando con la luna…
La luna…? Pensò tra sé e sé la bambina, sporgendosi un pochino per poter avvistare la figura sottile di sua madre in tutta la sua regale compostezza rivolgerle le spalle e guardare dritto verso la luna, poco luminosa in verità a causa della sola presenza di una delle sue metà. Luna ricordava quando le era stato presentato quel satellite del loro pianeta, sentendosi dire che lei avesse il suo stesso nome; allora più piccola ed emotiva, Luna si era messa a ridere e gridare il suo nome, guardando la luna come una vecchia amica.
Comunque, che ci faceva lì sopra sua madre? Pensava che gli adulti andassero a dormire presto, una volta messa lei a letto, e che non girovagassero per la torre come faceva lei di tanto in tanto, come in quel momento. La vide sospirare:<< So che le questioni di noi quaggiù non ti toccano, ma non riesco a trattenermi dall’esternare questi sentimenti che hanno preso il sopravvento su me da questa mattina… Dei sentimenti oscuri, che non lasciano presagire nulla di buono. >>
Luna si sporse un po’ di più per sentire meglio cosa stesse dicendo Stella Rubia, che dal tono sembrava essere molto seria.
<< Ho paura per Luna, mia figlia. >> Disse a un tratto senza alcun preavviso. La bambina fu scossa da un tremito quando udì il proprio nome, pensando di aver fatto qualcosa di sbagliato. << Sì, io so che quando le demmo questo nome fu per buon auspicio, perché lei potesse essere sempre forte e piena di speranza, ma adesso sono io che sono non sicura… Oggi… Stare lontano da lei era come vivere un incubo, come se fossi sola… >>
Luna abbassò lo sguardo pensierosa, immaginando a come dovesse essersi sentita sua madre dopo averla lasciata a scuola. Provò quasi un senso di colpa per aver chiesto ai suoi genitori di poter andare a scuola, nonostante non ci fosse niente di sbagliato in tutto ciò.
Stella, che aveva abbassato a sua volta la testa, la alzò di scatto. << Lo so che lei è felice! E… Se è felice lei, sono felice anche io. >> Abbassò la voce come se si trovasse pesantemente a disagio nel raccontare quella cosa. << Ma è stato come se stessi mancando dei momenti speciali con mia figlia… >> Mormorò tristemente abbandonando del tutto l’idea di rivolgere lo sguardo alla luna, silenziosa ascoltatrice.
Adesso era sicuro: Luna si sentiva in colpa, ma era anche sicura del fatto che sua madre le avrebbe detto di non sentirsi a quel modo, se lo avesse saputo. La vide abbandonare la tensione nelle proprie spalle e sospirare con abbattimento.
<< Forse sono solo troppo attaccata a lei… In tutta la mia vita, lei è probabilmente ciò che potrei definire chiaramente e senza filtri una “famiglia”, ed è per questo che… >> Si interruppe, come se volesse cambiare argomento di colpo e alzò lo sguardo. << Anche Robin è così… Sta male, ma per un motivo diverso… Anche lui ha paura. >>
Quell’improvviso cambio di argomento fu molto interessante per la bimba, che non aveva mai pensato che suo padre potesse avere paura di qualcosa. Tese le orecchie per ascoltare meglio.
<< Teme che Luna sia in pericolo… Gli ho detto che è assurdo, che non potrebbe essere più al sicuro di quanto è ora! Ma… Sentendomi in modo simile anche io, mi è stato difficile convincerlo del contrario. >> Disse con tono deluso, mentre Luna spalancava la bocca pensando a quanto fossero preoccupati i suoi genitori per lei. E per quale motivo poi… Voleva dare il suo contributo in modo che entrambi capissero che lei non fosse in pericolo, che gli volesse bene e che fosse felice grazie a loro. Cercando di assumere la sua espressione più adorabile, approfittando del sonno che le faceva chiudere le palpebre da sole, Luna uscì allo scoperto chiamando con vocina docile:<< Mamma… >>
La donna aliena si voltò sorpresa nello scoprire di non essere da sola su quel tetto silenzioso e che forse proprio la figlia aveva udito quella sua confessione alla luna. Forse però Luna aveva udito solo una parte oppure non aveva sentito proprio un bel niente delle sue parole e quindi avrebbe potuto evitare l'imbarazzo di essere scoperta a mostrare i suoi dubbi a quel modo; sperava che la bambina non avesse sentito niente, ma invece Luna aveva sentito tutto quanto. << Tesoro! >> Esclamò imbarazzata voltandosi verso la bambina e sorridendo in modo incerto, non riuscendo ad esprimere pienamente tutto l'amore che le riempiva il cuore ogni volta che vedeva i suoi occhietti dolci. << Che cosa ci fai quassù a quest'ora? Papà si arrabbierà… >>
La bimba ignorò il monito della madre e si avvicinò abbracciandole le gambe e tendendo le braccia verso l'alto per farsi prendere in braccio. << Mamma, non devi avere paura! >> Aspettò che Stella la sollevasse e la stringesse a sé, prima di continuare a parlare. << Sei la mamma migliore del mondo e io ti voglio tanto bene! Oggi io mi sono divertita tantissimissimo a scuola, ma non vedevo l'ora di rivedere te, papà e gli zii… Non pensare che perderai dei momenti speciali con me, perché sarai sempre la mia mamma! E se non sei speciale tu, chi dovrebbe esserlo? >> La abbracciò al collo per trasmetterle tutto il suo affetto; Luna non era brava con le parole, non sapeva nemmeno da dove le fossero venute quelle belle frasi, ma sembrava quasi che al momento giusto riuscisse sempre a dire la cosa migliore.
L'espressione delusa di Stella – forse provava vergogna per essersi fatta scoprire a mostrare la sua debolezza da sua figlia – mutò gradualmente in una vera esplosione di gioia quando sentì le dolci parole di Luna. Alla fine, quando la bimba abbracciò la madre nella speranza di darle un'ultima trasfusione di coccole, Stella si convinse di non avere nulla da temere e si abbandonò a un abbraccio alla figlia ringraziandola e dicendole quanto le volesse bene. << Però ti sbagli su una cosa… >> Aggiunse lasciando andare la stretta della figlia e guardandola nei suoi grandi e vispi occhi verdi, uguali ai suoi come se fossero stati fotocopiati. Da parte sua, la bambina la guardò piegando la testa di lato e inarcando un sopracciglio confusa. Stella Rubia sorrise sfiorandole il petto con l'indice. << C'è una persona ancora più speciale di me… E sei tu! >>
La risata seguente della madre lasciò perplessa la piccola Luna per alcuni istanti, prima che questa potesse comprendere appieno il significato della sua frase; quando capì che la madre le stava facendo una lode, Luna spalancò la bocca e mostrò tutti i denti con quell'innocenza che solo lei sapeva esprimere.
Non rispose alla frase della madre, ma Luna lasciò intendere di avere apprezzato ancora di più quel suo intervento gettandosi al suo collo un'altra volta con più foga. Rimase ad abbracciarla per alcuni istanti, mentre Stella nel frattempo la cullava dolcemente ruotando lentamente il busto, forse nella speranza che si addormentasse… Ed effettivamente doveva essere proprio quello l'intento della donna aliena, che sperava così di poter riportare a letto la bambina, in modo che dormisse a sufficienza. Ma Luna si era riavviata proprio dopo la sua rapida conversazione con lei e adesso guardava con occhi confusi la madre, come per chiederle che stesse facendo; quando si accorse di quello, Stella sorrise imbarazzata e smise di cullare la bambina.
<< Oh! Mamma… >> Fece piena di eccitazione la bimba agitandosi in braccio alla madre. << Guardiamo le stelle insieme? >> Le rivolse un largo sorriso che lasciava intendere quanto avesse desiderato quel momento.
Stella sbatté le palpebre perplessa, rivolse lo sguardo fiducioso alla luna, sempre lì nel cielo a rischiarare la notte per loro, e infine tornò a guardare la figlia rivolgendole un sorriso rassicurante. << E va bene, ma solo per un po'… Dopo si va a letto! >> Alla sua risposta, Luna non diede a Stella neanche il tempo di completare la frase e cominciò a esultare alzando le braccia al cielo e saltellando in braccio a sua madre.
Si fece lasciare a terra e in un attimo raggiunse di corsa il parapetto del terrazzo, rallentando una volta avvicinatasi e salendoci di sopra senza alcun problema, mostrando di averlo fatto numerose altre volte; diversamente da Robin, che aveva montato assieme a Cyborg delle ringhiere per poter scongiurare la caduta di chiunque dal tetto della torre, Stella non si spaventava di fronte a quella vista: sia lei che Luna avevano un senso diverso della percezione del pericolo e lei sapeva bene che, se la bimba fosse dovuta cadere dal bordo, avrebbe potuto prenderla al volo in un istante. La bimba si sedette con cura sul parapetto e lasciò le gambe fuori a penzoloni, mentre la madre alle sue spalle si avvicinava con calma a passi rilassati.
Stella si sedette dietro di lei, facendo passare le sue gambe tutto attorno al piccolo corpo della bambina, e la strinse forte a sé con le braccia incrociandole sul suo petto. Quando sentì il corpo della madre dietro di sé Luna non poté trattenere un sorriso emozionato, reazione involontaria della sua comparsa.
E così rimasero in silenzio a guardare con occhi spalancati e pieni di meraviglia il cielo notturno, velo immenso costellato da luci sparse a formare le migliaia di costellazioni di cui Luna conosceva tutti i nomi. Avvistò subito l'Orsa Maggiore e la sua sorella più piccola, l'Orsa Minore, entrambe riconoscibili facilmente data la loro posizione e il loro buffo aspetto; avvistò poi la costellazione di Orione e la sua cintura di stelle Mintaka, Alnilam e Alnitak, che nella lingua Tamaraniana si chiamavano rispettivamente Ōtika, K'Lopn e Roah, e tutte e tre distavano in realtà migliaia di anni luce l'una dall'altra e facevano parte di altre costellazioni diverse da quelle visibili dalla terra; Luna non aveva mai visitato Tamaran, ma sua madre e la sua K'Norfka le avevano mostrato delle mappe del cielo di quel pianeta per farle capire come le stelle non fossero realmente tutte sullo stesso piano, ma fossero in realtà sparse per l'universo e le costellazioni in realtà fossero solo l'invenzione degli abitanti dei diversi pianeti per potersi orientare nei secoli passati. Luna non capiva come avessero fatto gli umani a credere che le stelle fossero tutte sullo stesso piano e girassero attorno alla Terra, quando le sembrava talmente ovvio che fosse la terra a ruotare e a girare attorno al Sole, e tutte le altre stelle fossero in realtà così lontane da non sapere nemmeno dell'esistenza di quel piccolo pianeta che era la sua casa; però non le importava: le piacevano le costellazioni, erano buffe, e sicuramente erano migliori di quelle del cielo di Tamaran.
Spostando un po' lo sguardo, avvistò anche la luminosissima stella Sirio che, assieme a Betelgeuse e Procione, formava il Triangolo Invernale – ancora non perfettamente visibile – e poi girando la testa dall'altra parte riuscì a scorgere uno degli ultimi bagliori della stella Altair e della sua costellazione dell'Aquila, ormai sul punto di lasciare il cielo di quell'emisfero per tornare al sud, dal lato opposto del pianeta. Luna poteva dire di sapere molte cose sull'astronomia – come anche sulla geologia, le scienze, la matematica e la storia, tutte cose che Corvina e gli altri le avevano insegnato – e sicuramente non poteva dire di non esserne fiera; anche per il fatto di conoscere perfettamente il cielo e i suoi segreti, la visita della bambina al terrazzo era un'abitudine che lei amava troppo da rinunciarvi. Tuttavia, nonostante le sue conoscenze approfondite nella materia, la bimba quella sera assistette a qualcosa che non aveva mai visto prima.
Stava quasi per farsi cogliere nuovamente dalla stanchezza e crollare in mezzo alle gambe della madre, quando un bagliore rosso sconosciuto illuminò il cielo per un attimo, attirando l'attenzione via da tutti gli astri che riempivano il firmamento quella sera e che Luna stava adorando proprio in quel momento: la luce lasciò una scia luminosa dietro di sé e si mosse a velocità relativamente elevata, attraversando il cielo e sparendo all'orizzonte, oltre la montagna dietro la città. Luna rimase a bocca aperta mentre fissava quello spettacolo; alzò un braccio puntando in quella direzione mentre la scia che aveva lasciato dietro quella luce si dissolveva:<< Mamma, mamma! Hai visto? >> Chiese eccitata, agitandosi in braccio alla madre.
Stella sorrise e mise una mano sulla spalla della figlia:<< L'ho visto, tesoro… E' stato davvero fantastico! >>
<< Che cos'era, mamma? >> Chiese Luna curiosa e allo stesso tempo quasi preoccupata, non avendo mai assistito a una scena simile. Si dimenticava spesso dei corpi celesti come le comete e gli asteroidi, che di rado potevano passare nel cielo terrestre e dare vita a spettacoli come quello. Per calmarla Stella rise dolcemente e la strinse a sé.
<< Era sicuramente un meteorite che calava giù dal cielo… Sai, la mamma arrivò su questo pianeta lasciando una scia simile a quella, cadendo a tutta velocità nel centro della città… >> Poggiò la guancia sulla testa della bimba e guardò con aria sognante quel cielo tornato nero dopo il dissolversi della scia del corpo caduto, ricordando i vecchi tempi in cui lei era ancora una giovane aliena in fuga, una principessa prigioniera di una razza ostile.
Luna alzò lo sguardo curiosa. << Davvero? Anche hai fatto così? >>
Stella abbassò lo sguardo per incontrare quello della bambina, pieno di meraviglia e con gli occhi luminosi come due stelle di quello stesso cielo che stavano ammirando in quel momento. Sorrise annuendo per rispondere a Luna.
La bimba tornò a guardare il cielo con aria meravigliata e spalancando la bocca esclamò:<< Ma è bellissimo! >>
Stella guardò con nostalgia quell'angolo di cielo dove la luce era svanita e pensò a tutti quei sentimenti contrastanti che avevano riempito il suo cuore al suo arrivo in fuga dalla nave spaziale che la stava trasportando come prigioniera, tanti anni fa; la paura, la rabbia, il tradimento… E poi la felicità di trovare qualcuno che si mostrasse gentile e la aiutasse. Abbassando lo sguardo per osservare il viso della figlia, le augurò con tutto il cuore di poter trovare delle persone che sarebbero diventate importanti come i Titans lo erano diventati per lei, e la abbracciò forte mentre la bimba ancora volgeva gli occhi meravigliati al cielo.
Dopo un po' la madre assunse un tono più giocoso e cominciò a farle il solletico sulla pancia. << D'accordo, birichina! Adesso è ora di andare a letto! >> Esclamò mentre la piccola Luna si contorceva e squittiva in risposta agli attacchi di Stella.
Stella si alzò in piedi sollevando di peso la bimba, che intanto continuava a ridere, e si diresse verso la porta che conduceva nuovamente dentro alla torre, lasciando dietro di sé il cielo e le stelle silenziose.
Luna non era soddisfatta da quella breve visita al cielo e stava quasi per pensare di fingere di addormentarsi per tornare lì sopra poi, quando sua madre sarebbe tornata a dormire, ma poi assistette a qualcosa di stupefacente che la lasciò a bocca aperta e soddisfò la sua sete di meraviglie per quella notte: un bagliore violetto illuminò il cielo partendo da dietro la montagna, riempiendo gli occhi verdi di Luna di sogni ed eccitazione. Per qualche motivo, quella luce così intensa ma breve riempì il cuore di Luna di felicità e serenità, e la bimba si sentì finalmente soddisfatta da quello che aveva visto; mai aveva assistito a uno spettacolo simile. L'unica cosa che le dispiaceva era che sua madre se lo fosse perso; infatti, girata di spalle, non aveva nemmeno notato il bagliore che aveva illuminato l'altro lato della montagna.
Tornando dentro la torre, Luna continuò a ripensare a quella luce che ancora veniva riflessa nei suoi occhi. Chissà cosa c'era lì, oltre la montagna…
   
 
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